Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: rowiel    17/07/2015    7 recensioni
(IN REVISIONE)Aly è sempre stata innamorata di Alex, ma non ha mai fatto niente per conquistarlo. Per lei lui è bello e irraggiungibile come il sole, eppure i loro universi sono destinati ad avvicinarsi inesorabilmente. Cosa accadrà quando si scontreranno?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
perdita
Cap

Mi appoggiai al muro per riprendere fiato. La gamba mi faceva un male cane. Non pensavo che stando in piedi avrebbe iniziato a pulsare, senza contare che ogni volta che sfioravo accidentalmente il pavimento mi sembrava di venire infilzata da decine di spilli. Ma non mi importava. Ero rimasta due giorni con questa spada di Damocle sulla testa, ora dovevo sapere. Volevo vederlo a qualsiasi costo.
Avevo cercato di essere indifferente, di prendere le distanze, di fingere che non mi importasse, ma era stato tutto inutile. Più mi sforzavo, più il pensiero di Alex tornava ad ossessionarmi. Lo immaginavo in un letto d'ospedale, attaccato ai macchinari, con mille tubi che gli uscivano dal corpo e ogni volta il cuore sembrava volermi scoppiare. Si era fatto male per proteggermi, volevo solo assicurarmi che stesse bene, mi dicevo.
La voce di Kay «Ma tu lo ami ancora?».
“Signorina!!”, gridò alle mie spalle un'infermiera.
Sussultai per lo spavento, riconoscendo al volo la voce. Era Margaret, l'infermiera che si prendeva cura di me. Ne ero sicura perché aveva la stessa voce della prof di lettere quando chiamava per l'interrogazione; formale e severa.
“Che ci fa in piedi?”, mi sgridò rivolgendomi uno sguardo poco amichevole.
A dispetto del suo aspetto cordiale e rubicondo, Margaret era un osso duro e non si lasciava impietosire facilmente. Non avrebbe capito che io dovevo vederlo.
“Io... vede... volevo andare...”, balbettai.
“L'unico posto in cui andrà è il suo letto.”, sentenziò.
“No, no, no. La prego! Io devo davvero vederlo. Solo un attimo, la supplico.”, piagnucolai sapendo che se non l'avessi convinta non avrei potuto far niente per oppormi e non avrei avuto un'altra occasione.
Lei mi guardò da sopra gli occhiali, rivolgendomi un'occhiata spazientita.
“E sentiamo chi è che vorrebbe vedere?”
Era davvero assurdo quanto fosse simile alla prof.
“Alex!”, mi affrettai a dirle, “Alex Davis. Credo sia in rianimazione, mi hanno detto che è in coma. Mi ha salvato la vita io...”
Respiravo come se avessi appena corso la maratona di New York. Mi girava la testa, ma non potevo mollare. Volevo andare da lui. Dovevo andare da lui.
“Se è lì, non può fargli visita. Forza, torniamo nella sua stanza!”, disse prendendomi per un braccio.
“NO!”, gridai liberandomi dalla presa, “Lei non si rende conto! Io... lui...”, balbettai nel panico.
Nella testa ancora una volta le parole di Kay «Ma tu lo ami ancora?».
“È il mio amore.”, ammisi sopraffatta.
Alla fine era quella la verità. Nonostante tutto il dolore, la rabbia, la delusione io amavo ancora Alex, non avevo mai smesso di amarlo e probabilmente non lo avrei mai fatto. Era stato stupido fingere che non fosse così ed ora ero stanca di mentire a me stessa, di cercare di convincermi che ciò che provavo non esisteva. Dopo la chiacchierata con Kailyn avevo capito molte cose: una di queste era che io ero totalmente, indiscutibilmente e irrimediamilmente innamorata di Alex Davis. Inoltre avevo capito di avere la mia buona dose di colpe in questa storia; negli ultimi mesi non ero stata una bella persona, avevo gestito male l'intera faccenda e avevo finito per fare del male a tutti quelli a cui volevo bene, Alex compreso. Indipendentemente da ciò che aveva fatto non si meritava questo. Era in un letto d'ospedale per causa mia, il minimo che potevo fare era cercare di riparare. Per questo volevo andare da lui subito, prima di perdere il coraggio, dovevo parlargli e assicurarmi che stesse bene.
