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Autore: Fujiko_Matsui97    17/07/2015    9 recensioni
Robin, responsabile uomo d'affari con un grande futuro davanti.
Cyborg, simpatico carabiniere in costante ricerca dell'amore.
BB, inguaribile dongiovanni che ha dedicato tutta la sua vita a progettare moto.
Tre amici d'infanzia che, in occasione del matrimonio di Robin, decidono di festeggiare l'addio al celibato più incredibile della storia nella spettacolare New York.
Peccato che qualcosa va storto e i tre si ritrovano, invece, a Barcellona, senza prenotazioni né possibilità di ritornare a casa.
Sarà l'incontro casuale con tre ragazze molto particolari a sconvolgere il loro soggiorno e il loro cuore, trascinandoli in avventure strabilianti che non verranno dimenticate molto facilmente!
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[RobStar; CyJinx; BBRae]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Camminavano un po' assonnati eppure allegri, fianco a fianco come ai vecchi tempi.

Robin aveva sentito la mancanza dei suoi amici da quando avevano iniziato quella folle vacanza, con tutti i relativi problemi che ne erano insorti: adocchiò il volto colmo di energia di Beastboy e, per un attimo, gli venne in mente quando l'aveva conosciuto, scapestrato e burlone, ai tempi delle medie. Lui e Cyborg si conoscevano, grazie alle relative famiglie, fin da piccoli ma, nonostante Robin fosse solo una novità per loro, nemmeno per un istante l'avevano fatto sentire un escluso.

Anche quando avevano intrapreso strade lavorative ed esistenziali diverse, mai avevano rinunciato alla birretta del venerdì per raccontarsi come se la passavano e quanto sarebbe stato bello tornare indietro nel tempo... solo per dare una lezione a chi non aveva mai creduto in loro e nella loro amicizia.

Il sorriso soddisfatto che aveva mostrato a quei pensieri si dissolse quando il volto di Cyborg prese posto nella sua mente: quando era diventato un famoso avvocato con l'agenda ricca di impegni il loro rapporto, con grandi sacrifici, era riuscito a non cambiare, ma ora... quell'avventura li stava forse dividendo?

-Che ci fa Starfire qui?-

La voce interrogativa di Beastboy lo risvegliò dai suoi pensieri e, sollevando il capo, vide in lontananza la figura della ragazza che armeggiava nella borsa, camminando spedita in loro direzione: non sembrava averli notati, non ancora.

-Ehi, Star!- la chiamò, agitando sorridente la mano e, dopo qualche secondo di confusione, anche lei lo guardò negli occhi, arrossendo appena mentre lo salutava, correndo verso i due:

-Ma non dovevi essere a casa di Raven? Ti stavamo raggiungendo!-

-In realtà ho già finito di parlarle e quindi sto andando via. A saperlo vi avrei aspettato!-

-A saperlo ci avrebbe aspettato.- ripetè nervoso l'amico, mentre rivolgeva uno sguardo velenoso a Robin, le braccia conserte, sbuffando. Robin ridacchiò imbarazzato, scusandosi con lui con gli occhi, prima di rivolgere il capo al bar all'angolo della strada:

-Sediamoci così ci racconti tutto, ti va?-

Una leggera brezza si frantumava sui tavolini esterni e la ragazza, dopo aver ordinato in spagnolo al cameriere, si accomodò vicino alle piante del locale, godendo dell'ombra che creavano. Respirò a fondo ad occhi chiusi, ma quando li riaprì il silenzio durò poco:

-Cheerleading.- rivolse un sorriso sornione al moro, godendosi la sua espressione perplessa prima di iniziare a spiegare;

-Avevi ragione, anche Raven è stata vittima di Blackfire in passato e da quel momento la loro amicizia ha raggiunto il segnale di stop. Mi ha raccontato che si iscrissero al club di cheerleading e che, anche se lei non lo amava, per Blackfire era diventato una vera droga.-

Agitò il cucchiaino davanti al viso, riflessiva: -È un interesse recente, di poco prima che litigassero: Raven era la migliore e quando lasciò quello sport Blackfire rimase a potenziare le sua abilità sempre di più per poter finalmente essere l'unica ad avere l'attenzione del ragazzo a cui mirava, che invece sembrava nutrire interesse per Raven...-

-... e che, per inciso, io non biasimo affatto.- asserì convinto Beastboy, annuendo deciso a braccia conserte, prima che un'occhiata severa di Robin lo convincesse a tornare alla sua coppa gelato:

-È questo il motivo per cui litigarono?- domandò il moro, incitandola a continuare con lo sguardo; lei scrollò le spalle, avvicinando le labbra alla cannuccia della bibita analcolica:

-Più o meno. In realtà è tutto partito da un gesto infimo di mia sorella... ma non credo sia saggio parlarne con voi, non penso che Raven voglia farlo sapere in giro. Il punto è...- appoggiò il viso sul palmo della mano, pensierosa:

-... che ho scoperto cos'è la cosa a cui Blackfire tiene di più. Ma non so proprio da dove iniziare!-

-Giusto...- riflettè Beastboy, rivolgendole poi un sorriso a trentadue denti, l'indice sollevato per quell'ideona che gli era venuta in mente:

-... ed è per questo che dovremmo andare a chiedere a Raven cosa ne pensa. Su, andiamo!- incitò con voce gioiosa ma, appena il tempo di alzarsi dalla sedia e fare un passo avanti che la mano di un Robin furioso lo afferrò da dietro per la maglia, scaraventandolo di nuovo sulla sedia del bar come se non si fosse mai mosso.

