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Autore: RosaDraco    17/07/2015    1 recensioni
Il piccolo Natsu vive nel cuore della foresta insieme al padre adottivo: Igneel un grosso drago sputafuoco. Che cosa potrebbe desiderare di più? Natsu non immagina nemmeno quali sorprese stia per riservargli quel giorno d'inizio estate ...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Grandine, Igneel, Natsu, Wendy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Drago e Scricciolo

Anche se ho cominciato a pubblicare Figli di Drago soltanto da qualche mese, questa settimana è passato esattamente un anno dal giorno in cui ho iniziato a scriverla. Non riesco a crederci! Questa storia mi ha accompagnato per moltissimo tempo e ci sono davvero affezionata, sono contenta di come sia riuscita e di come si stia avviando al finale. Bisogna aspettare ancora fine settembre per vederla tutta completa (ultimamente mi sto concentrando sulla conclusione) ma spero che continuerete a seguirmi fino in fondo! Per oggi vi lascio un capitolo che mi piace davvero molto e vi invito tutti a dare uno sguardo più approfondito alla Foresta Pietrificata: non è un posto così terrificante come sembra a primo impatto!




Drago e Scricciolo

Quando quella sera Gajeel tornò a casa, o meglio, alla tana che lui e Metallicana chiamavano casa, era praticamente già buio. Il luogo in cui abitavano era proprio nel cuore della foresta, nello stesso spazio erboso in cui il bambino aveva incontrato il drago per la prima volta, ma la loro casa non consisteva in un semplice prato. Metallicana viveva lì da così tanto tempo, così tanti secoli, che gli alberi, crescendo, si erano piegati per evitarne la coda e le ali affilate. Si erano inclinati e intrecciati in alto, fitti, fitti come a formare un tetto. Quell’angolo di foresta sembrava una grotta, tanto era scuro e compatto, ma in realtà non era fatto di pietra, bensì di alberi pietrificati. Al suo interno non filtrava né la luce, né la pioggia, ma guardando con più attenzione si vedeva bene che il soffitto era fatto di rami contorti e le pareti di tronchi nodosi.

- Dove accedenti sei stato tutto il pomeriggio? - La voce di Metallicana accolse Gajeel non appena il bambino si avvicinò alla caverna e i suoi grandi occhi rossi si aprirono per scintillare nel buio come stelle diaboliche. La voce del drago era sempre ruvida e scontrosa; era un insegnante insensibile e severo e a volte Gajeel sognava di diventare più forte col solo obiettivo di prenderlo a calci.

- Se eri così preoccupato per me, potevi venirmi a cercare! - Sbottò il bambino - Che cosa avresti fatto se un mostro mi avesse mangiato? -

- Se un mostro ti avesse mangiato allora voleva dire che non eri degno di fare il dragon slayer, né di imparare la mia magia. -

Gajeel sentì Metallicana che si muoveva ed il muso del drago venne fuori dalle ombre; ormai non poteva scappare più da nessuna parte.

- Questo odore ... - Cominciò il drago, annusando l’aria con le fauci spalancate - Ma è odore di umani! Sei andato al villaggio? -

- No! - Gridò Gajeel - Lo so che non ci devo andare! -

- E allora dove lo hai preso? - La voce di Metallicana lo spinse a terra con la sola forza del suo spostamento d’aria e Gajeel si ritrovò seduto in mezzo all’erba. Il drago non gli permetteva di avvicinarsi agli umani, perché voleva che il suo regno rimanesse segreto, ma non era giusto che si arrabbiasse così tanto per così poco! Gajeel gli spiegò quello che era accaduto, il suo incontro con Levy e il modo in cui l’aveva riaccompagnata fuori dalla foresta.

- Lo hai detto tu che un dragon slayer non se la deve prendere coi più deboli! -

- Non ti ho detto di fare il samaritano! - Grugnì il drago, tornando a stendersi nella sua tana. - Sei sicuro che non dirà niente agli altri umani? -

- Credo di sì. Lo ha promesso. -

- Bene. Perché se dovesse dire qualcosa allora le darò la caccia e mangerò lei e tutto il suo villaggio. -

- Io credevo che tu mangiassi solo metallo. -

Metallicana, frustò il terreno con la coda, facendo vibrare tutta la caverna. Non sopportava quando il suo allievo rispondeva, ma allo stesso tempo era contento che il ragazzino che stava allevando avesse così tanto coraggio.

