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Autore: hearmepayne    13/07/2015    7 recensioni
Ziam | Accenni Larry/Sophiam | ~15.2k
A Zayn piacque credere che quel sorriso sulle labbra di Liam nascondesse sincerità dietro ad uno spesso velo di ubriachezza, e fu estremamente felice di non aver bevuto, perché, a differenza dell’amico, lui quel bacio -il primo e l’ultimo- se lo sarebbe ricordato per sempre.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Right next to you, Liam

                                                        ​




«Liam, dobbiamo organizzare una vacanza. Dove andiamo quest’estate?» chiese Zayn.
«Sempre se ci danno le ferie nel solito periodo!» replicò Liam.
«E tu sii positivo» sbuffò Zayn «dai, dove ti piacerebbe andare?»
«Beh, considerando che non abbiamo ancora iniziato la promessa che ci facemmo quel giorno alle medie, direi che va bene ovunque»
«Non sei d’aiuto» lo rimproverò Zayn, con uno sguardo scocciato ma divertito.
«Mmh, facciamo così. Dimmi: se potessi vivere da qualche parte nel mondo, dove vivresti, Zayn?»
Zayn sorrise. «Proprio accanto a te, Liam» gli rispose, per poi abbracciare il suo amico teneramente.
Liam si cullò in quell’abbraccio per qualche istante, pensando di essere davvero fortunato ad avere una persona come Zayn nella sua vita: era l’amico migliore del mondo, e non lo diceva tanto per dire, lui lo pensava davvero.

                                                                                       ***

Zayn e Liam erano migliori amici dai tempi delle medie; erano gli unici della classe che non conoscevano nessuno, così legarono più facilmente. Zayn, con i capelli cortissimi , il viso ambrato e occhi scuri e profondi, Liam, con i capelli che gli coprivano gli occhi color nocciola e il naso a patata.
«Ciao, io sono Liam, e tu da dove vieni?» gli aveva chiesto il ragazzino il primo giorno di scuola, probabilmente incuriosito dai tratti orientali di Zayn.
«Io sono di Bradford» aveva risposto «ma mio papà viene dal Pakistan»
«Dev’essere bello il Pakistan. Sai, io vorrei viaggiare tanto quando sarò grande»
«Non so, non ci sono mai stato, ma anche a me piacerebbe viaggiare»
«Allora potremmo andare insieme in Pakistan. Diventeremo compagni di viaggi, ci stai?»
«Sarebbe stupendo» e i due sorrisero allegramente, contenti di aver trovato un nuovo amico.
E così erano passati dieci anni e insieme avevano trascorso la maggior parte del tempo, trovando anche nuove amicizie. Erano sempre andati d’accordo, a parte poche piccole discussioni a causa di qualche ragazzina che adesso non ricordavano neanche più. Avevano affrontato gli anni dell’ adolescenza, quelli che dicono essere i più difficili, sapendo di poter contare l’uno sull’altro: e forse proprio per questo erano cresciuti serenamente, superando insieme ogni difficoltà.
Ora avevano venti anni e si erano trasferiti insieme da Bradford a Londra, così da poter frequentare l’università. Zayn seguiva i corsi di design e arti, mentre Liam studiava letteratura inglese.
Venivano dei periodi, soprattutto sotto esami, in cui si vedevano pochissimo, magari un’oretta a colazione, se non si considerano le notti, in cui dormivano stanchi per le giornate passate tra corsi, studi e lavoro.
Zayn, infatti, lavorava in un istituto di moda come aiutante, disegnando qualche modello di abiti una volta ogni tanto, ma passando la maggior parte del tempo a sistemare scartoffie o a portare caffè ai grandi dell’istituto. Per fortuna era ben pagato, e questo gli faceva apprezzare di più il suo lavoro, anche quando non faceva ciò che sognava di fare un giorno, qualche anno più avanti.
Liam, invece, faceva i turni in un discobar, lavorando come barista o come cameriere, a seconda delle necessità. Il suo stipendio, purtroppo, era nettamente inferiore a quello di Zayn, nonostante i suoi turni fossero spesso lunghissimi e capitava che venisse chiamato a lavoro proprio all’ultimo minuto.
Questo di certo non aiutava a farli vedere più spesso, ma tra di loro non era cambiato nulla: sapevano sempre di poter contare l’uno sull’altro, proprio come dieci anni prima.
Queste giornate frenetiche e l’assenza di Liam, però, pesavano molto su Zayn, che non sapeva come interpretare il fatto che non passava giorno in cui non si fermasse e sentisse il bisogno di parlare con lui.
Non lo chiamava tutte le volte, anche perché non sempre il loro tempo libero coincideva, ma se avesse potuto, avrebbe avviato la telefonata anche dieci volte al giorno.
“Forse devo ancora abituarmi a non vederlo tante ore al giorno come tempo fa” si diceva, “è sempre il mio migliore amico e quindi mi manca”. “E allora perché non chiami Niall? O Harry o Louis?” e a questo punto cercava di scacciare quella vocina contrastante e fastidiosa, preferendo ignorarla e non darsi una risposta.
Così ricominciava a catalogare quell’immensità di fogli pieni di schizzi di giacche, vestiti e scarpe, e a volte si fermava a guardarli. “Io potrei fare di meglio” si diceva, sognando di aprire un’accademia tutta sua, un giorno.
Zayn non era una persona sicura di sé, anzi; era molto riservato e introverso e non era mai capace di fare una scelta definitiva. Ma su una cosa non aveva dubbi: amava disegnare, soprattutto quando si trattava di moda, e in questo ci sapeva fare davvero.
Su questo aspetto Liam, invece, era molto insicuro: adorava scrivere e quando aveva qualche ora libera -non capitava quasi mai- si sedeva al tavolo della cucina con il suo pc e iniziava a buttar giù qualcosa. Zayn, sdraiato sul divano, gli lanciava qualche occhiata furtiva e pensava a quanto fosse ancora più bello quando si concentrava su ciò che faceva.
Ma ogni volta Liam finiva per sbuffare e cancellare tutto, poi chiudeva il pc e sospirava.
«Magari la prossima volta avrò più ispirazione» diceva, ma ormai non ci credeva neanche più.
Eppure una volta capitò che Liam si dimenticasse di cancellare l’opera iniziata e andasse a dormire senza spegnere il computer, così Zayn, incuriosito, andò a sedersi sulla sedia, ancora calda della presenza di Liam, e lesse ciò che aveva iniziato a scrivere.
A Zayn erano piaciute quelle parole e pensava che il modo in cui Liam le aveva accostate risultasse semplicemente perfetto; eppure il ragazzo, il giorno seguente, eliminò anche quelle.
Da quella sera Zayn aveva cercato altri appunti di Liam, e ogni volta che gli si presentava l’occasione, tentava di leggere qualcosa.
«Perché lo hai fatto, Lee?» gli chiese Zayn una mattina, con la bocca piena di cereali.
«Fatto cosa?» domandò Liam, confuso.
«Perché hai cancellato ciò che hai scritto ieri sera?»
«Perché non mi piaceva; non è una novità»
«Ma era scritto benissimo!» sbottò il moro.
«Ma tu lo dici solo perché sei mio amico, Zayn. E poi, non leggere più niente, ok? Quando sarò convinto di qualcosa -se mai accadrà- allora sarai il primo a cui mi rivolgerò, te lo prometto»
Zayn sbuffò, alzandosi per andare a lavare la sua tazza.
«Perché non inizi a credere in te stesso, Liam? Per una volta potresti ascoltarmi»
«Oh, non iniziare» si lamentò Liam, per poi andare in camera sua a vestirsi, prima che Zayn potesse replicare ancora.
Quello, infatti, era uno dei motivi più frequenti di discussione: a Zayn non andava proprio giù il fatto che Liam non credesse di scrivere qualcosa di buono, e non gli piaceva nemmeno che non credesse alle sue parole quando gli diceva che era così gentile solo perché suo amico. A Zayn piaceva davvero ciò che Liam scriveva, sennò glielo avrebbe detto: si erano sempre detti tutto, nel bene e nel male, e in quei dieci anni anche le critiche che si erano rivolti li avevano aiutati a crescere e a fidarsi l’uno dell’altro.
Dopo dieci minuti, Liam tornò in cucina. Aveva un paio di jeans chiari, una t-shirt bianca e una camicia a quadri sul rosso, legata in vita.
Zayn si ritrovò a fissarlo, pensando che vestito così stesse davvero bene.
“Ma per te Liam sta sempre bene” si disse.
Perché? Perché gli capitava così spesso di osservarlo e pensare che fosse bello? Sì, era oggettivo, non era l’unico a dirlo, ma a Zayn succedeva troppe volte.
Era normale che, mentre parlavano, il suo sguardo si perdesse per pochi istanti sulle labbra di Liam, e che, qualche volta, sentisse l’impulso di baciarle?
Era normale che quando capitava che Liam girasse per casa in boxer, non potesse fare a meno di guardare il suo perfetto lato b?
O peggio, era normale che quando Liam aveva il morale a terra, automaticamente Zayn si sentisse male per lui? E non era semplice preoccupazione, ma si sentiva frustrato quando neanche lui riusciva ad aiutarlo.
Tutti questi pensieri frullavano nella mente di Zayn almeno una volta al giorno, da qualche mese ormai, e non ne poteva già più.
«Ehi, Zayn, hai capito?» chiese Liam, riportando il moro sulla Terra.
«Ehm, no, scusa»
«Ho detto che oggi non torno a casa. Ora vado a lezione e poi ho doppio turno al bar, tornerò stanotte verso le tre» ripeté «Stai bene?»
«Sì, benissimo. Buona giornata, Lee»
«Anche a te» sorrise e si avviò alla porta. Prima di richiudersela alle spalle, si voltò verso Zayn un’ultima volta. «Domani ho la giornata libera, andiamo a prenotare la vacanza e poi facciamo qualcosa di carino?»
«Volentieri Liam, guardo se riesco a liberarmi anche io»
«Grandioso! Sento anche i ragazzi, allora. Ciao!» e se ne andò, senza dargli il tempo di salutarlo.

                                                                                      ***

Erano le quattro del mattino e Zayn se ne stava sul divano, facendo zapping alla tv e muovendo freneticamente la gamba destra. Liam non era ancora tornato, gli aveva mandato un messaggio ma non aveva ricevuto alcuna risposta e lui era dannatamente preoccupato. Era già in ritardo di un’ora e non succedeva mai.
Zayn si alzò di scatto e iniziò a muoversi avanti e indietro per la sala, per poi appoggiarsi alla finestra che dava su Hyde Park. In lontananza si poteva vedere la London Eye illuminata e, se non fosse stato così agitato, avrebbe pensato che fosse un panorama bellissimo.
Compose il numero di Liam e provò a chiamarlo: uno, due, tre squilli, e poi la segreteria.
«Dannazione» sbottò Zayn. Si accese una sigaretta, la pose tra le labbra ed inspirò a larghi polmoni, chiudendo gli occhi.
Era marzo e l’aria gli soffiava fredda sul viso.
“Magari gli hanno prolungato il turno e non ha avuto neanche il tempo di avvisare. Per come lo fanno lavorare, povero ragazzo!” pensò Zayn, cercando di tranquillizzarsi.
E così passò cinque minuti sotto l’effetto benefico del suo pensiero e della sua sigaretta, finché non sentì un paio di chiavi girare nella serratura.
Si voltò di scatto e vide Liam entrare in casa, sano come un pesce.
«Grazie al cielo sei tornato» disse, abbandonandosi a un sospiro.
«Scusa Zayn, non pensavo fossi sveglio, sennò ti avrei avvisato»
«Non riuscivo a dormire. Sono le cinque Liam, ero preoccupato»
Liam rise. «Dovresti uscire un po’ Zayn, ti farebbe bene, sei troppo ansioso»
«Non ho le forze di uscire dopo giornate così lunghe» disse Zayn, tornando sul divano.
«Senza offesa, ma il lavoro più pesante ce l’ho io, e come vedi stasera sono uscito e non sono morto» replicò il biondo, bevendo da una bottiglia d’acqua.
«Non eri a lavoro?» domandò Zayn, perplesso.
«Sono stato al bar fino alle tre, come ti avevo detto, ma poi ho invitato una ragazza a bere qualcosa, così siamo andati al Funky Buddha»
«Ahh» fu tutto quello che Zayn riuscì a dire.
Si era preoccupato per Liam tutta la notte, mentre lui se la spassava con la prima sconosciuta, senza rispondere né ai suoi messaggi né alle sue chiamate.
Liam non sembrò notare la reazione di Zayn e continuò. «Non immagini quanto è bella, amico. Alta, mora, un paio d’occhi verdi stupendi!» disse soddisfatto. «Si chiama Sophia»
«Mi fa piacere Liam» rispose il moro, senza entusiasmo.
«Domani usciamo di nuovo, sai? Ovviamente noi andiamo prima a prenotare la nostra vacanza, ma poi ho bisogno di rivederla, mi capisci?» iniziò Liam, come un fiume in piena. «Sai, l’ho riaccompagnata a casa e -al diavolo le regole del primo appuntamento!- l’ho baciata e… e chiaramente non ti interessa ciò che ti sto dicendo, vero Zayn?» finì Liam, osservando lo sguardo perso dell’amico.
«Scusa Liam, sono molto stanco» si giustificò Zayn, alzandosi e dirigendosi verso le scale. «Buonanotte»
«Buonanotte Zayn» rispose Liam, perplesso e un po’ deluso.

