Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: VerdeMenta    17/07/2015    1 recensioni
La ribellione dei distretti era stata repressa nel sangue.
Decine di innocenti erano morti per la libertà. Libertà che non avevano ottenuto.
E ora Capitol City deve punire i ribelli, deve spegnere per sempre la loro voglia di combattere. E cosa può essere meglio di un combattimento mortale in cui i distretti stessi si fronteggeranno?
***********************************
Dal testo:
"Il vincitore riceverà denaro, e la fama lo seguirà dovunque andrà, pensi davvero che gli abitanti del distretto uno e del distretto due si tireranno indietro, e, in ogni caso, non ci potremo rifiutare, loro hanno vinto, sono più forti e ci controllano"
----------------------
"Pensi di potermi minacciare tu sei sol--" la pressione che la ragazza del tredici stava esercitando sul collo della Capitolina si fece più forte.
"Penso proprio di sì" sibilò, direttamente nell'orecchio della donna. "E adesso lascia che ti spieghi il secondo punto, lo stupido regolamento che avete inventato per questi giochi prevede che tu ci accompagni fino al nostro ingresso nell'arena, ma lascia che ti dica una cosa: prova a rivolgermi ancora la parola e ti taglierò la lingua nel sonno" disse, per poi lasciarla andare e alzarsi.
"E questa è una minaccia!"
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Altri tributi, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Qual è il tuo nome?" domandò la donna, avvicinando il microfono alla bocca del giovane, così che tutti potessero sentirlo.
"Ray Odair" rispose il ragazzo, pacato, fissando lo sguardo atterrito della sorella.
"P-Puoi per favore ripetere il tuo nome, caro" squittì la Capitolina, spalancando i suoi grandi occhi castani contornati da lunghe ciglia fucsia.
"Non serve, l'avete già capito" replicò lui, reprimendo tutta la rabbia che provava in quel momento. Quindi guardò la donna impallidire, per poi iniziare a ridacchiare.
"Quindi lei è... tua sorella?!" esclamò divertita, spostando lo sguardo dall'uno all'altra, incredula davanti a una tanto avvincente storia.
"È la mia gemella, in realtà"
Lilith fissava la scena ammutolita, li sentiva parlare ma il dolore che l'attenagliava era troppo forte per permetterle di fare alcunché. Vide sua madre piangere, accasciata a terra tra le parole vane delle compaesane, vide la piccola Luce guardarsi attorno alla ricerca di qualcuno pronto ad accoglierla e consolarla, vide il sorriso divertito della Capitolina, e fu questo, più di ogni altra cosa, a ferirla.

Per l'ennesima volta sbirciò fuori dalla grande finestra. La folla che si era radunata per la mietitura era ancora presente, la maggior parte di loro era rimasta in attesa di vederli uscire, dopo le visite.
"Avete due minuti da ora" esclamò un pacificatore, spingendo a forza nella piccola stanza Luce.
"Lil..." piagnucolò la ragazzina, fissando la più grande con i suoi occhi color cioccolato, mentre con una mano si asciugava l'ennesima lacrima che le rigava il volto.
"Ehi, piccola..." sussurró in risposta Lilith, inginocchiandosi davanti a lei.
"Se tu e Ray ve ne andate io come faccio?" domandò, gettando le braccia al collo della più grande. La castana strinse il corpicino esile della ragazzina a sé.
"Non preoccuparti, andrai a vivere a casa mia, con la mia mamma" sussurró.
"Ma io non voglio vivere se non ci sei anche tu, mi ha già abbandonata la mia famiglia, non lasciarmi anche tu..." calde lacrime percorsero le guance arrossate della più piccola, tuffandosi poi tra i crini color cioccolato di Lilith.
"Credimi, se potessi resterei con te per sempre... ma loro me lo impediscono" disse e posò un dolce bacio tra i capelli dorati della ragazzina.
"Tempo" lo stesso pacificatore che l'aveva spinta dentro costrinse la più piccola a lasciare la stanza, eppure, neanche un secondo dopo, al suo posto entrò Evelyn Caffrey.
"Mamma" esclamò Lilith quando la vide entrare. "Mamma, mi dispiace tanto..."
