Anche se ho cominciato a pubblicare Figli di Drago soltanto da qualche mese, questa settimana è passato esattamente un anno dal giorno in cui ho iniziato a scriverla. Non riesco a crederci! Questa storia mi ha accompagnato per moltissimo tempo e ci sono davvero affezionata, sono contenta di come sia riuscita e di come si stia avviando al finale. Bisogna aspettare ancora fine settembre per vederla tutta completa (ultimamente mi sto concentrando sulla conclusione) ma spero che continuerete a seguirmi fino in fondo! Per oggi vi lascio un capitolo che mi piace davvero molto e vi invito tutti a dare uno sguardo più approfondito alla Foresta Pietrificata: non è un posto così terrificante come sembra a primo impatto!
Drago e Scricciolo
Quando quella sera Gajeel tornò a casa, o meglio, alla
tana che lui e Metallicana chiamavano casa, era praticamente già buio. Il luogo
in cui abitavano era proprio nel cuore della foresta, nello stesso spazio
erboso in cui il bambino aveva incontrato il drago per la prima volta, ma la
loro casa non consisteva in un semplice prato. Metallicana viveva lì da così
tanto tempo, così tanti secoli, che gli alberi, crescendo, si erano piegati per
evitarne la coda e le ali affilate. Si erano inclinati e intrecciati in alto,
fitti, fitti come a formare un tetto. Quell’angolo di foresta sembrava una
grotta, tanto era scuro e compatto, ma in realtà non era fatto di pietra, bensì
di alberi pietrificati. Al suo interno non filtrava né la luce, né la pioggia,
ma guardando con più attenzione si vedeva bene che il soffitto era fatto di rami
contorti e le pareti di tronchi nodosi.
- Dove accedenti sei stato tutto il pomeriggio? - La
voce di Metallicana accolse Gajeel non appena il bambino si avvicinò alla
caverna e i suoi grandi occhi rossi si aprirono per scintillare nel buio come
stelle diaboliche. La voce del drago era sempre ruvida e scontrosa; era un
insegnante insensibile e severo e a volte Gajeel sognava di diventare più forte
col solo obiettivo di prenderlo a calci.
- Se eri così preoccupato per me, potevi venirmi a
cercare! - Sbottò il bambino - Che cosa avresti fatto se un mostro mi avesse
mangiato? -
- Se un mostro ti avesse mangiato allora voleva dire
che non eri degno di fare il dragon slayer, né di imparare la mia magia. -
Gajeel sentì Metallicana che si muoveva ed il muso
del drago venne fuori dalle ombre; ormai non poteva scappare più da nessuna
parte.
- Questo odore ... - Cominciò il drago, annusando
l’aria con le fauci spalancate - Ma è odore di umani! Sei andato al villaggio?
-
- No! - Gridò Gajeel - Lo so che non ci devo andare!
-
- E allora dove lo hai preso? - La voce di
Metallicana lo spinse a terra con la sola forza del suo spostamento d’aria e
Gajeel si ritrovò seduto in mezzo all’erba. Il drago non gli permetteva di
avvicinarsi agli umani, perché voleva che il suo regno rimanesse segreto, ma
non era giusto che si arrabbiasse così tanto per così poco! Gajeel gli spiegò quello
che era accaduto, il suo incontro con Levy e il modo in cui l’aveva
riaccompagnata fuori dalla foresta.
- Lo hai detto tu che un dragon slayer non se la
deve prendere coi più deboli! -
- Non ti ho detto di fare il samaritano! - Grugnì il
drago, tornando a stendersi nella sua tana. - Sei sicuro che non dirà niente
agli altri umani? -
- Credo di sì. Lo ha promesso. -
- Bene. Perché se dovesse dire qualcosa allora le
darò la caccia e mangerò lei e tutto il suo villaggio. -
- Io credevo che tu mangiassi solo metallo. -
Metallicana, frustò il terreno con la coda, facendo
vibrare tutta la caverna. Non sopportava quando il suo allievo rispondeva, ma
allo stesso tempo era contento che il ragazzino che stava allevando avesse così
tanto coraggio.
