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Autore: TheDevil    17/07/2015    9 recensioni
[Storia ad OC][Iscrizioni Chiuse (per ora)]
[Crossover con "Il ciclo dell'eredità"]
Il continente di Fiore è sempre stato teatro di scontri tra esseri umani finché i draghi, stanchi di queste inutili lotte usarono la loro magia per porre un freno a questi massacri.
Per garantire l'equilibrio tra i sette regni, ognuno di essi ottiene un drago e due uova...
Ma da questo scambio succede qualcosa di inaspettato...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: OC, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti voi, in questa caldissima sera di Luglio, ho scritto il quinto Capitolo della Storia, in cui si cominciano a vedere i primi combattimenti, inoltre ho dato a heartly e ad Honeyzen il loro premio, ma dovrete leggerlo per scoprirlo…
Chiedo scusa a Guzza, ma non riesco proprio a capire cosa usare per lei, spero di darti il premio nel prossimo capitolo… SCUSAAAAAA
E comunque voglio fare un appello, poiché parecchie persone dopo avermi dato il loro personaggio non mi hanno più recensito – mandato messaggi o dato segni che comunque apprezzassero la storia, vi invito a farvi vivi… Anche perché ho altre persone che mi hanno chiesto OC, quindi non siete indispensabili…
PS se sperate in una morte epica per gli OC, perdete questa speranza, li farò morire in modo ridicolo…
Detto questo vi auguro buona lettura
 

REGNO DELLA TEMPESTA

Erano passati sei mesi da quando Hake Black e Neren Ekirus erano diventati gli allievi di Laxus, eppure non avevano legato molto, anzi proprio per nulla e non la smettevano mai di litigare, lei troppo orgogliosa e testarda, lui troppo strafottente, l’unico che riusciva a placare il loro desiderio di litigare era Laxus.
Peccato che in quel momento non fosse presente, si era diretto a sud per una fantomatica missione diplomatica nel Regno della Palude.
Neren e Hake stavano scontrandosi  con l’uso delle armi, ma non con la magia che pure avevano imparato a utilizzare, ma che quando Laxus era lontano, era preclusa loro.
La ragazza si lanciò contro Hake urlando e brandendo la falce al di sopra della testa, così da cercare di colpire l’avversario con un fendente, ma l’uomo parò il colpo grazie alla sua spada, per poi colpire la ragazza con un pugno, con il quale Neren venne sbalzata all’indietro, ma con una capovolta atterrò sul ginocchio, e riconquistata la posizione eretta partì di nuovo all’attacco, ma questa volta Hake invece di attenderla come suo solito, scattò in avanti, brandendo la sua spada, poco affilata, che si sarebbe scontrata con il collo della ragazza se questa non si fosse tirata indietro con uno scatto felino e fece scontrare la sua falce con la lama di Hake, dallo scontro esplose un mare di scintille.
Mentre i due però si scontravano senza rivolgersi la parola, due draghi se ne stavano comodamente sdraiati al suolo, Kaze, il drago grigio nero di Hake, seguiva lo scontro con attenzione, mentre Reegrois, era distratto dalla carcassa di un cervo che aveva catturato poco prima quando in volo avevano sorvolato le grosse pianure del Regno della Tempesta.
-Stai migliorando sempre di più Neren- disse Hake, provocando la sua compagna che odiava quando lui le dava consigli o la criticava, e che quindi con un urlo si diresse verso di lui, fendendo l’aria con la falce.
-Basta così- la voce di Makarov, giunto fino al campo di addestramento, non sentito da nessuno dei due cavalieri li bloccò ai loro posti, sorpresi di vederlo lì.
-Maestà, cosa ci fa qui?- chiese Hake, riponendo la spada, imitato da Neren.
-Visto che Laxus non è nel Regno, ho bisogno di voi per portare a termine delle missioni importanti- il sovrano fece una pausa, come a riflettere su chi fosse il più adatto, poi riprese :-Neren, sta arrivando dal Regno della Luce, una delegazione di due Cavalieri e voglio che tu vada ad accoglierli e li accompagni ovunque loro vogliano, niente colpi di testa e soprattutto nessuno scontro con loro, ci siamo capiti?- chiese Makarov alla ragazza, che annuì secca.
-Hake, per quanto riguarda te, alcuni banditi stanno assaltando la città di Siltherin, ad est, devi fermarli e consegnarli al governatore della città, lord Justine, il fratello maggiore di Freed, se è tutto chiaro, partite che non c’è un minuto da perdere- e senza attendere alcuna risposta, Makarov voltò le spalle ai due Cavalieri e se ne tornò al palazzo Reale.
-Ehi, sta attento- gli disse Neren, mentre ormai pronta a partire si apprestava a salire su Reegrois, che intanto aveva smesso di mangiare.
-Anche tu- le rispose il giovane, sistemando la sella su Kaze –e mi raccomando anche a te Reegrois- il drago rispose a quella esternazione con uno sbuffo irritato, poi entrambi presero il volo, ognuno nella sua direzione.
Hake durante il suo viaggio si concesse una pausa vicino ad un ruscello dove mangiò un boccone, mentre Kaze aveva tranquillamente catturato un bisonte selvatico e adesso se lo stava mangiando con voracità.
Il viaggio dei due riprese, lento e tranquillo, fino alla dimora di Lord Justine che uscì dal suo palazzo per accogliere gli ospiti.
Lord Justine, il cui nome di battesimo era Light, era un uomo molto alto e dal portamento nobile, i cui capelli, di un verde foresta erano lunghi fino alle spalle, e incorniciavano un volto gioviale, reso vivo da due occhi verde foresta che scrutavano attenti i suoi due ospiti.
-Benvenuti nella mia residenza, Cavaliere e Drago, sono onorato di fare la vostra conoscenza- disse con voce cortese ma fredda il lord.
-Sono venuto qui per la crisi dovuta agli attacchi notturni, non è mia intenzione fare conversazione- rispose Hake, a cui il nobile non pareva stare esattamente simpatico.
-Bene- rispose quello, ignorando il tono di voce dell’interlocutore, gli spiegò in breve la missione –Da giorni un gruppo di briganti assalta la zona, approfittando dell’oscurità, tra di loro ci sono dei maghi, per questo abbiamo dovuto chiamare te-.
