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Autore: Aoboshi    15/07/2015    4 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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The child without a name grew up to be the hand 
To watch you, to shield you, or kill on demand 
The choice he made he could not comprehend 

 
La voce familiare e lontana intonò quel canto avvolgente; immagini, delicate e piccole come lucciole, ferirono l’oblio,  riportando un barlume di coscienza in quel nulla senza fine.
Lei e i suoi genitori nei boschi vicino a Madain Sari, i bagni sulle coste, la morbidezza delle piume dei chocobo durante le cavalcate con suo padre. Sua madre che le cantava quella strana, dolorosa nenia, da quella data precisa, da  quando suo padre, Shimazu, venne scacciato dal villaggio.
 -Cassandra, Cassandra svegliati!- una supplica disperata, un richiamo accorato. La bambina contrasse le sopracciglia, il nero attorno a lei venne scacciato con fatica. La testa le pulsava, era come sentire dei sussurri indefiniti attorno a lei, li sentiva spingere in ogni angolo della testa, sulle prime pensò fossero ricordi, poi, con orrore dovette cambiare idea. In un momento venne assalita dalla memoria, lei, la cerimonia, quella voce… Prese a tremare e nuovamente il suo corpo non le rispose, spalancò gli occhi atterrita, sua madre era accanto a lei. Myra l’abbracciò forte
–Non temere, non temere- parlava veloce, a voce bassa, ma terrorizzata –Ci sono io, tua madre è qui!-
Cassandra lasciò vagare lo sguardo impaurito nella grotta che le ospitava. Era una voragine nera e scura come la bocca di un gran dragon, non aveva l’aspetto di una dimora, ma un nascondiglio.
Un fuocherello scoppiettava lanciando ombre inquietanti sui muri. Quelle macchie di oscurità assunsero una forma più definita e Cassandra li vide, passò in rassegna i loro volti, la deridevano: il profilo di uno stallone con un corno ritorto e affilato, due figure abbracciate, una donna e un mostruoso scheletro con gli occhi rubino e infine, l’ultima ombra, quella che ingoiò le altre, pronta a ingoiare anche lei. Cassandra urlò in preda al panico.
-Cosa hai visto?- la madre si voltò cercando sulle pareti vuote l’artefice di quella crisi, ma non c’era nulla, solo ombre indistinte lanciate dalle fiamme. Sua figlia tremava in preda alle scosse, non riusciva più a mantenere il controllo. Myra le pianse addosso stringendola con tutta la sua forza, tremando assieme a lei, e cantava, cantava tra i singhiozzi, mentre le lacrime bagnava il volto della figlia.
-Resisti Cassandra, ti prego resisti! E’ solo un incubo, solo visioni!-
Cassandra chiuse gli occhi, si concentrò sul calore di sua madre, si lasciò travolgere da tutto quell’affetto e si ancorò ad adesso, ascoltando solo quella voce un po’ ruvida ma piena di amore. I tremori non si interruppero, però riuscì a riottenere un margine di controllo. Myra si staccò, il viso si aprì in un sorriso teso, le accarezzò il volto.
-Brava Cassandra…-
-Dove siamo, mamma!?- la bambina si guardò intorno evitando le ombre. Sentiva la tensione crescere e il viso tirato di sua madre fece aumentare quella sensazione.
-Siamo al limitare delle grotte ovest, ci stanno cercando Cassandra!- la voce di Myra tremava.
Cassandra sgranò gli occhi. Non stavano cercando sua madre, stavano cercando lei e le ragioni erano ovvie.
-Mamma…- gemette –Vogliono… vogliono…- un singhiozzo le impedì di terminare. Sua madre la strinse ancora forte al petto. Cassandra si lasciò avvolgere dall’odore di sandalo e incenso.
-No!- esclamò la donna –Non ti toccheranno, non ti faranno nulla!-
Ma un coro di voci feroci emerse dalle ombre, lo scalpiccio della folla divenne un ritmico metronomo di quei momenti interminabili. Le stavano cercando davvero.
Myra spense immediatamente il fuoco, afferrò la figlia e si appiattì alla parete di roccia.
-Le avete trovate!?-
-Quella traditrice conosce questi posti meglio delle fiere!-
-Non possono essere andate via!- 
La luce delle loro torce li rendeva simili agli spiriti dimenticati della foresta. Cassandra sentì i muscoli di sua madre guizzare, alzò lo sguardo su di lei, la mascella era contratta, gli occhi viola brillavano nel buio feroci. Non appena l’alone delle torce oltrepassò l’apertura della grotta, la stretta di Myra si allentò.