-Piantala.- gli sussurrò stizzito Robin, cercando di controllare il nervosismo: -Sei peggio di un bambino che vuole correre al negozio di caramelle!-

-E tu finalmente fai una metafora azzeccata.- gli rispose l'altro, sibilando con le iridi colme di sopportazione, i tratti imbronciati: -Te l'ho mai detto quanto ti odio?!-

Si lanciarono un'ultima occhiata velenosa prima di voltarsi, contemporaneamente, di nuovo verso Starfire, due sorrisoni angelici dipinti sul volto... e Robin che mugolava dal dolore senza annullare il sorriso per il calcio che l'amico gli aveva sferrato di nascosto sulla gamba.

Lei li osservò per qualche istante, perplessa, prima di grattarsi la nuca con un sorriso teso:

-In realtà gliel'ho già chiesto.- informò, sorridendo soddisfatta e facendo sbuffare il ragazzo dalla pelle verde in un “Accidenti!”:

-Raven mi ha detto che c'era una palestra in periferia dove lei si allenava sempre. È un posto pulito e, dato che è abbandonata, è ottimo per non perdere la concentrazione.-

-Potrei aiutarti, se vuoi.- propose il moro, abbassando lo sguardo imbarazzato: in realtà, proprio non gli andava che la rossa si allenasse tutta sola in un posto abbandonato; sarebbe potuto essere pericoloso, e non aveva intenzione di abbandonarla alla sua vendetta.

-Davvero lo faresti?- le si illuminarono gli occhi e, prima che riuscisse a contenere la gioia, si lanciò ad abbracciarlo, aggirando il tavolino: -Oh, grazie Robin! Di sicuro riusciremo a far andare quest'impresa per il meglio, vedrai! Che bello, ho una guida!-

Il moro si era goduto quel piacevole calore al cuore mentre cullava i suoi sensi nelle sue ciocche profumate e, lasciandola andare, un leggero rossore aveva invaso le sue guance mentre le sorrideva, intenerito dai suoi saltelli:

-Non avrei mai potuto lasciarti sola.- sussurrò, ma non a voce abbastanza alta perchè lei lo udisse, mentre Beastboy lo osservava con la coda nell'occhio senza che lui se ne accorgesse, sollevando indagatore un sopracciglio.

 

 

 

 

-Non sei un tipo di molte parole, eh?- sorrise divertita Jinx, facendogli strada nella cucina in pietra, aprendo il frigo con aria indecisa: -Vuoi qualcosa da mettere sotto i denti?Io ho ancora fame...-

Cyborg si sedette su una delle sedie disponibili, osservando perplesso le sue movenze e quanto fosse magra: possibile che avesse ancora appetito dopo un intero gelato?

-No, grazie, ho lo stomaco chiuso.-

Ma non per i motivi che pensi tu...” si ritrovò a pensare arrendevole, sospirando di fronte alla sua bellezza infantile che gli faceva aggrovigliare l'intero stomaco: i capelli rosa, sicuramente tinti, erano ancora legati in due codini alti che la facevano assomigliare più giovane di quanto probabilmente non fosse già ma il viso, a differenza della sera precedente, era struccato da quel pesante e gotico trucco nero e metteva in evidenza la sua pelle ancora più pallida perchè stanca, tirata.

Nonostante tutto quel velo di ipocrisia tolto col trucco e le occhiaie gonfie sotto gli occhi, manteneva perfettamente il fascino che aveva colpito Cyborg la prima volta, anche se gli faceva notare dettagli mai visti prima: continuò a guardarla anche quando richiuse il frigo con un calcetto, trasportando una busta di latte e... sottaceti?! Sollevò sconvolto un sopracciglio, prima di riprendersi e tossicchiare appena, tornando al suo viso un po' troppo smagrito.

-In realtà non mi capita spesso.- ammise, rispondendo all'altra sua precedente affermazione e lei, accomodatasi con una gamba sotto al sedere e l'altra penzolante sulla sedia, si sporgeva sul bancone con i gomiti: -Che il gatto ti mangi la lingua, intendi?- bevve un lungo sorso di latte direttamente dal cartone, riuscendo a non sporcarsi nemmeno un po', sotto lo sguardo stupito dell'altro.

-Già. Anzi, solitamente sono abbastanza insopportabile con la mia parlantina.- commentò sorridendole per la prima volta e lei, staccando un pezzo di fetta di pane con i denti, ricambiò il sorriso una volta masticatolo per bene e ingoiato.