-Capisco- disse il ragazzo, per poi voltarsi verso Kaze –Comincia a fare un giro nella zona, se c’è qualcosa di sospetto, chiamami subito- e il drago diede il suo cenno d’assenso con un ruggito per poi spiccare il volo.
-Se vuoi, puoi rifocillarti all’interno del palazzo- gli disse Lord Light. 
-No grazie Lord Light, preferisco andarmene in giro e chiedere qualche informazione.
Hake si recò nella città dove cominciò la sua indagine, parlando con i cittadini, soprattutto con le famiglie che avevano visto questi briganti, e più raccoglieva informazioni, più la cosa lo lasciava interdetto, poiché quasi nulla era stato rubato, ma in compenso venivano rapite le persone, alcuni ipotizzando che ci potesse essere in seguito la richiesta di riscatto, altri credendo che semplicemente lo facevano per ucciderli.
-Hake, oltre il bosco c’è una radura in cui sono riunite diverse persone- lo informò Kaze che in volo, gli inviò un’immagine mentale, dove alcuni individui ammassavano legname in grossa quantità, ricevuta l'immagine mentale, Hake cominciò a correre in quella direzione, raggiungendo un punto dal quale poteva osservare quelle figure incappucciate senza essere visto, mentre nello stesso momento, Kaze si allontanava per rimanere celato.
 Si sbagliavano tutti quando pensavano che quelle incursioni nella città fossero opera di semplici briganti, dotati di qualche stregone da strapazzo.
No, la scena che si presentò dinnanzi a Hake era completamente differente, al centro di un cerchio di persone era stata issata una grossa pira di legno, pronta ad essere appiccato il fuoco, mentre da un lato c’erano delle persone legate.
Hake aveva dato disposizioni a Kaze di rimanere in disparte, poiché probabilmente la presenza di un drago avrebbe causato la fuga delle persone, che adesso si preparavano ad un qualche tipo di rituale.
-Fratelli- disse quello che stava al centro del cerchio, vicino alla pira –Oggi è finalmente il momento, abbiamo sofferto, siamo stati scacciati, derisi, presi per ciarlatani, ma oggi finalmente il nostro Dio tornerà con noi.
Nessuna risposta se non un mormorio diffuso tra il cerchio di quelli che parevano essere fedeli in preghiera.
-E’ una sorta di culto- constatò Hake, facendo si che le immagini che gli si presentavano davanti giungessero anche a Kaze, il quale rispose con un borbottio a proposito della stupidità umana.
-Ma per ogni vittoria vi è bisogno di un sacrificio, per dare vita a nostro padre c’è bisogno di un pegno di fede, perciò accendete la pira- alcuni uomini con delle fiaccole si fecero avanti dal cerchio e appiccarono il fuoco.
-Portate avanti i doni per nostro Padre- e quando uomini armati di lance cominciarono a spingere le persone legate verso le fiamme, Hake decise di intervenire, lanciandosi tra i credenti, abbattendo le persone che gli si paravano davanti, coprendo i suoi pugni con un vortice di vento.
Nello stesso momento dalla foresta circostante si alzò il possente ruggito di Kaze, pronto ad accorrere in aiuto del suo cavaliere, anche se i suoi nemici non parevano essere delle vere e proprie minacce, ma nella concitazione dello scontro si trovò a pochi passi dal fuoco e quando lo guardò, accadde qualcosa che non aveva previsto.
Il mondo intorno a lui scomparve e delle immagini si susseguirono davanti ai suoi occhi, il volto di una donna dai lunghi capelli neri che gli sorrideva mentre veniva divorato dalle fiamme.
Anche se quelle immagini erano durate appena pochi secondi, un senso di inquietudine gli strinse nel petto, ma si costrinse ad ignorarlo e a riportare l’attenzione sul suo avversario.
-Che c’è ragazzo, paura del fuoco?- disse il capo dei Credenti, mentre si toglieva il cappuccio che gli aveva indossato per tutto il tempo, mostrando una lunga zazzera bionda che gli arrivava fino alle scapole, che incorniciava due occhi rossi e folli –Hai fermato il sacrificio e questo lo devi pagare, nel nome di Nostro Padre.
Il giovane Cavaliere non rispose, registrando in un angolo della sua mente che Kaze stava arrivando e probabilmente aveva notato quello che gli era successo, si preparò a combattere, estraendo la spada e impugnandola con la mano destra, mentre la sinistra venne circondata dal vortice di vento.
-Ahahahahahaah cosa intendi fare con quella spada smussata?- chiese il biondo generando attorno alle sua braccia delle fiamme nere, che vennero lanciate in direzione del moro che dal suo canto le deviò con una semplice torsione del vento nelle sue mani, ma appena le due magie vennero a contatto, il volto della donna apparve di nuovo nella mente del giovane, che scosse il capo, mentre sentiva la voce di Kaze che lo riportò alla realtà, giusto in tempo per evitare un diretto destro alla mascella.
Mentre i due combattevano però, si era alzato il vento e il fuoco cominciò a lambire gli alberi poco lontani, che ben presto avrebbe dato il via ad un incendio che avrebbe messo in pericolo la città poco lontana.
Gli uomini che poco prima gli avevano dato problemi, adesso erano concentrati sulla figura di Kaze che volando continuava ad usare il suo ruggito per colpire e allontanare i nemici, mentre rimanevano immobili a studiarsi Hake e lo stregone.
Ma alla fine questi non poté fare altro che arrendersi quando Kaze si voltò verso di lui e ruggì con tutta la sua rabbia, lo stregone alzò le mani in segno di resa.
Ma mentre combattevano il fuoco partito dalla pira si era propagato e adesso minacciava seriamente la città e i possedimenti di Lord Justine, perciò il ragazzo si assicurò di legare per bene le mani e i piedi dello stregone e veloce come un fulmine salì in groppa a Kaze che decollò immediatamente.
-Dobbiamo evacuare subito la città- disse il drago mentre furiosamente sbatteva le ali per aumentare la velocità.
-Non c’è tempo, dobbiamo fermare l’incendio, fermati in aria, proverò a fermare il tutto con il mio potere magico, e speriamo che funzioni.