"Ora basta piangere" la risolutezza nella voce della madre stupì Lilith, che per anni aveva visto Evelyn Caffrey come una donna debole e abbandonata a sé stessa. "Ray si è offerto volontario per stare insieme a te, non fartene una colpa, è stata una scelta sua e soltanto sua, piuttosto pensa a vincere, ricordi, tuo padre ti insegnò a maneggiare una spada, ti istruì nel corpo a corpo. Puoi farcela Lil, torna da me..." detto ciò Evelyn tornò ad essere la donna di sempre, e non la guerriera che era stata quando combatteva al fianco del marito.
"Ora piangi pure, tesoro" singhiozzò stringendo la figlia a sé in un ultimo abbraccio.
La porta si aprì e il pacificatore apparve sulla soglia. Evelyn era quasi scomparsa dietro di essa che si fermò.
"Lilith non dimenticare che tuo fratello è disposto a morire per lasciarti vincere, tu non fare altrettanto; se te ne darà l'opportunità vinci" disse e scomparve.
La mente di Lilith si perse nelle parole della Madre, come poteva dire una cosa del genere? Come poteva chiederle di lasciar morire suo fratello pur di aver salva la vita?
Le riflessioni della ragazza furono interrotte dall'ingresso di un pacificatore che, dopo averla presa per un braccio, la trascinò fuori dalla stanza.

"Avanti, dimmi perché mi tieni in muso..." Ray fissò nuovamente gli occhi sulla sorella che, seduta accanto al finestrino, evitava il suo sguardo da quando erano partiti, circa un'ora prima.
Lilith borbottò qualcosa di incomprensibile, ottenendo il solo effetto di far sbuffare nuovamente il gemello.
"Avanti, Lil..." piagnucolò il ragazzo, alzandosi in piedi per poi inginocchiarsi davanti alla giovane, che, finalmente, spostò lo sguardo sul fratello.
"Ce l'ho con te perché sei un idiota!" esclamò furiosa Lilith, eppure tutta la sua rabbia smontò vedendo l'espressione ferita sul volto di Ray.
"Scusa" sussurró, sospirando "È solo che non posso accettare l'idea di vederti morire per il divertimento di Capitol City, tanto meno per non abbandonarmi"
"Ehi, tu avresti fatto lo stesso per me" sussurró lui, accarezzandole una guancia con il dorso della mano "E poi come potevo restare nel distretto quattro a guardarti morire su uno schermo, sola e lontana da casa?"
"Hai ragione" Lilith ostentò un sorriso dolce, quindi si alzò in piedi, determinata. "Se non sbaglio la Capitolina aveva detto che avremmo avuto un mentore che ci avrebbe aiutato una volta iniziati gli 'Hunger Games', che ci avrebbe allenati e avrebbe accertato degli sponsor, tra gli abitanti della capitale"
"Sì" confermò Ray, alzandosi a sua volta.
"Allora è arrivato il momento di fare la sua conoscenza" esclamò determinata la ragazza, afferrando in mano un coltello dal tavolo al loro fianco.
"Nonostante sia molto tentato di andare da lui... prima voglio che tu lasci la posata accanto al burro" borbottò il giovane, togliendole l'arma dalle mani.
"Ehi, potrebbe servirmi per... per... potrebbe servirmi!" esclamò Lilith, cercando di recuperare l'oggetto argentato, che riluceva della luce delle lampadine che illuminavano il treno ad alta velocità.
"A cuccia!" replicò Ray, per poi bloccarle le braccia dietro alla schiena, e ci sarebbe riuscito, con un'unica agile mossa, se la castana non avesse scartato di lato, assestandogli poi un debole calcio sul retro del ginocchio. Ray cadde a tendendo le mani in avanti per non colpire il suolo col volto e, in un attimo, la sorella gli fu sopra, stringendogli un braccio attorno al collo, mentre con l'altro lo immobilizzava a terra.
"Quando hai ripreso il coltello?" sbuffò il ragazzo.
"Quando hai cercato di attaccarmi" ridacchiò lei, quindi lo lasciò andare.
"La prossima volta..." tentò di dire il giovane, ma Lilith fu più veloce.
"Ti batterò di nuovo" concluse, sollevando e abbassando le sopracciglia con fare provocatorio, e il fratello avrebbe tentato ancora una volta di prevalere sulla ragazza se una voce burbera alle loro spalle non li avesse interrotti.
