Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: manumalfoy    20/01/2009    5 recensioni
"Sorprendente come il destino ti sputi in faccia quando, una volta nella vita, qualcosa di bello illumina quella merda di vita che ti ritrovi. Mi sembra ieri, quel giorno di circa 2 anni fa, ci siamo innamorati per caso, dopo una lunghissima attesa da parte mia. Mi ero accorto di amarla solo dopo che un giorno mi salvò la vita senza nemmeno saperlo."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sorprendente come il destino ti sputi in faccia quando, una vol

Le lacrime di Venezia



Sorprendente come il destino ti sputi in faccia quando, una volta nella vita, qualcosa di bello illumina quella merda di vita che ti ritrovi. Mi sembra ieri, quel giorno di circa 2 anni fa, ci siamo innamorati per caso, dopo una lunghissima attesa da parte mia. Mi ero accorto di amarla solo dopo che un giorno mi salvò la vita senza nemmeno saperlo. Me ne accorsi quando cercò di fare qualsiasi cosa per convincermi che in fondo ero buono e tuttora non so perché l’abbia fatto. Sta di fatto che un giorno le dissi chiaramente ciò che provavo per lei, e lei testarda ci ha messo ben 2 mesi a decidersi a fidarsi di me…e probabilmente ha fatto bene.

Abbiamo passato 1 anno fantastico insieme. Lei con la sua simpatia e la sua vivacità mi ha fatto fare tutte quelle incredibili esperienze che da grande malvagio qual’ero non mi sarei nemmeno sognato. Ricordo ancora la prima volta che mi costrinse a fare un angelo nella neve…


***


-Oh su! Ti assicuro che la neve non morde!- disse tirandomi per la manica del giubbotto.

-Ma è fredda!- protestai cercando di fermala senza successo. Troppo testarda.

-Si ma l’emozione di essere un angelo per un momento riscalda.- mi guardò per un attimo con quegli occhi dolci e speranzosi.

-Certo come no!- farfugliai.

Mi guardò accigliata per un attimo.

Amavo quello sguardo confuso, piegava leggermente la testa di lato e socchiudeva gli occhi, come a voler incenerire il primo che la contraddiceva, senza riuscirci però, perché quelle sfumature nelle sue iridi color cioccolato erano troppo dolci. E in quel caso la vittima ero io.

-Fammi vedere come si fa allora- avevo accettato…avevo un’altra scelta?

Lei mi buttò le braccia al collo e si fiondò su un cumulo di neve. Si stese a pancia in su e cominciò ad agitare la braccia e le gambe su e giù con un sorrisone a 32 denti stampato sul viso.

Chiunque fosse passato in quel momento l’avrebbe presa per una matta irrecuperabile, ma io no. Per me era la cosa più bella che avessi potuto desiderare. Quel viso allegro, sembrava una bambina il giorno di natale, e io l’amavo per questo forse. Perché era così bambina ma così matura…Era perfetta. Decisi che ormai non me ne fregava più niente. Avevo buttato al vento razionalità e serietà eccessiva quando avevo deciso di stare con lei. E non era un peso.

Mi sdraiai affianco a lei e cominciai ad imitarla. Lei si alzò sui gomiti per osservare il mio lavoro. Aveva una faccia contratta come se stesse pensando o si stesse

trattenendo dal fare qualcosa.

Io mi sentivo…felice! Si ero felice di fare un angelo nella neve ed ero felice di sentire il mio cuore scaldarsi talmente tanto da poter quasi sciogliere la neve. Un po’ meno felice del fatto che, ancora una volta, aveva avuto ragione lei. Ma quella era questione di orgoglio.

Poi all’improvviso lei scoppiò a ridere. Ecco svelato il mistero, cercava di non ridermi in faccia.

-Oh fantastico! Che ho sbagliato adesso??-

-Hai una faccia buffissima!!!-

Valutai le possibilità e mi voltai a guardarla molto lentamente.

