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Autore: Inathia Len    15/07/2015    1 recensioni
Avevano troppo e gli dei hanno tolto loro tutto. Perché gli dei sono ingrati, perché gli dei sono invidiosi...
Sirius Black e Remus Lupin, due nomi, un'unica storia. D'amore e di salvezza, di dolore e di perdita.
Dagli anni della scuola, la conoscenza e gli scherzi, fino alla fine di tutto, fino a un lampo di luce verde, messaggero degli dei ed esecutore. E poi il ritrovarsi, perché chi si ama non ci lascia mai veramente, lo si può sempre ritrovare...
Genere: Angst, Comico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora, Remus/Sirius
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Classe 1960'
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1995

 

Just make it last

 

 

 

Ninfadora Tonks si era presentata alla prima riunione dell’Ordine della Fenice con una maglietta, che sosteneva fosse appartenuta a sua madre, con sopra disegnata una pecora nera e la scritta “Black sheep”. Sirius, dopo averci messo un po’ per collegare la giovane Auror che gli stava davanti con la cuginetta di cui aveva pochissimi ricordi, l’aveva abbracciata di slancio, apprezzando soprattutto la scelta della maglietta. Era venuto fuori, durante una di quelle sere in cui in casa c’erano solo loro tre e il Whiskey Incendiario andava giù come se fosse acqua, che Sirius, una volta scappato di casa, aveva fondato il club delle pecore nere della famiglia Black e aveva stampato quelle magliette: una l’aveva tenuta per sé, una l’aveva spedita ad Andromeda –che però si era sempre rifiutata di indossarla-, e la terza era stata per zio Alphard –che ci si era anche fatto seppellire dentro-.

-Non capisco perché mamma non la voglia mettere. Io la trovo molto stilosa- commentò Tonks. Remus aveva imparato in fretta che se voleva andare d’accordo con quell’uragano formato tascabile doveva chiamarla per cognome.

Era una sera di fine luglio, qualche giorno più tardi sarebbero arrivati i Weasley e Sirius li aveva invitati lì per trascorrere una delle ultime serate “tranquille”. Anche se quelle serate di tranquillo avevano decisamente poco.

-Amen, cugina- le diede il cinque Sirius, sporgendosi dalla sedia verso il divano e rischiando paurosamente di cadere.

Remus sapeva che parte della sua allegria era fittizia. Di nuovo incastrato nella casa dalla quale aveva cercato di scappare per anni, ancora ricercato... la situazione non era decisamente delle migliori per lui. Per quello aveva accettato di buon grado di trasferirsi a Grimmauld Place a propria volta. Non poteva più permettersi quel buco che era stato il suo appartamento fino a qualche mese prima e, piuttosto che finire sotto un ponte, anche una casa da film dell’orrore come quella andava bene. Inizialmente aveva temuto che la ritrovata amicizia con Sirius si sarebbe potuta incrinare, vivendo sotto lo stesso tetto dopo tanti anni –l’ultima cosa che voleva era riportare alla mente di entrambi la mansarda dove avevano vissuto negli anni dopo la scuola-, ma la convivenza procedeva incredibilmente bene.

E poi c’era Tonks.

Inutile dire che l’avesse colpito. Era giovane, spiritosa, la giusta ventata d’aria fresca che ci voleva lì. E poi ricordava a Sirius che non era così solo come gli piaceva mugugnare quando gli prendeva la sbronza triste.

-E se andassimo a fare due passi?- propose improvvisamente, alzandosi barcollando.

-E se ti arrestassero?- obiettò Remus, togliendogli la bottiglia di mano e mettendolo a sedere sul divanetto accanto a Tonks.

-Raggio di sole tu, eh?- lo prese in giro lei. –Cos’è la vita senza un po’di rischio?-

-Doppio amen, cugina. Migliori di giorno in giorno.-

-Si fa quel che si può. Comunque proponevo la passeggiata perché in realtà me ne devo andare.-

-Di già?- chiese Remus, quasi stupendosi del proprio tono di voce. L’avrebbe rivista il giorno dopo, perché improvvisamente l’idea che se ne andasse gli metteva quella strana sensazione addosso?

-Domani mi devo svegliare all’alba. Malocchio mi ha assegnato dei turni assurdi- mugugnò la ragazza, facendo per alzarsi in piedi, ma inciampando nelle gambe e ripiombando sul divanetto.

