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Autore: Tony Stark    17/07/2015    2 recensioni
Solo tre anni sono passati da quand Chris Redfield è stato fermato, ma una società che sembra apparsa dal nulla lo risveglia dal suo sonno. La battaglia ricomincia...
[[Attenzione!! Per capire questo racconto dovrete aver già letto You are Infected 2: Il ritorno dell'Incubo]]
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Redfield, Claire Redfield, Nuovo Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You are Infected Series'
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                       You are Infected 3: La fine di un Incubo

                              Capitolo 10: Attacco al Cremlino (Russia, Mosca)

 
“Mortali tempeste ghiacciate si susseguono
nel mio territorio, eppure la mia gente che
nel ghiaccio è nata grandi città variopinte
ha costruito. Che da idee di ghiaccio son diventate realtà di pietra”
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Victor era più che raggiante, avevano rintracciato il luogo in cui era situato il Quartier Generale della Swarm. Li avrebbe schiacciati grazie al Drago… dopo questo attacco. La G.A.A.B. era sempre più fragile, la stava privando delle fondamenta, dei suoi quartier generali. Presto ci sarebbe voluto solo un soffio per far crollare il castello di carte della G.A.A.B.
 
Presto due suoi nemici sarebbero crollati, presto l’era del Drago sarebbe stata affermata.
 
-Villa Ashford, Rockfort Island
 
La Villa Ashford era avvolta sia dalla nebbia che dall’oscurità. Esattamente come se fosse uno splendido mantello di morbido velluto nero. Dalle pesanti tende di velluto rosso passava solo qualche lama di luce lunare candida che faceva scintillare alcune statuette di fragile porcellana.
 
Nessuno dei due abitanti della villa si trovava fra i suoi corridoi.
 
Le grida inumane del Nosferatu si udivano fin all’interno delle stanze più interne della villa. Delle minacciose nubi tempestose nascosero la luna.
 
Mentre Alfred Ashford camminava nei corridoi alla ricerca della sua amata sorella, non era da lei non presentarsi all’esperimento definitivo sul T-Veronica, che lei stessa doveva attuare. La sua Regina non si trovava in alcun luogo in cui era solita essere e questo lo rendeva immensamente preoccupato.
 
E poi finalmente la trovò, il cielo tuonò mentre la tempesta cominciava, mentre un Ashford piangeva
 
<< No! Alexia! >>;
 
<< No, Alexia, Alexia… Alexia, rispondimi, ti supplico. Alexia >>; E l’ultimo Ashford pianse, sapendo che stavolta sua sorella non sarebbe mai più tornata… sapendo che quella solitudine, che per quindici anni lo aveva quasi portato alla follia, stavolta sarebbe stata eterna.
 
Quel Jonas, quella maledetta formica ribelle, gliel’avrebbe pagata. Era un promessa.
 
<< Ti vendicherò, quel maledetto non rimarrà impunito >> sussurrò, mentre delle lacrime di cristallo continuavano a cadere dai suoi occhi, ora non solo pieni di tristezza, ma anche di una rinata fiamma d’odio, di una rinata fiamma di follia furiosa.
 
Gli spettrali lampi di luce biancastra illuminavano il biondo, facendo quasi risplendere la sua figura nell’oscurità.
 
Il rombo dei tuoni ruggiva fra le pareti della villa, facendo assomigliare il suono a quello di un orribile, e gigantesco mostro infuriato. Quel inumano rumore copriva persino quello delle urla del Nosferatu, le cui zampe articolate, che spuntavano dalla sua schiena, graffiavano una delle pareti esterne dell’edificio.
 
-Racoon City
 
Claire Redfield stava cercando il quartier generale dei Figli del Drago nella speranza di poter salvare Chris. Nel mentre Leon e gli altri erano impegnati nella risoluzione dell’enigma.
 
Rebecca Chambers invece, era preoccupata. Aveva controllato uno dei campioni di sangue di Jensen e l’attività delle cellule virali del Daylight.2 si era triplicata arrivando quasi ad annullare l’effetto dello stabilizzante. Non sapeva se sarebbe riuscita a salvare Jensen.
 
 Non si spiegava nemmeno come non si fosse ancora trasformato. La concentrazione virale nel suo sangue era fin troppo alta, eppure Jensen era ancora cosciente di sé, era ancora umano.
 