Buffo?- ringhiai. Ero sempre stato bravo a fingere di essere arrabbiato, e lei non ci si abituava mai.

Il suo volto divenne più pallido del solito. –Oh…si...ma…io…ecco…scusa…non intendevo…io…- farfugliava tenendo gli occhi bassi. Era così fragile. –Io? Buffo?- continuai crudele.

Non rispose. –Sai che la pagherai cara vero tesoro mio bello?- sbottai ghignando.


E lei capii che scherzavo. Alzò gli occhi e mi guardo come per dire “mi hai fatta spaventare sul serio”. Scossi la testa e senza preavviso le saltai addosso, facendoci rotolare entrambi sulla neve fresca. Lei rideva a più non posso con quella sua risata squillante, e io con la mia voce da drogato le facevo eco. Ci ritrovammo abbracciati, io sopra di lei.

-Hermione?- sussurrai quasi senza voce.

-Si?-

-Ti amo-

Rimase sorpresa. Erano poche le volte in cui glie lo dicevo, perché non ero mai stato abituato a provare affetto per qualcuno. Ma lei sapeva che ciò che dicevo era vero, e mi piaceva dopo ogni “ti amo” il fatto che all’improvviso, sulle guance pallide per via della neve, comparissero due aloni rosa o rossi, a seconda di quanto la emozionavo. Ridacchiai e lei mi seguì a ruota. Mi abbassai piano senza mai staccare i miei occhi dai suoi e la bacia con naturalezza e delicatezza. Sembrava di baciare un petalo di rosa. Nonostante il freddo le sue labbra non erano mai secche. Erano sempre morbide e lisce. E rimanemmo così…


***


Amavo tutto di lei. Avevamo 17 anni, la vita ci sembrava lunghissima. Cominciammo a progettarci una vita insieme quando la guerra sarebbe finita. Decisi di combattere al suo fianco. In realtà fu una cosa a cui pensavo già prima di frequentarla. Era una scelta che mi venne naturale, istintiva quasi, come se mi fosse sempre appartenuta la consapevolezza che fossi dalla parte sbagliata. E lei era diventata la certezza del mio mondo, il baricentro di ogni mia idea. Tutta la mia vita girava intorno a lei, e per una volta non era doloroso dipendere da qualcuno.

Ogni istante con lei era un briciolo di vita riguadagnata. Il passato si allontanava sempre di più. Contava solo lei, con la sua incrollabile speranza. Cominciavo a pensare al futuro. E mi resi conto di quanto avrei voluto che ne facesse parte…Avevamo 18 anni, le feci quella sorpresa assurda dopo 1 anno che stavamo insieme. E ciò che mi disse era l’ultima cosa che mi aspettavo.


***


-Ron sei sicuro che vada qui?-

-Beh penso di si…Harry, mi passi il cacciavite?-

-Dray non ci arrivo glie lo passi?-

-Sicuro. Glie lo devo sbattere in testa?-

-No! Dammi quel dannato cacciavite.-

-Ragazzi pensate che sia una buona idea?-

-E’ una nostra idea!-

-E’ quello che mi preoccupa!!!-

Ebbene si, ero arrivato ad essere culo e camicia come si suol dire con Harry e Ron. Superati gli shok iniziali scoprii che erano due matti con qualche rotella fuori posto ma assolutamente simpatici.

Avevo in mente di fare le cose in grande. Lei si meritava questo se non di più.

-Ok ora dipingiamola. Colori preferiti di Herm?-

-Ehm…-

-mumble mumble-

-Non mi dite che voi due in 7 anni non avete mai chiesto a Herm quale sia il suo colore preferito vi prego!!!- mormorai sconvolto.

