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Autore: _Destiel    16/07/2015    0 recensioni
"C'era una volta, nel centro di New York, lontano pochi isolati da Central Park, un Istituto. Una scuola, possiamo dire, dove i giovani Nephilim, ragazzi che dedicavano la vita alla lotta contro il male e a distruggere ogni forma di demone presente in questo mondo, venivano istruiti, allenati, preparati alla vita lá fuori. Ogni istituto era aperto a tutti i cacciatori che chiedevano ospitalità, ma alcuni di essi ci vivevano stabilmente. 10 ragazzi, maschi e femmine, erano stati assegnati ad esso e potevano quasi definirsi quasi indipendenti. Le loro vite, la loro sopravvivenza, il loro mantenimento erano sotto la responsabilità del Conclave, ovviamente, ma rimanevano abbastanza autonomi. Il Conclave aveva deciso di provare a fare questa sorta di "esperimento", per assicurarsi che, al compimento della maggiore età, questi ragazzi fossero in grado di gestirsi da sé, di essere dei bravi cacciatori. E aveva affidato loro la gestione dell'edificio."
Questa storia non riguarda, non direttamente, i personaggi descritti nei libri di Cassandra Clare, perché riguarda la generazione seguente. Infatti alcuni dei protagonisti sono proprio i loro figli. Coinvolge sia i personaggi di TMI che di TDI, che sono contemporanei.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONCE UPON  A TIME - CAPITOLO QUINDICI.

New York, Giugno 2013

Pov Damon
"Hai capito tutto, Ella? Non possiamo permetterci di sbagliare anche un minimo dettaglio." Ripeté Damon per la millesima volta a Ella, che, per la millesima volta, annuì. Avevano ormai elaborato un piano, ma ancora dovevano capire come imbucarsi alla ballo. Alla fine, loro avevano ricevuto l'invito ufficiale, quindi sarebbero benissimo potuti entrare come ospiti ma, non avendo neanche degli abiti perlomeno decenti, forse non sarebbe stato il caso. I due ragazzi avevano pensato all'ipotesi di partecipare, vestendosi da camerieri, ma era ormai troppo tardi per essere attuata. Distratti da questi pensieri, ma sentendo bussare alla porta, Damon andò ad aprire dopo aver esclamato un "Ma la gente deve sempre rompere!" e si trovò davanti la sorellastra Sam, perfettamente vestita a festa. La ragazza prese subito la parola, mentre Ella rimaneva seduta sul letto a gambe incrociate.

"Non dovresti essere al ballo, tu?" Chiese il biondo, con un'espressione confusa sul volto. Alla fine, era proprio lei la più entusiasta di tutti. Anche se, in parte, era colpa sua se tutto quello stesse avvenendo. Era lei che aveva portato Anya e Dimitri nell'Istituto, pur inconsapevolmente.

"Lo ero, ma penso fosse meglio venirti ad avvisare... " Disse, scostandosi leggermente, mentre Damon diveniva ancora più perplesso. Almeno fino a quando sentì improvvisamente lo stomaco stringersi, gli occhi socchiudersi, come per assicurarsi che tutto quello che avesse visto fosse vero. Rivedere suo padre, salire le scale ed avvicinarsi a lui, dopo nove anni, fu come ricevere un pugno in un occhio. Una di quelle cose che, nonostante facciano male e ti provochino ulteriore dolore, continui a sperarci per tutta la vita. Ma che quando succedono  davvero, non rendono giustizia a ciò che la tua mente aveva immaginato. Sebastian non era cambiato affatto: i capelli biondi erano leggermente più lunghi dall'ultima che Damon lo aveva visto, quando il padre lo aveva informato della sua partenza e promesso che sarebbe tornato, e i suoi occhi erano più neri che mai. Nonostante tutto quel tempo, non appariva troppo invecchiato, pur avendo, da quel che il ragazzo dedusse facendo un veloce calcolo, circa trentasei anni. Le sue braccia si allargarono improvvisamente, andando a stringere il figlio che, per tutto quel tempo, era rimasto immobile, faticando a respirare.

"Figlio mio, figliolo.. " Sussurrava intanto Sebastian, scrutando Damon in continuazione "Quanto sei cresciuto, sei diventato un così bel giovane, degno di tuo padre". Ma il ragazzo continuava a guardarlo impassibile, mentre quella costante domanda, ora più vivida che mai, che aveva tormentato i suoi ultimi nove anni, continuava ad aggirarsi per la sua mente. E una volta presa la forza, la lasció semplicemente uscire.

