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Autore: Letsforgethim    14/07/2015    1 recensioni
Dopo il bacio della buonanotte ai figli, Zayn e Meredith spensero la luce e si diressero in camera loro.
Zayn si sedette sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera e Meredith accanto.
Lei cominciò a giocare con i bottoni della sua camicia bianca, mentre lui aveva una mano sulle sue gambe e l'altra dietro la sua schiena.
«Abbiamo fatto tre bambini meravigliosi» gli disse ad un tratto accarezzandogli la mano.
«Abbiamo?»
«Sì, abbiamo. Io e te.»
La guardò.
«Cosa c'è?» gli chiese lei, «Volevi prenderti tutto il merito?»
La risposta di Zayn fu un bacio così lungo che Meredith dovette quasi staccarlo con la forza per cercare di riprendere fiato.
«E questo cos'era?»
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Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a madelifje per il meraviglioso banner
e a Chiara per avermi ispirata con la sua meravigliosa canzone.
Non so spiegare da dove predo ispirazione per certe cose, spero solo che non faccia troppo schifo.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se vi va.
Buona lettura.

P.s: ieri ho pubblicato una OS, sempre su Zayn: Kiss me under the light of a thousand stars e una un pò vecchiotta: Tornerò da te, se vi va di passare. :)


 
 
 
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"E saliremo insieme sopra al cielo, a piedi nudi mano nella mano,
andiamo dritti fino al paradiso e un po' più su.
Dove tutto intorno esplode l'universo
e io che vedo solo il tuo sorriso
che fa sembrare tutto straordinario,
come te.
...
Questo viaggio avrà un finale straordinario se viaggi con me."







«Mamma, quando torna papà?» La piccola Lizzie non vedeva l'ora di riabbracciare il padre.
Ogni sera era sempre la stessa storia: lei che metteva il broncio, seduta su una sedia in modo da poter vedere subito quando la porta si sarebbe aperta e, fino ad allora, avrebbe tempestato, come sempre, la madre di domande.
Meredith era impegnata con la cena, aveva già infornato il pollo, doveva solamente finire di preparare il brodo.
Si lavò le mani e se le asciugò velocemente sul grembiulino verde che legava sempre attorno alla vita quando era in cucina.
«Amore, papà arriva tra poco» sussurrò, inginocchiandosi vicino alla bambina e accarezzandole i capelli. «Perché non vai da Margot e Leo?»
La piccola scosse la chioma di ricci biondo cenere.
«Non vorrai mica stare seduta lì da sola?»
Lizzie non sembrava sentire ragioni, sembrava avesse deciso di rimanere lì ferma fino a quando suo padre non avesse aperto la porta.
Era difficile per i suoi bambini, lo sapeva bene Meredith, vedere il padre così poco durante la giornata, ma per quanto lui stesso avrebbe voluto passare più tempo con la moglie e con i suoi figli, non poteva certamente lasciare il lavoro, soprattutto quel lavoro che gli permetteva di offrire alla sua famiglia il meglio.
«Sai cosa facciamo, Lizzie?» le chiese Meredith poi, «Vuoi aiutare la mamma a preparare la cena mentre aspettiamo papà?»
La bambina ci pensò un attimo su e poi guardò la madre.
«Posso stare seduta sul bancone, però?»
Aveva compiuto tre anni da poco, ma già parlava perfettamente, senza sbagliare una sillaba.
Meredith aveva chiesto a sua madre a quanti anni aveva cominciato a parlare bene lei quando era piccola, e sua madre le aveva risposto che quando aveva l'età di Lizzie non parlava così bene come lei.
Quando aveva chiesto a Trisha aveva capito da chi aveva preso la bambina.
«Certo» rispose sorridendo e aprì le braccia per prendere sua figlia.



 