"Sebbene trovi i vostri spettacolini alquanto divertenti temo che dovrete smetterla e iniziare ad ascoltarmi, d'altra parte io sono l'unico che può davvero aiutarvi" un uomo era apparso sulla soglia, alto e robusto, con una lunga cicatrice argentea a tagliargli l'occhio destro in due. Con una sola occhiata Lilith lo riconobbe. Michael Krobs, generale del distretto tredici, arrestato durante la ribellione dei distretti.
"Michael, sei... sei vivo?!" esclamò stupita la giovane, allungando una mano quasi volesse accertarsi che tutto ciò corrispondesse alla realtà.
"A quanto pare" replicò l'uomo, concedendo però un debole sorriso alla ragazza. "Dopo la fine della guerra Capitol City catturò più di settanta persone, tra donne, uomini e bambini, tutti provenienti dai distretti" spiegò, con una calma glaciale e apparente "Tra loro ne selezionarono dodici, i più intelligenti, i più forti, quelli che avevano osato sfidare apertamente il governo di Panem" continuò, e ora nella sua voce la rabbia era quasi palpabile. "Uccisero tutti gli altri come monito per gli abitanti dei distretti, non risparmiarono ne anziani ne bambini, e poi costrinsero i dodici prescelti a prendere parte ai loro giochi di morte, addestrando i ragazzi che sarebbero stati estratti" concluse, la rabbia negli occhi, il dolore nel cuore.
"Quindi hanno preferito umiliarvi anziché uccidervi?" chiese Ray, giungendo alla stessa conclusione a cui era arrivata la gemella.
"L'umiliazione non è forse una morte lenta e dolorosa?" domandò di rimando l'uomo, portando una mano alla cicatrice che gli sfregiava il volto in un gesto ormai abituale.
"Lo è" confermò Lilith facendo un passo in avanti.
"Conoscevo vostro padre, lo stimavo ed ero ai suoi ordini quando attaccammo l'esercito di Capitol City. Era in piedi davanti a tutti noi e ci disse: 'Non abbiate paura oggi perché qualunque cosa succeda arriverà un domani, che sia su questa terra o su un'altra. Combattete da eroi e, se accadrà, morite come tali'".
Lilith sentì gli occhi riempirsi di lacrime, era certa che suo padre avesse pronunciato quelle stesse identiche parole a un esercito di agricoltori, pastori, pescatori, vestiti di stracci e armati di rastrelli. L'esercito pronto ad affrontare Capitol City e le sue innovative tecnologie pur di avere giustizia.
"E quelle stesse parole io le ripeto a voi, oggi" continuò imperterrito l'uomo, fissando gli occhi in quelli argentei della ragazza. "Morite oggi come eroi, non domani come conigli. Seguite sempre i vostri ideali e lottare per essi"
"Lo faremo" Ray socchiuse le palpebre per poi riaprire nuovamente gli occhi, accesi di un bagliore omicida.
"Se Capitol City vuole vedere un combattimento lo avrà, se i distretti sono pronti a farlo pur di conquistare la fama non vi tirate indietro, ma ricordate che la guerra non è ancora finita" disse ancora il mentore sbattendo un pugno sul tavolo.
"Cosa dobbiamo fare: stare ai giochi e uccidere o ribellarci?" chiese Lilith, le mani che stringevano inconsapevolmente il coltello.
"Giocate e dimostrate a Capitol City di essere i migliori, quando vi ameranno potrete affondare il coltello nella capitale" rispose l'uomo "Per il momento, però, pensate ad uscire vivi dagli 'Hunger Games'"
"E come? Un solo vincitore ricoperto di gloria, ricordi?" replicò quasi scettico Ray, scuotendo il capo animatamente.
"Non è importante porsi ora queste domande. Per il momento pensate a come sopravvivere nell'arena, e ricordate, una volta entrati potreste ritrovarvi in un qualsiasi luogo, potrebbe trattarsi di una foresta, di un deserto, di una palude..." l'uomo intrise il suo sguardo di determinazione "Ma di qualunque luogo si tratti dovrete conoscere alcuni consigli salvavita" concluse, facendo loro segno di sedersi accanto al tavolo in vetro.

"Allora cosa ne pensi di questi tributi Eric?" domandò l'uomo dai lunghi baffi verdi, passandosi una mano tra i ricci capelli del medesimo colore.
"Personalmente adoro i tributi del distretto quattro" rispose l'altro, entusiasta "Il ragazzo che ha scelto di offrirsi volontario solo per stare accanto alla sorella, una storia a dir poco strappalacrime" aggiunse, annuendo solennemente.
