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Autore: Flawless_hunter    16/07/2015    7 recensioni
Fangirls e Fanboys hanno trovato il modo di entrare nei loro libri preferiti e instaurare lì un loro dominio, il Fandom. A dieci anni dalla fine dalla Rivolta di Panem, i Fans costringono i protagonisti delle loro saghe preferite (Hunger Games, Divergent, Shadowhunters, Harry Potter, etc..) a prendere parte ad un'ultima edizione degli Hunger Games: i Fandom Games.
Chi vincerà? Stavolta per Katniss e Peeta non sarà una passeggiata vincere contro semidei, nephilim, re, regine, maghi e quant'altro
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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Note dell’autore: Okay, lo so. Faccio sempre passare secoli tra un capitolo e l’altro, ma da ora a settembre mi impegnerò ad aggiornare con intervalli meno lunghi! Permettetemi di dedicare nuovamente il capitolo a gracewalker, che mi fa un’instancabile pubblicità, e a tutte le sue amiche che hanno cominciato a leggere la mia ff.
E permettetemi di dedicarla anche a Endergreen347 (che sennò mi si offende) e ad A (no, non –A di Pretty Little Liars; il mio A).
Finite le dediche.
Passiamo al capitolo.
 
 
 
 
Dopo aver letto il messaggio, contrassegnato con “Massima Urgenza e Priorità”, Mitchell Pritchett liquidò la ragazzina che glielo aveva portato con un gesto della mano e fece ruotare la sedia in modo che vedesse il proprio riflesso allo specchio.
Si leccò il polpastrello del pollice destro e se lo passò sulle sopracciglia fulve.
Con le dita sottili si sistemò il nodo della cravatta e la giacca color grigio madreperlato.
Soddisfatto del risultato sorrise alla propria immagine allo specchio, che gli restituì un sorriso a trentadue candidissimi denti, e si alzò.
L’aria era fresca e odorava di cipria e lacca per capelli.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli rossi, quasi pietrificati dalla quantità esagerata di spray che vi era stata applicata al fine di tenerli ben fermi.
Arrivò alla Sala Riunioni 4F, come era stato scritto sul messaggio, e spinse la porta senza nemmeno bussare.
La stanza era tanto spartana quanto all’avanguardia.
L’unico mobile era un grande tavolo, stretto ma piuttosto lungo, con il piano d’appoggio touch screen.
Al tavolo erano seduti almeno una ventina di strateghi, tutti impegnati a digitare velocemente sulle loro tastiere digitali.
Una delle due sedie a capotavola era vuota, per cui il Presentatore vi prese posto senza neppure chiedere il permesso.
L’altra era una poltrona girevole che dava le spalle sia al tavolo che alla porta d’ingresso della Sala Riunioni 4F, ed era girata verso la parete occidentale, coperta di una decina di schermi ad alta risoluzione che mandavano le riprese dei Giochi in tempo reale.
-Finalmente sei arrivato- commentò piatto il Capo Stratega, senza voltarsi verso Pritchett.
-Sono venuto non appena ho potuto- mentì il rosso, accavallando le gambe sotto il tavolo.
La poltrona girevole ruotò e Mitchell poté vedere Il Capo Stratega ghignare.
Sapeva benissimo che il Presentatore non aveva avuto nessuna fretta ad arrivare.
Lo sapevano entrambi.
-Allora, qual è il motiva di questa tempestiva convocazione?- chiese Pritchett, incrociando le dita davanti a sé.
Il Capo Stratega lanciò un’occhiata alla ragazza alla sua sinistra e quella iniziò a parlare.
-I semidei sono riusciti ad eludere i nostri sistemi di sicurezza e introdurre i due giovani maghi Kane nell’Arena. Anche così separati potrebbero essere sufficientemente forti per far saltare la barriera e mandare tutto all’aria-.
Il Presentatore annuì, aspettando quella parte.
Con il Capo Stratega c’era sempre quella parte.
Giusto per dare la soddisfazione alla povera ragazza, Pritchett chiese –Quindi cosa proponete di fare?-.
-Mettiti comodo, signor Presentatore- disse il Capo Stratega, con un ghigno per nulla rassicurante che gli incurvava le labbra sottili –Questa ti piacerà un sacco-.
 
