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Autore: tixit    17/07/2015    8 recensioni
24 Maggio 1770: Duello tra Oscar e Girodelle. La storia è situata subito dopo l'epilogo di "Hai valutato tutte le possibilità?" ma può anche essere letta per conto suo. Mancavano i padrini ed i testimoni: in qualche modo sono arrivati.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: l'universo non è mio ma di chiunque abbia i diritti su Lady Oscar. Nessuno scopo di lucro

Disclaimer2: Danielle, ispirata alla Danielle di Ninfea Blu in Spirito Inquieto, continua ad abitare qui.

Note: idealmente subito dopo l'epilogo di Hai valutato tutte le possibilità? ma leggibile anche per i fatti propri. 


Una Testimone, due Padrini e tre Mele per un Duello

I due ragazzi con le spade sguainate si stavano studiando guardinghi, al centro della radura, i muscoli tesi, pronti a scattare, lo sguardo pronto a cogliere un guizzo nel corpo dell’altro, che tradisse l’intenzione dello scatto, uno sguardo che indicasse la direzione.

Fu in quel momento che il rumore degli zoccoli li sorprese - un impercettibile gesto di assenso tra di loro e posarono insieme le spade sull’erba, scambiandosi una sguardo di disagio: avevano riconosciuto i tre cavalieri avvolti in una nuvola di polvere -  Oscar François de Jarjayes e Victor Clément de Girodelle sembravano, improvvisamente, due ragazzini sorpresi a fare qualcosa di proibito e di dannatamente stupido.

André e Danielle, testa a testa, arrivarono per primi, seguiti da Grimaud, il servitore di Girodelle.

La ragazza scese da cavallo senza fretta, sistemandosi la gonna impolverata con cura esagerata, senza guardarli – Oscar registrò che le mani le tremavano e che portava gli stivali da cavallerizza del colore sbagliato.
André legò i cavalli ad un tronco, imperturbabile, insieme a Grimaud, che sedette all’ombra senza dire nulla: il ragazzo, di circa quattro anni più grande di André, era senza fiato. Di sicuro quando lei e Girodelle si erano incontrati al bivio era corso ad avvisare non la Corte, ma o André o Danielle - quale dei due non lo avrebbe mai saputo, dato erano bravissimi a tenere ben nascosti i loro segreti.

“E’ sempre molto interessante osservare il grado di noncuranza che gli uomini ostentano quando devono scannarsi tra di loro.” Osservò gelida Danielle de Jarjayes, indifferente alla polvere sul suo viso ed alle ciocche di capelli che le sfuggivano dall'acconciatura semplice d'altri tempi - quella che adorava la Pompadour.

Girodelle non disse nulla; se il verbo usato dalla ragazza lo aveva scandalizzato – e doveva averlo scandalizzato, pensò Oscar, doveva per forza - non lo diede a vedere.

“Solo una domanda: avete pensato a cosa succederà quando questa storia arriverà a Corte? Pensate che questa Vostra iniziativa sarà di gradimento al Re?”

“Non credo sarà gradita, ma l’ho chiesto“ rispose freddo Girodelle, “l’ho chiesto a Jarjayes” sottolineò, “E  vi assicuro che ha molto chiare tutte le conseguenze. Come le ho io.”

Oscar lo guardò sorpresa. Era vero, lui glielo aveva chiesto se le era chiaro tutto, ma, evidentemente, c‘erano cose che lui e sua sorella davano per scontate e che lei non aveva colto. Una cosa sola, in effetti, non “cose”, “una” cosa, una sola, un piccolissimo dettaglio: il Re.

André non diceva nulla, ma Oscar avrebbe potuto giurare che stava trattenendo una risata.

Danielle li squadrò con calma “Per quanto io pensi che ci sia stata molta crudeltà nascosta in questa scelta, e apprezzi lo spirito della Vostra risoluzione,” Oscar le vide corrugare la fronte, nello sforzo, comprese, di non dire quello che pensava davvero, nel modo che avrebbe voluto “ognuno per le sue ragioni…”

Oscar vide Girodelle irrigidirsi, ma nessuno interruppe la ragazza bionda che stava parlando.

“Ritengo però opportuno che agiate in modo che questo atto di insubordinazione non abbia conseguenze.”

