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Autore: Nikychan    21/01/2009    0 recensioni
{ E lì, isolata finalmente da tutti, sola, la ragazza riesce a pensare. Perchè quando ci sono altre persone, lei fa fatica, non si concentra. Tutti sono rumorosi, tutti producono rumore, anche solo col pensiero. Lì, sott'acqua, il tempo sembra aver rallentato la sua andatura, oppure essersi addirittura fermato.}
{ Piange. Sott'acqua, galleggiando. Le lacrime si mischiano subito con l'acqua. Gli occhi socchiusi, la bocca chiusa a forza, per non ingoiare l'acqua dolce, che in quel caso sarebbe risultata solo fatale. Il senso di vuoto nel petto, provocato dal ricordo, pesa. È come una zavorra, che la vorrebbe trascinare giù, lontano dalla superficie, per farla ricongiungere con Kathy. Ma c'è anche quella voglia di continuare a vivere.
A soffrire.....}
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lilith La ragazza cammina per strada, sul marciapiede, tra la gente che commenta un vestito in vetrina, che parla di lavoro, che si lamenta per il caldo. Cammina, il passo deciso, militare, come quasi appare la ragazza: le gambe fasciate da un paio di stivali al ginocchio, a carrarmato, e da pantaloncini corti, mimetici; i fianchi tondi chiusi da una cintura di cuoio, la vita sottile e il petto prorompente stretti in una maglietta verde militare. Le braccia lunghe, muscolose, che dondolano ai fianchi del suo corpo, un po' spinte dal movimento del corpo stesso, un po' per il volere della ragazza. I capelli neri, mossi, lunghi fino alle spalle, lasciati sciolti ad accarezzare le scapole e le clavicole, leggeri, impalpabili quasi. La bocca socchiusa, le labbra rosa chiaro, il naso piccolo e dritto....e gli occhi. Quegli occhi che ti catturano, ti intrappolano, ti spingono in un abisso, lo stesso abisso che sembrano essere loro stessi, così scuri, profondi.

Cammina veloce, sgusciando tra la folla, senza avere veramente una meta precisa. Cammina, lo sguardo alto, fiero, che evita lo sguardo degli altri, guardando lontano. Sicuramente più lontano di dove arriverà la ragazza. Vaga, sia col corpo che col pensiero, persa a focalizzare un punto lontano, visibile solo a lei, ragazza dall'anima solitaria, che  viaggia controcorrente, creando il vuoto intorno a sè. Vista dall'alto è un pallino nero che taglia il flusso ordinato di tanti altri pallini, di tutti i colori. I pallini che si aprono in automatico quando l'incontrano, quasi a volerla volontariamente evitare. Si spostano, incoscienti, persi in un mare di parole e pensieri. E la ragazza cammina, senza sosta, senza pensieri se non della sua destinazione. A cercare di individuarla grazie al flusso dei pensieri, non la si stroverebbe mai. Si sentirebbe il silenzio assoluto provenire da lei..

Ora si ferma, si volta e attraversa la strada, incurante delle macchine che le  sfrecciano accanto, fermadosi per farla passare, strombazznado adirate. Discende il colle, un manto erboso verde brillante, scintillante di rugiada. Osserva un attimo il riflesso sull'acqua del sole tramontante. Non parla, non pensa. Tutto tace. Pure gli insetti sembrano essersi fermati, quasi in attesa di un suo movimento. La ragazza alza la testa, guarda il sole rosso sangue. Le pupille si rimpiccioliscono, il sole si specchia nei suoi occhi scuri, rendendoli per una volta chiari. Accecandola momentaneamente. Non se ne preoccupa, segue lente con lo sguardo la luce proveniente dalla stella, che pian piano scompare dietro le montagne. Nella poca luce del crepuscolo, avanza di un passo verso l'acqua, poi di un altro, e un altro ancora.

