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Autore: perkynurples    17/07/2015    4 recensioni
Bilbo Baggins conduceva una vita piuttosto tranquilla, grazie mille, fino a quando una vecchia conoscenza non ha deciso di stravolgerla, e ha finito per accettare un lavoro che è... diciamo che non è proprio la sua specialità, e potrebbe alla fine costargli un po' di più del suo prezioso stile di vita accogliente. Chi l'avrebbe mai pensato che fare il tutor al nipote un po' più che leggermente prepotente di un monarca leggermente minaccioso potesse rivelarsi una tale... avventura?
[Modern Royalty AU; Pairing: Bilbo/Thorin]
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Fili, Gandalf, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*scappa via*


CAPITOLO XXII

 

A Bilbo non importa essere soggetto degli sguardi altrui – ha passato la maggior parte della sua vita davanti ad una classe piena, dopotutto. Ma lo ha reso acutamente consapevole delle differenze sottili negli sguardi continui – c'è lo sguardo attento, quando le persone stanno in realtà prestando attenzione a quello che stai dicendo. Poi c'è lo sguardo obbligatorio, quando gli studenti annoiati guizzano lo sguardo verso di lui di tanto in tanto per soddisfare il livello più basso della quota di attenzione. C'è il non-sguardo nervoso di chi sa che potrebbe essere chiamato per un breve esame orale, o lo sguardo circospetto e irrequieto di coloro che stanno in realtà guardando gli schermi dei loro cellulari sotto il banco... Bilbo li conosce tutti, conosce le loro sfumature.

Quello con cui non è familiare è lo sguardo inorridito. Bofur e Bombur non gli tolgono mai gli occhi di dosso mentre racconta loro la sua storia, a parte per qualche rapida occhiata tra di loro, probabilmente per confermare che l'altro è ancora lì, ad ascoltare ancora le stesse cose. Stanno cercando di capire se le parole che Bilbo sta dicendo in realtà possono essere vere. Forse sta scherzando. Stanno cercando di collegare i punti, e non fanno moltissime domande, e Bilbo è incredibilmente a disagio, e ancor più incredibilmente dispiaciuto.

“Allora, in conclusione,” dice dopo che il grosso della storia è stato più o meno descritto, “Sono... non sono una spia, nonostante quello che si potrebbe pensare – e, a quanto pare, nonostante quello che pensa Bundushar. Sono davvero venuto qui per essere un tutor, niente di più, ma a quanto pare Gandalf aveva qualcos'altro in mente per me da... Dio sa quanto tempo. E sono stato – dovete capire che non sono molto bravo a mentire. Tenere tutto questo per me è stato un calvario, e ho resistito così a lungo perché, come potete vedere, non ho un'ottima percezione di quello che mi sta succedendo, e continuo a dimenticare le cose, e sono... sono completamente all'oscuro la maggior parte del tempo.”

Quasi chiede 'Qualche domanda?', ma si ferma in tempo. Continuano a fissarlo, e gradirebbe se uno di loro avesse qualcosa da dire, ma sembra che non gli sarà concessa quella cortesia.

“Mi sentivo come se avessi bisogno di dirvelo, ora che... beh, con tutto quello che sta succedendo. Mi dispiace di non essere stato sincero con voi prima quando mi avete chiesto di Frida e Ibindikhel, ma la verità è, non lo so... non posso davvero dire dove questo sta andando. Il quadro generale è troppo grande per me da vedere. Mi dispiace.”

Quasi all'unisono, i fratelli si appoggiano allo schienale delle sedie, facendo un sospiro spezzato. Bombur apre la bocca per dire qualcosa, ma poi decide di tacere dopo lo sguardo che si scambia con Bofur. L'autista si strofina la fronte e fissa Bilbo ancora un po'.

“Posso capire che stessi cercando di aiutare il Re,” dice lentamente, senza vita, “ma devo dirlo, sembra che tu abbia... Come lo dite? Tipo, fatto il passo più lungo della gamba?”

“Giusto! Questo è esattamente quello che ho fatto,” esclama Bilbo, “e ora sono... Sono incastrato nel bel mezzo di questo casino, e Gandalf vuole ancora il mio aiuto, e aveva promesso di proteggermi, ma Bundushar ha minacciato la mia vita per circa la terza volta da quando l'ho incontrato, e–”

“Bilbo,” Bofur ridacchia, e Bombur aggiunge, “rilassati.”

“Sapete, mi hanno detto molte volte di rilassarmi, ma non vedo come posso farlo. Sia Bundushar che il padre del Re parlano di come Thorin – di come Sua Maestà non sopravviverà alle elezioni o qualcosa del genere, e tutti si aspettano che io prenda le cose come vengono, ma come diavolo posso farlo?”

“Guarda, questo è più grande di te,” dice Bofur con calma, “più grande di tutti noi, oserei dire. Hai ragione, non sei una spia. E penso che sarebbe meglio se lasciassi gestire tutto a quelle vere.”

“Sì, ma...”

“Vuoi qualcosa da bere?” chiede Bombur utilmente, “no, aspetta, devi andare a prendere i ragazzi in città, no?”

“Voi due... come fa la gente in Erebor ad essere così maledettamente serena tutto il tempo?” urla Bilbo, “è ridicolo!”

“Non siamo sereni tutto il tempo,” Bofur sorride, “ma sappiamo quando mantenere le idee chiare sulle cose.”

“Qualcosa che devi padroneggiare,” Bombur ridacchia.

“Oh, andiamo,” geme Bilbo, crollando nella poltrona, “mi state dicendo che non siete nemmeno un po' preoccupati? E vostro zio? Quando ho detto il suo nome a Bundushar, sembrava più che incuriosito. A dire il vero, sembrava come se non avesse mai sentito parlare di lui prima, il che non è un buon segno, se non sbaglio. Potrebbe volere–”

“Zio Bifur sta bene,” dice Bofur con fermezza.

“Va bene, sì, per ora, ma–”

“Bilbo, sta bene,” ripete l'autista più severamente, poi come se in guerra con se stesso, “è... la struttura dove si trova l'ha inserito sotto falso nome. Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili contro questo genere di cose.”

Bilbo corruga la fronte, ma al suo sguardo inquisitorio, Bofur semplicemente alza un sopracciglio, e Bombur incrocia le braccia sul petto.

“Un momento, quindi... vi aspettavate che qualcosa del genere alla fine sarebbe successa?” chiede Bilbo con attenzione, e poi gli viene in mente, “voi... sapete... qualcosa? A proposito di ciò che vostro zio stesse facendo prima della rivoluzione? Perché se è così, allora...”

“Allora cosa?” lo interrompe Bombur, gentilmente ma seccamente, “avremmo dovuto fare qualcosa? Avremmo dovuto cominciare a tessere teorie folli, proprio come il Dottor Grey ha fatto tutto questo tempo?”

“Tutto ciò che ci sta a cuore è la felicità di Bifur, Bilbo,” aggiunge Bofur con calma, “non ha bisogno di molto per essere felice. Anche se ha iniziato a parlare di nuovo, è ancora solo un... beh, non è in ottima forma, te lo garantisco, e non lo sarà più. Il nostro dovere è quello di tenerlo lontano da tutto ciò che potrebbe essere in qualche modo stressante per lui.”

“Ma voi... volevate che Ibindikhel raccontasse la sua storia,” ribatte Bilbo debolmente, “e Frida mi ha detto che avete accettato di lasciare che sua nonna lo incontri?”

“Sì, succederà oggi.”

Comunque? Anche dopo tutto quello che ho appena detto?”

“Guarda,” dice Bofur quasi con rabbia, “vedere la Duchessa è la prima cosa che ha chiesto che non è una partita di calcio o un bicchiere di latte caldo. Siamo entusiasti che stia facendo un recupero – in una certa misura – e credimi, saremo entrambi lì per assicurarci che non sia sotto stress. Quello che ci hai detto è... inconsistente.”

“Inconsistente,” ripete Bilbo debolmente.

“Giusto.”

“Ma potrebbe sapere qualcosa su–”

“Sì, potrebbe sapere qualcosa su un sacco di cose, ma pensarci è esattamente il tipo di stress che vogliamo che evitare. Ci va bene che recuperi il rapporto con vecchi amici. Non ci va bene che riviva la rivoluzione di Azanulbizar, o la tragedia di Gundabad. E credimi quando dico che ci assicureremo di tenere le due cose separate.”

Bilbo semplicemente li fissa – sa che Bofur è più di un tipo tranquillo quando si tratta di confronti, ma questo non significa che sia meno sconcertante. Bilbo non l'ha mai sentito parlare così seriamente e senza allegria, e pensa che sarà solo un'aggiunta al mucchio di cose che lo tengono sveglio la notte.

“Mi...” cerca di dire.

“Dispiace? Sì, lo sappiamo.”

Il silenzio cala su di loro, sistemandosi sulle loro spalle come un peso di piombo, e personalmente, Bilbo spera di potersi rimpicciolire tanto da infilarsi nelle cuciture della tappezzeria, lontano dal mondo reale per sempre. Senza dire una parola, Bofur tira fuori il cellulare e chiama qualcuno, e Bombur, il cui aspetto è molto più gentile, mima con la bocca 'Tè?' a Bilbo, il quale annuisce disperatamente. Osserva il cuoco marciare verso la cucina, e si chiede se questo è come sarà con Thorin. Thorin...

Bilbo era così sicuro di avere bisogno di dirgli tutto, solo un attimo fa. Era così sicuro che fosse la cosa giusta da fare. Attesa da tempo. Quando tornerà nel fine settimana, Bilbo avrà sistemato tutto, o dovrà trascorrere le giornate nascosto nel suo armadio?

Il suo cuore salta diversi battiti quando sente Bofur salutare la persona che sta chiamando.

Ai, Dwalin, uh în.”

La bocca di Bilbo rimane spalancata, ma Bofur gli agita solo la mano, e continua a parlare in un rapido borbottio in khuzdul che Bilbo non riesce proprio a tradurne la totalità. Parla di protezione, e sicurezza, e... oh sì, abbiamo bisogno di parlare, per tutto il tempo gli sguardi di Bofur e Bilbo rimangono incrociati.

“Hai...?” Bilbo lascia la domanda sospesa dopo che l'autista termina la chiamata, e Bofur gli lancia uno sguardo torvo.

“Dwalin è quello che ci ha aiutato a preparare le... condizioni speciali per la permanenza di Bifur in quella struttura. Conosce il loro Responsabile della Sicurezza. Gli ho semplicemente chiesto se potesse negoziare una sorta di... vigilanza intensificata. Ovviamente, aveva delle domande.”

“Ovviamente,” mugola Bilbo.

“Gli ho detto che avremmo parlato quando lui e Sua Maestà ritorneranno.”

“Giusto.”

“Guarda, non ho idea di quello che sta succedendo qui,” Bofur sospira, come se dovesse farlo, “ma io non voglio che tutto questo... questo casino si avvicini minimamente a Bifur.”

“Anche Thráin vuole vederlo,” spiffera Bilbo.

“Già. Sì, lo so. Non posso esattamente rifiutarlo, ma posso supervisionare l'incontro,” replica Bofur.

“Okay.”

Il silenzio regna di nuovo.

“Bofur, io–”

“Non ti preoccupare, Bilbo.”

“Come posso non – come posso non preoccuparmi? Mi sento come se tutto questo fosse colpa mia.”

“Sciocchezze. Sei solo cronicamente sfortunato quando si tratta di cospirazioni governative, o qualcosa del genere.”

“Non me lo dire.”

Ridono insieme questa volta, anche se un po' timidamente, ma gli artigli fantasma che stringono intorno al petto di Bilbo comprimendolo lentamente sono ancora lì, e non se ne vanno via.

“Mi chiedo se il Re la vedrà allo stesso modo,” mormora debolmente, e poi vi è un accenno di compassione negli occhi del suo amico.

