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Autore: Katniss92    15/07/2015    10 recensioni
Storia partecipante al contest Love Day.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio André.
Era questo il pensiero che affollava la mia testa mentre bevevo la cioccolata calda che mi aveva appena portato Nanny.
Ricordavo ancora bene lo sguardo che fece il conte di Fersen non appena mi sentì pronunciare “il mio André”. Era sia sbalordito che felice...che sapesse già prima che me ne rendessi conto ciò che provavo per lui? Eppure lo avevo amato!
Ho sempre considerato André un mio amico, un fratello...ma, lentamente, in me si è instaurato questo nuovo sentimento a cui non sapevo dare un nome e che ora potrei definire amore.
Non so nemmeno io come sia nato...qualcosa in me è scattato non appena lo vidi a terra, ferito dai suoi stessi compagni che lo avevano accusato di essere una spia, ed invece di pensare a se stesso, tra le lacrime mi pregava di non sposarmi.
No André, non mi sarei sposata, non con un uomo che non amavo!
Ritornai in me solo quando sentii dei passi farsi sempre più vicini, così alzai lo sguardo e ti vidi. Eri tutto bendato a causa delle ferite riportate...oh André, se solo non ti avrei chiesto di venire con me, non avresti rischiato la vita e non saresti ridotto così.
Quanto male ti ho fatto? Tanto...e nonostante tutto rimani sempre al mio fianco.
«Ho saputo adesso che ieri notte il conte di Fersen è tornato sano e salvo nei suoi alloggi...»
Ti guardo mentre pronunci queste parole, forse pensando che siano quelle che io voglia sentire, ma in realtà io vorrei solo sapere come stai tu André, ma non ho il coraggio di chiedertelo, così mi limito a dirti solamente «mi fa piacere... – faccio una breve pausa in cui studio le tue ferite per poi domandarti – vuoi un po’ di cioccolata André?».
La tua risposta non tarda ad arrivare e qualcosa si spezza dentro di me «no...ti ringrazio Oscar» e fai per andartene.
No André, non andartene...non lasciarmi sola! Dopo aver temuto di perderti, non posso pensare a lasciarti andare nonostante tu sia qui a palazzo. 
In me scatta qualcosa che mi spinge ad alzarmi e a raggiungerti alla porta. Allungò il mio braccio fino a far posare la mia mano sulla tua spalla e ti sussurro «aspetta...», ma probabilmente tu non mi hai sentito, visto che ti volti, domandandomi «c’è qualcosa che vorresti chiedermi Oscar?».
Ti fisso senza darti una risposta per quelli che sembrano minuti interminabili. Se solo sapessi cosa provo dentro di me e se solo avessi il coraggio di aprirmi sarebbe tutto più semplice, ma non ci riesco. Ho paura di un tuo rifiuto...mi ami ancora André? Questa è la domanda che mi strugge mente, anima e cuore! Se non fosse più così, se avessi un’altra donna ne morirei, ma non potrei fartene una colpa! Sono stata io la prima a rifiutare il tuo amore ed ora non posso pretendere che tu mi ami ancora. 
Ti guardo e mi perdo nel tuo sguardo color smeraldo...solo ora mi accorgo di quanto i tuoi occhi siano limpidi e brillino di una luce speciale. Sei così puro ed onesto André. Sei riuscito a non farti infettare dallo sporco di Versailles e a distinguerti tra soldati rudi. Sei rimasto sempre te stesso e non mi hai mai abbandonata, neppure quando io ti avevo detto che non avevo più bisogno di te.
«So che c’ un temporale, ma ti andrebbe di andare a fare una cavalcata? È da molto che non ne facciamo una insieme... – aggiungo sorridendo –».
Mi guardi perplesso, ma come sempre acconsenti. Ormai tra noi è così, acconsenti ad ogni mia richiesta, anche se essa è stupida o pericolosa. 
«Vado a sellare i cavalli, raggiungimi tra poco!», mi dici, per poi lasciare la stanza e raggiungere le stalle, senza darmi il tempo di risponderti. 
Rimango nuovamente sola e mi avvicino alla finestra, mettendomi a fissare il temporale che non da segni di voler cessare. Se le forze non me lo avessero impedito, sarei andata io a salvare il mio André. Questo nuovo pensiero mi tiene compagnia, fino a quando non vedo André uscire con i cavalli dalla stalla. 
Esco dalla stanza e mi dirigo verso l’uscita del palazzo. Quando raggiungo André, gli porgo il mantello che avevo preso per farlo riparare durante la cavalcata. Montiamo a cavallo e cominciamo a cavalcare a passo leggero senza parlare. Come sempre, lascia che sia io ad andare avanti, così da poter decidere il luogo dove voglio andare. 
