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Autore: Claire Riordan    14/07/2015    2 recensioni
POST 3B, NESSUN COLLEGAMENTO CON LA 4° STAGIONE.
La morte di Allison ha sconvolto Scott e il suo branco, Isaac in particolare, che sembra incapace di reagire, di trovare un'ancora che lo salvi dall'abisso in cui è sprofondato. Nel frattempo, a Beacon Hills ritorna una ragazza di nome Holly, una ragazza che pare nascondere qualcosa ma che, allo stesso tempo, sembra risvegliare dei ricordi nella memoria di Isaac...
Dal cap. 2:
Isaac non riuscì a trattenere un sorriso «Sono Isaac» continuò «Isaac Lahey. Ti ricordi?»
Holly aggrottò la fronte, lo osservò un paio di secondi e, infine, scosse la testa.
«Alla scuola elementare di Beacon Hills» disse ancora Isaac, muovendo un passo avanti, animato da quel nuovo entusiasmo «Quello che… che ti ha spinto giù dall’altalena e ti ha rotto il naso» concluse con una risata.
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Argent, Isaac Lahey, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jubel

6. Gunshot

“Ho avuto un contrattempo. Ti chiedo scusa, ma temo dovremo rimandare il pomeriggio di studio. Scusami ancora.”
Isaac sospirò, deluso, mentre fissava quelle poche parole sullo schermo del suo cellulare. Quella mattina, Holly sembrava così convinta di passare il pomeriggio con lui, così entusiasta. E ora, lo stava bidonando, senza dargli nemmeno una motivazione. Beh, non che ne fosse stata costretta: Isaac dovette ricordare a se stesso, per l’ennesima volta, che lui e Holly non erano così tanto amici da doversi giustificare l’uno con l’altra.
Ripose il telefono nella tasca dei jeans, guardandosi intorno: il cortile della scuola era affollato dai pochi studenti che si erano attardati a chiacchierare con gli amici. Holly sarebbe stata da qualche parte, là in mezzo? O se n’era già andata? Probabilmente era già sulla strada di casa, se l’aveva sistemato in così breve tempo.
Sconfitto, si sistemò meglio lo zaino in spalla e si incamminò verso casa McCall, sapendo che quel compito di chimica gli sarebbe valso l’ennesima D.
 
 
Lo sguardo di Holly rimase fermo sullo schermo del telefono per qualche secondo, dopo aver pigiato il tasto “Invio”. Si sentiva incredibilmente in colpa nei confronti di Isaac: per causa sua, non avrebbe passato quel compito e, probabilmente, non le avrebbe nemmeno più rivolto la parola. Sperò con tutto il cuore che Isaac avrebbe capito, mentre lei avrebbe cercato in tutti i modi di scusarsi e ritrovare un po’ della sua fiducia. Quei due pazzi che l’avevano sequestrata non potevano costringerla alla solitudine.
«Hai fatto?» le chiese Stiles con insistenza.
«Sì» grugnì lei, cacciando il cellulare nella borsa «Dicevamo?»
«Argent» fece Stiles.
«Prima ditemi del codice» ribatté Holly.
«Non possiamo» disse Scott «Non prima di aver chiarito un paio di altre cose»
«Tipo?»
Stiles e Scott si scambiarono una lunga occhiata silenziosa. Holly pensò stupidamente che stessero comunicando col pensiero.
«Allora?» li esortò.
«Ok, uhm…» cominciò Scott «sai… sai dirci quello che hai sentito da Argent e tua madre?»
Holly si strinse nelle spalle: ripensare a quella conversazione le provocò un brivido di paura.
Con un sospiro, un po’ incerta che raccontare tutto a quei due fosse una decisione saggia, cominciò: «Mia madre si è lamentata con Argent di essere stata contattata da lui circa un mese fa, senza una ragione precisa» disse «Lei e il suo compagno hanno detto che ci saremmo trasferiti qui perché lui aveva ricevuto una promozione, ma, a quanto pare, è stata la chiamata di Argent a costringerci a traslocare»
«Potrebbe avere senso» borbottò Stiles, più a se stesso che all’amico o ad Holly.