“Davvero nessuno gliel'ha detto ancora?” chiede Bofur.

“No. Tutti sembrano pensare che abbia abbastanza di cui preoccuparsi con le elezioni, il che è... beh, ridicolo, non credi?”

“È vero, però,” Bofur scrolla le spalle, poi, quando vede la faccia di Bilbo, “Sono sicuro che sarà... beh, cercherà di capire. Sai, dato che...”

“Hmm,” arrossisce Bilbo, ed è grato per l'interruzione quando Bombur arriva con il tè, ma Bofur non sembra volersi arrendere.

“Ci stavamo chiedendo come Sua Maestà reagirà quando scoprirà... beh, tutto questo,” indica tutto Bilbo.

“Oh,” Bombur alza un sopracciglio, “hmm.”

“Non – non credo che prenderà bene il fatto che gli siano state nascoste delle informazioni,” Bilbo sospira, “Voglio dire... se non altro, sapevo di suo padre prima che noi... ehm, beh, molto prima di lui. E mentre l'attacco al Palazzo è stato... probabilmente non a causa mia, mi sento ancora in colpa. Mi sento in colpa per un sacco di cose.”

Non hanno altro che degli sguardi compassionevoli da offrire, e Bilbo decide che aspettarsi qualche consiglio sarebbe stato chiedere molto.

“Io, uh... me ne vado allora,” dichiara incerto, “io... grazie per avermi ascoltato. Probabilmente dovrò dire a Gandalf che ve l'ho detto – dovrei farlo? Nemmeno lo so più...”

“Sai una cosa, teniamocelo per noi, per il momento,” offre Bofur, guardando suo fratello, che scrolla semplicemente le spalle, poi annuisce.

“Sì, beh,” Bilbo sorride debolmente, “va bene. Grazie. Suppongo – suppongo che non durerà a lungo però. Mi aspetto di doverlo fare fino al ritorno del Re, e poi dovrò iniziare a rispondere ad alcune domande, per persone molto meno indulgenti di voi due.”

“La stai facendo sembrare come ti stessi aspettando un'esecuzione,” Bombur ridacchia, e Bilbo si unisce, ma il suo viso probabilmente si contorce in una smorfia che è a miglia di distanza dal divertito.

Vorrebbe non pensare così – in termini di sorte funesta, e pagare per i suoi peccati, e così via. Desidera essere un po' più ereboriano, e non preoccuparsi così tanto. Forse sta esagerando. Si sente leggermente meglio, dopo essersi confidato con suoi amici (che sono ancora i suoi amici, spera). La storia comincia a prendere una sorta di forma nella sua testa ora, i dettagli trovano una loro collocazione – hanno ancora poco senso, a dirla tutta, e si rende conto di quanto ridicolo sembri, ma almeno sa di ricordarsene la maggior parte, dal suo primo viaggio a Gundabad (una nota mentale sull'aver mentito a Thorin per la prima volta, dicendogli che era in viaggio con i parenti) , alla riunione del partito di Karkâl; dall'imbattersi nell'assistente di Bundushar durante le Celebrazioni della Pace, all'imbattersi in Bundushar in persona un po' più tardi... Tutto questo intervallato con i bocconcini di informazioni che Gandalf e Bard gli hanno fornito.

Domande sorgono, quelle che Bilbo deve aver avuto prima, ma ritenuto poco importanti, o forse senza risposta – perché Gandalf gli ha detto del padre di Thorin così presto, in primo luogo? Perché non ha contraddetto Bilbo quando pensava l'attacco al Palazzo fosse successo a causa sua? Oh, e Bundushar non ha detto qualcosa riguardo al nome di Bilbo che salta fuori dappertutto? Forse si sarebbe dovuto concentrare su quello – capire quali sono state le intenzioni di Gandalf con lui fin dall'inizio, e da quanto tempo le aveva.

Quando Bard chiama, Bilbo sta cominciando a diventare più arrabbiato e meno ansioso, e il fatto di essere nel bel mezzo di un ingorgo sulla strada per le scuole dei ragazzi in realtà non migliora la situazione.

“Lo Schema?” chiede il giornalista semplicemente, e Bilbo geme.

“Sì, sì. Scopri quello che puoi – non è quello che i tipi come te fanno?” rimbecca, facendo del suo meglio per resistere alla tentazione di suonare il clacson contro l'auto di fronte a lui.

“Di solito, ma... di che cosa si tratta? Come è andato l'incontro con Bundushar?”

“Oh, Gandalf non te l'ha detto? È andato alla grande, sì. Bundushar è fermamente convinto che io sia una spia, quanto è meraviglioso?”

“Immagino di non molto,” Bard ridacchia.

“Non. Molto,” sibila Bilbo, “ma non mi dire. Senti, ho finito qui, va bene? Lo Schema è qualcosa di cui Bundushar continuava a parlare. 'Sa cos'è lo Schema', e 'Lo Schema in cambio del Re', roba minacciosa da film di serie Z. Neanche Gandalf sa cosa sia, se riesci a crederci. Solo... non lo so, fai la tua cosa. Io non voglio avere niente a che fare con questo.”

“Lo Schema,” pondera Bard, “hmm. Sai, suona vagamente familiare. Vedo cosa riesco a scovare – forse gli Archivi saranno utili. Ti terrò aggiornato.

“No,” brontola Bilbo, “non tenermi aggiornato. Non voglio sapere.”

“Certo,” risponde Bard, e Bilbo può immaginare il sorrisetto sul suo volto fin troppo bene.

“Sono serio,” borbotta.

“Certo, sì, lo so. In ogni caso, Frida e sua nonna incontrano Bifur Abkhûz oggi, e sento che anche il padre del Re ha espresso il suo interesse?”

“Sì, infatti,” grugnisce Bilbo, l'autostrada trafficata si muove a passo di lumaca, "anche lui continua a parlare di come lo schema si sta ripetendo, così sto pensando che ci potrebbe essere qualche connessione... Sai cosa, pensaci tu a venirne a capo. Ho fatto abbastanza. Non tenermi aggiornato.”

“Va bene, Bilbo. Grazie. Parleremo presto.”

“Sinceramente spero di no.”

Se mai dovesse fare causa a qualcuno, sarebbe una cosa amara e sfibrante – è sempre stato il tipo a minimizzare le cose piuttosto facilmente, andare avanti e non lasciare che niente lo indispettisca, ma quello era prima. Spera sinceramente che niente superi mai questa girandola di emozioni. Forse dovrebbe scrivere un libro – la lista di quelli ispirati dalla sua permanenza in Erebor sta diventando più lunga apparentemente di minuto in minuto. Intitolerebbe questo Cosa Non Fare Quando Ti Viene Offerta La Possibilità Di Rivoluzionare La Tua Vita, o qualcosa del genere. Sì, sì, guadagnerà milioni e viaggerà in tutto il mondo dando discorsi su come evitare di rovinare se stessi non riconoscendo in tempo di essere un pesce fuor d'acqua. Il paese fiero di Erebor gli farà causa per aver divulgato informazioni riservate, e lui a sua volta farà causa al paese per averlo fatto diventare un relitto emotivo. Sembra un buon piano.

Sono i Principi – migliorano tutto quanto. Passa a prendere Kíli per primo, il bambino non sta seduto fermo per un secondo, descrivendo in fervente dettaglio una specie di battibecco che ha avuto con alcuni compagni di classe, e passando poi a una poesia che aveva imparato quel giorno, fluentemente proseguendo con i monologhi che dovrebbe imparare per la recita. Prima che Bilbo se ne accorga, sta ridendo con lui, promettendo che sì, chiederanno a Thorin se Kíli può andare a far volare gli aquiloni con il resto della scuola la prossima settimana.

La fine di settembre porta in pieno la stagione delle tempeste di cui tutti parlano – venti potenti e l'occasionale doccia di pioggia quasi quotidiana, però è ancora piuttosto caldo. Bilbo si rammenta, fortemente e quasi dolorosamente, di aver trascorso questa stagione fuori con sua madre quando era piccolo, andando in bicicletta o curando il giardino, o, sì, facendo volare gli aquiloni nel cortile... gli occhi di Kíli sono scintillanti, i capelli arruffati, mentre rimbalza su e giù sul sedile, e Bilbo gli ricorda distrattamente di sistemarsi la cravatta, e pensa al guardare le nuvole e raccogliere le foglie d'autunno che sua madre avrebbe pressato tra i libri più pesanti che poteva trovare per poi attaccarle alla finestra di Bilbo. Decide che sarà lui a doverlo fare anche per i ragazzi, e improvvisamente, ha poche settimane davanti a sé da aspettare con impazienza, e non è davvero una sensazione piacevole – no, ha invece paura di non esserci quando le foglie degli alberi di Erebor inizieranno a colorarsi, per non sa quale ragione.

Comincia a piovere nel momento in cui attraversano tutta la città verso la scuola di Fíli, e così Bilbo lascia Kíli in macchina sotto la supervisione della sua guardia del corpo, e percorre a passo svelto il cortile fino all'interno dell'edificio. Ma Fíli non c'è nella calca dei suoi compagni di classe. Bilbo chiede al primo volto familiare, che sarebbe l'amico del Principe, Ori, e viene indirizzato un po' nervosamente verso l'ufficio della Preside. Il suo 'Cos'è successo?' non viene degnato di una risposta.

Si affretta al piano di sopra, e vede Tom, la guardia di Fíli, in piedi davanti alla porta dell'ufficio di Frida. Bilbo ha solo bisogno di alzare un sopracciglio, e l'uomo alto sospira.

“Ha fatto a botte a pranzo,” spiega, inclinando la testa verso l'ufficio.

“Dici sul serio? Perché?”

“Meglio se te lo dice lui.”

Bilbo corruga la fronte e bussa alla porta – il viso di Frida è severo quando gliela apre, ma si trasforma nel momento in cui lo riconosce.

“Oh, Bilbo! Meno male che sei qui. Prego, entra.”

“Che cavolo è successo?” si domanda Bilbo, e Frida lo invita dentro senza dire una parola, scuotendo la testa quasi impercettibilmente.

Fíli è seduto con le spalle quadrate, le mani infilate nelle tasche, con il broncio e accigliato quando vede Bilbo – accanto a lui c'è un ragazzo grande il doppio di lui, la mascella forte e gli occhi stretti che a Bilbo ricordano di...

“Bilbo, questo è Bolg Karkâl,” Frida lo presenta, “si è trasferito nella nostra scuola all'inizio di quest'anno, nella classe di Fíli.”

“Oh, um,” riesce a dire Bilbo, “è davvero un piacere conoscerti.”

E proprio quando pensavo che le cose non potessero peggiorare.

Fíli sbuffa, e il ragazzino – il figlio di Karkâl? Il nipote? – semplicemente fissa.

“Allora, ehm... che è successo qui?” chiede Bilbo, sperando che non sia troppo evidente che sta controllando se Fíli ha dei lividi.

“Fíli?” Frida si rivolge al Principe, “perché non lo spieghi?”

“No grazie,” ribatte il ragazzo con uno sprezzo a cui Bilbo non assisteva da molto tempo, girandosi.

“Molto bene, allora,” dice Fridda rigorosamente, “Glielo dirò io. I ragazzi hanno avuto una discussione a pranzo oggi. Da quanto ho capito, Bolg aveva alcuni insulti che pensava di dover condividere con tutti, e Fíli non era del tutto d'accordo. Solo che hanno deciso di risolvere la situazione con i pugni al posto delle parole.”

“Quali insulti – Fíli, cosa potrebbe mai averti detto che hai sentito il bisogno di prenderlo a botte?” chiede Bilbo, e il Principe lo fissa, ferito, mentre l'altro ragazzo sbuffa.

“Non ho iniziato io,” è l'unica cosa che Fíli si sente di condividere, “mi ha spinto prima lui.”

A hyrunâl!” sibila Bolg.

