Non
E’ Mai Troppo Tardi
19
L’arrivo degli Alifahaar,
poco prima delle dieci, aggiunse l’ennesimo tassello ad una giornata che
nessuno avrebbe mai più scordato.
Il flemmatico commento di sua madre fu Non credo riusciremo
a dormire tutti in un solo piano.
Al che Howard e gli altri domestici erano andati a rifare
altri letti.
Erano al completo.
La prima ora la passarono a spiegare ai nuovi arrivati la
situazione… e Mansur la prese meglio del previsto.
«Dov’è adesso?» chiese.
«Con il suo superiore, è tutto quello che sappiano per certo»
rispose Manaar.
«Questa volta lo batto in terra» decise Afef, la cugina con il
carattere più simile a suo figlio. «Mio cugino è impazzito o cosa?»
«All’inizio abbiamo avuto tutti questa reazione» disse
Georgie.
«E poi?» chiese Soraya.
«E poi ci siamo messi qui ad aspettare» rispose suo padre. «Mansur,
sono pronto a scommettere che lo strano comportamento di Juna dell’ultimo
periodo sia da attribuire soprattutto a questa situazione. Non ha mai agito con
leggerezza.»
Le sorelle di sua moglie si erano strette intorno alla sorella
più piccola e stavano parlando a bassa voce.
E ancora non sapevano tutto.
Come se lo avesse sentito, sua moglie lo guardò. Lesse
perfettamente la domanda nei suoi occhi.
«Tanto vale tesoro» le rispose a voce. «Abbiamo tutto il tempo
che vogliamo. Non credo qualcuno di noi abbia sonno.»
«C’è dell’altro?» chiese Mansur.
«Avete cenato?» chiese Lennie «Vi va qualcosa?»
Ci fu un coro di cortese rifiuto.
Ovviamente toccò a lui e a sua moglie raccontare di nuovo la
storia di Jawad… e decise sul momento di spiegare anche la situazione celebrale
di suo figlio e il fatto che gli occhi di Jawad in quel momento li stessero
guardando.
Sharon fu presentata.
Le nipoti e le sorelle cambiarono colore… in particolare Loraia
e Abigail non potevano evidentemente credere che la sorella avesse loro
nascosto un fatto del genere. I mariti rimasero senza parole.
Charmaine si mise a piangere.
Mansur… Mansur rimase a fissarli con occhi sgranati. «Cosa
avete in quelle teste?» chiese poi con un filo di voce «Vi rendete conto di
cosa mi state dicendo?»
«Papà…» cominciò Manaar.
«Non provare a mitigare i toni Manaar» la bloccò.
«Mansur, ascolta bene quello che ti dico. Gli unici a saperlo
eravamo io, Manaar e Larry, che li ha fatti nascere e poi li ha divisi. Meno di
quattro ore fa ho avuto la conferma che Juna è venuto a conoscenza
dell’esistenza di Jawad… non chiedermi come, perché è un qualcosa che dovremo
affrontare con nostro figlio da soli e con calma» lo prevenne. «Non abbiamo detto
niente perché le famiglie erano in guerra, addirittura io ero in guerra con mio
padre. O lo dicevamo a tutti o a nessuno e abbiamo scelto la seconda
essenzialmente per tenerlo nascosto a Juna.»
«Avete pensato che io o Patrick avremmo potuto usare la morte
di Jawad come arma l’uno contro l’altro?» chiese suo suocero come se volesse
essere sicuro di aver capito bene.
«Sia tu che mio padre quando perdete la calma perdete anche il
controllo di cosa dite» riconobbe. «Vuoi metterla su questo piano? Accomodati.
La nostra scelta all’epoca fu dettata dal solo desiderio di tenere nascosto a Juna
che per vivere aveva condannato a morte il suo gemello.»
Loraia, la maggiore delle figlie di Mansur scosse la testa,
«Credo di aver capito, ma Connor, spero capirai a tua volta che è un po’ troppo
da digerire tutto insieme.»
Gordon, il marito di Loraia scosse la testa, «Tesoro, immagina
quanto deve essere difficile per loro che si sono trovati anche questi
delinquenti in salotto. Hanno minacciato Connor con una pistola, lo hai capito
questo?»
Con la coda dell’occhio notò come Afef e Soraya avessero
avvicinato Jennifer, Sharon e Georgie, prontamente seguite da Harrania, Moira e
Nassian, le più piccole.
«Dovremo alzare e di parecchio il nostro livello di
sopportazione Loraia» stava dicendo sua moglie. «Tu più di chiunque altro
dovresti sapere che le mie scelte sono sempre state dettate dalla volontà di
evitare guai e dispiaceri. Stamani quando mi sono alzata tutto pensavo fuorché
di scoprire che mio figlio lavora per i servizi segreti, ma questa è la realtà
e adesso devo comportarmi di conseguenza.»
Chiaramente le cugine di Juna erano interessate a Sharon per
il trapianto di occhi.
Vedendole, lo stampo era chiaramente lo stesso di Juna, erano
cinque bellezze esotiche in diversi stadi di crescita.
Furono fatte le presentazioni da Georgie che le conosceva già
e scoprì che Afef, Harrania e Moira, esattamente in quest’ordine, erano figlie
della primogenita di Mansur, Soraya e Nassian della mezzana che rispondeva al
nome di Abigail… quindi Manaar era la più piccola.
Fu Afef, chiaramente il capo del gruppetto, a prendere la
parola. «Sharon, non so neanche se dirti che è un piacere conoscerti. Credo lo
sarà sicuramente perché sei anche la ragazza di Drake e io vedo da sempre Drake
come un tutt’uno con mio cugino… credo di essere un po’ scombussolata adesso.»
Sharon le sorrise debolmente, «Benvenuta nel club Afef.»
Alla battuta anche le altre le sorrisero.
«Ah, forse c’è un’altra cosa che dovreste sapere» disse
Georgie, «Jennifer si avvia a diventare la fidanzata di Juna.»
In men che non si dica si trovò al centro dell’attenzione.
Incenerì Georgie con un’occhiata.
Nassian, ad occhio la baby del gruppo, le si avvicinò e
affondò una manina fra i suoi capelli, «Sei bella.»
Le accarezzò una guancia, «Grazie piccina.»
«Io sono Michael, suo fratello!»
«Loro sono le altre cugine di Juna» disse Melissa al suo
eterno complice.
«Sono belle come lui» fu il commento di suo fratello.
Afef sorrise, «Ringrazio a nome di tutte.»
«Immagino che voi comunque abbiate le idee un po’ più chiare
di quando vi siete trovate immischiate in questa storia» disse Soraya. «Per
favore, diteci qualcosa di più.»
Con la coda dell’occhio vide che anche Justin si era
avvicinato.
«Ciao Justin» lo salutò Afef.
«Ciao Afef… ragazze» salutò le altre.
Fu Sharon a prendersi la bega di spiegare i particolari della
storia. Incluso che fosse la figlia di colui che aveva reclutato Juna e Drake.
Le cugine di Juna stavano in silenzio ad ascoltare.
Molto presto si rese conto che l’intera stanza si era fermata
ad ascoltare Sharon.
«Ho perso la testa per Drake molti anni fa» concluse, «e
questa è una delle due incredibili coincidenze di tutta la faccenda, perché mio
padre ha sempre saputo cosa facesse Juna e non a caso si è occupato del
rapimento di Michael. La seconda è che Juna e Drake abbiano trovato Michael in
quella villa. Tutto il resto è venuto da solo.»
«Per quello che mi riguarda fai già parte della famiglia»
disse Mansur, «hai gli occhi di mio nipote Jawad e sei la ragazza del migliore amico
di Juna… conosco Drake abbastanza da poter affermare che è un ragazzo capace di
profondi sentimenti, basta considerare quello che lo lega a mio nipote, da che
ho memoria sei la prima che mi viene presentata come la sua ragazza.»
«Nonno, sembra che Jennifer sia la fidanzata di Juna» disse
Nassian.
Aprì bocca per precisare, ma…
«Lo avevo già intuito pulcino» disse Mansur, «probabilmente
nel frattempo se ne sono accorti anche questi due. Come hai preso la doppia
vita di mio nipote?»
Decise di essere totalmente onesta, «Ho pensato subito il
peggio Mansur e adesso me ne vergogno. Non so se Juna riuscirà a perdonarmi per
averlo creduto capace di poter… far del male a mio padre quando invece si è
esposto in prima persona per mettere al sicuro sia lui che noi.»
«Jennie, mio figlio è cosciente di essere una cassaforte»
disse Manaar. «Hai creduto subito il peggio perché lui non ti ha dato motivo
per credere il contrario. Juna è molto riservato circa i suoi sentimenti… forse
solo Drake sa cosa gli passa veramente per la testa.»
