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Autore: Margo Malfoy    16/07/2015    1 recensioni
Cosa succederebbe se un’agente di polizia alle prime armi e con poca esperienza venisse sedotta dal sospettato principale di uno dei casi più importanti cui sta lavorando?
E se non dovesse essere solo lei a pagare caro questo errore fatale?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Felton, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quella sera, però, le sorprese a casa Browning non erano ancora finite. Dalla cucina, a Malia non servì raggiungere il soggiorno per riconoscere la voce che, sbattendosi la porta dietro le spalle, urlò: « Malia Cara Browning! »
Le scarpe col tacco alto di vernice nera rimbombarono un paio di passi lungo il soggiorno e Helena Bonham Carter entrò in cucina in tutta la sua bellezza. Vestiva sempre di nero e portava un trucco leggero che le valorizzava gli zigomi alti del viso pallido. I suoi capelli erano nero corvino e ricci, lunghi ma curati. Si fermò davanti a Malia e puntò le mani sui fianchi, lanciandole uno sguardo accusatorio. « È così che ringrazi me e tuo padre per averti regalato questa casa? » chiese furiosa. Tenne con le mani la lunga gonna nera ed afferrò un paio dei vestiti che erano a terra. « Buttando sul pavimento i tuoi vestiti e senza neanche curarti di riordinarla un po’? Tu non hai idea di quanti soldi tuo padre ha dovuto tirare fuori per farti uscire dai guai, e tu lo ringrazi così! È da dieci anni che disonori la nostra famiglia! »
« Mamma, non siamo più nel 1800, non c’è nessuna famiglia da disonorare. Oggi giorno ci sono famiglie che diseredano i propri figli come se niente fosse, fatelo anche voi se sono una tale delusione »
« Non avresti niente se io e tuo padre ti diseredassimo » rispose Helena con una smorfia. Con un elegante tocco delle dita si sistemò un ciuffo di capelli ricci che le era ricaduto davanti al viso e si avvicinò al frigo. « Non hai nemmeno niente da mangiare, spero solo che ti sia trovata un lavoro migliore di quello che avevi l’ultima volta che sono venuta. Dov’è che lavoravi, nel supermercato in fondo alla strada? »
Malia annuì. « Adesso lavoro in polizia »
Sua madre esplose in una risata incredula. « Tu, in polizia? Oldman cerca di arrestarti da quando hai quindici anni, e ti ha assunto? »
« Lo ha fatto » replicò Malia quasi con tono di sfida.
La madre la scrutò un po’ scettica, ma poi si sedette al tavolo.
« Quando sei arrivata? » le chiese Malia.
« Un’ora fa. Tuo padre si è raccomandato di dirti che non è potuto venire per ragioni accademiche »
Malia fece una risata amara. « Un’altra cena del Browning Club? »
« Tu credi che sia una sciocchezza » disse Helena indignata. « Ma non sai quanti soldi fa guadagnare a tuo padre l’accademia »
« È sempre una questione di soldi, vero? »
« Senti, Malia, se questa visita porterà a farci litigare subito posso perfettamente tornare in aereo-porto e prendere il primo volo per Londra »
« No » disse Malia. « No, resta ». Per quanto poco d’accordo andasse con la madre, da quando lei e su padre, Calvin Browning, si erano trasferiti di nuovo a Londra, la loro città natale, si sentiva un po’ sola.
Malia passò una mezz’ora a raccogliere i vestiti lasciati per terra e a riordinare piuttosto approssimativamente la casa, mentre sua madre aveva aperto una dispensa e trovato un paio di cose da mangiare dopo il viaggio. Finalmente seduta ed inaspettatamente soddisfatta del nuovo aspetto, che se non era lindo almeno era civile, della sua casa, Malia non riuscì ad evitare di alzare gli occhi al cielo quando suonò il campanello: quella serata era stata decisamente estenuante, tra le visite inaspettate e il piccolo battibecco con la madre, e non riusciva a capire chi potesse essere, in particolare a quell’ora così tarda, a presentarsi a casa sua. Trascinandosi fino all’ingresso aprì con uno scatto la porta.
« Speravo di trovare ancora la porta aperta ». Tom Felton era di nuovo a casa sua e se sperava ancora di farsi spogliare, nonostante Malia fosse tutt’altro che riluttante, avrebbe dovuto aspettare un altro momento.
« Che cosa c’è? » chiese la ragazza.
« Mi sono dimenticato il portafogli ». Malia, che poteva vantarsi di aver appena riordinato casa, tra tutti gli strani oggetti che aveva dovuto sistemare era certa di non aver trovato un portafogli che non fosse il suo.