Poi, un suo movimento spezza la quiete. Il leggero suono del suo passo che smuove l'acqua, frusciando. Rrisuona forte come uno sparo nel silenzio innnaturale creatosi. Avanza, lenta, fino ad avere l'acqua alla vita. Si ferma e attende che le increspature dell'acqua rallentino e poi scompaiono, osservandole pigra. Guarda, senza vederlo veramente, il suo riflesso, apparso sulla superficie del algo. Poi, così veloce che si fa fatica a vedere il movimento, scompare, e con esso pure la ragazza. L'acqua è nuovamente ricoperta di ondine. Una sottile fila di bollicine si infrange quando raggiunge la superficie, nel punto dove prima c'era la ragazza. Ed ecco, un movimento ed un guizzo di nero a pochi centimetri dalla superficie rivelano, traditori, la ragazza. Sta sott'acqua, muovendosi pigramente per mezzo delle varie correnti. I capelli le danzano davanti al viso, oscurandole in modo parziale la vista. Gli occhi scuri esaminano l'oscurità intorno al corpo. Osserva sotto di lei le alghe dondolare, sospinte da qualche corrente leggera, come sanno essere solo quelle lacustri.

E lì, isolata finalmente da tutti, sola, la ragazza riesce a pensare. Perchè quando ci sono altre persone, lei fa fatica, non si concentra. Tutti sono rumorosi, tutti producono rumore, anche solo col pensiero. Lì, sott'acqua, il tempo sembra aver rallentato la sua andatura, oppure essersi addirittura fermato. Pensa, pensa tanto, stando immobile, salvo di tanto in tanto fare una capatina verso il punto dove l'acqua si trasforma in aria per prendere ancora un po' di ossigeno, linfa vitale, che le permette di sopravvivere. Poi si rimmerge, e tutto torna come prima. Niente è cambiato, lì sotto. Al di fuori dal suo rifugio personale, il tempo trascorre veloce: la Luna è già sorta, prendendo il posto del Sole, le stelle iniziano a comparire, la temperatura si abbassa, il traffico diminuisce. Le case gettano luci sul lago, che si fissano sull'acqua, tremolanti, pronte a sparire al minimo movimento dell'aria.

Pensa, pensa la ragazza, rinchiusa nel suo rifugio. Pensa.....pensa.....

Era la prima volta che qualcuno le si avvicinava.
-Ciao! Io sono Melanie.
La bambina le porse la mano destra, piccola, paffuta. Attese così un po', poi, vedendo che l'altra bambina non le rispondeva e non sembrava intenzionata a stringerle la mano, Melanie abbassò la prorpia lentamente, dispiaciuta. Stette in silenzio, guardando la bambina. I capelli neri a caschetto le circondavano il viso tondo e la frangia le oscurava gli occhi. Alzò lo sguardo e la guardò.
-Beh? Che vuoi?- le chiese, scorbutica. Melanie fu presa alla sprovvista. Non si aspettava che fosse così fredda.
-I-io...
-Vattene. Mi infastidisci.
Melanie la guardò un attimo, basita. Poi le lacrime fecero capolino dagli occhi e iniziarono a sgorgare, senza sosta. Ad esse poi si unirono pure i singhiozzi. Portò le manine a sfregare gli occhi, già arrossati. La bambina scorbutica la fissava, senza dire niente. Poi si alzò e se ne andò, lasciando la bambina a piangere da sola.

Riemerge, prendendo fiato. Il fantasma della bambina piagnucolante le affolla la mente. Melanie era una delle poche persone che avessero mai tentato di diventare sue amiche. Ma era anche una delle tante a non aver ricevuto questo onore. Prende una boccata d'aria e si rimmerge. Il viso della bambina inizia a sfumare, a sbiadire, fino a scomparire, sostituito da un altro, più maturo, più adulto. La mente riprende a trottare nei ricordi.

La campanella suonò, annunciando l'intervallo. Tutti i bambini si alzarono, presero al merenda e uscirono in cortile, parlando, correndo. Tutti, tranne una. Seduta all'ultimo banco, contro il muro. I capelli corti a caschetto, scalati, le cascano davanti al viso. Le coprono gli occhi. Il corpicino è rivestito da un grembiule nero. Scrive, scrive senza sosta. Cosa, lo sa solo lei. Una ragazza entrò nella classe. La raggiunse. La bambina sorrise. Aveva riconosciuto il passo leggero e felpato. Poggiò la penna e alzò lo sguardo.
-Ciao, Kathy.
La ragazza le sorrise di rimando.
-Ciao, Lilith.
Afferrò una sedia per lo schienale e la accostò al banco di Lilith, sedendocisi  sopra al contrario, a cavalcioni. Allungò una mano e le accarezzò il capo.
-Come va, piccola?
Lilith mugugnò un "bene" e poi le tese il foglio su cui stava scrivendo. Kathy lo afferrò e lo lesse tra sè e sè. Poi iniziò a canticchiare la canzone che la bambina aveva scritto, seguendo il ritmo che Lilith batteva con la mano sul banco.