Oscar si sentì morire – non aveva valutato che un semplice gesto in cui si riprendeva un pezzettino di dignità potesse essere letto in altri modi. Non per stupidità, è che semplicemente non era giusto: non c’era niente di cavalleresco nel trattarli in questo modo, come bambini da punire se non facevano quello che gli veniva ordinato. Proprio loro, che avrebbero dovuto far parte delle Guardia Reale.

Girodelle replicò quieto “Le conseguenze di una scelta non si possono ignorare, seguendo l’impulso del momento o ciò che fa di volta in volta comodo; vanno affrontate, e a me sta bene. Jarjayes era conscio, gliel’ho chiesto, ma è il più giovane e andrebbe protetto. Vi assicuro che io mi prenderò la responsabilità, se è questo che…”

Fu allora che Danielle scattò, interrompendolo; batté il piede in terra e disse asciutta “Nel Manuale del Perfetto Gentiluomo che Voi due pensate di aver letto in non so che vita, nella Vostra copia di quel Manuale, mancavano di sicuro due capitoli, quello su come fare una domanda ed accertarsi che sia stata completamente compresa,” fulminò con lo sguardo Girodelle, socchiudendo gli occhi come quando si preparava a prendere la mira “completamente!” Oscar arrossì perplessa: il suo avversario sembrava davvero a disagio, mentre era lei quella che avrebbe voluto sparire, sentendosi una stupida. ”Comprese da una persona… impulsiva… che alle conseguenze non ci pensa se non quando se le ritrova lì davanti, quando ormai stanno capitando, rovinose, una dopo l’altra!”

Primo colpo andato a segno. Due bersagli abbattuti. Il Superficiale e l’Impulsiva.

Danielle proseguì inchiodando Oscar  “e, soprattutto, mancava quello sull’evitare di fare scemenze.”

Aveva ricaricato e fatto fuoco. Ancora centro. Peccato non poter sfidare lei ad un duello: le motivazioni personali non sarebbero mancate.

André sorrise senza alzare lo sguardo. Grimaud, che si riprendeva dalla cavalcata selvaggia, seduto nell’erba ancora con il respiro corto e le mani sulle ginocchia, annuì impercettibilmente; era bretone come André, e come lui, a volte, sembrava avesse, al posto della testa, un menhir piantato tra le spalle: sotto lo strato della cortesia era testardo ed irrispettoso delle convenzioni quando non coincidevano con la sua idea su come avrebbe dovuto funzionare il mondo.

“Detto ciò,” riprese Danielle, sempre gelida, “direi che nel capitolo scemenze, la prima cosa che vi è sfuggita è che per un duello ci vogliono i padrini e i testimoni. Pure un medico, ma soprassediamo: io lo avrei voluto comunque, ma Voi Vi battete con la spada e a mettere una benda son bravi tutti, mi pare… Se invece colpite un organo vitale, o una arteria, il medico non serve a molto... se non a tenerVi per mano per l’ultimo tratto.”

“Interessante punto di vista…” interloquì divertito Girodelle, incrociando le braccia sul petto.

“Molto interessante, credetemi… molto! Voglio vederVi, tutti e due, a dover spiegare a tutti cosa è successo esattamente, nel momento in cui capita il guaio…“ replicò acida la ragazza, stingendo le mani dietro le spalle.

“I padrini servono per controllare che tutto avvenga secondo delle regole, e per proteggere i duellanti da qualsiasi insinuazione maligna sul loro comportamento durante il duello, pubblica o privata che sia. Dovrebbero pure essere i soli a sapere il vero motivo del duello, ma questo duello…“ fece un gesto di disprezzo.

Girodelle trattenne un sorriso.

La ragazza continuò, stavolta quieta “Io le regole le ignoro, sarei una sciocca presuntuosa a volere questo ruolo, non saprei impedire che vi facciate del male... credo di non potere nemmeno, sarebbe immorale per una sorella, e, comunque, non lo voglio.
Non perché sono una donna... una donna Vi ha insegnato a camminare, figuriamoci se non Vi può fermare, ma perché... no. Non voglio entrarci.
Ma André e Grimaud le regole le dovrebbero conoscere bene…” André annuì divertito. Grimaud fece un cenno di assenso, con il volto impassibile. “Non sono nobili, ma non sarà necessario, se un gentiluomo è tale per cuore e coraggio, credo che non avrete obiezioni. Si fa come si può.”