Per un istante Cyborg ebbe come l'impressione che si fosse sporta ancora di più verso di lui sul tavolo, e agitato osservò quanti pochi centimetri li separassero l'uno dall'altro: -Dici davvero?-

Si alzò fino a sedersi sul ripiano, la gonna del vestitino a pois che indossava che si alzava di poco ad ogni movimento:

-S... si.- rispose lui in un filo di voce, e lo sguardo cadde sulle unghie sottili dei piedi nudi e sul latte che rischiava di rovesciarsi quando lei roteò leggermente su sé stessa per voltarsi verso di lui e iniziare a gattonargli incontro. La schiena si incurvava mentre compiva quei pochi passi che la separavano da lui, facendogli mozzare il respiro in gola ad ogni nuovo tocco del palmo sulla superficie fredda del tavolo in marmo, fino a quando non lo raggiunse; Cyborg era così intontito che a stento si accorse del suo movimento fluido, che le permise di scivolare sul suo grembo, le gambe che pressavano e si stringevano, all'esterno delle sue.

-Quindi devo dedurre di essere io a farti quest'effetto..?- avvertendo il suo sussurro seducente dritto sulle labbra Cyborg alzò lo sguardo dalle sue gambe fino al suo viso, trovandolo a pochi millimetri dal suo e facendo battere il suo cuore come un tamburo tribale. Jinx gli sorrideva maliziosa, spostando le dita leggere e sottili sul suo viso sbarbato, accarezzandolo come se si fosse trattato di quello di un neonato. Eppure, nonostante il paragone insolito sia per la sua statura che per la sua età, era proprio così che Cyborg si sentiva: emozionato come un bambino, completamente in balìa degli eventi e senza possibilità di remarvi contro.

Avvertiva l'odore delicato del latte anche sulla sua pelle tiepida, e le dita dei piedi piccoli della ragazza che strusciavano piano contro le sue ginocchia stanche di quel viaggio, di quell'esperienza e di quell'incontro inaspettato e, forse, terribile.

La carezza languida di Jinx non si arrestò nemmeno quando strofinò le labbra su quelle di lui, come a voler cercare l'angolazione migliore del capo per lasciarlo senza respiro: tuttavia, quando Cyborg a quel contatto di un secondo perse la testa e fu lui stesso a inclinare il capo, impaziente, con un sorrisetto soddisfatto la bocca di Jinx tornò sulla sua, facendolo sospirare estasiato per quelle labbra brucianti. La sua mano vagò sulla schiena della ragazza, stringendo leggermente la stoffa del vestito leggero come se servisse a non farla fuggire ancora, mentre quella della ragazza scese fino alla spalla e poi al suo braccio coperto da una manica lunga, sfiorandone i muscoli sottostanti.

L'universo intero sembrò esplodere nella bocca di Cyborg, con il suo aroma di pesca e forse menta, fino al sapore cristallino e unico della sua lingua quando lui chiese l'accesso con la sua, viaggiando per sensazioni più inebrianti. Lei aveva gli occhi socchiusi e il respiro tranquillo, come stesse ascoltando una ninna nanna oppure si stesse godendo un film, e quando giunse ad un rialzo particolare della pelle del braccio di lui aggrottò la fronte, incuriosita vi ripassò più e più volte in punta di dita per non disturbarlo:

-Cosa..?- mormorò con difficoltà, le labbra di lui che continuavano a cercare le sue, gli sembrava di stare in paradiso e di non poterlo ottenere mai del tutto.

Lei cercò di staccarsi invano, con grazia, fino a quando non spostò, decisa, il capo di lato, in modo che le sue labbra non trovassero ciò che cercavano: -Cos'è questo?-

-... C-come..?- rispose in un sospiro Cyborg, la sua domanda incuriosita che gli rimbalzava in testa mentre, con lo sguardo languido, tornava indietro fino allo schienale, seguendo con gli occhi il punto che Jinx gli indicava: tossì di sbieco per riprendersi, il rossore che svaniva momentaneamente dalle sue guance mentre si adombrava per un istante a quella visione. Sollevò il braccio, mostrando al lato parallelo del gomito la striscia bianca e rialzata: -È una cicatrice. Segna l'inizio della protesi.-

-Tu hai una protesi?- Jinx aveva sgranato gli occhi, sorpresa, mentre con lo sguardo percorreva quella pelle apparentemente umana e perfetta, chiedendosi come diamine aveva fatto a non accorgersene prima:

-Dal gomito fino alla fine delle dita della mano destra.- annuì lui, chiudendo e riaprendo queste ultime per mostrargli la pelle scura. Con sua grande sorpresa, la ragazza sollevò le sue per posarle sul suo palmo aperto, avvertendo la ruvidità della sua pelle e osservando la differenza di grandezza delle due mani, stupita: -Cosa ti è successo?-

-Quando avevo diciotto anni mi arruolai come soldato e, durante un attacco nemico, una bomba esplose sul terreno vicino.- spiegò, con voce pacata per non farla impaurire e far allontanare quella mano così piccola dalla sua:

-Fui fortunato, molti miei compagni persero la vista, le gambe oppure la vita. Mi riportarono a casa e mio padre, un rinomato medico e ricercatore, decise di aiutarmi.- le sorrise, soddsfatto: -In un anno riuscì a costruire una protesi che servisse alle mie esigenze e che assomigliasse in tutto e per tutto ad un braccio umano... trovare lavoro, se menomato, era impossibile, o quantomeno diventare il carabiniere che volevo essere. Però, con questa, me la cavai con una leggera cicatrice che non mi penalizzò per l'assunzione, e da allora sono sempre al servizio della sicurezza americana.-

