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Autore: fedfaith_    13/07/2015    0 recensioni
Lui è famoso, bello, simpatico, solare, tutto ciò che vuole l'ottiene. Lei è fredda, distaccata, con una forte gamma di emozioni interiori che non sa esprimere e non sopporta le persone che vogliono avere tutto all'istante. Potranno mai, due poli così opposti arrivare a congiungersi, o quanto meno a non sgozzarsi?
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INTRODUCTION

"Hey, cosa ci fai qua? Non dovresti essere a lavoro?"
"Tu piuttosto che ci fai qui! Non eri impegnato in qualche attività delle tue per preoccuparti della gente comune?"
"Falla finita, non sono attività da snob, come credi tu. E poi, hey, ho fatto prima io questa domanda, quindi tocca a te rispondere!"
"No, avevo bisogno di staccare e sono venuta a fare una passeggiata al parco." Non potevo non riconoscere quella voce, era impossibile non captarne il suono stridulo, insopportabile ma allo stesso tempo così familiare.
Era vero, ero andata a fare una passeggiata al parco perché non riuscivo più a lavorare. Troppi pensieri mi attanagliavano il cervello, una strana ansia si era impossessata delle mie membra e il mio stomaco doveva sottostare a un macigno più grande di lui. Più grande di me in realtà.
"Non riuscivi? Non credevo avessi bisogno di concentrazione per fare la cameriera" il suo tono di scherno e da bonaccione ci impiegarono un quarto di secondo a farmi surriscaldare. Si, sapeva sempre come farmi uscire fuori dai gangheri.
"Proprio come per il tuo di lavoro tutto sorrisi, pivello." Replicai con tono gelido. Gli diedi le spalle e continuai
"E ora se vorrai scusarmi, torno a vagare per il parco senza una meta, da sola. Addio."
Non sentendo alcuna risposta, pensavo ingenuamente che finalmente, una buona volta, avesse capito che avevo bisogno di stare sola, senza la sua lingua biforcuta soprattutto.
Sospirando vittoriosa, continuai a camminare.
"Sei troppo permalosa, quante volte te lo devo dire che io scherzo?!" eccoci, come non detto. Quel ragazzo non ascolta mai ciò che gli si viene detto. È così testardo, antipatico, presuntuoso, lingua biforcuta e cocciuto che poveraccio non sa concentrarsi per oltre mezzo secondo su ciò che gli sta attorno. Un po' mi fa pena, ma poi inizia a straparlare e la pena va a farsi friggere.
Si posizionò di fianco a me, mantenendo la mia stessa andatura.
"Non darti pena a spiegarmi i tuoi scherzetti, Ciccio. Che poi, quello duro di comprendonio e permaloso sei tu, mica io!" Replicai con tono indifferente. Più ti riscaldavi, più gongolava e a me saliva sempre di più la rabbia di tutti i paesi del mondo. E poi, io sono sempre stata così, e con lui diventai anche peggio.
Lo guardai con la coda dell'occhio e notai quel familiare cipiglio sul sopracciglio destro. Si, ero riuscita a farlo incavolare.
"Ma come non mi devo spiegare? Cosa vorresti dire eh? Che non ti interessa? E comunque, non mi inganni sai, lo so che tu vuoi che io ti spiega sempre tutto, specialmente ciò che riguarda la mia persona. E poi, io non sono permaloso. Mai stato, e mai sarò permaloso. Sono un'insegnante yoga di terzo livello, ricordalo."
"Si certo, come no.. Sono così interessata che faccio salti di qua e di là per capire quello che vuoi dirmi. Ora, basta con queste moine da divo, e lasciami in pace pacifista dei miei stivali." a quelle parole si fermò di colpo, come colto da chissà quale Epifania.
Io continuai a camminare, perché realmente non mi interessava di starlo ad ascoltare. Non era proprio giornata, non avevo voglia di stare dietro ai suoi discorsi da megalomane. E neanche l'indomani, in verità. E nemmeno il giorno a venire.
Ma ciò non lo fece demordere, e come sempre, si mise a gridare, con tono enfatico, neanche fosse nel bel mezzo di una tragedia greca.
"Hey, ma che ti prende?!?! Ti pare modo di rispondermi?!?!? Piuttosto, sei tu che mi devi dare una spiegazione!! Perché sei più gelida del solito oggi?" a sentirlo urlare, scoppiai pure io, e urlai più forte di lui. Chissà, magari parlando il suo linguaggio mi avrebbe lasciato in pace per quel giorno.
"Non ti devo nessuna spiegazione e ti ripeto, lasciami in pace." Non lo degnai di uno sguardo, continuai semplicemente a camminare con la stessa andatura. Che diamine, proprio quando credevo di poter dare un'attimo di sfogo ai miei pensieri.
Sentii qualcuno correre, e farsi sempre più vicino, finché non mi fu davanti. Era un osso duro, il megalomane. Stavo per perdere la pazienza.
Si mise le mani sulle ginocchia - probabilmente era da tanto che non faceva jogging - per riprendere un po' di fiato, e infine mi scrutò con il suo sguardo.
