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Autore: StormLight94    14/07/2015    3 recensioni
Fanfiction ambientata dopo la 8x24. Se non volete imbattervi in spoiler non leggete!
Amy ha voluto prendersi una pausa per riflettere sulla sua relazione con Sheldon e quest'ultimo è costretto ad accettare la richiesta della fidanzata.
Ma cosa succederebbe se Sheldon scoprisse che Ryan Green, chimico farmaceutico e collega di Amy, ha puntato gli occhi proprio su di lei?
Troverà il modo per riconquistarla?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Nuovo personaggio, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile











CAPITOLO QUATTRO
Parole sbagliate e sensi di colpa




"Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura"







Leonard diede un'occhiata all'amico seduto sul divano al suo fianco. Erano venti minuti che stavano guardando un episodio di Babylon 5 e per tutto questo tempo Sheldon non aveva detto una sola parola. Si limitava ad osservare lo schermo con sguardo spento e a sospirare ogni tanto. Leonard si alzò e prese il joystick della PS4 e glielo porse con un sorriso. Sheldon spostò appena lo sguardo su di lui e assunse un'espressione interrogativa.
« Giochiamo a Bloodborne. Come hai detto tu è un gioco stra figo »
« Io non ho mai detto che il gioco è "stra figo". Ho semplicemente detto che è una delle cose più belle mai create dalla mente umana » mormorò apatico. « E comunque no, non ne ho voglia »
Leonard sospirò e riappoggiò l'oggetto sul tavolino di vetro. « Sheldon devi reagire. Non puoi buttarti giù in questo modo, non sembri nemmeno più tu! »
« Non capisco cosa intendi, Leonard. Io faccio esattamente le stesse cose di prima » disse senza togliere gli occhi dallo schermo.
« Ah, davvero? Sono tre giorni interi che sei in pigiama e che stai seduto su quel divano. Le uniche volte in cui ti sei alzato sono solo state per andare in bagno e a dormire! »
« Il week end lo passo sempre con Amy e adesso, beh...adesso—» si bloccò. Non trovava nemmeno il coraggio di proseguire.
« Sheldon lo so che stai soffrendo molto, ma devi reagire. Almeno provaci! »
« Reagire...reagire...per quale motivo dovrei farlo? » mormorò con aria mogia allontanando lo sguardo dall'amico.
« Perché messo così sembri patetico. Cosa pensi che farai se non provi nemmeno un po' a reagire? Non uscirai più di casa, cosa che stai già facendo; non vorrai più vedere nessuno, altra cosa che stai già facendo; e in queste condizioni anche il tuo lavoro è compromesso dato che non sei nemmeno in grado di fare un'addizione elementare »
Sheldon sospirò ancora una volta. « Lo so, ma è...è difficile »
« Devi ricominciare a fare le stesse cose di prima. Ecco cominciamo da stasera. Cosa vuoi che prendo di cena? »
« La domenica—»
« Lo so la domenica sera mangi da Amy. Ma adesso le cose sono cambiate per cui pensa a cosa vorresti mangiare »
Sheldon guardò nello spazio tra il suo fianco e il bracciolo del divano e tirò fuori un sacchetto di patatine. Lo aprì e se ne portò una generosa manciata in bocca.
« Questo » disse semplicemente indicando il sacchetto.
Leonard si passò una mano sulla fronte. « È quello che hai mangiato ieri sera e l'altro ieri sera ancora. E anche a colazione stamattina. Insieme a mezza vaschetta di gelato »
« Il gelato è finito. Comprane ancora se vai al supermercato stasera. Anche i biscotti al cioccolato, quelli al burro e quelli senza lattosio sono finiti. E le caramelle gommose e le barrette al cioccolato ricoperte di caramello »
Leonard prese un respiro. « Non prenderò altre schifezze, Sheldon. Sono giorni che mangi solo quella robaccia! »
« E allora? Chi sei tu per dirmelo, il mio medico per caso? No, per cui posso mangiare tutte le schifezze piene di zuccheri e grassi aggiunti che voglio » disse mangiando le sue patatine.
« Dammi qua! » sbottò Leonard esasperato allungandosi per strappargli di mano il sacchetto. Sheldon lo guardò male, poi scrollò le spalle e si protese sul bracciolo per afferrare il tubo di pringles appoggiato accanto al divano. Lo aprì e addentò subito una patatina. « Glutammato monosodico sei indubbiamente il mio ingrediente preferito » disse rivolto al tubo di Pringles.
Leonard alzò gli occhi al cielo esasperato. « Non ci credo...»
La porta si aprì e Penny entrò con un sorriso raggiante e in mano un piatto con dei french toast caldi con la marmellata. Il profumo dolce si diffuse immediatamente per tutta la stanza.
« Guarda cosa ti ho preparato, Sheldon. I french toast esattamente come piacciono a te » appoggiò il piatto sul tavolino di fronte al ragazzo e ingrandì ancora di più il sorriso. « Spero siano buoni. Avanti assaggia! »
Sheldon guardò prima la bionda poi il dolce messo davanti a lui. Non si mosse e il viso si incupì improvvisamente.
« Cosa c'è? Ero convinta ti piacessero e—»
« Amy mi prendeva sempre i french toast la domenica mattina. Qualche volta li faceva lei ed erano...davvero buoni » mormorò appena.
« Io...io pensavo di tirarti su un po' il morale in questo modo...» disse Penny dispiaciuta.
« È tutto il giorno che mangia dolci. Credo che il morale se lo sia tirato su da solo » disse Leonard guardando con rimprovero l'amico.