"Perché mi abbandonato?" Sussurró Damon, con lo sguardo ora pieno di rabbia, di delusione, di malinconia, ma dal quale si intravvedeva anche una leggera commozione. Sebastian scosse la testa, come a voler dimenticare l'accaduto, ma Damon non poteva ignorare di essere cresciuto senza di lui, non poteva dimenticare un evento che gli aveva completamente rovinato l'infanzia. "Avevo solo otto anni, ero una bambino e ti amavo con tutto il cuore. Rispondi a questa domanda, ti chiedo solo questo" Continuò il ragazzo, cercando di trattenere le lacrime. Damon non piangeva, non piangeva mai. Ma quella situazione lo aveva completamente distrutto. "... e poi sparisci dalla mia vista." Terminó, dapprima chiudendo gli occhi e poi riaprendoli. Ed essi erano passati dal verde abituale al nero più oscuro. Nel frattempo Sam li aveva abbandonati, probabilmente per tornare al ballo, mentre il volto di Ella, la quale aveva assistito a tutta quella scena, era sconvolto da un'espressione simile alla quella di Damon. La giovane Herondale si sentiva completamente fuori luogo, potendo perlomeno concepire le emozioni che l'amico stava provando in quel momento. Era a conoscenza di quanto egli era stato male per l'abbandono, e ora non sapeva se essere felice per il ritorno di Sebastian, o se prenderlo a pugni per tutta la sofferenza che aveva causato.

"Ti spiegherò tutto, figliolo. " Cominciò il padre, interrotto dal ragazzo, che lo rimproverò di non chiamarlo in quel modo. "Penso che tu abbia capito perchè sono qui. Sei un ragazzo intelligente e sarai sicuramente a conoscenza della situazione. Sono sicuro che avresti decifrato il codice..." Sebastian abbassò la voce, cercando di non guardare troppo negli occhi i figlio, forse per vergogna, o forse preso da un terribile rimorso..."Ma ora devi andartene via da qua, scappa e non ti voltare indietro. Ti supplico. So che è difficile ma devi fidarti di me."
E in quel momento, Damon comprese tutto. Era colpa sua, era sempre stata colpa sua. Ed era per quello che lo aveva abbandonato. Per i suoi piani maligni; aveva messo il suo egoismo davanti al proprio figlio, e per quello, non lo avrebbe mai perdonato.  Damon era tentato di chiudergli la porta in faccia, e lo avrebbe perfino fatto, se Ella non lo avesse fermato dall'intento, mettendo una mano sulla spalla del ragazzo e sussurrandogli: "Potrebbe essere di aiuto, Damon. So che non vuoi vederlo, ma pensa alla possibilità di poter avere una speranza di salvare ben duecento anime." Il ragazzo non aveva ancora smesso di fissare il padre, con un'espressione di rabbia e disgusto, ma anche lui era consapevole che Sebastian avrebbe potuto aiutarli.

"Non me ne andrò da qui, Sebastian" Sebastian, non padre. "L'unica possibilità é che tutti riescano a fuggirne. Se davvero tieni a me  e sei convinto delle tue parole, rivelami come fermare tutto questo. O ci salviamo tutti.... o nessuno" Disse Damon, convinto dalle parole dell'Herondale. Ma Sebastian sì limitò a scuotere la testa, sbuffando, fermandosi a pensare per qualche secondo. Damon si era forse illuso, pensando che quell'ultimatum avrebbe convinto il padre? Non era forse ragionevole, date le sue parole, che avrebbe accettato il 'patto'? Neanche il giovane Nephilim ormai lo sapeva. Ma ad un certo punto, Sebastian si convinse e rivelò loro tutto.

"23.57. È quella l'ora in cui la bomba si attiverà e a quel punto avrete esattamente un minuto e mezzo per disinnescarla. Non di più, non di meno." E comunicò loro anche il posto dove trovarla: la stanza di Sam. Tutto l'Istituto sarebbe esploso, andato in frantumi.... e così la persone al suo interno.

"Damon, andiamo. Dobbiamo iniziare subito la ricerca." Disse Ella, iniziando ad uscire dalla stanza velocemente, ma Sebastian la fermò, prendendola per il polso. Subito Damon si affrettò ad allontanare la mano dal padre dalla ragazza.

