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Autore: thebrightstarofthewest    14/07/2015    2 recensioni
Dopo la catastrofe avvenuta al Jurassic Park, Alan Grant ed Ellie Sattler hanno deciso di sposarsi e metter su famiglia; hanno difatti due figli ormai ventenni, Bernard e Nicholas, entrambi appassionati a modo loro alla paleontologia. La vita della famiglia Grant procede più che tranquillamente, finché due chiamate non cambieranno tutto: qualcosa sta per accadere nuovamente ad Isla Nublar ed i Grant stanno per finirci dentro fino al collo per la seconda volta.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3. Rivelazioni
 

Periferia di Dallas, Texas, ore 15:20

Ian Malcolm si presentò al loro appuntamento in largo ritardo. Entrò nel bar fischiettando un motivetto country e, muovendosi a grandi falcate tra il labirinto di tavolini, giunse infine di fronte ad Alan ed Ellie, che, dal canto loro, erano già seduti da un bel pezzo. Il paleontologo e la paleobotanica si alzarono in piedi per salutarlo, ma lui fece cenno di rimettersi giù, per poi prendere a sua volta posto in una delle sedie.
I primi istanti del loro rinnovato incontro proseguirono nel silenzio, mentre Malcolm li guardava intensamente negli occhi.
“Che Dio mi maledica, non siete invecchiati di un giorno”, concluse infine, sorridendo raggiante. Per la verità, neppure lui era poi cambiato molto dall’ultima volta che lo avevano visto: i capelli erano un po’ ingrigiti, l’attaccatura più alta sulla fronte, ma per il resto era sempre lui. I medesimi abiti neri, gli stessi occhiali: non sembrava neppure si fosse cambiato da quella maledetta giornata ad Isla Nublar. Ian Malcolm era stato uno degli esperti, come loro, a trovarsi invischiato nel disastro di Jurassic Park: era un caosologo, una studioso di matematica moderna, che sosteneva la teoria del caos. Questa fantomatica branca scientifica spiegava l’imprevedibilità dei sistemi complessi o, più semplicemente,  il cosiddetto effetto farfalla: una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia invece del sole. Niente si ripete mai e tutto influenza il risultato. Concetti astrusi che Alan non si era mai nemmeno preso la briga di tentare di capire.
“Neppure tu sei invecchiato”, rispose Ellie, sorridendogli amabilmente. Grant si limitò ad un sorriso sommesso ed una stretta di mano. “Tutto bene?”.
“Ma sì, tutto bene”, rispose il matematico, dondolandosi gaiamente sulla sedia, “Il lavoro non manca mai, dopotutto il caos è un argomento ampio. Voi due? Sposati, cazzo, ci avrei scommesso la testa!”. Rise e li indicò entrambi. “Anche se immaginare il professor Grant sposato con due bambini è senz’altro più utopico di qualsiasi parco dei divertimenti con mostri di quindici metri che si mangiano i turisti”.
“Sono cambiato”, bofonchiò Alan con un’energica scrollata di spalle, impassibile, e riprese a sorseggiare il suo caffè, “Cosa che tu, invece, mi pare non abbia fatto”.
Malcolm sghignazzò, raddrizzandosi gli occhiali scuri sul naso. “Hai ragione, io sono sempre rimasto fedele alla mia caotica natura: venti anni sono passati e sono sempre la stessa testa di cazzo che avete conosciuto sull’isola”.
Infine, Ellie si schiarì la voce, ed introdusse il discorso che tutti attendevano. “Perché ci hai chiamati qui, Ian?”.
Il volto gioviale del caosologo si rabbuiò repentinamente, dando mostra di un certo timore. Si guardò in giro, circospetto, poi aprì la borsa a tracolla che aveva portato con sé ed inizio a frugarvi dentro. I coniugi Grant si scambiarono uno sguardo: quell’atteggiamento li lasciava piuttosto perplessi.
Quando quel loro antico compagno di disavventure li aveva nuovamente contattati, entrambi era rimasti stupiti: cosa poteva volere Malcolm da loro dopo tutto quel tempo? Una semplice rimpatriata –cosa che non sarebbe stata troppo gradita da Alan, per la verità- o qualcosa di più misterioso? La telefonata che avevano intrattenuto si era rivelata piuttosto criptica: il matematico era apparso ansioso, turbato, come se qualcosa di pericoloso ed imminente lo minacciasse da vicino. Aveva farfugliato qualcosa riguardo Jurassic World, si era soffermato morbosamente sulle nuove attrazioni del parco: non sembrava neppure lo stesso studioso eloquente e completamente spensierato che avevano conosciuto un tempo. Alan aveva capito ben poco di quegli astrusi vaneggiamenti, ma qualcosa era stato ribadito talmente tante volte da risultare chiaro: Ian aveva bisogno del loro aiuto e doveva assolutamente vederli, il prima possibile. Aveva detto loro di prendere quanto prima un volo per Dallas e ritrovarsi al bar da lui indicato, senza portare con sé alcun tipo di apparecchio elettronico, alle quindici.