-Vedi, neanche la casa vuole che tu te ne vada- le sorrise mellifluo Sirius, passandosi una mano tra i capelli lunghi e neri.

-Non fare l’idiota, se deve andare, lasciala andare, no? Sappiamo bene entrambi che Moody non è tipo dolce- lo riprese Remus, guadagnandosi una linguaccia.

Tonks lo ringraziò con un cenno del capo e si districò, rialzandosi in piedi.

-A volte dimentico che voi ragazzi avete già fatto tutto questo- commentò, andando verso la porta, Remus che la seguiva (autoconvincendosi che fosse solo perché quello scricciolo era una mina vagante e bisogna stare attenti in continuazione a quello che faceva). –Notte, cugino!- urlò a un certo punto, come ricordandosi di non aver salutato Sirius. Dalla cucina arrivò un mugugno che entrambi interpretarono come un “buona notte anche a te”. –Com’era l’altra guerra?- chiese, voltandosi verso Remus, che la sorresse quando inciampò nel tappeto.

-Uguale a questa. Uno schifo- tagliò corto lui. Non si sentiva a proprio agio a parlarne con nessuno, nemmeno con Sirius... era uno dei pochissimi argomenti tabù tra di loro.

-Però avevi i tuoi amici, dai... eravate giovani...-

-E sono tutti morti. Già, bella roba- commentò Remus, più duramente di quanto avrebbe voluto. –Scusa- disse infatti poco dopo, Tonks che inarcava un sopracciglio e incrociava le braccia. I capelli avevano assunto una sfumatura più rossastra, segno che non aveva preso bene le sue risposte.

-Se non vuoi parlarne, pace, posso capirlo. Ma non rispondermi più male, Remus John Lupin. Abbiamo un patto?-

-Sì- sorrise lui, stringendo la mano che Tonks gli porgeva.

-Molto bene. Allora buona notte anche a te- lo salutò, alzandosi in punta e baciandolo su una guancia.

Remus rimase a fissarle la schiena mentre si chiudeva la porta alle spalle e stette lì immobile in corridoio, le dita poggiate delicatamente dove le labbra di Tonks aveva sfiorato la sua pelle. Sapeva perfettamente che non significava nulla, che lei l’aveva fatto solo perché erano amici e da quando la conosceva le impediva continuamente di uccidersi ogni volta che si spostava, ma... ma nella sua vita mai gli era capitato di sentire effettivamente qualcosa quando una ragazza gli stava vicino. Lily era stata sua amica, la sua paladina e la moglie di James, quindi intoccabile sotto ogni punto di vista; le altre ragazze dell’Ordine erano state simpatiche, ma lui all’epoca aveva Sirius e le sue missioni, quindi davvero poco tempo per pensare ad altro. E poi nessuna ragazza gli era mai davvero interessata, si era sempre detto che Sirius era tutto quello che voleva dalla vita... oppure il suo destino era capitolare per dei Black. Chissà se era qualcosa che aveva a che fare il loro DNA di scoppiati mentali...

-LUNASTORTA!-

La voce di Sirius lo fece tornare alla realtà, disperdendo i suoi pensieri. In fondo, era inutile scervellarsi su Tonks o chi per lei. Si sarebbe sempre sentito legato a Sirius, in un modo o nell’altro, e poi nella sua condizione era meglio che non si invischiasse di nuovo in faccende del genere.

-Eccomi, che c’è?-

Sirius si era sdraiato sul divanetto, le braccia buttate oltre il bracciolo e le gambe divaricate. E Remus non potè fare a meno di trattenere un sorriso. Gli anni erano passati, ma Sirius era sempre rimasto lo stesso. E se la cosa ogni tanto gli mandava il sangue alla testa perché avrebbe voluto smettere di essere l’adulto tra i due, al tempo stesso forse non l’avrebbe riconosciuto più se fosse cambiato. Era ancora il ragazzino che appendeva striscioni per il piccolo Harry, l’idiota che ballava con lui nella loro mansarda... era come se quei dodici anni ad Azkaban avessero fermato il tempo, fossero stati la sua Isola-Che-Non-C’è, impedendogli di crescere.

Si avvicinò al divanetto e si sedette, Sirius che gli faceva spazio, salvo poi buttarglisi addosso.

-Pensavo fossi uscito con Tonks- borbottò a un certo punto.

