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Autore: Promisen    14/07/2015    1 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La guerra è come un fuoco, i protagonisti scintille e il tempo è il combustibile. Continuano a minacciarsi a vicenda, fin quando le scintille non incontrano il combustibile, e nasce l'incendio.
Era questo termine che caratterizzava principalmente quella guerra. Erano passati circa tre mesi da quando il conflitto era ufficialmente iniziato, e il conteggio di morti era già diventanto impossibile tra militari, civili e impuri.
Molte città erano andate perdute e molte altre ancora riconquistate. Arrotern e Dimian facevano a gara a chi riusciva a privare l'altro di più elementi possibili. E si contendevano bene il compito.
Era una guerra di risorse e i due re sembravano essere molto capaci in guerra, tanto da preannunciare questo conflitto come spaventosamente lungo. Questo fece ricredere la nazione di Ardisia: la guerra non era iniziata per un'incomprensione, né per un sentimento passeggero e violento, no: quel fuoco era voluto e programmato da molto prima che nascesse. Era un incendio doloso, voluto per chissà quale motivo, per brama di chissà quale potere.
E così il fuoco del conflitto investiva tutto: città, campagne, boschi, persino luoghi antichi, una volta considerati sacri. Ora utilizzati come meri campi di battaglia o fortezze di guerra.
Uno di questi era l'Accademia dei Maghi di Arleen.
Un giorno arrivò un generale che pretese di parlare con l'Arcimago e dopo un lungo pomeriggio chiusi nella stanza di quest'ultimo, l'Accademia dei Maghi di Arleen venne proclamata base di reclutazione e smistamento delle truppe magiche. Tutti i maghi, persino i principianti, vennero considerati risorse della nazione, e usati in guerra.
C'erano tuttavia dei maghi Impuri nell'accademia, e questo non venne visto di buon occhio dalle truppe Arroterniane, tanto che nei confronti dell'Arcimago vennero presi interventi disciplinari di enorme incisività a causa di quest'ospitalità clandestina.
Ovviamente i maghi Impuri vennero giustiziati, ovviamente alcuni di loro provarono a ribellarsi: ci furono molti che non riuscirono nell'intento, ma ci furono alcuni che sopravvissero grazie alle loro forze e a molti sacrifici. Uno di loro era Sigur, un esile mezzelfo che si ritrovò da un giorno ad aver nulla se non la consapevolezza di essere vivo, e il ricordo del massacro nella mente. Sopravissuto grazie alla fortuna e al sacrificio dei suoi compagni. Un sacrificio che lui non aveva mai chiesto.
Ora si ritrovava a camminare nella neve più alta degli ultimi mesi; nella tempesta più impetuosa dell'ultima stagione. Il volto ancora rigato di lacrime, le sue vesti ancora sporche di sangue così come i suoi ricordi.
Aveva visto tutti i suoi compagni impuri venire uccisi in nome di un ideale che probabilmente non era neanche condiviso da tutta la popolazione. Avevano perso tutti la vita in nome della libertà: una parola abusata selvaggiamente e consumata dagli stessi responsabili di questo massacro.
Erano stati tutti a conoscenza, ovviamente, di quello che stava accadendo nell'ultimo periodo per via della guerra, ma erano voci che passavano da bocca a bocca, e sembrava tutto così lontano, così irraggiungibile.
Sigur, come tutti gli altri suoi compagni, pensava che quella guerra non li avrebbe mai raggiunti, che si sarebbe risolta da sola, che sarebbe appartenuta ad un posto remoto che non li avrebbe mai raggiunti: e invece era arrivata anche da lui, e gli aveva tolto ogni cosa.
E ora, quella guerra prepotente ed indesiderata stava reclamando anche l'ultimo avere del mezzelfo: la sua vita.
La sentiva scivolare via dal corpo, come se non gli fosse mai appartenuta, come fosse stata da sempre un'estranea, che ora voleva a tutti i costi essere indipendente.
Sigur cadde con le ginocchia nella neve, poi con tutto il resto del corpo. Sentiva il freddo glaciale investirgli la pelle, il viso, poi dopo un po' non sentiva più niente. Si sentì come dolcemente cullato dalla prospettiva della morte, che in quel momento era terribilmente allettante: avrebbe posto fine alle sue sofferenze. Lì. In un cimitero di neve.
"Così sia..." Riuscì a sussurrare in un sorriso amaro, per poi cedere a quella sensazione, lasciandosi cullare dalla morte che lo avvolgeva.
Da lontano giungeva una figura oscurata dalla tempesta. Aveva un'ottima vista, dato che riuscì ad individure il corpo inerme di Sigur, nonostante fosse quasi completamente coperto dalla neve.
La figura iniziò così ad avvicinarsi a quel corpo che non dava il minimo segno di vita.

   
 
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