Restarono per qualche istante così, fronte contro fronte, con Cyborg che osservava ad occhi socchiusi le sue ciglia chiare e le sue iridi sottili fissare quella cicatrice con estremo interesse e sorpresa, carezzandola ancora e ancora in punta di dita: era una piramide di sguardi che lei stessa interruppe, lasciandolo con un vuoto al cuore quando si staccò col corpo da lui:

-Perchè non resti anche stasera a vedermi?- gli domandò sulle labbra, facendolo sorridere sereno e cullandola leggermente, le dita dietro la sua schiena: -Se ti fa piacere, certamente.-

Jinx gli sorrise soddisfatta e, leccandosi appena le labbra per catturare il suo sapore caldo, con un agile balzo si tolse da sopra alle sue gambe, afferrandogli la mano per trascinarlo via con sé:

-Vieni, ti faccio vedere il locale quando è ancora vuoto.-

 

 

 

 

 

-Come sta Raven?-

Blackfire era in auto, bevendo una pepsi raccolta al distributore automatico, le gambe sottili di Terra che spingevano verso le sue, scherzose:

-Sta alla Raven, direi. Solita storia.- le tirò una patatina addosso, facendola ridacchiare, mentre era appoggiata allo sportello della macchina: -Anche se ultimamente la vedo strana.-

-Strana come?- le domandò curiosa la mora, osservando il suo broncio pensieroso che evidenziava ancora di più i grandi occhi azzurri:

-Non saprei spiegarti con esattezza...- si sollevò di scatto a sedere, il braccio sotto la guancia per reggersi; -... ma è diventata ancora più pensierosa del solito... e a volte quando la prendo in giro nemmeno mi risponde, come se avesse costantemente la testa fra le nuvole. Chissà a cosa pensa...-

-Forse è innamorata...- sbattè le ciglia ripetutamente Blackfire, unendo le mani fra loro con un sorrisone da ebete, facendola scoppiare a ridere per quell'imitazione gratuita: -Stupida, è di mia sorella che stiamo parlando.-

Le rivolse uno sguardo mellifluo, fingendone poi uno circospetto e pauroso: -Ricordi? Il suo interiore è buuuuio..!-

-Già. Per un attimo l'avevo dimenticato. Impossibile.- concluse l'altra, dopo essersi trattenuta a stento dal ridere, poco prima di aprire la portiera e scendere con nonchalance, tendendole la mano smaltata: -Forza, accompagnami all'allenamento di cheerleading di oggi.-

La bionda scese rapida dall'auto, lasciando la bibita e il cibo nella busta della spesa mentre le afferrava la mano: -Quando ti sei iscritta due anni fa non pensavo ti avrebbe preso così tanto... ormai se non hai il tuo allenamento quotidiano non esci da quella palestra!- notò, sorridendole sorpresa, e la mora si lisciò i capelli prendendo a camminare, svelta, verso la direzione giusta:

-Solo perchè sei tu ti permetto di assistere. Tra poco ci saranno le regionali, e ho assolutamente intenzione di vincere.-

Socchiuse le iridi nero lucente per il troppo sole, i pugni stretti: doveva vincere, era necessaria concentrazione e sangue freddo, ma soprattutto attenzione che nessuno le mettesse i bastoni fra le ruote. Finalmente, aveva la possibilità di prevalere e di essere la migliore.

Con un sorriso soddisfatto prese Terra sottobraccio, contenta di avere una spalla fidata come lei al suo fianco; sentiva che col suo aiuto e la sua vicinanza, non solo aveva trovato qualcuno con la sua stessa mentalità e obiettivi, ma anche una persona vincente, scaltra e che le lasciava i suoi spazi, non costringendola, come con Raven, a dover condividere o peggio cedere i suoi successi.

-Sappi che non ti applauderò solo perchè mi hai offerto il pranzo.- scherzò la bionda, stringendosi di più all'amica ridendo, attirando le maliziose attenzioni dei passanti per il loro abbigliamento fin troppo estivo per essere ancora in primavera: Blackfire le scompigliò i capelli lucenti, fingendosi offesa mentre metteva in mostra le sue gambe ben più formose rispetto a quelle dell'altra, più giovani e magre, in parte per l'età, come quelle di una modella:

-Lo farai comunque, credimi.-

 

 

 

 

 

 

-Che ne pensi?-

La voce di Starfire rimbombò sulle pareti bianche di quel posto, pulito a parte dei granelli di polvere qua e là sulle assi di legno del pavimento, nonché sulle sbarre di allenamento; Robin si guardò intorno, seguendola al centro della stanza con interesse: avevano salutato Beastboy più di un'ora fa e, vedendo il sole che stava iniziando a sparire all'orizzonte, avevano deciso di andare a vedere l'edificio di cui Raven aveva tanto parlato alla rossa. Quando il taxi si era fermato, il moro era rimasto perplesso da quello che sembrava un giardino abbandonato, con fili di erba molto alti e poco posto per parcheggiare decentemente ma, sceso dall'auto ed esaminato l'esterno, dovette ammettere che sembrava abbastanza accogliente.