«Argent ha detto di volere giustizia» proseguì la ragazza, mentre il terrore che l’aveva assalita mentre origliava quella conversazione sembrava lentamente rimpossessarsi di lei «Ha chiesto… ha chiesto a mia madre se fosse stata disposta ad uccidere, perché vuole vendicare sua figlia. È morta qualche settimana fa»
Scott sospirò, abbassando il capo e strofinandosi con vigore gli occhi «Lo sappiamo» mormorò, cupo «Allison Argent è morta fra le mie braccia»
Holly si sentì gelare. Quei due sapevano molto più di quanto volessero lasciar intendere.
«Oh mio Dio, io… Scusami, non immaginavo. Ma che… che è successo?» domandò, la voce poco più alta di un sussurro. Si chiese per quanto le sue gambe l’avrebbero sorretta: la sua mente stava assimilando troppo, e troppo in fretta.
«È una storia piuttosto lunga, in effetti» tagliò corto Stiles.
«E non credo che questo sia il momento giusto per raccontarla» aggiunse Scott.
«Ok, sentite» esclamò Holly, iniziando ad agitarsi «le uniche cose che so, sono che Argent vuole vendetta, mia madre ha detto che ha abbandonato le armi, o qualcosa del genere, e che non lo aiuterà, poi hanno nominato questo codice, e poi ho chiuso la finestra, perché stavo per impazzire, e voi due non mi state certo aiutando!»
Si rese conto solo nel momento in cui ci fu silenzio che aveva urlato. Quella questione l’avrebbe fatta rinchiudere in un manicomio.
Stiles le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla «Senti, noi conosciamo Argent» disse, con calma «Non è un assassino. Non ti farà del male, né a te, né a nessun altro. Forse hai capito male, magari eri…»
«So bene cos’ho sentito» ribatté lei, con un tremito nella voce «E credo anche che voi nascondiate qualcosa. Sbaglio?»
Scott e Stiles si scambiarono l’ennesima occhiata d’intesa.
«Va bene» si arrese Scott «ma credo sia meglio se ti siedi»
 
 
Sul sedile posteriore dell’auto di Stiles, Holly non riusciva a staccare gli occhi dallo schienale del posto del passeggero. Era certa che, se avesse mosso un singolo muscolo, avrebbe vomitato.
Nell’ultima mezz’ora aveva saputo troppo, molto più di quanto, ne era certa, la sua testa poteva sopportare. A quanto pareva, Scott era un licantropo, un lupo Alfa, un capobranco; Stiles era stato posseduto dallo spirito di una volpe maligna, che l’aveva spinto a compiere azioni terribili; Allison, la figlia di Argent, era stata uccisa dalla spada di un guerriero giapponese, seguace dello spirito che si era impossessato di Stiles. Stando a quel che dicevano Scott e Stiles, Beacon Hills era un luogo infestato da creature soprannaturali: di licantropi ce n’erano diversi, senza contare tutta un’infinità di altri esseri dai nomi improbabili che erano andati e venuti dalla città. Solo ora capiva quel che blaterava Connor il giorno in cui erano arrivati, quando farneticava sulle storie di misteriose morti avvenute in quel luogo. Evidentemente, non erano solo voci: era tutto vero.
Come se non bastasse, c’erano in circolazione quelli che venivano chiamati cacciatori, uomini armati fino ai denti di pistole, archi e frecce per eliminare i lupi mannari, tra i quali c’era anche Argent. Ma, come avevano assicurato Stiles e Scott, Argent non era tra i cattivi, non più: da ormai molto tempo, era diventato un loro alleato e li aiutava a dare la caccia alle creature che minacciavano la sicurezza di Beacon Hills.
Svoltarono nella strada di casa di Holly, dopo un tragitto che sembrava essere durato un’eternità. Stiles fermò l’auto davanti al vialetto d’entrata.