Senza che me ne renda conto, raggiungo la riva del fiume in cui mi aveva portata quando credevo volesse convincermi ad assumere il ruolo di Capitano della Guardia Reale. 
Ricordo ancora cosa mi disse quel giorno dopo esserci presi a pugni, “Oscar non è ancora troppo tardi...fermati e diventa una donna Oscar...”, ma io ho preferito non ascoltare e proseguire la vita che mio padre aveva scelto per me.
Smontai e lasciai che César raggiungesse il fiume per dissetarsi. Te fai con lo stesso con Alexander, poi andiamo insieme sotto l’albero per ripararci. 
Ci sediamo a terra con la schiena contro il tronco e te, come sempre, stacchi un filo d’erba e cominci a fischiare. Nonostante detesti quel suono, ti lascio fare. Non mi va di rovinare quest’atmosfera.
«André ricordi quello che mi dissi in questo stesso posto, prima che decidessi di diventare Capitano della Guardia Reale? – ti vedo smettere di fischiare e voltarti verso di me, aspettando che io continui a parlare – penso che forse tu avevi ragione, ma forse ora non sarei la persona che sono...».
Mi guardi perplesso, chiedendomi «cosa intendi dire Oscar?».
Ti guardo mentre cerchi di capire il significato delle mie parole. Non credo esistano parole giuste per spiegare cosa provo, ma devo almeno provarci...te lo devo! 
Prendo un respiro profondo e alzo il mio sguardo verso il tuo «André io ho molte colpe nei tuoi confronti...a causa mia hai perso l’uso dell’occhio sinistro, ti sei arruolato nei Soldati della Guardia solo per continuare proteggermi nonostante rischi la vita vista la condizione del tuo occhio, e poi ieri sera... – lasciai la frase in sospeso non riuscendo a continuare. Sentivo le lacrime premere sui miei occhi, tanto da dover attingere a tutta la mia forza per non farle sgorgare. Tornai a guardarlo – André volevo che tu sapessi che mi fa piacere che il conte di Fersen sia tornato a casa sano e salvo, ma non perché io lo amo...o meglio, io l’ho amato, ma so bene che era impossibile, anzi credo che mi sia infatuata di lui proprio perché sapevo era impossibile...sapendo che non mi avrebbe mai ricambiato, non avrei dovuto rinunciare alla vita che avevo! Poi è arrivata la proposta di matrimonio di Girodelle, ma anche lì sono riuscita a far valere la mia volontà... – vedo il tuo sguardo spaesato studiarmi, ma non riesci ad arrivare ad una conclusione. Mi avvicino di più a te e prendo le tue mani tra le mie – André io avevo paura di amare davvero perché non volevo rinunciare a me stessa ed è per questo che non ho voluto accettare il tuo amore, ma ora il pensiero che tu non mi voglia più e che forse tu abbia una donna mi fa soffrire ed impazzire...André io ti amo, credo da sempre, ma ero troppo impaurita per accettarlo!».
Non appena finisco di parlare, sento le tue labbra che, bramose, cercano le mie, impriggionandole in un bacio passionale, mentre le nostre lingue danzano insieme alla ricerca l’una dell’altra.
Quando ti stacchi da me, cerco di tornare a baciarti, ma mi fermi «Oscar aspetta... – mi guardi seriamente – sei sicura di quello che provi?».
Annuisco convinta «André ieri sera non mi importava di morire...pensavo solo a te ed alla tua incolumità... – feci una pausa, poi confessai – se ne avessi avuto la forza, sarei venuta io stessa a salvarti amore mio...». Ti vedo sorridere per poi chiedermi «C – come mi hai...chiamato?». Sorrido e senza timore o vergogna, ripeto «amore mio... – poi abbassando lo sguardo imbarazzata aggiungo – ti amo André Grandier».
Prendi il mio volto tra le tue mani e lo alzi fino a far incontrare i nostri sguardi «non abbassare lo sguardo! Voglio sempre vedere i tuoi splendidi occhi color del cielo! – mi sorridi – ti amo anche io Oscar, non potrei mai smettere di amarti e non potrei mai desiderare un’altra donna che non sia tu!».
Posi nuovamente le tue labbra sulle mie, solo che questa volta il nostro bacio è più audace. Le nostre mani cominciano a cercare il corpo dell’altro, tanto da ritrovarci nudi in poco tempo. 
Ci amammo per la prima volta, ma fu come se lo facessimo da sempre. 
Il temporale, che non dava segno di voler smettere, cessò come se anche lui avesse riconosciuto la grandezza del nostro amore.
  
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