« Mi dispiace...so che stai cercando di non pensare ad Amy adesso e invece è bastato uno stupido toast per farti tornare in mente lei »
Sheldon si alzò di scatto. « Ogni cosa mi ricorda lei, Penny. Lì è dove si sedeva sempre quando cenavamo insieme agli altri » indicò il posto dove si era seduta la bionda. Poi andò verso la cucina. « Questa è la tazza dove beveva sempre lei e questa è la tisana che sceglieva sempre. A me non piace, ma la compro lo stesso perché so che la preferita di Amy » mostrò i due oggetti ai ragazzi come se da quella distanza non riuscissero a vederli. Si spostò a passo svelto verso la libreria posta dietro al divano.
« Questo è i libro di biologia che ha lasciato qui settimana scorsa, questo è il libro di Jurassic World che mi ha regalato dopo che siamo andati a vedere il film al cinema e questo è il pass per il nostro primo Comic Con fatto insieme due anni fa. L'ho conservato »
« Sheldon...»
« Queste sono le carte di un gioco che abbiamo inventato noi, questi gli scacchi 3D dove una volta mi ha quasi battuto e sul portatile ho una cartella con tutte le fotografie salvate. Non riesco a non pensare a lei, Penny, perché qualsiasi cosa guardo, leggo o faccio mi ricorda Amy »
Leonard e Penny si scambiarono uno sguardo in cui chiedevano l'uno all'altra cosa potessero fare o dire per farlo sentire meglio. Ma in quel momento non veniva in mente nulla a nessuno dei due.
Il fisico teorico appoggiò con cura gli scacchi sulla libreria e tornò a sedersi al suo posto. Appoggiò le mani sulle ginocchia e le strinse.
« Perché sto soffrendo così tanto? » sussurrò debolmente rivolto più a se stesso che ai due amici.
Dopo essersi seduta sul bracciolo del divano Penny mise una mano sulla sua spalla come ormai stava facendo da giorni nel tentativo di dargli almeno un minimo di sollievo. Si accorse di  averlo toccato più volte in queste settimane che in tutti gli otto anni in cui si conoscevano. E, rispetto alle altre volte, non si era mai lamentato o allontanato da quel gesto. Sheldon lo trovava piuttosto rassicurante anche se non lo avrebbe mai ammesso.
« Perché sei ancora innamorato di lei, ecco perché stai soffrendo così tanto. L'amore è il sentimento più bello e più completo di tutti, ma è anche quello più doloroso »
Sheldon si fermò a riflettere attentamente. Forse l'analisi di Penny aveva un senso, forse era proprio per questo che stava soffrendo così tanto.
Si girò appena per riuscire a guardarla in uno dei suoi soliti modi attenti e analizzatori. « Allora c'è un'unica soluzione: devo disinnamorarmi di lei »
Penny lo fissò per un paio di secondi e corrugò la fronte perplessa. « Non è così semplice né scontato come pensi tu. Non hai un tasto di riavvio come il computer in cui ti basta premerlo per cancellare immediatamente tutti i sentimenti che provi per lei » tolse la mano dalla sua spalla. « E poi è questo che vuoi veramente? »
« No » ammise. « Non voglio cancellare tutto quanto. Ma non so nemmeno cosa fare »
« Devi avere pazienza. Solo il tempo guarisce le ferite del cuore »
Leonard si sedette sulla poltrona in parte. « Esatto, ma prima devi iniziare a reagire e smetterla di piangerti addosso. Tanto per cominciare smetti di ingozzarti di schifezze dalla mattina alla sera e poi domani mattina ti lavi, ti vesti e ritorni al lavoro »
Sheldon fece una smorfia infastidita. « Devo proprio? »
« Sì, devi! »
« Ma io sto così bene anche a casa! »
Leonard incrociò le braccia e gli scoccò un'occhiataccia. « Ma davvero? È perché stai bene a restare tutto il giorno sul divano a riempirti di dolci o perché hai paura di affrontare Amy? »
Sheldon si irrigidì e lo fissò intensamente a sua volta. « Io non ho paura di Amy »
« Allora non hai nessun motivo per saltare il lavoro domani » continuò Leonard e l'amico spostò lo sguardo davanti a sé come ogni volta che iniziava a pensare su qualcosa.
« Hai ragione » esclamò alzandosi all'improvviso. « Non ho nessun motivo per non venire all'università domani e continuare con le mie ricerche. Non posso restare qui in casa tutto il tempo ci sono troppe cose da fare, troppe teorie da dimostrare, troppi scienziati da sminuire »
Leonard sorrise vedendo l'amico ricominciare a riprendere in mano la sua vita.
« Esatto, così si fa. Vuoi che Barry ti freghi il premio Nobel? »
« Assolutamente no! Non permetterò mai a quella specie di omuncolo impossibilitato di pronunciare la erre in modo normale di mettere le sue manacce sul MIO premio Nobel. Né in questa vita né nella prossima »
« Verrò a prenderti domani mattina al solito orario » disse il fisico sperimentale avviandosi verso l'uscita seguito a sua volta da sua moglie.
« Certo, domani sarò pronto e carico per una nuova giornata » disse iniziando a buttare via tutte le cartacce e le lattine di bibite lasciate in giro per il salotto.
« Ah, Leonard » lo chiamò e quest'ultimo si fermò immediatamente aspettando una sua qualche richiesta particolare o una puntualizzazione su qualcosa come faceva sempre. « Sei un buon amico » disse invece sorprendendo sia lui sia Penny ed entrambi gli sorrisero un'ultima volta prima di uscire.
« Accidenti se è disordinato qui dentro » disse infastidito guardandosi attorno con entrambe le mani appoggiate sui fianchi.

