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Autore: bridgetvonblanche    15/07/2015    2 recensioni
Avevi portato la tua mano destra a contatto con la guancia sfregiata, accorgendoti di provare solamente ribrezzo per te stesso, per quella tua maledetta cicatrice e per quella benda stretta saldamente attorno al tuo occhio sinistro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kushina Uzumaki, Minato Namikaze, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Rin | Coppie: Obito/Rin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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[Scars]

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Idiota.

Per Kakashi lo eri sempre stato, e probabilmente anche per ben più della metà dei tuoi compagni all’Accademia. Perchè solo un vero idiota come te poteva mettersi a camminare senza una meta precisa lungo le vie di una Konoha già mezza deserta, la testa bassa e le mani chiuse a pugno all'interno delle tasche della tua tuta da giovane jonin della Foglia, osservando il sole calare verso ovest dietro i fitti alberi della foresta per lasciare spazio a quel cielo stellato che hai sempre amato osservare.
Avevi deciso di fermarti solo una volta dopo aver raggiunto quella che ormai da tempo avevi iniziato a considerare la tua panchina personale, un rifugio silenzioso e fresco dove poter rimanere a riflettere indisturbato per ore, godendoti il meraviglioso spettacolo di quel cielo estivo e senza nubi. E così in un primo momento quasi ti eri persino dimenticato il motivo che ti aveva condotto fin lì; ma l’immagine di un paio di occhi azzurrissimi che si perdono a fissare il tuo, nero come la pece, prima di scoppiare in un pianto terrorizzato ed impaurito era tornata prepotentemente a martellare la tua mente ed i tuoi pensieri, facendoti gelare il sangue nelle vene.
Avevi quindi provato a sospirare forte più e più volte, cercando così di scacciare dalla memoria lo sguardo spaventato che il piccolo Naruto ti aveva rivolto quel pomeriggio, invano. 

E se tutti fossero terrorizzati da te come il piccolo Uzumaki?

“Naruto è troppo piccolo per capire, ma vedrai, crescendo diventerai il suo eroe Obito, ne sono sicura” aveva cercato di tranquillizzarti Kushina, dopo che Naruto si era praticamente gettato tra le sue braccia, nascondendo il viso paffuto nell’incavo del sottile collo di lei.

Avevi così portato le mani dietro la nuca, cominciando poi a tirare i tuoi capelli nerissimi fino a farti male: ancora non eri riuscito a spiegati perchè Minato avesse insistito tanto affinché tu diventassi lo “zio” adottivo di suo figlio; proprio non riuscivi a capire per quale assurdo motivo avevi deciso di accettare di buon grado questo importante incarico: per più di un anno quasi non avevi fatto altro che rimanere accanto a quel piccolo biondino trattandolo come se fosse il fratellino che avevi sempre desiderato, portandogli di tanto in tanto qualche tuo vecchio giocattolo ed un paio di peluches, sperando forse in cuor tuo che imparasse ad accettarti nonostante la tua sbadataggine e tutti i tuoi difetti.

Naruto non si meritava uno zio come te: come avrebbe potuto crescere accanto ad un mostro dalla faccia coperta di cicatrici e bende?
Kakashi sarebbe stato maggiormente adatto a svolgere questo ruolo, ma il tuo compagno di team aveva risposto che non si sarebbe mai preso questa responsabilità perché lui “un bambino in squadra da tenere a bada lo aveva già”.

Come avresti potuto coronare il tuo sogno di diventare Hokage se ogni persona nel villaggio ti avesse sempre guardato con sospetto e timore per quelle tue cicatrici e bende che ancora dopo mesi continuavano ad avvolgere il tuo braccio? 

Ti eri presto messo a sedere, sentendo il peso di questi pensieri farsi sempre più insostenibile, finendo però per perderti nell’immagine del tuo stesso volto riflessa in una pozza d’acqua ma, osservando con maggiore attenzione il tuo viso di ormai giovane uomo portando la tua mano destra a contatto con la guancia sfregiata, ti eri presto accorto di provare solamente ribrezzo per te stesso, per quella maledetta cicatrice e per quella benda stretta saldamente attorno al tuo occhio sinistro.

-Obito- 

Avresti saputo riconoscere quel tono di voce preoccupata a chilometri di distanza, ma nemmeno la sua voce sarebbe ora stata in grado di infonderti calma.

-Rin, cosa ci fai tu qui?- avevi domandato, voltandoti solamente per osservare quella figura sottile venirti incontro a passo lento ma deciso, evitando però di proposito di cercare un contatto con i suoi occhi. 

-Sei davanti all'ospedale Obito, io lavoro qui- l’avevi sentita mormorare, il tono quasi seccato. 