- Una volta gli umani avevano più fegato. - Sospirò Metallicana, chiudendo gli occhi - Davano la caccia ai draghi e venivano fin nella foresta per raccogliere gemme e metalli. Poi hanno cominciato ad allevare galline e coltivare rape e sono diventati tutti dei codardi. Hanno smesso di venire di qui e si sono chiusi nei loro villaggi. Scommetto che quella bambina non tornerà mai più dopo l’esperienza che ha avuto. -

- In realtà mi ha chiesto se poteva venire, tra due giorni. Mi ha dato appuntamento alle tre. Sai quando sono le tre, Metallicana? - Il drago spalancò di nuovo gli occhi alle parole di Gajeel, fissandolo con intensità. Lo guardava come se non riuscisse a capire se si stava prendendo gioco di lui. - Non andarci. - Disse alla fine.

- Ma non dici sempre che un dragon slayer deve mantenere le promesse? -

- Che accidenti ti ha fatto promettere, Gajeel? - Ruggì questa volta il drago. Ogni istante che passava era sempre più irritato.

- Di diventare amici. - E a quelle parole il rettile lanciò uno sbuffo dalle narici. Non era un drago di fuoco ma per poco non ne vennero lo stesso fuori delle scintille.

- Non ci andare lo stesso. - Concluse Metallicana - Quando verrà e non ti troverà, se ne tornerà al suo villaggio. Tra qualche tempo, forse, si convincerà che il vostro incontro era solo un sogno e smetterà di darci fastidio. -

Quella sera Metallicana non aggiunse altro, era convinto di aver detto tutto il necessario. Richiuse gli occhi e si addormentò profondamente, lasciando Gajeel a rimuginare sulla lezione che aveva avuto. Il suo insegnante era stato chiaro, ma per i due giorni successivi il bambino non smise neanche per un istante di pensare al suo appuntamento. Si immaginava Levy che lo aspettava inutilmente tutto il giorno ai margini della foresta. Che cosa avrebbe fatto se un animale feroce fosse uscito dagli alberi per attaccarla? Una cosina così indifesa non poteva di certo combattere. E lui poteva davvero permettere che i mostri la sbranassero? No! Era evidente che non poteva farlo! La Foresta Pietrificata era il suo territorio ed era lui a decidere cosa veniva mangiato e cosa no. Ma la verità era un’altra: Gajeel era curioso di rivedere l’altra bambina, anche se faceva di tutto per non ammetterlo e inventava scuse su scuse.

Quando  alla fine il giorno stabilito arrivò, il piccolo dragon slayer sgattaiolò fuori dalla caverna ancor prima che Metallicana si svegliasse per cominciare i loro allenamenti quotidiani. Era appena spuntata l’alba ma Gajeel non voleva perdere l’unica occasione che aveva per raggiungere il luogo dell’appuntamento. Ai margini della foresta non c’era ancora anima viva ma qualche allodola cinguettava già in mezzo all’erba alta della grande prateria che cingeva gli alberi. Gajeel non sapeva a che ora scattavano esattamente le tre e nell’attesa si cercò un posto comodo dove sedersi per aspettare: una roccia nera e piatta su cui si riflettevano i tiepidi raggi del sole. Da lì era giusto un pizzico più in alto del mare d’erba e poteva guardare in lontananza fino ai campi e ai villaggi all’orizzonte. Quella mattina Gajeel non immaginava ancora, che col tempo, avrebbe imparato a calcolare l’ora, seduto su quel sasso come una meridiana, semplicemente guardando la posizione del sole. Non immaginava nemmeno che quella sarebbe stata solo la prima delle tante visite che Levy era destinata a fargli. Sapeva solo che gli toccava aspettare una quantità indefinita di tempo e ogni secondo che passava lo rendeva sempre più impaziente. E se, dopo tutta la fatica che aveva fatto, l’altra non si fosse presentata?