« Sei riuscito a farlo riprendere, non ci credo » disse Penny una volta rientrata nell'appartamento.
« Incredibile vero? Ancora non so come ho fatto »
« Forse perché sei quello che meglio sa cosa sta passando »
« Io però non sono arrivato a quei livelli dopo essere stato lasciato da te innumerevoli volte » si abbandonò sul divano della ragazza e prese in mano il telecomando, ma non accese la televisione.
« Solo perché Sheldon non ti ha mai permesso di ridurti così. Se ti avesse visto mettere in disordine casa lasciando in giro cartacce di snack e lattine di birra ti avrebbe cacciato via, poco ma sicuro » anche lei si abbandonò a fianco del marito, dopo aver preso qualcosa da bere.
« Quello che conta è che ritorni come prima »
Leonard abbozzò un mezzo sorriso. Alla fine ci era voluto davvero poco per farlo uscire da quello stato depressivo.

....ma ovviamente non si risolse tutto così facilmente come pensava perché la vita non funziona in questo modo.
Quando andò a prenderlo l'indomani lo trovò ancora in camera sotto le coperte.
« Che cosa fai ancora qui? Sheldon, dobbiamo andare »
« No. Io non mi muovo da qui »
Leonard sospirò esasperato. « Perché? Qual è il problema adesso? »
« Il problema è che non ho nessun motivo per allontanarmi da questa camera per andare al lavoro, per andare a comprare qualcosa o per fare qualsiasi altra cosa preveda l'uscire da questo appartamento » disse tirandosi le coperte fin sopra la testa come se stesse cercando di nascondersi da Leonard, dalle parole che avrebbe detto, da tutto quanto stava accadendo nella sua vita in quelle poche settimane.
« Ne abbiamo già parlato ieri. Pensavo fossi motivato a ricominciare di nuovo » disse addolcendo il tono il più possibile e sedendosi sul bordo del letto.
« Lo pensavo anche io, ma poi mi sono svegliato stamattina e ho pensato che rimanere a casa sarebbe stato molto meglio »
Leonard sapeva che il motivo era solo per Amy. Aveva paura di incrociarla per i corridoi, di vederla passargli accanto e di non poterle parlare. Aveva paura di trovarla con Ryan, di vederli insieme e felici e questo per Sheldon era insopportabile. Aveva paura di restare da solo, di non avere più nessuno intelligente e simile a lui con cui condividere le proprie idee, parlare e inventare battute che capivano e divertivano soltanto loro due. Gli mancava ridere insieme a lei, sentirla raccontare quello che aveva fatto durante la giornata, che tipo di lavoro aveva svolto o semplicemente parlare di pettegolezzi su gente che non aveva mai sentito prima.
Se avesse potuto tornare indietro avrebbe prestato più attenzione ai suoi discorsi, tutti i suoi discorsi, anche quelli più futili o poco interessanti. Avrebbe ascoltato ogni sua singola parola e le avrebbe impresse tutte nella sua mente.
Gli mancava anche guardarla negli occhi. Li aveva sempre trovati particolarmente belli: così grandi, espressivi, di un verde brillante. Se il suo viso non trasmetteva alcuna emozione lo facevano i suoi occhi. E questo rendeva ancora più difficile capire cosa stesse provando o pensando perché tutte le emozioni le celava dietro lo sguardo. Ma Sheldon stava imparando a capirla e ad interpretare i suoi sguardi non era più così complicato come prima. Ormai poteva dire di riuscirci quasi sempre.
Ma c'era dell'altro ancora.
Sheldon sentiva la mancanza del suo corpo. Toccare la sua mano e vederla sorridere dolcemente mentre la stringeva a sua volta, sentirla vicino a sé mentre guardavano un film insieme. Forse non si abbracciavano spesso né tantomeno si abbandonavano alle normali effusioni che caratterizzano tutte le coppie, ma per lui semplicemente averla accanto era più che sufficiente. Non aveva bisogno di altro.
Così come avvertiva sempre più spesso la mancanza di avvicinare il viso al suo e sfiorare lentamente le labbra con e sue prima appoggiarle completamente e sentire il loro sapore, di sfiorare delicatamente la guancia con il pollice o di appoggiare la mano sul suo ginocchio o sul suo fianco.
In quei giorni gli era capitato spesso di sognare mentre la baciava. Un bacio lungo ed intenso dove quasi sempre non si limitava alle sole labbra, ma lo approfondiva e riusciva perfino a sentire la sensazione delle loro lingue che si toccavano e si intrecciavano con una foga sempre maggiore. Sentiva anche che il solo bacio non gli bastava più. E immediatamente iniziava a slacciare il cardigan, poi la gonna e infine la lasciava con nulla indosso. Il più delle volte il sogno si interrompeva qui, ma a volte era capitato che continuasse, nel modo più nitido e dettagliato possibile. Non mancavano i baci che dalle labbra scendevano lungo il collo, il petto e l'addome. Il corpo accaldato di Amy sotto al suo, i gemiti che uscivano dalle sue labbra premute contro il suo orecchio.  E quando si svegliava per un paio di secondi era convinto che avrebbe trovato Amy stesa al suo fianco dormire placidamente. L'illusione peggiore che il suo cervello potesse fargli.
« Sheldon...» la voce di Leonard lo distolse dai suoi pensieri. « Pensi che sia meglio rimanere a casa anche se oggi in università ci sarà Hawking? »  
A quelle parole Sheldon si tirò su di scatto, liberandosi immediatamente della coperta. « Ci sarà Hawking oggi? » chiese per avere un'ulteriore conferma ed essere sicuro di aver capito bene.
« Sì, hai sentito bene »
« Quindi dici che se gli faccio vedere l'ultimo articolo che ho scritto sulla Materia Oscura lo leggerà? » disse speranzoso.
« Assolutamente. Anzi, scommetto che approfitterà dell'occasione per farti i suoi complimenti per il nostro articolo pubblicato di recente »
Il fisico teorico schiuse la bocca per lo stupore e gli occhi si illuminarono. Ricevere i complimenti da Steven Hawking di persona era uno dei suoi sogni.
« Ma se non ti vesti e non vieni in università non potrà mai dire quanto grandioso e geniale sei stato nel risolvere quei calcoli » continuò Leonard sapendo bene quali tasti toccare. E infatti Sheldon nel giro di due secondi era giù fuori dal letto alla ricerca di qualcosa da mettersi.
« Hai ragione, se non vengo non potrà mai vedere di persona la mente geniale che si cela dietro all'idea che presto rivoluzionerà tutta la scienza »
« Che comunque resta la MIA idea » puntualizzò Leonard indurendo lo sguardo.
« Leonard non prenderti sempre tutto il merito come fai ogni volta. Hai avuto un'idea carina, ma i calcoli che la dimostrano li ho fatti io. Se fosse rimasto tutto nelle tue mani saresti ancora lì a cercare di capire come risolvere la radice quadrata di quattro » disse con aria strafottente e di superiorità.
Leonard stava per replicare, ma alla fine lasciò perdere. Non era il momento di mettersi a discutere ora, doveva essere sicuro che Sheldon sarebbe uscito per davvero e che non ci avrebbe ripensato all'ultimo secondo.
« Allora, ti sbrighi o no? » disse quest'ultimo con impazienza guardando Leonard ancora fermo davanti alla porta.
Sì, alla fine ci era voluto poco. Se lo avesse saputo avrebbe usato la scusa di Hawking molto prima.

 