«Ti senti bene?» le chiese Scott, voltandosi a guardarla dal sedile anteriore.
Holly fece un lieve cenno d’assenso «Sì» borbottò «Forse. Non lo so, ho bisogno di… di…»
«Forse è meglio se entri in casa» suggerì Scott.
«Sì» sussurrò lei. Era troppo scossa per riuscire a formare qualsiasi frase di senso compiuto. Come un automa, aprì lo sportello e scese dall’auto, senza proferire parola, incamminandosi verso la porta di casa. Udì il motore ripartire alle sue spalle. Infilò la chiave nella toppa ed entrò.
«Ciao, fuggitiva» l’accolse Connor «Dov’eri finita?»
«Lasciami stare, Connor, non mi sento bene» lo liquidò lei, salendo in camera sua. Si chiuse la porta alle spalle e si distese sul letto, chiudendo gli occhi: aveva le vertigini. Udì la porta scattare.
«Holly?»
Era di nuovo Connor.
«Ti ho detto di lasciarmi in pace» ribadì lei, tirandosi il cuscino sopra la testa.
«La sindrome premestruale è più grave di quanto pensassi» disse lui, pronunciando una delle sue frasi tattiche che avrebbero scatenato la reazione della sua sorellastra. Infatti, Holly scattò a sedere, lanciandogli il cuscino.
«Connor, non è un buon momento per le tue battute» strepitò «Viviamo in una città di matti!»
Si prese la testa tra le mani, le parole della conversazione avuta con Scott e Stiles che ancora le rimbombavano nella testa.
Connor raccolse il cuscino da terra e raggiunse Holly sul letto «Che intendi esattamente con “matti”?» domandò, curioso.
«Mi hanno rapita, a scuola» buttò lì lei.
«Cosa?!» esclamò Connor, chiaramente interdetto da quell’affermazione.
«Sì, due pazzi che volevano sapere come siamo finiti in questa casa» disse Holly, sventolando una mano a mezz’aria con noncuranza «Conoscono Argent»
Connor aggrottò le sopracciglia «Sono dei sicari?» chiese, confuso.
«No, sono…»
Un licantropo e il suo migliore amico reduce dalla possessione di uno spirito assassino.
Holly prese un respiro profondo «Sai quando mi raccontavi di ciò che si dice di questo posto?» mormorò.
Lui annuì, così Holly continuò: «Beh, non sono dicerie. È la verità»
Connor sgranò gli occhi, guardandola per un attimo come se fosse impazzita. Poi la sua espressione si rilassò e scoppiò a ridere.
«Non dicevi di non credere più alle storie di fantasmi?» ghignò.
«Connor, sono seria!» sbottò lei, scattando in piedi «Tu… tu non hai idea di quel che succede in questa maledetta città!»
«In effetti, no, non ce l’ho» fece lui, con quel solito tono fastidioso.
Holly ruggì la sua frustrazione «Ti odio!» sbraitò. Afferrò la sua borsa ed uscì dalla sua camera, scendendo in cucina. Vi frugò dentro, alla ricerca del suo iPod: non voleva più sentire niente e nessuno. Una volta trovato, infilò le cuffiette nelle orecchie e alzò il volume al massimo, una vecchia canzone degli Offspring che le martellava i timpani in una maniera quasi fastidiosa, ma non le importava. Se quello era l’unico modo per non sentire più nulla, tanto meglio.
Tirò un sospiro, cercando di calmarsi. Prese una bottiglietta d’acqua dal frigo e bevve qualche sorso mentre scrutava il giardino sul retro, ancora invaso dalle erbacce che nessuno pareva aver voglia di sistemare. Ripensò alla conversazione avuta con Scott e Stiles: quei ragazzi erano guerrieri, erano eroi, avevano combattuto creature terribili e affrontato la morte decine di volte, una loro coetanea era stata assassinata davanti ai loro occhi eppure sembravano così… normali. Come potevano andare avanti dopo un evento simile? Come riuscivano a vivere sapendo cosa si nascondeva là fuori?