“Non sto mentendo!” esclama Fíli, “Bilbo, è venuto da me durante la fila per il pranzo e ha iniziato a dire di come la monarchia è un male, e di come il suo stupido padre avrebbe vinto le elezioni e poi si sarebbe trasferito a Palazzo e che noi saremmo dovuti andare undukhur furukh!”

Bilbo sussulta leggermente, l'ultima frase qualcosa che ha sentito prima, e non in situazioni molto cortesi. Si scambia uno sguardo con Frida, perché sul serio? Tredicenni che litigano per la politica? Sospira leggermente.

“Bolg, abbiamo finito qui,” dice Frida al ragazzo con fermezza, “vai, o perderai il bus. Chiamerò i tuoi genitori.”

M' anmâd,” dice, raccogliendo lo zaino.

“Attento a come parli!”

“Mi dispiace, signora,” dice in modo sorprendentemente educato, ma poi mentre passa accanto a Fíli, lo fissa con cattiveria, e il ragazzo scatta in avanti, tenuto fermo solo dalla mano di Bilbo sulla sua spalla. Quando la porta si chiude dietro il ragazzo, Frida si siede nella sua grande poltrona, facendo un sospiro spezzato.

“Bilbo, devi sapere che entrambi hanno preso una nota per questo. Niente di grave, ma ci sono stati alcuni piatti rotti.”

“Oh, Fíli,” geme Bilbo, e il Principe si stringe nelle spalle.

“Mi ha schiaffato il vassoio con il cibo dalle mani,” dice freddamente, “così ho ripagato il favore.”

“Beh, è semplicemente meraviglioso.”

“Mi hanno entrambi promesso che non accadrà di nuovo,” continua Frida, “e se non sarà così, beh, non avrò altra scelta che punire entrambi di conseguenza.”

“Ma è lui il bullo,” protesta Fíli.

“Ingaggiarlo non aiuta a risolvere niente,” fornisce Bilbo dolcemente, e il Principe lo guarda come se non riuscisse a credere che sia serio.

“E allora, avrei dovuto solo stare lì fermo e non difendermi?” chiede con tanta insistenza che Bilbo è un po' sorpreso.

“Vai ad aspettare fuori con Tom,” ordina al ragazzo, “parleremo di questo a casa. Vai.”

Il Principe si lascia sfuggire un profondo sospiro esasperato, e sgattaiola via.

“Arrivederci, signorina Smythe. Mi dispiace.”

“Grazie, Fíli. Ci vediamo domani.”

Frida scuote la testa non appena la porta si chiude dietro al Principe, e Bilbo si mette a sedere pesantemente.

“Ma che diavolo...?” si domanda, e la donna rotea gli occhi.

“Sul serio, abbiamo avuto problemi con quel ragazzo fin dal primo giorno. È sveglio, ma maleducato. Fíli non si lamenta di lui? Si stuzzicano continuamente. Non aiuta il fatto che siano nella stessa classe.”

“Fíli... no,” mugola Bilbo, “è la prima volta che sento una cosa del genere.”

“Hmm, strano,” Frida inclina la testa, “comunque, tienilo d'occhio. I suoi voti non sono peggiorati pericolosamente, ma... sai. Odierei se gli succedesse. Parlaci. E io... parlerò con Azog Karkâl. Puoi immaginare la mia gioia.”

“Questa è la peggior coincidenza possibile, e lo dico io,” grugnisce Bilbo.

“Lo so. Farò del mio meglio per contenere questo. Al ritmo con cui sta andando, Bolg verrà espulso entro la fine di quest'anno. Mi dicono che questa è la sua quinta scuola negli ultimi sei anni.”

“Già, mi chiedo perché,” scherza Bilbo, “in ogni caso, grazie. Parlerò con Fíli.”

“Bene. E Bilbo... Com'è andata oggi? Sei un po' pallido.”

“Oh, è tutto qui?” ridacchia amaramente, “perché mi sento come se mi fossi preso qualcosa. Un caso estremo di influenza indotta da stress, forse.”

“Abbi cura di te,” gli ordina.

“Farò del mio meglio,” sorride tristemente, e sta per dire un po' di più, ma poi il telefono di Frida squilla.

“Oh, è Bard!”

“Avrà qualche notizia interessante, non c'è dubbio,” dice Bilbo, “rispondi. Parleremo più in là!”

E con questo, si dirige fuori dal suo ufficio – non ha alcun desiderio di vedere la sua reazione quando verrà a sapere le nuove aggiunte a tutto il casino. Fíli siede rannicchiato su una panchina vicina, Tom getta a Bilbo un breve sguardo curioso, che respinge scuotendo la testa. Il Principe lo segue in macchina obbediente, ma senza dire una parola, e si accascia sul sedile con le braccia incrociate sul petto, guardando fuori dal finestrino ed ignorando l'ansia di Kíli.

Anche se specula con il giovane Principe sulla costruzione di aquiloni e affini per tutto il tragitto, Bilbo continua a controllare Fíli nello specchietto retrovisore. È davvero stato così avvolto nei suoi problemi che ha dimenticato di notare i segni rivelatori del ragazzo che veniva soggetto a bullismo? L'idea gli fa venire la nausea. Ma no, Bilbo si prende sempre del tempo per chiedere ai Principi come è andata la giornata, e avrebbe riconosciuto se qualcosa fosse andato storto... no? Beh, in ogni caso, adesso sa e ha la possibilità di sedare la situazione prima che diventi un vero e proprio problema.

Lascia che le sue preoccupazioni per Fíli superino quello che sembrava una serie di sfortunati, insormontabili problemi proprio questa mattina, e trascorre il resto della giornata con i ragazzi. Fíli ha il pomeriggio libero mentre Kíli frequenta la sua lezione di piano, e così Bilbo si attarda nella sua stanza, seduto a gambe incrociate sul tappeto e giocherellando con il suo programma sul tablet mentre il ragazzo fissa lo schermo del suo computer. Bilbo prega solo che Gandalf o Bard o chiunque non scelga questo momento per chiamarlo. Deve ancora andare a parlare con Thráin, e vedere come Bofur e Bombur stanno...

Più tardi. Con risolutezza, infila la mano in tasca ed inserisce la suoneria silenziosa. Dà a Fíli abbastanza spazio – il ragazzo si agita sulla sedia, alle prese con i compiti a casa, e Bilbo sa che è solo una questione di tempo prima che cominci a parlare.

Ben presto, si lascia scappare un gemito esasperato e si mette a sedere accanto a Bilbo sul tappeto, il libro di grammatica inglese sulle ginocchia. Insieme, si preoccupano dei tempi verbali per un po', ed è ovvio che Fíli è ancora distratto – scatta con rabbia un paio di volte e ha difficoltà a concentrarsi, davvero. Il picchiettio della pioggia è ora un ronzio costante, e il cielo fuori è di un grigio metallico, suggerendo che la tempesta è qui per restare, e che domani non sarà molto caldo.

“Sai una cosa,” dice Bilbo dopo che Fíli ha quasi masticato la sua penna a sfera in una poltiglia, “non ci stiamo cavando un ragno dal buco così. Guarda il tempo. Non è un tempo per lo studio. Che ne dici se ci infiliamo nelle cucine e ci facciamo una tazza di cioccolata?”

Fíli lo guarda storto, ma poi sospira, fin troppo pesantemente.

“Va bene,” mormora.

“Okay, Dai! Portati il libro di testo.”

“Uffa, devo?”

“Tutto è più facile con la cioccolata, credimi,” Bilbo si aggrappa alla propria positività il più saldamente possibile, “chi lo sa, forse ci imbatteremo in Deidre, e ci lascerà rubare dalla sua riserva segreta di marshmallow.”

“Ha una riserva?” chiede Fíli, trascinandosi in piedi dopo Bilbo.

“Saresti sorpreso di ciò che quella donna nasconde nella sua dispensa. Andiamo.”

Il Palazzo è molto tranquillo – tutti sono ancora al lavoro, e incontrano solo un paio di cameriere e simili, e per fortuna nessuno che metterebbe in dubbio Bilbo che lascia uscire il Principe dalla sua stanza durante il tempo riservato allo studio. Ma poi del resto – beh, è passato un po' di tempo, e Bilbo è quello di cui tutti si fidano quando si tratta di decidere ciò che è meglio per i ragazzi. Qualcosa di piccolo e spiacevole gli stringe il petto a quella realizzazione, e decide che anche lui probabilmente beneficerebbe da una tazza di cioccolata calda, dopotutto.

Deidre non si vede da nessuna parte quando entrano nella piccola cucina riservata per il personale, e allora Bilbo fa mettere Fíli a sedere sulla sedia traballante accanto alla finestra e va a preparare la bevanda, mentre il Principe appoggia la testa sulle braccia sul tavolo e guarda fuori dalla finestra, le gocce di pioggia che si uniscono in piccoli fiumi che scorrono.

“Sai,” gli dice Bilbo da sopra la spalla, “quando avevo la tua età, c'era un ragazzo della mia classe, Timmy Brandybuck. Continuava a rubare i miei spuntini. È un miracolo se sono sopravvissuto alla seconda media, ad essere completamente onesto con te. Ero ancora più basso allora, un ragazzo davvero magrolino, con degli occhiali enormi... Puoi immaginare che non ero esattamente quello popolare.”

Nessuna risposta. Il ragazzo semplicemente si dimena un po', facendo un sospiro profondo e spezzato. Bilbo sorride a se stesso.

“Non sapevo cosa fare,” continua casualmente, mescolando il latte che si riscalda lentamente e con attenzione, “non volevo dirlo a mia madre, perché non volevo che lei sapesse che stava facendo gli spuntini per un ragazzino screanzato invece che per me. E così ho sopportato, naturalmente. Finché–”

“E tuo padre?” mormora Fíli.

“Cosa – mio padre?” chiede Bilbo, voltandosi verso di lui.

“Bolg continua a dire che suo padre gli ha insegnato a combattere – sai, a picchiare la gente. Tuo padre non lo sapeva fare?”

Bilbo ride, e questo prende il Principe di sorpresa – finalmente, lo guarda, se un po' accigliato.

“Mio padre era uno storico,” spiega Bilbo, “era in fissa con i vecchi libri e i modellini di navi e così via. Sicuramente non era il tipo di persona che picchiava la gente, credimi. Inoltre,” aggiunge, dopo un momento di riflessione, “era morto da un paio d'anni, quando quel bambino ha iniziato ad essere cattivo con me.”

Fíli lo fissa a bocca aperta, sedendosi un po' più dritto.

“Anche tuo padre è morto?” chiede, quasi come se avesse paura di conoscere la verità.

“Sì,” risponde Bilbo semplicemente, “quando avevo dieci anni. Non ha avuto molto tempo per insegnarmi a badare a me stesso, questo è sicuro. Quello che mi ha lasciato è la sua passione per la letteratura. Te l'ho mai detto?”

Il Principe scuote la testa.

“Oh beh,” Bilbo offre un sorriso affettuoso, tornando al bancone per finire la loro cioccolata, “ora lo sai. Sai una cosa, però? Quel ragazzo, Timmy, anche lui aveva perso il padre – l'ho scoperto dopo un po' di tempo. Il padre era un soldato, o qualcosa del genere. In ogni caso, il punto è che, improvvisamente avevamo qualcosa in comune, e un giorno, ho fatto fare a mia madre dei panini in più, e andai da lui, anche se me la stavo facendo sotto, ad essere onesti, e gliene diedi un po' volentieri. Abbiamo avuto modo di parlare. Non siamo diventati davvero amici o altro, ma non mi ha più infastidito.”

Fíli semplicemente lo fissa mentre Bilbo gli dà la tazza fumante.

“Senti, capisco quello che stai dicendo,” borbotta, “ma non voglio fare il carino con Bolg. Non se lo merita. Continua ad insultare la mia famiglia, ed è così... zurmbund. Come si dice?”