E così Gajeel aspettò e aspettò. Così tanto che alla fine era quasi sul punto di rinunciare. Il bambino lanciò un mezzo grugnito, ma fu proprio allora che, guardando in mezzo all’erba, si accorse che in lontananza c’era qualcosa, una macchia blu, che cercava di farsi largo tra gli steli fin nella sua direzione. Quando alla fine riuscì ad uscire dal mare d’erba, anche Levy lanciò un sospiro - Che fatica! - Non zoppicava più e quel giorno indossava un vestitino diverso,  tutto azzurro.

- Ti stanchi troppo presto! - Ridacchiò Gajeel dal suo posto, senza nemmeno preoccuparsi di scendere e dimenticandosi di colpo di quanto si era stancato lui ad aspettare. A quelle parole Levy gli lanciò un’occhiata di bieco, mettendosi dietro la schiena il cestino che aveva portato con sé - Come sei antipatico! Se mi tratti così non ti do la sorpresa che ho portato! - E questo colse subito tutta l’attenzione di Gajeel. Il bambino saltò immediatamente a terra - Che hai portato? - Ma Levy fece un passo di lato, impedendogli di guardarle dietro la schiena - Avevo fatto una cosa per ringraziarti dell’aiuto che mi hai dato l’altra volta. Ma ora te lo do solo se mi dici “per favore”! -

- Nemmeno per sogno! -

- Allora me ne vado! - La bambina si girò, minacciando di sparire di nuovo nella prateria. Se voleva fermarla Gajeel non aveva altra scelta ...

- Per favore! -

Levy si affacciò di nuovo fuori dall’erba alta, con un sorrisetto diabolico - E va bene. - E porse finalmente il suo regalo al dragon slayer, sfilandolo dal cestino: si trattava di un bel ruoto pieno di biscotti. Non appena lo vide Gajeel non riuscì a resistere alla tentazione: svuotò il ruoto e ci piantò dentro le zanne, staccandone un grosso pezzo.

- Non ... - Levy fece una smorfia mentre l’altro masticava il metallo - Dovevi mangiare quello. - Gajeel ingoiò tutto prima di notare che l’altra gli stava indicando per terra. Era vero! Aveva già visto dei biscotti in passato.

- Lo so benissimo. - E per rimediare ne afferrò un paio da infilarsi in bocca insieme ai pezzi di ruoto. Levy si inginocchiò accanto a lui, spolverando uno dei biscotti per mangiarlo anche lei.

- Allora, cosa facciamo oggi? Mi fai vedere la foresta dove abiti? -

- L’ultima volta non ti è bastata? -

- L’ultima volta non avevo una guida! -

E Gajeel lanciò uno sbuffò. Sapeva che Metallicana non voleva umani nel suo regno, ma che poteva dire a quella bambina petulante? Non sarebbe di certo stata zitta con un semplice no. - Okay, seguimi. -

Levy ridacchiò di nascosto, coprendosi la bocca come se dovesse tossire. Era ancora piccola ma aveva già imparato, guardando il comportamento dei suoi cugini e dei ragazzi al villaggio, che i maschi hanno una naturale tendenza a mettersi in mostra. E Gajeel non faceva differenza anche se viveva nel cuore della foresta.

- Ti avverto: non c’è molto da guardare. - Ma in realtà la Foresta Pietrificata era un luogo pieno di sorprese. In primavera diventava un posto meno cupo e spaventoso di quello che sembrava d’inverno. Nonostante fossero ridotti a pura roccia, gli alberi fiorivano. I rami si coprivano di gemme e poi fiori e foglie ne venivano fuori tutti insieme. Anche loro erano duri e taglienti come roccia, ma i petali erano così sottili e delicati da sembrare l’opera di uno scultore.  E anche i frutti che venivano fuori da quegli alberi erano tutti di pietra, ma quando la stagione finiva cadevano a terra. Alcuni marcivano, trasformandosi in sassi qualunque mentre i semi più fortunati germogliavano l’anno successivo. Di qui e di là si notavano i loro tronchi, ancora verdi e marroni. Crescevano per anni prima di diventare anch’essi pietrificati come i propri genitori.