«Ha rischiato la vita per permettere a Drake di portare mio
fratello fuori da quella villa, una persona capace di un simile gesto non
uccide le persone a cuor leggero. Dio mio lo capisco solo ora. Niente è mai
bianco o nero e anche uccidere qualcuno può essere un atto mirato a fare del
bene.»
«Ed è l’ovvio che in quanto tale sfugge alla stragrande
maggioranza di noi» ripeté Justin.
Chiuse gli occhi perché le veniva da piangere.
«E’ una delle grandi verità di mio figlio, questa» disse
Connor.
«Signori, scusate…»
Tutti si voltarono verso la porta.
C’erano Howard e il generale Lewing. A parlare era stato
Howard che terminò, «Tutte le stanze sono pronte.»
«Grazie Howard» disse Madeline. «Ti spiace fare un po’ di tea
e un po’ di caffè?»
Con un inchino Howard sparì.
«Generale, abbiamo notizie?» chiese Ryan.
«Non molte di più di quelle che già sappiamo. Darkness ha
capito veramente dove si trovano gli uomini degli Estrada, stanno preparando
un’imboscata.»
«Lei è l’uomo che ha messo in mano una pistola a mio nipote,
se ho capito bene» disse Mansur.
«Sono il generale Richard Lewing, signor Alifahaar, il capo
della sezione.»
Fu Charmaine a scattare, «Come ha potuto?!» esplose «Mio
nipote era un ragazzino!»
Il generale la fissò per qualche secondo, poi, con calma,
disse ad alta voce un’altra grande verità. «Signora, suo nipote non è mai stato
neanche bambino, figuriamoci ragazzino. Io ho conosciuto un
quindicenne con un cervello che surclassava il mio, una maturità impressionante
e un senso dell’umorismo senza eguali. Lui e Falcon sono stati addestrati con
metodo e attenzione, io e il loro superiore non gli abbiamo semplicemente messo
una pistola in mano aprendogli poi le porte che danno sul mondo.»
Charmaine rimase a guardarlo mordendosi il labbro inferiore,
poi gli voltò le spalle senza aggiungere altro.
Il generale sospirò pesantemente, «Vi consiglio di andare a
letto e riposare. Restare svegli tutta la notte non servirà a niente.»
«Ma pensa che l’imboscata…» cominciò Manaar.
«Darkness e Falcon vogliono chiudere questa storia il prima
possibile, ma non agiranno se non saranno più che sicuri di essere pronti a
farlo. Io e Matt abbiamo spiegato le nostre forze al completo. Quei due ragazzi
adesso sono a capo della squadra più preparata della sezione.»
Squillò un cellulare e Afef prese il proprio. Appena lesse il
display aprì lo sportellino e prese la chiamata. «Dove sei??» chiese «Nel senso
che non sono la prima a chiedertelo?» continuò «Mah, chiamalo istinto, ma sappi
che ho davanti la tua fidanzata.» Si rivolse a lei, «Ti saluta.» Poi riprese a
parlare con Juna, perché a quel punto era chiaro che fosse lui. «Io e te
dobbiamo parlare sai? Cosa mi combini?»
Nassian si attaccò al braccio della cugina maggiore, «Ti prego
Afef, voglio parlarci!» esclamò.
Afef la guardò per qualche secondo, poi… «Ti metto in viva
voce Juna.»
Appena lo fece la voce di Juna riempì la stanza. «Ehi
ragazzine come va?»
«Se ci fossi tu sarebbe meglio» rispose Nassian. «Dove sei?
Quando arrivi?»
Juna rimase in silenzio qualche secondo, forse chiedendosi se
le cugine più piccole sapessero come stavano le cose.
«Sappiamo già tutto Juna» disse Soraya, «ricordami di darti
tante botte.»
«Cugina, mettiti in fila. Almeno i primi quattro turni sono
presi.»
«Quando arrivi?» tornò all’attacco Moira.
«Presto tesoro» rispose Juna. «Non posso essere più preciso di
così.»
Mansur disse improvvisamente qualcosa in una lingua che le
suonò completamente estranea… poi si ricordò che Juna sapeva anche l’arabo per
far contento suo nonno.
Infatti Juna rispose.
Ci fu un veloce scambio fra nonno e nipote. Alla fine Mansur
sospirò rassegnato e disse un’ultima cosa in arabo.
«Ragazzo, chi vi appoggerà?» chiese improvvisamente il
professor Cowley.
«Tiratori scelti» rispose Juna. «Saremo in otto. George, fammi
un favore: non preoccuparti, ok? Ti sei portato dietro le tue medicine?»
«Parliamo di te, vuoi?»
Juna respirò profondamente, «Jennie, mi stai ascoltando?»
Non riuscì a trattenere un sussulto, «Sono qui.»
«Trovami Lewing per favore e portalo nella stanza.»
Lewing quasi scattò sugli attenti, «Sono qui Darkness.»
«Fammi il favore: costringi quell’uomo a dirti i medicinali
che deve prendere… se sei riuscito a dargli ordini e a farti ubbidire,
riuscirai anche a estorcergli quei nomi, trovali e faglieli prendere. Appena ci
sei riuscito, chiama Matt che mi avverte.»
Le vennero le lacrime agli occhi. Juna stava rischiando la
vita e ancora pensava a quella degli altri.
Lewing sorrideva… soddisfatto. «Ci penso io.»
Il professor Cowley seguiva la scena a bocca aperta, «Dai tu gli
ordini adesso?» chiese poi.
«Io e Richard abbiamo sempre avuto un rapporto alla pari» fu
la spiegazione di Juna. «George, che ne dici di collaborare, almeno per
stanotte?»
Il professore si morse il labbro inferiore, vide chiaramente
un luccichio nei suoi occhi, «Accidenti a te ragazzo. Va bene. Mi impegno a
collaborare. Tu vedi di tornare alla svelta.»
«Ecco visto?» disse Moira «Lo pensano tutti! Juna, quando
torni?»
«Moira, torno presto» rispose il ragazzo. «Voi adesso andate a
nanna che è tardissimo.»
«Mi svegli tu domani mattina?» chiese improvvisamente Melissa.
«Sicuro, vi butterò tutte giù dal letto» rispose senza
esitazioni, «promesso. Adesso, a nanna!»
Sentirono distintamente la voce di Drake dire qualcosa in
sottofondo.
«Devo andare adesso. A domani.»
La comunicazione si interruppe.
Il silenzio più totale calò nella stanza.
«George?» disse semplicemente il generale Lewing.
«Smettila per favore, dove pensi di trovare le medicine
adesso?» ribatté Cowley.
«Tu intanto dimmi i nomi, ho delle riserve che neanche ti
immagini.»
«Serve la prescrizione medica.»
«L’F.B.I. dispone anche di medici. Avanti George, quel ragazzo
non avrà la mente sgombra fino a quando non saprà che hai preso le tue
medicine.»
Il professore si arrese e sciorinò un elenco di quattro o
cinque nomi.
Il generale Lewing uscì dalla stanza facendo partire una
telefonata dal cellulare.
«Lei non ha preso neanche una medicina oggi» disse Connor. «E
ha il coraggio di dare dell’incosciente a mio figlio? Se si sentisse male qui,
mi spiega come potremmo portarla in ospedale?»
Il professore respirò profondamente, «Connor, capisco che ha
bisogno di qualcosa di tangibile e a portata di mano su cui cristallizzare la
sua preoccupazione… ma in questo momento io non corro nessun pericolo. Non sto
facendo sforzi di alcun genere, non ho fumato, ho mangiato regolarmente e
niente che sia fuori dalla mia dieta. Se per un giorno non prendo quelle
dannate medicine non morirò.»
Disse l’ultima frase con un tono che gli fece venire i
brividi.
Non era lui che rischiava di morire in quel momento.
Gli occhi di sua figlia si riempirono immediatamente di
lacrime.
Juna, cosa
avevi in testa quando hai accettato di diventare un killer?
Connor aveva intuito qualcosa. Era riuscito a percepire
qualcosa nel figlio di fuori dall’ordinario, e né lui né Patrick gli avevano
dato retta, ma…
Si stropicciò gli occhi con una mano.
«Nonno, stai bene?» chiese Nassian.
Risollevò la testa, «Sì piccola, non preoccuparti. Adesso tu,
le tue sorelle e le tue cugine prendete un bel tea caldo e poi andate a letto,
intesi?»
«Perché Moira, Harrania e Nassian non dormono con me e Micky?»
chiese Melissa.
