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Autore: mgrandier    14/07/2015    27 recensioni
“Le tue mani” è il mio contributo al Love Day, che il 14 luglio 2015 celebra l’amore di Oscar e André, l’amore assoluto che vince ogni altro destino, dedicato a tutti coloro che nell’Amore credono e per l’Amore vivono.
“Il solo individuarlo tra gli altri soldati della Guardia le provocava un fremito che sempre più spesso era arduo soffocare sotto la coltre dell’uniforme. Incontrarlo durante il normale servizio e mantenere l’apparente indifferenza che si era imposta, diventava pressoché impossibile.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Notti'
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Il sole del primo pomeriggio inondava la piazza d’Armi di un bagliore prepotente che rendeva difficile sostenerne la vista, sebbene lei si trovasse nel suo ufficio e stesse semplicemente scrutando oltre la finestra rivolta a meridione che si apriva sul cortile sfiorando il soffitto con un voltino semicircolare.

Poggiò il mento sulle dita intrecciate, i gomiti puntati sul ripiano dello scrittoio, e arricciò le labbra quando lo sguardo, nello stralcio della corte visibile dalla sua posizione defilata, giunse alla porta dell’armeria, il fabbricato basso addossato al lato occidentale del perimetro del cortile principale della caserma, stretto tra l’ala ufficiali e la scuderia. Notò come la porta del deposito fosse aperta, intravide le sagome scure di alcuni soldati muoversi indistintamente nell’ombra, appena oltre la soglia e poi la sua attenzione venne catturata dalla forma e dalle movenze famigliari di una di quelle. L’altezza, che superava di un poco quella della maggior parte dei commilitoni, l’armonia delle proporzioni, intuibile anche sotto l’uniforme semplice, il portamento dritto, i movimenti armoniosi: non ebbe dubbi nel constatare che quello dovesse essere proprio lui.

André …

Il solo individuarlo tra gli altri soldati della Guardia le provocava un fremito che sempre più spesso era arduo soffocare sotto la coltre dell’uniforme. Incontrarlo durante il normale servizio e mantenere l’apparente indifferenza che si era imposta, diventava pressoché impossibile. Il fatto di ridurre i momenti in cui potersi muovere spontaneamente a pochi e fugaci ritagli di tempo, nascosti tra il rispetto delle norme di comportamento della caserma e l’ordinaria finzione di Palazzo Jarjayes era estremamente pesante, e di questo aveva maturato una profonda consapevolezza. Lui, André, non aveva mai espresso una aperta insofferenza per la loro complicata situazione, ma lei lo leggeva nel riflesso di smeraldo che attraversava il suo sguardo quando si faceva basso al passaggio del Generale, di Madame o della nonna, scorgendovi l’eco di un sogno che si piega mestamente alla cruda realtà dei fatti.

André pareva capace di piegarsi ad ogni imposizione, ad ogni necessità, con dignità e coraggio, riuscendo ad esprimere, anche di fronte all’incertezza di un legame destinato al silenzio e all’ombra, una totale fiducia. Si mostrava pronto a rinunciare a tutto, pur di continuare ad alimentare il fuoco che bruciava vivo tra loro, quando era possibile liberarlo dalle catene invisibili dello sguardo del mondo. Riusciva a trovare istanti preziosi per ricordarle che lui era lì, per lei sola, anche nel fuggevole incontrarsi nel corridoio della caserma, quando le uniformi si sfioravano e la pelle, sotto strati di stoffa pesante, riconosceva la sua presenza nel respiro di un contatto solo accennato; oppure quando, rispondendo ad una consuetudine, più che ad un dovere, le conduceva Cesar per lasciare la caserma o Palazzo Jarjayes, e consegnandole le redini riusciva ad indugiare di un tempo infinitesimo nel cederle il cuoio, un tempo sufficiente a percepire sulle dita, oltre il velo leggero del guanto, il calore della sua presa. Andrè era un mosaico di attenzioni, una sinfonia di gentilezza, dedizione e passione; era la costanza della ricerca, come la certezza della presenza, e quei contatti fugaci erano sufficienti a risvegliare il ricordo di altri contatti, anelati, profondi, proibiti. In un soffio, con la stoffa a dividerli come un fosse un muro di pietra, o il bastione della distinzione di classe, Oscar veniva investita da un’esplosione di immagini, un caleidoscopio di frammenti di vita, che senza scampo, la conducevano a lui. Bluse accasciate a terra, graffi e lacci; fronde morbide sopra le loro teste, lo strappo della stoffa impigliata, lo schiocco proibito di labbra insolenti, giunte là dove non avrebbero mai dovuto arrivare; un nastro, un bottone, una piuma d’oca; acqua gorgogliante, mani intrecciate, sabbia fine, velluto e legno grezzo contro la schiena; e poi l’essenza della lavanda, la cannella, il profumo della pelle impossibile da confondere con quello di altri: tutto, inesorabilmente, le parlava di lui.