Il drago era evidentemente in disaccordo con il suo padrone, ma alla fine decise di ubbidirgli, rimanendo a mezz’aria, vide che Hake si preparava a colpire il fuoco con il suo potere magico.
Il vento che generò però da uno dei suoi attacchi magici era completamente inutile di fronte a quel mare di fuoco che si stanziava di fronte a loro e inoltre il Cavaliere era disturbato dalle visioni di “quella” donna il cui volto era incorniciato da una maschera di fuoco.
Nel momento in cui lo scoramento però lo stava per sopraffare, Hake ricordò un’altra cosa: le parole del fabbro che gli aveva donato la sua spada “Credi nella spada anche in situazioni disperate, lei ti aiuterà sempre” e se quella non era una situazione disperata, come si poteva definire?
Hake estrasse la spada e la studiò un attimo: era la sua solita lama malconcia, senza il filo, come poteva essergli d’aiuto in situazioni difficili, Hake aveva bisogno di riflettere, ma venne disturbato da Kaze che non capiva bene cosa il suo compagno stesse facendo.
-Dammi solo un secondo- lo implorò il ragazzo.
-Vuoi usare il tuo potere o no?- ruggì esasperato il drago che non volendo gli diede l’illuminazione giusta.
Hake evocò il suo potere nella mano sinistra mentre con la destra reggeva la spada dinnanzi a sé e con il braccio ancora coperto dal suo potere magico.
La spada lo assorbì completamente e cambiò aspetto, da una spada vecchia e poco affilata, divenne una spada enorme, con un filo perfetto, lunga quanto lui e larga come il suo torace, ma a dispetto delle dimensioni, la sentiva leggerissima e la manovrava senza sforzo, inoltre percepiva che al suo interno c’era una grossa riserva di potere magico.
Hake portò la spada verso l’alto, impugnandola con due mani, per poi scagliare un fendente, grazie al quale dalla spada si scagliarono delle fortissime raffiche di vento, simili al suo potere magico, ma estremamente più forti che spensero le fiamme.
Hake dopo aver usato per la prima volta il potere della spada, cadde in ginocchio sul dorso del suo drago, respirando rumorosamente alla ricerca di ossigeno.
-Va tutto bene, Hake?- chiese il drago, preoccupato.
-Si, sto bene, è solo stato faticoso- rispose Hake, mentre la sua spada tornava al suo aspetto originario –Sono solo distrutto dalla fatica-
-Non dovresti mai usarla se non in situazioni estreme- disse il Drago al suo Cavaliere.
-Lo so, andiamo a prendere quello stregone e torniamo dal Re, ti dispiace se dormo durante il viaggio?- chiese.
-No, riposati, ci penso io- concesse il drago, mentre Hake gli dava un paio di pacche sulle spalle per poi chiudere gli occhi.  
 
 

REGNO DELLA LUCE

 Erano ormai passati mesi da quando Ailea aveva cominciato il suo allenamento insieme ad Eneko e stava migliorando a vista d’occhio, soprattutto per quanto riguardava l’uso della spada, grazie soprattutto all’intenso lavoro di Sting, che studiata la fisionomia della sorella, aveva per lei optato un cambio d’arma, ricordando da qualche parte nel suo inconscio una spada di una particolare etnia del Regno Delle Ombre, utilizzata soprattutto nell’attacco a sorpresa, che consisteva in una lama molto sottile e di conseguenza molto leggera e maneggevole, con l’unico inconveniente del danneggiarsi troppo in fretta, anche con Eneko che non faceva della potenza la sua arma migliore.
Sting aveva cercato di imporre alla lama una grande varietà di incantesimi di protezione, in modo che il metallo potesse divenire più resistente, ma evidentemente commetteva qualche errore, visto che la lama non resisteva a molti colpi da parte sua, e certo Ailea non poteva andare in battaglia con un tale handicap.
-Quello di cui ha bisogno, è una spada magica- gli disse Weisslogia, conscio del suo problema.
Le spade magiche erano però una merce estremamente rara e solo pochissimi armaioli riuscivano a  forgiarle, usando come base una parte del corpo di una bestia magica, come dei draghi, infatti la stessa spada che portava lui al fianco era stata creata partendo dalla zanna di Weisslogia.
-L’unico armaiolo che conosco capace di creare una spada del genere si trova nel Regno della Tempesta, e non è detto che possa volerci aiutare- rispose mentre osservava Ailea evitare un colpo dell’arma di Eneko, conscia che non poteva pararlo –Ma è anche evidente che così non può continuare-.
-Ragazzi, facciamo una pausa, Ailea, preparati che tra poco io, tu, Weisslogia e Kilmore andremo in missione, mi aspetto che tu Eneko, insieme a Israfil, continuiate ad allenarvi anche in mia assenza…- disse voltandosi verso Weisslogia e rimettendosi a parlare esclusivamente con il suo drago.
I due giovani Cavalieri si voltarono e raggiunsero i loro draghi, ormai giunti all’età adulta, che avevano completato il loro addestramento, ma che comunque rimanevano molto affettuosi con i loro compagni, soprattutto Kilmore che accettò volentieri le carezze di Ailea.
Sting per addestrarli li aveva portati nel profondo Nord, dove il freddo era insopportabile e le prede per i draghi erano scarse, avevano dovuto necessariamente fare di necessità virtù e collaborare.
Ailea in quel momento riscaldava le mani davanti al fuoco del campo, con la schiena appoggiata al ventre tiepido di Kilmore che la proteggeva anche con una delle sue sei ali, mentre Eneko preparava una zuppa.
-Brrrrrr, che freddooooo- si lamentò la ragazza.
-Su, non è così male, stai per partire in missione con tuo fratello- le rispose Eneko con un sorriso, al fine di rassicurarla.
-Sarà pericoloso- disse Israfil collegandosi alle mente anche di Ailea e ottenendo in risposta un borbottio da parte di Kilmore che non aveva gradito quell’uscita.
-Ma dai Is, smettila- disse Eneko assestando una pacca al suo drago in tono scherzoso.
-Sei pronta Ailea?- La voce di Sting la riscosse dai suoi pensieri, e accennò un cenno di assenso con il capo, quindi il fratello maggiore le ordinò :-Saliamo in groppa e partiamo-.