A primavera anche l’erba gialla e secca tornava a rifiorire, animata dalle piogge. L’intero tappeto della foresta diventava verde e lussureggiante e di tanto in tanto qualche fiore colorato faceva capolino dietro gli angoli. Nella Foresta Pietrificata a primavera era uno spettacolo suggestivo il contrasto tra l’alto e il basso: gli alberi scuri e neri e l’erba verde e brillante.

- Perché gli alberi sono così? - Domandò ad un certo punto Levy, staccando una foglia da un ramo ed esaminandola nel palmo della mano. Quando provò a piegarla si spezzò con un crack.

- Metallicana dice che è la sua magia. - Le spiegò Gajeel - È velenosa e si infila nel terreno come i metalli pesanti. Gli alberi l’anno assorbita e sono diventati così. -

A quelle parole la bambina rabbrividì - Può succedere anche a me? - E Gajeel rotolò gli occhi all’indietro, sbuffando per l’ennesima volta - Se pianti le radici e stai qui per qualche secolo sì, ma se stai qui qualche ora non diventi mica un sasso! L’erba che ricresce ogni anno non diventa mai di pietra.  -

- Ho capito! - Sibilò l’altra, prima di aggiungere - Qualche volta puoi farmi vedere Metallicana? -

- Se vuoi essere mangiata, sì. - Gajeel si rimise a camminare, senza nemmeno curarsi se l’altra lo seguiva oppure no. Levy si affrettò a raggiungerlo, standosene quanto più vicino poteva alla sua guida. Anche se la curiosità l’aveva spinta di nuovo nella foresta aveva un po’ paura ad essere lì perché, anche se non sembrava possibile, c’erano molti animali che vivevano in quel luogo. Qualche uccello cantava e qualcun altro gracchiava tra i rami e di tanto in tanto in tanto si sentiva il rumore di qualcosa che strisciava tra i cespugli.

- Ma ... - Sussurrò piano la bambina - Apparte te e il tuo drago ... cosa vive in questa foresta? -

- Un mucchio di roba. - Le spiegò Gajeel - La maggior parte sono mostri che mangiano roccia. Sono pieni di artigli e spine. - Non aveva nemmeno bisogno di girarsi a guardare per sapere che la bambina accanto a lui, era stata appena attraversata da un brivido. Poteva sentirla, sentiva che stava iniziando a pentirsi di essere entrata di nuovo in mezzo agli alberi. Era un’occasione troppo ghiotta perché Gajeel potesse perderla! Dopo qualche passo il bambino si fermò di colpo, guardandosi attorno come se ci fosse stato qualcosa di sospetto proprio lì intorno. Levy si inchiodò anche lei con uno scatto - Che succede? Perché ti sei fermato? Che ... -

- È vicino ... - Sussurrò Gajeel e l’altra si mise subito sull’attenti, terrorizzata all’idea di cosa fosse così vicino. Non riusciva a sentire niente ma poi un fruscio poco più avanti attirò la sua attenzione. Quando qualcosa saltò fuori dall’erba, la piccola Levy lanciò uno strillo ancor prima di vedere cosa fosse, afferrando il braccio di Gajeel come se fosse stata la sua unica ancora di salvezza. La bambina chiuse forte gli occhi e ci mise qualche istante a capire che il suo amico stava sghignazzando - Spaventata da ... da ... -

Quando Levy riaprì gli occhi e si girò, capì che accanto ai cespugli adesso c’era solo una lepre con ... un paio di corna da cervo. L’animale la scrutò per un attimo con i suoi grandi occhi e poi sparì con un altro salto dalla parte opposta. Gajeel ormai non ce la faceva più a trattenersi e la sua risata esplose. Levy lasciò andare subito il suo braccio, cercando di tirargli uno schiaffo ma finì per colpirlo alla spalla e fu costretta a ritirare subito la mano, agitandola per il dolore. Gajeel ormai rischiava davvero di soffocare per le risate. La bambina questa volta provò tirandogli il suo cestino ma invano. Il dragon slayer abbassò la testa e l’oggettò volò dritto tra gli alberi, rimanendo appeso ad un ramo.