-Non è male...- ammise scuotendo appena il capo, le braccia conserte: -E anche il posto, non è tremendo come pensavo.-

-Raven aveva ragione.- sorrise la rossa, posando le mani sui fianchi, soddisfatta: -Qua faremo grandi cose! Hai visto, ci sono anche degli specchi lunghi, le sbarre per allenarsi, uno stereo...-

Robin osservò quest'ultimo, in buone condizioni e pronto ad essere usato, e fece una smorfia seccata: -Però non abbiamo nessun CD...- borbottò, facendole scrollare le spalle per riscaldarsi.

-La prossima volta ci attrezzeremo meglio! Intanto...- cacciò fuori dalla tasca il suo telefonino, avvicinandolo alla presa dello stereo: -... possiamo arraggiarci con questo!-

-Ottima idea.- le sorrise, accomodandosi su una sedia per osservarla nei suoi progressi: -Da dove cominciamo?-

-Io direi dallo scegliere una traccia su cui lavorare sopra.- rispose lei dopo qualche istante, il dito sul mento con aria pensierosa mentre metteva in funzione l'apparecchio, scorrendo sulle musiche salvate: la sua espressione variava da semi-delusa a poco convinta mano a mano che avvertiva ritmi orecchiabili ma poco adatti ad un numero così ritmato come quello di una cheerleader. Sbuffò appena, chiedendosi se fosse davvero il caso di mandare avanti il piano, quando un suono quasi esotico giunse inaspettato alle sue orecchie, e gli occhi le si illuminarono ascoltata la prima strofa (https://www.youtube.com/watch?v=gk04Et0mcwc) :

-Questa è perfetta!- si alzò di scatto in piedi, facendosi vedere da lui mentre si annodava la camicia sotto al seno, lasciando scoperta la pancia, e si sfilava le scomode ballerine, pronta a muoversi.

-Ho trovato qualcosa che potrebbe interessarci.- la chiamò Robin, sforzandosi di non guardarla troppo mentre, le dita che tentavano di raccogliersi i capelli in una coda di cavallo, abozzava una corsetta verso di lui. Le indicò lo schermo del telefono, connesso nonostante il poco campo:

-Sono video guida per coreografie. Sembra che se ne trovino parecchie su Youtube.- le spiegò, e la sua allegria non si fece attendere nemmeno mentre aveva le labbra impegnate a reggere delle forcine, pronta a inserirle nei capelli per addomesticare ciuffi ribelli:

-È perfetto, Robin!-

Tu sei perfetta.” si ritrovò a riflettere il moro, arrossendo quando le sue labbra si posarono sulla sua guancia, prima che lei volasse via col suo telefono in mano, sfuggendo ancora da lui, il corpo magro e abbronzato che iniziava a muoversi al centro della stanza, tentando di imitare dei passi:

-Qua si deve fare una ruota.- riflettè perplessa e, posato il telefono sullo schienale di una sedia in modo da poterne osservare lo schermo, mise le mani avanti, tentando di ribaltarsi con grazia.

In un gridolino strozzato finì faccia a terra e, se non fosse stata per la sua espressione omicida e il broncio infantile, Robin sarebbe di sicuro accorso preoccupato e non avrebbe soffocato una risatina intenerita:

-Non ti abbattere, riproviamo.- la incitò, aiutandola a rialzarsi dopo averla vista strisciare senza alcuna preoccupazione lungo il pavimento semi-impolverato: sollevata in piedi, rimise le mani nella stessa posizione, e il tocco gentile di Robin la fece quasi saltare dalla sorpresa, il cuore che le iniziava a battere leggero e rapido come le ali di un colibrì.

-Aspetta, ti aiuto.- con la mano libera il moro si sollevò appena l'orlo dei pantaloni formali, rivolgendo poi la sua attenzione alla rossa e invitandola a provare a cambiare l'angolazione dei palmi delle mani, in modo da riuscire a farle ruotare appena la schiena durante la ruota.

Il viso accanto al suo e il corpo alle sue spalle, la rossa gli sorrise senza che lui se ne accorgesse, perdendo di vista il senso delle parole e concentrandosi invece sulla dolcezza che le procurava il suo sguardo determinato e i tratti aristocratici, ora distesi e ora morbidamente rilassati mentre le labbra pronunciavano sentenze che mai si sarebbe stancata di sentire.

E assieme a quello ebbe la certezza, non con poca ansia e batticuore, che non c'era null'altro che contasse più del non farlo andare via da lei e dal sentimento strano che aveva scoperto di provare.