-Dobbiamo andare!- la informò sbrigativa.
La mano della donna si artigliò al braccio della piccola. Myra la trascinò fuori, silenziosa come un gatto, si sporse oltre l’apertura rocciosa, scrutando attentamente i loro inseguitori mentre si allontanavano.
Sempre con la stretta ammanettata sul braccio della figlia, corse via, trascinando la bambina tra le rocce e gli avvallamenti. Cassandra si sforzò di non cadere, tremava ancora, gli arti le rispondevano a malapena. Ogni volta che inciampava,  sentiva i muscoli di sua madre tendersi, così da sollevarla, per impedirle di cadere. La scarpinata fu lunghissima, i rovi e le schegge di Madain Sari la graffiavano, era come se anche quel posto stesse cercando di ghermirla e ferirla, proprio come i suoi abitanti, Cassandra annaspava mentre le voci dentro di lei alzavano i loro toni, cercando di invaderla. Il cuore le batteva all’impazzata. Sebbene fosse notte, dall’altura su cui erano, nei pressi della cascata, poteva vedere alcune case degli evocatori, una miriade di fiaccole si disperdeva nelle vie del pluebo alla loro ricerca. Cassandra guardò spaventata quelle formiche di fuoco.
-Non ti faranno del male…- ripeté Myra a denti stretti, Cassandra si voltò, sua madre stava parlando più a sé stessa che a lei. La bambina si chiese come, come aveva potuto dubitare di sua madre. Era diversa, completamente diversa, ma era lei, era la madre dei suoi ricordi ed era tornata a proteggerla.
Myra e sua figlia scesero la parete rocciosa, inevitabilmente, i sassi e i detriti accompagnarono il loro slittare frenetico. Myra doveva mettere più distanza tra loro e gli sciamani, doveva raggiungere i confini di Madain Sari e sarebbero state salve. Erano sul versante ovest, alle alture dietro le abitazioni della famiglia Carol, a un miglio dal centro abitato.  Non appena precipitarono sul terreno sconnesso, un forte terremoto fece tremare la terra. Myra sollevò sua figlia con un braccio, dalle crepe emerse del fumo, e la figura di Titan torreggiò su di loro in tutta la sua spaventosa potenza.
-Le ho trovate!- urlò qualcuno. Myra sbatté il suo bastone sul terreno, gli occhi viola si illuminarono mentre una scarica di energia dipartì dal gambo della sua asta fino all’eidolon.
-Lasciaci passare!- ordinò con voce grave il Sari. L’eidolon si contrasse nelle scosse, poco lontano, il suo evocatore stava subendo lo stesso trattamento. Lo scalpiccio della folla era però troppo vicino. Titan provò a resistere, ma Myra intensificò il suo richiamo, senza Siren fu molto più difficile. Cassandra assistette impotente al braccio di ferro tra sua madre e l’eidolon. Le nocche di Myra divennero bianche attorno al manico della sua asta, il cui bordone brillava fulgido, ferendo le tenebre. Titan si dissolse, ma Myra cadde carponi. Cassandra si precipitò su sua madre, la preoccupazione le permise di riprendere il controllo del proprio corpo.
-Mamma!- cercò di farle d’appoggio. Myra si issò sul bastone.
-Non è nulla, andiamo!- tagliò corto la donna. Ma non fecero neppure in tempo a muovere un passo, un cerchio di fuoco le circondò.
-Allontanati da quell’essere Myra!- annunciò una voce affilata.
 Myra si parò davanti a sua figlia, impedendo alle fiamme di lambirla.
-Sono deluso Myra, molto, molto deluso, disonorare la carica di Sari…- le fiamme si diradarono, rivelando la folla attorno a loro. Cassandra passò in rassegna i volti degli sciamani, grottesche maschere di disprezzo, i loro occhi così uguali erano solo per lei. Cassandra si strinse alla lunga gonna di pelle di sua madre.
-Lasciateci andare!- sibilò Myra a denti stretti. Gli occhi viola erano diventati due fessure, i denti bianchi brillavano affilati alla luce delle torce
-Consegnacela Myra, non costringerci a farti del male, tu sei una di noi… - davanti a loro parlava il più anziano degli sciamani, un uomo sulle sessantina, con lunghi capelli bianchi raccolti in una coda. Cassandra se lo ricordava, aveva riservato a suo padre lo stesso sguardo che ora aveva per lei.
-E’ mia figlia!- ringhiò Myra.