- Una volta gli umani avevano più fegato. - Sospirò
Metallicana, chiudendo gli occhi - Davano la caccia ai draghi e venivano fin
nella foresta per raccogliere gemme e metalli. Poi hanno cominciato ad allevare
galline e coltivare rape e sono diventati tutti dei codardi. Hanno smesso di
venire di qui e si sono chiusi nei loro villaggi. Scommetto che quella bambina
non tornerà mai più dopo l’esperienza che ha avuto. -
- In realtà mi ha chiesto se poteva venire, tra due
giorni. Mi ha dato appuntamento alle tre. Sai quando sono le tre, Metallicana?
- Il drago spalancò di nuovo gli occhi alle parole di Gajeel, fissandolo con
intensità. Lo guardava come se non riuscisse a capire se si stava prendendo
gioco di lui. - Non andarci. - Disse alla fine.
- Ma non dici sempre che un dragon slayer deve
mantenere le promesse? -
- Che accidenti ti ha fatto promettere, Gajeel? -
Ruggì questa volta il drago. Ogni istante che passava era sempre più irritato.
- Di diventare amici. - E a quelle parole il rettile
lanciò uno sbuffo dalle narici. Non era un drago di fuoco ma per poco non ne
vennero lo stesso fuori delle scintille.
- Non ci andare lo stesso. - Concluse Metallicana -
Quando verrà e non ti troverà, se ne tornerà al suo villaggio. Tra qualche
tempo, forse, si convincerà che il vostro incontro era solo un sogno e smetterà
di darci fastidio. -
Quella sera Metallicana non aggiunse altro, era
convinto di aver detto tutto il necessario. Richiuse gli occhi e si addormentò profondamente,
lasciando Gajeel a rimuginare sulla lezione che aveva avuto. Il suo insegnante
era stato chiaro, ma per i due giorni successivi il bambino non smise neanche
per un istante di pensare al suo appuntamento. Si immaginava Levy che lo
aspettava inutilmente tutto il giorno ai margini della foresta. Che cosa
avrebbe fatto se un animale feroce fosse uscito dagli alberi per attaccarla?
Una cosina così indifesa non poteva di certo combattere. E lui poteva davvero
permettere che i mostri la sbranassero? No! Era evidente che non poteva farlo!
La Foresta Pietrificata era il suo territorio ed era lui a decidere cosa veniva
mangiato e cosa no. Ma la verità era un’altra: Gajeel era curioso di rivedere
l’altra bambina, anche se faceva di tutto per non ammetterlo e inventava scuse
su scuse.
Quando alla
fine il giorno stabilito arrivò, il piccolo dragon slayer sgattaiolò fuori
dalla caverna ancor prima che Metallicana si svegliasse per cominciare i loro
allenamenti quotidiani. Era appena spuntata l’alba ma Gajeel non voleva perdere
l’unica occasione che aveva per raggiungere il luogo dell’appuntamento. Ai
margini della foresta non c’era ancora anima viva ma qualche allodola
cinguettava già in mezzo all’erba alta della grande prateria che cingeva gli
alberi. Gajeel non sapeva a che ora scattavano esattamente le tre e nell’attesa
si cercò un posto comodo dove sedersi per aspettare: una roccia nera e piatta
su cui si riflettevano i tiepidi raggi del sole. Da lì era giusto un pizzico
più in alto del mare d’erba e poteva guardare in lontananza fino ai campi e ai
villaggi all’orizzonte. Quella mattina Gajeel non immaginava ancora, che col
tempo, avrebbe imparato a calcolare l’ora, seduto su quel sasso come una
meridiana, semplicemente guardando la posizione del sole. Non immaginava
nemmeno che quella sarebbe stata solo la prima delle tante visite che Levy era
destinata a fargli. Sapeva solo che gli toccava aspettare una quantità
indefinita di tempo e ogni secondo che passava lo rendeva sempre più
impaziente. E se, dopo tutta la fatica che aveva fatto, l’altra non si fosse
presentata?