Forse quel ragazzo era destinato a sopravvivere… A qualunque cosa, anche al virus che lo stava consumando lentamente.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Ricky seguiva costantemente Jonas, poiché era l’unico capace di farlo ragionare quando Alexia prendeva il controllo… Non sapeva certo che Alexia non avrebbe mai più potuto farlo.
 
<< Allora, Ricky-Jonas si voltò verso di lui e gli sorrise- ti andrebbe di dirmi come hai conosciuto Victor? >> gli chiese, quel sorriso innaturale quasi accentuato dalla pelle di un chiaro verdino e dal sangue rosso (che stranamente non aveva preso fuoco) che colava lungo gli squarci che gli tagliavano il viso in due parti.
 
I suoi occhi uno azzurro e l’altro viola con luccichii azzurri che parevano del tutto tranquilli, Ricky per un attimo rimase interdetto e quasi terrorizzato da quell’espressione, poi sorrise e cominciò a parlare
 
<< Bah, normalmente non te lo direi… ma non vorrei certo fare arrabbiare un Tyrant >>; il suo tono era ironico,
 
Il giovanissimo Ricky Simmons, di appena sedici anni, camminava per le strade di una Denver distrutta ed invasa dagli zombie.
 
Suo zio, Robert Soulson era stato ucciso qualche settimana prima da un gruppo di non-morti. Mentre camminava cominciò a piovere, ma non era una pioggia normale, no, era una pioggia dall’odore acre che sfrigolava sulla pelle cadente dei non morti e delle altre creature nate dai Virus Umbrella.
 
Gli zombie e le altre creature vennero letteralmente disintegrati da quella pioggia.
 
Ricky era rimasto immobile, la pioggia che gli appiccicava i vestiti addosso.  Quando d’improvviso la pioggia smise di cadere su di lui. Il ragazzo sollevò gli occhi e la prima cosa che vide fu un ombrello rosso e bianco che lo proteggeva dalla pioggia e poi un uomo dai corti capelli neri e gli occhi color onice con indosso un elegante completo nero completamente pulito.
 
E gli sorrideva.
 
<< Ciao Ricky, io sono Victor Donovan. Sono un vecchio amico di tuo zio Robert. Mi aveva chiesto di occuparmi di te se mai lui avesse smesso di inviarmi delle lettere sulla vostra situazione. >> disse, il suo sguardo si rabbuiò un attimo << Mi dispiace di aver perso tanto tempo per trovarti >>.
 
Ricky così cominciò a seguirlo sicuro di potersi fidare di un amico di suo zio.
 
<< ehehe, dopo ho scoperto che Victor mi aveva mentito, ma oramai non riuscivo a smettere di fidarmi di lui >> completò Simmons
 
<< Mi dispiace molto per tuo zio, Ricky >> disse il Tyrant
 
<< Non preoccuparti Jonas, è successo tempo fa. L’ho superato. >> gli disse; Il silenzio conseguente a quelle parole aveva un che di opprimente,
 
<< Perché hai parlato come Cesare? >> gli chiese Jonas d’improvviso
 
<< Come Cesare? In che… in che senso? >>; il tono di Ricky era stranito.
 
<< Beh, hai parlato di te stesso in terza persona, come Caio Giulio Cesare in “De Bello Gallico” e in “De Bello Civili” >> spiegò Jonas. Ricky lo fissò un attimo come avesse detto qualcosa in klingoniano, prima che ridacchiasse guadagnandosi uno sguardo confuso da parte del Veronica Tyrant
 
<< Niente, è solo che non sei cambiato per nulla… e pensare che prima non mi piaceva per nulla il tuo carattere >> disse Simmons,
 
<< Beh, prima non mi conoscevi così bene >> gli disse il Veronica Tyrant, quel sorriso innaturale che si allargava ulteriormente
 
-Mosca, Russia
 
Per la prima volta da quando Victor lo mandava in giro per il mondo, Chris prestò, davvero, attenzione al paesaggio che lo circondava ed era… stupendo, nonostante il freddo secco che permeava l’aria.
 
Forse era la neve, forse era il luogo in sé ma era stupendo. L’inverno era alle porte e la neve già stava cominciando ad imbiancare la città.
 
Il quartier generale russo si trovava poco all’esterno della città, in un edificio che spiccava nel candido sfondo per l’affacciata di un vibrante vermiglio chiaro, che pareva quasi arancio.
 
Chris si rese conto di quanto la neve rendeva magnifica ogni cosa, e di quanto quella candida coperta gelata potesse divenire mortale se si era incauti.
 