~°~



« Amy...»
La ragazza leggeva i suoi appunti, guardava i grafici, controllava i risultati; il tutto senza degnare Ryan della minima attenzione. Il chimico si passò una mano nei capelli e sospirò mentre si accomodava su uno dei sgabelli ed appoggiava i gomiti sul tavolo del laboratorio. Era testardo e non sarebbe bastato il mutismo di Amy per convincerlo ad andare via. Il giorno prima, dopo che Amy scappò per rincorrere Sheldon, Ryan non osò nemmeno avvicinarsi alla ragazza per paura di una sua reazione. Era giustificata dopotutto, Ryan sapeva di non essersi comportato nel migliore dei modi, ma lei in fin dei conti non si era nemmeno tirata indietro.
Amy gli piaceva e questo ormai non poteva più negarlo. Erano rimasti da soli in laboratorio diverse volte negli ultimi due mesi, ma quella volta, complici sia la sera in cui erano rimasti da soli a casa sua mangiando gelato, sia l'ammissione da parte della ragazza che le cose con il fidanzato non andavano bene, bastò per far fare a Ryan una cosa sconsiderata.
Dopo che Amy si voltò per ritornare al suo lavoro le aveva afferrato il polso, l'aveva attirata a sé e semplicemente appoggiò delicatamente le labbra sulle sue, il tutto sotto lo sguardo scioccato di Amy. Sarebbe stato tutto perfetto, pensò Ryan, se non fosse venuto quello strano tizio conosciuto poche ore prima ad interromperli.
« Senti che cosa vuoi da me? » sbottò la neurobiologa appoggiando con stizza i fogli sul tavolo e guardandolo in cagnesco.
« Voglio solo chiederti scusa. Mi dispiace, te lo assicuro...»
« Beh, non me ne faccio proprio niente delle tue scuse »
« Possiamo rimettere le cose a posto se me ne dai la possibilità. Facciamo finta che tutto questo non sia mai accaduto » disse accennando un mezzo sorriso.
« Hai una bella faccia tosta sai? Non possiamo far finta che non sia successo niente, Ryan! Non dopo che Sheldon ti ha visto! » esclamò incredula di fronte alla superficialità mostrata dal chimico. Si girò lentamente per rimettersi davanti ai suoi appunti ed abbassò lo sguardo sulle pagine tuttavia senza leggere una parola. « Sheldon mi ha lasciata. È stata tutta colpa tua »
Ryan alzò un sopracciglio. « Solo mia? Non mi pare tu ti sia allontanata »
Amy schiuse la bocca e facendo leva con il braccio girò la sedia verso di lui per poterlo guardare negli occhi scuri.
« Quindi stai dicendo che la colpa è anche mia? Sei stato tu quello mi ha preso il braccio e mi ha baciata, non io » disse secca. « Se non fosse venuto Sheldon ti avrei detto io chiaramente di smetterla e di non riprovarci mai più »
Ryan sorrise beffardo. « Non credo che mi avresti detto così. Anzi, sono sicuro che se Sheldon non ci avesse interrotto avresti ricambiato e sai perché? » si avvicinò ed Amy trattenne il respiro. « Perché infondo un po' ti piaccio anche io »
Amy indurì lo sguardo. « Fuori »
Ryan non si fece intimidire da quell'espressione severa né dal tono di voce autoritario. « Pensaci un attimo, Amy. Adesso sei single, puoi ricominciare a guardarti attorno. Abbiamo passato del tempo insieme e abbiamo constatato che ci troviamo bene a stare l'uno con l'altra quindi perché non provarci? Possiamo avere una possibilità se me ne dai l'occasione »
Amy non diede alcun segno di cedimento. Rimase con la schiena ritta e gli occhi incatenati nei suoi senza voler in alcun modo abbassare per prima lo sguardo. « Noi siamo solo colleghi Ryan e nulla di più. Perché non riesci a capirlo? »
« Perché non credo assolutamente che per te noi due siamo solo colleghi. Amy, lo so che tu—»
La ragazza scosse la testa, non tollerando altre parole, false, da lui.
« Esci. Adesso! » alzò la voce e Ryan fu costretto a cedere per primo e, senza aggiungere una parola e con lo sguardo basso, si avviò lentamente verso la porta. Prima di uscire le disse un'ultima cosa.
« Mi dispiace davvero, Amy. Non pensavo che per colpa mia ti saresti lasciata con Sheldon. Vorrei solo che non soffrissi così perché non te lo meriti. Spero mi perdonerai »
Amy vedeva la sua espressione sinceramente e profondamente pentita, ma era comunque arrabbiata con lui. Era tutta colpa sua, solo sua.
Provò a ritornare al suo lavoro, ma le parole di Ryan si sovrapponevano ad ogni suo tentativo di trovare la concentrazione necessaria per procedere con i suoi esperimenti.
Possiamo avere una possibilità se me ne dai l'occasione.    
Non le importava di Ryan, non le importava delle sue stupide parole, l'unica cosa che le premeva era trovare un modo per rimettere le cose a posto con Sheldon. Avrebbe fatto qualunque cosa fosse nelle sue possibilità per ritornare insieme a lui.
Penny le aveva detto che Sheldon non aveva voluto vedere nessuno quel giorno, nemmeno Leonard. Come poteva dargli torto? Nemmeno lei avrebbe voluto la presenza di qualcuno, ma Penny era praticamente entrata senza nessun invito e non si mosse da casa finché Amy non fu costretta a raccontarle tutto quello che accadde, lasciandola esterrefatta.
Non sapeva quello che passava per la testa del fisico. I suoi ragionamenti e il suo modo di pensare il più delle volte erano difficili da capire perfino per lui figurarsi per gli altri. L'unica cosa di cui era certa era che stava soffrendo esattamente come stava soffrendo lei, perché doveva essere così altrimenti confermava l'ipotesi secondo cui a lui di lei non gli fregava niente. Ma sapeva non era così. Sheldon l'amava, a modo tutto suo, ma l'amava davvero e questa era l'unica cosa per cui valeva la pena lottare ora.