-Perché avrei dovuto? L’ho solo accompagnata alla porta. Lo sai com’è, si inciamperebbe nella propria ombra...-

-Ti piace- disse a bruciapelo Sirius, perdendo per un attimo l’aria svagata e imbronciata. –Lo vedo che è così...-

-Ma quanto sei scemo- commentò Remus.

-Perché? Perché ami me?- prese in giro l’altro, la voce aspra. –Non dirmi cagate. Non tu. Lo so che le cose tra noi si sono sistemate... ma non stiamo insieme. Tu lo sai che i miei sentimenti per te non sono mai cambiati e mai cambieranno... ma tu non provi più lo stesso. Lo vedo. Come vedo anche che Tonks ti piace. Ora, non mi metterò a fare il geloso, non ne ho più il diritto. Ma voglio dell’onestà.-

Remus rimase in silenzio e prese a giocherellare con i capelli di Sirius, passandogli le dita in mezzo. In passato era una cosa che lo rilassava, che lo aiutava a trovare le parole giuste... mentre ora davvero non sapeva cosa dire.

-Io... non lo so, okay?-

-Oh, ma che bell’eloquio, signor Lupin- commentò Sirius acido, alzandosi di scatto. –Senti, io me ne vado a letto...- cominciò a dire, ma Remus si alzò a propria volta e lo fermò, prendendogli la mano e obbligandolo a voltarsi.

-Quando ti dico che non lo so, sono sincero. Preferiresti che ti dicessi che Tonks è solo un’altra ragazza dell’Ordine, tua cugina, che il mio cuore è tuo e altre baggianate romantiche. Ma non lo so. Volevi la sincerità? Eccola. Non lo so. Non so perché lei mi faccia ridere più delle altre, non so perché sia la prima ragazza che mi sia mai lontanamente interessata... non lo so. Amo te? Non lo so. Mi piace lei? Non lo so. Non. Lo. So.-

Sirius rimase in silenzio a fissarlo, negli occhi grigi che si agitava una terribile tempesta. Remus vedeva che era arrabbiato, ma davvero non riusciva a capire il perché di quella rabbia. Okay, erano ormai due anni che Sirius era tornato, erano due anni che la loro amicizia era rinata, ora vivevano di nuovo insieme... ma non poteva davvero credere che non avrebbe mai più provato interesse per nessuno. E sì, il fatto che Tonks fosse una ragazza –per quanto la meno femminile che avesse mai incontrato- lo mandava più in confusione di tutto il resto, ma non poteva impedirsi di avere dei sentimenti. Per anni aveva represso quelli per Sirius: lo aveva fatto quando erano ragazzini, lo aveva fatto quando era stato in prigione... avrebbe imparato a reprimere anche quel poco che cominciava a provare per Tonks. Ormai era un esperto in materia.

-Dimmi cosa sta succedendo- lo implorò alla fine, lasciando andare la mano di Sirius e tornando a sedersi, la testa tra le mani. –Dimmi cosa ci sta succedendo...-

-Siamo cresciuti?- storse la bocca Sirius, sedendoglisi accanto e mettendo un braccio attorno alle spalle di Remus e costringendolo a guardarlo. –Non lo so, nemmeno a me piace tanto come ipotesi. Avevo immaginato tante volte il futuro, credevo di aver pensato a tutti gli scenari possibili, davvero, eppure siamo riusciti a prendere l’unico che non avevo mai contemplato.-

Remus si limitò a scuotere la testa.

-Lo spero bene che tu non ti fossi figurato la morte di James e Lily o il tradimento di Peter...-

-Mi riferisco al fatto che ti saresti innamorato di qualcun altro- lo spiazzò Sirius, la voce incrinata. –Il fatto che sia Tonks, sinceramente ha poca importanza. Il fatto che sia una ragazza, invece... il fatto è che sento che non potrei competere.-

-Tu non devi competere con nessuno, io...-

-Oh, non crederai che io ti lasci andare così facilmente, vero? Sei stato mio e lo sarai di nuovo, Remus Lunastorta Lupin.-

-Il mio secondo nome è John- provò a protestare Remus, ma Sirius lo zittì baciandolo. E lui non potè fare altro che arrendersi a quel bacio che spazzava via il ricordo dell’ultima volta che le loro labbra si erano toccate, nella sudicia Azkaban. Si aggrappò al viso di Sirius come se ne valesse della sua stessa vita, gli passò le dita tra i capelli e sentì le mani di Sirius esplorargli la schiena e il petto.