Si alzò dalla seduta, raggiungendo la finestra; si sistemò di fronte alla vetrata cercando André e gli altri soldati all’armeria e accorgendosi che la porta era stata chiusa e che probabilmente i soldati avevano già lasciato il deposito delle armi. Intimamente contrariata, si volse verso il dormitorio, sul lato orientale del cortile, e i suoi occhi corsero d’istinto alla figura in uniforme che poteva intuire seduta sui gradini dell’accesso all’ala destinata ai soldati. André era solo.

Senza ulteriore indugio, raggiunse la porta e lasciò l’ufficio.

 

Puntando il calcio sul fianco, André reggeva la canna dell’arma con la mano sinistra, mentre la destra si muoveva rapida e precisa strofinando un panno per tutta la lunghezza del fucile, in modo da renderlo lucido anche nella penombra dell’angolo di pace dove era solito sistemarsi negli attimi liberi. Complice uno sporto imponente, costruito a riparo provvidenziale dell’accesso dell’ala del dormitorio, i gradini su cui amava accomodarsi rimanevano protetti dal sole per la maggior parte del giorno, e offrivano un riparo asciutto nelle giornate piovose.

Posò il panno, osservò l’arma rigirandola fra le mani e poi la riposizionò sul fianco, dritta davanti a sé, riprendendo a strofinarla, senza fermarsi nemmeno quando dei passi regolari e leggeri lo raggiunsero, fermandosi alle sue spalle, e un profumo ben noto si palesò ai suoi sensi sempre vigili. Non si voltò, proseguì nel suo lucidare il legno della canna con assoluta dedizione, dopo aver lanciato uno sguardo volutamente distratto alla piazza d’Armi, verificando se ci fossero commilitoni in vista.

I passi ripresero e la presenza di Oscar si fece concreta al suo fianco, mentre la sentiva piegarsi fino a sedersi sui gradini, nella sua stessa posizione, con le gambe un poco allungate, fino al selciato polveroso del cortile e i gomiti poggiati alle ginocchia.

Le volse un’occhiata di traverso, indugiando sul suo viso e accarezzando con lo sguardo la sua pelle bianca, che sapeva morbida e vellutata, accennando un sorriso – Comandante … Voi non dovreste trovarvi qui … - mormorò piano.

Gli rispose uno sguardo limpido e profondo, le labbra tese a nascondere un sorriso e poi parole pronunciate lentamente – E’ mio dovere verificare che i miei soldati si occupino con impegno e dedizione alla cura delle armi di cui sono dotati … - con un tono profondo e sensuale, che, decisamente, lo sorprese, considerato il fatto che si trovavano in caserma - … e venire in loro aiuto qualora ve ne fosse necessità … -.

Aggrottò la fronte, assottigliò lo sguardo, cercando di scrutare i quel mare profondo che ancora lei gli offriva.