-Beh…scusa tu sai il colore preferito di Pansy?-

-Rosa!- dissi sicuro

-beh era ovvio…ma di Blaise…-

-Blu…- alzai un sopracciglio

-Dray fanculo!!!-

-Si, anche io ti voglio bene!-

-Che colori vanno di moda quest’anno?-

-Uhm… se non ricordo male Lavanda parlava di viola e…bianco?-

-Boh però mi sembrano belli. Ok vada per viola e bianco.-

Ci lavorammo per notti intere, finchè un giorno di sole come tanti mi feci avanti vestito per bene. Lei era seduta in riva al fiume a leggere. Si voltò quando sentì il rumore degli zoccoli sul terreno. E mi vide, ero dentro una carrozza viola e bianca. Harry teneva le redini argentate dell’unicorno bianco che la trainava e Ron mi aprì la porta per farmi scendere. Fu un’entrata piuttosto teatrale, e se rimanere a bocca aperta significa stupore la sorpresa le piacque.

Mi avvicinai a lei con un sorriso nervoso stampato sul viso. Da una parte avevo come il bruttissimo presentimento che non fosse d’accordo, che fosse troppo presto.

Mi inginocchiai di fronte a lei prendendole una mano e stringendola tra le mie. La guardavo negli occhi come se fosse il gioiello più brillante al mondo. In effetti… per me lo era.

Mi guardava sbalordita. Con quei suoi occhioni da cerbiatta.

-Herm…ascolta. Immagino che sarai sorpresa. Io…beh lo sai non sono mai stato bravo con le parole. Il fatto è che…non riesco nemmeno a farti capire quanto realmente ti amo. Sono una frana, lo sai bene, a volte mi esprimo meglio a gesti che a parole ma…Ormai ho 18 anni, dovrei essere maturo, capace di parlarti chiaramente, capace di decidere del mio futuro. Ecco… vorrei che facessi parte del mio futuro.- Il mio cuore mancò un battito, Hermione trattenne il respiro. Alle mie spalle Herry da gran coglione qual’era fece finta di asciugarsi una lacrima commosso, sapevo che era felice però, e ripensandoci non davo per scontato il fatto che stesse piangendo davvero. Ron invece si era irrigidito. Non lo vedevo, ma me lo sentivo. Da una parte avevo sperato di non dover compiere questo gesto davanti a lui. Sapevo che era ancora difficile accettare che abbia scelto me, il fatto che l’abbia persa. Ma diceva che non era un problema, che ormai era passato. Non ci credevo. Non ci credo ancora.

-Hermione- pronunciai il suo nome con voce tremante. Tirai fuori una scatolina di velluto blu. La aprii sotto il suo sguardo impietrito. –Hermione Jane Granger…Mi vuoi sposare?-

Silenzio. Aspettavo uno schiaffo sulla guancia, un rifiuto brusco. Chiusi gli occhi, e sulle mie mani che stringevano la scatolina cadde una goccia. Aprì gli occhi di scatto. Piangeva, ma sorrideva. Incredibile come sempre…

-Si- riuscì a mormorare, poi svenne tra le mie braccia. Testona mia!!


***


Ci sposammo pochi mesi dopo. Frequentavamo ancora l’ultimo anno perciò aspettammo le vacanze di Natale, quando cadeva la neve, ed organizzammo la cerimonia sulle sponde del lago nero, vicino al nostro albero di betulla.

Quel giorno ero terrorizzata. Dovetti affrontare la prova più dura: Il testimone. Harry e Ron facevano di tutto per essere scelti. Io andai nel panico.

Il giorno del matrimonio però mi feci trovare preparato. Affianco a me, in piedi a farmi coraggio c’era la persona che ritenevo più giusta. Il mio migliore amico, Blaise Zabini. Fui soddisfatto della mia scelta e anche i due litiganti placarono gli animi.

Lasciammo organizzare il matrimonio ai nostri genitori. So che sembra assurdo, ma dopo la guerra mio padre aveva sviluppato una generosità incredibile. E’ assurdo, io per primo ero convinto di essere impazzito quando un giorno mi disse che era fiero della scelta che avevo fatto.