Nel frattempo nel quartier generale, Godrik Romanov, direttore del Q.G., stava tentando di mettersi in contatto con Racoon City.
 
Alexandr Ivanovich Zaitsev aveva notato la presenza del Tyrant all’esterno del loro Q.G., il Tyrant era immobile e assorto a fissare il nulla, ma a quanto pareva non pareva avere ancora l’intenzione di attaccare.
 
Godrik non riuscì a contattare nessun altro Q.G., quei maledetti terroristi erano già riusciti ad isolarli.
 
<< Chert! (Maledizione!) >> disse << Prigotov'sya! Poluchit' gotovyy napadeniye Synovey Drakona !!(Preparatevi! Preparatevi all’attacco dei Figli del Drago)>> ordinò, poi
 
Chris non sapeva di essere stato notato, mentre attendeva il segnale di Victor.
 
-Racoon City
 
Jensen non si era ancora fatto vivo, cosa che aveva fatto preoccupare Piers, normalmente Jensen si presentava almeno una quarantina di minuti prima che l’iniezione di stabilizzante diventasse necessaria. E invece Jensen non era ancora lì…
 
Doveva assicurarsi che stesse bene… Che non fosse successo quello che pensava. No, Jensen era ancora vivo… Ne era certo…?
 
Aveva raggiunto l’appartamento dove alloggiava Jensen abbastanza in fretta, considerato quanto fosse lontano dal punto in cui s’incontravano di solito, aprì la porta con la chiave di scorta (che gli era stata data dallo stesso Jensen).
 
Entrato dentro l’appartamento si chiuse la porta alle spalle.
 
Sentiva un rumore simile ad un basso sibilo e Piers, enormemente preoccupato per Jensen (che era più di un semplice amico per lui), si diresse verso l’origine di quel suono, suono che proveniva dalla camera da letto del ragazzo. Che però aveva chiuso la porta.
 
Si chinò per vedere se potesse vedere l’interno della stanza dalla serratura, ma neanche il tempo che quel pensiero gli passasse per la mente, la porta tremò come se qualcosa vi si fosse schiantato contro con forza. E poi sentì un grido… Un grido che fece crollare ogni speranza dell’agente Nivans.
 
Quel grido di dolore così acuto e inumano, poteva essere prodotto solo da uno Scream of Death.
 
Sapevi che sarebbe successo un giorno, anche se speravi che accadesse il più tardi possibile” gli disse la sua coscienza, sentì un altro tonfo contro la porta, la cerniera in ottone che la teneva fissa alla parete scricchiolò.
 
Piers era sempre armato e stavolta sapeva che avrebbe dovuto sparare ad una persona a cui teneva molto…Ad una persona che amava.
 
-Mosca, Russia
 
Gli agenti del Q.G. si prepararono all’attacco del Tyrant che in quell’istante ricevette il segnale.
 
Entrò nel quartier generale, fulmineo e soprattutto con la voglia di far finire tutto molto presto. Non voleva giocare con le sue prede oggi, purtroppo per loro oggi non era una giornata buona per il Tyrant.
 
Anatoly Kornacioff impugnò il fucile d’assalto e lo punto contro il Tyrant che aveva preso a sghignazzare in un modo vagamente inquietante.
 
<< Zatknis', svoloch'! (Sta zitto, bastardo!) >> sibilò verso il Tyrant sparando verso gli occhi della creatura, che non erano protetti dalla maschera. I colpi accecarono il Tyrant senza che però questo fermasse il suo sghignazzare che si trasformò in una risata vera e propria, una risata crudele, folle, che non aveva nulla di umano.
 
<< Quel figlio di puttana, oltre ad essere un sadico, è anche un fottutissimo masochista >> mormorò uno degli agenti, Ivan Vassilyev, puntando anch’egli il fucile contro il mostro che pensavano essere meno pericoloso ora che era cieco.
 
<< Miei cari, poveri, agenti credete davvero di potermi fermare? >> chiese retorico Chris, dopo aver smesso di ridere. Il sangue nero e quasi raggrumato colava a fatica sul suo viso latteo, non aveva più gli occhi eppure quando voltò il viso verso di loro, gli agenti moscoviti furono certi che il Tyrant li vedesse lo stesso.
 
Erano immensamente fottuti, quel Tyrant non pareva avere alcun difetto che potevano usare per fermarlo. Sapevano solo che lui li avrebbe smembrati, perché a quanto pareva il grande Chris Redfield che ancora risiedeva in quella cosa non era abbastanza forte per fermarlo, prima che la creatura compisse il massacro.
 