                                                                                          ***

«Zayn, andiamo a ballare!» disse Liam ad alta voce, cercando di sovrastare la musica ad alto volume. Gli prese la mano, ma il moro pose resistenza.
«Non so ballare, lo sai»
«Ma neanche io» ribatté Liam «dai, ti prego, fallo per me» e Zayn non seppe resistere a quello sguardo così dolce, così si aggrappò alle dita di Liam e si lasciò trascinare sulla pista.
La musica era assordante, le luci a intermittenza allucinavano la vista e il corpo di Liam a pochi centimetri dal suo mandava Zayn letteralmente in tilt.
Il moro cercava di cogliere il suo sguardo fra quei lampi di luce bianca, mentre si muoveva tentando di non sfigurare vicino al suo fidanzato che, al contrario di quanto aveva detto precedentemente, sapeva ballare eccome.
Liam gli avvolse i fianchi con le mani e lo avvicinò a sé, continuando a ondeggiare ininterrottamente.
«Stai andando alla grande» gli urlò all’orecchio, per poi sfiorargli il lobo con le labbra.
Zayn sussultò e gli poggiò le mani dietro alla nuca, attirandolo verso il suo viso.
Si sorrisero, e in una frazione di secondo riuscirono a cogliere l’uno la felicità dell’altro.
Liam annullò la poca distanza tra di loro e sigillò le labbra di Zayn con le sue.
Fu un bacio leggero e morbido, all’inizio, finché Zayn non schiuse le labbra e…
E si svegliò, il viso leggermente imperlato di sudore e il cuore che gli batteva a mille.
Era la prima volta che sognava Liam. O meglio, era la prima volta che sognava Liam in quel modo.
Che cosa gli stava succedendo?
Erano le sette del mattino e stava dormendo da un’oretta, considerando l’accaduto di poche ore prima.
Zayn si alzò e si diresse verso il bagno, per poi spogliarsi e buttarsi sotto il getto d’acqua fredda.
Chiuse gli occhi e si strofinò i capelli lunghi e neri, che gli ricadevano da un lato solo della testa, mentre dall’altro era rasato.
Come se con quel gesto potesse lavare la sua mente, ripulirla da quel sogno e da quei pensieri che ormai da troppo tempo lo tormentavano.
Era possibile che fosse innamorato di Liam? Solo quella era la risposta che riusciva a darsi alle mille domande cui cercava una soluzione.
Ma quando era successo?
E quanto lo avrebbe incasinato questo sentimento?
Zayn non poteva saperlo, e per ora non voleva nemmeno.
Passarono forse venti minuti, così Zayn uscì dalla doccia e tornò sulle lenzuola ancora accaldate, cercando di riaddormentarsi, tutto bagnato e avvolto nel suo telo bianco.

                                                                                         ***

«Zayn, sveglia!» urlò una voce non molto distante da lui.
Il moro si mise il cuscino sulla testa, voltandosi per continuare a dormire.
«Dai, amico, dobbiamo prenotare la vacanza!» continuò la voce, ormai nota, di Liam.
«Forza, che poi devo vedere Sophia!»
Sophia. Quel nome bastò per svegliarlo completamente. Scansò -forse con troppa violenza- il cuscino e si mise a sedere sul letto.
«Oh, bastava il nome di una ragazza allora!» ironizzò Liam, che venne subito pietrificato dallo sguardo di Zayn.
«Buongiorno, principessa» ridacchiò Liam, che aveva posato lo sguardo sulle parti inferiori dell’amico.
Zayn seguì la traiettoria dei suoi occhi, per poi rendersi conto che, mentre dormiva, il telo intorno alla vita gli si era aperto, lasciando al vento le sue nudità.
Si coprì immediatamente con un lembo del lenzuolo stropicciato, arrossendo come un bambino.
«Ti sei divertito con Federica, la mano…» ma Zayn non lo lasciò finire e disse: «Oh per carità, Liam! Ho fatto una doccia notturna, ok? E ora sei pregato di uscire e lasciarmi vestire, se ci tieni a non tardare al tuo appuntamento» sbottò Zayn, risultando fin troppo avvilito.
«Nervosetto, eh?! La mattina ti rende sempre antipatico, ma stamattina sei ingestibile!» disse, avviandosi alla porta. «Spero migliori, sennò rimandiamo» terminò Liam, uscendo dalla stanza.
Zayn sbuffò, per poi alzarsi e andarsi a vestire.
Indossò un paio di skinny neri, con gli strappi alle ginocchia, e una felpa rossa col cappuccio, poi infilò le vans in tono con la felpa e andò al piano terra.
Liam era seduto al tavolo, divorando biscotti. Indossava ancora la solita t-shirt del giorno precedente e Zayn storse il naso.
«Che c’è?» domandò Liam, guardando perplesso nella sua tazza.
«Dovresti cambiarti, puzzi di sicuro con i vestiti di ieri»
«Sì, ora vado. Devo ancora lavarmi» rise Liam.
«E mi hai svegliato perché…?» domandò Zayn, bevendo l’ultimo goccio di latte rimasto nella bottiglia.
«Perché non passiamo mai del tempo insieme, e ora che possiamo, non voglio sprecarlo perché tu dormi fino a mezzogiorno» rispose Liam, in tutta tranquillità.
Zayn si addolcì sentendo quelle parole, ma poi si ricordò di Sophia e tornò acido.
«Non stiamo mica insieme mentre ti fai la doccia» rispose Zayn.
Liam rise. «Chi l’ha detto?» domandò.
Il cuore di Zayn perse un battito e si immaginò Liam nudo sotto il getto d’acqua e lui, altrettanto nudo, avvinghiato alle sue spalle possenti.
Scrollò la testa, mandando via quell’immagine fin troppo erotica.
«L’ho detto io, Liam» rispose, una volta riacquistato il controllo della ragione «e poi ricordati che stai uscendo con Sabrina, non con me» continuò, non perdendo l’occasione di rinfacciarglielo diplomaticamente.
«Si chiama Sophia» rise Liam.
«Ok, Sophia allora» replicò Zayn, rubandogli un biscotto.
«Allora vado a lavarmi» disse il biondo alzandosi «sicuro che non vuoi venire?» gli chiese ancora, ammiccante.
«Vai Liam, vai» disse Zayn, cacciandolo con un gesto della mano tatuata.
Liam scoppiò a ridere e si allontanò. Zayn sorrise tra sé e sé.
“Amore o no, è l’amico migliore del mondo!”
Dopo circa mezz’ora la sala fu invasa del profumo di Liam. One Million, Zayn lo avrebbe riconosciuto a chilometri di distanza.
Si voltò a guardarlo: aveva sistemato i capelli in un ciuffo che gli lasciava libera la fronte e aveva indossato anche lui dei pantaloni neri, abbinandoli ad una t-shirt grigia.
«Sei pronto?» chiese Zayn.
»Sì, andiamo»
E così andarono in macchina e qualche minuto dopo giunsero all’agenzia di viaggi.
«I ragazzi?» domandò il moro.
«Non potevano venire, ma ci hanno lasciato libera scelta» fece l’occhiolino e scese dall’auto, dirigendosi verso l’ingresso, seguito da Zayn.

