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Autore: mame_chan92    16/07/2015    1 recensioni
Quattro ragazze hanno deciso di intraprendere una nuova vita in una accademia di canto, ballo e musica. Mille emozioni in un solo anno accademico tra passione, incontri e prove.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una lunghissima giornata di prove finalmente sono a casa distesa sul letto, a pancia in giù, con il viso letteralmente spalmato su un libro. Volevo leggere un libro ma sono distrutta e in più mi pizzica la gola a causa della lezione di oggi che ci ha portati veramente al limite. Siamo tutte tornate a casa tranne Ashlie ma anche lei ,come me, a volte si esercita la sera. Ormai è tardi e tutte ci chiediamo che fina abbia fatto quindi cominciamo a tempestarla di messaggi e chiamate, fino a quando sentiamo la porta d’entrata aprirsi e tutte corriamo a vedere come sta. “Ashlie ma che fine avevi fatto?” “dovevi chiamarci” “ci stavamo preoccupando” sul suo viso è stampato un sorrisetto svampito come se non ci stesse ascoltando. “ Ma ci sei?” sventolo una mano davanti al suo viso “oh si ora vi spiego tutto” annuisce e ci sediamo tutte insieme nel salottino composto da quattro poltroncine e un tavolino basso di legno. Le nostre facce incuriosite sono tutte rivolte alla ragazza “ Allora… stavo ballando come sempre ad un certo punto un ragazzo entra nella stanza e mi chiede scusa perchè c’ero io. “ “e poi?”, lo diciamo quasi in coro, “ e poi ci siamo messi a parlare e mi ha invitato a bere qualcosa” la ragazza fa spallucce come se fosse normale. Lyn curiosa domanda “Racconta com’è questo ragazzo” “uhm..è alto, con i capelli scuri, ha delle belle spalle ed è del terzo anno” “come si chiama?” “si chiama Cheondung ma si fa chiamare Thunder”. Le ragazze continuano a parlare di questi nuovi ragazzi mentre io vado in cucina a cercare qualcosa da mangiare. “Ehi Trisha che hai?” mentre mi appresto ad infilare la mano nel sacchetto dei cereali, mi giro verso Jane che mi aveva seguita in cucina “oh niente avevo fame” ridacchio ed inizio a sgranocchiare “sei sicura?” “si certo” annuisco e alzo le spalle “è più facile che mi piombi addosso un asino volante che un ragazzo” entrambe cominciamo a ridere, torno dalle altre ragazze e concludiamo la serata parlando tra noi. **************************************************************************************************************************************** Anche questa sera ho deciso di starmene tranquilla in una sala prove a cantare, solo che questa volta tengo d’occhio l’ora per evitare di essere di nuovo spaventata dal custode. Ormai è quasi l’ora della chiusura quindi comincio a sistemare le mie cose nello zaino poi comincio ad incamminarmi verso l’uscita come sempre, ma ad un certo punto vengo distratta dal suono dolce del pianoforte, è un suono lontano, leggero e decido di seguirlo. Con cautela mi guardo intorno e cerco di capire da dove proviene il suono, mentre salgo le scale il suono si fa sempre più forte. Proseguo lungo il corridoio e capisco che deve provenire da una di queste stanze, ad un tratto ne scorgo una con la porta socchiusa e una luce giallastra che fuoriesce da essa, mi avvicino con passo lento e piano comincio a sbirciare al suo interno. Dentro la stanza riesco a vedere un pianoforte a coda bianco come la neve e lucido come il ghiaccio, seduto su uno sgabello, anch’esso bianco, c’è un ragazzo di spalle con i capelli corti di un colore rosso ramato sparati in aria che indossa una felpa grigia con il cappuccio. Dalla mia angolazione riesco ad intravedere anche le sue mani, magre e con le dita affusolate, che si muovono leggere sui tasti bianchi e neri del pianoforte come se li sfiorasse appena. Resto quasi incantata nel vederlo suonare, è molto preso e ogni tanto gli ciondola la testa in avanti totalmente immerso nelle note. Guardando la sua postura si vede che suona da molti anni,è seduto composto sullo sgabello, la schiena è dritta, i gomiti vicino al busto, le gambe quasi non si muovono mentre i piedi si spostano veloci con naturalezza da un pedale all’altro. Tutto d’un tratto il ragazzo smette di suonare e borbotta qualcosa tra se e se, si alza, e comincia a passeggiare nella stanza lentamente passandosi le mani nei capelli, nonostante stia passeggiando continua a darmi le spalle e non riesco a vedere il viso. Sposto leggermente la gamba con l’intenzione di andarmene ma urto la sedia vicino a me facendo un rumore sordo, mi immobilizzo e guardo dentro la stanza, anche il ragazzo si è fermato, senza esitare mi allontano ed inizio a correre lungo il corridoio infilandomi nella prima stanza vuota accucciandomi a terra sperando di non esser vista. **************************************************************************************************************************************** Aish! Oggi non è giornata, sarà la decima volta che sbaglio questo brano, lo ammetto sto seguendo molti corsi ultimamente e la stanchezza si sta facendo sentire ma non posso mollare tutto così ora che sono al terzo anno. Sono in questa stanza dalle tre del pomeriggio per esercitarmi e ancora non mi riesce come vorrei. Dopo il medesimo errore al pianoforte mi alzo e cercando di restare calmo inizio a passeggiare per la stanza, ormai è ora di andare a casa ma un rumore fuori dalla porta mi distrae dai miei pensieri. Mi volto di scatto e sento dei passi veloci fuori dalla stanza così spalanco la porta ed esco velocemente ma guardandomi intorno non vedo nessuno. “Sto diventando pazzo” credo che la stanchezza mi stia giocando brutti scherzi, abbasso la testa sospirando pesantemente ma un luccichio argenteo attira la mia attenzione. Mi accuccio a terra e con un dito sposto l’oggetto argentato, mi accorgo che è un braccialetto quindi lo raccolgo e mi rialzo scrutandolo. Siccome quì fuori non c’è molta luce rientro nella stanza e ,guardando il braccialetto, noto che sulla piastrina argentata c’è inciso un nome “Trisha” forse non mi stavo immaginando tutto, lì fuori c’era veramente qualcuno che ha fatto quel rumore e poi è corso via e credo proprio che sia la proprietaria di questo bracciale. Istintivamente infilo il bracciale in tasca, sistemo le mie cose e decido di tornarmene a casa.
  
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