I'm not a perfect person
as many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you
and so I have to say before I go
That I just want to you know
Lilith si unì a lei per cantare il ritornello e la seconda strofa.

I've found a reason for me
to change who I used to be
a reason to star over new
And the reason is you

I'm sorry that I hurt you
It's something I must live everyday
And all the pain I put you thruogh
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears
That's why I need you to-
CLOCK.

[Hoobastank - The reason]

Si interrupepro. La maestra appena entrata le guardava con tanto d'occhi. Loro ricambiavano lo sguardo, mute. La campanella interruppe il silenzio. Kathy si alzò.
-Ci vediamo, piccola.
Le sorrise, le diede un bacio sulla guancia e uscì, scoccando un'occhiata malevola all'insegnante. I compagni di classe di Lilith rientrarono. Il loro brusio entrava feroce nella sua mente.....per poi affievolirsi.....per poi......sparire....

Riemerge ansante. Inspira a fondo l'aria, che le scende fresca nella gola. La canzone le rimomba in mente. E, insieme ad essa, l'immagine di Kathy.
Kathy......
La sua prima, vera, amica. L'uinica persona a cui avesse mai voluto veramente bene. Che le era stata strappata via dalla morte, arrivata troppo presto. Le lacrime iniziarono a scendere. Prende fiato e torna sott'acqua. Le lacrime si mescolano con l'acqua. Le scappa un singhiozzo.
Kathy.....
Si chiude su se stessa, a mo' di un riccio. Stringe le ginocchia contro il suo petto. Si ricorda ancora di quando aveva appreso la notizia della sua morte.

Stava al parco, seduta su una panchina a guardare la fontana spruzzare l'acqua verso l'alto. Da ore la guardava. Il cellulare abbandonato sulle ginocchia, in attesa. Gli gettò un'occhiata e poi si sistemò le pieghe della gonna. Così facendo urtò la tastiera del telefonino, facendo illuminare lo schermo di una luce pallida, iridescente. Lo scrutò, ma non c'erano nè chiamate nè messaggi.
"Eddai....perchè non suoni?"
Quasi a voler esaudire questo suo desiderio, sullo schermo apparve il disegnino di una chiamata in entrata. Svelta, lo afferrò e premette il pulsante per accettare la chiamata. Non lesse neanche chi la stesse cercando.
-Kathy? Sono ore che ti aspetto. Dove sei finita? Perc--
La voce di sua madre la interruppe.
-Lilith, sono io.- era triste, la voce incerta. -Senti.....vieni a casa. Ho una notizia...da darti....- la voce le si ruppe. Lilith aggrottò le sopracciglia sottili.
-Ma a Kathy avevo detto che ci saremmo trovate qui.....- Un silenzio pesante le arrivò come risposta dall'altro capo del telefono. Se la immaginava, sua madre, a casa, il telefono attaccato all'orecchio, intenta ad arrotolare il filo della cornetta sul suo dito, indecisa su cose dirle. Le venne in suo aiuto.
-Ok, ricevuto. Arrivo.- e attaccò. Poi scrisse un messaggio a Kathy.
//Sono a casa, la mamma ha chiamato. Ci vediamo lì. Bacio//  premette su "INVIA" e rimise il cellulare in tasca. Si alzò e si incamminò verso casa.