                                                                                     ***

Alle cinque del mattino suonò la sveglia, proprio come Zayn l’aveva programmata la sera prima.
Erano passati tre mesi da quando aveva prenotato la vacanza insieme a Liam e finalmente le ferie tanto attese erano arrivate.
Avrebbero passato due settimane su un’isola caraibica, in una casa che avevano affittato, insieme a quattro dei loro amici, Harry, Louis, Niall ed Andy.
Niall avrebbe portato anche la sua ragazza, Nathalie, che sarebbe venuta insieme ad una sua amica “perché lei da sola non cinque uomini non voleva starci”, aveva detto il biondino. E allora aveva acconsentito, anche perché non sopportava l’idea di passare due settimane senza di lei.
Si erano conosciuti sei mesi prima all’università ed era stato amore a prima vista.
Tutti i ragazzi approvavano, Nathalie era simpatica e soprattutto rendeva Niall felice, anche se a volte era impossibile starlo a sentire mentre parlava di lei per la maggior parte del tempo.
Anche fra Liam e Sophia le cose andavano alla grande, ormai stavano insieme ufficialmente e lui l’aveva presentata a tutti i suoi amici. Sembrava una brava ragazza, gentile e solare, e Zayn aveva notato quanto Liam stesse bene insieme a lei, quindi aveva deciso di accantonare i suoi sentimenti in un angolino del suo cuore e risultare simpatico nei loro confronti. In fondo era il migliore amico di Liam e doveva essere contento per lui se forse aveva trovato l’amore, al di là del fatto che Zayn si fosse innamorato proprio di lui.
Infatti Zayn, ormai, l’aveva capito, anzi, l’aveva ammesso a sé stesso, perché quello poteva essere l’unico motivo per cui si sentisse le farfalle nello stomaco ogni qualvolta Liam gli si avvicinava per una ragione, e l’unica spiegazione all’immotivata ostilità nei confronti di Sophia. Ostilità che, però, aveva deciso di celare, finché gli fosse possibile. Non aveva affatto intenzione di rovinare il rapporto tra Liam e Sophia, né soprattutto voleva rovinare l’amicizia che lo legava a lui da troppi anni. Se Liam avesse scoperto i suoi sentimenti, non avrebbe potuto accettarli e i due si sarebbero allontanati, per decisione o per forza di cose, e questa era l’ultimo desiderio di Zayn. Se non poteva averlo come fidanzato, almeno lo voleva come amico, e avrebbe difeso quel rapporto con tutte le sue forze, anche se questo richiedeva di fingere e soffrire pur di celare i propri sentimenti.
Per sua fortuna, quando Liam chiese a Sophia di andare in vacanza con loro, la ragazza in quelle settimane era già impegnata in una sfilata -infatti era una modella- e dovette dire di no.
“Grazie al cielo abbiamo già prenotato!” pensò il moro quando l’amico glielo raccontò.
E così Zayn si alzò dal letto, facendo meno fatica delle altre mattine, e andò a prepararsi. Scelse un paio di freschi bermuda azzurrini, abbinati ad una canottiera nera, così che stesse comodo durante il lungo viaggio in aereo.
Mise le ultime cose in valigia, poi chiuse il tutto e andò di sotto, scontrandosi in fondo alla scala con Liam, che stava risalendo per prendere gli occhiali da sole che aveva dimenticato.
«Buongiorno Zay» sorrise.
Zayn adorava quando l’amico lo chiamava in quel modo e il suo volto si illuminò. «Giorno Lee, sei pronto?»
«Prontissimo e carichissimo! Prendo una cosa su e arrivo!» e così si dileguò su per le scale, per poi tornare giù dopo pochi secondi.
Lo sguardo di Liam si posò sulle braccia di Zayn; la canottiera che indossava gli lasciava scoperti molti dei tatuaggi che aveva e che a Liam piacevano tanto su di lui. Zayn aveva le braccia e il busto coperti di tatuaggi, e qualcun altro ancora sparso per il corpo; Liam, invece, preferiva averne di meno, anche se pensava che su Zayn stessero davvero bene.
«Finirai mai?» gli chiese, dopo averlo osservato.
«Che cosa?» domandò Zayn, confuso.
«Di disegnarti la pelle in quel modo»
«Ahh» Zayn sorrise «non penso, ogni tatuaggio ha un significato, lo sai, e adoro esprimerlo disegnandolo e tatuarmelo poi sulla pelle»
Liam sorrise e annuì. Sapeva benissimo che Zayn era una persona molto introversa e l’unico modo in cui esprimeva le proprie emozioni era attraverso i disegni: e così spesso capitava che disegnasse qualcosa e che gli piacesse così tanto da andare l’indomani o il giorno stesso da Mark, il suo tatuatore fidato, per farselo imprimere per sempre.
I due presero le valigie e, chiusa a chiave la porta, andarono in macchina e partirono, diretti all’aeroporto.
«Approfitto per chiamare Sophia, dato che siamo un po’ in ritardo e forse dopo non avrò più il tempo» disse Liam, abbassando leggermente il volume dello stereo.
«Certo» si limitò a dire Zayn, fingendo indifferenza.
Liam compose il numero e posizionò il telefonino nel portacellulare dell’auto, avviando il vivavoce.
“Fantastico” pensò Zayn.
«Amore, buongiorno!» squillò la voce di Sophia, mentre il viso di Liam si allargava in un sorriso.
«Giorno piccola, dormito bene?»
«Insomma, pensavo che mi mancherai…» il suo tono si fece più basso a quelle parole.
«Anche tu Sophi, se riesci a liberarti raggiungici, ok?»
«Lo spero tanto, tu divertiti e fai il bravo, mi raccomando! Potrei diventare molto gelosa se venissi a sapere che ti sei permesso di fare a un’altra ciò che fai a me quando sei, ecco…»
«Ehi amore, c’è Zayn e sei in vivavoce» la interruppe Liam, ridendo.
Alla sua risata si aggiunse quella di Sophia. «Zayn, tienimelo d’occhio tu allora, va bene?»
«Non ho bisogno di un baby-sitter» si lamentò Liam.
«Tranquilla Sophia, lo farò rigare dritto» la rassicurò Zayn, cercando di risultare il più sincero possibile.
Tutti risero, finché non arrivarono all’aeroporto.
«Amore, ci siamo, devo lasciarti»
«Chiamami o scrivimi appena puoi»
«Certo tesoro»
Zayn scese dall’auto e prese le valigie, stanco di ascoltare anche solo un’altra parola di quella conversazione così sdolcinata e stomachevole.
Dopo un minuto fu raggiunto da Liam, e insieme entrarono nell’aeroporto, raggiungendo gli altri ragazzi che li aspettavano impazienti.
«Finalmente ce l’avete fatta!» disse Niall.
«Scusate il ritardo» rispose Zayn «Forza, andiamo»
Mentre si dirigevano verso il check-in, Nathalie presentò la sua amica Elena anche a Zayn e Liam.
Era bassina, pelle chiara, capelli corti e neri e un sorriso timido sul volto. Sembrava simpatica, però.
E così, fra il check-in e l’attesa, salirono sull’aereo dopo circa un’ora e partirono per un volo che sarebbe durato dodici ore.

                                                                                         ***

Quando i fantastici otto giunsero in pullman a quella che sarebbe stata la loro abitazione per due settimane era ancora mattina, a causa dello scombussolante fuso orario.
«Wow» mormorò Louis, prendendo in fretta la sua valigia e dirigendosi verso la casa sulla spiaggia.
«Amore, aspettami!» lo rimproverò Harry, correndogli dietro.
I due stavano già insieme quando Zayn li aveva conosciuti un anno prima ed erano una coppia davvero stabile: litigavano pochissimo, sempre per motivi stupidi, e quando erano insieme la purezza del loro rapporto la si poteva leggere nei loro occhi chiari.
Zayn sorrise a quella scena e per un attimo si chiese perché non poteva succedere anche a lui una cosa del genere. Prese la sua valigia, l’ultima rimasta, e si avviò verso l’abitazione insieme agli altri.
La casa si ergeva oltre una siepe: era di legno e, almeno da fuori, sembrava molto grande.
I ragazzi si ammassarono sui quattro scalini che portavano alla porta e quando Liam aprì, si fiondarono all’interno, curiosi e impazienti di vedere.
«E’ stupenda!» gioì Niall, guardandosi intorno e partendo subito all’esplorazione, seguito da Nathalie ed Elena, che avrebbero dormito insieme.
«Haz, dobbiamo trovarci la stanza col letto più comodo!» urlò Louis, correndo freneticamente alla ricerca delle camere da letto.
Liam scoppiò a ridere. «Trovatevi quella più lontana, piuttosto, così potete rumoreggiare quanto volete! Porcelli!»
E così rimasero Andy, Liam e Zayn.
«Vado da Niall» affermò il moro «così voi state in camera insieme, dato che Andy conosce meglio te» e così se ne andò.
Andy, infatti, era un collega di Liam, che l’aveva presentato ai suoi amici solo qualche settimana prima.
Ma Zayn aveva scelto di raggiungere Niall in primis perché non voleva condividere una stanza con Liam -sarebbe stato troppo difficile per lui- e poi, forse, per Andy.
«Niall, dormo con te» sorrise Zayn, appoggiando la valigia sul letto matrimoniale.
«Non russi, vero?» chiese preoccupato.
«No, non credo» rise Zayn.
«Fantastico, perché io sì» disse, prima di iniziare a sistemare le sue cose nell’armadietto.
«Imbecille» scherzò Zayn, e tornò in sala. Liam ed Andy non c’erano più, così si concentrò sull’ambiente.
Al centro della stanza c’era un grosso divano bianco che avrebbe facilmente accolto tutti e otto, un televisore enorme con tanto di stereo e lettore video e all’angolo c’erano un tavolo e una piccola cucina.
La sala affacciava, tramite un’enorme vetrata, su una spiaggia meravigliosa. Il moro uscì e dopo pochi gradini si ritrovo sulla sabbia bianca.
Gli era mancata la sensazione della sabbia scottante sotto ai piedi, gli ricordava quando era bambino e andava in vacanza con i suoi. Saltellava velocemente per bruciarsi il meno possibile, e così arrivava a riva e metteva i piedi nell’acqua, risollevandosi subito.
Lo fece anche stavolta e in pochi secondi raggiunse l’acqua del mare. Era cristallina, limpidissima, e talvolta si vedevano dei veloci pesciolini rossi guazzare qua e là.
La vasta distesa di mare davanti a sé era di un turchese meraviglioso e Zayn si sentì rivitalizzato solo a guardarla. “Wow, questo è davvero il paradiso” pensò.
Adesso che aveva pregustato il sapore che avrebbero avuto le sue prossime settimane, Zayn rientrò in casa, ma non c’era ancora nessuno.
«Ragazzi» urlò «il mare è una favola! Andate a vederlo anche voi!» e solo Niall e Nathalie seguirono il suo consiglio e dopo pochi secondi erano già fuori, correndo verso il mare mano nella mano.
Zayn si buttò sul divano e accese la televisione, notando con piacere che oltre a canali spagnoli c’erano anche quelli inglesi.
Arrivò Liam, che si diresse al frigorifero e lo aprì, con il telefono incastrato tra l’orecchio e la spalla.
«Dobbiamo assolutamente fare la spesa, non c’è neanche l’acqua» constatò, afferrando nuovamente il cellulare.
«Vado io?» chiese Zayn.
«Ehi amore!» disse Liam a Sophia, che finalmente aveva risposto. Fece cenno a Zayn di aspettare e se ne andò fuori.
Zayn, infastidito, si alzò e uscì, alla scoperta di quell’isola ma soprattutto alla ricerca di un supermercato.