Howard, Raj e Leonard occuparono come di consueto il tavolo della mensa durante l'ora della pausa. Si scambiarono delle occhiate poi tutti e tre presero a parlare insieme. Si fermarono, si guardarono ancora e lasciarono Raj iniziare.
« Quello che mi hai scritto ieri in chat è...è vero? »
Leonard annuì. « Sì, gli Shamy non stanno più insieme perché Amy ha baciato un altro »
Howard inarcò le sopracciglia stupito. « Alla fine ci avevo visto giusto con questo Ryan...perché ha baciato Ryan, no? »
« Sì è sempre lui » mescolò l'insalata con la forchetta. « Anche se Penny ieri mi ha detto che è stato lui ad iniziare e che Amy neanche voleva »
Raj si bloccò con la forchetta a mezz'aria. « Ma questo Sheldon non lo sa »
« Sheldon adesso non vuole stare a sentire nessuno » borbottò Leonard pensando a come Sheldon interrompesse ogni tentativo da parte sua di introdurre Amy nei suoi discorsi.
« Dobbiamo trovare un modo per far sì che parlino e chiariscano tutto »
« Chiarire cosa, Howard? » disse Leonard abbassando il braccio. « Amy ha permesso che qualcun'altro la baciasse e inoltre hanno passato molto tempo insieme in questi ultimi mesi. Mi dispiace, ma questa volta sono dalla parte di Sheldon »
« Ma Amy non vuole stare con Ryan, Leonard! È questo che vogliamo che Sheldon capisca! Lui l'ha lasciata solo perché è convinto che Amy non voglia più stare con lui, altrimenti perché farlo? »
« Come fai a essere tanto sicuro che non voglia stare con Ryan? » disse appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo e fissandolo negli occhi.
« Beh, ma perché è ovvio » disse con sicurezza guardando l'indiano seduto al suo fianco che annuì più volte a conferma delle parole di Howard.
Leonard alzò un sopracciglio perplesso e l'ingegnere proseguì. « È la matematica che lo dice, Leonard. L'algoritmo usato da quel sito di incontri dice che Amy Farrah Fowler è il partner perfetto per Sheldon così come lo è lui per lei. Non puoi negare che quei due non troveranno mai qualcun'altro di così compatibile in tutte e sette le miliardi di persone che popolano il pianeta »
Leonard arricciò le labbra non convinto di quella teoria e tornò a mangiare senza dire altro.
« Quindi cosa suggerisci di fare, Howard? » riprese il discorso l'astrofisico il quale aveva iniziato a massaggiarsi il mento pensieroso poi schioccò le dita appena gli venne un'idea. « Che ne dite se li chiudiamo in una stanza e non apriamo finché non si sono chiariti? »
« Sheldon soffre di claustrofobia. Gli verrebbe un infarto ancora prima di aprire bocca » bocciò la sua idea Leonard.
« E se scrivessimo delle lettere super romantiche indirizzate ad entrambi a nome di uno e dell'altra? » continuò Raj già immaginandosi a scrivere le cose più romantiche e sdolcinate che gli venissero in mente.
« Così quando Sheldon vede che è da parte di Amy la straccia senza nemmeno aprirla. E poi Sheldon non scriverebbe mai una cosa del genere, non è il suo stile »
« Inoltre devono essere loro a parlarsi non possiamo essere noi a fare da tramite » disse Howard rivolto al suo migliore amico.
« Questa volta ci sono » Raj sorrise e guardò prima uno e poi l'altro per creare un po' di suspense. « Facciamo una caccia al tesoro »
« Un'altra? » sbottarono all'unisono Howard e Leonard ripensando a quella organizzata un anno prima e dove Bernadette per poco non costrinse Raj a scappare in India per fuggire alla sua ira dopo aver cercato un "tesoro" che era sempre rimasto nelle loro tasche.
« Questa sarà diversa ovviamente » disse imbronciandosi. « Semplicemente la faremo fare soltanto a Sheldon ed Amy finché, dopo aver risolto enigma su enigma, non si ritroveranno in un posto molto particolare per loro, come il bar dove si sono incontrati per la prima volta, e quando si rivedranno lì e si ricorderanno quello che è successo da quel giorno decideranno di parlare e di dimenticare tutto, tornando così insieme » Raj concluse la sua idea con un piccolo sospiro e l'aria sognante.
Entrambi lo guardarono come se si fosse rincretinito all'improvviso.
« Non siamo in una commedia romantica degli anno ottanta, Raj. Se pensi che una cosa del genere funzioni sei davvero un imbecille »
« Io lo apprezzerei molto se capitasse a me » si difese dalle parole di Howard.
Tutti e tre si appoggiarono allo schienale ed iniziarono a mordersi il labbro mentre le idee venivano bocciate ancora prima che prendessero forma a parole.
« Li mettiamo uno di fronte all'altra e vediamo che succede? » propose infine Howard ricevendo un'occhiataccia dall'indiano.
« Tu il romanticismo non sai neanche dove sta di casa » lo ammonì. L'ingegnere si limitò ad alzare lo sguardo.
« Sempre meglio della tua inutile caccia al tesoro »
« Zitti sta arrivando » li richiamò il fisico iniziando subito a mangiare.
Howard si portò immediatamente una mano sul mento. « Quindi che dite me la faccio crescere la barba o no? »
« Se ti fai un tatuaggio sul braccio e ti fai un po' di muscoli potresti essere la versione piccola e bruttina di David Beckham » ridacchiò Raj per poi diventare improvvisamente serio. « Cosa darei per essere lui »
Sheldon si sedette di malavoglia con gli amici e regalò ad ognuno un'occhiata di sufficienza.
« Sempre a discutere di argomenti molto interessanti e stimolanti, vero? » disse sarcastico sistemando il tovagliolo sulle gambe.
« Perché, David Beckham non lo trovi interessante e stimolante? » lo rimbeccò l'indiano. « Potrei diventare gay per lui »
Leonard gli mostrò un sorrisetto finto. « Credo che Beckham non serva per questo »  
Raj si limitò ad abbassare lo sguardo sul suo piatto e tutti e quattro iniziarono a mangiare senza dire una sola parola, un po' per paura, un po' per mancanza di argomenti, un po' per essere così presi dai pensieri da non avere il tempo nemmeno per stare a sentire gli altri.
« Amy non l'ho vista oggi...chissà cosa starà facendo » pensò ad alta voce Raj e Leonard si batté una mano sulla fronte.
Howard, dopo aver capito le intenzioni dell'astrofisico, intervenne a sua volta. « Già me lo stavo chiedendo anche io. Ehi, perché non andiamo a trovarla dopo pranzo? È sempre lì chiusa in laboratorio, dovrebbe uscire un po' più spesso »
« Giusto! Poi sappiamo tutti come è fatta. È un po' solitaria ed è così intelligente e meticolosa nel suo lavoro e in tutto quello che fa che non trova mai il tempo per distrarsi un po'. Non come me che quando mi annoio qui guardo film in streaming e incasino le pagine di Wikipedia » sorrise Raj.
Howard assaggiò una fetta di torta. « Non so perché, ma quando vedo questa torta mi viene in mente il dolce che ha fatto per Natale quest'anno, ve lo ricordate? Dovremmo chiederle di farlo più spesso » disse allargando le braccia e sorridendo a sua volta.
« Scusate, possiamo cambiare argomento? » disse freddamente Sheldon senza nemmeno alzare gli occhi dal piatto.
L'ingegnere abbassò lo sguardo sulla sua fetta di torta. Era più difficile di quanto pensasse. Non era particolarmente avvezzo a questo tipo di conversazione e non aveva nemmeno idea di cosa dire. Ma qualcosa doveva pur fare.
« Sheldon, io credo che tu debba parlare con Amy e sentire quello che lei ha da dire »
« E perché mai? » appoggiò la forchetta e fissò Howard intensamente. « Non c'è nulla che lei mi debba spiegare perché i fatti sono già abbastanza chiari di per sé. Amy non mi vuole più e ha trovato qualcun altro con cui stare, fine della discussione »
« Forse non sai come sono andati i fatti realmente » continuò lui debolmente. Quel modo in cui il fisico lo osservava gli metteva parecchio disagio.
« So come sono andate le cose, non ho bisogno di sapere nient'altro » tagliò corto sistemandosi sulla sedia.
Se pensavano di fargli cambiare idea si sbagliavano di grosso.