«Afef e Soraya potrebbero dormire con me, Jennie e Sharon»
continuò Georgie. «La camera dei bambini è davanti alla nostra.»
Istintivamente le sue nipoti lo guardano, cinque sguardi una
sola supplica, per poi ricordarsi che c’erano anche i loro rispettivi padri
nella stanza.
Sia Gordon che Trevor, dopo una rapida occhiata alle mogli,
annuirono alla rispettiva prole.
Afef e Soraya erano più preoccupate di quanto dessero a
vedere. Conosceva bene le sue nipoti e il profondo legame che le univa
all’unico cugino.
Le tre più piccole non avevano capito esattamente cosa
rischiava Juna, erano troppo tranquille, avevano chiaro solo che non era lì con
loro e sarebbe dovuto esserci. Afef e Soraya invece avevano capito che c’era il
rischio di non rivederlo più.
Il solo pensiero gli tolse il fiato.
Sentì le gambe cedergli.
«Mansur, tesoro!» esplose sua moglie sorreggendolo.
«Papà!» le sue tre figlie gli furono vicine in un attimo.
«Sto bene. Non preoccupatevi.»
«Siediti Mansur» disse Connor, «è stata una giornata pesante.
Ci prendiamo anche noi un bel tea e poi andiamo a letto.»
«Nonno… lo vedi che non stai bene?» chiese Nassian issandosi
in collo a lui appena toccò la poltrona.
«Sono solo stanco pulcino. Anche voi due, non fate quel
musetto» si rivolse a Moira e Harrania.
«Se Juna fosse qui andrebbe tutto bene» disse Harrania con una
mano davanti alla bocca.
Quello lo avevano intuito.
«Ha detto che ci sveglia domani mattina» disse Melissa, quasi
sfidando chicchessia a dire il contrario.
Quella bambina aveva capito, invece.
Lo sguardo di Michael poi, faceva chiaramente capire che lui
aveva molto chiara la situazione. Quel bambino aveva sempre saputo la verità ed
era stato incredibilmente bravo nel tenersela per sé.
Juna aveva gestito magnificamente anche una situazione
difficile come quella.
«Jennifer, quando vi siete fidanzati, tu e Juna?» chiese per
cambiare discorso.
«Ancora non si sono fidanzati papà» rispose Manaar. «E’ un
discorso complicato.»
«Beh, semplice non
lo è mai stato» disse la madre di Connor.
Sua moglie era perplessa, «Ma allora?»
«Alla fine di questa storia Juna e Jennie dovranno parlare»
spiegò sua figlia.
Arrivarono Howard e altre cameriere con caraffe e tazze e in
pochi minuti tutti avevano in mano una tazza fumante.
La mani di Afef tremavano da non tenere la tazza. Soraya fu un
fulmine ad afferrare anche quella della cugina.
Moira guardò perplessa la sorella più grande. «Mi è scivolata»
fu la spiegazione di Afef.
Nassian, da sempre la più vigile e attenta anche se la più
piccola, aggrottò la fronte, «Neanche tu stai bene cugina» disse.
«Abbiamo bisogno di dormire» disse Soraya alla sorellina, «è
stato un lungo viaggio assolutamente fuori programma.»
Come al solito le più piccole presero per oro colato le
affermazioni delle due più grandi.
In quel momento Jennifer incrociò lo sguardo del padre,
rimasero a fissarsi per qualche secondo, poi si alzò, «Su Micky, ti metto a
letto.»
«Posso venire anche io?» chiese Melissa.
«Sicuro pulcino» disse Sharon, «ti aiuto io, se tua madre non
ha niente in contrario.»
Elizabeth diede il suo assenso con un cenno della testa.
Anche Afef e Soraya capirono: i grandi volevano stare un po’
senza i piccoli.
«Sorellina uno e sorellina due» disse Afef usando un modo
giocoso di rivolgersi a Moira e Harrania, «su, a nanna.»
Nassian prese la mano di Soraya senza bisogno di una parola e
il gruppetto, completo di Georgie, lasciò la stanza augurando la buonanotte.
Justin andò a sedersi sul bracciolo della poltrona occupata dalla
madre.
«Non chiuderanno occhio» predisse Loraia, «Afef è troppo in
pena per Juna.»
«Tesoro, nessuno di noi dormirà» disse Gordon. «Moira,
Harrania e Nassian sono più piccole, forse non capiscono a pieno quello che sta
succedendo, ma la sola assenza di Juna le ha messe in agitazione.»
«Melissa è stranamente calma» disse Ryan.
«E’ la calma di Michael che la mantiene calma a sua volta»
disse Sarah.
Entrò il generale Lewing. «Tieni George» disse tendendogli una
manciata di confezioni, «prendile subito così posso fare quella telefonata.»
Nessun perse tempo a meravigliarsi.
Erano già tutti e otto dentro. Dieci con i cani.
Lizar e Dragar si
erano soffermati su Madoc, Looser, Gothic, Flame, Hell e Ice in modo da non
riconoscerli come pericoli, non potevano basarsi sul loro odore perché
indossavano le stesse tute che avevano salvato loro la prima volta che erano
entrati in quel parco.
«Darkness, qui Eternity» la voce di Matthew dall’auricolare
era nitida e bassa.
Avevano scoperto anche il suo nome in codice quel giorno!
«Qui Darkness.»
L’attrezzatura della prima incursione in quella villa era
stata ampliata e perfezionata. Adesso ognuno di loro era in contatto con gli
altri sette e poteva ascoltare anche Matthew.
«Il bambino ha preso le medicine.»
Gli venne da sorridere, in parte per la battuta, in parte per
il sollievo. «Ricevuto. Grazie»
«Falcon, qui Madoc. Ne hai due dritti davanti a te, circa
cinquanta metri. Ci posso pensare io, senza problemi. Mantieniti alla destra
della fila di alberi.»
«Qui Falcon. Ricevuto Madoc. Occupatene tu.»
Madoc, Looser,
Gothic, Flame, Hell e Ice avevano occhiali ad infrarossi con potenti binocoli
incorporati. Riconoscevano i bersagli dal calore del corpo.
Le tute li proteggevano anche termicamente trattenendo il
calore del corpo all’interno, cosicché apparivano completamente bianchi, vale a
dire come corpi freddi, agli occhi dei tiratori mentre gli altri apparivano di
diverse tonalità dal giallo al rosso intenso.
Si trovavano a meno
di venti metri dietro di loro e lui e Drake, in quel momento, distanziavano
l’uno dall’altro trecentocinquanta metri, praticamente erano ai due estremi
della villa.
Quella situazione
implicava una fiducia illimitata negli uomini che avevano alle spalle.
«Darkness, qui Flame. Ne hai tre a poco
più di cinquanta metri, con altrettanti cani. Attendo istruzioni.»
Si fermò.
«Ah merda» fu il commento di Drake.
La decisione fu immediata, «Flame, qui Darkness. Riesci a
colpire i tre uomini?»
«Affermativo.»
«Ai cani ci pensiamo io e Lizar, arriveranno comunque per
primi. Potresti confonderti e colpire lei.»
«Ricevuto.»
In quel momento i cani cominciarono ad abbaiare. «Darkness, vi
hanno sentito!» esplose Matthew sbalordito.
«No, hanno sentito Lizar» ribatté Drake.
«Trenta metri, dieci gradi a sud» disse Flame con voce atona.
«Ho colpito l’uomo rimasto indietro. Gli altri due non si sono accorti di
niente. Venti metri. Dovresti vederli Darkness. Colpito il secondo uomo.»
Lizar scattò e in un attimo gli altri cani furono loro addosso,
ebbero un attimo di sbandamento vedendo lui in quanto non lo sentivano. Fu
questo che gli permise di uccidere il primo cane.
«Terzo uomo a terra. Darkness ha ucciso un cane, gli altri due
stanno lottando con il nostro. Darkness ha ucciso il secondo cane. Il nostro ha
sgozzato il terzo vero?» chiese alla fine.
Sorrise, «Qui Darkness. Affermativo. Procediamo.»
Per i successivi quaranta minuti sia lui che Drake si
trovarono in situazioni analoghe e tutte le volte i tiratori alle loro spalle
evitarono loro il contatto diretto con gli uomini. Dragar e Lizar pensarono
egregiamente ai loro simili.
Arrivarono al portone.
«Qui Darkness. Obbiettivo raggiunto.»
«Darkness, qui Gothic. Arriviamo.»
Se li trovò tutti e tre accanto in meno di cinque minuti.
«Qui Falcon, sono al generatore.»