Girodelle si inchinò cerimonioso davanti alla ragazza “Grazie per aver pensato ai padrini, Mademoiselle Jarjayes.”

“I testimoni,” riprese brusca la ragazza bionda, “servono pure per potersi prodigare nel caso succeda qualcosa di spiacevole.”

Oscar la guardò interrogativa. ”E’ un duello al primo sangue, Danielle…” cercò di spiegarle dolcemente, le spiaceva vederla così preoccupata.

“Oh! E’ solo un duello al primo sangue… che sarà mai?” di colpo era tornata gelida, ”e Voi siete due spadaccini così bravi da combatterVi senza farVi davvero male, solo per il gusto di graffiare l’avversario… Nessun incidente? Non vi è mai capitato? Mai?” Danielle osservò il bordo della manica del vestito senza parlare con nessuno dei due in particolare, ma le mani le tremavano, così tornò a stringerle dietro la schiena. “I miei complimenti nel caso… non Vi conoscete nemmeno come spadaccini… a mio parere, parere di una sciocca damina che sa solo di ventagli, nei finti, e pizzi, si fa in fretta a farsi male… ah ma Voi due siete bravissimi, lo avevo dimenticato.”

Oscar osservò Girodelle che sembrava dispiaciuto, ma non diceva nulla.

“André, nel caso, andrà a chiamare aiuto” disse pratica Danielle, “è quello che cavalca più in fretta e conosce i paesi qui intorno:  saprebbe recuperare il medico senza bisogno di troppe indicazioni. Grimaud resta. Ed io resto qui a fare quello che mi riesce meglio.”

“Sarebbe?” chiese Girodelle cortese.

“La spettatrice neutrale, assolutamente inutile, che piange e si dispera.” Danielle lo osservò tranquilla, occhi negli occhi. Oscar registrò stupita quel neutrale che non le tornava, e guardò André che si limitò a farle cenno di non intromettersi.                

Danielle strinse le labbra e poi disse “C’è stata molta crudeltà in questa scelta, ripeto, anche stupidità per altro, ma soprattutto crudeltà, uno di Voi potrebbe anche farsi molto male, e, secondo me, c’è anche stato un sottovalutare l’abilità di uno di Voi… per certi versi è la richiesta di un omicidio per togliersi da un impiccio…” Danielle era pallida e non stava guardando nessuno dei due, “E non so se poi davvero… se il premio potrebbe andare ad un omicida… non so… io vorrei tanto sapere chi e perché. Non credo sia una proposta che meriti rispetto, ma il rispetto formale, purtroppo, è dovuto.” Guardò da uno all’altro, disperata.

André annuì e fece un cenno di incoraggiamento verso Danielle, perché proseguisse, ma Oscar sentì il bisogno di ribattere “C’era una scelta da fare, in fondo anche gli animali combattono per prendersi ciò che vogliono.”

“Sì, ma lo decidono loro.” Si intromise rispettosamente Girodelle.

“Ma in base a cosa avrebbe dovuto scegliere un osservatore esterno tra noi due?” chiese lei ostinata.

“Non aveva modo, ma non avere un modo non significa che si devono per forza fare scelte stupide.  O estreme.” la replica fu secca, ma era chiaro che non stava parlando solo di loro due. C’era altro… ma cosa?

Danielle sospirò “Se io dovessi scegliere una capocameriera tra due cameriere che giudico equivalenti, non le  farei accapigliare a comando dinanzi a me, con il rischio di perderne fisicamente una e moralmente tutte e due. Sceglierei in base ad una serie di criteri dettati dal buonsenso e da ciò che mi aspetto che una persona in quel ruolo sappia fare. Ma quello che Vi hanno chiesto è una…” arricciò il naso e non terminò la frase.
Grimaud sempre taciturno assentì, quindi si alzò in piedi e andò a recuperare qualcosa dalla bisaccia.