Amy decise di lasciare il suo lavoro e i suoi pensieri per dirigersi in mensa per pranzare. Voleva anche mettere le cose in chiaro con Sheldon, dirgli che non voleva affatto stare con Ryan e che l'unica cosa che le premeva era ritornare con lui. Stava aspettando la fine del week end solo per quello. In mensa sarebbe stato più facile parlare. Non sarebbero rimasti da soli in casa e, cosa più importante, avrebbe dovuto ascoltarla per forza senza correre il rischio di ritrovarsi la porta sbattuta in faccia ancora prima di aprire bocca. Okay, Sheldon non le avrebbe mai sbattuto la porta in faccia né avrebbe fatto finta di non esserci solo per non aprirle, ma era comunque meglio non rischiare.
Sapeva anche che lo avrebbe trovato in compagnia dei suoi amici e forse per questo sarebbe stato più disposto ad ascoltarla. Ormai considerava Leonard e gli altri come una seconda famiglia e non aveva alcun problema a parlare di fronte a loro di una cosa così delicata. Ormai poteva solo sperare che Sheldon l'ascoltasse.
Con il vassoio in mano si apprestò a cercare un tavolo libero. Gli avrebbe parlato dopo pranzo, sicuro. Guardò i tavoli e il primo che notò, ovviamente, fu quello occupato da Sheldon e gli altri. Il fisico teorico nemmeno prestava attenzione a chi gli stava attorno, troppo intento a discutere con Howard di chissà cosa.
Amy deglutì e con fatica si impose di guardare altrove. Finalmente si avviò verso il tavolo libero, ma quando passò accanto al tavolo del suo ex fidanzato si bloccò e spalancò gli occhi.
« Ho detto che di Amy non mi interessa più nulla e sono ben deciso a voltare pagina. Anzi, da quando non c'è più sento che finalmente le cose nella mia vita stanno andando per il verso giusto. Posso tornare a concentrarmi pienamente sul mio lavoro senza che lei mi distragga continuamente »
Amy, sentendo tutto, lentamente si voltò verso di lui e Sheldon, dapprima con lo sguardo corrucciato, appena la vide immediatamente sgranò gli occhi e sentì il cuore accelerare. Aveva sentito quello che aveva appena detto, glielo leggeva dall'espressione del volto diventata improvvisamente buia.
La neurobiologa strinse con forza il vassoio incredula dalle sue parole. Pensava stesse soffrendo esattamente come lei e invece era già ben disposto a voltare pagina e dimenticarsi  di lei. Oltretutto dimostrava che di lei non gli importava nulla e non solo, l'aveva anche accusata di avergli peggiorato la vita.
« Sono felice che adesso tu stia meglio senza di me, anzi se lo avessi saputo prima ti avrei lasciato da tempo così avresti potuto continuare con la tua vita senza dover fingere di star bene solo per farmi contenta » affermò senza staccargli gli occhi di dosso, ma il tono estremamente calmo mise ancora più in soggezione Sheldon il quale non riusciva a trovare il coraggio nemmeno di muoversi.
Anche i tre amici non osarono fiatare. Li guardavano e aspettavano che uno dei due facesse qualcosa.
« Io non—»
« Mi chiedo solo perché tu non me lo abbia detto prima » lo interruppe. Sheldon abbassò lo sguardo senza trovare la forza per replicare.
Abbattuta e sconvolta da quell'affermazione e dal fatto che Sheldon non provasse nemmeno ad abbozzare uno straccio di scusa Amy fece dietrofront per allontanarsi il più possibile da lui.
« Amy...» Sheldon si alzò e la chiamò istintivamente appena la vide allontanarsi, ma si risedette subito non appena varcò la soglia scomparendo dietro la porta.
La vide andarsene e immediatamente sentì lo stomaco chiuso nella stretta e dolora morse dei sensi di colpa.
« Complimenti » sbottò ironico il fisico sperimentale scoccando un'occhiataccia all'amico seduto in parte.