All’improvviso, una mano si poggiò con decisione sulla spalla di Holly, facendola sobbalzare e ritornare alla realtà. Voltandosi, scoprì con sollievo che si trattava di sua madre.
«Mamma!» esclamò, sfilando gli auricolari dalle orecchie «Mi hai fatto prendere un colpo»
«Ti ho chiamata quattro volte» ribatté Ellen, infastidita.
Holly sospirò «Ascoltavo la musica» disse con rassegnazione, mostrando alla madre le cuffiette.
Ellen ignorò le parole della figlia e ne scrutò il volto «Ti senti bene, tesoro?» le domandò «Sembri molto stanca»
«È stata una giornataccia» rispose lei «Molto… intensa»
Ellen sedette al tavolo della cucina «La nuova scuola ti piace?» le chiese.
Holly scrollò le spalle «Sì, non è male, è solo che… ecco, devo mettermi in pari con i programmi. È un po’ dura» inventò. In realtà, recuperare gli appunti sembrava il male minore dopo quel che aveva appreso quel pomeriggio.
«Sei molto intelligente, Holly» la rassicurò Ellen «Hai sempre avuto ottimi voti. Vedrai che te la caverai anche questa volta»
Holly abbozzò un sorriso «Sai, credo… credo che uscirò a prendere una boccata d’aria» disse, gettando di nuovo l’iPod nella borsa.
Ellen si alzò in piedi, allarmata «Non ti senti bene?» le domandò.
«No, mamma, sto benissimo» la rassicurò Holly, alzando una mano per evitare che si avvicinasse «Ho solo bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe. Sai… a scuola passo molto tempo seduta, ho bisogno di camminare. Ma torno per ora di cena, non ti preoccupare»
E, senza aggiungere altro, raggiunse la porta d’ingresso più in fretta che poté, prima che sua madre riuscisse a proferire parola. Uscì fuori, sotto il cielo nuvoloso di quel giorno, incamminandosi lungo una strada senza destinazione. Non aveva idea di dove andare, non ricordava quasi nulla dei suoi primi anni a Beacon Hills e ancora non era riuscita a fare un giro che le permettesse di conoscere meglio la città. Ma quel giorno non poteva rimanere nella stessa stanza in cui si trovava Ellen, non dopo quel che aveva saputo. Scott e Stiles le avevano detto che Chris Argent e la sua famiglia erano cacciatori di lupi mannari, che i cacciatori portavano diverse armi e che dovevano attenersi a un codice. Che fosse proprio quel codice ciò di cui parlavano Chris ed Ellen qualche giorno prima? Questo faceva di Ellen stessa una cacciatrice? Che conoscesse Argent perché avevano lavorato insieme, in passato? Conoscendo sua madre, ad Holly l’idea parve totalmente assurda: Ellen, che aveva abbandonato la sua primogenita per le sue notti brave, una cacciatrice di licantropi? La donna che si atteggiava a moglie e madre perfetta nascondeva lo spirito di una combattente? No, non poteva per nulla essere possibile. Forse aveva solamente aiutato Chris, ma non poteva di certo essere come lui. Non era la migliore delle persone, ma non era affatto un’assassina. E se la sua conoscenza di Chris fosse per via di Natalie? Che ne fosse il padre?
Holly rise da sola. Quell’idea era a dir poco inverosimile. Natalie non assomigliava a Chris, non poteva essere sua figlia. Alzò il capo e si rese conto di aver quasi raggiunto una tavola calda. Sbirciò oltre il vetro, notando che, all’interno, la clientela scarseggiava. Chissà se facevano il cappuccino, là dentro.
Decise di entrare, facendo tintinnare una campanella sopra la porta quando l’aprì. Si avvicinò al bancone, dietro il quale lavorava un ragazzo che doveva avere appena pochi anni più di lei.
«Ciao» la salutò lui, mentre era impegnato ad asciugare un bicchiere.
Holly abbozzò un sorriso «Un cappuccino, per favore» disse.