Gli agenti spararono contro il Tyrant, che non schivò alcuno dei colpi… Quasi il suo obiettivo fosse proprio quello di farsi colpire.
 
Il Tyrant cadde in ginocchio… Erano riusciti ad abbatterlo? Gli agenti smisero di sparare, fissando l’essere. Prima di sentire dei singhiozzi provenire proprio dalla creatura stessa.
 
<< P-perché vi siete fermati? Uccidetemi! Avanti, so che volete farlo! >> gridò fra i singhiozzi << vi prego, uccidetemi, non voglio più fare del male a nessuno >>; fu quello a fermare gli agenti… Chris Redfield aveva ripreso il controllo… Non potevano ucciderlo, era solo grazie a lui che la G.A.A.B. era stata fondata, grazie ad una sua idea.
 
Ed in più nessun mostro può piangere, ma un essere umano può… quello fermo in mezzo alla hall, non era il Tyrant ma era l’uomo, era l’eroe.
 
I singhiozzi del Redfield si fecero sempre più quieti fino a fermarsi del tutto. I suoi occhi di fuoco che si erano rigenerati, non erano più così mostruosi. Erano lucidi, colmi di lacrime non versate, non erano più gli occhi della bestia.
 
Godrik fu il più fiducioso fra i suoi uomini e si diresse verso l’eroe angosciato.
 
<< Signor Redfield possiamo aiutarla in qualche modo? Possiamo aiutarla in qualche modo a mantenere il controllo? >> gli chiese con una voce calma eppure non fredda. L’eroe angosciato e spezzato puntò i suoi occhi verso l’uomo
 
<< C…Claire…. La mia sorellina…Ho bisogno di lei… Lei è l’unica che può aiutarmi >> disse quasi in un sussurro
 
<< Agente Kornacioff trova il modo di contattare Claire Redfield >> ordinò il direttore.
 
<< G-Grazie dav…-lo sguardo nei suoi occhi si trasformò riempiendosi di rabbia e odio- Sta’ zitto, Redfield! >> ringhiò il Tyrant verso sé stesso
 
-Raccoon City
 
Un inaspettata comunicazione giunse dal quartier generale di Mosca…
 
<< Qui, l’agente Anatoly Kornacioff, Chris Redfield ha ripreso il controllo e richiede la presenza di Claire Redfield. Passo >>
 
<< Qui, Claire Redfield, l’attacco è quindi neutralizzato? Passo >> chiese, nonostante fosse più felice di sentire che Chris era tornato in sé
 
<< Sì, signora, l’attacco è stato neutralizzato. I Figli del Drago hanno pers…. >> la comunicazione si interruppe non prima di udire un urlo. Il sorriso di Claire si spense… Il mostro aveva ripreso il controllo.
 
-Appartamento di Jensen Williams, Ivy Street, Raccoon City
 
Un altro tonfo, la porta era sempre più vicina a cedere alle cariche dello Scream dall’altra parte.
 
*Click*
 
Piers levò la sicura alla sua pistola, in attesa che lo Scream attaccasse… lo feriva pensare a Jensen come “Lo Scream” ma era l’unico modo che aveva per avere la forza di ucciderlo.
 
*Tonf, Tonf*
 
La porta stava per cedere il legno cominciava a flettersi fin troppo verso l’esterno, un rumore secco e deciso, lo spezzarsi del legno.
 
Qualcosa si fiondò all’esterno della stanza. E quando si voltò verso Piers che gli puntava l’arma contro e che l’abbassò non riuscendo a mirare contro quel viso tanto amato.
 
Jensen era lì di fronte a lui, gli occhi del tutto rossi solo la pupilla nera risaltava in quel lago di sangue, il suo viso era ancora il suo non era stato nascosto da alcuna mutazione.
 
I capelli castani sempre incasinati che ora gli arrivavano davanti agli occhi e Piers dovette combattere contro se stesso per non cedere alla voglia di levarglieli da davanti gli occhi come faceva sempre. Quello non era Jensen, non lo era, eppure sembrava ancora così tanto lui.
 
Se fosse stato già mutato, per lui sarebbe stato meno difficile sparargli senza sentirsi un’omicida senza cuore.
 
 
<< Jen, ti prego, non costringermi a spararti >> disse, quasi in un sussurro, non riuscendo nemmeno a guardarlo negli occhi sapendo che non vi avrebbe visto Jensen Williams, ma solo una bestia famelica, senza alcuna coscienza, senza alcuna umanità.
 