Quando la raggiunse, vide che c'era la macchina dei genitori di Kathy parhceggiata fuori da casa sua. Ed insieme ad essa.....
"Una macchina della polizia?"
Aprì il cancello, percorse il vialetto e socchiuse la porta di casa, mentre si sfilava le scarpe.
-Sono a casa!-  disse, entrando. Dal salotto proveniva un brusio non identificabile. Entrò. Suo padre era alle spalle del divanetto, su cui stavano seduti i genitori di Kathy, entrambi in lacrime. Sua madre consolava la mamma di Kathy, stando seduta sul bracciolo. Sulla poltrona, di fronte ai genitori, c'era un poliziotto mentre un altro era di fianco a lui, in piedi.  Passò lo sguardo dalla signora Swann, la madre di Kathy, ai poliziotti, che mascheravano il dispiacere con la loro classica imperturbabilità. Avanzò lentamente, fino ad essere da fronte a sua madre.
-Che è successo?- disse, ingoiando a metà frase, preoccupata. Il suo sesto senso l'avvertiva. C'era qualcosa che non andava. Dov'era Kathy? Lo disse ad alta voce, poco convinta.
-Dov'è Kathy?
Passaggio di sguardi tristi, consapevoli, muti. Un silenzio tombale cadde sulla stanza. Ingoiò a vuoto.
-Dov'è Kathy?-  ridisse, con voce più ferma. Nessuno le rispondeva. Passò lo sguardo dai suoi genitori, ai signori Swann e infine ai poliziotti. La fissavano, zitti. Lilith non ce la faceva più. Saltò addosso al poliziotto in piedi, esplodendo come una bomba.
-DOV'È KATHY????-  gli urlò, mentre gli afferrava il colletto della giacca, tirandolo verso di se. -ME LO DICA!!!HO IL DIRITTO DI SAPERE!!-

Il poliziotto era stranito, la guardava con gli occhi sbarrati. Cercò di liberarsi dalla presa ferrea della ragazza, senza riuscirci. Gli andò in suo aiuto il padre della ragazza, che la afferrò per le braccia e le fece mollare la presa. Lilith guardò il poliziotto con occhi di fuoco, mentre si divincolava dalla morsa del padre. Il collega iniziò a parlare, a bassa voce, con fatica, tenendo gli occhi fissi sul pavimento.
-Oggi pomeriggio, c'è stato un incidente stradale. La signorina Swann ne è rimasta coinvolta. Purtorppo è morta sul colpo.-
 Lilith si bloccò tra le braccia del padre, completamente pallida. Gli occhi spalancati, la bocca semiaperta in una posa di puro terrore. Abbassò le braccia, abbandonandole lungo i fianchi. Boccheggiò un attimo, come un pesce fuor d'acqua, guardando il poliziotto.
-È....è uno scherzo, vero?- chiese, con un fil di voce.
-Purtroppo...no.-  Alla risposta negativa, un urlo disumano esplose nella sala. Lilith si accasciò al suolo, e iniziò a piangere. Un singhiozzò le uscì dalla bocca, e ad esso ne seguì un altro, e poi un altro ancora, fino a che il suo corpo era scosso dai sigulti e la ragazza non riusciva quasi più a respirare. Nascose il viso tra le mani, mentre piangeva. I poliziotti si guardarono un attimo in faccia e poi, con un discreto colpetto di tosse se ne andarono. Non seppe quanto rimase lì, seduta per terra a piangere. Sapeva solo che, quando finalmente non ebbe più lacrime da versare, il pianto cessò. Si sfregò gli occhi gonfi e rossi, e poi si guardò in giro. I suoi genitori erano dove li aveva lasciati, insieme ai genitori di Kathy. Tutti piangevano, chi piano come suo padre, chi come se fosse una fontana come la madre della sua amica. Si voltò, e lo specchio del corridoio le mostrò di rimando un volto stanco, pallido, rigato di nero per il mascara. Gli occhi gonfi e rossi, la bocca socchiusa e tremolante.
"Allora è questo il volto della disperazione...."

Si sfregò il viso e si alzò, dirigendosi verso la sua stanza, barcollando, sbattendo ripetutamente da una parte e dall'altra del corridoio, le gambe che le cedevano ad ogni passo.  Aprì la porta appoggiandoscisi di peso e poi si lanciò sul letto. Afferrò una cornice dal comodino. La foto in essa contenuta era stata scattata circa due mesi prima, e raffigurava lei con Kathy su una spiaggia, per il 19° compleanno dell'amica. Entrambe sorridevano, lei aggrappata a Kathy. Felici, spensierate. Incoscienti di ciò che da lì a non molto sarebbe successo. Lilith scoppiò di nuovo a piangere, bagnando il vetro. Esso si riempì di gocce e le facce si distorsero. Si distinguevano sempre di meno....