                                                                                      ***

Avevano già passato sei giorni in quel paradiso terrestre e i ragazzi si stavano divertendo tantissimo. Anche Andy ed Elena si erano ormai integrati alla grande nel gruppo e Liam aveva il sospetto che forse si stessero avvicinando anche tra di loro.
«Si vede da come la guardi!» sbottò Liam con un sorrisetto sulla bocca.
«Zitto Payne» lo ammonì Andy, ma Liam continuò a ridere.
Zayn, che aveva assistito alla conversazione, si chiese se anche nel suo modo di guardare Liam si potesse cogliere qualcosa di più profondo e si promise che, d’ora in avanti, sarebbe stato più attento anche solo negli sguardi.
Non sempre, però, riusciva in questa sua nuova impresa: per esempio, il sesto giorno di vacanza Liam uscì dalla doccia e si presentò in sala, davanti a tutti -davanti a lui- solo con un telo avvolto intorno alla vita. Zayn si soffermò a guardarlo: era perfetto, con i capelli ancora grondanti di acqua, la pelle ormai abbronzata, le sue braccia possenti e quegli addominali leggermente scolpiti. Tutto quello lo mandava in ecstasy, Liam era troppo per lui, povero ragazzo costretto a reprimere ogni istinto a causa delle circostanze.
«Ragazzi, stasera si va a una festa!» esordì, come se fosse la cosa più naturale del mondo parlare seminudo davanti a tutti e attirando l’attenzione degli altri suoi amici -quella di Zayn, ovviamente, l’aveva già attirata.
Nìall si affrettò a coprire gli occhi di Nathalie, e così fece Louis con Harry, ridendo.
«Liam, copriti, ci sono persone gay e impegnate qui dentro, chi vuoi far morire?» disse Andy.
“Eh già, chi vuoi far morire?” pensò Zayn.
«E poi penso che Sophia sarebbe gelosa, non credi?» continuò Niall.
Liam sbuffò e si diresse verso la camera. «Comunque preparatevi, fra un’ ora usciamo!»
E così iniziò la corsa al bagno, che fu vinta dalle due ragazze.
«Oh no, così usciremo fra tre ore!» si lamentò Harry.
«Ma senti chi parla!» replicò il biondino «quello che prima di uscire passa due ore solo davanti allo specchio!»
Zayn ridacchiò e, intanto che aspettava il suo turno, andò a scegliere i vestiti. Svuotò la valigia, del tutto indeciso tra i tanti capi d’abbigliamento.
Voleva sembrare il più bello possibile e sì, voleva farlo per Liam. Ok che era fidanzato, ok che era etero, ma nel profondo del suo cuore Zayn sperava in un qualche miracolo.
Alla fine optò per un altro paio di skinny neri, una camicia stretta bianca e un giubbotto in pelle.
Quando, all’ultimo quarto d’ora, riuscì ad andare in bagno, si sistemò i capelli con del gel. Adorava la nuova pettinatura, anche se a volte gli balenava l’idea di rasarsi anche l’altra metà della testa.
In poco tempo, uscì, e così tutti quanti ebbero finito di prepararsi.
«Che figo, Zayn!» si complimentò Liam -proprio lui- e Zayn sorrise. «Anche tu stai bene, amico», “più che bene” pensò, guardandolo furtivamente dalla testa ai piedi. Aveva indossato un paio di jeans stretti, una camicia e un cappello a bombetta neri.
Uscirono di casa e trovarono due taxi ad aspettarli.
«Wow Liam, ti sei proprio organizzato bene» disse Andy.
Così si divisero nelle due macchine e dopo una ventina di minuti arrivarono ed entrarono in un locale.
Era gremito di gente e la musica era altissima. Videro che c’era anche una parte esterna, così andarono all’aperto e scoprirono che quel posto dava sul mare.
C’erano persone di tutti i tipi: per lo più ragazzi, ma di ogni provenienza, vestiti nelle maniere più strane e diverse; c’era poi chi ballava, chi beveva, chi era già ubriaco e chi si baciava. L’atmosfera era bellissima, così come le luci colorate e cangianti.
Dopo non molto tempo Zayn si ritrovò da solo con Elena, che si guardava intorno un po’ spaesata, in mezzo a un mare di persone danzanti.
«Ehi, sei rimasta sola?» chiese Zayn, avvicinandosi al suo orecchio.
«Sì, ho perso gli altri»
«Nathalie sarà stata sicuramente rapita da quell’appiccicoso di Niall» scherzò il moro e la ragazza rise. «Già», disse, prima di essere tirata via da Andy, che se la rigirò tra le braccia, per poi baciarla, cogliendola di sorpresa.
Zayn sorrise e si allontanò: era stata una scena davvero tenera, ma queste effusioni ultimamente lo disgustavano.  
Una ragazza gli si piazzò improvvisamente davanti, iniziando a ballare sempre più vicino a lui.
«Ciao splendore» gli disse «sei da solo?» avvicinandosi ancora fino a sfiorarlo con il corpo.
«No, da qualche parte ci sono i miei amici» disse il moro, allontanandosi leggermente.
«Allora mi fai compagnia?» chiese, prendendogli le mani e portandole sui suoi fianchi.
«V-va bene» rispose Zayn, più per cortesia che per interesse.
«Mi chiamo Sarah, e tu?» chiese lei, felice, ondeggiando il corpo.
«Zayn» rispose il moro, che iniziò a sciogliersi.
Sarah appoggiò le braccia sulle spalle di Zayn e iniziò a strusciarsi su di lui, guardandolo negli occhi. «Sei proprio bello, Zayn» disse.
«Anche tu lo sei» e lo disse sinceramente, perché era davvero una ragazza stupenda. Lunghi capelli ricci e neri, occhi scuri e un fisico mozzafiato.
Zayn provò a godersi quel momento che qualsiasi uomo sulla Terra avrebbe desiderato, così poggiò le mani sul fondoschiena della ragazza e accompagnò i suoi movimenti.
Sarah gli prese il volto e, avvicinandosi, gli lasciò una serie di piccoli bacetti umidi sugli zigomi.
Zayn allora si fiondò sulle labbra già schiuse della ragazza e vi infilò la lingua, assaporando ogni angolo della sua bocca.
Fu un bacio abbastanza lungo e vorticoso, ma Zayn si muoveva in quella bocca per inerzia: non provava niente, nonostante cercasse di stimolare una qualche reazione da uomo tastando ogni parte del corpo sinuoso di Sarah, che invece sembrava gradire le mani di Zayn così apparentemente affamate di lei.
Allora Zayn si staccò bruscamente, mormorando un semplice «scusa» e incamminandosi verso il mare scuro, lasciando Sarah da sola in mezzo alla pista, confusa e ancora accaldata.
Il moro si tolse le scarpe e le lasciò sulla sabbia, quella che non veniva bagnata dal mare, e poi andò a sistemarsi su uno scoglio.
Quella ragazza così sexy lo aveva desiderato fin da quando si era avvicinata, ma lui l’aveva respinta. Perché non era attratto neanche da una bellezza così? Possibile che non fosse rimasto neanche un brandello di eterosessualità in lui?
Perché quando si stavano baciando, lui desiderava con tutto sé stesso che quelle labbra così morbide fossero di Liam? Bramava toccare il suo corpo, accarezzare la sua pelle, sentire il suo profumo addosso, ma non poteva.
E più desiderava queste cose e acquisiva sicurezza dei suoi sentimenti nei confronti di Liam, più la situazione si complicava sfuggendogli di mano. Ormai era fuori controllo, non riusciva più a dominare quel sentimento, e in quel momento si sentiva un forte ardore crescergli nel petto e dilagarsi nelle membra, nella testa, in tutto il corpo.
«Ehi, ragazzo tenebroso, che fai qui da solo?»
“No, proprio lui no” pensò Zayn, alzando lo sguardo verso il suo amico. Erano in quel locale da circa un’ora e Liam aveva un aspetto già terribile. I suoi occhi si erano fatti piccoli e lucidi, le sue labbra più rosse del solito, e teneva in mano una bottiglia di vodka alla fragola.
Zayn si alzò per raggiungerlo, preoccupato. «Liam, sei ubriaco» disse, e gli uscì come un rimprovero, non come una constatazione.
«Può darsi» rise Liam «ma mi sto divertendo, non come te» continuò.
Zayn lo fece sedere sullo scoglio. «Se devi vomitare fai pure» gli disse.
«Tu non ti diverti mai, Zayn! L’altra volta mi hai detto che eri stanco per il lavoro, e ora per cosa sei stanco?»
«Mi sto divertendo, Liam, tranquillo»
«Stando da solo? Mi stai evitando da tempo, vero? Me ne sono accorto io, che pensi?»
Lo stomaco di Zayn si aggrovigliò, stringendosi in una morsa soffocante. Quello non era solo l’effetto dell’alcol, Liam se n’era accorto davvero.
«Ma che dici, Lee?» cercò di sdrammatizzare il moro, ridendo. «Siamo tanti e sto con tutti, non è che ti evito!»
«Mmh, sarà» replicò Liam, per niente convinto, avvicinandosi la bottiglia alle labbra.
«Basta bere» gli disse il moro, ma Liam fece finta di non sentirlo. Zayn, allora, si alzò e gli prese la bottiglia, facendogli accidentalmente cadere il resto della vodka sulla maglia nera, che gli aderì al corpo. Anche Liam si alzò di colpo e lo spinse. «Chi ti credi di essere, eh?« urlò. «Mi sono stancato del tuo comportamento da stronzo lunatico, Zayn! Io rivoglio il mio migliore amico! Che cosa ti succede?» continuò.
Zayn non l’aveva mai visto così arrabbiato, ma cercò di convincersi che fosse colpa dell’alcol e non sua. Così non disse una parola, lo guardò inerme, lasciandolo sfogare.
«Rispondi, cazzo! Perché mi stai evitando? Che cosa ti ho fatto?» urlò ancora Liam, avvicinando il viso a quello di Zayn.
Ed eccolo, Zayn lo sentiva ancora quel fuoco che continuava a crescergli dentro e si mischiava al forte odore di vodka e fragola di Liam.
Del tutto fuori controllo, Zayn strinse il viso di Liam tra le sue mani e premette le labbra sulle sue.
Quando si rese conto di ciò che aveva fatto, aprì gli occhi, staccandosi leggermente da lui, che invece li aveva chiusi. Inaspettatamente, Liam tirò Zayn dai fianchi per avvicinarlo e permise alle loro labbra di toccarsi una seconda volta. A quel punto, Zayn chiuse di nuovo gli occhi e baciò delicatamente le labbra di fragola di Liam, che lo sorprese ancora quando la sua lingua si fece spazio nella bocca del moro. E così approfondirono il bacio, assaporandosi e gustandosi l’un l’altro.
Zayn voleva fermarsi, era lui quello sobrio tra i due, ma quel gusto alcolico nella bocca di Liam, il corpo bagnato di vodka appiccicato al suo, le mani che toccavano avidamente quelle braccia possenti che da tanto desiderava come sue, tutto questo bastò per ubriacare anche Zayn.
Passarono, forse, cinque minuti, quando finalmente i due sciolsero l’abbraccio delle lingue e, ancora avvinghiati e ansimanti, si guardarono negli occhi e sorrisero.
A Zayn piacque credere che quel sorriso sulle labbra di Liam nascondesse sincerità dietro ad uno spesso velo di ubriachezza, e fu estremamente felice di non aver bevuto, perché, a differenza dell’amico, lui quel bacio -il primo e l’ultimo- se lo sarebbe ricordato per sempre.

                                                                                       ***

Erano passati due giorni dalla festa -da quel bacio- e Zayn e Liam non si erano quasi rivolti la parola, fatta eccezione per alcune semplici frasi di formalità.
Zayn non sapeva perché Liam non gli parlasse: se si fosse ricordato di ciò che era successo o se quella fosse soltanto una normale reazione al comportamento di Zayn, che, invece, cercava di evitarlo volutamente. Qualunque fosse la verità, per Zayn era un casino. Infatti, se Liam si fosse ricordato di quel bacio, la loro amicizia sarebbe precipitata giorno dopo giorno; se, invece, Liam lo evitava perché così faceva Zayn, anche quello avrebbe complicato i rapporti tra i due.
Louis si era accorto dell’insolita tensione che si era venuta a creare tra Zayn e Liam, così, quando vide che Zayn era da solo in acqua, approfittò del momento e lo raggiunse per chiedergli spiegazioni.
«Ehi Zayn» lo salutò.
«Ciao Lou» ricambiò Zayn.
Louis esitò un attimo, poi parlò. «C’è qualcosa che non va, vero, tra te e Liam?»
Zayn, colto di sorpresa, tossì. «Perché me lo chiedi?»
«Perché è evidente»
Zayn sospirò. «Sì, c’è qualcosa che non va» ammise.
«Vuoi parlarne?» chiese Louis dolcemente.
No, Zayn in realtà non voleva parlarne, eppure qualcosa lo spinse a farlo, forse il bisogno di sfogarsi con qualcuno, perché tutta quella situazione stava diventando troppo pesante da gestire da solo.
E poi, chi più di Louis poteva aiutarlo o quanto meno capirlo? Allora Zayn prese coraggio e disse: «Credo di essermi innamorato di Liam». Parlò sottovoce, con lo sguardo rivolto verso l’acqua, increspata dai movimenti delle sue mani.
Era la prima volta che lo ammetteva ad alta voce e quelle parole suonavano strane persino per lui. Erano parole minacciose, spaventose.
«Oh, cavolo» boccheggiò Louis. «E lui lo sa?»
«No, non credo»
«E allora perché si comporta così?»
«Non lo so» tentennò Zayn, ma poi continuò: «L’altra sera, alla festa, è successa una cosa…» Zayn non aveva il coraggio di parlare.
«Vai avanti, Zayn» lo invitò Louis.
Zayn sospirò ancora. «Allora, Liam è venuto da me, ubriaco, e ha iniziato a urlarmi contro, cose come “mi stai evitando, perché?” e all’improvviso l’ho baciato»
Louis strabuzzò gli occhi, ma non parlò, facendogli segno di continuare.
«Mi sono subito spostato, ma lui mi ha ritirato a sé e ha continuato ciò che io avevo iniziato. A quel punto non ho più avuto la forza di fermarlo, capiscimi…» terminò Zayn, con gli occhi che pian piano si colmavano di lacrime.
Louis abbracciò l’amico, stringendolo forte a sé. «Ti capisco» disse «perché non parli con lui? Non potete continuare a evitarvi senza saperne il motivo esatto»
«Ho paura, Lou» confessò Zayn, e le lacrime gli rigarono il viso, cadendo sulla spalla di Louis.
«Posso immaginare, ma così è ancora peggio. Finirete per rovinarvi se non vi parlate»
Zayn si sciolse dall’abbraccio e annuì.
«Forza, va’ da lui. Sei il suo migliore amico, ti vuole bene e sicuramente non vuole vederti soffrire così» continuò.
«Grazie, Lou» disse Zayn, tornando verso la spiaggia.
«Zayn?» lo richiamò Louis «lavati la faccia prima di andare da lui!»
Il moro rise e si avviò verso la casa, asciugandosi il viso.
Quando entrò, chiese ad Andy dove fosse Liam.
«In camera, penso» gli rispose, per poi rivolgere di nuovo ogni sua attenzione ad Elena. Liam ci aveva visto lungo, tra quei due era nato qualcosa.
Zayn arrivò davanti alla porta della camera di Liam e bussò con due colpetti di mano.
«Avanti» lo invitò quello, con voce assente.
Il moro aprì piano piano la porta e si infilò nella camera lentamente, richiudendosela alle spalle. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, poi si girò verso Liam, che se ne stava disteso sul letto, con addosso solo un paio di boxer bianchi. Quella che si ritrovò Zayn davanti agli occhi fu una scena paradisiaca: il corpo nudo di Liam, abbronzato, coperto solo da quel pezzo di stoffa bianca che si confondeva col bianco delle lenzuola; era un’immagine al confine tra il candore e l’erotismo, e Zayn dovette strizzare gli occhi per riprendere a respirare.
«Ciao, posso?» disse finalmente.
«Ormai sei entrato» commentò acido Liam.
«Giusto» replicò il moro, che non si aspettava affatto quella risposta.
«Che vuoi? Stavo per andare in spiaggia»
«Oh, allora ti lascio stare» Zayn fece per andarsene, ma Liam lo fermò. «No, stai pure» disse, abbozzando un sorriso che svanì in una frazione di secondo.
«Allora…» cominciò Zayn, sedendosi ai piedi del letto, lontano da Liam, che si coprì il bacino con un lembo del lenzuolo, mentre guardava l’amico impaziente di ascoltarlo.
«Mi stai evitando, vero?» domandò il moro.
«E tu che stai facendo?» disse Liam, ridendo amaramente.
«Lo so, Liam, ma non conosco il motivo» si giustificò Zayn, mentendo nella speranza che Liam non sapesse nulla.
L’amico rise di nuovo, scuotendo la testa. «Ma per favore, Zayn!» disse sprezzante «lo sai benissimo cosa ci succede»
«Non so di che parli« mentì ancora, cercando di appigliarsi a un appiglio che non vedeva neanche lui.
«Beh, allora ti delucido io: alla festa ci siamo baciati, io ero ubriaco ma tu no, e poi hai deciso di non parlarmi più, ed ora eccoci qui». Liam si alzò dal letto e si infilò un costume a pantaloncino.
«Quindi te lo ricordi» disse Zayn, e si avvilì perché non riuscì a dire nient’altro.
«Oh, me lo ricordo eccome, Zayn. Come potrei dimenticare la rabbia che ho provato?!»
«Eppure dopo ci sei stato a quel bacio» gli rinfacciò Zayn, che iniziava a innervosirsi.
«Sì, ma se potessi tornare indietro non mi ubriacherei e di sicuro non ti bacerei, dannazione! Tu perché l’hai fatto, Zayn?»
Il moro non riusciva a descrivere il suo amico in quel momento: era arrabbiato, sì, ma era anche confuso, deluso, spaventato, e voleva una risposta che Zayn aveva paura di dargli.
«Zayn, parla adesso, prima che sia troppo tardi» disse ancora, ma Zayn si alzò e si diresse verso la porta, pronto per uscire.
Liam corse verso di lui e lo fermò, prendendolo per un braccio e facendolo aderire con la schiena alla porta, poi scandì bene ogni parola: «Perché hai voluto baciarmi?» chiese ancora, avvicinando il viso a pochi centimetri da quello di Zayn.
Il moro si sentiva scoppiare la testa, contorcere lo stomaco, stringere il petto. Non ne poteva più di tenersi tutto dentro per salvare un’amicizia che comunque andava sgretolandosi giorno dopo giorno.
Sentì gli occhi pizzicare e si morse il labbro inferiore per cercare invano di ricacciare indietro quelle lacrime tanto desiderose di bagnargli il viso.
La presa di Liam sul suo braccio era ancora stretta da far male, il respiro soffiava ancora sulle sue labbra e gli occhi nocciola ardevano ancora dentro ai suoi.
«Perché sono innamorato di te» confessò, per poi scuotere il braccio liberandosi dalla presa di Liam.
Si massaggiò la pelle su cui era rimasto impresso il segno delle sue dita, poi si asciugò le lacrime.
«Sei contento adesso?» chiese, meravigliandosi di aver trovato il coraggio di affrontarlo in quel modo.
Liam, che era rimasto immobile a guardarlo, solo in quel momento si mosse e andò a sedersi sul letto. «Da quanto tempo?» chiese a flebil voce, con lo sguardo rivolto verso il pavimento.
«Io… non lo so di preciso» sospirò Zayn «forse tre mesi o poco più».
«Perché non me lo hai detto subito, Zayn? Siamo amici da dieci anni!» disse Liam, stringendosi la testa fra le mani.
«Perché avresti reagito proprio così, Liam, e io non volevo perderti» ammise Zayn, fissando il suo amico, ancora immobile.
Zayn sperava che gli dicesse che non lo avrebbe perso, che in qualche modo sarebbero andati avanti e avrebbero superato anche quella, come tutte le difficoltà che avevano già affrontato insieme, ma da Liam non arrivò alcuna parola, così Zayn capì che invece sì, l’aveva perso.