“Chi perde qui, di là, a Versailles, si inchina all’altro.” Riprese, scostando i capelli dal viso, “Lo fanno anche i lupi quando si arrendono: mostrano la gola all’altro lupo e quello, anche se muore dalla voglia di azzannare, trattiene l’istinto. Un animale che vive in un branco non può permettersi solo istinti aggressivi, se vuole continuare a vivere in un branco. E io non conosco persone attaccate al loro branco più di Voi due.”
Li stava pregando, registrò Oscar. Li stava anche insultando, a modo suo, aveva la rabbia che le correva sotto la pelle, non sarebbe sbollita in fretta, ma li stava pregando, non di non combattere, quello lo sapeva anche lei di non poterlo chiedere, ma di non mettersi nei guai dopo.

“Per cui chi perde qui, dà la sua parola d’onore, che di là, davanti alla Corte, si inchina e l’altro accetta di non stravincere.
Come si inchina lo sapete Voi…“ prese a camminare avanti ed indietro, concitata “di certo nel vostro Manuale del Perfetto Militare ci saranno gesti da compiere che sono venerati da tempi immemori… Ve li raccontano nella culla al posto delle favole, ne sono certa.
André, mentre venivamo qui, me ne ha citati almeno un paio… l’Omaggio al momento dell’investitura da Cavaliere, per esempio – coraggio, generosità e molto silenzio, Vi ci vedo. In quanto a soffrire in silenzio fareste invidia ad un ragazzino spartano. Chi perde deve prendere le mani di chi vince… tutti i più anziani, tutti quelli che hanno combattuto sul serio, che non possono non provare orrore per questa… cosa… loro riconosceranno il gesto. E rispetteranno le persone, non i burattini. Ma è solo un esempio… sceglierete Voi quello perfetto per le circostanze…”

Oscar arrossì pensando ad André e a sua sorella che discutevano su come cavarli da un impiccio… di sicuro non erano stati teneri.

Girodelle le rispose freddo “Volete soddisfare la Corte con un gesto formale? Dovremmo trasformarci in due bari? O in due gesuiti? Vivere di cavilli?”

“Un duello è un fatto privato tra due persone, che si danno appuntamento all’alba in luoghi  isolati,  senza dirlo a nessuno, per regolare tra di loro, con un rito, una faccenda che a volte nemmeno intendono divulgare, non uno spettacolo con dolcetti, pasticcini, champagne e scommesse… quello è uno spettacolo di gladiatori ed i gladiatori erano schiavi. “ rispose brusca la ragazza, battendo un piede in terra “Voi due non lo siete. Voi siete uomini liberi, e non liberi per quello che fate in giro come foste animali!”

Oscar lo guardò perplessa. Di cosa diavolo stava parlando?

“Voi la libertà non l’avete trovata scegliendo di farvi comandare.” Questo era per lei, pensò distaccata. Quindi il libertino era Girodelle, registrò divertita.

“Voi volete fare parte di un corpo scelto che protegge chi è capo di un sistema di cui voi siete parte. Non me lo dimenticherei e non lo farei dimenticare. Voi siete i Suoi lupi, non cani che scodinzolano per tutti.”

Girodelle trattenne una risata, ma Grimaud lo guardò con aria di rimprovero. Gli piacevano i lupi, a lui.

Oscar si intromise ironica “A parte il Re, c’è tutta la Corte… apprezzeranno i lupi anche loro, secondo te?”

“Non mi preoccuperei molto del parere di persone che hanno trovato divertente scommettere sulla mia vita. O sui miei sogni. A quelli io sparerei in mezzo agli occhi come fossero dei cani rabbiosi.”

Girodelle sorrise, ma non la interruppe. Oscar si sentì mortificata  - lei quel duello lo avrebbe voluto, era il suo unico modo per una vita che avesse senso, anche se capiva… capiva che era sbagliato.

“Ma siccome a Voi il parere del branco interessa… Trovatevi il gesto più evocativo che vi viene in mente e fatelo con serietà… chi ha vinto ha vinto, non serve un secondo duello, siete vincolati tra di Voi dall’onore…  tra tutti e due di senso dell’onore ne avete a bizzeffe. Io avrei tirato in aria una moneta, sputando su tutta questa faccenda, ma Voi due no… un duello… addirittura… con la spada, poi! Aveste usato almeno il tocco!” scosse la testa visibilmente alterata. “A Corte le persone serie rispetteranno, vedranno due cavalieri, non due… marionette…  e le mocciose sciocche come me adoreranno: sarà breve e non dovranno stare sotto il sole all’aperto a vedere uno spettacolo che nemmeno saprebbero apprezzare. A fine maggio sotto il sole? Per un duello…  Che scemenza! Sai cosa ne sanno di un duello le damine incipriate? Un decimo di quello che ne so io e io di un duello proprio…” scosse la testa.