Sting salì con eleganza in groppa a Weisslogia, mentre Ailea ebbe qualche difficoltà in più, a causa delle sei ali del suo drago, che avevano costretto Sting a costruire una sella particolare, apposta per le esigenze
della sorella e mentre i quattro prendevano il volo, da terra Eneko lisalutava, guardandoli sparire nel cielo limpido del nord.
Volare con Kilmore era per Ailea un’esperienza fantastica, ogni volta che gli saliva in groppa, si sentiva completa, anche se in quel momento il clima era davvero rigido.
-Va tutto bene principessa?- le chiese Kilmore, che aveva cominciato a chiamarla così da quando l’aveva vista fare i capricci con suo fratello, un po’ per prenderla in giro, un po’ per affetto.
-Certo, sono sempre felice quando possiamo volare insieme- rise lei, lasciando perdere il tono canzonatorio di Kilmore.
Volarono per ore e ore sul Regno della Luce, senza mai fare una pausa e Ailea non poteva davvero immaginare dove suo fratello volesse portarla, quindi Kilmore seguiva Weisslogia.
Dovevano ormai aver quasi superato tutto il Regno della Luce, quando in lontananza videro una figura che non si aspettavano assolutamente: davanti a loro, possente con le ali che battevano nell’aria per tenersi sospeso stava un dragone dalle scaglie di colore grigio-azzurro su cui, seduta stava una ragazza con una grande falce di traverso sulla schiena, evidentemente in attesa della loro venuta, li salutò alzando la mano e facendo cenno di scendere al suolo, in una radura che faceva capolino tra i boschi al confine, indicazione che Kilmore e Weisslogia seguirono.
La ragazza scese dal suo drago e si fece incontro ai due visitatori, portando la sua attenzione essenzialmente su Sting e ignorando Ailea.
-Io mi chiamo Neren e lui è Reegrois- si presentò la ragazza –Cavalieri della Tempesta, vi diamo il benvenuto nel nostro Regno, ed è un piacere conoscervi- disse la ragazza in tono marziale, scrutandoli con attenzione
entrambi.
-Mi aspettavo di vedere Laxus ad accoglierci- rispose Sting –Io sono Sting, mentre lei è mia sorella Ailea, siamo venuti a parlare con Glaedr per la costruzione di una nuova spada.
A quella rivelazione, Neren fu spiazzata, mentre Ailea sospirò rumorosamente per la sorpresa :- Vuoi farmi costruire una spada magica dal Glaedr? Ma è il miglior alchimista del Continente, tantissime spade magiche
sono state create dalla sua arte, compresa la tua, davvero vuoi regalarmi una spada del genere Fratellone? Grazie, grazie davvero- disse la ragazza lanciandosi al collo del fratello.
Neren li guardò interdetta per poi voltare le spalle alla coppia e dirigersi verso Reegrois che annusava l’aria, evidentemente nervoso di trovarsi di fronte a due draghi sconosciuti e potenzialmente pericolosi.
-A cosa pensi Neren?- le chiese Reegrois, spiccando di nuovo il volo.
-Lasciamo perdere Reegrois- disse Nerene, accarezzandogli la testa, mentre questi si alzava in volo, seguito da Weisslogia e Kilmore, e li guidò verso la loro meta, molto vicina al confine Nord, quindi ci misero davvero poco a giungervi.
I tre Cavalieri arrivarono alla casa di Glaedr l’alchimista, una casa piccola e isolata, nelle profondità del bosco, con al fianco una forgia funzionante, da cui usciva un denso fumo nero.
-Glaedr è una persona importante- li informò Neren.
-Ehi vecchio- urlò Sting, ignorandola del tutto –Vieni fuori che devo parlarti.
Un uomo sui quaranta anni uscì dalla forgia, completamente ricoperto di fuliggine, e da un grembiule di cuoio tipico dei fabbri, pulendosi una parte della fuliggine dal volto, mostrando un volto corrucciato, degli splendidi occhi azzurri e capelli e barba nera.
-Speravo che mi sbagliassi e che non fosse la tua voce, e invece mi trovo di fronte questo impiastro biondo davanti casa, che c’è, la tua spada ti da problemi?- disse spazientito l’alchimista.
-Ciao vecchio, come ti va la vita?- chiese Sting sorridente.
-Bando alle ciance Sting, che vuoi?- chiese sgarbato.
-Dai Glaedr, questa è mia sorella Ailea- disse indicando sua sorella all’uomo – ho qualche problemino nel procurarle una spada, di solito combatte con quegli spadini che usano quella etnia del regno dell’Ombra, ma non posso mandarla in battaglia con quella.
-E perciò credi che io possa costruire una spada su misura per lei… Scordatelo!- disse Glaedr.
Ailea guardava l’uomo barbuto con tanto di occhi, mentre suo fratello cercava di farlo ragionare –E dai, hai forgiato la mia spada, perché non la sua?
Glaedr lo guardò con sguardo infuocato, per poi rispondere spazientito –Dovresti saperlo che le spade dei cavalieri sono fatte di Stellacciaio- lo sguardo di Sting fece intendere al fabbro che non aveva assolutamente la minima idea di cosa potesse essere, ma nei paraggi c’era Ailea che rispose per lui
alla domanda –Lo Stellacciaio è un metallo leggendario, non esiste sulla terra, si dice che venga prodotto solo dai meteoriti,  che entrando a contatto con l’atmosfera, solidifichino i minerali al suo interno- disse la ragazza, procurandosi uno sbuffo esasperato da Neren che sinceramente trovava già antipatica quella
ragazza.
-Beh almeno qualcuno che sa qualcosa c’è, ma non esiste più Stellacciaio nel Continente, l’ultimo blocco lo usai per costruire tre lame: la spada di Rogue, la tua spada e con il poco che mi era rimasto ti ho fatto anche
quella daga che porti insieme alla spada.
-Beh allora non ci sono problemi- disse Sting, afferrando la sua daga e lanciandola a Glaedr che la prese a volo, osservandola da vicino –Fondila e ricavane quella spada.
-Quella spada si chiama stocco- precisò Ailea.
Nello stesso momento Kilmore vagava per la radura annusando curioso l’aria, cercando di tenere sotto controllo tutte le vicinanze, ma il suo olfatto era disturbato dall’odore di tempesta che proveniva dal corpo del drago che intanto, probabilmente annoiata dalla conversazioni degli umani, aveva cominciato anche lui ad annusare in giro.