                                                                                       ***

Se prima Zayn e Liam si parlavano poco e niente, adesso era calato il gelo tra di loro, e ormai tutti i loro amici erano a conoscenza del perché.
Mancavano ancora cinque giorni alla fine di quella vacanza e Zayn desiderava con tutto sé stesso andare via prima, ma i voli erano carissimi e non aveva abbastanza soldi.
Si sentiva costantemente sotto gli occhi di tutti e non ne poteva più di fare pietà ai suoi amici: era umiliante e frustrante, e per di più soffriva tantissimo per la situazione con Liam.
Non solo tra di loro non poteva nascere l’amore che lui desiderava, ma ormai l’aveva perso anche come amico, il suo migliore amico.
Liam era da dieci anni il suo punto fisso, la sua certezza, e adesso si sentiva come se il mondo gli fosse crollato addosso e dovesse rialzarsi sotto le macerie reggendo tutto quel peso da solo. Le sue fragili spalle non ce l’avrebbero mai fatta a sostenerlo, e così sprofondava, sempre più giù, e soffocava.
Anche per Liam quello non era affatto un bel momento. Gli mancava il suo migliore amico, ridere e scherzare con lui, e -perché negarlo?- gli mancavano anche i suoi gesti affettuosi e improvvisi. Zayn, infatti, era una persona molto fisica: cercava sempre un contatto, che fosse un abbraccio, una pacca sulla spalla o un arruffamento di capelli, e a Liam tutte quelle piccole cose piacevano tanto.
In realtà, non si era mai accorto di quanto fossero importanti per lui, nella loro amicizia, anche quei contatti fisici, se non adesso che non li aveva più. Ad esempio, con Andy non riusciva ad abbandonarsi a certe effusioni, nonostante fossero buoni amici. Ma d’altronde, come poteva paragonare Andy a Zayn? Liam sapeva benissimo che Zayn per lui era il più importante tra i suoi amici, e quella brutta situazione lo stava inducendo a credere che forse era più importante proprio di tutti -e di tutto.
Una sera, sul tardi, Liam decise di andare a fare un bagno in mare, nella speranza di acquietare l’animo.
L’acqua era tiepida e si confondeva con l’oscurità del cielo, tappezzato di stelle.
Il ragazzo iniziò a nuotare, andò al largo e tornò indietro, e ripeté il percorso per sei o sette volte.
Quando si stancò, uscì dall’acqua e andò verso casa. Prima di entrare si strofinò i capelli con un telo che aveva lasciato sulla maniglia della vetrata e si asciugò velocemente il corpo, poi varcò la soglia.
Vide che Zayn se ne stava sul divano, fissando la tv, senza degnarlo di uno sguardo.
Liam guardò verso l’orologio: erano le tre e mezza del mattino.
«Che ci fai qui?» chiese Liam.
Zayn quasi si spaventò: che gli rivolgesse la parola era l‘ultima cosa che si aspettava.
«In camera mia ci sono Niall e Nathalie» disse, facendo spallucce.
«Ahh» rispose Liam, dirigendosi in cucina. Iniziò a prepararsi una piadina al cioccolato, sotto agli occhi di Zayn che lo osservava, facendo attenzione a non farsi scoprire.
Zayn rivolse lo sguardo alla televisione giusto in tempo, perché Liam si voltò verso di lui. «Vuoi un po’?» gli chiese.
Il moro lo guardò e non riusciva a capire perché all’improvviso gli stesse rivolgendo tutte quelle attenzioni. «No Liam» disse »grazie lo stesso».
Liam sembrò deluso, avvolse il suo spuntino in un tovagliolo e si sedette al tavolo. Mentre mangiava, il suo sguardo balzava dalla televisione a Zayn, mentre il moro non lo guardava neanche per sbaglio.
«Se vuoi dormire in camera mia, resto io su divano» gli propose Liam.
Zayn lo guardò sorpreso. «E Andy?»
«E’ uscito con Elena e immagino che quando torneranno rimarrà con lei, se Nathalie è con Niall» spiegò Liam.
«Ahh giusto» si ricordò il moro «ma tranquillo, poi ti viene mal di schiena, io invece sto bene sul divano».
«Lo so» rise Liam «tu dormiresti su tutto, Zay!»
Il cuore di Zayn perse un battito. Possibile che ogni volta, in presenza di Liam, dovesse rischiare un infarto?
Comunque Zayn non ci capiva più niente, e non riuscì a formulare una risposta a quella battuta -del tutto fuori luogo- di Liam.
Ma fu il biondo a rompere ancora il silenzio. «Allora dormi con me e siamo pari» propose stavolta.
Zayn lo guardò confuso e probabilmente al posto della faccia era spuntato un punto interrogativo.
«Come amici» puntualizzò Liam, e il moro sospirò, non sapendo cosa dire.
«E’ che mi manchi, Zayn» spiegò allora Liam «non ce la faccio più ad ignorarti e sapere che stai soffrendo -per colpa mia poi- mi uccide».
Sul viso di Zayn spuntò un sorrisino che non era niente rispetto a ciò che stava accadendo nel suo petto. «Non è colpa tua, Lee» lo rassicurò, alzandosi per guardarlo in faccia.
«Però stai soffrendo» ripeté Liam, e non era una domanda.
«Sì» disse il moro, alzando le spalle e sospirando con rassegnazione «ma non posso farci nulla».
«Invece sì» ribatté Liam «puoi dormire con me. Forse sono l’ultima persona che può aiutarti in questo momento, ma almeno fammi provare, Zayn, ti prego, come abbiamo sempre fatto».
Zayn vide gli occhi di Liam luccicare nel buio e poté giurare che stesse per piangere.
«Come amici, allora» disse Zayn, sorridendo e allungandogli la mano, come per chiudere il patto e come segno di pace.
Liam la strinse e tirò Zayn a sé, avvolgendolo in un abbraccio soffocante.
«Mi sei mancato, Zay»
«Anche tu, Lee».
Rimasero abbracciati per un paio di minuti, forse, e a stento trattennero le lacrime, poi andarono in camera e si addormentarono facilmente, cadendo in un sonno profondo e tranquillo, come non accadeva da tanto a nessuno dei due.