Erano quasi le otto quando Meredith guardò l'ora sull'orologio blu che le era stato regalato da Trisha quando si erano trasferiti in quella casa.
Zayn doveva tornare a momenti, usciva dall'ufficio alle sette e mezza e fino a casa c'era una mezz'oretta buona di macchina.
Non riusciva ancora a capire come lui potesse sopportare quella stessa routine così stressante per sei giorni su sette.
Sapeva che gli piaceva il suo lavoro - sin da quando erano al liceo aveva sempre desiderato lavorare con qualsiasi cosa che riguardasse l'arte - ma certo questo non poteva bastare per spiegare il fatto che ogni giorno si alzasse con il sorriso sulle labbra e perfino quando tornava dal lavoro sembrava felice.
Non aveva mai perso nemmeno un minuto a lamentarsi, a dire che non ne poteva più, non si era mai lamentato di essere stanco, anche quelle volte in cui Meredith riusciva a capirlo da sola.
All'inizio del loro matrimonio, quando lui aveva appena cominciato a lavorare alla "British Empire Art" e tornava a casa sempre così allegro, si era chiesta se non avesse un'amante con la quale trascorreva le sue giornate.
Gliel'aveva anche detto, ma lui in tutta risposta era scoppiato a ridere di gusto e aveva proseguito per un minuto intero.
Non capiva come lei, la donna che aveva amato da sempre, praticamente, e che aveva sposato potesse pensare una cosa, a suo avviso, ridicola e inimmaginabile.
E Meredith non aveva aggiunto altro, si era limitata a prendere il viso di Zayn e a baciarlo.
Sorrise inconsciamente.
«Lizzie, vieni» disse rivolgendosi alla bambina che era riuscita finalmente a calmarsi.
La prese in braccio e dal bancone la mise a terra.
«Va a giocare con i pupazzi, amore, che la mamma va a chiamare Margot e Leo.»
Lizzie la guardò come se fosse sul punto di piangere: «E papà?»
«Adesso arriva, va bene? E poi mangiamo insieme a lui la cena che abbiamo fatto io e te, ok?»
Annuì e, se pur poco convinta, andò a sedersi in soggiorno accanto ai suoi peluche.
Meredith salì al secondo piano a chiamare gli altri due bambini.
Leo e Margot erano due gemelli di cinque anni, a vederli, però, nessuno avrebbe mai potuto indovinare nemmeno che fossero fratelli, non si assomigliavano per niente.
Leo aveva i capelli biondo cenere, proprio come sua madre e la sorellina più piccola, mentre Margot era uguale a Zayn, aveva i suoi stessi occhi ambrati, i suoi capelli neri corvini e perfino il suo stesso sorriso.
Quando Meredith entrò nella stanza, i due erano seduti ad un tavolino, con le teste chine intenti a disegnare.
Non si accorsero della madre che li guardava fino a quando lei non li raggiunse.
«E' arrivato papà?» le domandò Leo.
«Non ancora» gli rispose scompigliandoli i capelli.
«Mamma, ti piace il mio disegno?» le chiese Margot porgendole un foglio con disegnata sopra una bambina in quello che sembrava avere l'aria di un parco giochi.
«E' bellissimo» rispose inginocchiandosi accanto a lei. «Vuoi fare l'artista come papà da grande?» le domandò sorridendole.
La bambina annuì.
Ecco, Meredith aveva trovato un'altra cosa in comune tra la figlia e il marito.
Poteva lasciare Margot in casa tutto il giorno, da sola, ed essere sicura che non avrebbe fatto altro che disegnare, disegnare e disegnare.
Era l'unica tra i bambini che seguiva sempre Zayn nella stanza che loro chiamavano la "camera bianca" - appunto perché i muri erano bianchi - dove i due si mettevano a dipingere.
Tuttavia, in parte per via di Zayn e in parte per via di Margot, tutti e quattro i muri stavano diventando giorno dopo giorno sempre più colorati e forse avrebbero dovuto cambiarle nome.
Zayn l'aveva già ridipinta di bianco cinque o sei volte, ed era sicuro che si stava avvicinando la prossima.
«Bene» proruppe Meredith poggiando il foglio sul tavolino e rialzandosi in piedi, «ora scendiamo giù e andiamo ad aspettare papà.»
Margot sembrava volesse rimanere ancora lì a disegnare, ma visto che Leo si alzò, lei fece lo stesso e uscirono dalla stanza.
Prima di uscire, Meredith rimise i tappini ai rispettivi pennarelli per evitare che si seccassero e una volta fuori dalla stanza, dagli schiamazzi e dalle risate dei suoi tre figli, capì che Zayn era a casa, finalmente.
I bambini gli erano saltati letteralmente addosso: Lizzie abbracciata come una sanguisuga a lui, Margot nell'altro braccio e Leo che gli circondava la vita.
Era decisamente, senza ombra di dubbio, l'immagine più bella che avesse visto in tutta quella giornata e una tra le più belle viste in tutta la sua vita.
Quando si decisero a staccarsi, dopo averli baciati, nuovamente, uno a uno, potè girarsi verso sua moglie.
Le sorrise e lei non poté, e non volle, non ricambiare il suo sorriso.
«Ciao amore» la salutò poggiando le mani sui suoi fianchi e dandole un bacio veloce.
«Ciao.»
Gli accarezzò il viso, soffermandosi sulla barba che ormai stava diventando anche troppo folta, ma a lei piaceva un sacco così, e lui lo sapeva.
«Allora, si mangia o no?» domandò rivolgendosi ai bambini, che risposero in coro e corsero a prendere i loro posti a tavola.