Per un solo momento quando vide la creatura/Jensen fissarlo senza attaccarlo, sperò, sperò che Jensen stesse combattendo il suo male.
 
Poi lo Scream spalancò la bocca in un grido assordante ed inumano, ma ancora non lo attaccò.
 
<< Fa-Fa male >> disse Jensen, la sua voce era distorta, per un momento era acuta poi diventava fin troppo cupa.
 
<< Jen… >> disse Piers, quasi senza poter credere al fatto di averlo sentito parlare
 
<< Ho-Ho fame… Ho tanta fame… Lasciati prendere >>; furono quelle parole a spezzare ogni sua speranza, ogni barlume di speranza, quello non era Jensen era il virus.
 
Quel maledetto virus era subdolo, aveva usato Jensen, sapeva che lui non avrebbe potuto ferirlo credendo che Jensen fosse cosciente… Allo stesso tempo Piers era cosciente anche del fatto che ciò che pensava era impossibile, che un virus non potesse essere tanto intelligente.
 
<< Addio, Jen >>sussurrò, sollevando la pistola, la puntò alla testa della persona che aveva amato di più in tutta la sua vita, mentre malediceva Chris Redfield e l’uomo che aveva creato il Daylight.2 nella sua mente, stava per sparare.
 
<< Fermo! >>; Rebecca Chambers entrò nella sua visuale… ma lei che ci faceva lì? << Ho l’antidoto >> gli disse.
 
Ma prima che Piers potesse dire qualcosa, Jensen lo attaccò. Piers riuscì a stento a fermarlo.
 
E mentre l’agente teneva fermo il suo compagno, Rebecca iniettò nel mostro un qualcosa.
 
Jensen si fermò, i suoi occhi si chiusero lentamente.
 
<< Cosa gli hai fatto? >> chiese Piers
 
<< L’ho guarito >> rispose Rebecca
 
<< Ma lui si era già trasformato >>;
 
<< Ma non aveva ancora morso nessuno, la bellezza di questo virus è che fin quando tu non ti nutri di qualcuno di priva solo della tua volontà, per costringerti ad attaccare qualcuno >> spiegò la ragazza
<< Quindi Jensen, non si era ancora trasformato? >>
 
<< Non del tutto, ancora doveva completare la transizione >> rispose.
 
-Mosca, Russia
 
Chris era soddisfatto della sua opera, li aveva uccisi tutti in un unico attacco, e aveva organizzato una bella scena per chiunque sarebbe arrivato. Era tutto magnifico, così come quella bellissima neve macchiata di sangue.
 
-Qualche ora più tardi
 
Finalmente la squadra inviata per aiutare il Q.G. russo era arrivata, purtroppo erano però già morti tutti. La prima cosa che videro furono degli agenti che parevano bloccati per metà nella neve… Poi si accorsero che non erano sepolti per metà nella neve, erano stati tagliati a metà ed erano stati messi in mezzo alla neve, di fronte al quartier generale. Erano sei gli agenti che avevano avuto questo crudele destino.
 
All’interno vi era quello che all’apparenza pareva solo il risultato del massacro, finché si resero conto che ogni pezzo aveva una posizione ben precisa.
 
Le teste degli agenti puntavano tutte il loro sguardo verso l’ingresso ovunque fossero nella stanza, le braccia puntavano tutte verso nord-ovest, mentre le gambe verso nord-est, e i busti erano girati in modo da dare le spalle all’ingresso. Al centro di quell’opera c’era un solo corpo integro, con un registratore calcato in bocca. E sul suo petto erano state incise delle parole
Claire, the next are you”.
 
Quando riuscirono a sfilarlo dalla bocca del malcapitato, fecero partire la registrazione:

Claire… lui è troppo forte, non riesco a fermarlo a lungo, sta riprendendo il controllo *Perché tu sei un idiota, Redfield*… Mi dispiace, Claire.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

 
Mi scuso per il ritardo ma l’ispirazione non è voluta arrivare per molto e io e i miei cugini stiamo facendo una web-fan-serie su RE:Code Veronica X se ci riesce… anche se la vediamo molto difficile
 
Ringrazio: Mattalara, per aver recensito il precedente capitolo e per essere sempre tanto gentile, e Vale perché nonostante il fatto che io sia un incasinato del cavolo mi ascolta sempre.
 
-Anthony Edward Stark
   
 
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