                                                                                   ***

Da quella sera, Zayn e Liam avevano condiviso la camera per il resto della vacanza: infatti Elena ed Andy facevano ormai coppia fissa, e Nathalie e Niall non ne erano che contenti. Anche Zayn non disdegnava la situazione che si era venuta a creare, ma certamente per lui non fu facile vedere Liam spogliarsi, dormire con solo una t-shirt o magari neanche quella, oppure sentirlo quasi addosso durante la notte. A volte capitava che Zayn dovesse dormire sul fianco, sul bordo del letto, per stargli il più lontano possibile, ma spesso Liam lo raggiungeva comunque, perché di notte si muoveva tanto, e allora il moro doveva resistere e prima di addormentarsi passava davvero molto tempo.
Eppure Zayn, non potendo avere di più, si faceva bastare quel po’ di contatto involontario, e gli piaceva davvero.
Una mattina Zayn si svegliò e vide che Liam non era lì con lui. Guardò l’orologio: erano le cinque.
Quando capì che l’amico non era nemmeno in bagno, andò a cercarlo ma non lo trovò neanche in casa, così uscì e lontano, seduto sulla sabbia, lo vide.
Aveva le gambe tirate al petto e guardava all’orizzonte, con i capelli che gli svolazzavano al vento.
L’aria era fresca e piacevole e la vista era mozzafiato: l’alba si stagliava nel cielo con i suoi colori pastello, tendendo dal lilla al rosa pesca, che si rifletteva nel mare calmo.
Zayn camminò verso il suo amico. «Posso?» gli chiese, e quello, sorridendo, annuì e riportò lo sguardo all’orizzonte.
Zayn si sedette e anche lui si strinse le ginocchia al petto, godendosi quello spettacolo.
«Bello, eh?» chiese Zayn.
«Già» confermò Liam «peccato sia l’ultimo giorno».
«Sono state due settimane… intense» disse il moro.
«Ma belle» continuò Liam.
Zayn spostò lo sguardo su di lui e sorrise, pensando al forte sentimento che provava nei suoi confronti. Non si riferiva soltanto all’amore, ma all’immensa stima, all’immensa ammirazione che gli riservava. Liam era davvero una delle migliori persone che Zayn conoscesse: era altruista, era solare, era dolce, era affettuoso, era protettivo, era divertente, era intelligente, era forte… e forse a Zayn non sarebbe bastato tutto il tempo del mondo per descrivere il suo amico.
Zayn non si sentiva come lui, non era neanche una briciola di Liam: lui era debole, fragile, insicuro, asociale, introverso. Avrebbe tanto voluto assomigliargli almeno un po’, ma Liam si era impossessato di tutte le cose belle che una persona può avere, e così gli aveva rubato il cuore.
«Va tutto bene?» chiese Zayn, di fronte a quell’insolito silenzio di Liam.
«Non lo so» disse l’amico, stringendosi nelle spalle.
«Che hai, Lee?» domandò Zayn, che iniziava a preoccuparsi.
«Non penso sia il caso che io lo dica proprio a te» rispose Liam, guardandolo dispiaciuto. «Non sei tu il problema, tranquillo, solo che…»
«Liam, puoi dirmi tutto, anzi devi ormai, perché io non posso sapere che non stai bene e non conoscerne il motivo»
Liam sorrise, poi sospirò. «Riguarda Sophia…»
Zayn si sentì stringere lo stomaco e non sapeva quale fosse la causa. Forse aveva paura che Sophia avesse fatto qualcosa di brutto a Liam -l’avrebbe odiata per sempre- o forse, in fondo, sperava che tra i due si fosse incrinato qualcosa.
Subito si sentì un verme per aver pensato una cosa del genere, così scacciò via quei pensieri e fece cenno a Liam di continuare.
«Non ci sentiamo da un po’» disse ancora.
«Come mai?» chiese Zayn, preoccupato e interessato allo stesso tempo.
«L’ho voluto io» spiegò Liam.
Quelle parole furono come sassi per Zayn e a quel punto il suo cervello si spense per qualche secondo, per poi riempirsi di un’infinità di domande che non potevano trovare una risposta, almeno non subito, almeno non tutte insieme.
«Il fatto è che lei è convinta che sia successo qualcosa con Elena» continuò Liam, con un sorriso che di divertito non aveva proprio nulla. «Se solo sapesse come stanno davvero le cose…»
«E come stanno davvero le cose, Liam?» chiese Zayn, approfittando di un solo istante di coraggio e risultando più sicuro di quanto non fosse in realtà.
«Sinceramente, Zayn? Io non lo so» ammise Liam, con una nota di avvilimento nella voce. Appoggiò la testa sulle ginocchia e chiuse gli occhi, respirando profondamente, sotto allo sguardo confuso di Zayn.
Passò un minuto prima che Liam alzasse di nuovo il viso verso di lui. «Quello che è successo tra di noi mi ha… come dire? Scombussolato, ecco» ammise, annuendo «sì, mi ha scombussolato».
Zayn non sapeva cosa dire, come la maggior parte delle volte che si trovava con Liam, così iniziò a dondolarsi lentamente, guardando ancora quel cielo che iniziava a diventare azzurro.
«Ecco perché non volevo dirtelo» gli disse Liam «mi dispiace, Zayn».
Il moro lo guardò e si morse il labbro inferiore con aria pensierosa: stava cercando le parole giuste da dire, ma esistevano parole giuste per quella situazione?
«Non importa» si limitò a dire, così Liam si alzò e tornò in casa, lasciandolo da solo, immerso in un mare di pensieri che, per immensità, superava di gran lunga il mare blu davanti a sé.

                                                                                    ***

Quando le vacanze finirono, tutti tornarono alla loro vita di sempre, tra studi e lavoro.
Zayn e Liam iniziarono di nuovo a vedersi pochissimo, e, mentre per Zayn era difficile, a Liam servì per chiarirsi le idee.
«Zayn, sono tornato con Sophia» gli aveva detto una mattina, mentre facevano colazione.
«Bene» sorrise Zayn, anche se dentro moriva.
«Sai, io vorrei davvero che tu fossi felice…» disse ancora Liam.
«…ma non con te» continuò il moro., che ormai aveva smesso di nascondergli i suoi sentimenti, dato che Liam li conosceva benissimo. «Lo so, Liam, stai tranquillo» continuò, per poi augurargli un veloce «buon lavoro» e andarsene in camera sua a lavarsi.
Zayn cercava di mostrarsi il più tranquillo possibile rispetto a quella situazione, non voleva che Liam si sentisse in colpa perché di colpe davvero non ne aveva. Che poteva farci se Zayn era innamorato di lui? Voleva che vivesse la sua vita, voleva che fosse felice, e, prima o poi, lo sarebbe stato anche lui.
E così erano passati un paio di mesi, la sessione estiva di esami era stata faticosa ma alla fine la superarono entrambi con ottimi risultati, ed era arrivato il compleanno di Liam.
Quel giorno, per fortuna, Liam doveva lavorare fino a sera, quindi Zayn non dovette trovare nessun modo per tenerlo lontano da casa mentre gli preparava una festa a sorpresa.
Addobbò il loro appartamento con festoni, fiori colorati e un buffet strepitoso. Ovviamente si era fatto aiutare dai suoi amici, ma sul fatto che lui fosse il capo non c’erano dubbi.
La sala era stupenda: le finestre davano sul panorama di una Londra illuminata in lontananza, sui vari tavoli che aveva noleggiato aveva sistemato tovaglie di vari colori, abbinate ai fiori, in un angolo c’era l’attrezzatura per la musica e il buffet era colmo di cose buone, tra cui alcune che aveva preparato con le sue stesse mani -era davvero un mago di biscotti e cioccolatini!-.
Verso le 20.30 iniziarono ad arrivare gli invitati: oltre agli amici in comune, tra cui, ovviamente, tutti quelli della vacanza, aveva invitato qualche compagno di corso di Liam, qualche collega di lavoro e persino qualche vecchio amico, arrivato da Bradford, che aveva fatto le scuole superiori con loro.
«Liam dovrebbe arrivare fra cinque minuti» annunciò Zayn verso le 21 «quindi potremmo iniziare a nasconderci».
Così ogni invitato si trovò una postazione nella sala, poi Zayn spense le luci e aspettarono.
Dopo cinque minuti, con un tempismo perfetto, si sentirono le chiavi girare nella serratura e la porta si aprì. Zayn intravide il suo amico nell’ombra e sorrise, esaltato e felice per quella sorpresa.
«Zay, sono a casa!» avvisò Liam, accendendo le luci.
Allora tutti spuntarono fuori dai loro nascondigli, urlando in coro un fantastico «tanti auguri!».
Liam li guardò sorpreso e quasi spaventato, poi sul suo viso spuntò un sorriso meraviglioso.
«Oddio ragazzi, voi siete pazzi!» esclamò, scoppiando a ridere.
Zayn stava per andargli incontro, ma Sophia -già, aveva dovuto invitarla!- lo precedette. La ragazza si buttò al collo di Liam, che la strinse in un forte abbraccio.
«Tanti auguri, amore mio» gli disse, e poi si baciarono. Liam le sorrise sulle labbra e Zayn dovette distogliere lo sguardo per evitare di sentirsi male.
«Ci sei tu dietro a tutto questo, vero?» le domandò Liam.
«Ehm, veramente l’idea è stata di Zayn» rispose lei, ridendo imbarazzata.
Zayn li guardò e sorrise di quella piccola soddisfazione.
Liam alzò lo sguardo verso di lui e rise, correndo e abbracciandolo forte, non curandosi dei cinquanta sguardi che, probabilmente, erano fissi su di loro.
«Sorpresa!» esclamò Zayn, sussurrando. Non voleva farsi sentire da nessuno, voleva che quel momento fosse suo, suo e basta.
«Grazie Zay» disse Liam, che sembrava davvero felice.
«Buon compleanno» gli disse Zayn staccandosi da lui e lasciando che anche gli altri potessero salutarlo e dargli gli auguri.
E così la festa iniziò: la musica era abbastanza alta -per quanto un condominio possa permettere-, gli invitati si divertivano bevendo, ballando e chiacchierando, seduti ai tavolini o sul divano.
Dopo un paio d’ore molti di loro erano ubriachi, qualcuno fumava, qualcuno si baciava, ma tutti si stavano divertendo tanto e questo era l’importante.
Zayn aveva visto che anche Liam stava passando una bella serata e si sentì soddisfatto di ciò che era riuscito a fare.
Quando fu il momento della torta, Zayn richiamò tutti gli invitati intorno al tavolino e poi portò un dolce fantastico, con ventuno candeline accese. Era di Batman e Liam, quando la vide, scoppiò a ridere. «Wow, è troppo bella!» urlò. Era davvero fissato con quel supereroe e Zayn sorrise nel vederlo felice come un bambino.
Cantarono l’immancabile canzoncina di auguri e Liam soffiò le candele.
«Hai espresso un desiderio?» chiese Sophia, come se sapesse che sì, l’aveva espresso, e ne conoscesse anche il contenuto.
«Certo tesoro» disse lui, ed era tutto così sdolcinato e insopportabile per Zayn.
Se avesse potuto, avrebbe fatto davvero a meno di invitarla; senza di lei la serata sarebbe stata cento volte meglio, ma non per Liam, per lui, e quindi non aveva potuto.
A un certo punto Andy diede inizio a un coro impetuoso che incitava Liam a pronunciare il famoso “discorso”.
Il ragazzo si imbarazzò, ma quando fra gli invitati calò il silenzio e tutti lo guardarono in attesa di ascoltare le sue parole, Liam tossì e iniziò a parlare.
«Beh, non so cosa dire» esordì, ridendo «allora… ehm, intanto grazie a tutti per essere qui, è davvero un piacere. Stasera mi sono divertito tantissimo ed è stato bellissimo poter rivedere voi» sorrise, indicando i vecchi amici di Bradford. «E’ stato bellissimo vedervi tutti e festeggiare il compleanno con voi, che siete tutte persone meravigliose. Ringrazio ancora chi fra voi ha preparato queste cose buonissime e chi ha addobbato la sala; poi ringrazio la mia splendida ragazza» le cinse i fianchi e lei lo guardò con sguardo innamorato. Poi Liam la lasciò e guardò verso Zayn. «Infine ringrazio il mio storico migliore amico, che ha pensato e organizzato tutto questo. Grazie davvero Zay, sei fantastico» gli disse, e Zayn si sentì il cuore scoppiare di felicità.
Lo amava, lo amava da impazzire.
«Niente, ringrazio tutti e ora mangiamo la torta, vi prego!» concluse infine Liam, ridendo.
E così Liam iniziò a tagliare il dolce, mentre Andy e Niall lo portavano ad ogni invitato.
Zayn aveva bisogno di un po’ d’aria, così andò in cucina e uscì sul terrazzino, accendendosi una sigaretta.
L’aria fresca gli rigenerò la mente, che si era annebbiata quando Liam gli aveva detto quelle cose.
Certo, Zayn lo sapeva quanto Liam gli volesse bene, ma sentirselo dire apertamente, davanti a tutti -davanti a Sophia-, con gli occhi puntati nei suoi, era stato davvero incredibile.
Poi gli tornarono alla mente le immagini di Liam e Sophia insieme: quella sera Zayn li aveva visti spesso abbracciarsi, baciarsi, ballare e ridere insieme, ed era così geloso di lei. Avrebbe voluto che Liam baciasse le sue labbra, che guardasse lui in quel modo, ma doveva accontentarsi di averlo come amico e poterlo rendere felice come aveva appena fatto.
«Pensieroso?» la voce di Liam interruppe quel flusso di immagini e pensieri che gli si annidavano in testa.
Zayn si voltò verso l’amico, appoggiando la schiena alla ringhiera del balconcino.
«Ehi» sorrise, facendo un tiro alla sigaretta. «Vuoi?» disse poi, porgendogliela.
Liam la prese e la infilò tra le labbra piene, inspirando ad occhi chiusi. Quanto era bello. Dannatamente bello.
«Grazie Zay» gli disse poi, restituendogli la sigaretta.
«Figurati» disse Zayn, facendo l’ultimo tiro per poi gettarla via.
«Non per la sigaretta» rise Liam, avvicinandosi.
«E per cosa?» domandò Zayn, anche se poteva immaginarselo.
«Per tutto questo: la festa, gli invitati e… beh, per tutto»
«E’ stato un piacere, Liam. Sono contento di aver organizzato questa festa, è bello vederti felice» gli disse Zayn, con tutta la sincerità e la dolcezza del mondo.
Liam sorrise e improvvisamente pressò le labbra su quelle di Zayn, appoggiandogli le mani sui fianchi.
Zayn sbarrò gli occhi e dopo qualche istante, con una gran forza di volontà, gli strinse i polsi e lo staccò da lui.  
«Che ti prende?» gli domandò, confuso.
Liam, con le labbra rosse e ancora schiuse, abbassò lo sguardo. «Scusami» sussurrò «mi sono fatto prendere dalla situazione» continuò poi.
«Tranquillo» rispose Zayn, cercando di recuperare un battito normale e ritrovare la calma.
«Mi sentivo di doverlo fare, Zayn, non so perché. Anzi, io volevo farlo» confessò Liam, imbarazzato e confuso almeno quanto Zayn.
Il moro lo guardò, arricciando la fronte.
Liam scosse la testa e senza guardarlo negli occhi disse: «Fa’ finta che non sia mai successo e che non avessi mai sentito ciò che ti ho detto, ok? Io… io non posso, scusami» e tornò in casa.
Zayn sentì accendersi dentro di lui una rabbia pazzesca. Sì, era arrabbiato con Liam. Come aveva potuto comportarsi in quel modo?! Insomma, non poteva lanciare una bomba così grande -lui aveva voluto baciarlo- e poi andarsene via, oltretutto pretendendo che lui si scordasse di tutto. Liam conosceva benissimo i suoi sentimenti, non aveva il diritto di farlo soffrire in quel modo, non dopo tutto quello che Zayn stava facendo per lui, per vederlo felice.
Zayn tornò in sala, si riempì un bicchiere di vodka e lo mandò giù d’un sorso, poi salutò velocemente i suoi amici -evitando Liam- e andò a rinchiudersi in camera sua, mentre la festa andava avanti senza di lui.