E così Gajeel aspettò e aspettò. Così tanto che alla
fine era quasi sul punto di rinunciare. Il bambino lanciò un mezzo grugnito, ma
fu proprio allora che, guardando in mezzo all’erba, si accorse che in
lontananza c’era qualcosa, una macchia blu, che cercava di farsi largo tra gli
steli fin nella sua direzione. Quando alla fine riuscì ad uscire dal mare
d’erba, anche Levy lanciò un sospiro - Che fatica! - Non zoppicava più e quel
giorno indossava un vestitino diverso, tutto azzurro.
- Ti stanchi troppo presto! - Ridacchiò Gajeel dal
suo posto, senza nemmeno preoccuparsi di scendere e dimenticandosi di colpo di
quanto si era stancato lui ad aspettare. A quelle parole Levy gli lanciò
un’occhiata di bieco, mettendosi dietro la schiena il cestino che aveva portato
con sé - Come sei antipatico! Se mi tratti così non ti do la sorpresa che ho
portato! - E questo colse subito tutta l’attenzione di Gajeel. Il bambino saltò
immediatamente a terra - Che hai portato? - Ma Levy fece un passo di lato,
impedendogli di guardarle dietro la schiena - Avevo fatto una cosa per
ringraziarti dell’aiuto che mi hai dato l’altra volta. Ma ora te lo do solo se
mi dici “per favore”! -
- Nemmeno per sogno! -
- Allora me ne vado! - La bambina si girò,
minacciando di sparire di nuovo nella prateria. Se voleva fermarla Gajeel non
aveva altra scelta ...
- Per favore! -
Levy si affacciò di nuovo fuori dall’erba alta, con
un sorrisetto diabolico - E va bene. - E porse finalmente il suo regalo al
dragon slayer, sfilandolo dal cestino: si trattava di un bel ruoto pieno di
biscotti. Non appena lo vide Gajeel non riuscì a resistere alla tentazione:
svuotò il ruoto e ci piantò dentro le zanne, staccandone un grosso pezzo.
- Non ... - Levy fece una smorfia mentre l’altro
masticava il metallo - Dovevi mangiare quello. - Gajeel ingoiò tutto prima di notare
che l’altra gli stava indicando per terra. Era vero! Aveva già visto dei biscotti
in passato.
- Lo so benissimo. - E per rimediare ne afferrò un
paio da infilarsi in bocca insieme ai pezzi di ruoto. Levy si inginocchiò
accanto a lui, spolverando uno dei biscotti per mangiarlo anche lei.
- Allora, cosa facciamo oggi? Mi fai vedere la
foresta dove abiti? -
- L’ultima volta non ti è bastata? -
- L’ultima volta non avevo una guida! -
E Gajeel lanciò uno sbuffò. Sapeva che Metallicana
non voleva umani nel suo regno, ma che poteva dire a quella bambina petulante?
Non sarebbe di certo stata zitta con un semplice no. - Okay, seguimi. -
Levy ridacchiò di nascosto, coprendosi la bocca come
se dovesse tossire. Era ancora piccola ma aveva già imparato, guardando il
comportamento dei suoi cugini e dei ragazzi al villaggio, che i maschi hanno
una naturale tendenza a mettersi in mostra. E Gajeel non faceva differenza
anche se viveva nel cuore della foresta.
- Ti avverto: non c’è molto da guardare. - Ma in
realtà la Foresta Pietrificata era un luogo pieno di sorprese. In primavera diventava
un posto meno cupo e spaventoso di quello che sembrava d’inverno. Nonostante
fossero ridotti a pura roccia, gli alberi fiorivano. I rami si coprivano di
gemme e poi fiori e foglie ne venivano fuori tutti insieme. Anche loro erano
duri e taglienti come roccia, ma i petali erano così sottili e delicati da
sembrare l’opera di uno scultore. E
anche i frutti che venivano fuori da quegli alberi erano tutti di pietra, ma
quando la stagione finiva cadevano a terra. Alcuni marcivano, trasformandosi in
sassi qualunque mentre i semi più fortunati germogliavano l’anno successivo. Di
qui e di là si notavano i loro tronchi, ancora verdi e marroni. Crescevano per
anni prima di diventare anch’essi pietrificati come i propri genitori.