 

 

 

 

 

-Sembra quasi un comune locale visto senza luci, non è vero?-

Jinx roteava il suo corpo per la stanza buia, le sedie ancora appoggiate con lo schienale sui tavoli rotondi e il bancone ancora pulito e lucido, dal legno caldo. Cyborg annuì sorridente a braccia conserte, osservando quel piccolo mondo della ragazza che, dovette ammettere, gli era mancato non poco durante quella notte:

-Come fai a essere così serena quando ti esibisci? Voglio dire...- la buttò lì, curioso della risposta mentre avanzava verso di lei: -... non dai segni di nervosismo, o di preoccupazione.-

La ragazza dai capelli rosa gli sorrise melliflua: -Esibirsi è un'arte, e in quanto arte è necessario che sia divertimento, ma anche scoperta.- con un balzo fu sulle scale che conducevano al palco, inchinandosi in un gesto teatrale.

-La finzione è divertente, ti permette di essere chi vuoi e quando vuoi, nonché di ammaliare il pubblico. Dipende tutto dalla recitazione e dal trucco: ad esempio, con un atteggiamento più serio e provato dal tempo posso fingere di avere almeno vent'anni in più... magari essere una madre amorevole.- gli diede veloce le spalle e, sciolti rapidamente i codini e ravvivati i capelli morbidi, si passò le dita sul viso, voltandosi.

Cyborg strabuzzò lo sguardo: i tratti si erano induriti per il dolore, gli occhi erano vitrei e privi di ogni serenità mentre lei scivolava a terra, tremante, e calde lacrime solcavano le sue guance:

-Oh, no... piccolo mio..!- gemette fra i singhiozzi e l'uomo, dopo qualche attimo di sorpresa, battè le mani in un sentito applauso, ridacchiando nervoso:

-Wow... i miei complimenti..!-

Dinanzi al suo tono ammirevole, la ragazza tirò su col naso, asciugandosi le finte lacrime e riemergendo dal palco con un sorriso seducente: -Non pensavo si potessero attuare cambiamenti così drastici solo recitando...- ammise, avvicinandosi al palco mentre lei si rialzava, scuotendo con le mani il vestito per togliervi i residui polverosi.

-Abitudine.- si limitò a rispondergli in un sorriso: -Forza, balla con me.- gli prese la mano che aveva allungato per aiutarla a scendere e, invece di seguirla, la tirò verso l'alto, spingendolo a raggiungerla sul palco.

Con una risata bassa si strinse a lui, stiracchiandosi sul suo corpo muscoloso, mentre afferrava il telecomando delle casse e accendeva la musica di quella sera, un sound spagnolo dal ritmo malinconico: -Jinx...-

Cyborg scese con le labbra fino ai suoi capelli, sfiorandoli e perdendosi nel loro profumo mandorlato: le loro mani erano intrecciate con scomodità, ma lui sembrò non badarci, lasciando che dondolasse sul suo corpo e anche che salisse coi piedi nudi sulle sue scarpe, scherzando:

-Mh?- gli rispose lei, gli occhi chiusi mentre affondava di più nel suo petto coperto dalla felpa. Lo sentì raggiungere il suo mento con le dita, sollevandoglielo, e la sua espressione seria gliene fece assumere una accigliata: -Tu hai detto che esibendoti puoi essere sempre chi vuoi...-

Non si fermarono dalla lenta danza, non ce ne fu bisogno, e la sentenza di Cyborg fu rapida:

-... ma tutta questa finzione non ti farà dimenticare chi sei veramente?-

 

 

 

 

 

 

 

Raven guardò l'orologio, in perfetto orario.

La scalinata era lunga ma comoda, e l'odore del mare le arrivava fino alle narici, il vento che le scoompigliava i capelli: il circolo Ruiz era la pista motociclistica più nota di Barcellona e, anche se un po' lontana, niente sembrava far pentire della scampagnata i turisti e i suoi abitanti, con quelle strade cementate e lucide in qualunque stagione dell'anno.

Una volta giunta al termine delle scale aspettò che arrivasse il proprietario dietro di lei con la sua moto lungo la discesa e alzò lo sguardo, sperando di essere la prima: assottigliò le iridi, ostile, quando notò Beastboy che, intento a lucidare un casco, la stava aspettando seduto su una moto rosso fiamma.

-Oh. Eccoti qui.- la vide, sollevato lo sguardo ma, con grande stupore di Raven, il suo atteggiamento era composto e determinato e non scherzoso, seppur con la solita ironia da buontempone: -Splendida come sempre... vogliamo iniziare?- le domandò, sorridendole malizioso e con la mano tesa verso di lei.

La mora sollevò un sopracciglio, seccata e, avanzando verso di lui, afferrò il suo casco invece delle sue dita, facendolo ridacchiare divertito:

-Niente distrazioni, niente complimenti, niente imbrogli. Un solo giro di corsa, tre minuti di cronometro. Tu starai sulla pista 2 e io sulla 1, per evitare scontri. Richieste?-

-Le tue regole non sono valide.- protestò l'altro, inclinando di poco il capo con un sorriso malizioso: -Se davvero volevi che si rispettasse il “niente distrazioni” e “niente complimenti” dovevi evitare di indossare pantaloncini così corti.-

-Questo perchè avevo sempre la speranza di avere a che fare con un essere umano e non con un maiale.- sbuffò lei sarcastica, nascondendo coi lunghi capelli il suo rossore sulle guance, le dita premute sulla frizione: -Sei pronto?-

-Buona fortuna, principessa delle tenebre. Ne avrai bisogno.- sussurrò lui per non farsi sentire mentre si infilava il casco con precisione, seguendola e ponendo le dita sulla frizione:

-Sono sempre pronto.-

-Scott.- chiamò la mora, rivolgendosi al proprietario che, berretto in testa, annuì mettendosi fra di loro, qualche metro più avanti: -Pronti a partire, tre...-

Sollevò il braccio in alto, gli occhi dei concorrenti fissi su quella striscia del terreno che avrebbe segnato il traguardo.