Il barista alzò le mani in un gesto di scusa «Ho finito il latte e il fornitore non si è presentato questa mattina» si giustificò «Posso farti un espresso»
«D’accordo» sospirò Holly, leggermente delusa «Allora un espresso. Doppio, se puoi»
«Assolutamente» fece lui «Accomodati, te lo porto io»
Holly si allontanò dal bancone e si guardò attorno, alla ricerca di un tavolo isolato, sebbene il locale fosse quasi vuoto. I suoi occhi si soffermarono su una ragazza, sola, che sedeva in fondo alla stanza. Aveva le braccia distese sul tavolo davanti a sé, lo sguardo fisso, i capelli rossi che le ricadevano davanti al viso. Sembrava in stato catatonico.
Un po’ titubante, Holly andò a sedersi di fronte a lei «Ehi» la chiamò.
La ragazza non batté ciglio.
«Ti senti bene?» le domandò Holly «Posso aiutarti?»
L’altra sussurrò qualcosa d’incomprensibile.
«Come dici?»
«Arrivano» disse la ragazza, questa volta con la voce appena più alta d’un bisbiglio.
Holly aggrottò le sopracciglia «Arrivano?» ripeté, interdetta «Chi sta…»
Ma non ebbe tempo di terminare la frase, né tantomeno di ricevere risposta. La ragazza di fronte a lei alzò improvvisamente il capo e cacciò un urlo tanto forte e acuto che parve trapanarle la testa. Nello stesso istante, la vetrata del locale andò in frantumi e il rumore di una serie di colpi riempì l’aria. Holly si buttò a terra, sotto il tavolo, in preda al panico, nascondendo il capo sotto le braccia. Che diavolo stava succedendo?!
Udì i pochi clienti gridare terrorizzati, lo scricchiolio dei vetri rotti sotto i loro piedi, il rumore della porta che sbatteva con violenza contro il muro, poi la voce di un uomo che ruggiva in mezzo al caos: «Dove si nascondono?»
«Non lo so, non so di cosa stia parlando!» rispose la voce spaventata del barista.
«So che cosa sei» disse ancora l’uomo sconosciuto «Dimmi dove trovarli»
«Non so di cosa stia parlando!» disse ancora il ragazzo, atterrito.
«Dimmelo!»
«Giuro, non lo so, non so di cosa stia parlando, se mi dice…»
Le sue parole furono bruscamente interrotte da un colpo di pistola.
«Stronzetto bugiardo» disse lo sconosciuto. Holly, ancora nascosta, udì ì suoi passi pesanti affievolirsi sempre più.
«Non ha voluto parlare» gridò l’uomo, in lontananza «Andiamocene»
Qualcuno fuori dal locale avviò il motore di un’auto, tre sportelli furono chiusi e il veicolo si allontanò. Poi, il silenzio.
Alzando il capo, col cuore che batteva all’impazzata, Holly voltò il capo e notò la ragazza dai capelli rossi che la scrutava da sotto la panca di fronte a lei, in volto un’espressione preoccupata.
«Non siamo più al sicuro» mormorò.
Holly si lasciò sfuggire una risata isterica «Chissà perché, l’avevo immaginato» disse.
«No» disse la ragazza, funerea «La morte sta arrivando»


 
*Clare's Corner
E rieccomi, stavolta con un ritardo un po' più accettabile. Chiedo scusa per i continui aggiornamenti tardivi, ma ultimamente ho avuto un periodo un po' pieno - si veda "laurea" - e, purtroppo, la scrittura non poteva essere il primo dei miei pensieri. Comunque...
SBABAM! Colpo di scena multiplo! Circa, dai. Holly scopre cosa nasconde Beacon Hills e diventa testimone di... un omicidio? Una vendetta? Assieme a quella che, avrete capito, è la nostra Banshee preferita. Ma questo sconosciuto... chi stava cercando? E chi lo manda? ZAN-ZAN-ZAAAN!
Va bene, dai, la smetto, lascio a voi i commenti.
Cià-cià!
C.
 
  
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