Amy, dopo aver abbandonato il vassoio su un tavolo vuoto ed essere uscita, si appoggiò al muro e si tolse gli occhiali mentre sentiva quelle orribili parole ripetersi nella mente. Non poté fare a meno di chiedersi se quei cinque anni non fossero stati in realtà tutta una grossa illusione nella quale sperava di avere una importanza rilevante nella vita del fisico quando in realtà non era vero, ma che anzi la ritenesse allo stesso livello di quelli che a malapena poteva sopportare. Ma in questo modo si spiegava perché fosse così restio ad avere dell'intimità con lei e perché la loro relazione andava avanti alla velocità di una tartaruga morta.
Aveva trovato solo ora il coraggio di dire quello che pensava da anni?
Giunse alla conclusione di essersi innamorata di un uomo che non l'avrebbe mai amata come voleva e che quei cinque anni passati insieme era stato solo tempo ed energie buttate.
Inventò una scusa con il suo superiore per poter tornare a casa prima quel giorno perché non sopportava nemmeno un secondo di restare nello stesso edificio con Sheldon. Se le fosse ricapitato di vederlo questa volta non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime. Aveva già pianto una volta di fronte a lui, non voleva rifarlo ancora.
Arrivò a casa con fatica per via degli occhi lucidi che le impedivano di vedere bene la strada, abbandonò giacca e borsa nel primo posto che le capitò e lentamente raggiunse la camera dove si sedette sul bordo del letto. Quella stanza era appena diventata un rifugio da cui sperava potesse sentirsi sempre protetta.
Prima di addormentarsi spesso le capitava di immaginare come sarebbe stato il loro futuro insieme. Immaginava la casa in cui avrebbero vissuto, i luoghi che avrebbero visitato, i premi e i riconoscimenti per i loro lavori di neurobiologa e di fisico teorico, magari Sheldon avrebbe vinto anche il Nobel e lei sarebbe stata in prima fila ad acclamarlo e a condividere la gioia con lui. Le piaceva immaginare il loro matrimonio, il momento in cui le avrebbe giurato amore eterno senza che nessun altro sentisse perché glielo avrebbe semplicemente sussurrato all'orecchio. Immaginò quando avrebbero avuto il loro primo figlio.
Tutto questo adesso sarebbe rimasto solo frutto della sua immaginazione perché ormai tutto quello che aveva pensato ed immaginato nel corso degli anni non ci sarebbe mai stato.
Guardò la foto sul comodino, quella che li ritraeva dopo il ballo organizzato sul tetto del palazzo. L'afferrò ed iniziò ad osservarla nei minimi dettagli. Era una delle pochissime foto che aveva di lui e ci era particolarmente affezionata perché le ricordava una delle serate più belle della sua vita. La sera in cui avevano ballato insieme e la stessa in cui Sheldon per la prima volta aveva detto di amarla.
Erano davvero felici, lo si notava da come Amy gli teneva stretto il braccio e sorrideva rivolta a lui.
Più la guardava più si rese conto di quanto lo amasse, di quanto avrebbe voluto cancellare tutto e ritornare a quella sera quando sembrava che niente avrebbe potuto rovinare quello che erano diventati dopo tanto tempo passato insieme.
Se potesse tornare indietro non si sarebbe arrabbiata per la battuta su Flash, non gli avrebbe mai detto di prendersi una pausa e adesso starebbero in università a mettersi d'accordo se quella sera avrebbero visto un film al cinema o sarebbero semplicemente rimasti a casa a parlare.
Cosa le era saltato in mente? Aveva mandato tutto in aria quello che aveva ottenuto in cinque anni con Sheldon per Ryan?
L'immagine a poco a poco divenne sfocata e le lacrime che aveva trattenuto caddero in piccole gocce sul vetro che proteggeva la fotografia.
E poi da quando lei non c'è più le cose nella mia vita stanno finalmente andando per il verso giusto.
Quindi si sbagliava, solo lei stava soffrendo, Sheldon no. Lui stava bene adesso che era ritornato a stare da solo come quando lo era prima di conoscerla, prima di provare dei forti sentimenti per qualcuno, prima ancora di riuscire a concepire il significato di innamorarsi di qualcuno. E adesso lui stava bene perché era ritornato al punto in cui tutto andava come aveva previsto, senza nessuna Amy che gli scombussolasse continuamente la sua perfetta routine.
Ma anche lei adesso era sola. Ritornare dai suoi amici significherebbe rivedere Sheldon ogni giorno e lei non voleva rivederlo, non voleva passare del tempo con lui. Sarebbe tornata anche lei all'inizio dove non aveva nessuno a cui affidarsi se non se stessa, un inizio in cui non prevedeva qualcuno irrompere all'improvviso nella sua vita e stravolgerla completamente. Sarebbe ritornata sola, avrebbe pensato al suo lavoro e nient'altro.
Con un impeto causato dalla rabbia tolse la fotografia dalla cornice e gettò quest'ultima per terra. Osservò ancora una volta loro due stretti uno accanto all'altra e che sfoggiavano un sorriso davanti all'obiettivo. Prese con due dita il bordo ed iniziò a scendere verso il fondo finché la fotografia non fu divisa in due metà. Gettò i pezzi su un punto del letto il più possibile lontano da sé e si asciugò il viso bagnato con la manica. Prese il cellulare ed iniziò a scorrere la rubrica fino a trovare il numero di Ryan. Tentennò qualche secondo prima di premere il tasto verde della chiamata.
Se Sheldon era disposto a voltare pagina lo avrebbe fatto anche lei.
Pochi secondi dopo sentì il cellulare vibrare per l'arrivo di un messaggio. Era convinta fosse Ryan e invece inaspettatamente era Rajesh.

-Ehi, tutto bene?  

Si morse leggermente il labbro un po' incerta.

-Sì, tutto bene, non ti preoccupare.

Quattro secondi dopo un altro messaggio.

-Sicura?

Sospirò.

-No, non sto affatto bene. Ma non è niente, davvero. Passerà.

-Cerchi di sminuire, ma lo so che stai soffrendo molto. Ti va se passo da te? Sto tornando adesso da Emily.

Amy ci pensò su. Non aveva voglia di vedere nessuno, aveva detto a Penny e Bernadette di lasciarla da sola e che ci avrebbe pensato lei a contattarle quando si sentiva pronta. Ma sentiva comunque il bisogno di parlarne con qualcuno, qualcuno di cui si fidasse al cento per cento. Non si era mai confidata con Raj eppure in quel momento era convinta che sarebbe stato la persona migliore con cui aprirsi e far emergere tutti i suoi dubbi. Voleva il parere di qualcuno che non fossero le sue amiche. Raj era un ragazzo, ma era molto più sensibile rispetto agli altri e aveva sempre buoni consigli per tutti. Sicuramente lui l'avrebbe ascoltata e le avrebbe anche detto cosa fare.

-D'accordo. Ti aspetto.

Un altro breve suono seguito dallo schermo illuminato.

-10 minuti e sono da te.