« Devi averlo lasciato da qualche altra parte. In macchina, magari? »
« Non mi vuoi fare entrare? » chiese lui avanzando di un passo.
Malia tese un braccio per sbarrargli la strada e sorrise in modo colpevole. « In effetti, non è un buon momento, io... »
« Ma per favore » Tom la scostò con un gesto veloce e si diresse verso la cucina. « Oh » disse quando vide la donna seduta in cucina.
« Tom, lei è mia madre » disse Malia, che l’aveva seguito dopo aver chiuso la porta. « Mamma, lui è... »
« Tom Felton » terminò Helena stringendogli la mano.
« È un piacere signora Browning »
« Helena » lo corresse lei. « Chiamami Helena, ti prego »
« Torno domani » disse Tom rivolgendosi a Malia.
« Tranquilli, io adesso vado a dormire. Vi lascio soli » disse Helena con un sorrisetto.
« No, mamma, lui... »
« Torno domani, davvero » fece Tom raggiungendo la porta.
« Lo cerco io e, se lo trovo, te lo porto in ufficio » disse Malia accompagnandolo.
« Sì » rispose lui. « Buonanotte ragazzina »
 
Il giorno dopo, la madre di Malia era uscita presto, probabilmente per non perdere tempo ed iniziare subito lo shopping che era solita fare quando visitava Malia a Los Angeles. La castana, non dovendo preparare la colazione, si era data allora alla ricerca del portafogli di Tom e, dopo aver cercato in lungo e in largo, pensò di controllare sotto il mobile della cucina dove, tra un mucchio di polvere, giaceva il portafoglio di pelle nera. Allungando una mano per raggiungerlo lo tirò fuori e lo lanciò sul tavolo, dove si aprì. Malia, incuriosita, lo studiò un po’ e, guardandolo, le cadde l’occhio su uno specchietto sbeccato sistemato in una tasca per le carte di credito. Tirandolo fuori con un fazzolettino vide, forse incitata dall’immenso amore per gli indizi che ogni detective provava, un’impronta digitale nell’angolo in alto a sinistra. Frugando nella sua borsa per recuperare i vetri dove di solito si conservavano i campioni di DNA, Malia prese l’impronta e poi rimise a posto lo specchietto, come se nulla fosse successo. L’aveva fatto perché, quando e se avessero trovato l’arma del delitto, avrebbero avuto un suo campione che testimoniasse la sua innocenza.
Infilandosi il portafogli nella tasca posteriore dei jeans attillati, uscì di casa e si diresse in macchina all’ufficio di Tom, prima di andare al lavoro. Attraversò la hall, raggiunse l’ascensore e pigiò il tasto del diciottesimo piano, poi, con il solito rimbombo ovattato, bussò alla porta ed entrò senza aspettare il permesso.
« L’ho trovato » annunciò di fronte alla scrivania di Felton, che vedendola entrare si era alzato in piedi.
« Bene, e dov’è? » chiese Tom un po’ impaziente.
Malia lo avvicinò a lei passandogli una mano dietro la nuca, sussurrandogli all’orecchio: « Nella tasca posteriore dei jeans »
Felton la guardò con un ghigno, abbassò le tendine con il telecomando e, muovendo le sue mani esperte, toccò un po’ Malia prima di infilare sensualmente la mano nella sua tasca e prendere il portafogli. Lo lanciò sulla scrivania e si avvicinò di nuovo a lei, ma Malia gli appoggiò una mano sulla camicia.
« Non credi che questa volta tocchi a me divertirmi? » chiese lei con un ghigno.
Tom la guardò estasiato e si fece più vicino alla castana. Lei cominciò a baciargli il collo e, passandogli le mani lungo tutto il petto e gli addominali scolpiti, arrivò di nuovo al bottone iniziale della camicia. Cominciò a sbottonarlo, poi passò al secondo, poi al terzo e al quarto, fino ad arrivare all’ultimo, sempre con movimenti lenti e provocatori. Poi gli passò le mani sulle spalle e gliela tolse facendola cadere silenziosamente sul pavimento. Continuò a baciare il collo di Tom, passando poi a baciargli i pettorali e gli addominali, lasciando una scia umida che faceva rabbrividire il ragazzo. Era arrivata all’ombelico, quando...
« Signor Felton? » con un rimbombo ovattato, la voce di un uomo di mezz’età risuonò nell’ufficio.
Tom si schiarì la voce e con un cenno brusco della mano ordinò a Malia di nascondersi dietro la libreria che fiancheggiava la parete. « Garcia? » chiese il biondo abbottonandosi frettolosamente la camicia.