In un attimo si ritrovò sdraiato sul divano sopra l’altro, la sua camicia che era volata chissà dove e quella di Sirius che stava per fare la stessa fine, già era mezza slacciata. In un attimo di pura follia lucida, si chiese come sarebbe stato tutto quello se al posto di Sirius ci fosse stata Tonks...

Fu un attimo, eppure Sirius se ne accorse.

Smise di baciarlo e piantò i suoi occhi grigi in quelli verdi di Remus.

-Cosa?- gli chiese, una mano ancora sulla sua nuca, la fronte premuta su quella di Remus. –Che ti prende? Ancora blateri “non lo so”? Perché secondo me lo sai benissimo- disse, alludendo alla mano di Remus che si stava infilando nei suoi pantaloni.

-Pensavo...- la prese alla lontana lui, riprendendo fiato. Aveva il cuore in gola, ma non era certo del perché. Ovviamente baciare Sirius e tutto il resto erano una cosa... ma perché Tonks continuava a tornargli in mente, persino in momenti come quello? Non aveva sognato altro per anni, ritrovare Sirius, rendersi conto che gli ultimi anni erano stati un incubo e ricominciare... ma ora che ne aveva la possibilità rischiava di rovinare tutto con una cotta da adolescente. Per una ragazzina, poi!

-Non è mai un bene quando pensi- si accigliò Sirius, tirandosi meglio a sedere e passandosi una mano tra i capelli. Anche Remus si sistemò meglio e recuperò la camicia, che era finita tra il divano e il muro.

-Io... Sirius, non penso di poterlo fare. Non questo. Non con te. E non ora, soprattutto- disse alla fine, ogni parola che gli provocava un dolore sordo mentre la diceva.

Sirius prese un respiro profondo, strinse le labbra e aspettò qualche secondo a parlare. Remus sapeva che non era un bel segno.

-Non mi sembrava fossi molto indeciso, cinque minuti fa, quando praticamente mi stavi strappando i vestiti di dosso...- poi ebbe come l’illuminazione. -È per Tonks? Merlino a Honolulu, è per Tonks!- esclamò alla fine, alzandosi rosso in viso. –Avevo ragione, ti sei preso una maledettissima cotta per mia cugina!-

-Sirius, io davvero...- tentò di dire Remus, ma l’altro era un fiume in piena.

-No, sai che ti dico? Va bene, facciamo gli amiconi. Mi sta bene. Anche se gli amici non è che facciano certe cose, quindi non aspettarti nulla da me. Vuoi la mia amicizia e basta? Va bene. Ma poi non tornare a piangere da me quando Tonks ti avrà rifiutato o quando ti renderai conto che questa è un’assurdità!-

-E perché lo sarebbe?- scattò Remus, colto sul vivo. –Perché non potrei innamorarmi di lei? Lo hai detto tu prima di... prima di... prima di questo: noi due non stiamo insieme. Ora, dimmi perché non hai detto nulla quando ti ho confessato della mia notte con... con come accidenti si chiamava quello, mentre ora la fai tanto lunga su Tonks!-

-Due motivi molto molto semplici, caro mio. Numero uno: sei stato il mio fidanzato dal sesto anno fino a... fino a quando lo sai. E quindi siamo stati insieme per sei anni. Non due giorni, sei anni. Piuttosto gay come cosa, ma non sono io l’esperto. E comunque, per tutti gli anni che ti ho conosciuto, non ti sei mai filato una ragazza che fosse una, mai! Quindi questa cotta per Tonks non sta né in cielo, né in terra. Punto numero due: quello che hai fatto quella notte lo abbiamo già chiarito. È vero, tecnicamente stavamo insieme, ma eri ubriaco duro, parecchio sconvolto dalle circostanze... e comunque SEI ANDATO CON UN UOMO! Ora, ci arrivi da solo perché con Tonks non potrebbe funzionare o TI CI DEVO STAMPARE UNA MAGLIETTA?- urlò a un centimetro dal viso di Remus. –Sei gay, vecchio mio. Ecco la novità del secolo. Ed ecco perché con mia cugina non potrebbe mai funzionare. E poi, viste anche le mille pare mentali che ti metti sempre, probabilmente le chiederesti d’uscire il giorno del suo funerale. E ci tengo a lei, non voglio vederla soffrire. E non voglio vedere soffrire neanche me.-

-Sei geloso- realizzò alla fine Remus, senza riuscire a trattenere una risata, nonostante Sirius lo stesse guardando arrabbiato nero e con gli occhi fuori dalle orbite.