Piange. Sott'acqua, galleggiando. Le lacrime si mischiano subito con l'acqua. Gli occhi socchiusi, la bocca chiusa a forza, per non ingoiare l'acqua dolce, che in quel caso sarebbe risultata solo fatale. Il senso di vuoto nel petto, provocato dal ricordo, pesa. È come una zavorra, che la vorrebbe trascinare giù, lontano dalla superficie, per farla ricongiungere con Kathy. Ma c'è anche quella voglia di continuare a vivere.
A soffrire.....
La gola inizia a bruciarle, prima piano poi sempre di più, in cerca dell'ossigeno negato. I polmoni si dilatano, chiedendo aria, prepotenti. La bocca asciutta, e quella sensazione di buco nello stomaco...Socchiude le labbra, e l'acqua inizia a scorrerle piano in bocca, entrando dai minuscoli spazietti tra i denti. L'acqua dolce le va in gola, alleviando il bruciore e arriva nello stomaco, già abbastanza sottosopra da volerla quasi rifiutare.



FINALE #1    ~Lieto fine~

Un viso. Come in un lampo, un viso le si presenta in mente.
No....
Scuote la testa, il volto fermo nella sua testa, immobile, che la guarda serio.
N-non posso.....non voglio....
Con un enorme sforzo di volontà, serra nuovamente le labbra e, con le ultime poche forze che ha si tira fuori dalla sua prigione d'acqua. Respira, il fiato corto, mentre il volto piano piano se ne va dalla sua mente. Si volta verso la riva, constatando che si è allontanata fin troppo. Nuota fino ad avere il fondale a portata dei piedi e poi si raddrizza, uscendo in parte dall'acqua gelida. Rabbrividisce, la pelle d'oca che si forma sul viso e sulle braccia. I capelli sono diritti, appiccicati al collo e alle spalle. I vestiti le stanno attaccati addosso come una seconda pelle, mettendole addosso ancora più freddo. Non è stata una buona idea, dopotutto. Esce completamente dal lago, infradiciata. Risale la collinetta, arrancando. È stanchissima, non ce la fa più. Attraversa la strada deserta, andando verso casa.

Una voce familiare le giunge a pochi centimetri dall'orecchio, calda. Dolce.
-Ma guardati. Sembri un pulcino bagnato!- e ride, abbracciandola. Lilith sorride, cullandosi in quell'abbraccio che la riscalda, sia internamente che esternamente.
-Ciao, And.- dice, sempre sorridendo.
-Ciao, amore.- le risponde lui, con quella voce rassicurante, dolce, e poi le dà un bacio sul collo. Morbido, delicato. Come solo lui sa esserlo. Lilith si rigira tra le sue braccia, fino ad averlo di fronte, e lo stringe. Immediatamente il calore del corpo del ragazzo di propaga sul suo corpicino infreddolito. Appoggia la testa sul petto di Andrew e sospira, mentre si riscalda piano piano. Il suo appoggio inizia a vibrare, mentre una leggera risata sale per la gola fino ad uscire dalle labbra socchiuse del ragazzo.

-Dai, pulcino, ti riporto a casa, và! Però lasciami!- dice ridendo, mentre tenta di staccare la presa ferrea della ragazza dal suo busto. Ma lei non cede e ride insieme a lui, stringendo di più le braccia. Andrew sospira, fintamente rassegnato e poi, con un sorrisetto malefico, inizia a farle il solletico. Lilith si contorce, ridendo come una matta e alla fine cede, mollando la presa. Lui svelto si allontana, tira fuori un mazzo di chiavi e ne sceglie una, mentre lei riprende fiato. Poi si avvicina a una Toyota, inserisce la chiave e la apre.
-Se Sua Signoria Reale Pulcino Bagnato ci onora della Sua presenza, possiamo andare!- le urla con voce giocosamente pomposa. Lei ride e lo raggiunge.
-Sua Signoria ha deciso che forse varrà la pena seguirla, Messere-  gli risponde e sale in macchina. Lui le chiude la portiera, fra il giro e poi sale anche lui. Mette in moto e parte di scatto, veloce, con la sua guida da pazzo che lo contraddistingue. Frena, accelera, scala le marce, inchioda. E poi riparte, l'acceleratore a tavoletta. 