Vicino alla betulla c’era un arcata bianca con tante rose blu intrecciate. Sotto il piccolo altare del prete adornato di fasci di fiori blu e bianchi e nastri colorati. Di fronte ad esso tante sedie bianche con nastri in tulle blu erano posizionate in due file ordinate, lasciando al centro un passaggio evidenziato da un lungo tappeto blu. Per l’occasione invitammo tutti, e anche in genitori di Hermione vennero apposta da mondo dei babbani. Fu il giorno più bello della mia vita.


***


Ricordo come fosse ieri l’emozione mentre Blaise mi diceva di calmarmi, che sarebbe stato tutto fantastico. Quando arrivai di fronte all’altare non c’era ancora molta gente. Nella prima fila c’erano da una parte i miei parenti e dall’altra quelli di Hermione. Jane Granger si alzò e mi venne vicino con gli occhi lucidi. Io cominciai a sudare freddo. Mi prese le mani tra le sue, e con un sorriso mi stampò 2 baci sulle guance.

Era strano ma mi sentivo a mio agio, come se ormai fosse la mia famiglia e fosse del tutto normale.

-Trattala bene-mi pregò con la voce rotta dall’emozione. -Non lasciare che le accada niente di male.-

-Le giuro che con me sarà al sicuro signora Granger.-

-Oh- ridacchiò lei –Chiamami Jane per favore- E mi scrutò a fondo con quegli occhi tanto simili a quelli di sua figlia.

Anche suo marito mi venne vicino e mi strinse la mano benevolo. Poi tornarono a sedersi. Lui le aveva messo un braccio intorno alle spalle e lei singhiozzava felice sulla sua spalla. Era bellissimo vedere come il loro amore fosse resistito a tutto quel tempo. Sorrisi, ma poi cominciò ad arrivare gente. Mi guardai i vestiti nervosamente. Il mio completo nero era a posto.

-Blaise…allora!- mi girai verso il mio migliore amico.

-Cravatta?-

-C’è-

-Giacca?-

-A posto.-

-Capelli?-

-Impeccabili!-

-Oddio Blaise!- dissi con un filo di voce.

-Dray?-

-Si?-

-Mutande?-

-O mio dio!- come un idiota controllai di avere le mutande. Che sciocco.

I miei genitori mi vennero vicino e mi abbracciarono. Poi mio padre prese una rosa bianca e me la infilò nel taschino della giacca.

-Auguri amore- disse mia madre tamponandosi gli occhi con un fazzolettino.

Fu questione di una mezz’ora. Tutti erano ai loro posti. L’organo suonò le prime note, e tra la melodia della marcia nuziale comparve lei, come un angelo. Era aggrappata al braccio del padre come se temesse di cadere, ma era la grazia fatta in persona.

I suoi capelli ricci erano stati domati ed alzati a formare un’acconciatura elegante. Tra i ciuffi c’erano delle mollettine con dei piccoli boccioli di rosa blu. Due ciocche cadevano morbide a posarsi sulle sue guance.

Il vestito era senza bretelline. Sopra stretto e ricamato a ghirigori con tanti brillanti. Sotto la gonna si allargava all’altezza della vita, e sul lato sinistro era stata arricciata leggermente. Portava un copri spalle bianco un po’ opaco. Sembrava di vetro, ma era contornato da una morbida pelliccia bianca. Infine c’era il velo, portato dalla sua testimone. Ginny Weasley con le lacrime agli occhi le camminava dietro sorridendo.

Non fu facile staccarle gli occhi di dosso. Ma alla fine ci sposammo, eravamo marito e moglie, e sarebbe stato per sempre.


***


Dopo il matrimonio facemmo un eccezione alla regola. Aspettammo giugno per partire in luna di miele. Finalmente il giorno della partenza arrivò, le avevo fatto una sorpresa e per tutti quei mesi ero riuscito a non dirle dove saremmo andati. Rimase senza fiato quando sbarcammo a Venezia. Amava quella città. Me l’aveva sempre detto, me l’aveva fatta vedere sui libri e ogni volta le si illuminavano gli occhi.