***
 
Ben presto le nuvole nere si propagarono in tutto in cielo artificiale dell’Arena, e un fortissimo acquazzone scoppiò ovunque.
Il rumore dell’acqua e i tuoni rendevano quasi impossibile udire in qualsiasi altro suono, e le nuvole erano così fitte e scure che solo i lampi e i fulmini erano in grado di portare un po’ di luce nella vallata.
Hermione e Sennar erano stati in grado di creare un riparo magico abbastanza in fretta da evitare che qualcuno di loro fosse bagnato fradicio.
Tuttavia l’umidità aveva reso i capelli di Hermione gonfi e un po’ più ricci della solita chioma castana ondulata, la maglietta di Will aderiva fastidiosamente al corpo, tanto che decise di toglierla e Sennar, che aveva preso più acqua di tutti, correndo sotto la prima pioggia a recuperare tutte le provviste, aveva i capelli scuriti dall’acqua e con delle minuscole goccioline delicatamente posate sulle punte, che scintillavano alla luce del fuoco magico acceso da Hermione.
-Voi ragazzi avete più bisogno di dormire di me. Andate a riposare, vi sveglierò fra un paio d’ore- disse la strega.
Ciò detto puntò la bacchetta contro se stessa e sibilò qualcosa simile ad “Impervius” e uscì nell’acqua battente.
Sennar si coricò subito dopo, sdraiandosi sull’erba asciutta del rifugio, dando le spalle al ragazzino e al suo daimon.
Will si sdraiò dall’altra parte del rifugio e silenziosamente estrasse il pugnale dal fodero con la mano destra, mentre con la sinistra si mise ad accarezzare Kirjava.
Dopo una decina di minuti il respiro di Sennar si era fatto sufficientemente regolare da dare ragione a Will di credere che fosse addormentato.
Il ragazzino rotolò sul terreno e si alzò in piedi lentamente, iniziando cautamente ad avvicinarsi al mago addormentato.
Inspira.
Pensò a Layla, e a quando l’aveva trovata smarrita a Ci’gazze.
Espira.
Pensò a quando loro e le loro Morti si erano imbarcati verso il regno della morte, lasciandosi indietro Pantalaimon e Kirjava.
Inspira.
Pensò all’ultima volta che l’aveva vista, ad Oxford, e alla promessa che si erano fatti.
Espira.
Pensò a Lyra e Pan che morivano per mano del mezzelfo dai capelli blu e del mago dai capelli rossi, senza che lui potesse fare nulla.
Inspira.

INSPIRA! INSPIRA!
Cadde in ginocchio, boccheggiante, incapace di riprendere fiato, coi polmoni come strizzati da una forza invisibile, non più in grado di gonfiarsi.
Lasciò cadere il coltello e si portò le mani alla gola, mentre Kirjava gli si aggirava intorno, inquieta ed impotente.
Sennar si alzò in piedi, la sua mano destra avvolta in una nube di scintille colorate.
-Pensi di essere furbo, ragazzino? Pensi che non sapessi che volevi uccidermi dal primo sguardo che mi hai lanciato questo pomeriggio?- gli sussurrò il mago, inginocchiandoglisi davanti.
-Beh, saluta la tua ragazza per me, William Parry-.
Kirjava fece un balzo verso la gola del mago, ma quello fece un rapido gesto con la mano, e il coltello lasciato cadere a terra da Will schizzò alla gola del daimon, uccidendolo sul colpo.
Nonostante privo di aria, il ragazzino emise un potente grido di dolore, mentre il suo daimon si disfaceva in una piccola nube di Polvere.
Dopodiché roteò gli occhi all’indietro e morì a sua volta.
Il boato del cannone trovò Sennar a correre bagnato fradicio nel bosco fitto e buio.
 