-No, nessun grembo umano poteva produrre quell’abominio!- rispose a tono il vecchio –Ci siamo illusi che il nostro sangue potesse neutralizzare il veleno di quegli esseri, ma ci sbagliavamo!  Non possiamo permettere che quella cosa circoli libera nel nostro mondo! E’ un pericolo Myra!-
-State lontani da lei!- ribatté feroce la donna, lo sguardo ferino inchiodò tutti i presenti.
-Sei il Sari, Myra, il tuo compito è di proteggere la nostra comunità!- la riprese severo il vecchio.
-Io sono sua madre!- ripeté la sciamana – Non vi lascerò farle del male!-
-Mi spiace, Myra, ma la comunità si è espressa! Sciamani!-
La folla attorno a loro si strinse, dalla terra, dalle piante, si sollevò un flusso sconfinato di energia, mentre gli occhi degli evocatori si facevano luminosi. Di sottofondo fu come sentire il martellare concitato di tamburi di guerra, le voci degli eidolon si sollevarono. Myra sentì quello spaventoso flusso di energie sollevarsi sino al cielo, era coma la risacca di uno tsunami, pronto a travolgerle. La donna spostò completamente la piccola dietro di sé, ma non sarebbe bastato. La sciamana guardò sprezzante l’anziano davanti a lei, non chiuse gli occhi accusatori neppure per un momento.
-Voi non le avete mai dato un’opportunità, avete solo sfruttato il sapere dei terani, per poi scacciarli come moscerini! Questa comunità pagherà il prezzo della sua presunzione!- urlò loro Myra.
-Taci, traditrice!-
L’enorme ondata di energia venne rilasciata, Myra sgranò i suoi occhi ametista, Cassandra era stretta a lei, singhiozzando disperatamente. La donna le premette il volto contro la gonna, non doveva guardare, non c’era bisogno che guardasse. I getti di ghiaccio, fuoco e fulmini si infransero contro la barriera scarlatta. Myra si voltò sorpresa, Cassandra alzò lo sguardo perso, una sagoma scura attraversò il cielo. Qualcosa cadde, un’ombra nera atterrò pesantemente sulla terra rossa, sollevando un polverone. Il cuore di Cassandra si fermò. La figura dava a lei e a Myra le spalle, ma non era necessario guardargli il volto per capire chi fosse. Cassandra le aveva sognate innumerevoli notti, quelle spalle, e, ogni volta, si svegliava prima di raggiungerle. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Prima ancora di proferire parola, sentì la voce commossa di sua madre.
-Shimazu… sei tornato!-
L’uomo si voltò appena, i capelli biondi erano scossi dal colore delle fiamme, il profilo scuro era ancora elegante e attraente come se non fosse passato neppure un giorno da quell’addio.
-E’ tardi Myra, dobbiamo andare prima che…-
Avvenne tutto troppo velocemente.
Dal villaggio di Madain Sari si sollevò un  urlo disumano. Un uomo ruzzolò giù dalla bassa scarpata, le fiamme erano attaccate al suo corpo. I presenti rimasero allarmati, lo sguardo di Shimazu si fece duro.
-Troppo tardi- affermò in tono asciutto –E’ già qui!-
Altre strida riempirono l’aria, ghiacciando i cuori dei presenti.
-Signore… signore…- biascicò lo sciamano avvolto dal fuoco, si rotolò per terra, ma le fiamme sembravano tutt’altro che naturali, non si sarebbero estinte prima di consumarlo.
-E’ l’occhio, signore, è l’Occhio!-
I presenti alzarono lo sguardo sul cielo, atterriti. Le fiamme di Madain Sari erano alte come il palazzo di Alexandria,  erano come dei riflettori lanciati sul cielo, lì, al centro di una grossa ombra spigolosa,  c’era un gigantesco occhio dall’iride rossa, come il sangue degli sciamani, che da lì a poco, sarebbe stato versato.






NdA: ciao a tutti, giovani coraggiosi, siamo quasi alla fine di questo viale dei ricordi, lo so cosa starete pensando "non finisce mai" e... Lo so, sto navigando fuori tema con una semplicità disarmante, però ehm, non posso farci nulla. Spero in definitiva che a quanti si arrischiano a leggere, la storia piaccia. Ammetto che è stato un po' difficile scrivere questo capitolo, perchè volevo fosse alla stessa stregua del secondo (il "Mortifero") e poi volevo fosse coerente con la piega della storia. Avevo bene in mente i momenti, dovevo solo ricollegarli. Penso sia chiaro a che punto siamo invece con la storia originale, vero!?
   
 
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