"Dico sul serio Ross, che ti prende?" aveva cambiato tono, ora era più pacato, tranquillo, e il suo timbro di voce sembrava essere meno insopportabile del normale. Ecco, se fosse stato così almeno per 12 ore al giorno, sarebbe stato il paradiso.
La sua espressione era davvero contrita, confusa, perplessa mentre continuava a guardarmi in viso come per leggervi un minimo cispiglio, segno, qualsiasi cosa.
Sbuffai sonoramente, incrociando le braccia al petto. Come se ne avrei mai parlato con lui di ciò che provavo, sentivo, dei miei pensieri.
"Nulla che ti riguardi. Ora mi lasci andare?" cercai di mantenere un tono piatto, anche se dentro stavo ribollendo. Ero già abbastanza frustrata per colpa mia, figuriamoci se volevo essere ulteriormente sotto stress per vuotare il sacco.
Perché non esisteva il mantello dell'invisibilità? Magari con quello sarei stata capace di tentare la fuga.
"No"
"No?!"
"NO! Non ti lascio andare. Tu mi hai aiutato, e ora sono io che voglio aiutare te. Cos'è che ti affligge? Lo sai, magari se ne parli con qualcuno, anziché tenerti tutto dentro, potrà farti bene."
Lo guardai dritto negli occhi. Ma chi si credeva di essere? Non eravamo ne fidanzati, ne colleghi e ne tantomeno amici. Cosa pensava di sapere di me? NULLA, ecco cosa. Lui non sapeva nulla, e nulla doveva continuare a sapere.
Era davvero determinato, serio, non l'avevo mai visto così.
"Perché mai dovrei parlarne con te? Dimmelo. Dammi un motivo valido" non abbassai lo sguardo, ma per una volta - da non so quanto tempo - la mia voce si incrinò. Era diversa, quasi un sussurro disperato.
Fece spallucce, prima di sorridermi e dire seriamente "Perché ammettilo, io sono l'unico che può capirti. Proprio come tu sei l'unica che riesce a capire sempre quello che mi passa per testa."
Rimasi basita, con la bocca leggermente aperta per lo stupore.
Era l'unico che poteva aiutarmi? Tzz, certo, e io ero Katy Perry che per esibirsi usava una parrucca stile Hannah Montana.
E io ero davvero l'unica che poteva capirlo? Pff, neanche uno psicoterapeuta riusciva a capirlo, figuriamoci la sottoscritta.
Eppure, mentre i minuti passavano, si faceva largo nella mia mente un'idea, nitida, semplice, così semplice da far paura.
La paura subentrò dopo poco, ero a dir poco terrorizzata, mi rifiutavo di credere anche per un solo istante a quell'idea.
Lui continuava a sorridere, ma non per schernirmi; annuiva come per dare ragione a quell'idea che mi era balenata così all'improvviso.
No, non poteva essere. Ne ora, ne mai.
Quel lungo attimo di silenzio caotico, venne interrotto da dei passi. Passi in lontananza, di qualcuno che stava correndo.
Mi voltai per vedere chi fosse, e non capì ne niente ne come, ma una luce improvvisa e accecante penetrò il mio campo visivo.
Mi stropicciai velocemente gli occhi, quando mi accorsi di cosa, o meglio chi fosse: un paparazzo che correva verso di noi alla ricerca della foto che gli avrebbe garantito la fama del momento.
Senza neanche pensare, rimuginare a cosa dire, mi voltai verso di lui e gli dissi.
"Sono i paparazzi, va' via prima che ti immortalino con me. Quelle foto potrebbero essere la tua rovina, scappa, ci penso io qui."
"Cosa? Come hanno fatto a.."
"Non c'è tempo di pensare a come, quando e perché abbiano deciso di pedinarti. Sei in pericolo, e devi metterti in salvo. Vai, veloce." lo spintonai con forza verso il lato opposto, doveva fuggire, doveva mantenere la sua fama intatta. Non doveva compromettersi per un futile equivoco sul quale la stampa scandalistica ci avrebbe marciato su.
"Ma.. E tu?" piantò i piedi a terra per guardarmi negli occhi. Era agitato e spaventato forse. Ma non saprei dirlo con certezza.
"Io farò in modo che mi restituiscano le foto e li terrò occupati finché tu ti sarai messo in salvo. Ora vai, muoviti" gli diedi un altro spintone. Perché non mi dava ascolto una buona volta?
'Ma Ross..'
"Cristo, Niall vattene via di qua!" e lo spinsi, più forte di prima.
"Non metterti nei guai, non me lo perdonerei..'"fu tutto ciò che mi disse prima di iniziare a correre.
Stavolta mi diede ascolto, e corse lontano.
Come diamine avrei fatto? Non lo sapevo, ma sapevo che l'avrei scoperto a breve.



NOTE SCRITTRICE:
Ciao a tutti voi, oh popolo di efp. Dopo un bel po' di inattività, ho ritrovato la voglia, la forza e l'ispirazione per scrivere una nuova ff. Spero che vi possa piacere, intanto vi lascio all'introduzione. Non svelerò nulla di nulla.
A presto per il primo capitolo
Besitos
Fed
  
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