“Arrogante,” fornisce Bilbo distrattamente, “pieno di sé.”

“Sì, quello. Pensa che dato che suo padre possiede Moria ed è in politica, possa avere tutto. Lo odio. Non voglio condividere i miei panini con lui.”

“Lo capisco,” Bilbo si siede davanti a lui dall'altra parte del tavolo, “davvero. Non sto dicendo che sia sbagliato difenderti. E non sto certamente dicendo che dovresti fare il carino con lui se continua ad essere così cattivo con te. Solo... sai una cosa, sei migliore di lui. Pensala in quel modo. L'unica cosa che sa fare è insultarti, e fare a botte, e tu sei superiore a questo.”

“Non lo sono,” mormora Fíli, soffiando sulla sua cioccolata, “voglio picchiarlo. Prendere a pugni la sua stupida faccia, è quello che si merita comunque–”

“Okay, okay,” lo interrompe Bilbo severamente, “calmati. Lo sai che continua ad essere trasferito di scuola in scuola? Probabilmente perché ancora non ha imparato che non fare a botte è il modo migliore per vivere. Vuoi essere trasferito in un'altra scuola? O preferiresti avere la pace in quella dove sei adesso?”

“Pace,” sbuffa Fíli, sorseggiando la sua bevanda e scrutando Bilbo.

“Sì, pace. Bolg non si merita di essere in una scuola così fantastica, direi. La prossima volta che ti insulta, o cerca di farti del male o altro, inghiotta il rospo e ignoralo. Non importa quanto possa essere difficile farlo. Denuncialo ai tuoi insegnanti. O anche alla signorina Smythe. Basta che ti assicuri che non la faccia franca con questo tipo di comportamento. O si calmerà, o non lo farà e verrà punito di conseguenza. Solo per l'amor del cielo non andare a fracassare piatti pieni di cibo per terra, per favore?”

Fíli ridacchia.

“Nemmeno se è il porridge alle lenticchie con le uova?”

“Oh Dio, è quello che avevate per pranzo oggi?” esclama Bilbo in orrore esagerato, “allora no, mi spiace, va benissimo. Se sono lenticchie e uova, sei perdonato. Però cerca di non buttarlo. Nella mia scuola c'erano questi piccoli vasi per i fiori sui tavoli, e ci buttavamo dentro tutto il cibo disgustoso...”

“Eww!” grida Fíli, ma scoppia a ridere, e Bilbo fa un gran sorriso.

Entrambi prendono un gran bel sorso della loro cioccolata, e dopo Fíli sembra infinitamente più a suo agio.

“Promettimi solo che me lo dirai quando Bolg è di nuovo cattivo con te, va bene?” dice Bilbo, e Fíli sospira e annuisce.

“Sta mentendo però, giusto?” osserva sottovoce dopo un po', “cioè, è cosa sicura che zio Dáin vincerà le elezioni, no?”

Bilbo quasi non riesce a nascondere la sua smorfia di dolore. Si domanda se lo zio Dáin sia pronto per tutto ciò che è in procinto di svelarsi.

“Più o meno,” ammette, “nulla è mai certo in politica, per quanto ne so. Ma non ti preoccupare di questo. Concentrati sulla scuola, questo è ciò che conta.”

“Sì, ma devo un po' preoccuparmene,” controbatte Fíli, “presto dovrò fare quel corso di politica con Thorin, ricordi?”

“Oh, giusto, naturalmente.”

Thorin ne ha accennato poco tempo fa – ovviamente Fíli ha bisogno di progredire nella sua preparazione per i doveri che lo attendono in futuro, e ottenere una buona panoramica della situazione politica attuale è solo l'inizio. Quasi senza pensare, Bilbo si domanda se egli stesso sarà un argomento di conversazione un giorno. Quell'uomo inglese che si era impelagato in cose che non capiva, e quella volta fece inconsapevolmente un bel casino appena prima delle elezioni... Prende un sorso molto, molto lungo della sua cioccolata, sperando che lo possa calmare un po'.

“Va bene, allora,” dichiara con molta più fermezza di quanto abbia sentito da molto tempo, battendo il dito sul testo di Fíli, “diamo un'altra occhiata a questo.”

Se c'è un modo migliore per dimenticare i propri guai dello spiegare la complessità del present perfect, non l'ha ancora scoperto.

***

Il breve interludio pacifico è finito prima di poterlo assaporare bene, però. Dopo aver messo i ragazzi a letto, si rende conto che dovrà decidere chi affrontare prima – Bofur e Bombur alla caffetteria, che saranno di Dio-sa-quale umore, o Thráin, che pretenderà di essere ragguagliato su tutto ciò che è successo oggi. Sceglie la prima opzione, sperando che se resta in zona abbastanza a lungo, il padre del Re potrebbe addormentarsi prima che arrivi. Si sente solo un po' in colpa a pensare così, e forse questo è un risultato.

Ma poi del resto, non avrebbe dovuto essere così ingenuo da aspettarsi che tutto sarebbe andato senza soluzione di continuità. Ancora prima di raggiungere l'edificio del personale, riceve un messaggio sia da Bard che da Gandalf, sulla falsariga simile di 'Abbiamo bisogno di parlare al più presto possibile', e quasi si rigira per andare a deprimersi nella sua stanza.

Ma per fortuna, la caffetteria è piena di gente – questa o quella partita di calcio senza dubbio incredibilmente importante sta per iniziare – e quindi, anche se si imbatte in entrambi i fratelli Abkhûz, in realtà non hanno la possibilità di parlare fino a quando la folla non si disperde, e Bilbo è silenziosamente grato per questo, naturalmente.

Si raggomitola in una poltrona un po' lontano dalla compagnia chiassosa e allegra, e guarda distrattamente i piccoli uomini colorati che inseguono una palla intorno a un campo mentre toglie il tappo dalla bottiglia di birra. È diventato molto appassionato di birra durante la sua permanenza a Erebor, e non sa cosa questo riveli di lui.

È mezzo addormentato quando il gioco finisce, caldo e accogliente e quasi pronto per andare a letto e dimenticarsi il giorno terribile, ma Bofur si siede accanto a lui quando la gente inizia a disperdersi verso i loro rispettivi letti, e sembra quasi... irrequieto. Molto diverso da quello che Bilbo abbia mai visto.

“Allora,” dichiara, conducendo una sorta di breve conversazione non verbale con Bombur dall'altra parte della stanza, probabilmente facendogli cenno di venire, non appena può, “zio Bifur incontrato la Duchessa di Khazad oggi.”

“Oh, giusto,” Bilbo sospira piuttosto senza entusiasmo, “come è andata?”

Bofur lo osserva in silenzio per un po', come se non riuscisse a capire come descriverlo, e nonostante tutto quello che ha promesso a se stesso, Bilbo sente un pizzichino di curiosità.

“È stato... strano,” decide l'autista alla fine, “Bifur non è molto loquace, naturalmente, ma... avresti dovuto vederlo. Si è illuminato come un candeliere dell'opera quando ha riconosciuto la Duchessa.”

“... Un candeliere dell'opera,” Bilbo menziona l'unica cosa che gli rimane impressa.

“Sì, lo sai, ah... si è emozionato. Come si dice?”

“Si è illuminato come un albero di Natale.”

“Oh davvero? Non ha molto senso.”

“Ha più senso del candeliere dell'opera... In ogni caso, continua.”

“Giusto, sì. Quindi, sì, hanno parlato. Molto. Ha ancora qualche problema a mettere insieme le parole, come puoi immaginare, ma la Duchessa è stata veramente paziente con lui, e sì, erano... sembravano andare d'accordo. Non lo so. È stato così surreale da guardare.”

“Beh, è fantastico,” Bilbo offre quello che spera sia un bel sorriso.

“Hmm, sì,” Bofur annuisce senza sbilanciarsi, e sembra ancora come se stesse contemplando qualcosa.

“Cosa c'è?” Bilbo si sporge in avanti, e gli occhi del suo amico si socchiudono, come se stesse combattendo una specie di noiosa battaglia interiore.

“Beh, la Duchessa ha detto che Thráin è vivo,” dice alla fine, “vedi, lo abbiamo tenuto lontano dai notiziari, e non è molto interessato a loro comunque, quindi non lo sapeva, ma... Sì. Bene. È stato allora che si è veramente eccitato.”

“Oh Dio,” geme Bilbo, anche se in realtà non sa perché, e si stropiccia gli occhi.

“Già,” Bofur non sembra meno turbato di Bilbo, “la sua pressione sanguigna ha raggiunto il picco, per l'amore del cielo. La Duchessa e lui si sono così uniti nel loro odio per Bundushar, era come un piccolo raduno di incitamento. Avresti dovuto sentire le teorie che tessevano.”

“Qualcosa sullo Schema?” chiede Bilbo anche se non vuole davvero conoscere la risposta, e usa il termine con una sana dose di ironia.

“Nah. Anche se la Duchessa ha detto che avrebbe recuperato alcuni file dagli Archivi. A quanto pare hanno intenzione di trascorrere i pomeriggi a mettere tutto insieme. Parole sue, non mie. Non ho menzionato nulla di ciò che mi hai detto, tra l'altro – non ti preoccupare.”

“Sì, beh,” Bilbo sospira, scivolando le mani nelle maniche del suo cardigan contro il freddo improvviso che sente, “non credo che le cose sarebbero peggiorate molto se l'avesti fatto. Lo apprezzo, però. Grazie.”

“Mhm. Hanno entrambi espresso il desiderio di incontrarsi con Thráin, però. Parecchie volte. La signorina Smythe ha pensato che sarebbe... interessante. Ha detto che Ibindikhel potrebbe usarlo per il suo articolo su Bifur, sai, come una sorta di riunione toccante.”

“Incredibile,” Bilbo sospira, tutt'altro che stupito.

“Guarda, non so se... scopriremo eventuali cospirazioni o altro, ma... beh, mi piacerebbe provare,” dice Bofur sinceramente, “sai. Potrebbe essere interessante. Certamente sarebbe un bene per Bifur – sembrava più sano... più vivo, ogni secondo che la Duchessa era lì. È stato fantastico.”

Bilbo lo fissa imbambolato senza dire una parola per molto tempo – anche adesso, si sente colpevole. Anche in questo, sebbene non avesse niente a che fare con lui, si sente come se stesse mandando tutto a rotoli, o almeno sta per farlo, e presto...

“Aspetta,” dice, infine decifrando lo sguardo persistente di Bofur, “che cosa vuoi da me?”

Il suo amico si sposta sulla sedia, incrociando le braccia sul petto quasi nervosamente, e Bilbo si chiede se sarebbe terribilmente maleducato correre fuori dalla stanza, in questo momento.

“Beh,” Bofur inizia lentamente, “Non posso esattamente... marciare fino a Sua Maestà e chiedergli di lasciare che mio zio veda suo padre. Così ho pensato... Beh, voglio dire se non sarebbe di troppo fastidio... Potresti chiederlo per me? So che hai un sacco di gatte da pelare, e so che il Re è occupato, ma non so, forse dopo le elezioni...”

“Dopo le elezioni,” ripete Bilbo a pappagallo debolmente, e non può smettere di pensare e se non ci sarà un dopo le elezioni. E se non sono qui. E se...

“Giusto,” dichiara, sorprendendo se stesso più di tutti, “Vedrò cosa posso fare. Naturalmente. Non c'è nulla di male nel chiedere, suppongo. In realtà devo vedere Thráin oggi – sono sicuro che sarà emozionato come tuo zio.”

“Oh, Bilbo, grazie,” Bofur sorride ampiamente, “grazie mille.”

“Non c'è di che,” Bilbo annuisce, poi, dopo qualche considerazione, “ma non parlarne in giro. C'è ancora un bel gruppo di persone che non sa nulla di quello che sta succedendo, e...”

“No, sì, certo, ho capito. Il tuo segreto è al sicuro con me,” Bofur sorride, e Bilbo non riesce a nascondere la smorfia che è tutt'altro che divertita – perlopiù disperata, in effetti.

