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Autore: SuperGoat    15/07/2015    6 recensioni
Camelot, otto anni prima dell'arrivo di Merlino. Un sogno profetico mostra a re Uther Pendragon una spada conficcata in una roccia. Colui che la estrarrà dalla roccia, viene rivelato al re, sarà destinato ad unificare i regni d'Inghilterra e regnare su tutto il mondo conosciuto, accompagnato però da un maledizione.
Solo un Pendragon può estrarre la spada dalla roccia, non avendo altri parenti se non due figli piccoli, Uther si convince di essere lui il prescelto.
Una storia dedicata a quelli che, come me, sono rimasti leggermente interdetti nel vedere Excalibur, la mitica spada dalla leggenda. ridotta dalla serie "Merlin" ad un inutile trucchetto di magia. In occasione della messa in onda della puntata 4x12, indignata per la poca importanza data a questa parte della leggenda, creai questa storia ambientata nella Camelot del passato che conferirà ad Artù l'opportunità di estrarre, per conto suo, la spada dalla roccia, pur senza creare contraddizioni con la trama della serie TV (o almeno si spera).
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Quando Gaius lasciò le stanze di Uther era notte inoltrata, ma c'era qualcun altro  a cui Gaius voleva dare un'occhiata prima di lasciare il castello scortato dal giovane Leon, si fermò davanti a una porta e bussò "Mio signore?" Chiese, non ottenne risposta, mise un piede nella stanza "Artù?" Chiamò, si guardò attorno, la finestra era spalancata, un vento freddo inondava la camera, il principe dormiva a pancia in giù sul letto, ancora vestito di tutto punto, non si era nemmeno tolto gli stivali. Gaius si precipitò a chiudere le imposte e scosse il principe per svegliarlo, il corpo del ragazzo era rovente, gli tastò la fronte, bruciava anch'essa. Con la coda dell'occhio notò Leon, lo scudiero lo aveva seguito, "Presto Leon" intimó "una tinozza piena di ghiaccio, un panno e delle coperte" Leon si affrettò ad eseguire "e la borsa dei miei strumenti" gli gridò dietro il medico. 

Rimasto solo col principe decise di esaminarlo, lo distese supino sul letto, gli sfilò gli stivali, accostò un orecchio al torace e notò che respirava debolmente, si affrettò a disfare il bendaggio sul naso, era guarito bene, forse solo un po' stoccato, ma la faccia di Artù era bagnata, Gaius gli passò un dito sulla guancia e lo portò in bocca, era salato. Slacciò le stringhe della camicia del principe e cercò di sfilargliela dalla testa, non riuscendo la squarciò, fu allora che scoprì la vera causa della febbre, molto più grave del naso rotto, le costole del principe erano viola e nere in un unico livido, alcuni graffi gonfi contornavano il tutto, come se ciò non bastasse uno spuntone di ferro pareva conficcato lì dalla mattina. 

Arrivó Leon seguito da due guardie che trasportavano la tinozza e da un servo carico del restante materiale richiesto "Devo avvertire il re?" Chiese Leon dopo un'occhiata preoccupata alla ferita di Artù "no, no" rispose Gaius senza riflettere "era troppo sconvolto questa sera". Leon tacque e Gaius inzuppò il panno nell'acqua per bagnare il petto e la testa del bambino. Artù dischiuse gli occhi "Leon" sussurrò, lo scudiero si fece avanti "si, mio signore?" "La vostra serva, Ginevra" disse Artù con voce debole "era ferita...non trovavo Gaius" Gaius era da Uther, si sentì in colpa "l'ha curata Morgana" "sta bene?" Chiese Leon ansioso "Morgana l'ha assunta" rispose Artù "con Tiger era troppo pericoloso" Gaius pensò di avere intuito l'origine della ferita e Leon, a giudicare dall'espressione mortificata, aveva fatto altrettanto. "Perdonatemi" disse infine lo scudiero "non é colpa di nessuno" tagliò corto il ragazzo, Leon si avvicinò ancora "volete che resti?" "Non serve" Leon se ne andò deluso.
 