"No, non lo farete. Loro lo sapranno. Aspetterete l'ora che vi ho comunicato, quando saranno abbastanza distratti. Vi assicuro che sono coinvolte più persone di quel che pensate e si lasceranno ingannare da due ragazzini" Sebastian pronunciò quella parola, ragazzini, con un tono di superiorità, che fece terribilmente innervosire Damon. Perlomeno, lui non avrebbe mai abbandonato suo figlio. Tuttavia ci fu una cosa che il ragazzo dovette ammettere: non si sarebbero lasciati ingannare da loro tanto facilmente. Doveva andare tutto alla perfezione, poiché non potevano permettersi il minimo sbaglio.

"Fate attenzione, ragazzi. Spero che e la facciate" Si raccomandò nuovamente l'uomo, stringendosi nella giacca di pelle che indossava "E ora, se non vi dispiace, vi abbandono. Quando scopriranno che sono stato io ad aiutarvi, la mia vita non sarà tanto lunga. Ma forse posso riuscire ad avere un po' di vantaggio su di loro." Guardò per l'ultima volta Damon, che riuscì a scorgere qualcosa nei suoi occhi, pur non riuscendo ad identificarmi" Quando tutto questo sarà finito, Damon, e se io sarò ancora vivo, saprai dove trovarmi" Terminò, mettendo nella mano del ragazzo un piccolo fogliettino di carta. E, senza minimamente voltarsi, scese le scale e scomparve nella notte.

 

Pov Ella
"Possiamo fidarci di lui?" Chiese Ella, non appena Sebastian fu uscito di scena, sempre rimanendo sull'uscio della porta. Quella era più che altro una domanda retorica, alla fine, poiché la ragazza già conosceva l'inaffidabilità di Sebastian e il suo pensiero fu affermato dalla frase seguente di Damon.

"No, non possiamo. Ma forse questa è la migliore chance di salvare gli altri" Rispose il ragazzo, scuotendo la testa. Il loro piano era saltato, e forse era anche una cosa positiva, poiché appiccare il fuoco nella sala da ballo non era una così grande idea. Ma ormai erano quasi le nove e dovevano assolutamente agire. Ella notò una cosa, tuttavia, di cui fino a quel momento non si era resa conto. Infatti, abbassando leggermente lo sguardo sul corridoio, la ragazza vide una scatola rossa ai piedi della porta, appoggiata al muro di sinistra. I due ragazzi si guardarono per un attimo, fino a quando Damon non la prese in mano e la posò sul proprio letto, chiudendo poi la porta.

"E se fosse la bomba?" Sussurró la giovane Nephilim, guardando il contenitore con introspezione. Damon ridacchió, sentendo quella frase per poi aprirla lentamente. E quando vide il contenuto, la sua risata si fece più forte. Ed Ella amava quella risata.

"Decisamente non è una bomba" Rispose il ragazzo, sempre con tono ironico. Nella scatola erano contenuti due abiti da sera: uno femminile, quindi destinato ad Ella, e l'altro maschile, quindi destinato a Damon. Sopra di essi, piegati alla perfezione, vi era posto un piccolo biglietto di carta, con la scritta: "Spero che voi possiate cambiare idea." Ed era firmato, non che meno, da Lily.

"Amo quella ragazza" Esclamò l'Herondale, prendendo il suo vestito ed affrettandosi ad entrare in bagno, per indossarlo. Non sapeva esattamente con Lily avesse fatto, ma quel vestito, oltre ad essere della giusta misura, le stava incredibilmente alla perfezione. Risaltava le sue forme, per quel che erano, e la faceva apparire quasi come una principessa. L'abito era di seta, color rosso, e aveva la parte superiore coperta di paillettes dello stesso colore. Una spalla era coperta da quella stoffa, mentre la destra rimaneva nuda, lasciandogliela esso scoperta. L'unica cosa che ad Ella non piaceva era indossare i tacchi. Odiava quel tipo di scarpe e non sapeva minimamente camminarci. Ma probabilmente Lily l'avrebbe uccisa, se avesse rovinato il completo, e quindi li indosso, uscendo dal bagno in qualche modo, e vedendo Damon cercare di sistemarsi la cravatta. Il suo completo era molto semplice, ma molto elegante. Nero, classico, cravatta dello stesso colore del proprio vestito che, tuttavia, era messa malissimo. Ella, dopo essersi avvicinata a lui, gli rifece il nodo, dando un veloce sguardo a di suoi occhi, che erano tornati verdi. Damon prese la mano di Ella ed insieme si recarono nella sala da ballo, mentre l'orologio suonava le ventuno esatte. L'accoglienza fu un po' esagerata, secondo i due ragazzi, ma in ogni caso dovettero sopportarla. Il cameriere li fece sedere ad un tavolo, con altre persone mai viste, mentre sia Ella che Damon cercavano con lo sguardo i loro amici. Ma non furono fortunati. Mentre i convitati discutevano di vari argomenti, Damon osservava Ella, ed Ella osservava Damon, anche se non nello stesso momento. Ma entrambi stettero in silenzio, fino a quando i piatti non vennero sentiti.
"Controllate sotto il piatto" Disse il cameriere, iniziando a servirli velocemente, per poi sparire dalla visuale. Ella fece quanto detto, pur sempre stranita, ma non vi trovò niente, al contrario di Damon che vi staccò un piccolo bollino verde, pur non sapendo cosa farsene. Ma proprio in quel momento, come a voler rispondere alla domanda silenziosa dei ragazzi, Sam si recò al centro della stanza, prendendo la parola: "Signori e signore, vi vedo alquanto confusi. Vi serve solo sapere che coloro che avranno il bollino verde sotto il piatto, apriranno le danze. Dopo la cena ovviamente" E tornò al proprio posto, mentre Damon imprecava.