***

Si incammina subito dopo, attraversando a passo svelto il cortile dato che non ha ancora smesso di piovere, prendendo la strada più lunga possibile per il quarto piano una volta dentro, temporeggiando la sua visita da Thráin il più a lungo possibile.

C'è sorprendentemente poca sicurezza al piano di sopra, e in realtà gli ci vuole un attimo per rendersi conto che è perché Thorin è andato via, e Dwalin con lui. Tuttavia, le guardie semplicemente lo indirizzano nella direzione dell'appartamento del Re quando chiede di Thráin, e non sembrano prestargli molta attenzione dopo. Lo fa sentire un po' strano, avendo tutto questo libero accesso, ad essere onesti.

La sedia a rotelle di Thráin è al suo solito posto vicino alla finestra, e Bilbo si augura che l'uomo su di essa, piccolo e fragile sotto una coperta pesante, potrebbe essere addormentato. Ma si muove non appena le assi del pavimento scricchiolano sotto i piedi di Bilbo, ed è, purtroppo, molto felice di vederlo. Bilbo gli fa il tè, anche se è quasi mezzanotte, e condivide il suo resoconto del suo incontro con Bundushar con tutta la calma che riesce a gestire. Thráin ascolta semplicemente e lo guarda, i gelidi occhi azzurri diffidenti e sempre così incredibilmente penetranti, e continua a borbottare qualcosa tra i denti, le sue labbra che si muovono senza un suono – Bilbo immagina che potrebbe essere per il meglio non sapere quello che dice.

In qualche modo, riesce a convincere l'uomo ad aspettare per ora, aspettare il ritorno di Thorin per incontrare i suoi vecchi amici – preferirebbe uscire per prima cosa domattina, ovviamente, ma non possono farlo, no. Presto, un assistente viene a prendere Thráin per farlo tornare nel suo alloggio, cosa a cui protesta con veemenza, ma va in ogni caso, lasciando Bilbo da solo nel grande appartamento.

Si trova al centro di esso, sentendosi sempre più piccolo. Finisce il tè. Lava le teiere. Apre il frigo, ne fissa il contenuto rado per quelli che potrebbero essere trenta secondi o dieci minuti, poi lo chiude di nuovo. Ritorna in salotto, si rende conto che l'aria è molto più fredda di quanto avesse pensato. Piega la coperta di Thráin sul divano, si siede accanto ad essa.

Pensa al futuro. È stato solo nel venire qui a Erebor che in realtà ha imparato a pensare di averne uno. C'è stato un tempo in cui ha osato pensare di passarlo a fianco di Thorin, ha osato ipotizzare cosa potrebbe comportare – ha osato credere di essere in grado di gestirlo. Pensa ai Principi che crescono, e sa che vuole essere lì ad assistere, ma... è come se i contorni in cui un tempo aveva pensato che la sua vita potesse plausibilmente modellarsi si stanno lentamente dissolvendo, le linee sono sfocate e i colori irriconoscibili. Quando ha ottenuto questo lavoro, non gli ci è voluto molto a capire che avrebbe cambiato la sua vita. Ma in qualche modo, era sembrata una cosa permanente – come se sarebbe rimasto in Erebor per sempre, godendo dello stipendio esuberante e della piacevole compagnia, delle meraviglie del paese e della sua gente... Invecchiare qui.

Ora, non può nemmeno dire con qualsiasi tipo di certezza cosa porterà il giorno successivo. Spaventato in realtà non descrive lo strano intorpidimento che prova. Ci sono guizzi di emozione ogni tanto, quando è determinato a combattere per qualsiasi cosa che ha costruito qui, pensa di poter avere quello che ci vuole. Ma alla fine della giornata, si sente ancora come se una gran parte di ciò che gli accade fosse controllato da qualcun altro, deciso alle sue spalle e senza la sua supervisione, e lo odia. Deve avere almeno qualche voce in capitolo, no?

Si rende conto di fissare piuttosto intensamente le gocce di pioggia che viaggiano lungo le grandi finestre per chissà da quanto tempo solo quando si apre la porta. Si gira quasi con speranza, ma è solo Deidre.

“Bilbo,” nota senza un pizzico di sorpresa.

“Ah... ciao. Ciao. Che ci fai qui a quest'ora?” chiede Bilbo, non trovando in se stesso nemmeno la forza di alzarsi dal divano.

“Sono venuta ad innaffiare le piante, vedere come sta mezzo il contenuto del frigo, mettere fuori le cose veramente ammuffite,” dice casualmente, “E tu?”

“Oh, sai,” fa un gesto vago, come se in qualche modo dovesse spiegare e comprendere i suoi sentimenti confusi, “me ne sto qui seduto.”

“Naturalmente. Hai intenzione di rimanere qui finché non torna?” chiede la donna andando in cucina, “Posso rifornire il frigo per te se vuoi. Potresti venire a pranzo qui con i ragazzi sabato, o qualcosa del genere. So che apprezzerei non dover venire qui nel bel mezzo della notte solo per innaffiare qualche pianta.”

“Io... potrei restare qui,” risponde Bilbo lentamente, alzandosi e seguendola senza sapere perché, “suppongo. È una buona idea far venire i ragazzi. Sembravano abbastanza eccitati l'ultima volta che sono stati qui. Potremmo guardare un film – quella grande TV è rimasta inutilizzata per troppo tempo, direi.”

“È vero,” Deidre annuisce, poi, aprendo il frigo, “beh, dovresti avere abbastanza per una colazione veloce domani. Oh, aspetta, la fai con i Principi, vero?”

“Sì, sì, con loro.”

“Hmm. Beh, non importa, le uova dureranno un po' più a lungo, così come il latte. Passerò qui domani pomeriggio – fammelo sapere da qualcuno se capisci qualcosa, qualsiasi cosa che vuoi, va bene?”

“Va bene, grazie,” Bilbo sorride obbediente.

La guarda accudire i piccoli vasi sul davanzale della finestra, poi la segue distrattamente mentre zoppica lentamente verso la camera da letto di Thorin per innaffiare la pianta lì – si chiede se avrebbe dovuto essere lui a farlo. Dal momento che era così eccitato quando aveva avuto l'idea e aveva chiesto Deidre di scegliere qualche pianta per l'appartamento di Thorin solo un paio di settimane fa, ma sembra passata una vita. Questo posto ha bisogno di un po' di più di vita, è quello che aveva detto, pensa. Anche ora che sei qui? aveva risposto Thorin.

Soprattutto ora che sono qui.

Beh. Se ha fatto una cosa buona di recente, è introdurre le piante nella vita di un monarca. Si domanda se potrà usarlo a suo benificio quando i suoi peccati verranno alla fine contati.

Deidre termina le faccende e viene a stare al fianco di Bilbo alla finestra. Lui sorride, anche se un po' debolmente, e lo rimpiange subito dopo, perché naturalmente la donna è bravissima a capire che qualcosa non va. È come un segugio per malumori.

“Vai a letto presto,” ordina, che è il suo modo di dire hai l'aria stanca, “adesso non c'è niente qui che ti tiene sveglio.”

Sputacchia e quasi comincia a protestare, ma ben presto scopre che gli manca l'energia anche per questo.

“Ci proverò,” concorda imbarazzato.

“Bene,” mormora, ancora osservandolo come se si aspettasse che esplodi.

“Sto bene,” dice, e si rende conto quanto stanco e poco convincente sembri.

“Non te l'ho chiesto.”

“Stavi... guardando,” brontola, e lei ridacchia sommessamente.

“Beh, scusa tanto. Mi sembri un po'... fragile ultimamente, tutto qua.”

“Fragile,” ripete, e si domanda se ci sia un universo in cui la parola è sufficiente a descrivere il suo stato attuale.

“Sì. Non lasciare che... tutto questo ti sbricioli via.”

Apre la bocca per contrastarla, ma poi...

“Mi sbricioli via?” chiede, divertito, “è come il candeliere dell'opera?”

“Come cosa?” Lo guarda male.

“Voi ereboriani e i vostri strani modi di dire,” dice sorridendo, “sai, faresti meglio a non tradurli parola per parola. Mi sento in dovere di riferire che raramente hanno un senso.”

Deidre corruga la fronte, e Bilbo sa che la donna può ancora vedere le sue preoccupazioni e tensioni sotto il velo sottile di carinerie, ma per fortuna, non decide di fare commenti a riguardo per ora.

“Lo terrò a mente,” dice invece, “buonanotte.”

Le augura la stessa cosa e la guarda finché la porta non si chiude silenziosamente dietro di lei. Un silenzio quasi spiacevolmente irreale filtra di nuovo nella grande sala, e contempla se sia una buona idea rimanere qui tutta la notte. Alla fine, la distanza da qui alla doccia sembra molto più facile da attraversare di quella da qui alla sua camera un piano sotto. Non immagina che smetterà mai di sentirsi un po' come un intruso qui, ma come al solito, l'acqua calda aiuta con la sua ansia. Un po'.

Certamente lo sveglia abbastanza in modo da essere incapace di addormentarsi per almeno i prossimi trenta minuti. E così si siede sul letto che è fin troppo grande per un uomo e sfoglia il suo diario distrattamente nella fioca luce dorata della lampada.

L'idea stupida gli sovviene, quando si rende conto che sta tamburellando la penna che Thorin gli aveva dato sulle labbra da chissà quanto tempo, e fissando la pagina sorprendentemente vuota riservata per la prossima settimana, incapace di capirne il motivo... Thorin non è qui, e sono diventati così abituati a sincronizzare i rispettivi programmi insieme, ecco perché. Il Re ha sempre un commento o due da fare sugli scarabocchi frenetici di Bilbo, incomprensibili a tutti tranne che a lui – perché non utilizzare solo il tablet? E Bilbo gli ha spiegato più e più volte che ama avere qualcosa di fisico e pesante e reale da portare con sé e da guardare...

Alcune cose sono meglio scritte a mano, sai. Correzione, tutto è meglio scritto a mano.

Se per meglio intendi dire più noioso...

Non è vero! Intendo meglio.

Davvero. Immagina scrivere un libro a mano.

Va bene, sto immaginando. Sembra meraviglioso.

Ma lo spreco di carta! E... inchiostro! E il danno al polso – Dio, non scrivo qualcosa a mano da... decenni, probabilmente.

Sì, beh, quello è perché la gente in realtà devono essere in grado di leggere quello che scrivi. Nessuno sbircia nel mio diario, tra l'altro. Beh, tranne te.

Sì, tranne me... Che cos'è questa parola?

Frappè.

Ah. E questa?

Mostra – vuoi smetterla?

Scusa scusa.

E che dire delle lettere scritte a mano? Sono piuttosto belle, non ti pare?

Se lo dici tu.

E dai. È romantico.

Non credo che le decine di diplomatici a cui scrivo ogni settimana considererebbero la mia calligrafia romantica , te lo posso assicurare.

E così Bilbo scrive. Almeno tre delle ultime pagine del suo diario riservate alle note cadono vittima di questo, perché non riesce a decidere se dovrebbe iniziare con Caro Thorin, o solo Thorin, o Vostra Maestà... Il tuo letto è troppo grande è la prima frase di cui è abbastanza soddisfatto da poter continuare. Nel frattempo, si ricorda che sì, nonostante quello che continua a dire, la sua calligrafia è davvero illeggibile, e così fa del suo meglio per ripulirla. Dopo aver scritto 'Le piante stanno bene, non lasciare che muoiano quando non sono qui', si ferma per un po'. Questa è di gran lunga l'idea più sciocca che abbia mai avuto, ma in qualche modo induce una pesante insorgenza di malinconia. Quando ha finito, piega la carta in modo ordinato, e passa dieci minuti buoni a chiedersi dove riporla. In modo che Thorin non la trovi per un bel po' di tempo. Non è sicuro del perché questo sia importante.