Rin aveva appena finito il suo turno in ospedale, non era di certo nei suoi programmi rimanere a sentire le tue solite, stupide e banali domande.
Probabilmente anche lei ti considerava un vero idiota.

-Tu piuttosto cosa ci-?!- la sua mano sottile si era appoggiata delicatamente sotto il tuo mento, costringendoti ad alzare lo sguardo per incrociare i suoi occhi così grandi e penetranti nei quali ti saresti potuto specchiare, se solo avessi provato a guardare con maggiore attenzione.

-Obito cos'è questa faccia?- si era poi preoccupata di chiederti, nel vedere la tua espressione farsi sempre più cupa.

-È la mia faccia Rin, la mia orribile e spaventosa faccia!- avevi gridato con tutta la frustrazione che sentivi di avere in corpo contro il suo viso, che, con orrore, avevi scoperto spaventato almeno tanto quanto quello dei piccolo Uzumaki. 
Avevi cercato di riversare su di lei tutta la tua rabbia e la tua frustrazione; te ne eri pentito immediatamente ma, togliendo con un gesto improvviso la sua mano dal mento, avevi preferito voltarle le spalle, cominciando ad incamminarti nella direzione opposta a quella che sai lei avrebbe dovuto percorrere per tornare a casa.

-Credi che io sia una stupida, Obito Uchiha?- 

Avevi sollevato lo sguardo solo assicurarti che fosse davvero la tua Rin quella nuovamente di fronte a te, le braccia distese per impedirti di compiere un altro passo. Avresti potuto scappare via velocemente, il tuo kamui avrebbe permesso di allontanarti da lei senza nessun problema, ma una strana sensazione aveva inchiodato le tue gambe a terra. L’avevi osservata avvicinartisi e poi lasciato che prendesse con decisione e senza permesso la tua mano per stringerla nella sua, così sottile e morbida.

-Facciamo due passi, ti va?-

Ti eri semplicemente limitato ad annuire, prima di lasciarti guidare da lei lungo il fiume che da sempre delineava i confini del villaggio. Ti era sempre piaciuto passeggiare vicino ai corsi d'acqua: ritenevi aleggiasse un’atmosfera magica che, sommata alla fresca brezza ed al candido chiarore lunare, rendeva l'atmosfera particolarmente adatta a lunghe passeggiate romantiche.
D’altra parte stavi camminando mano nella mano insieme a Rin che, dal canto suo, non aveva mai voluto lasciare la tua mano durante tutto il tragitto: non si era mai messa a ridere quando le avevi raccontato dell'espressione disgustata di Naruto di fronte alle tue cicatrici, nè quando avevi dovuto lasciare casa Uzumaki perchè la paura che il piccolo potesse spaventarsi nuovamente alla vista del tuo volto sfregiato aveva iniziato a tormentarti.
Dopo aver ascoltato con attenzione ogni particolare del tuo racconto però, Rin era stranamente rimasta in silenzio, perdendosi solamente di tanto in tanto nel disegnare dei piccoli ed immaginari cerchi sul palmo della tua mano, ruvida e segnata da profonde cicatrici.

Non avresti mai voluto raggiungere la porta di casa Nohara quella sera, non eri pronto a lasciare che lei si separasse da te, perché nonostante fossero così diverse, sentivi che quella piccola mano si incastrava perfettamente nella tua, come due pezzi di un unico puzzle. Avevi quindi mugolato qualcosa di incomprensibile nell’avvertire quelle dita scivolare via da te, ma eri stato immediatamente costretto a ricrederti quando avevi percepito del calore sfiorare la tua guancia. Rin aveva rinunciato al contatto con la tua mano per cercarne un altro, più intenso e più profondo: sarebbe stata in grado di alleviare ogni tuo dolore solo attraverso quelle carezze; a stento avresti potuto trovare le parole giuste per descrivere le sensazioni che avevano cominciato a pervadere ogni singolo lembo di pelle del tuo corpo.

-Obito ti ricordi cosa mi avevi detto quella volta, durante l'allenamento con il maestro Minato?-

Il tuo occhio destro si era spalancato improvvisamente, tornando a fissare il volto candido e sorridente della ragazza di fronte a te.

“Sai Rin, le cicatrici non sono altro che testimonianze del proprio coraggio! Stavo giusto pensando a come procurarmene un paio”

-Quella notte tu hai salvato la mia vita e quella di Kakashi-

E lo avresti fatto ancora, per altre dieci, cento, mille volte, senza alcun rimpianto o rimorso se fosse stato necessario. Ti saresti cavato entrambi gli occhi per salvare i tuoi compagni di squadra, per salvare lei, la sola persona che avresti amato per tutta la vita.