«Falcon, qui Eternity. Non limitarti a staccarlo. Manomettilo
in qualche modo. Anche se riuscissero ad arrivarci non devono riallacciare la
luce. Il buio sarà la vostra migliore copertura.»
Gothic gli passò un paio di occhiali uguali a quelli che
avevano loro.
Li prese e li indossò. Istantaneamente gli altri divennero
chiare sagome bianche.
«Falcon, Madoc, Looser, Ice,
qui Eternity. Da
dove potete entrare da codesta parte?»
«Qui Looser… avete voglia di cocci?»
«Qui Hell, amico, voglio sperare che tu ti sia portato dietro
un po’ di diamanti!»
«Ovvio che sì.»
«Qui Ice. Ottimo, vedo una vetrata perfetta!»
«Qui Madoc. Non sarebbe meglio lasciare i nostri cani fuori
adesso?»
«Darkness, qui Eternity. Che ne pensi?»
Ci pensò meno di un secondo, «Qui Darkness. Lizar resterà
davanti al portone nascosta dalla vegetazione. Impedirà loro di fuggire se
arrivassero all’uscita. Falcon, avvicina un auricolare all’orecchio di Dragar,
gli darò istruzioni.»
«Darkness, qui Falcon. Dragar ti ascolta.»
Diede istruzioni al cane. «Ti aspetto qui cucciolo, corri!»
concluse.
«Che mi venisse un colpo» disse la voce esterrefatta di Ice.
«Ti ha capito perfettamente! E’ già partito!»
«Qui Eternity. Silenzio radio fino a quando Darkness non ha
istruito i cani. Looser, nel frattempo apri il varco per entrare dalla tua
parte. Gothic, salvo cambi recenti la serratura del portone è quella che ti ho
detto. Organizzati per forzarla in meno di trenta secondi.»
Lui, Looser e Gothic risposero affermativamente.
In pochi minuti Dragar li raggiunse. Lui e Lizar si
scambiarono tenere effusioni per qualche secondo, poi guardarono lui.
A gesti spiegò a Gothic cosa doveva fare e lo vide togliersi
un auricolare e restare in attesa.
Prese i suoi e li mise alle orecchie dei cani, uno per cane.
Gli parlò attraverso quelli ascoltando eventuali interventi da quello di
Gothic.
Lizar, inutile dirlo, non fu molto entusiasta della cosa.
Dovette ripeterle tre volte di rimanere lì, alla fine Dragar diede un ringhio
basso e sordo. Lizar si arrese e abbassò il muso.
Si rimise i propri auricolari e Gothic riprese il suo.
«Qui Darkness. Procediamo.»
«Qui Falcon. Al mio via stacco la luce. A quel punto,
entriamo.»
«Qui Eternity. Appena dentro voglio un rapporto.»
Tutti risposero affermativamente.
Drake cominciò un final countdown partendo da tre, poi diede
loro il via.
Passarono dal buco fatto da Looser.
Si trovarono in un corridoio.
I capi dei due gruppi erano lui e Juna, quindi i rapporti
toccavano a loro. «Eternity, qui Falcon. Siamo entrati in un corridoio. Nessuna
presenza umana. Nessun rumore.»
«Falcon, qui Eternity. Avanzate. Cercate di raggiungere gli
altri.»
Certo. Se non c’era nessuno lì, erano tutti dalla parte
dell’entrata principale. Maledizione.
«Qui Darkness. Siamo dentro. Ingresso principale. Non è
cambiato niente da come lo ricordo. Alcuni uomini stanno vagando alla cieca.
Cercano candele. Non sembrano agitati o in guardia per l’improvvisa mancanza di
corrente, credo che non sospettino niente. Non ci hanno ancora visto. Gothic,
Hell, Flame, mano alle armi da taglio. Meno rumore possibile. Cominciamo da
questi.»
Le voci degli altri tre si unirono in un unico ricevuto.
«Maledizione ragazzi» disse Looser, «noi siamo completamente
tagliati fuori.»
Metodicamente uccisero tutti quelli che vagavano per
l’ingresso principale. Una decina.
Alla fine si trovarono al centro.
«Darkness, qui Flame. Ragazzo, sei l’unico che capisce la loro
lingua. Dovrai essere le orecchie di tutti.»
«Qui Darkness. Ricevuto Flame. Falcon, mi ricevi?»
«Qui Falcon. Stiamo arrivando. Sono sempre della stessa idea
riguardo queste dannate ville. Correggimi se sbaglio: arrivato alla fine del
corridoio devo girare a destra per avvicinarmi a te, vero?»
Sorrise, «Affermativo.»
«Qui Eternity. Aspettateli. Non vi avventurate in quattro al
piano superiore.»
«Qui Gothic. Non ci sarà bisogno di avventurarsi da nessuna
parte: stanno arrivando.»
Si voltò verso le scale e altri dieci o addirittura quindici
sagome colorate stavano scendendo a tentoni le scale.
«Qui Hell… Darkness, che stanno dicendo?»
«Stanno smadonnando Hell. Non immaginano neanche lontanamente
che li abbiamo scovati.»
«Qui Gothic. Non ci vedono perché siamo vestiti di nero. Li
cogliamo di sorpresa man mano che arrivano in fondo alla scala?»
«Qui Flame. Non userei ancora le armi da fuoco qui dentro. Non
sappiamo quanti sono e gli spari potrebbero farli convergere qui in blocco.»
«Qui Eternity. Sono d’accordo.»
«Qui Looser. Vi vedo ragazzi, vi abbiamo raggiunto. Siamo
sulla vostra sinistra.»
«Qui Ice. Lasciamoli arrivare in fondo alle scale, a quel
punto si separeranno e sarà più facile ucciderli.»
Drake, perché non poteva che essere lui, gli toccò un braccio.
«Qui Falcon» disse poi confermandogli la teoria. «Ben ritrovati signori.»
«Qui Flame. Ho appena visto il mio primo bersaglio, vogliate
scusarmi.»
Una sagoma bianca si separò dal gruppo e avanzò contro una
sagoma rossastra.
Fu sufficiente un unico movimento perché la seconda cadesse a
terra.
Non ci fu bisogno di ulteriori accordi perché ognuno di loro
sapesse cosa fare.
Le sembrava fosse già passato un secolo, invece le lancette
fosforescenti del suo orologio si erano mosse solo di mezz’ora.
Era appena l’una e mezzo.
Sapeva che anche Sharon, sdraiata accanto a lei, era ancora
sveglia… poteva immaginare che lo fossero ancora tutte.
Dalla stanza dei bambini non proveniva nessun rumore… Melissa
e suo fratello si erano rannicchiati in un unico letto singolo mentre Moira,
Harrania e Nassian si erano sistemate nel letto matrimoniale.
Anche loro si erano disposte praticamente in quella maniera:
lei, Sharon e Georgie occupavano il letto matrimoniale, Afef e Soraya i due
letti singoli.
Si girò di schiena e Georgie si girò di fianco verso di lei.
«Cerca di rilassarti Jennie» bisbigliò.
«Non ci riesco.»
«Dannazione, non sono mai stata più sveglia in vita mia» disse
Sharon.
«Tanto vale accendere una luce?» propose Afef.
La piccola luce accanto a Georgie si accese.
Si alzarono tutte a sedere.
«E’ una battaglia persa in partenza» ammise Soraya. «Non
riuscirò mai a dormire sapendo Juna…» non terminò la frase, ma non ce n’era
bisogno.
Quando aveva interrotto la chiamata Drake lo stava chiamando…
e non ci voleva fantasia per capire il perché.
Lentamente la porta si aprì e la prima testolina che entrò fu
quella di Michael.
«Scusate… ma non riusciamo a dormire. Possiamo stare qui con
voi?»
«Entrate» disse semplicemente Afef.
La tribù al di sotto dei dieci anni fece il suo ingresso.
Melissa e Michael puntarono il letto matrimoniale, Moira,
Harrania e Nassian raggiunsero le rispettive sorelle.
«Afef, cosa c’è che non va? Non è solo che Juna non c’è,
vero?» chiese Nassian.
Era la più piccola ma, a parte che insieme ad Afef era quella
che assomigliava più a Juna, era evidente che fosse molto attenta e sensibile.
«E’ un discorso complicato bambine» disse Afef.
Moira si era seduta fra le gambe della sorella più grande e
improvvisamente sospirò, «Non riesco a dormire. Ho capito che c’è qualcosa che
non va ma non capisco cosa e questo non mi aiuta Afef.»
«Juna e Drake devono sistemare una faccenda» disse suo fratello.
«Juna ha detto che torna domani e torna domani» aggiunse
Melissa. Si rivolse a lei, «Vero Jennie?»