E dunque eccoli lì, tre menti scientifiche tra le più rinomate al mondo sedute in una bettola di periferia.
Dopo un lungo scartabellare tra cartelle e fogli, Malcolm parve trovare ciò che stava cercando; non sorrise, ed anzi il suo volto si fece sempre più mesto. Corrugò la fronte e porse ai coniugi un pesante fascicolo rilegato, sulla cui copertina spiccavano due lettere maiuscole, stampate a caratteri cubitali: I-R. Accanto vi era impresso in azzurro il simbolo della InGen, l’azienda fondata da John Hammond tempo addietro ed adesso acquistata dal magnate Simon Masrani.
“Leggete qua”, mormorò, aprendolo e mostrandogli la prima pagina. Si trattava di un depliant pubblicitario di Jurassic World, uno di quelli che era possibile stampare da internet o trovare in una comune agenzia di viaggi. Attraverso scritte in grassetto e foto d’effetto, illustrava tutte le novità che sarebbero state apportate a breve al parco. Alan alzò lo sguardo verso Malcolm. “Non capisco”, sentenziò, aggrottando la fronte. C’era qualcosa che non gli tornava, in quella storia: il caosologo così sotto pressione, quel fascicolo con il marchio InGen… C’era qualcosa che decisamente non gli tornava.
“E’ chiaro”, rispose serio Ian, “Per la verità non c’è molto da capire, a primo acchito. Si tratta di una semplice riepilogazione delle migliorie che si troveranno tra qualche mese ad Isla Nublar. Usano paroloni e sproloqui per convincere chi è già stato al parco a tornarci, o chi non ci è mai stato a farci un salto: pubblicità, insomma. Adesso però, guarda accuratamente le righe finali di questo paragrafo”.
Ellie fece scivolare l’indice sul volantino e, trovato ciò che le interessava, iniziò a leggerlo ad alta voce: “E, ultimo ma non ultimo, la novità della prossima stagione turistica sarà una sorpresa sensazionale: preparatevi, viaggiatori coraggiosi, perché Jurassic World sta per mettervi a dura prova con un’attrazione che non avreste potuto immaginare nemmeno nei vostri peggiori incubi. Non mi pare nulla di più di uno spot promozionale, Ian, neppure dei più efficaci”, concluse, scrollando le spalle.
“Esattamente”, confermò Malcolm, ammiccando, “è quello che ho pensato anche io, quando l’ho letto la prima volta. Non fosse che… Qualcuno mi ha fatto capire cosa significhi davvero, ed è questo il dettaglio allarmante”.
Alan si puntellò al tavolo con i gomiti e si protese verso il matematico. “Va’ avanti, spiegati meglio”. Più la cosa andava avanti, più un profondo senso di inquietudine lo attanagliava; poteva vedere nei grandi occhi di Ellie il suo stesso medesimo timore.
“Ho delle… beh, chiamiamole conoscenze, a Jurassic World. Conoscenze direttamente dal laboratorio, ecco. Non pensiate che faccia spionaggio industriale, perché caschereste male, non sono il tipo… Mettiamola su questo piano: io c’ero, quel fine settimana di venti anni fa ad Isla Nublar, noi c’eravamo. Nello stesso momento in cui scoprii quel che aveva fatto John Hammond, pensai che qualcosa sarebbe andato storto. E così è stato. All’epoca eravamo solo poche persone sull’isola e comunque molti di noi sono morti, ma adesso ci sono migliaia di turisti al giorno in quel maledetto parco… Possono dirmi che hanno migliorato la sicurezza, che il personale è centuplicato, che i tempi sono cambiati, ma c’è una cosa che ancora non è stato imparato: la natura vince sempre. La vita trionfa sempre. Se non si poteva avere l’ambizione di ingabbiarla venti anni fa, perché adesso qualcosa dovrebbe essere cambiato? Perché noi uomini siamo più forti? Più tecnologici? Stronzate, ve lo dico io”.
Alan ed Ellie trattenevano il respiro: a quanto pareva, anche Ian Malcolm, scienziato all’apparenza impossibile da turbare o scalfire, portava ancora le cicatrici dell’esperienza a Jurassic Park.
“Per questo ho deciso di… premunirmi, diciamo”, continuò, dopo aver fatto una breve pausa, “E mi sono trovato i miei contatti al parco, per scoprire cosa avessero in mente quei pazzi scatenati”.
“Non credo siano cose di cui parlare in un posto così”, considerò Ellie, lanciandosi uno sguardo intorno.
“Non abbiamo apparecchi elettronici che possano essere tracciati ed almeno che qualcuno non mi stia seguendo, o non vi stia seguendo, non c’è modo che si sappia di cosa stiamo discutendo”, rispose prontamente Malcolm. La paleobotanica non appariva comunque molto convinta e, sotto il tavolo, afferrò la mano di Alan tra le sue, stringendola forte.