-Mamma mia, che incredibile cervello, signor Lupin- commentò acido. –E ci hai messo solo... quanto, un mese e mezzo a capirlo? Più la chiacchierata di questa sera. Non male... davvero non male...-

-È che mai avrei pensato a te come una persona gelosa.-

-Sai, nemmeno io l’avrei mai creduto. Ma guardarti fare gli occhi dolci a un’altra, e sottolineo la A, sotto il mio naso ha fatto il miracolo. Gioia, eh?-

-E ora che si fa?-

-Come che si fa? O te la fai passare, cosa della quale potrei essere molto felice, oppure fai l’uomo e me lo dici. Poi le chiedi di uscire. Qualunque via tu scelga, fa’ che sia definitiva.-

 

 

 

 

 

 

Sirius avrebbe mentito se avesse detto che non aveva più ripensato a quella discussione avuta con Remus mesi prima. Ma la vita, come sempre, si era messa di mezzo. E Lunastorta non aveva più accennato a nulla. Aveva notato che era diventato più cauto nei confronti sia suoi che di Tonks, evitava che rimanessero solo loro tre, tranne rarissimi casi in cui era teso come una corda di violino. E, a essere onesti, a Sirius così andava bene. Aveva fatto il gradasso, quell’estate, non avrebbe mai sopportato di perdere Remus, neppure per Tonks, che, sapeva, l’avrebbe reso felice. Ma era più forte di lui: ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, ogni volta che davano ragione l’uno all’altro anche per cose che riguardavano l’Ordine, ogni volta che sapeva avessero un turno insieme... ogni benedetta volta era come ricevere un cazzotto nello stomaco. Ogni. Benedetta. Volta.

Non era mai stato geloso in vita sua, mai. Ma, a essere onesti, non ne aveva mai avuto motivo. Tranne una volta, che Lily l’aveva fatto apposta a provarci con Remus, quando ancora non stavano insieme, nessuno o nessuna aveva mai fatto il cascamorto con Remus. Lui era Lunastorta, il suo ragazzo... incredibile come la vita cambiasse le cose.

Quando a Natale gli aveva proposto di fare il regalo ad Harry insieme, dentro di sé aveva esultato. Non gli importava che Remus glielo avesse chiesto perché non aveva un soldo che si incrociasse con l’altro e non voleva fare una brutta figura con Harry, ma quella era una cosa che avrebbero potuto fare nella loro vita parallela –quella che Sirius era certo esistesse- nella quale loro due stavano ancora insieme e Harry aveva i suoi genitori accanto a lui.

Ma dopo quella volta, le interazioni tra di loro erano scese sotto il minimo storico. E Sirius non ce la faceva più. Non c’era mai stato imbarazzo tra di loro. Persino nella Stamberga Strillante, due anni prima, dopo troppo tempo lontani l’uno dall’altro, era bastato uno sguardo per fidarsi di nuovo.

Dov’erano finiti quel Sirius e quel Remus? Che ne era stato di Felpato e di Lunastorta?

-Sapevo che ti avrei trovato qui. Con del Whiskey in mano.-

La voce di Remus lo strappò ai suoi pensieri e lui alzò la bottiglia in segno di saluto. Non sapeva che ora fossero o quanto tempo avesse passato seduto lì al tavolo in cucina.

Si passò una mano sul viso stropicciandosi gli occhi, poi sollevò lo sguardo verso l’altro.

-Che hai?- gli chiese allora, quando Remus si sedette accanto a lui e gli prese la bottiglia di mano, bevendone un lungo sorso.

-Dobbiamo parlare- disse, pulendosi la bocca con la manica del mantello. Evidentemente era appena tornato da un appostamento e lui non l’aveva sentito entrare.

-Perché ho l’impressione che questa conversazione non mi piacerà?-

-Perché è così. Perché sei sempre stato estremamente perspicace.-

-Evita la sviolinatura e vai al punto.-

Remus prese un respiro profondo e Sirius perse un paio d’anni di vita nel frattempo.