Esattamente dieci minuti dopo Rajesh era seduto sul divano di Amy mentre quest'ultima portava una bottiglia di vino e due bicchieri. La bottiglia era già aperta ed era piena per due terzi. Raj iniziò a versare un po' di quel liquido rosso nel suo bicchiere.
« Non starai mica prendendo la strada di Penny, vero? » disse per sdrammatizzare un po' alludendo alla bottiglia trovata già aperta.
Amy sorrise appena. « No, non mi sto dando all'alcolismo se è quello che intendi. Ma ogni tanto qualche bicchiere di vino ci vuole, sopratutto in situazioni come questa » si versò un po' di vino anche lei, ma lasciò il bicchiere ancora appoggiato al tavolino.
Raj schioccò le labbra e sospirò prima di appoggiare il bicchiere a sua volta.
« Sheldon è la persona più intelligente che io abbia mai conosciuto, ma a volte mi stupisco di quanto sia stupido »
« Pensavo fosse cambiato e invece è sempre il solito egocentrico ed egoista che pensa sempre a se stesso. Se non mi aveva mai voluto allora perché è rimasto sempre con me? Stavo per andare a chiedergli scusa, ma  questo punto è stato meglio se non l'ho fatto »
« Amy...» Raj si spostò un po' più vicino a lei. « Sheldon non pensava davvero a quello che ha detto. E lo sai anche tu » la guardava dritta negli occhi ed Amy sostenne a sua volta quello sguardo pungente. Una parte di sé sapeva che Raj aveva ragione, eppure questa volta decise di non ascoltarla. Soffriva e si sentiva in colpa per aver permesso a Ryan di avvicinarsi a lei e sentire dall'ex fidanzato quelle cose aveva reso quel dolore inutile. Inutile perché era convinta di essere importante per lui quando in realtà non lo era.
« Ma certo che lo pensava davvero! Per quale motivo lo avrebbe detto altrimenti? » sbottò avvertendo la rabbia crescerle dentro. « Si è stancato di me così come della nostra relazione. A dire il vero è già tanto che abbia resistito per ben cinque anni » sentì gli occhi inumidirsi e batté le palpebre più volte per ricacciare indietro le lacrime.
Rajesh sospirò facendo finta di non accorgersi del tentativo di Amy di nascondere gli occhi lucidi.
« Ti ha mai parlato di una certa Ramona? » chiese all'improvviso ed Amy alzò lo sguardo su di lui perplessa nel sentire quel nome nuovo ed, in un certo senso, incuriosita. Cosa centrava questa ragazza con tutto quanto?
« No, chi è? »
« Non ti ha raccontato di Ramona Nowitzki? » domandò inarcando le sopracciglia per lo stupore. Lei fece cenno di no ancora una volta. « Ramona era una studentessa di fisica che si era presa una cotta assurda per Sheldon dopo che quest'ultimo tenne una lezione ad un corso dove c'era anche lei. Lo adorava, faceva di tutto per lui. Gli portava la colazione, gli offriva la cena, lo aiutava con le ricerche e ha perfino minacciato Penny di stargli alla larga perché secondo lei Sheldon era una specie di "dono all'umanità" o qualcosa del genere e di certo non poteva perdere il suo tempo con una come Penny » Rajesh sorrise ricordandosi quella strana ragazza che avevano trovato improvvisamente nell'appartamento di Sheldon e che li aveva più o meno velatamente minacciati di andarsene perché voleva stare da sola con lui. Questo particolare non lo disse però, Amy non era proprio dell'umore adatto per sentire di un'altra ragazza rimasta da sola con Sheldon a parlare di chissà cosa.
« Quindi questa Ramona è una specie di...ex-fidanzata? » chiese piuttosto perplessa e quasi incredula. Possibile che Sheldon avesse avuto un'altra ragazza prima di lei e che non ne avesse mai sentito parlare prima?
« No, non è una sua ex-fidanzata. Era più un...non so nemmeno io cos'era a dire il vero » bevve un sorso di vino e diede una veloce occhiata alla ragazza seduta accanto la quale aveva iniziato a guardare il pavimento per riflettere. « Comunque sia, ad un certo punto Ramona era diventata così ossessiva da non lasciare Sheldon libero un minuto. Arrivò addirittura a fermarsi da loro a dormire—»
« Si è fermata a dormire con Sheldon?! » urlò e spalancò gli occhi. Una mezza sconosciuta si era fermata a dormire da lui quando a lei c'erano voluti anni prima di poterlo fare? Non ci credeva.
« Non con Sheldon, ma da Sheldon. Rimaneva sul divano a dormire. E comunque si è fermata solo un paio di volte. Credo. Però Amy non è questo il punto » spostò la bottiglia di vino lontano dalla sua portata quando si rese conto che più di metà l'aveva bevuta solo lei. Amy si imbronciò, ma non disse nulla.
« Allora qual è il punto, scusa? » Ancora non capiva cosa accidenti centrasse questa qui e perché Raj avesse voluto tirarla fuori all'improvviso.
« Nonostante Ramona avesse fatto di tutto per lui, Sheldon non la sopportava. Sai cosa disse una volta a Leonard? » aspettò qualche secondo e la fissò negli occhi verdi. « "Leonard, trova un modo per sbarazzarti di lei" » vedendo l'espressione di stupore sul volto della ragazza Raj proseguì. « Anche tu hai fatto di tutto per lui eppure non si è mai lamentato una sola volta di te né ha mai fatto intendere che volesse allontanarti da sé » le appoggiò affettuosamente una mano sul suo ginocchio.
« Appunto, non si è mai lamentato perché ho sempre fatto tutto quello che voleva lui »
« Ma anche lui ha fatto tante cose per te, riflettici un attimo. Ti prende per mano e ti bacia come vuoi tu,  ti porta fuori a cena come vuoi tu, festeggia San Valentino ogni anno come vuoi tu. È venuto anche alla cena di Natale a tema vittoriano come volevi tu quando se l'avessi fatta io non si sarebbe nemmeno presentato »
Amy sapeva che Raj aveva ragione. Di nuovo. E come aveva già detto a Ryan, Sheldon stava cambiando per lei, forse lentamente, forse in modo quasi impercettibile, ma stava cambiando. E solo per lei.
« Sei l'unica persona che ascolta davvero, Amy. Nemmeno con Leonard si comporta così. Scommetto che se gli chiedessi di buttarsi in un fosso lo farebbe solo perché sei stata tu a dirglielo » rise cercando di sdrammatizzare ed Amy riuscì ad abbozzare un mezzo sorriso. « Dai, voleva fare un figlio con te dopo appena quattro mesi che vi conoscevate! Come fai a dire che non sei mai stata importante per lui? »
Amy si morse l'interno della guancia rimanendo in silenzio per ben cinque lunghi minuti. Analizzava ogni singola parola detta da Raj. Da quelle parole sentite in mensa, a Ramona, al fatto che Sheldon avesse fatto un sacco di cose solo per lei. Dopo tutto questo alzò lentamente lo sguardo su di lui.
« Se avessi ragione a quest'ora ci sarebbe lui qui e non tu » disse esattamente le stesse parole di Ryan quando si presentò da lei per vedere se stesse bene. « Sono venuti qui tutti tranne chi avrebbe dovuto venire davvero. Ho sbagliato con Ryan, lo so, ma Sheldon doveva ascoltarmi »  
« È arrabbiato adesso. Dagli tempo »
« Credo di essere stata più che paziente con lui e di avergli dato fin troppo tempo. Se davvero è come dici tu, se davvero sta soffrendo e gli manco allora me lo deve dire lui » disse indurendo il tono.
Improvvisamente lo schermo del cellulare si illuminò per una chiamata in arrivo ed entrambi lessero il nome di Ryan. Raj si alzò.
« Spero tu stia facendo la cosa giusta » disse semplicemente facendo un rapido cenno con la mano verso il cellulare appoggiato sul tavolino, uscendo poi in fretta prima che Amy potesse rispondere.
 



Eccomi qui^^
Ho dovuto aggiungere un paio di cose e sistemare altre per questo ci ho messi così tanto per pubblicare, ma spero che il capitolo ne sia valsa la pena. Sì, anche questo è molto allegro come potete vedere u.u lo so, mi odiate per questo, ma che ci devo fare? Purtroppo la storia ha preso questa piega qui.
Per l'inizio del capitolo, ovvero Sheldon e la sua depressione post-rottura con Amy, mi sono ispirata ad un episodio di How I Met Your Mother, quello in cui, appunto, Marshall viene lasciato da Lily. Quell'episodio l'ho adorato anche se mi ha messo una certa tristezza e, anche se non sono sicura che Sheldon reagirebbe mai così, ho pensato che comunque non poteva restare indifferente dopo essersi lasciato con Amy. Per cui questo è quello che venuto fuori xD
Ringrazio sempre chi ha avuto la voglia di giungere fino a qui e un grazie enorme a chi ha lasciato una recensione nei capitolo precedenti.
Alla prossima^^
  
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