Apre il cassetto del tavolino da salotto, ma no, sarebbe troppo esposta lì. La sua breve lettera sciocca costituita da un paio di frasi che probabilmente non hanno molto senso. Scuote la testa e per adesso la mette sotto la lampada, promettendo a se stesso di trovare un buon posto domani mattina, e riesce ad andare a dormire, in qualche modo... Quando l'allarme lo sveglia, se ne è prontamente dimenticato, naturalmente.

***

Il giorno dopo lo saluta con il sole che sale timidamente all'orizzonte, e anche da così in alto, può vedere i resti della pioggia della notte scorsa, le chiazze umide sui sentieri e le pozzanghere sul cortile... Mentre lui e i ragazzi partono per andare a scuola, scopre che non si era sbagliato nelle sue supposizioni – anche se il cielo adesso è senza nuvole come se fosse stato ripulito, l'aria è molto più fredda, e incredibilmente fresca.

Il tragitto ad entrambe le scuole dei Principi è per fortuna senza incidenti, e Bilbo trova che la sua mente è piacevolmente priva di preoccupazioni. Fa promettere a Fíli di comportarsi bene e prendersi cura di se stesso, e poi è sulla via del ritorno al Palazzo, e sembra davvero come se il suo giorno potesse plasmarsi fino a essere sorprendentemente bello nonostante le circostanze.

Avendo poco lavoro da fare, va alla caffetteria prima di pranzo, godendo dell'onnipresente mormorio silenzioso e la fretta di tutto gli altri che lavorano molto più duramente di lui. Scambia persino un paio di parole in khuzdul con Mirjam mentre fa il caffè. È tutto molto bello. Troppo bello? Decisamente troppo bello.

Sta per prendere il primo sorso dalla tazza fumante quando il suo tablet suona leggermente – una nuova e-mail. Lascia che il caffè lo scaldi e apre il messaggio con un paio di colpi eleganti. Non riconosce l'indirizzo, ma la apre comunque...

Non si rende conto di che cosa sta guardando in un primo momento. Il messaggio non contiene nulla a parte un paio di fotografie, e Bilbo vede... se stesso, al volante della sua piccola auto rossa, e Kíli che esce da essa, lo zaino in spalla, mentre la guardia del corpo Bert è già fuori, accanto a... La foto successiva, il Principe saluta i suoi amici e l'uomo alto gli sta vicino... La successiva, quasi la stessa situazione, ma con Fíli. Un'altra foto di quel giorno più tardi, con Bilbo e il Principe più grande che camminano fianco a fianco dalla scuola alla macchina, Fíli accigliato dopo l'incontro sgradevole nell'ufficio della Preside, un circospetto sguardo preoccupato sul viso di Bilbo ...

Bilbo si pietrifica, mettendo da parte la sua tazza con molta attenzione. Le sue mani... le sue mani non dovrebbero tremare ormai, o qualcosa del genere? Riguarda le foto continuamente. Sono solo sei, solo Bilbo con i Principi, solo... . La sua mente è completamente svuotata, si rende conto. Non sa... non sa cosa pensare. Una minaccia? Ovviamente viene seguito? La vita dei Principi è in pericolo?

Sussulta in stato di shock quando qualcuno dall'altra parte della stanza scoppia in una risata, con la testa che scatta, il dito si muove rapidamente per spegnere lo schermo del tablet, ma si rende conto ben presto che nessuno gli presta alcuna attenzione. Il che... è troppo surreale. Scruta le persone nella stanza per un po', poi riaccende il tablet, molto attentamente. Con le sue predisposizioni nervose, il cuore dovrebbe battere mille battiti al minuto adesso... Il suo telefono vibra in tasca, e lo tira fuori, e quando vede il nuovo messaggio da un Numero Bloccato, si rende conto che una parte di lui se lo stava aspettando.

Lo Schema si sta ripetendo.

Le stupide lettere sono in realtà maiuscole. Il pollice libra sopra lo schermo del suo telefono, e non sente la paura. No, qualcosa comincia a contorcergli lo stomaco proprio adesso. Rabbia. Il che è una cosa nuova, ma certamente non sgradita. Compone il numero di Gandalf prima che possa anche pensare correttamente, e solo allora gli viene in mente che lamentarsi ad alta voce in mezzo a una stanza piena di gente potrebbe non essere la migliore idea.

Marcia fuori piuttosto risolutamente, ignorando il freddo per cui non è decisamente vestito, e si fa strada verso la parte dei giardini che spera essere più o meno deserta...

“Bilbo! Sono contento che hai chiamato.”

“Sì, sì, okay,” rimbecca Bilbo, “Bundushar... o qualcuno, ma voglio dire, qualcosa mi dice che è stato lui – mi ha mandato un paio di foto proprio adesso, di ieri quando ho portato i Principi a scuola.”

“Dici sul serio?”

, dico sul serio. Non... cosa significa, Gandalf?! Mi sta minacciando? È diventato una specie di tema ricorrente tra noi due, non pensi? Non mi piace nemmeno un po'.”

“Comprensibilmente,” dice Gandalf lentamente, con circospezione, “questo è... inaspettato, ad essere onesti.”

“Oh, davvero?” ribatte Bilbo, “pensa ancora che io sia una specie di spia internazionale, o qualcosa del genere – non è che sei andato da lui e hai corretto il suo piccolo fraintendimento divertente, ho ragione?”

L'altro capo della linea tace per un istante.

“Risolverò tutto, Bilbo,” dice Gandalf dice, “non ti preoccupare.”

“Oh, io non sono preoccupato. Non sono affatto preoccupato. In realtà, sono incazzato, Gandalf,” sibila Bilbo, la fine ghiaia bianca che scricchiola sotto le suole delle sue scarpe mentre marcia in nessuna direzione distinguibile, “questa situazione è andata avanti per troppo tempo. Merito di essere libero da quest'uomo – tutto il paese merita di liberarsi da quest'uomo. Dimmi che sai come farlo accadere!”

Gandalf ridacchia.

“Ho alcune idee, sì.”

“Bene. Mettile in atto. Falle accadere.”

“Lo farò... Sì. Penso che lo farò. Ricordami, quand'è che vai a prendere i Principi?”

“Cosa – perché?”

“Vorrei tenerti d'occhio. Manderò i miei uomini ad accompagnarti – un'auto del tutto poco appariscente, niente di cui preoccuparsi. Solo per stare sicuri.”

“Io, ah... va bene,” Bilbo sospira, “di solito parto intorno alle due e mezza.”

“Due e mezza. Bene, bene. Non noterai nemmeno la loro presenza, te lo prometto.”

“Proprio come non ho notato qualcuno che ci ha seguito tutto ieri e ha scattato delle foto, già che c'era?”

“Queste persone sono addestrate per non essere viste, Bilbo,” Gandalf tenta di rassicurarlo, senza dubbio, “e tu non sei affatto addestrato ad individuarle.”

“Sì ma...”

“Andrà tutto bene. Sarai al sicuro, me ne occuperò io.”

“Bene, sì, grazie, ma...” Bilbo fissa i cespugli potati in cubetti curati di fronte a lui prima di poter trovare il coraggio di sospirare, “per quanto riguarda i ragazzi? Saranno al sicuro?”

“Perfettamente al sicuro,” risponde Gandalf , e Bilbo riesce a convincersi che sta solo immaginando la debole pausa prima che l'uomo aggiunga: “Ti do la mia parola. Andremo al fondo di questo, presto.”

“Lo spero,” mugola Bilbo.

“Non perderti d'animo,” dice Gandalf allegramente, “e inoltrami l'e-mail, okay? Ci farò dare un'occhiata alla mia gente.”

“C'è, um... non c'è molto da vedere.”

“Mandamela e basta,” gli dice Gandalf gentilmente, “e non ti preoccupare. Ti terrò aggiornato. Presumo che qualcuno ti abbia già detto di come è andato l'incontro tra la Duchessa di Khazad e Bifur Abkhûz? L'hai detto al padre del Re?”

“Infatti, gliel'ho detto, sì,” mormora Bilbo, sollevando leggermente la mano per salutare uno dei custodi più avanti, girando per ritornare al Palazzo in un ampio arco attraverso i roseti, sperando di poter incorrere in meno gente lì.

“Eccellente. Loro tre dovrebbero incontrarsi, credo.”

“Sì, Anche Thráin la pensa così,” Bilbo sospira, “gli ho detto – e Bofur Abkhûz condivide quel sentimento – che sarebbe meglio aspettare dopo le elezioni...”

“Hmm,” Gandalf espira, “mi preoccupo che potrebbe essere troppo tardi allora.”

“Perché?” chiede Bilbo, anche se in realtà non vuole sapere la risposta, “hai capito qualcosa? Sullo Schema?”

“Meno di quanto mi piacerebbe, ad essere onesto con te,” commenta Gandalf troppo seriamente per i gusti di Bilbo, ma poi, come se si fosse destato da un torpore, “ma non c'è bisogno che te ne preoccupi. Ti ho già trascinato in abbastanza guai.”

“Su quello almeno siamo d'accordo,” Bilbo sospira, “solo... promettimi che tutti saranno al sicuro.”

“Assolutamente. Fai attenzione, Bilbo.”

“Anche tu.”

E questo è tutto, davvero. Aspettare. Camminare avanti e indietro. Niente di tutto ciò si è mai adattato a lui. In più ora... La rabbia indugia, e non è abituato a questo, nemmeno un po'. Non può solo stare a guardare e lasciare che la gente lo minacci! Minacci ciò che è più caro a lui, dannazione. Però... cosa può fare, davvero? Non... non ne sa abbastanza per andare a risolvere questo pasticcio da solo. Non sa nemmeno che cosa fare il più delle volte, siamo onesti.

Dovrebbe... dovrebbe fare in modo che i Principi ricevano una protezione extra. Oppure dovrebbe andare e dire la verità a qualcuno che può realmente fare qualcosa al riguardo. Balin? No, sta provvedendo a quel grosso gruppo di russi oggi, no... Bilbo sa che una parte di lui è sempre così vicina dal farsi prendere dal panico più totale, perché alla fin fine è ancora ignaro di tutto come lo è sempre stato, ma... Un'altra parte di lui parla di coraggio. Di non lasciare che qualcun altro decida le cose per lui, di prendere le redini della carrozza sfrecciante che è il suo destino ed assicurarsi che non devi dalla strada.

A malapena tocca il pranzo e non vede l'ora di andare a prendere i ragazzi, se non altro per vedere che stanno bene. E naturalmente stanno bene, ma Bilbo è incapace di rilassarsi. Continua a controllare lo specchietto retrovisore per tutto il tragitto, ma non importa quanto duramente ci provi, non riesce a individuare l'auto che Gandalf aveva detto che avrebbe mandato, o chiunque altro di sospetto se è per questo.

Non lascia la presenza dei Principi per un paio d'ore, anche se è distratto oltre misura. Sono così felici, così beatamente ignari, cavandosela alla bell'e meglio con i loro compiti e eccitandosi quando Bilbo ordina per loro più cioccolata dalle cucine, e non può, non deve lasciare che qualcosa accada a loro, non a causa sua...

Gandalf chiama quando Kíli e Bilbo sono nel bel mezzo dell'assemblare il nuovissimo puzzle da mille pezzi del bambino, e Bilbo si precipita subito fuori dalla stanza, lasciando i Principi sbalorditi e le guardie del corpo sospettose dietro di sé, e le gambe quasi gli cedono quando le prime parole di Gandalf sono: “Abbiamo un piano.”

“Certo,” Bilbo fa un sospiro spezzato, “che cos'è?”

“Ho bisogno che tu mi faccia parlare con Thráin,” ordina Gandalf semplicemente, “adesso.”

“Va bene, io... Dammi solo un minuto. Aspetta. Ragazzi,” annuncia Bilbo nella stanza, “Torno subito. Aspettatemi qui, non andate in giro finché non è ora di cena!”