A primavera anche l’erba gialla e secca tornava a
rifiorire, animata dalle piogge. L’intero tappeto della foresta diventava verde
e lussureggiante e di tanto in tanto qualche fiore colorato faceva capolino
dietro gli angoli. Nella Foresta Pietrificata a primavera era uno spettacolo
suggestivo il contrasto tra l’alto e il basso: gli alberi scuri e neri e l’erba
verde e brillante.
- Perché gli alberi sono così? - Domandò ad un certo
punto Levy, staccando una foglia da un ramo ed esaminandola nel palmo della
mano. Quando provò a piegarla si spezzò con un crack.
- Metallicana dice che è la sua magia. - Le spiegò
Gajeel - È velenosa e si infila nel terreno come i metalli pesanti. Gli alberi
l’anno assorbita e sono diventati così. -
A quelle parole la bambina rabbrividì - Può
succedere anche a me? - E Gajeel rotolò gli occhi all’indietro, sbuffando per
l’ennesima volta - Se pianti le radici e stai qui per qualche secolo sì, ma se
stai qui qualche ora non diventi mica un sasso! L’erba che ricresce ogni anno
non diventa mai di pietra. -
- Ho capito! - Sibilò l’altra, prima di aggiungere -
Qualche volta puoi farmi vedere Metallicana? -
- Se vuoi essere mangiata, sì. - Gajeel si rimise a
camminare, senza nemmeno curarsi se l’altra lo seguiva oppure no. Levy si
affrettò a raggiungerlo, standosene quanto più vicino poteva alla sua guida.
Anche se la curiosità l’aveva spinta di nuovo nella foresta aveva un po’ paura
ad essere lì perché, anche se non sembrava possibile, c’erano molti animali che
vivevano in quel luogo. Qualche uccello cantava e qualcun altro gracchiava tra
i rami e di tanto in tanto in tanto si sentiva il rumore di qualcosa che
strisciava tra i cespugli.
- Ma ... - Sussurrò piano la bambina - Apparte te e
il tuo drago ... cosa vive in questa foresta? -
- Un mucchio di roba. - Le spiegò Gajeel - La
maggior parte sono mostri che mangiano roccia. Sono pieni di artigli e spine. -
Non aveva nemmeno bisogno di girarsi a guardare per sapere che la bambina
accanto a lui, era stata appena attraversata da un brivido. Poteva sentirla,
sentiva che stava iniziando a pentirsi di essere entrata di nuovo in mezzo agli
alberi. Era un’occasione troppo ghiotta perché Gajeel potesse perderla! Dopo
qualche passo il bambino si fermò di colpo, guardandosi attorno come se ci
fosse stato qualcosa di sospetto proprio lì intorno. Levy si inchiodò anche lei
con uno scatto - Che succede? Perché ti sei fermato? Che ... -
- È vicino ... - Sussurrò Gajeel e l’altra si mise
subito sull’attenti, terrorizzata all’idea di cosa fosse così vicino. Non
riusciva a sentire niente ma poi un fruscio poco più avanti attirò la sua
attenzione. Quando qualcosa saltò fuori dall’erba, la piccola Levy lanciò uno
strillo ancor prima di vedere cosa fosse, afferrando il braccio di Gajeel come
se fosse stata la sua unica ancora di salvezza. La bambina chiuse forte gli
occhi e ci mise qualche istante a capire che il suo amico stava sghignazzando -
Spaventata da ... da ... -
Quando Levy riaprì gli occhi e si girò, capì che
accanto ai cespugli adesso c’era solo una lepre con ... un paio di corna da
cervo. L’animale la scrutò per un attimo con i suoi grandi occhi e poi sparì
con un altro salto dalla parte opposta. Gajeel ormai non ce la faceva più a
trattenersi e la sua risata esplose. Levy lasciò andare subito il suo braccio,
cercando di tirargli uno schiaffo ma finì per colpirlo alla spalla e fu
costretta a ritirare subito la mano, agitandola per il dolore. Gajeel ormai rischiava
davvero di soffocare per le risate. La bambina questa volta provò tirandogli il
suo cestino ma invano. Il dragon slayer abbassò la testa e l’oggettò volò
dritto tra gli alberi, rimanendo appeso ad un ramo.