-Dovrebbe essere abbastanza, ma Sting, avrò bisogno del tuo aiuto per fondere questo pugnale e dei tuoi incantesimi, vieni nella forgia- e detto questo i due scomparirono all’interno della piccola officina.
All’esterno rimasero solamente Neren ed Ailea,  con la prima che accarezzava il muso di Reegrois e la seconda che la guardava.
 -Grazie per farci da guida- disse Ailea per rompere il ghiaccio, ma non ottenendo alcuna risposta dalla ragazza che si ostinava a mantenere il silenzio.
-Ah, oggi è stato davvero un sollievo saltare gli allenamenti- continuò la ragazza imperterrita, cercando di avviare un discorso con la ragazza, incurante di Kilmore che tentava di evitare che la sua compagna si cacciasse nei guai.
-Uffa ma perché mi ignori?- chiese alla fine la bionda gonfiando le guance.
-Senti, non ti offendere ma io non ti sopporto, basta guardarti per vedere che sei una principessina viziata, e guarda tuo fratello che sacrifica un pugnale di un acciaio leggendario per costruirti una lama…
-Ehi non esagerare, come te io mi alleno molto.
Neren non riuscì a reprimere una risata cattiva –Ti alleni molto? Le tue mani sembrano non aver mai toccato una spada e poi vogliamo parlare del tuo fisico? Sei esile come un giunco… Mi chiedo come abbia fatto l’uovo a schiudersi davanti a una  mocciosa come te, immagino che sia un drago stupido e infantile, magari che preferisce farsi coccolare piuttosto che scendere in battaglia…
Adesso stava esagerando pensò Ailea guardandola con odio, poteva tranquillamente insultare lei, ma non avrebbe permesso a nessuno di parlar male di Kilmore davanti a lei.
-Adesso smettila- urlò Ailea con gli occhi azzurri che cambiarono colore in un attimo, diventando dorati, mentre a loro volta Reegrois si metteva alle spalle di Neren mentre Kilmore dietro a quelle di Ailea, ringhiando sommessamente.
-Fammi vedere quello che sai fare, biondina- disse Neren estraendo la falce dalla guaina che portava direttamente dietro la schiena.
Ma prima che potessero cominciare ad attaccarsi, una presenza che avevano completamente dimenticato, quella di Weisslogia intervenne, ruggendo forte e mettendo le due sull’attenti, così come i due draghi che però continuavano a guardarsi minacciosi.
-Smettetela subito mocciose, Ailea, ricordati che siamo ospiti, comportati bene, e tu piccoletta- disse rivolgendosi a Neren –Non provocarla, altrimenti dovrai risponderne a me.
Dopo l’intervento di Weisslogia gli animi si calmarono definitivamente e ognuna delle due ignorò l’altra finché Sting non finì il suo lavoro ed uscì dalla fucina insieme a Glaedr, con in mano una spada ricoperta da un panno.
-Abbiamo finito, prova la tua spada, Ailea- disse Sting, togliendo il panno.
Nelle poche ore che erano stati rinchiusi nella forgia, Ailea aveva pensato che la sua spada non avrebbe brillato per eleganza, con una semplice guardia a croce e invece soprattutto l’elsa doveva essere stata modellata con cura maniacale, in argento, era composta da una sorta di gabbia che chiudeva quasi completamente la mano, fatta di sottili fili d’argento, mentre la lama brillava di una tenue luce bianca, come brillava il pugnale di Sting.
La lama era sottile come l’aria, ma quando Ailea la prese, sentì che pesava davvero poco, perciò menò qualche fendente di prova e qualche affondo, per poi sorridere soddisfatta e riponendo la spada nella sua guaina si gettò al collo di Sting :- Grazie fratellone, è perfetta per me, e grazie anche a te Glaedr
per questa spada straordinaria.
Sting la staccò con  gentilezza dal suo collo e le sorrise, per poi rivolgersi a Neren –Ti ringrazio per averci
scortato, adesso puoi tornare a Kuasta, e ricordati di porgere i miei saluti a Laxus.
Neren abbassò la testa, come in segno di ringraziamento, per poi voltarsi verso Reegrois e balzargli agilmente in groppa e sparire all’orizzonte.
-Andiamo anche noi, Eneko ci starà aspettando- disse Sting seguito da sua sorella, presero il volo ognuno con il proprio drago, lasciando Glaedr ad osservarli dal basso.
-Sono contento di aver lavorato con lo Stellacciaio, ma avrei preferito che mi pagassero- e tutto immusonito se ne tornò nella fucina. 
 
  

REGNO DELLA PALUDE

Ekathe Hindrus era nascosta tra gli acquitrini del Regno Della Palude, in una zona abbastanza folta che, sfruttando anche il colore di Acidius, serviva per nasconderlo alla visuale esterna e a nasconderne soprattutto l’odore: insieme a Cobra, stavano progettando la prima mossa di Re Brain per cominciare la guerra di conquista, ricordava bene le parole di Cobra mentre studiavano scrupolosamente l’attacco.
-Ricordati che l’uomo che andiamo ad affrontare è forse il più potente di tutti i Cavalieri, dovremo coordinarci al massimo per prenderlo di sorpresa.
Anche Acidius dava segni di nervosismo imminente, poiché nonostante i molteplici allenamenti con Cubellios e con Colostethus, questa era la prima volta che avrebbe messo in gioco la sua vita in un combattimento serio.
Anche Duncan era in zona, ma per qualche ragione non avrebbe attaccato insieme a loro, restando con il suo drago nelle retrovie.
-Sta Arrivando- la voce di Cobra la riscosse dai suoi pensieri, anche perché pure Acidius cominciava a sentire l’odore di un drago in avvicinamento.
All’orizzonte dal Nord stava entrando nel campo visivo del Cavaliere una gigantesca figura, di colore grano che volava decisa verso di loro, considerando la distanza, quel drago doveva essere ancora più grosso di Cubellios.
I minuti parevano non trascorrere mai, ma intanto il frastuono delle possenti ali che sbattevano per tenere l’enorme corpo sospeso nell’aria, innervosiva drago e Cavaliere.