                                                                                           ***

Zayn se ne stava seduto sul letto in camera sua, con la testa fra le mani, fissando le due valigie rosse accanto alla porta.
La notte dopo la festa non era riuscito a dormire; aveva pensato a lungo, aveva pianto di tristezza, di rabbia, di delusione, e aveva preso una decisione: la mattina seguente se ne sarebbe andato.
In realtà, non sapeva se un giorno sarebbe ritornato o se fosse andato via per sempre, ma di una cosa era sicuro, e che cioè, almeno per ora, aveva bisogno di stare lontano da Liam.
Non solo perché era arrabbiato con lui, ma perché il suo comportamento lo stava mandando in confusione.
Prima il bacio da ubriaco -in vino veritas? Lui non poteva saperlo-, poi quella strana conversazione davanti al mare, l’ultimo giorno ai Caraibi, poi ancora quel bacio improvviso -e voluto- durante la festa.
Che cosa provava Liam nei suoi confronti?
Era possibile che un amico -solo amico- si comportasse in quel modo?
Era possibile, invece, che anche Liam potesse provare qualcosa per Zayn?
Zayn non ne aveva idea, ma era arrabbiatissimo per ciò che Liam gli aveva fatto e non avrebbe sopportato vivere con lui ancora per molto.
Separarsi per un po’ avrebbe fatto bene ad entrambi, o almeno ci sperava.
Così si alzò, afferrò il pacco con il regalo per Liam che non gli aveva più dato, prese le valigie e uscì dalla camera. Vide che la porta di Liam era aperta e lui non c’era, così posò velocemente il regalo sul suo letto e poi andò al piano di sotto.
Liam era in sala e stava raccogliendo tutti i rifiuti della festa.
«Scusa se non ti ho aiutato» irruppe Zayn, freddo.
Liam alzò lo sguardo su di lui e sorrise, ma poi notò le valigie e si incupì. «Dove stai andando?»
«Vado via, Liam» rispose semplicemente Zayn.
«Beh, questo l’avevo capito» disse Liam «ma dove? Perché? Quando torni?»
«Vado da Niall, non so quando torno e il perché lo sai» disse Zayn, e il tono iniziava a diventare accusatorio.
«Non lo so, invece»
«E allora puoi arrivarci. Sei intelligente, Liam»
«Zayn, non… non farlo, ti prego»
«Dammi un motivo per restare» lo sfidò Zayn.
«Sei il mio migliore amico»
«E menomale!» esclamò Zayn, sarcastico «pensa se non lo fossi stato come mi avresti trattato!»
«Ma di che stai parlando, Zayn?»
«Di ieri sera, Liam» disse secco Zayn «ci vediamo, stammi bene» e si diresse verso la porta.
Liam lo seguì di corsa e lo fermò con una mano sulla spalla.
«Ti riferisci al bacio?» chiese.
«Visto che ci sei arrivato?!» domandò Zayn, tornando al sarcasmo. «Eri ubriaco anche ieri per caso?»
Liam non rispose subito, poi sussurrò un debole «no» e lasciò ricadere la mano.
«Apprezzo l’onestà» affermò Zayn.
«Zayn, mi dispiace, non so che cosa mi sia preso» tentò di giustificarsi Liam.
Il moro si girò per guardarlo in faccia. «Liam, tu hai detto che volevi farlo! Volevi, ti rendi conto?! E poi te ne sei andato, dicendomi di dimenticare tutto!» ormai Zayn stava urlando.
Liam abbassò lo sguardo e sospirò. «Lo so» disse.
«Come hai potuto farmi questo, eh? Lo sai ciò che provo per te… tu non immagini neanche quanto sia difficile starti vicino, esserti amico, vederti con lei…» la voce di Zayn iniziava ad incrinarsi.
«Io provo a non pensarci, ad accontentarmi della tua felicità, e poi arrivi tu e come al solito mi spiazzi, e così ritorna il dolore, forte più che mai, e la confusione, e la delusione, perché tu lo sai che sono innamorato di te e lo sai che soffro se mi baci e poi te ne vai» gli disse infine Zayn, sputando quelle parole amare, con gli occhi pieni di lacrime.
«Mi… mi dispiace davvero, scusami Zayn» disse Liam, dispiaciuto.
«Devo andare adesso» disse Zayn, aprendo la porta.
«Zayn, ti prego…»
«Questo è l’unico modo per soffrire di meno, per provare ad essere felice come lo sei tu, e non puoi privarmi anche di questo» e queste parole, pesanti come macigni, ammutolirono Liam, che non sapeva più cosa dirgli per fermarlo, e a quel punto non voleva neanche più. Zayn aveva ragione a volersene andare, lui lo aveva fatto soffrire e non se lo meritava, e se questa era l’unica soluzione per farlo stare meglio, l’avrebbe accettata, anche se per lui era un dolore immenso. Anche Zayn si era sacrificato per la sua felicità, lui aveva rovinato tutto e ora era il suo turno per fare qualcosa per lui.
«Ti voglio bene, Zayn, anche se sono un coglione» gli disse «ricordatelo sempre» e ormai le lacrime gli rigavano il viso, ma Zayn non le vide perché si richiuse la porta alle spalle, senza neanche voltarsi a guardarlo per quella che, forse, sarebbe stata l’ultima volta.

                                                                                        ***

Liam scoppiò in lacrime: aveva perso il suo migliore amico ed era tutta colpa sua, l’aveva fatto soffrire e questo non se lo sarebbe mai perdonato.
Ormai gli era completamente passata la voglia di pulire la sala, così lasciò tutto all’aria e andò di sopra per farsi una doccia fredda e piangere in solitudine sotto il getto d’acqua.
Andò in camera per prendere un telo e vide una scatola blu con un bel fiocco rosso e un bigliettino che citava il suo nome. Capì subito che era da parte di Zayn e temeva ad aprirlo, aveva paura che sarebbe stato ancora peggio.
Alla fine decise di fare prima la doccia, così da sfogare la sua sofferenza e cacciare tutte le lacrime che continuavano a scorrere ininterrottamente.
Rabbrividì al tocco dell’acqua gelida, ma non ci volle molto perché si abituasse. Si sedette a terra, appoggiando la schiena alla parete fredda, si strinse le ginocchia al petto e vi posò la fronte sopra, e continuò a piangere a singhiozzi.
Si odiava, ormai. Si era rovinato con le sue stesse mani ed era consapevole che sarebbe stato sempre peggio, già sentiva la mancanza di Zayn. Non era giusto quello che gli aveva fatto, il suo migliore amico non se lo meritava.
“Chissà come si sente!” si diceva, “chissà tra quanto tempo starà di nuovo bene!”
Liam era davvero preoccupato per Zayn, poteva sopportare il proprio dolore ma non quello del suo amico, e quando ci pensava si sentiva un buco aprirsi nel petto.
Dopo tutti quegli anni insieme, non lo avrebbe mai più visto: sapeva che non lo avrebbe perdonato e d’altronde non poteva biasimarlo perché anche lui si sarebbe odiato.
Ma Liam senza Zayn era un cuore a metà, già si sentiva di aver perduto la sua gioia di vivere e aveva paura ad affrontare i giorni successivi, fino alla morte, senza di lui.
Zayn era la sua stella fissa, brillava anche nelle notti più buie e non lo lasciava mai da solo. Eppure era riuscito a spegnerla, e così si spegneva anche lui, perdendosi nell’oscurità.
Dopo chissà quanto tempo, Liam si calmò un po’, almeno da frenare i singhiozzi, e uscì dalla doccia, pronto a vedere cosa ci fosse in quella scatola.
Si avvolse nel suo telo e andò in camera, si mise comodo, a gambe incrociate, e prese il regalo.
Aprì la busta del biglietto e, inspirando profondamente, iniziò a leggerlo.