Un'ora e mezza più tardi, gli invitati stavano gustando il dolce, che si era rivelata essere una bellissima torta a tre strati, con la panna e la crema chantilly, sulla quale era stato ricreato, mediante un disegno, l'Istituto, con la scritta "1013 - 2013". Ella, pur essendo piena da scoppiare, non aveva potuto dire di no a quella delizia. Le persone sedute al loro tavolo si erano rivelate piuttosto simpatiche, soprattuto un cacciatore di nome Hector e sua moglie Victoria, con i quali avevano intrapreso una discussione riguardo alle proprie vite. I due giovani, che avevano circa 24 anni, si erano conosciuti qualche anno prima durante una battuta di caccia e non si erano piú separati. Erano sposati solamente da qualche mese, ma già aspettavano un bel bambino, che si poteva scorgere dalla leggera pancia di Victoria, poco eccentuata avendo il bimbo solo tre mesi.  Finito il dolce, verso le undici, l'orchestra iniziò a suonare la musica per il valzer. Damon tentò in tutti modi di evitare di ballare, ma alla fine fu costretto. E ad Ella, che per tutto quel tempo era rimasta a ridere, toccò la stessa sorte, come sua compagna. La ragazza aveva trovato tutte le scusa immaginabili, dal classico "Non so ballare" al "Ieri mi hanno amputato un piede". Ma alla fine, Damon, avendola persino minacciata di morte, riuscì a portarla in pista. E lì Ella non rideva più. In realtà, le davvero non sapeva ballare il valzer, ma Damon si rivelò più bravo di quel che si aspettasse. Ovviamente i due ragazzi si trovarono totalmente imbarazzati da quella vicinanza, ma alla fine fu solamente per il tempo di un ballo. Anche se ad Ella l'immagine della mano di Damon stringere il proprio fianco rimase per molto di più. E anche quella di Adam che ballava con Travis, scena che suscitò a tutti una grande risata. Adam non era gay, almeno per quanto ne sapeva Ella, ma in ogni caso lei non si sarebbe fatta nessun problema. E per questo, a differenza degli altri, rideva pensando alla deficienza dei due ragazzi che desideravano solo attirare attenzione. Nella successiva mezz'ora anche altre coppie si unirono alle danze, tra cui Daniel e Lily, che si sbaciucchiavano ogni due minuti, Anya e Dimitri, Max e una certa Mar e persino Lydia e Robert, che si erano rivelati esser una coppia ufficiale. Ben presto i primi due li raggiunsero e Lily iniziò subito a fare complimenti ad Ella.

"Per quale motivo Adam balla con Travis?" Chiese Damon a Daniel, guardando i due ancora in pista, mentre Ella e Lily si allontanavano. "Era una scommessa." Rispose semplicemente l'Herondale, senza aggiungere ulteriori dettagli. Damon guardò l'orologio che portava al polso, stupito dal fatto che nessuno li avesse il motivo del suo cambio di idea, ed esso indicava esattamente le 23.48. Nove minuti dopo la bomba sarebbe esplosa.  E il destino di quelle persone sarebbe dipeso solo da loro. Subito si allontanò da Daniel, per recarsi dalla sorella ed informarla della situazione, prendendola per mano e trascinandola lontano dall'amica, per parlare in privato. I due ragazzi decisero di aspettare ancora qualche minuto, ma alla fine, con una scusa, riuscirono ad allontanarsi dalla sala da ballo. Cinque minuti prima dell'esplosione i due ragazzi stavano già sgattaiolando su per le scale, verso la camera di Sam, che si rivelò essere terribilmente ordinata. Meglio così.