-Stai calma Ekathe, andrà tutto bene- tentò di rassicurarla Acidius, ma si sentiva anche dal tono della sua mente che anche lui non era troppo tranquillo in quel momento.
Il drago giallo si avvicinava sempre di più al punto di non ritorno, in cui Cobra sarebbe sbucato fuori ad affrontarlo e la tensione cresceva.
Poi giunse il momento in cui il drago attraversò la linea immaginaria che congiungeva lei e Cobra, il segnale concordato per uscire allo scoperto ed attaccare, in groppa ai loro draghi, sia Ekathe che Cobra decollarono lanciandosi a tutta velocità contro il drago giallo, estraendo entrambi le proprie armi.
Ekathe si lanciò contro il Cavaliere brandendo la sua alabarda, ma venne parata facilmente dall’uomo che impugnava una spada blu elettrico nella mano sinistra, mentre con la destra impugnava una spada gialla come le squame del suo drago, aveva fermato un colpo della spada viola di Cobra.
Quel lieve scambio di colpi aveva fatto sì che Ekathe potesse avvicinarsi a Laxus abbastanza da vederlo bene in volto, un uomo dallo sguardo duro, con una grossa cicatrice a forma di fulmine, ma la sua attenzione fu distratta dalla virata brusca che Acidius fu costretto a fare per evitare un colpo d’ala da parte del drago giallo.
-Quel drago mi fa paura- disse Ekathe.
-Dragonessa- rispose Acidius  mentre il ruggito di sfida della dragonessa scuoteva anche l’aria –è una femmina-.
L’uomo in sella alla dragonessa stava guardando fisso con aria minacciosa Cobra che da par suo stava in piedi sulla sella di Cubellios, pronto a scattare al minimo segnale di pericolo.
-Cobra, cosa significa questo?- chiese l’uomo rivolgendosi al Cavaliere della Palude –pensavo venissi per trattare e invece mi attacchi- disse, accompagnato dal ruggito di Storm.
-Cambio di programma Laxus, ordini del Re- e detto questo Cubellios si scagliò contro Storm, tentando di usare le zampe anteriori per ferire la dragonessa nella parte inferiore del corpo, ma grazie al suo collo estremamente lungo, e ai suoi artigli, Storm riusciva a tenere a distanza Cubellios e anche Acidius che tentava di aiutare il suo maestro, anche se la differenza di stazza era notevole.
Ekathe cercava con la sua alabarda di avvicinarsi il più possibile per colpire Laxus che era concentrato completamente su Cobra, ma Storm glielo impediva tenendola a distanza di sicurezza, costringendo Acidius a virare parecchie volte per evitare gli artigli blu come il fulmine.
Per cercare di risolvere quell’impasse, Laxus passò al contrattacco, in un momento in cui Cubellios e Storm si trovarono a stretto contatto, Laxus usò l’ala spiegata della sua dragonessa per salire sulla groppa di Cubellios e ritrovarsi faccia a faccia con Cobra, che lo accolse con un sorriso sornione.
Nello stesso istante Storm cominciò a ignorarli, voltandosi istantaneamente verso Acidius e Ekathe, guardandoli con i suoi occhi blu.   
-Viene verso di noi- constatò Acidius, sbattendo le ali e cercando di raggiungere una posizione più elevata, in modo da rendere meno evidente la differenza di stazza.
La dragonessa ruggì, lanciandosi all’attacco verso il giovane drago che la evitò tuffandosi in picchiata, eppure non riuscì ad evitare l’artiglio che lo graffiò alla zampa, ferendolo leggermente, e provocando un ringhio di dolore.
-Acidius, stai bene?- gli chiese Ekathe mentre ancora si sentiva l’urlo vittorioso da parte di Storm che riprese l’attacco, costringendo Acidius a volarle intorno e a sfuggire ai suoi morsi.
Intanto Cubellios volava più tranquillamente, visto che non poteva fare manovre particolari, poiché sulla sua schiena si scambiavano colpi Laxus e Cobra.
Cobra impugnava la sua spada viola, dalla quale sgorgava un liquido scuro, sicuramente velenoso, mentre l’altra mano si era trasformata, ricoprendosi di squame di colore viola, mentre Laxus aveva nelle mani le sue due fedeli spade ed era circondato da un’aura di fulmini.
I due si scagliarono l’uno contro l’altro e le spade cozzarono facendo scaturire delle scintille, Laxus provò a colpire con l’altra spada mentre la prima bloccava quella di Cobra, ma il cavaliere parò la spada con il braccio, che ricoperto di scaglie, subì solamente una piccola ferita, e Cobra contrattaccò con il suo veleno, scagliandolo in direzione di Laxus grazie al movimento delle mani, ma il biondo lo evitò saltando all’indietro, sparando anche lui una scarica elettrica che però andò fuori bersaglio.
-Che c’è Cobra, mi pare tu sia in difficoltà, non ti aspetterai che quel cucciolo e quella mocciosa battano Storm!- lo provocò Laxus, puntando una delle due spade nella sua direzione.
Cobra non rispose, ma scagliò il suo veleno verso Laxus che lo disperse ruotando velocemente la spada.
Tra gli alberi e le piante della fitta foresta, nascosti alla vista e all’odorato degli altri tre draghi, se ne stavano Duncan Phyllobates e Colostethus che seguivano la battaglia, pronti a far scattare la trappola che Cobra aveva ideato per rendere inoffensivo il più potente dei cavalieri, tuttavia, soprattutto il drago porpora dava dei segni di impazienza, non aveva digerito di essere stato escluso dalla battaglia, ma gli ordini di Cobra e Cubellios non si discutevano.
-Cosa diavolo sta facendo Acidius? Si sta facendo battere da un drago del tuono, quando scende lo ammazzo- ringhiò sommessamente, ma Duncan vedeva che quel drago giallo era molto più grosso di Acidius, perciò diede una pacca leggera al corpo del suo drago, in modo da tranquillizzarlo almeno leggermente e disse :- Tieniti pronto, tra qualche secondo andiamo anche noi-.
 Colostethus avrebbe voluto ruggire ma si trattenne.