 




Dopo aver mangiato, i bambini si erano andati a sedere in salotto a guardare la televisione, mentre Zayn aveva aiutato Meredith a sparecchiare la tavola e a lavare i piatti, nonostante lei avesse cercato di impedirglielo e gli avesse intimato di andare a riposarsi un pò.
Ma lui non aveva voluto sentire ragioni, «Non sono stanco» le aveva detto.
Meredith di solito ci metteva molto meno a sparecchiare, ma quella sera metà del tempo lei e Zayn lo avevano passato a baciarsi, a punzecchiarsi e a ridere.
Zayn amava guardare la moglie ridere e faceva di tutto per sentire la sua risata il più spesso possibile.
Era bello come riuscivano a passare da genitori responsabili, comprensivi e maturi, a una coppia di adolescenti innamorati.
Quando finalmente ebbero terminato raggiunsero i figli nella stanza accanto, tutti e tre con gli occhi incollati alla televisione.
Meredith lasciava i suoi bambini poco davanti alla televisione durante la giornata, permetteva loro di guardare un pò di cartoni animati durante il pomeriggio e un pò la sera.
Non voleva che diventassero ossessionati da quella "scatola nera" come i figli di alcune delle sue amiche, preferiva che passassero il loro tempo libero a fare qualsiasi altra cosa.
Lizzie, non appena si accorse che suo padre e sua madre erano entrati nella stanza, corse a sedersi tra loro, per essere seguita subito dopo da Leo e Margot.
Meredith e Zayn si stupirono di essere più interessanti della televisione.
«Papà?» Lizzie guardò Zayn con i suoi occhioni.
«Dimmi.» Cominciò ad accarezzarle dolcemente i capelli.
«Domani... vai a lavorare ancora?»
Zayn sorrise.
Sua figlia pensava che il lavorare fosse una cosa che prima o poi dovesse finire e per lei, prima finiva e meglio era.
Certo, era normale per una bambina di tre anni pensare una cosa del genere, soprattutto per una bambina che come Lizzie era abituata a vedere il padre in casa solo di sera e di domenica e che avrebbe voluto invece poter passare più tempo assieme a lui.
«Certo» rispose facendola sedere sulle sue gambe, «ma domani sera ti porto una sorpresa.»
La bambina allora, dopo la delusione iniziale, lo guardò con occhi pieni di gioia e lo abbracciò.
Era facile accontentare la figlia, pensò Zayn.
«Anche io voglio un regalo, papà» mormorò ad un tratto Leo.
«Anche io» saltò su Margot.
«Porterò un regalo bellissimo a tutte e tre, ok?» domandò sorridendo ai gemelli.
E loro annuirono tutti contenti.
«E alla mamma, glielo devo comprare un regalo?» chiese poi ai suoi figli.
I tre bambini si girarono contemporaneamente a guardare la madre sorridendo, mentre lei scuoteva la testa guardano Zayn.
La prima a dire qualcosa fu Margot: «Sì, papà... alla mamma devi comprare il regalo più bello di tutti!»
Lizzie e Leo assentirono.
«E va bene, vuol dire che dovrò comprare quattro regali» sorrise Zayn alzando gli occhi al cielo simulando una finta esasperazione.
Meredith avrebbe voluto riempirlo di baci in quel momento.
Non era possibile, pensava sempre, amarlo giorno dopo giorno sempre di più, eppure era così.
E ancor di più lo amava quando si divertiva assieme ai figli a punzecchiarla.
Certe volte non riusciva a non pensare a come Zayn fosse passato dal ragazzo senza preoccupazione che era a diciassette, diciotto anni, a cui piaceva salire sulla sua moto e andare in giro coi suoi amici per tutto il giorno, al padre e uomo responsabile che era diventato oggi.
Trascorsero il resto della serata a guardare la televisione, con i bambini che ogni tanto chiedevano cosa volessero dire certe parole che sentivano e alle quali non riuscivano a dare un significato.
Verso le nove la prima ad addormentarsi fu Lizzie, con la testa appoggiata sul petto di Zayn.
«Vado a portarla a letto» disse lui rivolto a Meredith.
«Vuoi che ci vada io?» gli chiese lei.
Zayn sorrise. «Guarda che so farlo anch'io, eh!» disse in tono scherzoso e si alzò con la bambina tra le sue braccia.
«Voi due?» chiese Meredith a Leo e Margot.
Anche loro due sembravano sul punto di addormentarsi e infatti annuirono alla madre.
Si alzò.
«Dovete andare in bagno?»
«Io sì, mamma» rispose Margot.
«Tu, Leo?»
Il bambino scosse la testa.
«Allora Margot vai prima te e non dimenticarti di lavare i denti. E poi ci va Leo.»
I bambini obbedirono e salirono di corsa le scale, come loro solito.
A volte invidiava i suoi figli e tutti i bambini in generale.
