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Autore: Zelda_Shooter    16/07/2015    3 recensioni
[Storia di nuovo in corso]
«Una principessa Zelda…che viene dalla Terra?»
Immaginate di poter finalmente vivere nel mondo del vostro film/fumetto/videogioco preferito, o di andare e venirci quando vi pare. Tutti lo abbiamo sognato almeno una volta, no? Ma vi siete davvero chiesti quanto effettivamente siete pronti a rischiare?
Quindi cosa succederebbe se un’umana come me scoprisse di possedere la Triforza della Saggezza e di essere la prossima al trono del mondo di Hyrule, sempre in bilico tra Luce e Oscurità?
Godetevi la storia di Daisy, una principessa Zelda fuori dal comune, in una storia che mescola tutti gli elementi e i personaggi de The Legend of Zelda!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ganondorf, Link, Princess Zelda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15

Impa non c’è più. È entrata in quel portone. Mi ha spinto via con la forza e si è lasciata risucchiare da un vortice di luce e polvere. Sono di nuovo sola, mi sento di nuovo persa. Certo, qui in questi sotterranei non mi sono mai sentita perfettamente a mio agio, ma Impa era qui, a credere in me e a darmi la sua stima e il suo supporto. Ma adesso?
So che devo uscire da qui e che devo trovare le vesti dell’eroe Sheikah, ma non so come. Se nessuno deve sapere la mia identità, non posso di certo chiedere in giro:  «Hey, tu, dove sono i vestiti di Sheik?»
Se prima l’umidità e la veste striminzita mi procuravano un freddo intenso, ora è la mia anima a gelare. Di paura, di adrenalina, di consapevolezza. So cosa devo fare, lo so, ma non conosco alcun mezzo adatto allo scopo.
Non è vero, piccola inutile Triforza? È ovvio che io non sappia ancora padroneggiarla alla perfezione, ma qui o ci riesco, oppure ce ne andiamo io e lei a braccetto a quel paese.
L’unico metodo è quello di tornare indietro, grazie ai quadri, e tornare al punto in cui ero incatenata. E lì romperò quel muro, costi quel che costi.
Così incomincio a camminare affannosamente, guardandomi intorno, cercando di distinguere gli sguardi dei quadri velocemente, senza soffermarmi troppo su ciascuno.
Per tornare indietro, ovviamente, devo andare nella direzione opposta a ciò che i dipinti indicano.
Ce la posso fare, credo in me e in quello che so fare.
O almeno così direbbe la protagonista di qualche film d’azione, ma io sono una fifona e ammetto di starmela facendo nei pantal…nella vestina.
L’aria pesante ormai è l’ultimo dei miei problemi: sembra che le cose qui dentro stiano facendo a gara a chi è più bravo a darmi problemi a respirare.
Ma tra svolte, affanno, sudore gelato e ansia, mi lascio cadere a terra dal sollievo nel riconoscere il maledetto punto dove ho incontrato Impa.
«Oh mia Dea, finalmente!» esclamo ad alta voce col cuore in iperventilazione. Poi mi volto di scatto verso la mia mano sinistra, accolgo sul viso l’espressione più concentrata che i muscoli facciali possano permettersi di fare e incanalo le energie per far illuminare la Triforza.
«Non partire col presupposto che non ci riuscirai subito» tento di auto-aiutarmi «Credi almeno un po’ in questo tuo potere! Allora, Triforza, Ganondorf è qui?»
Il mio triangolo appare splendente e raggiante, ma è  l’unico. Quello di Ganondorf è totalmente spento, nessuna traccia di luce. Quello di Link, poi, non ne parliamo.
Ma possibile? Possibile che Impa lo abbia ucciso? Assolutamente no, un possessore di Triforza non può essere ucciso da un non-possessore, o almeno non così facilmente. Non Ganondorf, per la miseria.
Non so se è la mia Triforza difettosa, o se è effettivamente tanto lontano da non essere rilevato dal mio radar biologico, ma non c’è alcun segno della sua presenza.
Mi rincuoro, ma cerco al contempo di rimanere cauta.
«Un ultimo favore, se non è troppo chiedere…» non so se sia normale trattare la Triforza come una persona, ma è comunque il frutto di tre dee molto belle e vanitose, quindi magari avrà un suo carattere anche lei.
«Rompi quel muro.»
Stavolta me lo sento. È la volta buona. Questa volta il muro si romperà!
«Forza!» urlo. Chiudo gli occhi, col sudore che mi sgorga dalla fronte, impiego il massimo delle mie energie e…nulla.