Intanto  Storm continuava a cercare di colpire con i suoi artigli affilati Acidius che però, forte della maggiore mobilità donatagli dalla minore stazza continuava a rimanere fuori portata, ecco perché, stanca di attendere ancora portò la testa al’indietro e “soffiò” una valanga di fulmini che furono però per la maggior parte evitati da Acidius che si allontanò nell’altra direzione.
Nello stesso istante l’ultimo Cavaliere della Palude venne allo scoperto, salendo veloce come un fulmine in direzione di Cubellios, estraendo dalla cintura una serie di pugnali, li afferrò con le dita, aspettando il momento giusto che Colostethus passasse affianco alla coppia, nel momento in cui furono a portata di lancio, Duncan li lanciò tutti insieme, mentre Laxus, voltatosi all’improvviso, li parò ad uno ad uno con le sue due spade e con i suoi fulmini.
Cobra però nello stesso istante si era spostato dalla sua posizione, raccogliendo al volo uno dei pugnali che Duncan aveva lanciato e che era finito nel suo palmo per poi rilanciarlo in direzione di Laxus, che ancora voltato di spalle, non si accorse della manovra del nemico e venne colpito alla spalla.
Nello stesso istante si sentì il ruggito di disperazione di Storm, segno che il dolore, provato dal Cavaliere, raggiungeva anche il drago che voltò la testa nella loro direzione, ma stavolta fu Acidius che ruggì il suo liquido verde, che colpì alla zampa Storm.
Al contatto la zampa cominciò a fumare.
Laxus si strappò il pugnale dalla spalla e guardò Cobra con odio –Pensi che basta così poco a battermi?- gridò in direzione del moro, per poi avanzare di qualche passo.
-E’ incredibile che tu riesca ancora a resistere, questo veleno paralizzerebbe un drago- rispose Cobra, mentre le ginocchia di Laxus cedevano al veleno.
Storm intanto era arrivata di fronte a loro e si preparava a combattere per difendere la vita del suo Cavaliere.
-Cubellios, cerca di parlarle e di tranquillizzarla.
-Storm, non vogliamo uccidervi e non lo faremo se ti arrendi- le disse Cubellios, parlando direttamente alla mente della dragonessa, la quale non rispose ma ruggì violentemente, tanto che Ekathe e Duncan furono costretti a coprirsi le orecchie con le mani, poi però la dragonessa disse.
-Va bene, mi arrendo.
Fu così che Cobra, Ekathe e Duncan riuscirono ad imprigionare Laxus, e lo portarono nella Capitale. 
 
 Laxus si svegliò in una cella parecchie ore dopo, ma più che una cella quella sembrava la camera di una locanda, con un comodo letto, un armadio e delle sedie e un tavolo, evidentemente anche se sconfitto, rimaneva un prigioniero importante.
Cercò con la mente Storm che se ne stava nel cortile, in compagnia di Cubellios e degli altri due draghi che la sorvegliavano, ma pareva stare bene.
-Laxus- disse sollevata la dragonessa –Finalmente ti sei svegliato, quel veleno ti ha steso per bene-
-Per quanto tempo ho dormito? E cosa vogliono?- chiese Laxus.
-hai dormito per diverse ore, ma non ho capito cosa vogliono esattamente.
Un bussare leggero alla porta lo riscosse dalla sua conversazione con Storm, e si sorprese di vedere entrare nella stanza con un vassoio di cibo ,la ragazza che aveva contribuito alla sua sconfitta.
-Bene ti sei svegliato, ho portato la cena- disse la ragazza.
-Posso sapere il motivo dell’attacco?- chiese l’uomo, ancora sorpreso che Cobra lo avesse attaccato in quel modo.
La ragazza parve riflettere un attimo se rispondere o meno all’interrogativo dell’uomo, poi cominciò a parlare: -Tu ami la tua patria?- gli chiese.
-Naturalmente- rispose Laxus.
-Anche noi la amiamo, eppure non è un Regno per tutti, molte persone non riescono a vivere in queste terre paludose e malsane, amiamo la nostra terra, ma amiamo ancora di più i suoi abitanti, e vogliamo proteggerli, e non c’è altro modo che procurarsi della nuove terre in una zona più ospitale, in modo che i nomadi possano trovare pace, ma da quando i draghi sono comparsi,  è diventato impossibile per un
Regno attaccarne un altro, ma non è più così…
-Volete attaccare la tempesta?- chiese Laxus.
-No, Re Brain sa bene che se attaccassimo la Tempesta, Makarov risponderebbe, ostaggio o meno, noi vogliamo semplicemente che la Tempesta resti a guardare la nostra alleanza…- la ragazza si alzò in piedi e gli sorrise –Ti ho detto abbastanza per farti un’idea, stai in campana Cavaliere.
 

REGNO DELL’OMBRA

Akira Umi si svegliò con la luce del sole che filtrava tra le ante della sua finestra, si stropicciò gli occhi, ancora colmi di stanchezza e guardò al suo fianco la donna con cui aveva passato la notte, dormire serena, mentre per lui il dovere da Cavaliere lo chiamava.
Cercò per prima cosa con la mente di mettersi in contatto con Yami, trovandola già sveglia.
-Buongiorno- le disse Akira.
-Buongiorno, dormito bene?- gli rispose la dragonessa.
-Bene, anche se poco- disse non nascondendo un sorriso, provare a nasconderglielo sarebbe stato inutile, visto che alla prima distrazione il loro collegamento mentale glielo avrebbe svelato.
Mentre era immerso nella sua conversazione mattutina con Yami, Akira non si accorse che dietro di lui la donna si era svegliata e silenziosa come un’ombra era strisciata alle sue spalle, abbracciandolo da dietro e strusciando il seno con la sua schiena, baciandolo sul collo.
-Devo andare- gli disse Akira, non riuscendo a reprimere un sorriso a quelle carezze.
-Ah che noia Cavaliere, te lo hanno mai detto che le dame sono volubili e che una di loro potrebbe decidere di passare il proprio tempo con un altro uomo?- disse la donna.
-Beh non questa dama- disse il ragazzo voltandosi e passando una mano tra i capelli albini della sua interlocutrice, per poi cercare un passionale bacio da quelle labbra che aveva cominciato ad apprezzare da pochi mesi.