Era facile essere un bambino, i bambini non dovevano pensare a niente, a loro bastava mangiare ogni tanto e il resto della giornata lo riempivano correndo, ridendo, giocando.
Seguii i suoi figli ed entrò nella loro stanza ad aspettarli per rimboccare loro le coperte.
«Hai intenzione di dormire qui sta sera?» Zayn era appoggiato con una spalla alla porta, le braccia incrociate al petto e la stava guardando con uno strano sorriso dipinto sul volto.
«Lizzie dorme?» gli chiese lei ignorando la sua domanda.
Annuì. «Come un angelo.»
«Le hai messo il pigiama, vero?»
«Oh, andiamo, Meredith, davvero pensi che sarei in grado di mettere mia figlia a dormire senza pigiama?»
Lei scrollò le spalle, ma in quel momento arrivarono i gemelli e non ebbe il tempo per rispondere a suo marito che una volta l'aveva fatto e lei si era arrabbiata, non parlandogli per un'ora intera, un record.
Leo e Margot vollero mettersi il pigiama da soli, perché entrambi sostenevano di essere abbastanza grandi da poterlo fare senza l'aiuto di mamma o papà, ma non si rifiutarono quando i genitori proposero di rimboccarli le coperte.
Dopo il bacio della buonanotte ai figli, Zayn e Meredith spensero la luce e si diressero in camera loro.
Zayn si sedette sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera e Meredith accanto.
Lei cominciò a giocare con i bottoni della sua camicia bianca, mentre lui aveva una mano sulle sue gambe e l'altra dietro la sua schiena.
«Abbiamo fatto tre bambini meravigliosi» gli disse ad un tratto accarezzandogli la mano.
«Abbiamo?»
«Sì, abbiamo. Io e te.»
La guardò.
«Cosa c'è?» gli chiese lei, «Volevi prenderti tutto il merito?»
La risposta di Zayn fu un bacio così lungo che Meredith dovette quasi staccarlo con la forza per cercare di riprendere fiato.
«E questo cos'era?»
Zayn alzò le spalle con fare innocente. «Ora uno non può neanche baciare sua moglie!»
Meredith gli tirò una leggere gomitata.
«Sai» disse dopo un pò di silenzio, «credo di non averti mai ringraziato abbastanza, amore.»
Lo guardò.
La stava ringraziando?
E per cosa?
Semmai era lei a doverlo ringraziare, per tutto.
Perché tra tutte aveva scelto lei, tra tutte aveva scelto di passare la sua vita con lei, perché la amava e glielo dimostrava ogni giorno, perché aveva deciso di formare una famiglia proprio con lei, perché le aveva dato tre figli stupendi, perché ogni giorno si alzava e andava a lavorare per lei e per loro, doveva ringraziarlo per il meraviglioso marito e padre che era diventato.
E ora cosa stava facendo, la stava ringraziando?
«Ringraziarmi per cosa? Dovrei essere io a ringraziare te, Zayn, per tutto quello che fai. » disse, «I ragazzi della tua età sono in giro ogni sera a divertirsi, forse come è giusto che sia, mentre tu sei qui, con me.»
«Non c'è altro posto in cui vorrei essere e lo sai. Ti amo, Meredith, amo te, amo i miei figli e amo la mia vita. Con voi.»
«Ma non devi ringraziarmi, non credo ce ne sia il bisogno.»
«Invece sì. Anche tu potresti essere là fuori, ma sei qui. Hai scelto me.»
«E ti risceglierei altre mille volte.»
Lo baciò, sapendo perfettamente che lei stessa avrebbe riscelto lui, sempre.
«E comunque» aggiunse «non avrei mai potuto lasciare che tu finissi con una di quelle che ti venivano dietro al liceo.»
«Ah, buono a sapersi.»
Scoppiarono a ridere.
«Amore?»
«Hmm» mormorò Zayn.
«Ti ricordi quella canzone che faceva tipo: "e io che vedo solo il tuo sorriso, che fa sembrare tutto straordinario, come te"?» gli chiese canticchiando.
«Me la ricordo. Te l'avevo fatta ascoltare una volta e tu avevi cominciato ad ascoltarla praticamente sempre» rispose sorridendo.
Aveva sentito quella canzone qualche anno prima, in radio, e la prima cosa a cui aveva pensato era stata Meredith.
«Mi faceva pensare a te. Soprattutto la parte che ti ho "cantato".» Sorrise mimando le virgolette, «Il tuo sorriso è straordinario, tu sei straordinario.»
«Tu lo sei» le disse prendendole il viso con una mano e baciandola.
«"Questo viaggio avrà un finale straordinario se viaggi con me"» le sussurrò dolcemente all'orecchio, prima di tornare sulle sue labbra.
Non c'era nient'altro che Zayn desiderasse in quel momento e nemmeno Meredith desiderava altro.
Avevano tutto, erano tra le braccia della persona che amavano più al mondo mentre nelle due stanze accanto stavano dormendo i loro bambini e questo era tutto ciò di cui avevano bisogno per essere felici.





 
   
 
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