- Sei troppo debole! -
- Non sono debole! - Gli gridò dietro Levy, ma
Gajeel ormai era già scappato più avanti e le stava facendo una linguaccia. Che
cos’era che Metallicana aveva detto che era la cosa più piccola e debole che
viveva nella foresta?
- Prova a prendermi se ci riesci, Scricciolo! - E Gajeel
cominciò a correre, senza nemmeno girarsi indietro.
- Chi hai chiamato cosa? - Levy non era allenata
come il dragon slayer ma accettò subito la sfida, tenendosi i bordi del vestito
per non rovinarlo contro i cespugli. Peccato che Gajeel fosse molto più veloce
e resistente di lei ed in breve la bambina si ritrovò senza fiato. Inciampò su
una radice e sarebbe finita per terra se l’altro non l’avesse aiutata,
trasformando un braccio in un lungo palo d’acciaio per fermarla - Attenta, o
vuoi romperti di nuovo qualcosa, Scricciolo? -
- Vuoi chiamarmi così per il resto della vita? -
Levy si staccò dal sostegno, indignata e Gajeel fece spallucce
- Sì, credo che ti chiamerò così per pegno per il
resto dell’eternità. Se vuoi posso alternarlo con “Nanetta”. -
Mentre correva Levy non se n’era accorta, ma si
erano allontanati davvero parecchio. Poco più avanti la Foresta Pietrificata
finiva senza preavviso. Qualche pino si spingeva pericolosamente fino al bordo,
aggrappato a stento e in bilico, ma poi la roccia crollava a strapiombo verso
il basso, fino a quando incontrava l’oceano. Il mare sbatteva senza sosta
contro la scogliera, pieno di spuma e livido di rabbia. Sembrava quasi furioso
all’idea che quel muro di roccia sbarrasse la sua strada.
In quel punto il vento sibilava sulle loro teste
come un fischio, mentre le sule, nere come la pece, lo cavalcavano, lanciando i
loro lamenti funebri. Erano loro le uniche abitanti di quel luogo, le uniche
con abbastanza coraggio e abbastanza incoscienza, per fare i nidi su quello
strapiombo. Le uniche a trovare divertente l’idea di lanciarsi da quell’altezza
a picco sul mare. Ogni tanto qualcuna planava tra le onde, infilandosi sotto la
superficie come un proiettile e poi tornava a galla, stringendo trionfante un
pesce nel becco.
Levy lasciò che Gajeel la prendesse per mano,
guidandola tra le rocce, fin quasi al bordo, per poter ammirare meglio il
panorama. Il vento, le onde e gli uccelli, facevano un coro quasi assordante,
ma la vista era spettacolare. Piegandosi un po’ di lato, verso il nord, si
vedevano le montagne e quella grande vetta imbiancata che Levy vedeva perfino
dal suo villaggio. Quel monte era il limite del suo orizzonte, lì finiva il suo piccolo mondo. - Tu lo sai che cosa c’è
dopo la montagna? -
- Un’altra foresta, ma non è di pietra. Anche lì
vivono dei draghi e due dragon slayer. Li ho incontrati una volta ma ... Ghihihi!
- Ridacchiò Gajeel - Sono scarsissimi! -
A quella rivelazione Levy spalancò gli occhi per la
meraviglia - Quanti ce ne sono di dragon slayer al mondo? -
- E che ne so! Metallicana dice che sono rimasti
pochi draghi, quindi saranno pochi pure loro. -
- Mi piacerebbe diventare anch’ io una maga un
giorno ... - Levy tornò in silenzio, guardando lontano, lontano, oltre le onde.
Non si vedeva dove finiva il mare e nemmeno l’ombra di una barca.