Incredibile come Sorano potesse apparire fredda nella vita reale e passionale nella loro intimità, cosa che ad Akira sarebbe anche andata bene, se non che aveva un incontro con Re Jiemma, la principessa Minerva e Rogue, perciò alla fine si staccò a malincuore dalla donna :-Mi dispiace, mia Signora, ma ho un consiglio di guerra- e cominciò a rivestirsi, mentre Sorano si lasciò cadere sul letto.
-Che strano, ma Tsuki non è in missione? Come può essere che si faccia un Consiglio di Guerra senza uno dei Cavalieri del Regno-
La stessa domanda che si era posto senza trovare una risposta, era vero che Tsuki non pareva essere completamente allineata alla posizione del Sovrano, ma per combattere una guerra come quella, i draghi sarebbero stati la carta vincente.
Nei giorni passati infatti, Il Regno dell’Ombra aveva cominciato a raccogliere i propri soldati, con in mente di cominciare una guerra di conquista, ma come tutti, Akira sapeva che la vera variante all’interno dello scacchiere sarebbe stato il numero di draghi.
-Beh io vado, ci vediamo stasera- disse Akira uscendo dalla porta, con Sorano che lo salutava con la mano.
Mentre camminava per i lunghi corridoi della Reggia, i servi affaccendati nelle loro mansioni si inchinavano rispettosi dinnanzi ad Akira che rispondeva con dei cenni del capo, fino ad arrivare dinnanzi all’immenso portone nero della sala del Trono, dove si tenevano i Consigli di Guerra.
Akira entrò nella grossa stanza spoglia, trovandola piena di tutti coloro che avevano diritto ad essere lì, così cominciò il giro dei saluti, incominciando con un inchino a Re Jiemma che imponente se ne stava seduto sul trono e si carezzava la barba in un’espressione pensierosa, poi in secondo luogo si inchinò alla principessa Minerva che gli rispose con un sorriso, infine salutò Rogue, seduto pigramente su una sedia.
Avrebbero dovuto assistere anche Skiadrum e Yami che però si sarebbero accontentati di seguirla tramite le immagini mentali inviate dai loro Cavalieri.
-Benvenuti a questo Consiglio di Guerra- li accolse Re Jiemma con la sua voce profonda –vi ho convocato perché ci sono molte cose da discutere, in primo luogo Rogue, come procede il raduno delle truppe?-
Rogue fissò il suo sovrano, per poi rispondere –In pochi giorni abbiamo radunato quasi tutte le forze del Regno, mancano solo le ultime tribù che al momento della chiamata si trovavano nella punta estrema del Regno, ma mi aspetto che presto arrivino a darci man forte, insomma siamo pronti per partire.
Il Re parve soddisfatto della risposta ricevuta, quindi si rivolse a Minerva :-Figlia mia, io ho avuto fiducia in te e ti ho seguita in questo tuo piano, come stanno andando i preparativi?-
Minerva fece una pausa teatrale prima di spiegare una mappa al centro del tavolo, su cui erano tracciati i Confini del Continente, con i sette Regni annessi, per poi cominciare a spiegare –Abbiamo avviato i contatti con i Regni del Metallo e Della Palude, li abbiamo convinti ad unirsi a noi, contro un unico obbiettivo, mi pare che fino a qui sia facile da capire- disse la Principessa con un sorriso maligno –il Regno Dell’Aria vanta le migliori condizioni climatiche e , se consideriamo le terre sospese, anche la maggiore estensione, oltre che una popolazione abbastanza scarsa in numero, perciò daremo vita ad un triplice attacco, dai tre lati.
-Ma se non sbaglio, ci sono dei Regni che potrebbero decidere di aiutare l’Aria- si intromise Rogue, studiando attentamente la mappa.
-Il problema grosso era rappresentato dalla Tempesta, ma adesso anche quel regno è fuorigioco- sorrise di nuovo ancora più malevola –Il vecchio Re Makarov non si azzarderà ad intervenire, se Laxus, il suo cavaliere prediletto, suo nipote è tenuto in ostaggio da Cobra della Palude, ammetto che la sua cattura è stata una vera e propria truffa, ma finché Laxus è vivo e nelle mani di Cobra, la Tempesta sarà fuori.
-In questo modo anche il Fuoco sarà costretto a rimanere fuori- osservò Akira.
-Esattamente, se entrasse nel territorio della Tempesta questa sarebbe un’intrusione e regolata di conseguenza, mentre nel caso volesse arrivare dal Sud, attraversando al Palude, allora troverà i due discepoli di Cobra che li fermeranno.
-Rimane solo la Luce- disse Rogue.
-Ho un informatore, pare che nel Regno, uno dei Due discepoli di Sting non goda della simpatia del sovrano e anche il suo maestro non la ritiene pronta alla battaglia, è facile presumere che non si muoveranno in aiuto dell’Aria e anche se lo facessero, rimarremo comunque in superiorità numerica- concluse la Principessa.
Il Re annuì soddisfatto alle parole della sua erede, per poi chiedere –E sono pronti i tuoi allievi?- chiese
-In linea teorica si- rispose Rogue –Non ho assolutamente dubbi su Akira, lo ritengo pronto per scendere in battaglia, il discorso per Tsuki è purtroppo ben diverso- Rogue fece una pausa –Mi dispiace ma di lei non mi fido, non la porterei con me in battaglia, anzi, potrebbe rivelarsi pericolosa…-
-Ma Tsuki è un ottimo Cavaliere, ormai combatte alla pari sia con me che con Rogue- cercò di intervenire Akira.
-La riuscita del nostro piano è più importante anche di un Cavaliere dei Draghi, e se è pericolosa, non voglio che una persona del genere possa far vacillare il nostro esercito- concluse il Re.
-Cosa vuoi che facciamo- chiese Rogue con tono freddo.
-Non abbiamo altra scelta, dovremo ucciderla- disse il sovrano, freddo come una lama di ghiaccio.
-Credo di avere un piano anche per questo, ma Akira, dovrai prometterti che nell’istante di calare il colpo, la tua mano non vacillerà- disse Minerva, guardandolo seria, senza l'accenno di alcun sorriso.
Quelle parole risuonarono nell’immensa stanza, ma alla fine il giuramento del Cavaliere che gli imponeva di eseguire gli ordini del Sovrano, lo costrinse ad accettare, anche se il suo cuore era stretto da una mano con dita di ghiaccio.   
 
   
 
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