“Nel giorno del tuo ventunesimo compleanno colgo l’occasione per festeggiare anche la nostra amicizia, così ti regalo la nostra vita insieme.
Sono passati già dieci anni, tu te ne sei accorto? Perché per me sono volati.
Sai cosa si dice? Che se un’amicizia dura per otto anni, allora durerà per sempre. Non so quanto questo sia fondato, ma mi basta guardare dentro di me per sapere che per noi sarà così.
Noi siamo per sempre, Liam, non importa quanto litigheremo e quanto questo sia per certi versi sbagliato. Sai, io sto bene e sono felice perché ciò che abbiamo è troppo importante da gettare via, perché tu sei troppo importante, e quando dico importante, intendo come lo sono io per te, importante come un migliore amico.
Voglio ringraziarti per quello che hai fatto per me in tutto questo tempo, per quello che fai ogni giorno e per tutto quello che farai ancora, e voglio ripeterti di nuovo, fino allo sfinimento, che anche io sono qui per te, per ogni cosa. E’ importante che tu lo sappia.
Tanti auguri Lee, ti auguro il meglio per tutta la vita.
Sempre tuo,
Zayn

PS: Adesso puoi aprire la scatola (so che non l’hai ancora fatto, tu leggi prima i biglietti)”

Le lacrime di Liam erano affiorate nuovamente e non gli lasciavano pace. Piangeva sempre e la voragine nel petto si apriva sempre più.
Con estrema lentezza sciolse il fiocco e se lo lasciò ricadere sulle gambe, poi sollevò il coperchio della scatola e lo poggiò sul letto.
All’interno c’era un grosso libro con una copertina meravigliosa: si capiva che l’aveva disegnata Zayn. In bianco e nero aveva ritratto loro due, da bambini, ai tempi delle medie: se la ricordava quella foto, l’avevano scattata al dodicesimo compleanno di Liam, quando aveva aperto il suo regalo. Gli aveva comprato un mappamondo e gli aveva detto: «Così potremo scegliere dove viaggiare, Lee» e si erano abbracciati forte.
Liam, tra le lacrime, sorrise ricordando quel momento perfetto.
Mai avrebbe immaginato che sarebbero finiti in quel modo.
Allora prese il librone e lo aprì, così vide che si trattava di un album fotografico.
La prima foto era proprio quella che Zayn aveva ridisegnato sulla copertina: era bellissima, certo, ma il disegno di Zayn la superava di gran lunga.
Liam iniziò a sfogliare l’album e pagina per pagina ricordi meravigliosi gli riaffioravano nella mente.
Avrebbe dovuto sfogliarlo e sentirsi fortunato per avere una persona come Zayn accanto a lui, e magari lo avrebbero guardato insieme, condividendo i ricordi di una vita, e invece stava osservando quelle foto con nostalgia, e ad ogni pagina il dolore si accumulava dentro di lui.
Le foto seguivano l’ordine delle loro vite, tappa per tappa, e in ogni occasione, erano sempre stati presenti l’uno per l’altro.
Liam si asciugava continuamente le lacrime per paura di rovinare quel regalo perfetto, finché non giunse all’ultima foto, scattata ai Caraibi, seguita da una pagina bianca.
Sullo spazio vuoto Zayn aveva attaccato un bigliettino:
“E d’ora in poi lo riempiremo insieme, ci sono pagine a sufficienza per arrivare fino a quando saremo brutti e vecchi.
Anche se tu brutto non lo sarai mai.
Per sempre insieme.”
Liam chiuse l’album e lo ripose nella scatola, per poi affondare ancora in un mare di lacrime, e così, dopo forse delle ore, si addormentò, annegando nel dolore.

                                                                                         ***

Zayn stava passeggiando tra le strade di Parigi per raggiungere il suo studio. Finalmente mancava poco alla sua prima sfilata, dove avrebbe esposto i modelli a cui aveva lavorato nell’ultimo anno. Era soddisfatto del suo lavoro, che ormai era l’unica cosa che lo rendeva felice nella sua vita e l’unica, quindi, a cui si dedicava con tutto sé stesso. Non faceva altro, lavorava e basta, e non ascoltava minimamente i consigli dei suoi amici quando gli dicevano che sarebbe dovuto uscire un po’ e che avrebbe facilmente potuto trovarsi un ragazzo, bello com’era.
«Ho chiuso con queste cose» rispondeva ogni volta, liquidandoli velocemente per poi rimettere la testa fra i sui disegni e le sue stoffe.
Negli ultimi tre anni Zayn aveva lavorato sodo per riuscire a metter su un proprio marchio, all’inizio aveva anche fallito un paio di volte, ma quello era diventato il suo unico obiettivo e fece di tutto per raggiungerlo. Adesso lavorava nella propria azienda e aveva molti dipendenti che collaboravano a rendere perfetti i suoi capi. Il suo pezzo forte erano certamente le t-shirt: ne realizzava di tutti i colori, ma ciò che le rendeva uniche erano i disegni su di esse, elaborati a mano da Zayn prima di diventare stampe.
E così, mentre camminava verso la sua azienda velocemente, per ultimare i preparativi all’imminente sfilata, una vetrina di una libreria catturò la sua attenzione, o meglio, un libro esposto in essa.
Il titolo, Troppo tardi, era scritto in nero, ma ciò che attirò la sua attenzione fu il disegno sulla copertina: era suo.
Era proprio il disegno che aveva fatto sulla copertina dell’album fotografico che aveva regalato a Liam per il suo compleanno, l’ultimo a cui aveva partecipato, l’ultimo regalo che gli aveva dato, senza mai sapere se gli fosse piaciuto.
Strizzò gli occhi sull’autore del libro e, come si immaginava, era Liam.
In un primo momento si sentì estremamente felice per il suo amico -ex amico- che finalmente era riuscito a realizzare il proprio sogno di scrivere e pubblicare un libro, ma poi venne travolto da un’ondata di emozioni opposte che gli si contrassero tutte nello stomaco.
Non vedeva e sentiva Liam dal giorno in cui se n’era andato, aveva sofferto -e soffriva ancora- la sua assenza per tutti quegli anni, ma col tempo aveva imparato a gestire quel dolore, a non pensarci sempre, in ogni momento della giornata, come faceva i primi tempi.
Sapeva che Liam stava bene perché qualche volta si era informato dai ragazzi, ma anche con loro i rapporti erano peggiorati, un po’ per la lontananza, un po’ perché lui aveva sentito il bisogno di tagliare con tutto ciò che riguardava Londra.  
Prese un respiro profondo ed entrò in libreria, dirigendosi convinto verso lo scaffale su cui era esposto il libro di Liam. Esitò un attimo, poi lo prese e se lo rigirò tra le mani. Sul retro c’era la foto di un Liam sorridente, bello proprio come tre anni fa, se non anche di più.
Zayn decise di non leggere neanche la trama in quella libreria, non sapeva come avrebbe reagito e comunque aveva del lavoro che lo attendeva, così comprò il libro e lo chiuse nella sua borsa, tornando sui suoi passi verso l’azienda e rimandando la lettura alla sera.

                                                                                   ***

Liam era contentissimo di essere riuscito a pubblicare il suo primo libro, e poi, in quel libro, ci aveva messo davvero l’anima.
“Zayn sarebbe fiero di me” pensava “se solo non mi fossi comportato da stronzo con lui”
Erano passati tre anni ma Liam non era ancora riuscito a perdonarsi; per questo non si era fatto più vedere né sentire da Zayn, perché sapeva che nemmeno lui l’aveva ancora perdonato.
E così continuava a convivere con il senso di colpa e con il rimorso: era stato debole, si era fatto spaventare da quella situazione del tutto nuova che, però, lo aveva travolto totalmente.
Liam si era innamorato di Zayn, ma l’aveva capito troppo tardi.
Come avrebbe potuto presentarsi alla sua porta e dirgli «ehi, ti amo anche io!» dopo tutto il dolore che gli aveva causato? Come avrebbe fatto Zayn a credergli? Certamente gli avrebbe chiuso la porta in faccia, e Liam non avrebbe potuto biasimarlo per questo perché lui, al suo posto, avrebbe fatto esattamente la stessa cosa.
Quindi non aveva mai pensato di rifarsi vivo, anche perché Zayn glielo aveva detto: stare lontano da lui era l’unico modo che aveva per essere felice, e Liam non voleva assolutamente privarlo di quella felicità.
Allora si era dovuto limitare a spiegare la situazione a Sophia, che per fortuna si era mostrata più comprensiva del previsto -forse aveva capito prima di lui, ma meglio, così almeno lei non avrebbe sofferto- e poi iniziò la sua vita da solo.
I suoi amici avevano cercato di confortarlo nel migliore dei modi possibili, ma non ci erano riusciti: Liam conosceva benissimo i propri errori e sapeva altrettanto che non poteva più porvi rimedio perché era davvero troppo tardi.
E così aveva iniziato a sfogare il suo dolore nella scrittura e in quei tre anni si era completamente dedicato al suo libro. Fu certamente d’aiuto il fatto che decise di non trasferirsi: anche se quell’appartamento gli ricordava i momenti più belli della sua vita e quindi lo faceva star male, era l’unico modo per non dimenticarsi mai di Zayn e di quanto vivi fossero i propri sentimenti per lui. Perciò quei sentimenti finirono dritti tra le pagine del suo libro: erano limpidi, sinceri. Liam aveva dato la parola solo al suo cuore e aveva posto su carta tutto ciò che aveva provato in una vita accanto a Zayn e tutto ciò che provava in una vita senza di lui.
Era un libro di gioia e di dolore, di amicizia, di complicità, ma soprattutto era un libro d’amore, quell’amore che Liam custodiva nel suo cuore ma che mai avrebbe potuto riversare sulla fonte di quella fiamma.

                                                                                        ***

Quel giorno Zayn aveva lavorato tanto, ma era stato tutto il tempo distratto e pensieroso. L’esaltazione per la sua prima sfilata era passata in secondo piano, lasciando il posto alla curiosità di iniziare a leggere il libro di Liam.
Finalmente, verso le nove di sera tornò a casa e si precipitò in camera sua, saltando la cena. Si fece una doccia veloce e indossò un paio di pantaloncini comodi, poi si stese a pancia in giù sul letto e aprì il libro.
Il cuore gli batteva forte. Non sapeva a che cosa stesse andando incontro e aveva paura, ma la curiosità vinceva su tutto, e così cominciò a leggere.
Il libro iniziava con una presentazione di Liam, che continuava raccontando la sua amicizia insieme a Zayn.
Era un’autobiografia romanzata che rapì Zayn nel vortice delle sue parole piene di affetto.
Liam aveva raccontato di quanto si sentisse solo prima di incontrare Zayn, alle medie, e di quanto quell’amicizia così solida lo avesse aiutato a fortificare il suo carattere, e il moro si ritrovava in ogni singola parola di quel racconto.
La lettura impegnò Zayn per circa due ore, ma lui non si accorgeva del tempo che passava, rivivendo ogni momento della loro vita insieme.
Giunse poi il punto in cui Liam parlava di ciò che era successo tra di loro e Zayn non poté fare a meno di piangere.
Si girò a pancia in su, così da non bagnare le pagine, e continuò a leggere senza mai staccare gli occhi da quel libro.
Poi il suo cuore iniziò a battere più velocemente e il suo respiro si accorciò.

“Zayn è stato il più bel regalo che la vita mi ha fatto, ma io non ho saputo apprezzarlo in tutte le sue sfaccettature.
Zayn mi ha reso forte, sì, ma io non ero pronto ad accogliere il suo amore e a ricambiarlo come lui si merita.
Non sono stato coraggioso, non ho accettato la realtà, e cioè che anche io lo amavo con tutto me stesso. E così ho sprecato l’opportunità della mia vita, l’opportunità di essere felice.
Quando Zayn se n’è andato, io non sapevo ancora di amarlo; l’ho capito poco dopo, in quei momenti pieni della sua terribile assenza. Ma ormai era troppo tardi, colui che era il rimedio alle mie sofferenze stava soffrendo a causa mia e mai mi avrebbe perdonato.
Così almeno una cosa buona nella mia vita l’ho fatta: ho rispettato la sua scelta, quella di vivere lontano da me, il suo unico modo per soffrire di meno.
Questa decisione non mi ha portato a nulla di buono perché mi sto distruggendo dentro e fuori, ma so che Zayn ha realizzato il suo sogno e questo è stato l’unico appiglio a cui mi sono aggrappato per andare avanti. Così, ancora una volta, è grazie a lui se mi sono salvato.
E adesso, dopo tre anni senza Zayn, se fosse lui a chiedermi: «
se potessi vivere da qualche parte nel mondo, dove vivresti, Liam?» io gli risponderei: «proprio accanto a te, Zayn»”





CIAO!
Non pubblicavo da tantissimo, oddio, e ho lasciato un sacco di storie incomplete, scuuuuusatemi.
Intanto grazie se siete arrivati fin qui. 
Non so nemmeno io cosa pensare di questa storia, è nata da un'idea indefinita e ho paura sia rimasta tale. So solo che volevo partire da quel meraviglioso ziam moment che avete letto all'iizio e che ha dato il titolo a questa one shot. 
Non sapevo nemmeno se farla diventare una fan fiction, ma alla fine ho deciso per una long. 
Che dire? I miei ziam sono meravigliosi e in certi momenti ho fangirlato come se la storia non fosse mia, ma per il resto non mi fa impazzire... vabbè. 
Se siete arrivati fin qui, mi lasciate un commentino? Dopo tutto questo tempo che vi ho rubato a leggerla, che vi costa farmi sapere cosa ne pensate? Su su :) 
In caso, potete scrivermi anche su twitter, sono @hearmepayne (tanto per cambiare) 
BACIII! 
Greta :)
   
 
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