- Allora? - Dopo un po’ Gajeel le diede un colpetto
col gomito per riscuoterla - Te lo avevo detto che non c’è niente di speciale
qui! -
- La foresta dove vivi è bellissima. - Sussurrò
Levy, lasciandolo senza parole. Gajeel non si aspettava di ricevere alcun
complimento. A essere sinceri non capiva nemmeno che cosa Levy ci avesse visto
di bello in mezzo a tutti quegli alberi e su quel pezzo di scogliera.
- Però adesso penso di dover tornare a casa o i miei
zii si preoccuperanno. Non gli ho mica detto che venivo qui! - Aggiunse la
bambina con un sorrisetto complice.
Quando Gajeel la riaccompagnò fuori dalla foresta
ormai il sole stava già quasi per tramontare e l’ora di cena si avvicinava
sempre di più.
- Qualche volta devi venire anche tu al villaggio
dove vivo. - Lo invitò la bambina - Così
ti faccio io da guida! -
- Metallicana non vuole farmi andare in nessun
villaggio. - Fu la prima cosa che Gajeel disse, ma poi il bambino richiuse
subito la bocca. A parlare in quel modo faceva proprio la figura dello studente
ubbidiente.
- Ma se vengo di nascosto non se ne accorgerà mai! Ci
vediamo di nuovo tra due giorni! -
- Ma se non sai nemmeno dove abito? -
- Non ti preoccupare. - Gajeel si toccò il naso - Ti
troverò. Il fiuto di un dragon slayer è infallibile! -
- Allora ci conto! - Levy lo salutò agitando una
mano e corse via, verso casa. Gajeel si alzò in punta di piedi e la seguì con
lo sguardo fino a che la prateria non l’inghiottì tra l’erba alta. Ora l’unica
domanda era: sarebbe sopravvissuto per due giorni all’ira di Metallicana?
Il drago d’acciaio lo stava aspettando, seduto in
mezzo al suo prato, mentre assorbiva i raggi del sole come una grossa statua.
Gajeel gli passò attorno, fingendo di ignorare il suo sguardo trucido. In un
angolo della loro grotta c’erano dei pezzi di metallo che lo stesso drago aveva
estratto dalla foresta e che tenevano lì per fare da provviste.
- Mi hai disubbidito. Hai incontrato di nuovo quell’umana?
-
- Non so di che parli. - Gajeel diede un morso al
metallo che aveva preso.
- Vuoi forse dire che il mio naso non funziona più?
- Metallicana sollevò una zampa, pronto a schiacciare il suo allievo con un
colpo solo ma riuscì a trattenersi proprio all’ultimo istante, richiudendola in
un pugno.
- E va bene, non credevo di doverti già dare questa
lezione, pensavo che per gli umani servisse più tempo. - Il drago sbuffò,
annoiato all’idea di dover fare un discorso. - Sturati le orecchie perché te lo
dirò una sola volta. - Tutte le lezioni di Metallicana erano per una volta sola
ma il drago finiva sempre, inevitabilmente, per ripetersi.
- È normale che tu sia attratto da questa tua nuova
amica: le femmine sono creature assolutamente indispensabili. Un giorno dovrai
sceglierne una con cui stare tutta la vita. È una legge di natura che vale sia
per gli uomini sia per i draghi. Il valore di un maschio si misura dalla
femmina che ha vicino ... -
- Allora perché tu non ne hai nessuna? Perché non
sei un granché? -
Gli occhi di Metallicana scintillarono come pugnali
mentre si fissavano sul suo piccolo allievo - Ai miei tempi ne ho avute a
bizzeffe di femmine! Che cosa ne sai tu? -
- Ce le hai avute ma poi sono scappate? -
Metallicana non poteva più resistere: al diavolo i
discorsi! Il drago sferrò una zampata mancando Gajeel di pochi centimetri -
Vieni qui piccolo ingrato, che ti insegno cosa succede a rispondere al tuo
insegnante! - Ma il dragon slayer non aveva intenzione di fermarsi, saltava da
una parte all’altra, mentre cercava di evitare i morsi del rettile. Anche se
avevano perso il loro allenamento del mattino potevano recuperarlo benissimo a
quell’ora.
- Se i draghi non fossero mezzi estinti ci sarebbe
ancora la fila per me! La fila! -