-... due...-

Beastboy rilassò i tratti del volto, respirando a fondo mentre l'odore salmastro gli portò alla mente le labbra della ragazza che non aveva fatto altro che voler baciare da quella notte maledetta.

Era diventata una questione di principio, ormai: se avesse tolto quella dannata ossessione dalla testa, uscendo con lei e togliendosi lo sfizio del momento, la sua vita sarebbe potuta ritornare quella di sempre, e Raven non sarebbe stata più niente se non un giocattolino vecchio da accantonare fino alla prossima occasione.

Strinse le dita sulla moto, concentrato: quella ragazza era l'unica che lo avesse mai battuto in tutta la sua vita, e lui non poteva assolutamente permettersi un'altra sconfitta.

-...uno...-

Raven si mordicchiò il labbro, tentando di calmare le sue emozioni come aveva sempre fatto: era solo una stupida corsa ma, per lei, era diventata un vero e proprio incubo da quando aveva incontrato quel ragazzo dalla pelle verde. Si sentiva soffocare per la soppressione non tanto della sua libertà fisica, ma emotiva: quando lui era nei paraggi le cellule del suo corpo e della sua mente sembravano voler avere volontà propria, col risultato di farla sentire più agitata che mai per quelle nuove sensazioni mai provate prima.

Abbandonando alle spalle il pensiero del respiro caldo di Beastboy che si confondeva col suo quella notte al ballo, strinse le dita sulla moto, concentrata: quel ragazzo era l'unico che avesse mai messo in dubbio la sua indipendenza, e lei non poteva assolutamente permettersi un'altra sconfitta.

-VIA!-

Un'ondata di polvere seguì alla partenza concitata e perfettamente sincronizzata delle moto, gli occhi metodici del proprietario sulla sfida, il rombo dei motori, i capelli al vento.

Il panorama sfrecciava in girotondi distorti attorno ai due ragazzi, che non si erano mai sentiti tanto vivi e combattenti per un obiettivo: Raven si piegò sulla moto, non permettendo nemmeno una distrazione, e i loro mezzi si alternavano l'uno dinanzi all'altro, non dando mai occasione all'uno di superare completamente l'altro.

La mora sorrise cinica quando Beastboy, cauto nei confronti una curva particolarmente spigolosa, aveva ridotto la pressione sulla frizione, rallentando il mezzo di poco, ma abbastanza perchè la moto di Raven gli sfrecciasse davanti, superandolo di qualche centimetro: il fuoco nello sguardo e il cuore che pompava a mille il sangue nelle vene, l'adrenalina entrò in circolo in ogni sua cellula, e aumentò la velocità ancora e ancora.

Sgranò gli occhi e si mordicchiò le labbra con foga alla vista del segno del traguardo: era vicino... così vicino...

Un singulto le uscì dal petto, improvviso, quando avvertì la moto inclinarsi senza alcun comando e, gli occhi sgranati, le ruote che scivolavano su una striscia di benzina fluida, perse il controllo della moto.

-RAVEN!-

Raven socchiuse gli occhi con malinconia, pensando a quanto Starfire fosse fortunata ad aver trovato qualcuno di così speciale che la proteggesse qualunque errore avesse fatto.

Si chiese se anche per lei fosse possibile... non la felicità, ma l'equilibrio di due braccia che ti sostengono e ti cullano.” *

Si sentì sbalzare via dal sedile, le dita che annaspando cercavano di riafferrare il manubrio, senza successo: la voce ovattata di Beastboy le arrivò alle orecchie e, un urlo soffocato, perse il respiro per un istante nell'avvertire un paio di braccia avvolgerle il corpo con urgenza.

Rotolò nella polvere, il rombo delle moto ancora ben udibile mentre avvertiva il tonfo duro eppure con qualcosa di morbido sotto la sua pelle a preservarla, che strinse senza pensarci.

Gli occhi serrati dalla paura in quell'immobilità, fu un colpo di tosse a scuoterle la testa e riaprendoli cauta e tremante, osservò le sue dita stringere una maglietta ormai macchiata di benzina:

-Beastboy..!- sgranò gli occhi quando si accorse delle sue dita che le cingevano il capo come a volerla proteggere, il suo corpo disteso sopra al suo, di schiena nel terreno. Il ragazzo doveva essere saltato dalla moto per afferrarla, facendole scudo nella caduta con il suo corpo: era stato tutto così improvviso e traumatico che a stento riusciva a ragionare su un pensiero coerente, l'unica cosa che sembrava scuoterle l'intero cervello era l'immagine del ragazzo che, gli occhi chiusi e le labbra semiaperte, come uno sciocco era saltato dal suo sicuro mezzo, impulsivamente.