- Sei troppo debole! -

- Non sono debole! - Gli gridò dietro Levy, ma Gajeel ormai era già scappato più avanti e le stava facendo una linguaccia. Che cos’era che Metallicana aveva detto che era la cosa più piccola e debole che viveva nella foresta?

- Prova a prendermi se ci riesci, Scricciolo! - E Gajeel cominciò a correre, senza nemmeno girarsi indietro.

- Chi hai chiamato cosa? - Levy non era allenata come il dragon slayer ma accettò subito la sfida, tenendosi i bordi del vestito per non rovinarlo contro i cespugli. Peccato che Gajeel fosse molto più veloce e resistente di lei ed in breve la bambina si ritrovò senza fiato. Inciampò su una radice e sarebbe finita per terra se l’altro non l’avesse aiutata, trasformando un braccio in un lungo palo d’acciaio per fermarla - Attenta, o vuoi romperti di nuovo qualcosa, Scricciolo? -

- Vuoi chiamarmi così per il resto della vita? - Levy si staccò dal sostegno, indignata e Gajeel fece spallucce

- Sì, credo che ti chiamerò così per pegno per il resto dell’eternità. Se vuoi posso alternarlo con “Nanetta”. -

Mentre correva Levy non se n’era accorta, ma si erano allontanati davvero parecchio. Poco più avanti la Foresta Pietrificata finiva senza preavviso. Qualche pino si spingeva pericolosamente fino al bordo, aggrappato a stento e in bilico, ma poi la roccia crollava a strapiombo verso il basso, fino a quando incontrava l’oceano. Il mare sbatteva senza sosta contro la scogliera, pieno di spuma e livido di rabbia. Sembrava quasi furioso all’idea che quel muro di roccia sbarrasse la sua strada.

In quel punto il vento sibilava sulle loro teste come un fischio, mentre le sule, nere come la pece, lo cavalcavano, lanciando i loro lamenti funebri. Erano loro le uniche abitanti di quel luogo, le uniche con abbastanza coraggio e abbastanza incoscienza, per fare i nidi su quello strapiombo. Le uniche a trovare divertente l’idea di lanciarsi da quell’altezza a picco sul mare. Ogni tanto qualcuna planava tra le onde, infilandosi sotto la superficie come un proiettile e poi tornava a galla, stringendo trionfante un pesce nel becco.

Levy lasciò che Gajeel la prendesse per mano, guidandola tra le rocce, fin quasi al bordo, per poter ammirare meglio il panorama. Il vento, le onde e gli uccelli, facevano un coro quasi assordante, ma la vista era spettacolare. Piegandosi un po’ di lato, verso il nord, si vedevano le montagne e quella grande vetta imbiancata che Levy vedeva perfino dal suo villaggio. Quel monte era il limite del suo orizzonte, lì finiva il  suo piccolo mondo. - Tu lo sai che cosa c’è dopo la montagna? -

- Un’altra foresta, ma non è di pietra. Anche lì vivono dei draghi e due dragon slayer. Li ho incontrati una volta ma ... Ghihihi! - Ridacchiò Gajeel - Sono scarsissimi! -

A quella rivelazione Levy spalancò gli occhi per la meraviglia - Quanti ce ne sono di dragon slayer al mondo? -

- E che ne so! Metallicana dice che sono rimasti pochi draghi, quindi saranno pochi pure loro. -

- Mi piacerebbe diventare anch’ io una maga un giorno ... - Levy tornò in silenzio, guardando lontano, lontano, oltre le onde. Non si vedeva dove finiva il mare e nemmeno l’ombra di una barca.

- Allora? - Dopo un po’ Gajeel le diede un colpetto col gomito per riscuoterla - Te lo avevo detto che non c’è niente di speciale qui! -

- La foresta dove vivi è bellissima. - Sussurrò Levy, lasciandolo senza parole. Gajeel non si aspettava di ricevere alcun complimento. A essere sinceri non capiva nemmeno che cosa Levy ci avesse visto di bello in mezzo a tutti quegli alberi e su quel pezzo di scogliera.