“Va’ avanti, Ian”, lo spronò Grant. Ormai voleva arrivare al sodo di questa storia.
“Bene, adesso che avete letto le linee finali del depliant ed avete saputo del mio contatto, posso spiegarvi quale sia il collegamento tra le due cose: questa  sorpresa che stanno preparando al parco… E’ qualcosa di quantomeno inquietante”. Girò qualche pagina del fascicolo ed aprì davanti a loro un documento ricolmo di dati genetici ed appunti su varie tipologie di caratteristiche e DNA.
Ellie cominciò a scorrere i dati. “Cos’è che sto guardando?”, domandò allora, incerta, “Qua sono elencati i tipi di DNA più disparati, dal T-Rex alla seppia”.
“Quello che stai guardando è l’ultima trovata commerciale della InGen per far sì che tutto il mondo accorra sull’isola: sai come si dice, no? Noi umani siamo incontentabile. Ridiamo vita ai dinosauri ed è tutto un ‘uh, ah, che meraviglia, incredibile, pazzesco’, ma quanto impieghiamo a stancarcene? Ormai le persone considerano i dinosauri alla stregua di comuni animaletti da zoo. Hanno bisogno di novità, per mantenere i guadagni costanti, mi seguite?”.
Alan lo guardò negli occhi per qualche istante: la sua mente stava velocemente collegando tutte le novità che Malcolm gli stava sputando addosso, senza però troppo successo. Eppure il senso di inquietudine in lui non si attenuava, ma, anzi, si faceva sempre più profondo. Strinse le mani di Ellie a sua volta, alla ricerca di una sorta di stabilità, di sicurezza.
“No, non ti seguiamo”, mormorò, quasi inciampando sulle poche parole pronunciate.
“Cosa si fa quando una cosa è vecchia, vista e rivista? Quando ormai è diventata noiosa?”, domandò allora il caosologo, passandosi la lingua sulle labbra sottili.
“La sostituisce con una nuova”, rispose Grant, perplesso, come in trance. C’era qualcosa di evidente che gli sfuggiva, qualcosa davanti al suo naso che…
“Un ibrido”, esclamò improvvisamente Ellie, staccandosi dalla salda presa del marito ed andando subito a sfogliare il fascicolo, avidamente.
“Come, scusa?”, sillabò balbettando Grant, strizzando appena gli occhi azzurri.
“Stanno creando un ibrido congiungendo sezioni di DNA di vari animali”, continuò lei, “Stanno creando in provetta il loro proprio dinosauro”.
Ian Malcolm annuì. “Non mi stupisce che tu ci sia arrivata, Ellie. E’ esattamente ciò che stanno facendo: stanno dando vita ad un nuovo mostro”. Prese delicatamente la cartella dalle mani della donna e la richiuse, poi indicò le due lettere stampate in copertina: I-R. “E’ l’Indominus Rex, così l’hanno chiamato”.
Alan afferrò bruscamente il fascicolo, strappandolo al matematico, e cominciò a leggere tutti i tipi di DNA che vi erano elencati. Furono due a colpire subito l’attenzione del paleontologo: c’erano sia il Tirannosauro che il Velociraptor. ‘Sono impazziti. Sono fuori di sé. Non possono davvero creare una cosa del genere’. Il suo primo pensiero fu rivolto alla migliaia di persone che quotidianamente camminavano per il parco, ignare della mostruosità che vi stavano crescendo; subito dopo, la sua mente ed il suo cuore si focalizzarono su due di quelle migliaia di persone: Nick e Bernie erano lì. Nick e Bernie erano sull’isola.
Muovendosi quasi a scatti, voltò tutte le pagine e tornò alla prima, al depliant. L’apertura della nuova attrazione era prevista in breve tempo, ciò significava che quella bestia doveva essere già adulta. Nella sua mente, la poteva immaginare: più grande del T-Rex, più famelica… Più intelligente, forse? C’erano talmente tante modifiche genetiche, che non era da escludere: una potenziale macchina mortale.
“Andiamo ad Isla Nublar”, affermò allora, fissando un punto indefinito del muro del bar, dove la sua proiezione mentale dell’Indominus Rex continuava a fare capolino, “Tutti e tre. Andiamo ad Isla Nublar”.

L'angolo dell'autrice:
Eccomi qua! Mi stupisce come stia riuscendo ad aggiornare questa ff con costanza, e spero vivamente di continuare per quanto mi sia possibile.
Allora, riguardo questo capitolo volevo fare solo un piccolo appunto: essendo la mia storia basata sugli eventi di Jurassic Park e Jurassic World, Il Mondo Perduto e tutto ciò ad esso collegato non saranno inclusi. Dunque, anche il personaggio di Malcolm sarà più simile a quello del primissimo film, rispetto al secondo. Spero non crei problematiche di alcun tipo.
Un dinoabbraccio,
thebrightstarofthewest
  
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