-Ero di turno con Tonks questa sera- esordì alla fine, il dito che seguiva le venature del tavolo di legno scuro. –Ha detto che è innamorata di me.-

-E tu?-

-Io cosa?-

Sirius sospirò, chiedendo silenziosamente all’universo perché si fosse innamorato di un cretino.

-Tu cosa provi per lei? Anche se, dato che sei qui a parlarne con me... è intuibile. Se a questo aggiungiamo il fatto che abbiamo ancora i vestiti addosso e non mi guardi negli occhi da giorni...-

-Allora lo sai.-

-Voglio sentirtelo dire. Fallo, Remus, per favore. Dillo e chiudiamola qui. Ho sonno.-

-Anche io mi sono innamorato di lei.-

-Meraviglioso, buona notte- borbottò, alzandosi e facendo per andarsene, ma Remus lo bloccò.

-Questo non cambia nulla- disse, quasi implorandolo.

-Questo cambia tutto- lo corresse Sirius. –Ma almeno apprezzo l’onestà.-

-Io non voglio perderti. Sei l’unica cosa che mi rimane...-

-Hai Tonks ora. Che te ne fai di un vecchio amante?-

-Sei pur sempre il mio migliore amico...-

-Ti prego, non chiedermi di farti da testimone. Mi sa che porto sfiga. E poi, sinceramente, non potrei reggere.-

Remus non riuscì nemmeno ad aprirsi in un sorriso e Sirius si sentì male per lui.

-Ti prego, non... non dirlo- disse, la voce rauca e gli occhi che cercavano disperatamente quelli dell'altro. -Non doveva andare così, lo sai... Io non avrei mai voluto...-

-Lo so, Remus. Lo so. Ma ora vai, Tonks ti starà aspettando. Portala in quel locale all'angolo che le piace tanto. Falla ridere. Ridi. Ubriacati. Fate l'amore e baciatevi ancora. Solo, non chiedermi di essere felice. Devi esserlo tu per me.-














Inathia's nook:
Salve gente! Sì, sono tornata! (ma questo lo avevate notato anche voi). Chiedo scusa per non aver postato subito il 13 pomeriggio (come promesso) o ieri, ma il capitolo era ancora da ultimare e revisionare... anche se, a essere onesti, non sono molto convinta del risultato. La prima parte mi piace. Non è esattamente il primo incontro tra Remus e Tonks, ma diciamo che è quello che fa la differenza. Diciamo che nemmeno lui sa esattamente cosa gli piaccia di lei, ma è abbastanza confuso al momento. 
E poi c'è la reazione di Sirius. Come già TINAX86 aveva intuito, la gelosia è tutta sua. Ma è una gelosia che ho voluto "giustificare" in qualche modo. Inanzitutto Sirius è spiazzato dal fatto che Remus sia attratto da lei perchè appunto è una lei. Diciamo che forse (e sottolineo forse) l'avrebbe presa meglio se Remus si fosse preso una cotta per Mundungus (anche se in questo caso la vedo dura XD). E poi, soprattutto, Sirius è terrorizzato dai cambiamenti, perché nella sua vita non sono mai stati sinonimo di gioia. Ogni imprevisto per lui ha portato disgrazie. La guerra gli ha portato via la sua prima famiglia, poi i Potter e infine Remus e anche Harry. Quindi teme che Remus si trasferisca da qualche parte con Tonks e si mettano a sfornare bambini senza più considerarlo... cosa che ovviamente non sarebbe mai successa!
Poi arriviamo alla seconda parte, quella che mi convince meno. 
Remus si confessa, Sirius capisce di aver "perso", anche se non c'è mai davvero stata una gara. Alla fine il suo tono è amaro, ma le augura davvero quelle cose a Remus. Vuole che sia felice, è ancora innamorato di lui, ci tiene sia a lui che alla sua cuginetta... solo spera che un giorno il lieto fine ci sia anche per lui, ecco.
bene, ho finito.
Spero ci sia ancora qualcuno a seguire la storia e che questo capitoli non vi abbia fatti scappare definitivamente. Il prossimo aggiornamento dovrebbe essere tra sabato e domenica e sarà il penultimo, siamo praticamente arrivati in fondo.
Un bacione a chi anche solo legge, spero vogliate lasciami un commento,
I.L.

  
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