«Oh andiamo!» impreco.
Davvero non riesco a credere che dopo tutti questi tentativi…
Luce. Tanta luce, mi abbaglia. Mi sento forte, invincibile, piena di vita.
Ma sono io che sto emanando questo bagliore? La Triforza sta funzionando?
Devo tenere le palpebre serrate perché i miei occhi non riescono a sopportare la fortissima fonte luminosa, ma so cosa sta succedendo: ce l’ho fatta!
Speriamo solo di aver mirato bene…
Purtroppo immersa in questo fiume di scintille e luccichii non riesco a percepire nulla intorno a me; non so se il muro si è frantumato già o meno, perciò continuo a metterci tutta me stessa, cerco di continuare a mantenere vivo il flusso finché posso, sperando basti.
E un secondo dopo, non sono delusa.
Ora la luce che mi abbaglia è quella solare, vedo il cielo! È il caso di dirlo…vedo la luce!
Corro finalmente fuori da questo incubo, e mi stendo subito per terra, con la pancia all’aria, a godermi il cielo.
Ma la goduria dura poco, perché sento qualcosa in posti in cui non dovrei sentire nulla.
Immergo le mani nel suolo e…sabbia?
Oh no, no la sabbia nell’intimo no! Perciò ho sempre preferito la piscina, dannazione!
Ma certo, ero nella fortezza delle… Gerudo! Oh, di nuovo dannazione!
Naburu è la saggia di questo posto, e senza di lei queste donne sono sotto la totale influenza di Ganondorf.
Probabilmente mi attaccheranno non appena mi vedranno, quindi devo fare attenzione a non farmi scoprire.
Ce ne sono tantissime: tante donne formose e dalla lunga coda di cavallo, che camminano avanti e indietro, armate di tutto punto e con uno sguardo omicida. È incredibile quanto siano tutte simili le une alle altre.
In mezzo a questa complessa fortezza c’è un’enorme distesa d’acqua. Persino lì ci sono guardie Gerudo su apposite imbarcazioni.
Se riuscissi a trovare il modo di immergermi senza farmi vedere, potrei provare a farmela a nuoto e uscire dall’altra parte. Ovviamente ogni tanto, anzi, molto frequentemente, dovrò riemergere per prendere una boccata d’aria, ma dubito che ci siano guardie anche nei fondali. Normalmente questa folle idea non mi sarebbe passata nemmeno per l’anticamera del cervello, ma ho una forte scarica di adrenalina e farei di tutto per andarmene da qui.
Con passo furtivo, nascondendomi dietro qualunque oggetto abbastanza grande da coprirmi, riesco a scalare una piccola parete rocciosa sulla quale non sembra esserci nessuna Gerudo. Se salto da qui, farò rumore, ma durante il tuffo accumulerò velocità e arriverò più rapidamente in profondità. Almeno credo.
Deglutisco, mi guardo intorno, spero che la Triforza non mi permetta di morire e…lo faccio.
La sensazione che si ha quando si cade è talmente spaventosa quanto eccitante.
Ma non atterrò in acqua. Anzi non sento nessuno “splash” e nessun segno di…liquido.
Sono su qualcosa di morbido, e mi sento ancora in movimento.
Apro un po’ impaurita una palpebra e mi spavento immediatamente.
«Oh per tutti…!» urlo di scatto.
«Non ti agitare, non ti agitare! Cadrai!» mi fa una voce che sembra provenire dal…coso su cui sono.
Uno guardo a destra, uno a sinistra e noto due possenti paia di ali marroni.
«Ga-Gaebora?» domando paralizzata dalle vertigini, d’istinto.
«Allora mi conosci già? Oh che bella sorpresa! Non guardare giù!» mi raccomanda.
Sono davvero su Gaebora?! Il gufo –rompiballe- reincarnazione del primo antichissimo re di Oltrenuvola, terra sospesa in cielo prima che gli Hylian scoprissero Hyrule? Oh mia Dea!
«Ma tu non facevi appendere le persone alle tue zampe?» domando, ricordando Ocarina of Time.
«Uh, quel sistema si è rivelato…inefficace» mi spiega.
Qualcuno ci avrà rimesso le penne, letteralmente.
Finita l’estasi del momento, mi accorgo dell’assurdità di quanto è appena accaduto, e mi rendo conto che è ora di porre le stesse domande che qualsiasi persona sana di mente porrebbe in questa situazione: «Come mi hai trovata? Come sapevi dov’ero?! Mi hai davvero presa al volo? E dove mi stai portando?!»