- Però adesso penso di dover tornare a casa o i miei zii si preoccuperanno. Non gli ho mica detto che venivo qui! - Aggiunse la bambina con un sorrisetto complice.

Quando Gajeel la riaccompagnò fuori dalla foresta ormai il sole stava già quasi per tramontare e l’ora di cena si avvicinava sempre di più.

- Qualche volta devi venire anche tu al villaggio dove vivo. -  Lo invitò la bambina - Così ti faccio io da guida! -

- Metallicana non vuole farmi andare in nessun villaggio. - Fu la prima cosa che Gajeel disse, ma poi il bambino richiuse subito la bocca. A parlare in quel modo faceva proprio la figura dello studente ubbidiente.

- Ma se vengo di nascosto non se ne accorgerà mai! Ci vediamo di nuovo tra due giorni! -

- Ma se non sai nemmeno dove abito? -

- Non ti preoccupare. - Gajeel si toccò il naso - Ti troverò. Il fiuto di un dragon slayer è infallibile! -

- Allora ci conto! - Levy lo salutò agitando una mano e corse via, verso casa. Gajeel si alzò in punta di piedi e la seguì con lo sguardo fino a che la prateria non l’inghiottì tra l’erba alta. Ora l’unica domanda era: sarebbe sopravvissuto per due giorni all’ira di Metallicana?

Il drago d’acciaio lo stava aspettando, seduto in mezzo al suo prato, mentre assorbiva i raggi del sole come una grossa statua. Gajeel gli passò attorno, fingendo di ignorare il suo sguardo trucido. In un angolo della loro grotta c’erano dei pezzi di metallo che lo stesso drago aveva estratto dalla foresta e che tenevano lì per fare da provviste.

- Mi hai disubbidito. Hai incontrato di nuovo quell’umana? -

- Non so di che parli. - Gajeel diede un morso al metallo che aveva preso.

- Vuoi forse dire che il mio naso non funziona più? - Metallicana sollevò una zampa, pronto a schiacciare il suo allievo con un colpo solo ma riuscì a trattenersi proprio all’ultimo istante, richiudendola in un pugno.

- E va bene, non credevo di doverti già dare questa lezione, pensavo che per gli umani servisse più tempo. - Il drago sbuffò, annoiato all’idea di dover fare un discorso. - Sturati le orecchie perché te lo dirò una sola volta. - Tutte le lezioni di Metallicana erano per una volta sola ma il drago finiva sempre, inevitabilmente, per ripetersi.

- È normale che tu sia attratto da questa tua nuova amica: le femmine sono creature assolutamente indispensabili. Un giorno dovrai sceglierne una con cui stare tutta la vita. È una legge di natura che vale sia per gli uomini sia per i draghi. Il valore di un maschio si misura dalla femmina che ha vicino ... -

- Allora perché tu non ne hai nessuna? Perché non sei un granché? -

Gli occhi di Metallicana scintillarono come pugnali mentre si fissavano sul suo piccolo allievo - Ai miei tempi ne ho avute a bizzeffe di femmine! Che cosa ne sai tu? -

- Ce le hai avute ma poi sono scappate? -

Metallicana non poteva più resistere: al diavolo i discorsi! Il drago sferrò una zampata mancando Gajeel di pochi centimetri - Vieni qui piccolo ingrato, che ti insegno cosa succede a rispondere al tuo insegnante! - Ma il dragon slayer non aveva intenzione di fermarsi, saltava da una parte all’altra, mentre cercava di evitare i morsi del rettile. Anche se avevano perso il loro allenamento del mattino potevano recuperarlo benissimo a quell’ora.

 - Se i draghi non fossero mezzi estinti ci sarebbe ancora la fila per me! La fila! -

Ma Gajeel non poteva capire ancora il significato di quei discorsi e l’unica cosa che poteva fare era ridere a crepapelle.
  
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