-Ti prego Obito, non dimenticartelo mai- aveva proseguito poi, appoggiando la sua fronte contro la tua, non smettendo per questo di sfiorare quella parte del viso che finora tu stesso non avevi fatto altro che disprezzare.

-Queste cicatrici sono la dimostrazione più tangibile del tuo grande coraggio-

La sua sola vicinanza era riuscita ad infonderti un vigore che non avresti mai creduto di possedere: un’energia che ti avrebbe permesso di sollevare montagne intere.

-Cicatrici che un giorno verranno impresse su quella pietra ed entreranno a far parte della storia del nostro villaggio, quella dei più grandi eroi di Konoha-

Guidata da una forza involontaria ma non così sconosciuta, la tua mano si era presto appoggiata sopra la sua, ancora intenta ad accarezzare ogni più piccola increspatura presente su quella guancia.

-Naruto e tutta la sua generazione ti guarderanno come un modello da seguire, non ci sarà Hokage più amato di te, perché nessuno riesce ad amare le persone come fai tu-

-Rin- 

Il suo nome era suonato così brusco e violento sulle tue labbra che a fatica eri riuscito a riconoscere il tono della tua stessa voce. I vostri respiri erano così vicini e così intensi che avevi dovuto usare tutto l’autocontrollo che avevi imparato a sviluppare in anni di allenamenti per cercare di non spingerti oltre, per reprimere il tuo costante bisogno e desiderio di lei.

-Tu riusciresti mai ad amare un uomo sfregiato e privo di un occhio?-

La domanda era sorta così spontanea che per un momento avevi percepito il respiro di Rin mozzarsi improvvisamente. I suoi occhi erano rimasti fissi ad osservare quel nero che avvolgeva da sempre le tue iridi, un nero che mai era stato così intenso e brillante prima d’ora.
Poi l’avevi vista sorridere ed il suo sorriso ti era sembrato più bello di qualsiasi cielo stellato, di qualsiasi paesaggio tu avessi mai visto.

-Lo sto già facendo-

E ad un tratto era stato piacevole scoprire che niente avrebbe più potuto tenerti distante da lei e da quelle labbra che chiedevano ormai da tempo di essere baciate e quelle guance di essere sfiorate, toccate. I vostri respiri si erano fusi in uno solo, le sue mani avevano cercato i tuoi capelli e le tue erano scese piano lungo la sua schiena, mentre le vostre labbra continuavano a rincorrersi, a sfiorarsi più e più volte per un tempo che non avresti mai saputo calcolare con assoluta certezza.

Lei era lì, accanto a te. 
Era lì, presente e viva.
Potevi toccarla, sfiorare la sua pelle e sentire il suo inconfondibile profumo di fresca lavanda.
Rin era stretta tra le tue braccia e tu non avresti mai più lasciato che si allontanasse da te.

Ti eri incamminato stranamente in silenzio lungo le strade ormai deserte di Konoha quella notte dopo aver salutato Rin di fronte al portone di casa. Nessuna anziana signora da aiutare per fortuna, solo un enorme sorriso stampato sul tuo viso. Solo una persona avrebbe potuto ottenere questo effetto su di te, tanto da farti sembrare un perfetto idiota innamorato.
La stessa persona che ti avrebbe amato al di là di ogni apparenza, di ogni tuo più piccolo e grande difetto. 

Forse la gente del villaggio alle tue cicatrici avrebbe potuto presto adattarsi; ma alla piacevole sensazione di pelle che brucia al solo contatto con quelle labbra morbide e carnose no, non saresti mai riuscito ad abituarti completamente.
 

***
 

bridget's wall:

Sono vivaaaa e ho finito gli esamii, suoniamo tutti insieme le campane peopleee! 
Allora, stranamente non ho molto da commentare rispetto a questa OS che ho scritto di getto ieri sera, dopo un'illuminazione dovuta probabilmente alla mia continua a spasmodica ricerca di fanarts (lol)

Che dire quindi? Bè, come ben sapete, Obito non è mai morto, è riuscito ad arrivare in tempo per salvare Rin e Kakashi, li ha riportati entrambi al villaggio ed è stato nominato zio adottivo del piccolo Naruto e perchè no, anche quinto Hokage dal maestro Minato (Tsunade io tivibi, non me ne volere per questo)
Tutti vivono felici e contenti insomma, anche se lui comincia a chiedersi se con quelle cicatrici verrà ugualmente accettato dai suoi compagni e da tutti gli abitanti, e indovinate un pò chi accorrerà in suo aiuto? *-*

Forse la più felice fanfic che sarò in grado di scrivere sulla mia OTP, sarà l'aria di mare (lol numero due)

Buone vacanze a tutte/i, alla prossima!

Pace, amore e Tsukuyomi Infinito.

-bridgetvonblanche

 

  
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