Le annuì.
«Juna sa quello che fa» aggiunse Georgie.
La vide agitarsi.
«Che c’è?» le chiese.
«Avrei preferito che Just fosse qui con noi…»
«Ma io lo sapevo sorellina.»
Si voltarono tutti verso la porta e Justin era sulla soglia.
L’unico cambiamento all’abbigliamento, era che si era arrotolato le maniche
della camicia.
Georgie saltò giù dal letto e lo raggiunse saltandogli al
collo.
«Dormono di là?» chiese Sharon.
«Macché» rispose Justin guidando la sorella verso il letto.
Georgie si rimise a sedere e Justin si sistemò accanto a lei.
«Resti qui con noi vero?» chiese Melissa raggiungendolo a
gattoni.
Justin la spettinò con un gesto della mano, «Tranquilla
puffetta.» Si passò le mani sul viso, «Ah che nottata fanciulle.»
«Posso farvi una domanda?» disse improvvisamente Afef.
«Secondo me ce l’ha con noi due» disse Justin rivolto alla
sorella. «Spara» aggiunse poi.
«Non ho mai capito se veramente eravate contro Juna come avete
sempre dato ad intendere.»
Justin sorrise appena, «Non lo capivo io, mi sarei
meravigliato se tu avessi avuto le idee più chiare. La verità Afef è che ho
pensato ad assecondare mio padre. Ho sempre voluto bene a Juna e da parte sua Juna
stava solo proteggendo sua madre. Non ha mai perso tempo a odiarci e la…
facilità con cui abbiamo archiviato una vita di scontri credo sia la
prova più lampante di questo.»
Georgie annuiva.
I due fratelli erano molto uniti.
Un leggero bussare li fece voltare tutti verso la porta.
Manaar fece capolino, poi si ritrasse, «Sono tutti qui» disse
a qualcuno.
Entrò nella stanza.
«Lo zio Connor?» chiese Afef.
«E’ in salotto con tutti gli altri.»
«Passeremo una nottata in bianco» prese atto della realtà
Justin, «non varrebbe stare tutti insieme?»
Manaar annuì al nipote, «Sono venuta qui per avere la conferma
dell’ovvio. Howard è già in cucina a fare il tea e il caffè.»
Si alzarono e si rimisero le scarpe.
Melissa alzò le braccia verso sua zia e Manaar la prese in collo,
«Su, scendiamo.»
Michael la prese per mano. «Jennie?»
«Dimmi.»
«Mamma e papà si arrabbieranno che sono ancora sveglio?»
«Non preoccuparti piccolo mio.»
Nel giro di un’ora e mezzo la villa venne dichiarata sicura.
Looser e Hell andarono a ricollegare la luce e Matthew arrivò
nel giro di quindici minuti.
Avevano ucciso quasi cinquanta uomini e quindici cani.
L’esercito che si aspettava di trovare la prima volta che era
stato lì.
Lizar e Dragar entrarono nella stanza e gli corsero incontro.
«Non toglietevi il passamontagna» disse Matthew appena entrò.
«Potrebbero arrivare altri agenti adesso. Controllateli tutti e ditemi se ci
sono gli uomini di fiducia.»
Lui e Drake controllarono i cadaveri.
Mancavano sia Pablo che Anton.
«No, non ci sono» disse Drake.
Matthew aveva ancora chiaramente gli auricolari.
Lo vide scuotere la testa, «Non sono tutti qui e non sono
andati a casa di Darkness… dove maledizione sono questi figli di puttana?»
«Quanti uomini avevi preventivato?» gli chiese.
«Più o meno ci siamo… ma mancano gli uomini di fiducia. Non
capisco.»
«Comandante?» chiamò Looser dalla soglia.
«Cosa?»
«Sta succedendo una cosa piuttosto strana. I cellulari degli
uomini di Estrada hanno cominciato a squillare tutti. Ne ho presi un paio: stanno ricevendo la lista di chiamate
perse… o per meglio dire dei numeri che hanno provato a contattarli mentre
erano irraggiungibili.»
«Hai fatto spegnere il dispositivo di disturbo?» chiese Drake.
«Sì. Non c’è più nessuno da avvisare. Segnate tutti i numeri e
portatemi la lista» ordinò poi a Looser. «Il primo cellulare che squilla da
adesso portatelo a Darkness, conoscendo lo spagnolo può azzardarsi a
rispondere.»
«Agli ordini.»
«Con un po’ di fortuna c’è anche il numero della talpa» disse
poi rivolto a loro. «E’ evidente che hanno cercato disperatamente di avvisarli
del nostro arrivo. Tanto lo prendo prima o poi, quel figlio di puttana.»
Sorrise, «Sei un genio.»
«Beh, detto da te è un complimento. Resta il quesito: dove
dannazione sono gli uomini di fiducia?»
«Sai cosa pensavo riguardo Pablo e Anton? Se vuoi il numero
della talpa, devi arrivare ai loro cellulari. Diego e Migũel sono nel
furgone?»
Matthew annuì.
«Hanno i cellulari?»
«Glieli ho requisiti» rispose tirando fuori dalla tasca
interna due cellulari.
Li accesero, uno a testa lui e Drake, ma le uniche chiamate
delle quali ricevettero il rapporto di non risposta furono quelle di Pablo e
Anton.
Drake lo guardò perplesso, «E’ normale che i capi vengano
contattati solo dai bracci destri?» chiese scettico «Voglio dire… una talpa
importante come quella che abbiamo in ballo noi dovrebbe avere accesso ai capi,
no?»
Matthew li stava ascoltando in silenzio, a quell’osservazione
scosse la testa «Falcon, ancora ho da trovare una logica in questa situazione.»
Gli tornarono improvvisamente in mente le cartine che aveva
visto la prima volta, dopo aver ucciso Carlos, e si diresse verso la porta.
«Venite con me, ho un’idea.»
Drake e Matthew lo seguirono.
I cani lo avrebbero fatto anche se gli avesse ordinato il
contrario.
«Cosa ti è tornato in mente?» chiese Drake.
«Vidi delle cartine dopo aver ucciso Carlos. Forse sono ancora
qui.»
Il cellulare di Matthew squillò. «Pronto? … Ah sì, dimmi. …
Cosa? … Maledizione! Quanti?» Restò in silenzio per qualche secondo, «Diramate
le foto che vi ha lasciato Falcon. Trovateli, dannazione.» Riattaccò. «Sono
andati a casa tua Darkness. Ovviamente hanno appena passato il cancello, ma non
li hanno presi tutti. Quattro sono scappati.»
«Anton, Pablo e…?» chiese Drake.
«Ci sono loro due, mi basta e mi avanza! Dammi i numeri di
questi due, li faccio cercare con il G.P.S.!»
«Torneranno qui?» chiese.
«Sono riusciti a scappare da casa tua meno di dieci minuti fa»
disse Matthew come soppesando l’ipotesi. «Forse…» rimase in silenzio qualche
secondo. «Qui Eternity. A tutti gli agenti. Fate sparire le nostre tracce fuori
dalla villa. Ci sono ancora quattro uomini degli Estrada a piede libero e
potrebbero tornare qui. Ripeto…»
Smise di ascoltare.
Era plausibile che avessero altre basi a Boston, ma avevano
scelto di nuovo quella villa. Forse avevano pensato che il fulmine non cade mai
due volte nello stesso punto?
Arrivarono alla stanza dove aveva ucciso Carlos e tutto era
rimasto come lo ricordava. Incluso il tavolo con i fogli sopra.
Li sparpagliò cercando qualcosa che attirasse la sua
attenzione.
La trovò.
Su una cartina, nel lato in alto a destra, c’era scritto
“mamma”.
Fu sufficiente vedere in piantina che il garage era collegato
all’ingresso e che al secondo piano a destra c’era il bagno.
«Sanno della villa Matt» disse. «Avverti Richard e andiamo
là.»
Anche Ron, il capo della sicurezza, prese il caffè con loro.
«Quanti uomini ha ai suoi comandi?» chiese Mansur.
«Stanotte, dieci» rispose l’uomo.
«Conosce mio nipote?»
Ron guardò Lewing. «E’ Darkness» lo informò.
«Di fama. Non l’ho mai incontrato.»
«Cosa sa di lui?»
«Che insieme a Falcon è il migliore agente della sezione. E
che devo a lui la vita.»
«Ha tempo per spiegarmi questa storia?» chiese Connor.
Altra occhiata a Lewing che asserì.