"Ella, tu dove nasconderesti una bomba?" Chiese Damon, iniziando a cercare in tutti i cassetti. Quattro minuti. L'Herondale rispose che probabilmente l'avrebbe messa in un posto non visibile, in modo che Sam non lo trovasse, essendo in camera sua, come per esempio sotto le assi del pavimento. Nei successivi minuti i due Nephilim esplorarono tutta la stanza, ma quando arrivarono  le 23.56, Ella iniziò a farsi prendere dal panico. Ma non Damon, che ormai aveva capito tutto.

"Ci ha ingannato" Esclamò il ragazzo, sedendosi sul letto, con un'espressione di profonda delusione in volto "La bomba non si è mai trovata qui. Probabilmente nemmeno si tratta di una bomba. Come ho fatto a non capirlo?" Doveva immaginare che Sebastian non avrebbe mai pensato agli altri, prima della cosa che riteneva più importante di tutte, prima di lui stesso. Ancora una volta aveva messo la sua pelle davanti a suo figlio. TIrò un pugno contro il muro, come per sfogarsi a causa di quella situazione, e per qualche secondo il dolore fisico sembrò quasi lenire quello emotivo. Damon aprì il biglietto che il padre gli aveva lasciato, ma su di esso non vi era nessun indirizzo o nessun numero di telefono. Solo due semplici parole, scarabocchiate con una biro nero. "Mi dispiace".

"Ritorniamo al piano iniziale, Ella, anche se non sappiamo di cosa si tratti" Continuò quello, alzandosi in piedi "Sebastian non mi voleva morto, quindi qualunque cosa sia deve trovarsi nella sala da ballo, dalla quale mio padre era sicuro che ne sarei uscito. Dobbiamo fare uscire tutti". Ella si tolse le scarpe coi tacchi, che riteneva solo un ulteriore fastidio, iniziando a correre il più velocemente possibile. L'orologio segnava ormai le 23.58, quando i due ragazzi raggiunsero il portone, che tuttavia non riuscirono ad aprire, essendo quello sigillato. E, proprio in quel momento, la musica, le voci, il rumore cessarono improvvisamente. E quel punto, riuscirono ad aprire la porta e la scena che videro si rivelò terribilmente straziante. Erano tutti morti. I cadaveri di duecento persone erano ammassati gli uni sugli altri, sparsi in tutta la sala. I due ragazzi scesero velocemente le scale, per andare in cerca dei loro amici. Ella, con gli occhi pieni di lacrime, riuscì a scorgere quello di Hector, il giovane che avevano conosciuto la sera stessa, ma no quello di moglie. Vide quello di Lydia, la loro istruttrice dai capelli rossi, e  di Robert. Vi erano anche alcuni membri del Conclave, che Ella aveva conosciuto solo di vista, ma nessuna traccia dei loro amici, e quello le diede per un attimo un briciolo di speranza Era forse avvenuto un miracolo e Dio l'avesse aiutata a salvare i suoi amici? Ella non poteva essere certa di niente, e ciò le provocava ulteriore ansia. Si lasciò d un pianto ininterrotto, abbracciando Damon, che la strinse, aspettando un qualche segno. Era forse davvero quella la fine di tutto? Dopo gli sforzi delle ultime settimane, erano stati davvero ripagati così? Nessuna traccia di Dimitri, nessuna traccia di Anya. Nel silenzio della sala, tutto ciò che si udiva erano i singhiozzi dell'Herondale.

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

So che probabilmente molti di voi mi staranno odiando in questo momento. Anche io mi odierei, onestamente. Ho detto che avrei aggiornato a breve e invece è passato ben più di un mese. Non voglio essere giustificata, ma a mia discolpa dico che ultimamente sono stata davvero impegnatissima. Per di più, oltre a non avere tempo, la mia ispirazione era completamente svanita nel nulla. Ma.... sono tornataa! Spero che qualcuno riesca ancora a leggere la mia storia, nonostante il tempo passato. Spero che non mi abbiate dimenticato così in fretta,

 

_Destiel

 

 

  
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