Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: leila91    17/07/2015    18 recensioni
“Era una dama di grande bellezza e cuore gentile, ma prima che fossero trascorsi dodici anni morì. Denethor la amava, a modo suo, più profondamente di chiunque altro, a eccezione forse del figlio primogenito che ella gli aveva dato. Ma alla gente pareva di vederla appassire nella città, come un fiore delle valli marittime trapiantato sopra una nuda roccia. L'ombra che incombeva ad oriente la empiva di terrore, ed ella volgeva sempre lo sguardo a sud, in direzione del mare che rimpiangeva tanto”
(A partire da questa frase di Tolkien, forse l’unica relativa alla madre di Boromir e Faramir, ho voluto provare a sondarne l’animo, con una piccola introspezione.
Complice è anche la tremenda voglia di mare, che mi ha assalita in questi giorni.
Spero vi piaccia e buona lettura!)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amroth, Boromir, Faramir, Finduilas di Dol Amroth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
     WHY DO THE WHITE GULLS CALL? 
 


Piove, quest’oggi.
Uno scrosciare violento, improvviso. Ad Est un fragore di tuoni si mescola all’ululato del vento.
L’ho sempre detestata, la pioggia.
Non vi sono abituata, ma ho dovuto imparare a conoscerla.
A conviverci. Da almeno dodici anni.
Ognuno di essi ha lasciato un solco sulla mia pelle, ha strappato via qualcosa dalla mia anima.
Lentamente, così come lentamente è trascorso il tempo.
 
Sono nata in una terra assolata e remota.
Mistica può apparire, a coloro che la vedono la prima volta. Eredità ed immagine di un passato lontano.
Una terra dove Cielo e Mare si fondono insieme; dove lo stridio dei gabbiani si mescola al richiamo dei delfini.
Dove le leggende prendono vita, e se chiudi gli occhi, ed ascolti in silenzio, può sentirne l’eco nel lieve sciabordio delle onde.
 
La vista del Mare mi è preclusa da qui.
Minas Tirith. La mia nuova casa.
Non conoscono, gli Uomini di Gondor, la profonda gioia che può arrecare la vista di quello sconfinato mistero, figlio d’acqua e di sale.
La tremenda paura che ne consegue.
Il turbamento finale, nel riconoscere che siamo niente, no, meno di niente, al cospetto di tale immensità.
 
Lo si teme.
Lo si rispetta.
Lo si ama, infine.
Quasi si fosse anche noi, sue creature.
 
Ma tu questo non l’hai mai compreso, marito mio. Mio Denethor.
Mi domandi spesso se sono felice, se tutto questo non sia abbastanza per me.
“Potrei darti di più, se solo tu me lo chiedessi. Potrei darti tutto quello che vuoi”.
Oh, mio caro, carissimo sposo! Non è la mancanza di gemme ad affliggermi, non sono altri gioielli ciò che desidero.
E tu non potresti essere più buono con me.
Mi hai fatto il dono più bello che una donna potesse mai desiderare.
 
Ed eccoli là, quasi avessero percepito i miei pensieri.
Il sorriso torna celere sulle mie labbra, mentre li osservo giocare sotto la pioggia.
Piccole spade di legno nelle loro mani, e sulla testa degli elmi.
Si buscheranno un malanno, se non rientrano subito.
Ma Boromir ha sempre avuto un animo ribelle, e Faramir ne è più succube di quanto vorrei.
 
Ed è proprio quest’ultimo ad alzare il viso verso la finestra alla quale sono affacciata.
Mi saluta, reprimendo a stento l’entusiasmo, e, abbandonato il fratello, rientra di corsa.
Boromir lo segue, e posso vedere la sua espressione confusa come se fosse qui innanzi a me.
 
Faramir è il primo a raggiungermi, e a tuffarsi fra le mie braccia aperte.
Ogni giorno mi stupisco di quanto sempre più mi somigli.
Suo fratello arriva qualche istante più tardi, e la sua irruenza è la stessa di Denethor.
Il mio fiero leone e il mio docile agnello.
Se non fossi così stanca, vi prenderei sulle ginocchia, come ho fatto altre volte in passato.
Così tante che ho perso il conto.
I vostri occhi s’incatenavano ai miei, specchi di un cielo cupo e distante, ed allora si compiva la magia.
Riuscivate a vederla pur non essendoci mai stati.
Dol Amroth.
Mi ascoltavate narrarvi delle sue leggende; di esseri fatati e di mostri marini.
Ed era colmo di stupore il vostro sguardo, traboccante di fiducia ed affetto.
 
Miei piccoli principi. Mie luci, quando la strada si fa troppo buia, e la debolezza, a tradimento, mi assale.
Così innocenti, così coraggiosi. Siete parte del mio cuore, tanto quanto io lo sono del vostro.
Ma c’è un vuoto qui dentro, che ogni giorno si fa sempre più grande, e sento che nulla su questa Terra, o in questa Città, potrà mai riempirlo.
 
Abbiate cura di vostro padre.
Perdonatemi al suo posto, quando lui non riuscirà a farlo.
Vorrei non dovervi chiedere nulla di tutto ciò.
Ciò che vorrei è vedervi crescere, ridere, azzuffarvi per poi fare pace.
Continuare a raccontarvi del Mare, quello stesso Mare il cui richiamo si è fatto ormai troppo intenso.
 
Inseguo una pace che sento arriverà presto, e quel giorno vi dovrò salutare.
Ma vi prego, vi supplico, non abbiate paura per me.
Perché quel giorno, per me, sarà come andare a casa.
Come riconoscere un viso amato, nella folla.
 
Giungerà presto, la pace, dolce come il nettare di un fiore.
Delicata come piuma di gabbiano.
 
E ineluttabile, come la marea.

 
 
 
 
NOTE:
 
Ciao a tutti! Quest’oggi sono incredibilmente più cupa rispetto al solito demenziale, e vi ho voluto parlare di Finduilas di Dol Amroth, sposa di Denethor di Gondor, oltre che madre dei nostri amatissimi Boromir e Faramir. L’ho sempre amata molto, e quel poco che si sa su di lei, l’ha resa ai miei occhi ancora più affascinante.
Ieri ho miracolosamente trovato l’ispirazione, e non ho potuto aspettare.
Così eccovi i suoi pensieri, durante uno degli ultimi giorni della sua ahimè, breve vita. Tolkien lascia intendere che la sua salute fosse molto cagionevole, e da parte mia ho sempre pensato che fosse stata anche la lontananza dal suo amato Mare, a privarla lentamente della scintilla vitale.
Boromir aveva circa una decina d’anni a quel tempo, Faramir la metà.
Piccola nota tecnica
La parte iniziale, relativa alla pioggia, è molto ‘personalizzata’ da parte mia: può sembrare infatti, che a Dol Amroth non piovesse mai, quando sicuramente non era così. Il mio scopo, con questa libertà che mi sono presa, era quello di enfatizzare quanto Finduilas sentisse la nostalgia di casa, e quanto l’ombra dell’Est rendesse ogni cosa più cupa.
Il titolo è una frase tratta da Into the West.
 
 
Ringrazio infinitamente Melianar per il nostro brainstorming, la sua pazienza e i preziosissimi suggerimenti <3.
Spero di essere riuscita a rendere giustizia a questo bellissimo personaggio, e che la lettura vi sia piaciuta.
Qualunque cosa abbiate voglia di dirmi, io sono qui ad ascoltare ^^.
Grazie di cuore a tutti voi che avete letto queste righe, un abbraccio e alla prossima!
 
 
 
Benni
   
 
Leggi le 18 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: leila91