«La lista con i nomi e i nomi in codice degli agenti in
incognito fu rubata. Venticinque pagine di vite umane, inclusa la mia, dentro un
microchip di appena un centimetro per un centimetro e mezzo, spesso due
millimetri. Darkness e Falcon furono incaricati di recuperarlo. Il traditore
aveva sabotato malamente la fonte originale quindi quel chip era l’unica copia
della lista esistente. Riuscirono a trovarlo. Quando la persona che voleva
venderla a… definiamoli individui poco raccomandabili, si trovò in
trappola inserì il microchip in un portatile predisposto all’autodistruzione.»
Lewing prese la parola, «Il punto è questo: se quella lista fosse
finita in mani sbagliate centinaia di agenti sarebbero stati carne morta, ma
anche se fosse andata persa gli agenti sarebbero morti perché nessuno avrebbe
più potuto tirarli fuori dalle false identità sotto le quali agivano in quel
momento.»
Ron annuiva, «Io so che Falcon uccise il traditore e Darkness
rimase accanto a quel portatile predisposto ad esplodere e si imparò a memoria
quei nomi con relativi nomi in codice. Poi li dettò nuovamente al generale
Lewing. Se io sono qui a parlare con voi, adesso, è merito di quei due.»
«E’ per questo che lei è qui a proteggere noi adesso?» chiese
Patrick.
«Il generale mi ha dato un ordine e io lo sto eseguendo. Non
posso nascondere che il sapere che sto facendo qualcosa per Darkness mi faccia
piacere. Ho un debito verso suo nipote che non riuscirò mai a saldare
completamente. Con il senno di poi posso dirle che nessun altro avrebbe potuto
fare quello che ha fatto lui: impararsi a memoria venticinque pagine di nomi e
relativi nomi in codice leggendole una sola volta… però posso anche dirle che
non conosco molti uomini che avrebbero avuto il coraggio di restare davanti a
quel portatile senza curarsi di poter saltare in aria con lui.»
Il cellulare di Lewing cominciò a squillare.
«Matt, dimmi.» Rimase in silenzio ad ascoltare. La bocca si
aprì per la sorpresa e sbiancò. «Che cosa?» soffiò.
Manaar balzò in piedi, «Oh Dio, Juna!» esclamò.
Lewing la guardò un attimo, poi… «Matt, passami il ragazzo. …
Darkness, come sai che…?» Altro silenzio «Maledizione!» esplose poi «Flyer ha
consegnato a quegli stronzi…!» Altro silenzio, poi si rivolse a Ron «Chiama i
tuoi. Avvertili che almeno quattro uomini degli Estrada sanno di questa villa e
potrebbero arrivare qui. Venti minuti fa erano ancora in città. Siamo in stato
di allarme.»
Ron rimase a fissare il generale a bocca aperta per qualche
secondo, poi prese il walkie-talkie e trasmise alla lettera. Risposero uno dopo
l’altro una decina di uomini.
«D’accordo. Avverto Ron» stava intanto dicendo Lewing. «Siete
ancora in tuta? … Otto oltre Matthew, ok.» Riattaccò. «Signori, ho una notizia
buona e una cattiva. Quella buona è che Darkness e Falcon sono illesi, quella
cattiva è che potremmo avere visite indesiderate. Salite al piano superiore. Ron, attiva l’allarme alle porte e
alle finestre, non a quella di ingresso principale. Darkness, Falcon e il
comandante Farlan stanno arrivando qui con dei rinforzi. Farlan lo conosci, gli
altri indossano tute nere.»
Ron riprese il walkie-talkie e spiegò la seconda parte ai suoi
uomini.
«Che succede?» chiese Gerard dalla soglia.
«Hanno la cartina di questa villa, Gerard. E’ probabile che almeno
quattro uomini degli Estrada stiano arrivando qui.»
L’espressione di Gerard si trasformò, «Che cosa? Come fai a saperlo?»
«Indovina! Darkness ha trovato la cartina alla villa degli
Estrada!» rispose Lewing, stavolta fuori di sé «Che sta succedendo? Come hanno
fatto ad avere quella cartina??» esplose.
«Chi sono questi uomini?» chiese Michael.
«Almeno un paio li conosci piccolo» rispose Lewing. «Pablo
Scontria e…»
«… Anton» terminò il bambino. «I bracci destri di Carlos e
Diego.»
Lewing annuì. «Signori, per favore, salite al piano superiore.
Scegliete una stanza e non muovetevi di lì.»
Nessuno fiatò e tutti eseguirono.
«Gerard, a questo punto chiamo rinforzi. Attingendo dalle mie
liste personali, se non ti spiace» stava dicendo il generale Lewing mentre
uscivano dalla stanza.
«Richard, ragiona: potrebbero non arrivare in tempo o arrivare
nel corso di una sparatoria» disse Gerard. «Stiamo aspettando agenti in tuta…
quelle nere, giusto?, difficilmente riconoscibili e due di questi sono
praticamente sconosciuti a tutti.»
«Ron, tu resta qui per favore» disse Lewing. «Gerard… e va
bene… forse hai rag…»
E non sentirono altro.
Alla guida andarono lui e Drake.
Matthew salì accanto a lui, Dragar e Lizar usarono Gothic,
Hell e Looser come cuscini.
«Fa’ conto di avere un lampeggiante sulla macchina. Queste
targhe sono state trasmesse alle forze dell’ordine. Nessuno ci fermerà.»
Partì e Drake gli si accodò con gli altri in macchina.
Scoprì che gli auricolari e i microfoni funzionavano anche da
una macchina all’altra.
«Qui Eternity. Io, Gothic,
Flame, Falcon e Darkness entreremo nella villa, gli altri si affiancheranno
agli agenti già presenti e rastrelleranno i dintorni.»
«Qui Falcon. Vecchio mio, forse io e Darkness non dovremmo
entrare sai?»
«Non mi toglierai di dosso i bambini se entro» disse lui. «Ci
sono anche le mie cugine al completo. Io resto fuori, dammi retta.»
Matthew annuì. «Ok, Ice, entrerai al posto di Darkness.»
«Qui Ice. Ricevuto.»
«Eternity…» disse Drake.
«Tu entri Falcon» disse perentorio Matthew. «Ti conoscono e
non ti salteranno addosso… non tutti almeno» aggiunse poi rassegnato.
Risero divertiti.
Arrivarono alla villa in meno di un’ora e ad attenderli c’era
un uomo.
«Lui è Ron» disse Matthew scendendo, «il capo della
sicurezza.»
«Comandante, menomale siete arrivati. Sono già qui. Hanno
ferito uno dei miei. Li abbiamo spinti nel parco dietro la villa,
allontanandoli.»
Automaticamente tutti e otto si misero in posizione di difesa.
La decisione di Matthew fu la sola possibile, «Darkness e
Falcon dentro, gli altri fuori. Usate gli infrarossi, trovateli e uccideteli.»
Sharon balzò in piedi, «Papà!» esplose lanciandosi verso la
porta.
Seguita dalla madre.
«Come stanno le mie donne?» chiese Aaron con un sorriso
«Fatemi spostare dalla soglia che non sono solo…»
Apparvero due figure in nero, alte e slanciate.
Fu suo fratello a dare l’allarme, «Juna! Drake!» e si lanciò
verso di loro.
Il primo ad alzare il passamontagna fu Drake che si trovò fra
le braccia della madre e poi del padre.
La figura che per esclusione doveva essere Juna fece qualche
passo dentro la stanza con Michael attaccato alla gamba e si alzò il
passamontagna.
Era veramente lui, non era cambiato. Chissà cosa si aspettava…
Manaar gli fu al collo in un battito di ciglia, fu preso
letteralmente d’assalto dalle cugine al completo.
Quando riuscì a staccarsi da loro abbracciò il padre, poi i
nonni.
«State tutti bene?» chiese.
Abbracciò anche il professor Cowley e Justin.
Lei non riusciva a muoversi.
«Adesso sto bene» disse Justin. «Sei tutto d’un pezzo?»
«Perfettamente illeso cugino.»
Sentirono chiaramente degli spari e Juna e Drake si
guardarono.
Come per magia nelle loro mani apparvero delle pistole.
«Matt, Richard, rimanete qui con loro» disse Juna.
«Cosa pensi di fare?» chiese Connor al figlio.
«Vado a chiudere questa storia una volta per tutte papà»
rispose Juna.
Lui e Drake riabbassarono i passamontagna e uscirono dalla
stanza.
Aaron premette qualcosa contro l’orecchio e… «Qui Eternity.
Stanno arrivando anche Darkness e Falcon. Quegli uomini non devono avvicinarsi
alla villa, intesi?»
«Chiudi la comunicazione Matthew» disse improvvisamente una
voce.
Tempo due secondi e il padre di Sharon si trovò una pistola
puntata alla tempia.