Oscar la guardò con tenerezza. Le fece rabbia che lì ci fosse Girodelle, perché avrebbe tanto voluto cercare un contatto con lei, senza parole. Magari abbracciarla, o dirle di non fare la cretina, ma davanti a Girodelle... non si poteva.

Danielle proseguì in un sussurro, “La voce su questo duello privato, in un boschetto, filtrerà e chi perde non verrà considerato uno che si arrende per non battersi.”

“Filtrerà?” chiesero Oscar e Girodelle quasi in contemporanea, stupiti.

Danielle strinse le mani dietro la schiena “Un segreto va raccontato ad un confidente. E’ l’essenza di un segreto, essere narrato ad una persona sola implorandola di non farne parola con nessuno.” Li squadrò irritata, “Ma i segreti mettono la smania addosso, si devono assolutamente raccontare ad un altro confidente, o a più di uno... sono come le ciliege: una confidenza tira l'altra! E’ buona norma scegliere con cura il primo confidente in funzione della quantità di segretezza desiderata…”

André e Grimaud sorrisero divertiti, dinanzi al suo tono pratico.

Oscar riconobbe l’imbrogliona con cui giocava a carte a sera tardi e si sentì in colpa per non averla avvisata, per averla tagliata fuori, tutta presa dalla voglia di dimostrare il proprio valore, di dimostrare che era diventata grande e forte.

Girodelle non disse nulla, il volto impenetrabile.

Danielle proseguì con una voce piccola piccola “Ovviamente io avrò implorato e pianto... E il Re… lui ha ordinato un duello e l’avrà, ma non voleva di certo uno spettacolo di gladiatori… non con i rampolli degli aristocratici a lui più fedeli… se dei cortigiani hanno pervertito le sue intenzioni, pagheranno… se i suoi consiglieri non gli hanno saputo suggerire un’altra soluzione più degna, pagheranno… non è mai colpa del Re, ma di chi gli sta attorno e che dovrebbe vigilare! di certo non pagheranno due ragazzi sciocchi che hanno fatto quanto richiesto, ma non alla lettera.”

Erano tutti in silenzio ora.

Danielle si inchinò davanti a loro due – il vestito si sarebbe macchiato d’erba pensò Oscar – e rimase lì, in segno di sottomissione “Vi prego,” sussurrò “è già orribile così.”

Fu Girodelle che le prese la mano per farla rialzare - le sfiorò solo la punta delle dita - e la portò all’ombra per farla sedere. Senza dire una parola.

Lei circondò le ginocchia con le mani, la schiena rigida, e restò in silenzio. André si sedette accanto a lei, il volto teso.

“Per me va bene” disse Victor Clément de Girodelle.

“Anche per me” disse Oscar François de Jarjayes. Aveva tanto sperato di fare questa cosa da sola, non come la figlia del Generale, beh quello le era riuscito, ma non aveva potuto tagliar fuori i suoi due complici di una vita. Quei due che se ne stavano sotto un albero tenendosi per mano! Guardò il viso di Danielle e si accorse che sua sorella stava cercando di non piangere – si sentì improvvisamente in colpa: non c’era stato poi un gran merito ad averli tagliati fuori. Quei due sciocchi – anche se meno sciocchi di lei, le bruciava ammetterlo – si preoccupavano per lei. E non solo per lei, decise irritata.

Grimaud lanciò ad André due delle mele che aveva preso dalla bisaccia. André gli fece un cenno di ringraziamento e l’altro sedette dalla parte opposta alla loro, addentando la terza con gusto: avrebbero tenuto d’occhio gli sfidanti, pronti a fermarli al primo sangue.

Girodelle guardò Oscar interrogativo, “Cominciamo?”

Lei fece cenno di sì.

   
 
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