« Sì, signore, posso entrare? »
L’uomo parlò con Tom per un quarto d’ora di un progetto che avrebbe voluto lanciare, ma che Felton non sembrava molto propenso ad approvare. Quando si chiuse, un po’ deluso, la porta di vetro alle spalle, Malia saltò fuori dal suo nascondiglio, sedendosi sulla sedia che fino a pochi secondi prima aveva occupato l’uomo chiamato Garcia.
« Comunque, » esordì Tom, « se non mi avessi provocato in quel modo, ti avrei parlato subito di una cosa ». Il modo divertito con cui aveva iniziato a parlare venne macchiato da una serietà che raramente Malia aveva sentito nel tono di Tom.
« Dimmi » rispose Malia accigliata.
« La segreteria del Golf Club mi ha comunicato che hanno ritrovato il mio ferro. Qualcuno l’ha rimesso a posto stanotte. In teoria ci sarebbero le telecamere di sicurezza, ma hanno già controllato, si oscurano sia quando la mazza viene rubata, sia quando viene rimessa a posto »
Malia lo guardò negli occhi, per la prima volta preoccupata. Pregava solo che la scientifica trovasse delle impronte sulla mazza e sperava che non fossero quelle del ragazzo.
Il grande problema fu che la segretaria, oltre ad aver avvertito Tom, aveva avvertito anche la polizia – sapendo che Felton era coinvolto e che l’arma del delitto era un ferro da golf. Così, in Centrale tutti i segreti e gli importanti tasselli del puzzle che fino ad allora solo Malia conosceva, erano venuti alla luce: tutti, ormai, sapevano che l’arma del delitto era un ferro da golf di Tom Felton – che James e Oliver erano andati a recuperare, insieme al resto della sacca –, che le telecamere di sicurezza non dicevano loro tanto più di quello che sapevano già e che si oscuravano al momento del furto e della restituzione, che Malia aveva ottenuto un campione del DNA di Felton – e, suo malgrado, aveva dovuto confessare che avevano cenato insieme, evitando però di raccontare i dettagli più intimi dei loro incontri. Tutte le prove giocavano contro Tom, compreso un eccitato Oldman che ormai era convinto di avere Felton nel sacco. Chiunque aspettava con ansia i risultati della scientifica, che avrebbe detto se erano presenti o meno impronte estranee sul ferro da golf. E, quando dal laboratorio emersero due uomini che si dirigevano a passo spedito verso l’ufficio di Oldman, Malia seppe che di lì a poco avrebbe saputo la sorte di Tom. Il suo cuore sembrava battergli all’impazzata, era convinta che sarebbe potuto uscirgli dal petto da un momento all’altro, e anche Emma, Rupert e Daniel avevano notato il suo nervosismo. Scatti agitati la percorrevano da capo a piedi e continuava a mangiarsi le unghie delle mani. La castana era convinta fin dall’inizio che Tom fosse innocente e, per quanto in un primo momento l’avesse trattata con arroganza e presunzione, il rapporto che c’era tra loro era precipitato da un estremo all’altro in pochissimo tempo. Poi, con il silenzio che alimentava la tensione che quasi si poteva toccare, Oldman e i due uomini uscirono dal suo ufficio e, tenendo alto un foglio sulla testa come se stesse agitando un trofeo, Oldman annunciò vincente: « Solo e soltanto le impronte di Tom Felton! È fatta! »
Mentre grida di gioia e congratulazioni volavano da un lato da un altro del settimo piano, a Malia salì un nodo in gola, che tra l’ansia, la rabbia e la preoccupazione minacciava di non abbandonarla più.
Alzando la voce per sovrastare gli altri, Oldman disse: « Grint, Radcliffe e i due Phelps, portatelo al fresco! »
I quattro non tardarono ad obbedire, lanciandosi in direzione dei garage.
Qualche ora dopo, quando loro avevano già fatto ritorno e l’enorme televisore del settimo piano era sintonizzato sul telegiornale, Malia realizzò che era successo davvero, che Felton era in prigione e probabilmente ci sarebbe rimasto per il resto della sua vita. Ci sarebbe stato un processo, lui avrebbe probabilmente assunto il miglior avvocato in circolazione, eppure Malia non sperava più in un suo rilascio.
 

ANGOLO AUTRICE:
Salve gente!
Primo, come avrete notato quel mito di Helena Bonham Carter è la mamma di Malia, mentre suo padre è un personaggio inventato da me. Ho scelto lei perché, personalmente, mi piace tantissimo.
Secondo, Tom è stato arrestato. Che dire, si aspetterà il processo per sapere cosa succederà d’ora in poi. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi chiedo come sempre di farmi sapere che cosa ne pensate, anche un minimo commento può aiutare a migliorare!
Nel frattempo ringrazio infinitamente tutti i lettori!
A presto
   
 
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