Chiude la porta dietro di loro; non ha abbastanza tempo per sentirsi in colpa o preoccupato per gli sguardi curiosi delle guardie del corpo dei Principi che gli lanciano quando gli passa accanto.

“Qual è il piano?” chiede una volta fuori portata d'orecchio.

“Organizzeremo un incontro – il signor Abkhûz e la Duchessa hanno bisogno di incontrarsi con Thráin, nel più breve tempo possibile,” spiega Gandalf con calma, “quando Bard ha parlato dello Schema alla signorina Smythe, ha avuto una piccola epifania – a quanto pare le suonava familiare perché aveva letto qualcosa a riguardo in uno dei file degli Archivi di Azanulbizar. Lei e la nonna stanno facendo delle ricerche in questo momento. La Duchessa è convinta che ha qualcosa a che fare con il lavoro che Laura Ibindikhel stava facendo prima della rivoluzione... Mi scuso, sono un sacco di nomi.”

“No no no, ti seguo,” replica Bilbo un po' senza fiato, mentre fa due scalini per volta per arrivare al quarto piano e a Thráin, “ma come proponi di far sì che questo incontro avvenga? Thráin non può lasciare i suoi alloggi, sai.”

“Sì, lo so. Ecco perché andremo da lui,” fornisce Gandalf semplicemente.

“Co – sei serio? Ma come puoi... come puoi farlo?”

“Piuttosto facilmente, a dire la verità. Bard ha già programmato un'intervista con Thráin, e portarsi dietro la Duchessa e il signor Abkhûz gioca molto bene in tutta la faccenda dai toni di 'ripercorre i ricordi del passato' che sarà una parte enorme di questo articolo... Non ti preoccupare, Bilbo, abbiamo pensato a tutto, oserei dire. Aiuta l'assenza del Re, ad essere onesto con te.”

“Presumo allora che non gliel'avete detto.”

“No infatti. Sono certo che Thráin insisterà con te, proprio come ha insistito con me, che gli è consentito di prendere le sue decisioni.”

“Sì, ma...” protesta Bilbo, schivando un paio di cameriere che camminano frettolose nella direzione opposta in uno dei corridoi più stretti.

“Non ti preoccupare, la questione è di mia completa responsabilità,” replica Gandalf, “non hai nemmeno bisogno di essere presente, se questo ti farà sentire meglio.”

“Sai, non credo proprio,” brontola Bilbo.

Gli è permesso di vedere Thráin abbastanza facilmente, nessuno è particolarmente dubbioso delle sue intenzioni. L'uomo si trova nella sala lettura adiacente all'appartamento di Thorin, immerso nella lettura, ma illuminandosi non appena vede Bilbo, ed eccitandosi palesemente quando lo informa che Gandalf vuole parlare con lui.

Bilbo cammina avanti e indietro per l'ampiezza della stanza mentre parlano, cercando di discernere ciò che le espressioni di Thráin significano. Non dice molto con Gandalf che parla costantemente, ma sembra ansioso di essere d'accordo con tutto quanto, e alla fine consegna il telefono a Bilbo praticamente raggiante, tornando al grande libro ancora spiegato sulle ginocchia e sfogliando le pagine rapidamente.

“Allora?” chiede Bilbo.

“Tutto sta andando semplicemente a meraviglia,” Gandalf è più che felice di annunciare, “organizzerò tutto con il Capo di Stato Maggiore. Accadrà sabato, e sta solo a te capire se vuoi essere presente.”

“E allora? Farai incontrare l'Ordine della Fenice a Palazzo così?” geme Bilbo, “oh, sono abbastanza sicuro che il Re non ne sarà affatto felice.”

“Condividiamo quel sentimento, sì,” risponde Gandalf alla leggera, “ma il Re non tornerà fino a domenica. Questa è una buona cosa, Bilbo. La registrazione della conversazione con Bundushar è ora nelle mani del Commissario Surkaz, e stanno lavorando sodo nel plasmarla in una prova vera e propria. Con un po' di fortuna, tutto questo finirà molto presto.”

“Spero che tu abbia ragione,” borbotta Bilbo.

È poi soggetto alla pianificazione e allo sproloquio emozionato di Thráin, metà del quale non ha alcun senso, e ha sempre più l'impressione che gli servirebbe una bevanda calda. Gli sta venendo il mal di testa, e lo stress degli ultimi due giorni finalmente si mette al passo con lui, facendogli dolere le ossa... Forse in realtà si è preso qualcosa. Beh, giusto in tempo. Non si ammala da anni e adesso il suo corpo pretende che strisci sotto almeno una dozzina di coperte e non esca per almeno una settimana? Conveniente.

***

Passa il venerdì a tenersi in forma. O, beh, a tenersi il più lontano possibile da ogni forma di stress date le circostanze. Beve una quantità allucinante di tè alle erbe (che significa qualcosa di diverso in Erebor rispetto all'Inghilterra – le pozioni che Mirjam tira fuori per lui sono sufficienti per stenderlo, pensa, ma anche sufficiente per bruciare tutti i batteri dentro di lui, spera). Va a letto per una o due ore prima di pranzo e poi di nuovo nel pomeriggio, quando i ragazzi frequentano le lezioni – il suo letto, perché in realtà non si sente di starnutire su tutte le enormi lenzuola di lusso a due piazze del Re.

Sia Bard che Frida gli messaggiano un eccitato 'Ci vediamo sabato!', e anche Bofur arriva di corsa quando viene a sapere la notizia – o meglio, si avvicina a Bilbo quando riesce a trascinarsi nell'edificio del personale per altro tè ustionante allo zenzero di Mirjam, e con molto poco riguardo per la sua costituzione fragile.

“Voglio dire... tuo zio starà bene?” Bilbo tira su col naso dopo che Bofur ha espresso bene la propria eccitazione, “pensavo che non fosse... ancora del tutto in salute?”

“Oh, no, sta bene, assolutamente bene,” Bofur agita la mano, “beh... gli è permesso di uscire, in ogni caso. Per la prima volta dopo anni, non è dipendente da eventuali macchinari o qualsiasi cosa.”

“Fantastico,” Bilbo offre un sorriso lacrimoso, seguito da un attacco di tosse degno di un paziente con la tubercolosi – si domanda se lui stesso potrebbe presto diventare dipendente da alcuni macchinari.

Zoppica fino al suo appartamento, che è una distanza veramente invalicabile dall'edificio del personale e si sente come se avesse corso una maratona, e striscia di nuovo nel suo letto, degnandosi solo di cacciarsi le scarpe. È nel bel mezzo di digitare un promemoria per Balin per vedere se potrebbe trovare qualcun altro che vada a prendere Fíli d alla sua lezione di equitazione che si svolge dalla parte opposta della proprietà del Palazzo (soprattutto dopo aver guardato fuori dalla finestra e visto le nuvole color grigio metallico che stanno radunando di nuovo), quando il suo telefono squilla. Numero Bloccato. Oh, non di nuovo. Geme, fissando il display con sguardo assente per un po', ma la sua mente non funziona nemmeno abbastanza bene per capire se rispondere sia una buona idea.

“Sì, pronto,” grugnisce piuttosto sgradevolmente, seppellendo la faccia nel cuscino.

“Ah... pronto? Tutto bene?”

Bilbo scatta in posizione verticale, trascurando la testa che gli gira e le tempie pulsanti per quell'unico momento.

“Thorin!” esclama, e un altro attacco di tosse lo sorprende poco dopo, e quindi le sue parole successive sono piuttosto roche, “um... scusami – scusa. Ma ciao! Ciao!”

“Hai una voce orribile,” il Re ridacchia, “stai male?”

“Sto bene, sto bene,” Bilbo agita la mano, realizzando troppo tardi che Thorin non può di fatto vederlo, “solo un piccolo raffreddore. Come stai?”

“Oh, sai. Mi vengono fatte pressioni per entrare in un'unione fiscale, negoziare i migliori prezzi della benzina...”

“Quindi meglio di me,” brontola Bilbo, e Thorin ridacchia.

“Un po',” concorda, “non troppo felice del fatto che mi manchi.”

“Oh,” riesce a dire Bilbo, rotolandosi sulla schiena, “hmm... cioè, anche tu mi manchi, naturalmente. Come fai a stare in quell'enorme appartamento tutto da solo è al di là della mia comprensione.”

“Beh, mi sono reso conto che non mi piace stare lì solo dopo che sei apparso tu,” dice Thorin senza sforzo, e Bilbo lo immagina camminare in una stanza appartata che Dwalin gli ha procurato, quel sorriso dolce sulle labbra, mentre Bilbo si trova qui disperato e probabilmente leggermente febbrile... Inutile dire, non migliora troppo il suo stato d'animo.

“Giusto,” sospira, “spiega molto. Torna presto.”

“Farò del mio meglio. Tutto a posto, a parte l'appartamento sconvenientemente vuoto?”

“Ah... sì,” risponde Bilbo risponde in tono fin troppo esitante, “io e i ragazzi potremmo pranzare qui domani, se non ti dispiace. Sono troppo entusiasti di rovistare nella tua libreria, temo. E di questa grande TV, naturalmente.”

“Nessun problema,” concorda il Re con leggerezza, “Mi dispiace solo che non sarò lì.”

“Ci saranno altri pranzi,” dice Bilbo, appena convincente.

“Spero proprio di sì. Senti, devo andare di nuovo. Volevo vedere come stavi...”

“Prenditi cura di te,” Bilbo sorride, il braccio che gli copro il volto nella debole speranza di poter preservare il momento piacevole per un po' più a lungo.

“Anche a tu. Ci vediamo domenica – oh, aspetta, Balin mi ha detto che volevi parlarmi di qualcosa appena prima della mia partenza?”

“Oh,” mugola Bilbo, sbattendo le palpebre, “oh... giusto. No, sì, può sicuramente aspettare per quando torni. È... non è niente.”

“Se lo dici tu. Ci vediamo presto!”

E con ciò la chiamata è terminata, e Bilbo si sente come se avesse dovuto dire di più, avesse dovuto... dire a Thorin almeno qualcosa, ma... oh beh. Durerà per altri due giorni, non è vero?

Non è vero?

***

L'interezza del sabato accade troppo velocemente per i suoi gusti. Si sveglia con la testa pesante, mal di gola, e riesce a malapena a tenere il passo con i ragazzi. La tempesta durante la notte ha lasciato un cielo limpido senza nubi, e i Principi sono entusiasti di trascorrere almeno una parte della giornata fuori, a cui Bilbo si opporrebbe a se potesse. È solo fortunato che non sa come cavalcare – altrimenti sarebbe stato sicuramente costretto ad unirsi ai ragazzi mentre trottano nel cortile del Palazzo, gli zoccoli dei loro pony che arano i prati e infangano i sentieri umidi. Bilbo se la squaglia, decidendo di dare tutta la colpa agli istruttori di equitazione in caso di necessità. Entrando nell'edificio del personale, incontra un Bofur sovreccitato, che gli dice che il grande incontro segreto si verificherà dopo cena – un fatto che è presto confermato da Bard, Frida e Gandalf, tutti e tre contattando Bilbo separatamente come se fossero in missione per rendere il suo mal di testa ancora peggiore.

Fiaccato da alcuni antidolorifici leggeri (Erebor apparentemente ha un certo numero di marchi propri di pillole, il che dovrebbe essere inquietante visto che in realtà non riconosce i nomi, ma è perlopiù solo contento che funzionano), decide che va bene, non insisterà. Eviterà il quarto piano il più a lungo possibile – Bofur gli aveva detto che quello è lì dove succederà tutto, nell'alloggio di Thráin – e forse anche evitare di Balin, nel caso avesse qualche domanda.