Non perse un minuto e cominciò subito a scattare foto a raffica baciandomi di tanto in tanto ancora un po’ incredula. Percepivo tutta la sua gratitudine mentre saltava a destra e a sinistra per piazza San Marco. Alle sei di sera cercò di trascinarmi in un museo, ma le ricordai che eravamo in luna di miele. Quella notte era solo nostra e lei non se lo fece ripetere due volte. Ci chiudemmo in hotel, mettemmo fuori alla porta il cartellino “Don’t Disturb” e ci dedicammo a finire finalmente il lunghissimo giorno del nostro matrimonio.

Non volle più andarsene. Rimanemmo a Venezia per circa 2 settimane, forse di più. L’ultimo giorno aveva un’espressione da “sono triste ma felice”. Le feci trovare un pacchetto tra i vestiti da mettere in valigia.

Lo aprì dopo ore di sguardo torvo nei miei confronti. Odiava quando le facevo regali perché diceva che prima o poi avrei buttato al vento il mio patrimonio per lei. Mica lo sapeva che per me lei valeva più di tutto l’oro del mondo!

Aprì con mani tremanti la scatolina di raso rosso e rimase a bocca aperta. Appoggiati sull’imbottitura morbida bianca c’erano un paio di orecchini ed una collana. Gli orecchini erano a forma di goccia di vetro e alla luce sprigionavano miliardi di colori. La collana aveva lo stesso ciondolo. Una lacrima le scivolò sulla guancia.

-Amore- la chiamai. Si girò con il sorriso stampato sul viso. –Si chiamano “Lacrime di Venezia” non “lacrime di Hermione”- sorrisi e lei fece altrettanto.


***


E si…Quello passato con lei fu il periodo più incredibile della mia vita.

Tornammo a Londra. I nostri genitori ci avevano regalato una casetta carinissima in un paesino vicino al confine tra il mondo magico e quello babbano.

Ormai erano passati 5 mesi fantastici in cui tutto era perfetto.

Era novembre, Hermione da un po’ di tempo aveva dei dolori strani alla pancia. Decise di prenotare un controllo al San Mungo. La accompagnai un po’ preoccupato e alla fine i dottori riscontrarono qualcosa all’intestino.

-Qualcosa?- chiesi scioccato. -Che razza di spiegazione sarebbe mi scusi?-

-Signor Malfoy le assicuro che questo tipo di malattia non è niente di magico. Le conviene prenotare una visita in un ospedale babbano.-

Infuriato voltai le spalle al dottore con cui avevo parlato e trascinai Hermione fino al confine. Lo superai e salì nella mia macchina parcheggiata li apposta per quando andavamo a Londra. Guidai come un matto sull’autostrada. Hermione mi diceva di stare calmo, di non arrabbiarmi per simili sciocchezze.

Ho sempre avuto un intuito mostruoso, e in quel momento, per quanto ne potevo sapere, quel “qualcosa” all’intestino poteva essere qualunque cosa tranne che una sciocchezza.

Arrivammo in ospedale in pochi minuti e la mia faccia arrabbiata fece capire all’infermiera della segreteria che non avevo alcuna intenzione di aspettare.

Ci volle poco perché un uomo alto allampanato dai capelli grigi facesse accomodare dentro il suo studio mia moglie.

Fece esami a più non posso. Passammo la giornata in quell’edificio, eun’altra finche passarono 2 giorni. La seconda notte il dottore uscì un po’ sconsolato.

-Signor Malfoy, signora Malfoy- era la prima volta che qualcuno la chiamava così. Avrei sorriso se non avessi visto la sua espressione.

-Ho una bella notizia ed una brutta notizia purtroppo...-


***






Note dell’autrice: Mi faccio schifo!!! Questa storia doveva essere per il compleanno di Sabrina che era troppo tempo fa…ma ho avuto dei problemi e non ho potuto scrivere per molto… Perciò tesoro spero che mi perdonerai *-*!!! Questo è il mio regalo fallito per te! Ti adoro un bacio!!!





  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: manumalfoy