«Papà!» gridò Sharon ancora abbracciata a lui, sbiancando.
«Non dire più una parola davanti a quel microfono. Toglitelo.»
Lewing sgranò gli occhi. «Gerard…» soffiò.
Aaron eseguì l’ordine con la mano libera. Con l’altra
allontanò lentamente ma inesorabilmente la figlia da sé.
«Posa la pistola a terra Richard o al tuo amico salterà la
testa.»
«Gerard…» ripeté Lewing… stavolta sembrava quasi severo.
«Ecco chi ha agganciato Colin» disse Aaron. «Maledizione. Era
un uomo troppo metodico e dedito alla carriera per agire da solo. Si credeva
protetto da te.»
«I tuoi sono molto svegli Matt. Come hanno capito che gli
Estrada erano tornati proprio alla villa? Come siete arrivati in tempo utile
per ucciderli?» Lanciò un’occhiata alla porta, «Ah, ragazzi, parlavo giusto di
voi. Abbassate le armi e posatele a terra. Toglietevi il passamontagna.
Lentamente.»
Juna e Drake erano tornati indietro.
Ubbidirono anche loro.
«Stavo appunto dicendo al vostro superiore quanto mi avete
meravigliato. Da bravi, lentamente avvicinatevi a Matt.»
«Sei tu che hai ordinato di togliere la sorveglianza» disse
Lewing con il tono di chi capisce tutto all’improvviso.
«Eri sempre tu che controllavi Flyer» disse Drake mentre si
portava lentamente accanto ad Aaron. «E hai dato a quegli uomini la cartina di
questa villa. Probabilmente Flyer non aveva neanche l’autorità per arrivare a
quel pezzo di carta» aggiunse rivolto a Juna.
«Toglietevi quei microfoni di dosso.»
«Troppo tardi Gerard. Gli altri hanno saputo che sei tu il
traditore appena ti ho visto con la pistola puntata verso Farlan» disse Juna.
Gerard spostò l’arma verso Juna e le si gelò il sangue nelle
vene. Aprì bocca ma non le uscì un suono.
«No!» esplose Manaar.
«Ferma mamma!» ordinò Juna senza muovere un muscolo «Avanti
Gerard» riprese con il tono della mamma paziente che spiega l’ovvio al
figlioletto ritardato. «Capisco che non ti aspettavi che capissi dove trovare i
tirapiedi di Estrada, tant’è vero che la cartina di questa villa era in bella
mostra sul tavolo, ma hai già fatto un errore di valutazione, sforzati di usare
il cervello adesso: se spari a me almeno altri tre in questa sola stanza ti
salteranno alla gola. Non hai scampo.»
«Sei la mia spina nel fianco da cinque anni Darkness. Sei
riuscito puntualmente a mandare a monte tutto quello che organizzavo. Hai
raggiunto l’apoteosi con quella lista, è stato allora che ho deciso che dovevi
morire. Quando Richard me l’ha riportata pari pari non volevo crederci.»
«Gerard, per Dio…» mormorò Lewing incredulo.
Gerard ebbe una risata amara, «Ti ho sguinzagliato dietro gli
Estrada promettendogli mari e monti per bocca di Flyer e sei riuscito non solo
a uscire vivo da due imboscate, ma ad uccidere Carlos e riprendere il
figlioletto del governatore in un solo colpo. Ho cominciato a fare pressioni su
Richard per conoscerti, ma sia Richard che Matthew si sono comportati come le
più perfette delle chiocce.»
«E un bel giorno scopri che gli Estrada mi hanno trovato e ti
ritrovi nel salotto di casa mia» concluse Juna. «Che effetto fa scoprire di
aver cercato di uccidere due ragazzi?»
L’uomo serrò appena gli occhi. «Non provarci neanche. Con me i
sensi di colpa non attaccano. Tu sei ben lungi dall’essere un ragazzo, sei un killer dell’F.B.I. che non ci penserebbe due
volte ad uccidermi se ne avesse la possibilità.»
«Su questo ci puoi scommettere quello che hai di più caro» fu
il commento di Juna.
Un lieve sorriso piegò le labbra di Gerard. «Complimenti
ragazzo. Veramente, non scherzo. Richard ha ragione: un elemento come te non lo
ritroveremmo neanche a crearlo appositamente. E’ un vero peccato che tu agisca
contro di me.»
«Gerard, non fare idiozie, è un ragazzo che non ha diciannove
anni» disse calmo il padre di Sharon. «Senza contare che…»
Oh Dio, voleva uccidere Juna…
«E’ un po’ tardi per pensarci Matthew. Non so dove sei andato
a trovarlo, ma…»
«Se spari a mio figlio saranno ben più di tre le persone che
ti salteranno alla gola» disse improvvisamente la voce di Connor.
«Puoi giurarci zio» rincarò Justin.
«State tranquilli che arrivo io per primo» sibilò Drake.
«Senza contare che i ragazzi hanno ancora gli auricolari
davanti alla bocca» disse serafico il professor Cowley, «gli altri agenti sanno
cosa sta succedendo.»
Aaron sospirò, «Esattamente quello che volevo fargli notare
io, George…»
«Gerard, detesto sottolineare l’ovvio» riprese la parola Juna
dopo il breve silenzio che seguì, «ma stai parlando da uomo morto, te ne rendi
conto, vero? Non hai possibilità di uscire vivo da qui.»
Anche davanti ad una pistola il sangue freddo non lo
abbandonava. La sua calma aveva effetto anche su chi gli stava intorno.
«Potrei anche sparare a tuo padre o a tua madre… o alla tua
fidanzata… ho un’ampia scelta in questa stanza» fu la risposta di quell’uomo.
«A quel punto sarei io a non avere più motivi che mi tengono
qui fermo a farti da bersaglio» gli fece notare a sua volta Juna. «Hai le idee
chiare almeno su un punto: mi basta una sola possibilità e ti mostrerò quanto
funzionano bene gli addestramenti dell’F.B.I..»
«Ti credi immune alle pallottole ragazzo? O pensi di essere
più veloce?»
«So solo che a differenza di te qui sotto c’è un giubbotto
antiproiettile» rispose battendosi con un dito sul torace. «In altre parole,
Gerard, ti auguro di essere un ottimo tiratore, il classico “one shot one
killed”, perché o mi prendi in testa alla prima o sarò io ad ucciderti. Se ti
fosse sfuggito: sono stato addestrato dal migliore» concluse con un cenno della
testa verso Aaron.
Gerard cambiò espressione.
Il padre di Sharon sorrise, «Sono proprio in gamba, i miei
ragazzi» commentò orgoglioso.
Drake sorrise improvvisamente, «Vi annuncio che gli uomini
degli Estrada sono stati uccisi e Scontria è stato preso vivo. Qua fuori ti
stanno aspettando altri sei agenti Gerard… ed erano tutti in quella lista,
pensa.»
Fu evidente che l’uomo realizzò di essere davvero in trappola,
digrignò i denti e strinse la pistola, «Verrai all’inferno con me!» sibilò.
Fu un attimo, ma le sembrò di assistere ad un film al
rallentatore.
Juna spintonò Drake che, preso alla sprovvista, finì addosso
ad Aaron e caddero a terra entrambi.
Sentì partire il colpo come se arrivasse da un altro pianeta.
Percepì appena l’altro movimento di Juna per quanto fu veloce.
Gerard cadde a terra con un piccolo pugnale che gli usciva
dalla fronte.
Juna tornò nella posizione di prima, raccolse l’arma che aveva
messo a terra e, con calma, disse, «Signori, qui Darkness. La missione può
dirsi conclusa.» Si rivolse ad Aaron, «Scommetto che non hai neanche più
bisogno di chiedermi quell’ultimo favore.»
Aaron, ancora seduto per terra, sorrise, «No ragazzo mio: me
lo hai appena fatto. La sezione è tornata sicura.»
Girò sui tacchi e sparì dalla loro visuale.
Rimasero tutti immobili a guardare il corpo dell’uomo a terra
e la porta vuota… tranne Drake che si rialzò come se fosse a molla e corse
dietro all’amico.
Manaar era a bocca aperta, «Ha sparato a mio figlio» disse con
un filo di voce.
Sentì le gambe che stavano per cederle. Suo padre la sorresse.
«Jennie!»
«Ha sparato a Juna…» ripeté con una voce che non riconobbe
come propria.
«Mi sento di rassicurarvi» disse Aaron rialzandosi aiutato da
Sharon e Connie, «da come è andato via incazzato, non lo ha colpito.»
«Juna…»
«Cosa?»
Drake lo fermò, «Maledizione, ti ha preso??»