Questo si dimostra più difficile di quanto si aspettasse, perché Bard arriva incredibilmente presto e al momento in cui Bilbo sta andando dal suo appartamento alle stanza dei Principi per prepararli per cena – il che è la sua unica scusa per lasciarsi l'entusiasta giornalista alle spalle e scappare il più lontano possibile da lui. E onestamente, devono essere tutti così dannatamente eccitati per questo?! Bilbo è certo che almeno uno di loro pronuncia le parole 'stiamo facendo la storia' ad un certo punto della serata, e non pensa di poterlo digerire.

Pranza con i ragazzi il più lentamente possibile, ma sono ancora eccitati dalla giornata ricca di eventi, e soprattutto per il pranzo nell'appartamento di Thorin, ed implorano Bilbo più e più volte di tornare lì – semplicemente non può dire di no, diamine. Conducendoli al quarto piano, sa che non avrebbero dovuto lasciare la sicurezza delle loro camere. Il primo che vedono è Bofur, che sembra incredibilmente fuori posto in questa parte del Palazzo (o, all'interno del Palazzo in generale, si rende conto Bilbo) e non nella sua uniforme da autista. Bombur appare al suo fianco e lo saluta, e c'è Gandalf, che nota Bilbo...

“Che succede qui?” domanda Fíli, e Bilbo semplicemente balbetta qualcosa su alcuni importanti press junket e porta i ragazzi lontano dalla compagnia. Beh, questa non è stata una buona idea. Che cosa farà adesso, terrà d'occhio i Principi nell'appartamento di Thorin mentre l'Incontro sta avvenendo così vicino a loro? Per quanto vorrebbe negarlo, è mortalmente curioso.

“E voi dove state andando?”

Ecco Balin, fermandoli nel loro percorso.

“Noi, ah... ho promesso ai ragazzi che potrebbero trascorrere un po' più di tempo nell'appartamento di Sua Maestà,” fornisce Bilbo.

“Capisco,” osserva Balin, scrutando Bilbo con un'attenzione che non ha nulla a che fare con lui che scorta i Principi per il Palazzo a quell'ora insolita, “e che cosa aveva da dire Sua Maestà a riguardo?”

“Lui... Beh, ho parlato con lui del pranzo, e sembrava che gli andasse bene, così ho pensato...”

“Bert, Tom,” ordina Balin alle guardie del corpo dei ragazzi, che li hanno seguiti come obbedienti cuccioli troppo cresciuti, “per favore, scortate i Principi agli alloggi del Re. Il Professor Baggins vi raggiungerà a breve.”

Bilbo apre la bocca, con un po' di impotenza e un po' di curiosità, ma i ragazzi stanno già correndo via. Balin lo squadra, e poi sospira.

“Guarda, io non so cosa sta succedendo,” inclina la testa verso dove sono venuti tutti, da dove Gandalf condurrà quell'incontro, “e non so se tu sei coinvolto–”

“Oh, no no, non ho nulla a che fare con questo,” sbotta Bilbo un secondo prima di rendersi conto che avrebbe dovuto dire 'Coinvolto in cosa?' invece.

“Certo,” gli occhi di Balin si socchiudono, “comunque, il Dottor Grey vorrebbe parlare con te, per qualche motivo. Posso far sì che qualcuno badi ai ragazzi finché non hai finito.”

“No, Balin, io non voglio... non lo so...”

“Bilbo!”

Ecco Frida, che spunta da dietro l'angolo, al momento meno opportuno e salutandolo come se non fosse nulla, e la faccia di Balin è una smorfia perfetta di 'oh veramente'. Bilbo ha la decenza di arrossire.

“Io...” riesce a dire.

“Vai e basta,” il Capo di Stato Maggiore sospira, “parleremo di questo più avanti. Spero solo che non sei immischiato in qualcosa di... losco.”

“Losco?!” Bilbo sbuffa una risata al limite dell'isterico, “Non sono sicuro di che cosa intendi.”

“Mmhm. Adesso vai. Mi aspetto di parlare con te in seguito.”

Bilbo cerca di coinvolgerlo in una gara di sguardi, ma ben presto scopre che non ha la capacità per questo – non l'ha mai avuta, davvero.

“Okay,” sospira, “va bene. Io... grazie.”

“Non c'è di che. Adesso vai.”

***

È... diverso da qualsiasi cosa che si sarebbe aspettato, ad essere onesti. Gli alloggi di Thráin sono molto, molto più accoglienti di quelli di Thorin, e c'è... tè. Un sacco di tè. E biscotti. E tre persone molto anziane accalcate in una conversazione molto vivace, mentre i giovani li guardano con un misto di affetto e preoccupazione. Ricorda a Bilbo alcune delle sue riunioni di famiglia, e non sa se questo è un buon sentimento oppure no.

“Ah, Bilbo, finalmente,” Gandalf lo saluta, “lascia che ti presenti a tutti.”

Sembra come incontrare alcuni parenti lontani che non sapeva di avere – si sente almeno di due decenni più giovane, e inspiegabilmente nervoso. La Duchessa, la nonna di Frida, la ricorda dal Gala – una signora molto alta e magra come un chiodo, con un'aria molto regale intorno a lei, i lineamenti affilati e gli occhi intelligenti e luminosi. Bilbo indovina che probabilmente le serviranno circa dieci secondi per squadrarlo e fare le sue supposizioni – pensa di poter fare a meno di sapere quali sono. Quando gli stringe la mano, la presa è più solida di quello che ci si aspetta, e continua a guardarlo anche quando si distacca.

Bifur Abkhûz è di tutta un'altra pasta – dei tre anziani nella stanza, ha l'aspetto più fragile. È molto basso e molto strano, con una mascella quadrata e un ciuffo di peli arruffati. Una cicatrice piuttosto evidente lo taglia dalla fronte all'attaccatura dei capelli, e, a prima vista, sembra troppo deperito per trovarsi ovunque tranne che un letto d'ospedale; un vecchio grande maglione sopra una camicia di flanella lo fa apparire ancora più piccolo. Ma c'è qualcosa in lui... Una scintilla. La sua voce è bassa e spezzata, ma una volta che si avvia, sembra come se non avesse mai voglia di smettere. Ad un certo punto più tardi, si alza dalla sedia e comincia a camminare per la stanza, con il suo bellissimo bastone, e Bilbo getta uno sguardo sorpreso a Bofur, che si limita ad annuire, sì, è fatto così. Bilbo si ricorda che l'uomo era un minatore, e tutto ha un po' più senso.

***

Un giorno, avrà difficoltà a ricordare gli eventi di quella sera. Si sarà tutto sciolto in una cacofonia di confusione di persone che parlano l'uno sull'altro, lo squillo del telefono di Gandalf apparentemente ogni minuto, e il vento che si raduna di nuovo e ulula fuori. Si ricorderà il calore del tè, e l'odore dei biscotti, di cui ne ha mangiati molti, perché ogni volta che diventava troppo nervoso, si è rivelata una strana comodità avere la sua bocca farcita con quello che gli ereboriani chiamano la Delizia Burrosa. Delizia Burrosa.

Tutto sommato, finirà per ricordare le cose senza importanza, perché per quanto riguarda quelle più importante... Beh, la sua mente vagava molto quella sera. Tutti discutevano molto, e si mettevano a ridere ancora di più, ed è stato molto difficile far concentrare Thráin o la Duchessa o Bifur su altro che rievocare i bei vecchi tempi prima della rivoluzione. Hanno divagato fino alla loro gioventù collettiva in Erebor, aderendo a quella regola secolare che è molto più facile per gli anziani ricordare quello che è successo cinque anni fa, piuttosto che uno.

E Gandalf li ha lasciati parlare. Bard aveva messo un registratore al centro del grande tavolo dove erano tutti seduti, e sembrava molto soddisfatto, così Frida. Ed è stato piuttosto interessante ascoltare le storie. Molte volte dopo questo giorno, Bilbo desidererà che raccontarsi storie fosse tutto quello che è successo quella sera.

Ma, naturalmente, finalmente erano arrivati a parlare di dieci, dodici anni fa, e nomi familiari sono iniziati ad apparire nella conversazione. Thráin e Bifur condividevano una soglia di attenzione limitata, finendo spesso a borbottare assurdità su di loro, o tra di loro, ed è stato molto difficile stargli dietro. Per fortuna, la Duchessa sembrava sempre sapere come orientarli nella giusta direzione...

E devono essere stati davvero meravigliosi allora, decise Bilbo ad un certo punto. Sì, molto 'Ordine della Fenice'. Ricorderà che si sono rammaricati dell'assenza di Laura Ibindikhel, la madre di Bard, e si ricorderà l'aria nella stanza apparentemente che si raffreddava di un paio di gradi quando hanno cominciato a parlare di Bundushar alla fine.

Ad un certo punto, Gandalf gli aveva fatto ascoltare la registrazione della conversazione di Bilbo con l'uomo, e Bilbo si ricorderà quanto sia stato terrificante, sentire tutto da capo, ascoltare la propria voce e a malapena riconoscersi. Ricorderà la Duchessa che l'ha chiamato molto coraggioso. Si ricorderà lo Schema, naturalmente. Come hanno decifrato quella che sembrava l'enigma del secolo con un paio di articoli di giornale che risaliva a circa quindici anni fa, e il fantasma della madre di Bard, l'autrice di questi, che li conduceva nella direzione giusta. È stato tutto molto emozionante per tutti i soggetti coinvolti – le divagazioni di Thráin finalmente acquisivano un peso e qualcosa che potessero dargli man forte, e Bard aveva ottenuto abbastanza materiale per finire il lavoro di sua madre, e Gandalf aveva iniziato il processo di affossare Bundushar lì e allora, davanti a una tazza di Darjeeling... Ma niente di tutto questo importa.

Bilbo passerà molte notti insonni a pensare a come non si sono accorti... beh, di tutto ciò che non si sono accorti. Il piano di Bundushar era così chiaro da vedere. Così ovvio. Così semplice. Perché era inteso in quel modo. Bilbo si ricorderà la sensazione che qualcosa non andava – aveva pensato che fosse a causa del freddo, perché la sua testa sovraccaricata di nuove informazioni semplicemente si rifiutava di collaborare con lui ad un certo punto ed è tornata a quello che conosceva meglio – il sospetto. Aveva cercato di convincere se stesso più e più volte che tutte quelle persone nella stanza con lui fossero più giudiziose, e avessero la situazione sotto controllo, e che tutto fosse giunto ad una fine di successo.

Quando chiuderà gli occhi, vedrà così chiaramente il corridoio fioco in cui aveva vagato per andare a controllare i Principi, perché erano passate un paio d'ore, e sentiva che tutti sarebbero stati in grado di portare avanti la conversazione senza di lui per un paio di minuti. Inoltre, aveva bisogno di aria fresca. Sì. Per qualche ragione, quel dettaglio gli è rimasto. Ricorderà Gandalf che lo aveva raggiunto, dicendo che se ne sarebbe andato e avrebbero parlato più tardi, e di prendersi cura di se stesso, e ci siamo, è fatta, è finita. Ricorderà di aver sorriso ed annuito e di averci creduto.

Ricorderà che qualche piccola parte razionale di lui si era chiesta perché ci fosse così poca sicurezza ovunque, ma alla fine ignorò la sensazione. Ricorderà lo strano formicolio che gli ballava lungo la schiena entrando nella tromba delle scale che lo avrebbe portato al piano inferiore alle camere dei ragazzi; e ricorderà sempre, con perfetta chiarezza ed esattezza, il rumore del primo colpo di pistola. E ricorderà come fosse strano, il suo udito ingannandolo così totalmente e completamente, facendolo correre nella direzione sbagliata.

C'erano stati solo due colpi di pistola, quella notte, per quanto ne sa, e non potrà mai smettere di chiedersi come sia possibile di aver sentito il primo così chiaramente, ma in qualche modo aver del tutto dimenticato il rumore del secondo. Forse le persone a cui sparano ricordano solo il dolore – che è, sì, l'unica cosa che vorrà saper dimenticare.

   
 
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