"Sono d'accordo con te, Eric, e poi la ragazza ha un che di determinato e forte, credo che sarà un ottimo tributo per i primi Hunger Games della storia" concordò il presentatore, sorridendo "E di un po', cosa si prova ad essere il primo stratega, ti senti disorientato, temi di non riuscire nell'impresa..." chiese.
"Direi che mi sento... divertito. Si, divertito è proprio l'aggettivo giusto per definire il mio stato d'animo, ideare un'arena, definire le regole, creare ibridi mai visti prima, il tutto è un insieme di emozioni esaltanti" rispose l'uomo, pettinando le sopracciglia folte e di un insolito colore blu cobalto. "Sai, Gilderoy, abbiamo recentemente concluso l'ideazione di un ibrido alquanto letale. Si tratta di un uccello dal becco appuntito come la lama di una spada; ha occhi rossi che gli permettono di vedere anche durante la notte, ali affilate come lame di rasoi e il suo canto è a dir poco stordente" concluse, un ghigno orgoglioso impresso sul volto da scimmia.
"Interessante, interessante, suppongo che lo vedremo in azione" anche sul volto di Eric Flickerman comparve un sorriso divertito "Non vediamo l'ora" aggiunse.

"Ray! Ray, guarda, siamo arrivati!" esclamò Lilith, correndo nella camera dove il fratello riposava e saltando sul letto, così da svegliarlo malamente.
"Lil... quale gioia vederti" borbottò il ragazzo, eppure si tirò a sedere, strofinandosi gli occhi, che non volevano saperne di restare aperti. "Dov'è che siamo arrivati?" domandò il giovane, la voce impastata dal sonno.
"Capitol City" rispose lei, sollevando un sopracciglio. "Devi assolutamente vederla, è completamente diversa da qualsiasi distretto io abbia visto è... è... uno spreco di energia e denaro, così, mentre noi moriamo, loro mangiano e ingrassano a dismisura!" esclamò la ragazza, gli occhi argentei incendiati.
"Allora non posso proprio perdermela" replicò sarcastico Ray, decidendosi a scendere dal letto con molta poca grazia, per raggiungere il vagone mensa, dove erano certi di incontrare Michael.
"Potete scegliere due strade" esordì l'uomo, quando senti il rumore della porta scorrevole "Sorridere ai capitolini e aggiudicarvi la loro stima e il loro appoggio, questo vi farà guadagnare gli sponsor di cui vi ho parlato, o restare indifferenti".
I due fratelli si fissarono reciprocamente, scambiandosi mille parole con il solo sguardo. Alla fine fu LilIth a prendere parola. "Io non sorriderò a coloro che mi guarderanno morire" disse, decisa.
"Sei la degna figlia di tuo padre" nella voce dell'uomo non c'era gioia, tanto che la castana dubitò che si trattasse di un complimento. "Lui è morto per ciò in cui credeva, non commettere lo stesso errore"
"Ma... solo ieri sera ci hai detto di lottare!" esclamò stupita la giovane, spalancando i grandi occhi color metallo.
"Non così, sarebbe uno suicidio"
"Vuoi dire che quello che ha fatto nostro padre è stato uno suicidio, lui che ha rischiato in prima linea di morire pur di condurvi alla vittoria?!"
"Si. Non c'erano possibilità di vittoria, vostro padre lo sapeva; ma ha voluto continuare a lottare, fino alla fine" rispose Michael, il tono glaciale. "Sapeva che, se ci avessero catturati, la fine sarebbe stata dieci volte peggiore, e aveva ragione. Dopo la sua morte il nostro battaglione si è arreso. Ed è allora che ci hanno costretti a subire questo" concluse, indicando i due ragazzi in piedi dinnanzi a lui.
"Quindi per te siamo solo un peso? Scusaci se ci hanno estratti per dei giochi mortali, e noi che eravamo impazienti di partecipare" replicò la ragazza, la rabbia che si mescolava al dolore.
"Non ho detto questo". Michael puntò i suoi occhi in quelli color metallo della ragazza. "Quello che intendevo dire è che dovremo vedere ventitré ragazzini morire in quell'arena, ragazzini che potrebbero essere i nostri figli".




Angolo autrice: perdonate il ritardo, spero sinceramente che il capitolo vi sia piaciuto e... niente, lasciate una recensione se vi va, mi farebbe piacere :*


VerdeMenta
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: VerdeMenta