«I “Figli della notte”, o meglio conosciuti come.. Vampiri, creature folkloristiche che sopravvivono nutrendosi dell’essenza vitale. Allora, qualcuno di voi sa dirmi quanto tempo fa sono nati i primi vampiri?»
Dal fondo dell’aula si udì uno sbuffo, seguito da un bisbiglio e il professore alzò la testa, cercando di capire da dove provenisse il rumore.
«Lo sanno tutti, no? Più di mille anni fa» borbottai a bassa voce.
«Lei, signorina.» il professore mi indicò con la penna che teneva in mano e, in meno di un secondo, mi ritrovai gli occhi di una ventina di teste puntati addosso.
Spostai gli occhi a destra e sinistra, osservando in silenzio tutte le persone che mi fissavano, mi scostai la lunga treccia color oro dalla spalla e mi puntai un dito al petto «Io?».
«Sì, proprio lei, signorina..».
«Graymark, Veronica Graymark.» risposi in tono secco.
«Bene, signorina Graymark, vuole rispondere alla mia domanda?» alzò le sopracciglia fissandomi con aria di sfida.
«Più di mille anni fa. Si dice che dopo aver perso uno dei suoi figli in una notte di luna piena, un uomo abbia costretto sua moglie, discendente dalle streghe di Salem, a ricorrere alla magia nera per trasformare lui e i suoi cinque figli in creature immortali, dotate di doti straordinarie» incrociai braccia e gambe e mi lasciai scivolare sullo schienale della sedia.
«Che genere di “doti straordinarie”?» il professore aggirò la cattedra e si posizionò dietro di essa, senza mai staccare gli occhi dal mio sguardo.
«Velocità e forza raddoppiate, immortalità» mi passai una mano tra i capelli e iniziai a battere nervosamente la punta del piede per terra.
«Immortalità.. non credo che i vampiri siano essere immortali, cosa mi sa d..»
Lo interruppi bruscamente «”l’albero che gli aveva donato la vita, poteva anche togliergliela”» dissi con l’aria di chi la sa lunga (ed io la sapevo davvero lunga) «paletti di quercia bianca per i vampiri Originali e un qualsiasi paletto di legno per un normale vampiro».
L’uomo dietro la cattedra mi guardò compiaciuto, ma si limitò ad un semplice “eccellente”, il ché mi rese ancora più nervosa di quanto già non lo fossi.
La campanella segnò la fine delle lezioni e sgattaiolai fuori dalla classe, prima di rimanere bloccata nella ressa che si creava al termine di ogni ora.
Mi sentiva strana e, come se non bastasse, quella lezione sui vampiri mi aveva fatto balenare per la testa una serie di idee. Aprii il mio armadietto e rimasi a fissare il suo interno con aria assente per almeno dieci minuti.
Furono l’allarme anti-incendio e il suono di una voce familiare a riportarmi sulla Terra.
Strabuzzai gli occhi e osservai il bidone dei rifiuti in fiamme a bocca aperta.
«RONNIE!» una ragazza continuava a scuotermi e a tirarmi per un braccio «Andiamo! O penseranno che sei stata tu!».
Ma io continuavo a fissare l’oggetto davanti a me sbalordita «Sono stata.. io?» feci un giro lento attorno al secchio della spazzatura e mi fermai davanti alla mia amica «Chloe, sono stata io?» ripetei con tono insistente.
«Sì, ma adesso muoviti o penseranno che sei una piromane» e mi trascinò mentre continuavo a fissare quell’ammasso di fiamme con stupore,e non nego con un po’ di compiacimento.