E poi seguì il lento movimento del braccio destro di lei che si distese, la mano sottile aperta e protesa in direzione delle sue ginocchia, a raggiungere la sua destra e posarsi morbidamente sopra di essa stringendo la presa sulla pelle e sulla pezza avvolta alla canna del fucile, le dita chiuse attorno al legno, mentre il corpo sottile si appoggiava alla sua spalla, palesando il contatto morbido con le sue forme costrette ma innegabilmente femminili.

André bloccò la propria mano, colto di sorpresa. Conosceva quel riflesso … quell’espressione velata, le palpebre sollevate e le ciglia vibranti, la leggera tensione alle tempie, appena nascoste dai riccioli biondi …

- Non fermarti … - la sua voce aveva assunto un tono che in caserma non aveva mai udito – … continua a muoverti … - e la mano affusolata forzò la sua, accompagnandola in una corsa precisa e sinuosa lungo la canna dell’arma.

Avrebbe voluto lasciare il suo sguardo, sincerarsi che il cortile fosse ancora deserto … che nessun soldato potesse vederli in quella situazione inaudita e pericolosamente compromettente per entrambi, ma parole, sguardi, profumi e gesti lo legavano in una stretta che gli fu impossibile sciogliere. Deglutì piano, mentre Oscar si faceva ancor più prossima e la presenza della sua chioma soffice si palesava contro i suoi capelli; chiuse gli occhi, continuando seguire mentalmente il movimento del proprio braccio, accompagnato dalla mano di lei, incredibilmente decisa nella sua presa e nel suo oscillare, e avvertendo il suo respiro caldo soffiare tra la mascella e il colletto dell’uniforme, insinuandosi tra pelle e stoffa.

- Questa sera … - mormorò lei con voce appena udibile – … questa sera sei di riposo. Non prendere impegni con Alain e i tuoi commilitoni … - una pausa, lasciando in sospeso un vortice di pensieri - … e ricordati che non voglio che mi accompagni a casa, André … -

Inspirò profondamente, la carezza di quell’alito caldo a sfiorare l’animo e la coscienza del significato di quelle parole a risvegliare un’onda di ricordi sulla pelle. Annuì appena, lasciando che gli angoli delle labbra si sollevassero in una piega appena intuibile. Oscar si mosse leggera, staccandosi dalla sua spalla, allentando la presa sulla mano e facendola scivolare morbida a sfiorare il suo avambraccio e poi proseguire sul suo petto, esitando in un percorso sinuoso tra i bottoni della blusa e indugiando là dove, sotto la stoffa, la pelle era maggiormente sensibile al suo tocco. André la sentì espirare soddisfatta, quando la schiena si irrigidì in un moto rapido e incontrollato che gli spinse le spalle all’indietro; e poi aprendo gli occhi la vide sollevarsi, rapida e apparentemente altera, voltarsi e scomparire in un’eco di passi nel corridoio.

Soffiò gonfiando le guance, chinò il capo ad osservare il suo fucile, raccolse la pezza scivolata a terra e la sistemò sotto le dita per riprendere a lucidare l’arma; accennò un movimento e si arrestò immediatamente, stringendo le dita attorno alla canna, fino a far vibrare il braccio teso.

Sospirò scuotendo il capo e si sollevò dai gradini, dirigendosi verso l’armeria.

Non sarebbe mai più riuscito a lucidare il fucile con la stessa disinvoltura di sempre.

 

 

 

Angolo dell’autrice: Non potevo stare lontana da André e Oscar nel Love Day … e chi mi conosce avrà notato che questo episodio si inserisce nella serie dei miei racconti che lo hanno preceduto, aggiungendo un attimo proibito alla loro realtà di innamorati. Mi riferisco a Estate, Ricordi e divisa, Il castello di carte e Notti di stelle e di sogni.

Un ringraziamento particolare a chi ha ispirato il titolo del racconto; Emerald, il racconto è dedicato a te.

A presto …

 

  
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