-Perchè..?- sussurrò in un un filo di voce, un groppo in gola che bloccò sul nascere la sua domanda.

Si sollevò per non pesargli, le lacrime che minacciavano di uscire a momenti dai suoi occhi mentre, afferratagli la mano stanca, tremante avvicinò le dita al suo viso colmo di terreno, facendogli strizzare gli occhi in un grugnito scomodo.

Dinanzi a quel gesto riprese a respirare, sollevata che fosse vivo e vegeto, le dita che ancora non lasciavano le sue: -Raven..?- la chiamò, aprendo un occhio e, vedendo la preoccupazione dipinta sul suo volto, le sorrise spavaldo, felice che stesse bene.

-Sono qui.- le rispose dolcemente, riproponendosi di fargliela pagare cara per lo spavento che le aveva fatto prendere, mentre il suo respiro tornava meno affannato, la sua mano che stringeva quella di lei, così fresca e morbida.

Restarono in silenzio per qualche istante come colpiti da una reazione chimica, una scossa... fissandosi negli occhi limpidi, chi di emozione chi di paura, incapaci di proferire parola, l'uno troppo confuso e l'altra troppo spaventata, miliardi di interrogativi che adombravano le loro menti... e il cenno rassicurante di Raven al proprietario, a telefono con l'ambulanza.

-Raven?-

-Si..?- si voltò verso di lui, stringendogli la mano, avvicinandosi per capire cosa stesse dicendo, per tradurre quello sguardo pensieroso e preoccupato: -Mi dispiace che sia accaduto.-

-Sei stato davvero uno sciocco...- mormorò lei, respirando a fondo per calmarsi e distogliendo lo sguardo per non fargli percepire il rossore che aveva preso ad imporporarle le guance: -Insomma, mettere a repentaglio la tua vita in questo mod..!-

-Non intendevo quello.-

Raven si voltò a guardarlo nuovamente, sollevando il sopracciglio perplessa e, quando il suo sguardo si tramutò in uno malizioso, un sorrisone dipinto sul volto sporco di terra, si voltò dove anche lui guardava, colta un brutto presentimento: sgranò gli occhi, non riuscendo a credere alla sua vista.

Beastboy si era fatto forza e, rotolando di fianco il capo, alla sua sinistra, aveva messo a fuoco con le iridi verdi il traguardo, per poi ritornare a guardare la ragazza: la sua moto era caduta così come quella di Raven, ma giaceva distante dalla sua, esattamente... qualche millimetro oltre la linea di conclusione della pista.

-Sembra proprio che io abbia vinto...-

Dinanzi al suo ghigno soddisfatto Raven tremò, lasciandogli la mano come scottata all'improvviso e, stringendo le labbra, guardò ad occhi sgranati il ragazzo sotto di sé, la rabbia che prendeva possesso di ogni fibra del suo corpo e il cervello che, febbrile, meditava su quanti modi diversi potesse ucciderlo prima che arrivasse l'ambulanza.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

 

*[capitolo 9], dialogo fra Raven e Star, ricordate? Non è carino? *^*

 

 

Bentrovati, cari amici Tamariani :D Che ne pensate di questo capitolo? Di Jinx? (della serie non si vede che amo Lolita XD) Della sfida? Vi ho sorpresi? Io spero di si!

Questa volta i siparietti comici li lascio da parte per la prossima volta perchè sono esausta e voglio dormire ^^'' Ma intanto proseguiamo con le QOTD di questo capitolo!

La scorsa volta avete votato ma sono stata parecchio in difficoltà in quanto c'erano delle parità per i personaggi di Beastboy, Raven e Robin (hanno votato anche due miei amici che seguono la mia storia) e, poiché non volevo intervenire nei voti perchè non mi sembrava giusto, ho fatto il tocco (WTF?) e mi è uscito...

rullo di tamburi

… il magnifico e serioso ROBIN! spara i botti e la musica con la trombetta le stona le orecchie

Spero davvero non sia venuto male, sto meditando seriamente di cambiare pennarelli -.-' ho voluto inserire nel disegno due elementi che lo ricollegassero alla sua scelta ardua che muove l'intera storia: uno a Kitten (il bouquet delle nozze) e l'altro a Star (Silkie)! Spero che l'idea vi piaccia!^^ Ovviamente dato che è un AU la maschera non la ha, e l'ho voluto immaginare con gli occhi azzurri, anche per distinguerlo dai colori degli altri due!'

In ogni caso, il mio voto anche se solitamente preferisco Raven va per Beastboy! È talmente mitico che mi fa venire voglia di sposarlo, come si fa a non amarlo? X''D

 

QOTD: Qual è la vostra coppia preferita in questa storia e perchè?

 

Se posso la disegnerò anche, ma stavolta c'è una novità :D Potrebbe vincere la risposta più esaustiva e non la maggioranza di voti :) quindi convincetemi yukyukyuk occhiolino e pervface su -ON

 

Alla prossima e grazie, vi voglio bene!<3

 

 

 

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-FM.

   
 
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