***
 
Come era arrivato, il temporale svanì di botto, lasciandosi dietro un cielo pieno di stelle, l’odore di terra bagnata e una coperta di perline luccicanti sugli steli d’erba e sulle foglie degli alberi.
-Fermiamoci qui- supplicò Sadie, strizzandosi i lunghi capelli color del grano maturo.
Percy annuì .
Il figlio di Poseidone stese la braccia e le goccioline d’acqua rotolarono via, lasciando una porzione di erba asciutta su cui sedersi.
Avevano cercato Annabeth e Carter ovunque, ma in temporale non aveva affatto aiutato le ricerche, e ormai erano stanchi e rassegnati che avrebbero dovuto continuare le ricerche il giorno successivo.
-Riposati- le sussurrò Percy –Farò io il primo turno di guardia-.
Sadie sorrise in segno di riconoscenza e cadde addormentata una manciata di secondi dopo.
 
***
 
-E’ il momento- sibilò il Capo Stratega.
La ragazza annuì e digitò rapidamente un codice sulla sua tastiera.
Sullo schermo olografico apparve un animale che aveva tutta l’aria di essere una zanzara, ma delle dimensioni di una vespa.
-Perfetto- ridacchio il Capo Stratega, e, mentre Mitchell lasciava la stanza, la ragazza premette “Invio”.
 
***
 
Sadie si svegliò, con uno stranissimo e pungente dolore al collo.
-Percy?- chiamò, ma nessuno rispose.
-Percy?- chiamò ancora, e fu allora che lo vide: la testa gigantesca e rosse di un serpente.
La fauci si spalancarono, mostrando una fila di enormi zanne bianche e una saettante lingua biforcuta.
-Eccomi Sadie, cose vuoi?- rispose il serpente, minacciosamente.
In un secondo la ragazza era attiva, col suo bastone in mano e i geroglifici dorati che le danzavano attorno.
-Sadie, ma cosa fai?- chiese il serpente, con l’aria di un gigante che si vede arrivare contro una formica armata, per affrontarlo.
-Mi sembra ovvio- rispose lei, ingoiando la paura –Ti uccido!-.
 
***
 
Percy non capiva.
Aveva sentito Sadie chiamarlo, e quando si era presentato da lei, la ragazza era saltata in piedi, con aria minacciosa e un po’ spaventata, e aveva affermato di volerlo uccidere.
Suo malgrado, il figlio di Poseidone si vide costretto ad estrarre Anaklusmos per salvarsi la vita.
Sadie gridò un comando in una lingua che Percy non capì –Ha-wi-.
Un geroglifico dorato rimase un secondo sospeso nell’aria tra loro, dopodiché il figlio di Poseidone fu sbalzato lontano, perdendo la presa su Vortice.
Rotolò a terra, sporcandosi i vestiti di fango e erba.
-Sadie, smettila!- gridò Percy, cercando di rimettersi in piedi.
-Oh senti chi si è messo a supplicare. Non ti facevo il tipo, Apophys, e ti facevo anche molto più forte!- ghignò Sadie, che aveva evidentemente riacquistato coraggio.
-Ma non preoccuparti, Signore del Caos: tra un secondo la smetterò!-.
 
***
 
Non appena Carte aveva vista quella luce dorata ne era stato sicuro: era lì, che avrebbe trovato Sadie e Percy.
Non appena lo disse ad Annabeth i due si misero a correre in quella direzione.
Se Sadie stava usando le parole divine, i due dovevano essere in guai seri.
Carter vide sua sorella, circondata da geroglifici dorati, puntare il proprio bastone verso una figura armata dall’altra parte della radura e pronunciare un’altra parola divina.
 –Ha-di!-.
Il geroglifico si staccò dal bastone e il tempo sembrò dilatarsi.
Il disegno luminoso fluttuò nell’aria fino a fermarsi davanti alla figura armata.
La luce dorata che emanava illuminò il volto del Tributo contro cui l’Occhio di Iside stava combattendo.
Carter riconobbe il volto di Percy Jackson.
Sentì Annabeth gridare –Noooo-.
Il geroglificò svanì e Perseus Jackson, figlio di Poseidone, esplose come un budino al cui interno era stato messo un petardo di capodanno, tanto che Carter non fu mai del tutto sicuro se, il suono dell’esplosione, fosse stato prodotto da Percy o del cannone.
  
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