Gaius aveva tirato fuori dalla borsa gli strumenti necessari, Artù guardò un attimo con preoccupazione le pinze di ferro, poi girò la testa dall'altra parte e non proferì altra parola, "devo spurgare la ferita..." Artù chiuse gli occhi prima che il medico finisse la frase, non emise un lamento mentre Gaius usava le pinze per estrarre il chiodo e con un coltello incideva la carne per pulire la ferita e gliela richiudeva con ago e filo. Il dolore rende taciturni e malinconici, questo Gaius lo sapeva, eppure nel comportamento di Artù c'era qualcosa di strano e il medico sospettava che avesse a che fare con il motivo per cui le sue guance erano bagnate di lacrime. 

Il medico spogliò il principe e lo tirò su per le braccia per infilarlo nella tinozza di acqua con ghiaccio, lui, pur avendo già provato quest'esperienza, non oppose resistenza. Nell'acqua gelata il ragazzino prese a battere i denti in modo incontrollato, ma questo era fisiologico, Gaius aveva freddo solo ad infilare le mani in acqua per bagnargli la testa. Lo tiró fuori dall'acqua, gli bendò le ferite, lo avvolse nelle coperte, gli frizionò i capelli e gli posò il panno bagnato sulla fronte. Finito il lavoro si sedette, determinato a non lasciarlo da solo la notte, Artù era sveglio e tremava ma non parlava, non c'era nulla di strano, istintivamente Gaius gli accarezzò i capelli, Artù sospirò, "Mi dispiace" disse con voce fievole, Gaius era stupito "per cosa, mio signore?" Chiese "per avere ucciso mia madre" Gaius sbuffò, quella sera aveva sentito due diverse confessioni di un omicidio avvenuto dodici anni prima "perché state pensando questo, Artù?" Si limitò a chiedere "mio padre non sembra felice  di me" spiegò lui "e non potrà avere altri figli" Gaius non sapeva cosa dire, Uther era difficile da capire anche per lui "vostro padre si aspetta molto da voi" disse infine "per questo vi allena sempre"  Artù non sembrava convinto "Artù" insistette Gaius "non c'è persona che Uther ami più di voi" aveva fatto un errore "e mia madre?" Chiese Artù "persona in vita" si corresse lui, lasciando il principe deluso "a volte..." Sussurrò "mi sento solo" Gaius capì che quella era una confessione importante "e penso che me lo merito" concluse e girò la testa dall'altra parte mentre gli occhi gli diventavano lucidi "perché ho ucciso mia madre" aggiunse "l'unica persona che forse..." Smise di parlare e inizio a singhiozzare e basta, Gaius non seppe far altro che passargli una mano tra i capelli "non siete solo" disse "ci sono qui io Artù, resterò tutta la notte"  "non sei tenuto a farlo" disse il principe "si invece" ribattè Gaius istintivamente "perché vi voglio bene" Artù si girò lentamente verso di lui, esitò a parlare "se io fossi tuo figlio, Gaius..." "Si?" Incitò lui "saresti...saresti fiero di me?" Gaius non esitò "si, lo sarei" "perché?" Insisteva Artù, Gaius ci pensò "siete tenace e determinato, avete senso dell'onore e del dovere, mettete gli interessi degli altri prima dei vostri" disse infine, Artù parve illuminarsi, rivolse a Gaius uno sguardo carico di tensione "dimostrerò a mio padre ciò che valgo, Gaius, te lo prometto" Gaius restò ad accarezzare i capelli del bambino, per consolarlo avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che lo compativa, che lo avrebbe tanto voluto come figlio, che forse lo meritava lui più di Uther, ma le parole erano state sufficienti, a notte fonda, nel buio, Artù sussurrò "Grazie, Gaius".
   
 
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