Il gufo sghignazza, per quanto sia possibile farlo per un volatile, e mi racconta pazientemente: «Io so sempre dove siete voi tre possessori. Ti stavo osservando e per un attimo pensavo volessi ammazzarti. Ma so cosa devi fare, devi trovare le vesti del guerriero Sheikah e mascherarti, quindi ho pensato solo di darti un passaggio!»
Ah-ha che forza. È davvero figo quanto tutto questo sia assurdo. Qualche giorno fa ero in bici, e ora ho cambiato mezzo di trasporto: un gufo parlante. E io che volevo una macchina.
«Tu sai dove si trovano le vesti del guerriero Sheikah?» domando incredula.
«Io so tutto» si pavoneggia.
Dopo un, devo dire, piacevole volo, atterriamo in una piccola zolla di terra circondata da una cascata, molto simile alla sorgente in cui eravamo stati io e Link quando avevamo parlato con Firone.
L’aria è pulita e piacevole. Il suono dell’acqua rilassante. La luce calda.
«Quindi…dove sono le vesti?» chiedo un po’ impaziente.
«Oh, non esistono. Sei tu che devi tramutarti. Questo posto è solo una piccola sorgente purificata da ogni forza oscura che favorisce i poteri della Triforza» spiega Gaebora, atterrando di fronte a me.
Cavolo, quando parla mi sembra di sentire l’irritante musichetta di sottofondo che gli mettevano sempre nei videogiochi.
«Oh…ma io non so ancora ben usare i miei poteri» specifico subito.
«La Triforza è parte di te, non trattarla come un’anima a sé stante. La comandi tu e nessun altro» mi incoraggia.
Impa mi aveva detto che bastava focalizzare l’immagine.
E allora focalizzerò quel fusto di Sheik qui di fronte a me. Sempre più vicino a me, finché non ci fondiamo in un’unica persona.
Focalizzerò l’occhio con la lacrima rossa, simbolo degli Sheikah. Focalizzerò i suoi movimenti agili, i suoi attacchi veloci.
«Sì…» sussurro.
«Wow, un bel cambiamento!» esclama Gaebora alzando un’ala.
Mi affrettò a specchiarmi nell’acqua.
«Incredibile!» esclamo con una voce un po’ più maschile e soffocata dalle bende sulle labbra. È stato…semplice e indolore. Nessun contorcimento, niente di nulla. Solo…focalizzazione!
Mi scuoto un po’ per prendere confidenza col mio nuovo aspetto mascolino, che risulta meno traumatico conoscendo già il personaggio grazie alla saga videoludica.
Ma…che caldo con tutte queste bende!
«Ora trova Link! Non hai bisogno del mio aiuto per farlo. Ah, e la tua Triforza ha preso le sembianze di un’arpa. Suonala per chiedere il suo aiuto. Ci rincontreremo!» mi saluta il volatile, prima di sparire nel cielo.
Bene, ora sono uno Sheikah. È il momento di farmi valere.  


 
 
--Angolo della scrittrice--
Ciao a tutti.
Ai neo-lettori queste righe non interesseranno, quindi potete anche andare a spendere il vostro tempo in maniera migliore, tipo recensendo il capitolo e venerandomi come una dea.
Ma scherzi a parte, sì, ho deciso di continuarla. Mi sono messa a rileggerla tutta e…mi intristiva vederla lì, interrotta. Avevo ancora tante idee, quindi… ci ho riprovato.
Non so se qualcuno sia ancora qui a leggerla, né so se chi non ha mai letto la storia abbia voglia di leggere tutti e 15 i capitoli, ma so che voglio riprovarci.
Questo capitolo l’ho scritto davvero molto in fretta, e so che non è una giustificazione, ma vi prego di perdonarmi e di segnalarmi tutte le sviste o gli orrori grammaticali: correggerò e ringrazierò per l’accortezza qui sotto, in questo spazio.
Vi prego come sempre di farmi sapere, per quegli esseri che avranno la pazienza di leggere il capitolo, tutte le cose che vi hanno convinto o meno della trama. Rispondo sempre a tutti, ci tengo tanto.
Sì, il progetto continua. Non so per quanto, ma un altro capitolo lo aggiungerò sicuro. Forse modificherò la trama per renderla più interessante, com’è adesso non ci cliccherei neanche io.
Grazie a tutti!
-Zelda_Shooter
  
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