«No.»
Lo toccò come a volersi rassicurare che fosse davvero lì davanti
a lui. «Drake, non mi ha colpito. Tu stai bene?»
«Mi hai spinto fuori tiro e per di più sono caduto su Matt,
sicuro che sto bene! Accidenti a te! Sei sicuro che non ti ha…?»
«Drake, se mi avesse colpito lo avrei sentito, tu che dici? Ha
mirato alla testa, come volevo, è bastato chinarmi spintonando te.»
«Qui Hell. Ragazzi, state bene?»
Lui e Drake risposero in coro, «Sì.»
Aveva ammazzato un uomo davanti alla sua famiglia… peggio
ancora: davanti a Jennifer.
«Non avevi altra scelta» disse Drake leggendogli come al
solito nel pensiero.
«Pensi che questa spiegazione sarà sufficiente per la mia
famiglia?»
«Il problema non è la
tua famiglia, se ho capito cosa ti passa per la testa adesso.»
Imboccarono le scale e cominciarono a scendere.
«Qui Ice. Darkness, se ho capito bene hai ucciso chi ha
cercato di vendere la lista davanti alla tua famiglia.»
«Ottimo riassunto Ice. Aggiungici che è lo stesso che ci ha
venduto agli Estrada.» Si rivolse a Drake, «Maledizione, ecco perché Diego era
così tranquillo: ha riconosciuto subito Gerard e ha visto la mia famiglia
andare via con lui!!»
Drake sorrise a mezza bocca, «Potevamo andare in pensione
aspettando che la talpa contattasse i capi» disse.
Capì a cosa alludeva l’amico. «Già, il tuo ragionamento non
faceva una piega, peccato che li sapeva già nelle mani dell’F.B.I.. Ecco perché
ha contattato Pablo e Anton… e loro due sono stati gli unici a contattare
Diego e Migũel.»
Drake aggrottò le ciglia, «Matt, mi senti?»
«Forte e chiaro.»
«Hai deciso di lasciare mezzo esercito a casa di Juna senza
dire niente a nessuno?»
«Alla lettera» fu la risposta di Matthew.
Alla fine della festa era stata solo la vigliaccheria di
Gerard a salvare le loro famiglie, perché gliele avevano praticamente
consegnate su un vassoio d’argento.
«Qui Gothic. Ho sentito uno sparo. Ci sono feriti?»
«No. Solo il traditore morto» rispose automaticamente.
«Qui Looser. Allora hai appena portato a termine una missione
da manuale ragazzo.»
«Dove siete?»
«Qui Hell. Nell’ingresso. Ti ho appena visto imboccare la rampa
di scale.»
Per quando arrivarono a loro si erano tutti tolti il
passamontagna.
Scontria era legato e bendato ai piedi del divano.
«Il comandante?» chiese Madoc.
«Sto arrivando ragazzi» disse Matthew dagli auricolari.
Insieme a Matthew arrivarono anche tutti gli altri.
Le sue cugine più piccole gli corsero incontro. «Stai bene??»
chiese Nassian «Ti ha sparato! Non ti ha preso vero??»
Si chinò per abbracciarle, «Sto bene. Non mi ha neanche
sfiorato.»
Melissa nascose il viso contro il suo collo, «Quando ha sparato
ho avuto tanta paura…»
«E’ tutto finito.»
«Oh sì, è tutto finito finalmente» gli fece eco Michael.
Alzò lo sguardo verso gli altri e Afef, Soraya e Georgie lo
stavano guardando… come in attesa.
Appena si separò dalle cugine più piccole partirono loro.
Con la differenza che loro cominciarono anche a piangere.
«C’è solo da sperare che le più piccole non seguano il vostro
esempio, ragazze…» commentò.
«Maledizione, non hai il
giubbotto antiproiettile!» esplose Afef… in arabo, toccandogli il torace.
«L’importante è che quello stronzo ci abbia creduto» rispose
nella stessa lingua.
«Ti ha sparato lo stesso, mi sembra!»
«Sapevo dove avrebbe mirato.»
«E’ per questo che gli hai detto di avere il giubbotto? Per…
per limitare l’area??» chiese suo nonno Mansur… sempre in arabo.
«Beh, ha funzionato.»
«Non capisco neanche l’arabo» disse Matthew, «ma ho capito
cosa hai fatto. Hai rischiato grosso ragazzo mio, ma hai concluso una missione
da manuale senza feriti civili.» Si rivolse ad un uomo, «Ron, come sta il
nostro ferito?»
«Bene comandante, lo hanno preso di striscio.» Abbassò un
attimo lo sguardo, «E’ stato davvero lui a rubare la lista?»
Matthew annuì, «Lo ha ammesso. E’ stato sempre lui a vendere
Darkness e Falcon agli Estrada. Flyer era solo una pedina nelle sue mani.»
Ron scosse la testa. «Ecco perché era così agitato… ha fatto
un sacco di telefonate… e si è lamentato di non prendere la linea.»
Matthew sorrise amaramente, «Non poteva immaginare che avrei
dato ordine di isolare la villa degli Estrada con un dispositivo di disturbo
per le onde radio. Ha avvisato persone come Scontria che erano alla caccia di
Darkness e Falcon lontani dalla villa… ma né lui né gli altri uomini di Estrada
hanno fatto in tempo ad avvisare qualcuno all’interno della villa.»
Richard era semplicemente sconvolto, non doveva essere facile
per lui accettare che il suo superiore fosse il responsabile di tutto.
«Perché non ha reagito in qualche modo mentre era qui?» chiese
improvvisamente «Poteva prendere in ostaggio chiunque di loro per barattarlo
con uno dei ragazzi.»
Scosse la testa, «Era un vigliacco. Ha aspettato di non avere
altra scelta per dare mano alle armi. Ci deve essere sempre stato qualcuno
armato nella stanza con lui.»
«E’ vero» disse Ron. «Anche quando è riuscito a convincere il
generale Lewing a non chiamare rinforzi… il generale mi ha detto di restare
lì.»
Matthew si voltò verso Richard, «Vecchio mio, il tuo istinto è
ancora all’altezza dei vecchi tempi.»
«Un accidente!» esplose Lewing «Mi sono portato dietro il
pericolo peggiore, te ne rendi conto? Era lui la talpa!!! Nei piani iniziali io
sarei dovuto rimanere con te e i ragazzi e lasciare solo lui con i civili, te
lo sei scordato?»
«Perché ciò non è avvenuto?» s’informò Drake.
«Perché tu e Darkness siete mie dirette responsabilità e mi
sono sentito in dovere di seguire le vostre famiglie per…!»
«… proteggerle?» terminò lui «Beh, ci sei riuscito. Gerard ti
conosceva bene, Richard… e non si è azzardato a fare una mossa con te presente.
Si è deciso in preda alla disperazione… ma era troppo tardi.»
«E io che cominciavo a pensare di presentarvi davvero» disse
rivolto a lui. «Buon Dio Darkness, menomale non ne hai mai voluto sapere: ti
avrebbe ucciso alla prima occasione. E probabilmente avrebbe ucciso anche me
inventando poi chissà che cosa.»
Gli appoggiò una mano sulla spalla, «Ascoltami, le uniche
autorità che ho sempre riconosciuto siete tu e Matt. Ho deciso di avere fiducia
in voi e non mi sono sbagliato. Respira profondamente: è finita.»
«Che ne facciamo di lui e i due Estrada?» chiese Drake.
«Di loro ce ne occupiamo io e Richard» rispose Matthew. «E’
già tutto predisposto. Non preoccupatevi.»
Sentiva i singhiozzi di sua madre, ma sapeva che c’era suo
padre accanto a lei.
Registrò un movimento alla sua destra. Jennifer.
Con i lacrimoni che le scendevano sulle guance.
Anche in quel momento i suoi occhi avevano un’espressione
spaventata… ma capì la sostanziale differenza dalla prima volta: questa volta
non era spaventata da lui, ma per lui.
Si tolse un guanto e le asciugò le lacrime con un gesto della
mano, «Tanto per non smentirsi mai, vero Flalagan?» chiese.
Jennifer gli gettò le braccia al collo e si strinse a lui
cominciando a singhiozzare.
Rispose all’abbraccio sollevandola da terra e la cullò.
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NOTE:
giunigiu95: continuo a viziarti… Ci sono abbastanza morti per le
tue aspettative? XD
eilinn: No… la talpa non era
Lewing… sorpresa? Grazie per aver commentato.
Zarah: mi hai delineata come un ragnetto infaticabile, per fortuna quegli
animaletti non mi stanno poi così antipatici.
Grazie per le tue analisi.