“La prego.”, la implorai appoggiando la fronte alla sua spalla.
“Oh, benedetti ragazzi!”, sbuffò sospirando esasperata cingendomi le spalle con il braccio.
“Ehilà Jenny!”, gridò d'un tratto, “Capiti giusto a proposito! Senti per caso sai niente di un certo Davis. Dovrebbe essere nel tuo reparto.”
Scattai sull'attenti per guardare la nuova infermiera. Lei sapeva, lei poteva portarmi del mio Alex.
“Davis... Davis...”, ripeté tra sé battendosi il dito sul mento, “No, mi spiace, ma non mi dice niente. Quando l'hanno ricoverato?”
“Tre giorni fa.”, risposi io, “Mi hanno detto che è in coma.”
Margaret mi lanciò un'occhiataccia, ma la ignorai.
“Coma? Be' non saprei... non ero di turno in questi giorni.”, disse un po' incerta.
“La pregooooo!”, supplicai, “Davvero non lo ha visto? È un ragazzo alto, moro, è...”, ma non riuscii a trovare le parole per esprimere ciò che sentivo.
Lui era tutto. Questo era la verità e al diavolo il resto. Mi ero fatta più male cercando di negare e soffocare ciò che sentivo che se avessi affrontato la situazione di petto. Ora però ero stanca di soffrire a causa di questo. Era il momento di cambiare, di crescere.
“Be' c'era un ragazzo...”, mormorò piano scambiandosi con Margaret un'occhiata che mi gelò il sangue nelle vene.
Sgranai gli occhi sentendo un brivido freddo sotto la pelle. Quello sguardo... «c'era». Al passato.
“Non so se era lui... era un ragazzo giovane, aveva diverse lesioni... ci sono state delle complicazioni...”, disse lasciando la frase in sospeso e spalancando le porte dell'inferno.
Nella testa mi risuonò un forte e potente slam. Come se una porta, di cui non conoscevo nemmeno l'esitenza, si fosse chiusa di colpo isolando quelle parole dal resto. Ogni altro pensiero cessò, rimase solo Alex: che mi prendeva in giro, che mi faceva arrosire, che mi sfiorava la guancia, che mi stringeva quando avevo paura, che mi diceva che non eravamo più amici...
Aveva divese lesioni... ci sono state delle complicazioni...
Le lacrime sgorgarono innarestabili, mentre l'orrore di quelle parole mi invadeva l'anima.
No, non era vero. Non poteva essere vero. No, no, no!! Non il mio Alex!
Ero arrivata tardi. Ora non avrei più potuto vederlo o parlare con lui. Non lo avrei più sentito ridere e prendermi in giro. Non potevo più sistemare le cose. Lui non c'era più ed era solo colpa mia.
Se non fossi andata in quel maledetto locale, se non avessi stupidamente accettato l'invito di Marcus, se avessi ascoltato il mio cazzo di istinto, se... se... se Alex non fosse venuto a salvarmi... Avrei prefeito quello a... Gli avevo detto che lo odiavo. Era l'ultima cosa che gli avevo detto e ora non avrei più potuto rimangiarmela. Lui non avrebbe mai saputo quanto lo amavo.
Mi si chiuse la gola. Non riuscivo a respirare. Le pareti erano troppo vicine. L'aria...io non riuscivo...
L'ultima cosa che sentii fu Margaret chiamare aiuto.
Che cosa avevo combinato?


Allora che ve ne pare? Sorprese/i?
Mi odiate (spero proprio di no)? E se si quanto? (spero non abbastanza da smettere di seguirmi)
Come promesso ecco la parte che ho staccato dal capitolo precedente. Breve ma intensa (insieme al caldo potenzialmente mortale)!!  Mi è sembrava più appropriato separare questi due momenti così emotivamente diversi. Voi che ne pensate?
Non vedo l'ora di saperlo... muoio letteralmente di curiosità!!! :)
Come al solito vi lascio di seguito tutti i miei link!
A presto!!!!!!

Pagina Autore : Clicca qui
Pagina Facebook Icarus: Clicca qui
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: rowiel