Accosta al marciapiede di fronte alla casa di Lilith. Lei si è scaldata per benino, non vuole scendere. Allora Andrew la guarda, sospira e poi scende, raggiungendo la sua portiera e spalancandola. Lei protesta, ranicchiandosi su se stessa, leggermente assopita. Le mette un braccio attorno alle spalle, l'altro sotto le ginocchia e la solleva. Lilith si irrigidisce, spalanca gli occhi. Lo guarda e poi si accoccola contro il corpo del ragazzo.Ascolta il ritmo lento del suo cuore che le rimbomba nell'orecchio destro e si addormenta, sorridendo.

Sogna Kathy. La sua migliore amica, cui nessuno si è mai sostituito veramente. Ma ora al suo volto se ne sovrappone un altro. Maschile. Le fisionomie di Kathy scompaiono e rimangono solo le sue. Di quel ragazzo meraviglioso che è riuscito a farla star meglio dopo la morte di Kathy. L'unico che ci abbia veramente provato, perlomeno. Lilith sorride, stringe leggermente la mano sulla maglia di Andrew. Sorride sicura, protetta.

Perchè ora c'è lui.








FINALE #2   †Tragico†

Si decide. Cos'ha da perdere, alla fine? Niente. Senza esitare spalanca la bocca. L'acqua le entra in bocca, violenta, con una forza spropositata. Le va di traverso, finendole nei polmoni, iniziando a sostituirsi all'aria, che esce sottoforma di bolle. Lilith sta ferma. Non si dibatte, non fa niente per evitare la morte che presto o tardi l'accoglierà tra le sue braccia. Semplicemente sta lì, immobile, la bocca spalancata.
Voglio morire. Sola.

Aveva cercato di suicidarsi altre volte dopo la morte di Kathy, ma si era bloccata sempre in tempo, convinta che vivere non sarebbe stato poi così terribile. Quanto si sbagliava. Vivere equivale a soffrire. La morte risolve tutto. Le ansie, le preoccupazioni, le delusioni, la disperazione....non esistono. Eppure c'è chi considera codarde le persone che ricorrono al suicidio. Codarde. Umpf. Al massimo furbe. Forse....forse un pelo di verità nelle loro parole c'è. Ma è decisamente meglio morire abbastanza felici e soddisfatti piuttosto che vivere e star male, no? Ecco, appunto.
Sorride a questa sua nuova frase, appena recuperata dai meandri della memoria. Sepolta sotto pensieri più allegri o più tristi. Se non fosse che sta per morire, probabilmente l'avrebbe scritta sul muro della sua stanza, insieme alle altre scritte.

[ I'll remember you 4ever ]

[ Vola quanto vuoi sulle ali dell'amore.
Ma fai attenzione a non volare troppo in alto, o quando cadrai ti farai male... ]


 [ I hate my life without you ]

[ Saremo amiche per sempre. Niente ci separerà.....]

[ Perchè niente ci separerà mai, vero? ]


[ No ]  

[ No, te lo prometto ]

[ Niente ci separerà....]

[ mai.... ]

Kathy...
Sente che la sua ora è ormai giunta. L'ultimo, esile respiro esce dalla sua gola. Un'ultima bollicina sale verso al superficie, leggera, fino a rompere l' uniformità del lago. Lilith si abbandona a peso morto. Nessuna parola di addio ai suoi.
Non se la meritano.

Tutto si arresta. Il cuore emette un ultimo, disperato battito, tentando di non arrendersi, di continuare a pompare sangue. Ma non ci riesce. Si ferma. Gli occhi semiaperti di Lilith si rovesciano, le sue iridi bellissime, scure, si ritrovano a fissare l'interno del corpo. Tutte le membra della ragazza hanno un ultimo spasmo. L'ultima azione dei nervi. Poi si rilassano, pronti a mantenere questo stato per sempre.  Il cadavere affonda, pesante. Tocca il fondale, adagiandosi sui sassi irregolari. I capelli di muovono insieme alle alghe, mischiandosi insieme a loro, creando una danza macabra, spettrale, intorno a quel viso pallido, che mai più avrebbe rivisto la vita e la luce. Il viso della morte.

Lilith si suicidò quel giorno freddo, gelido, di gennaio.
Ora avrebbe rivisto Kathy.


††††††††††††††††††††††††††††††††††††††††††††††††

Ok, ce l'ho fatta. L'ho finita. Dopo settimane che è lì pronta, scritta a mano, finalmente l'ho ricopiata sul pc. E  l'ho postata. E' la prima volta che scrivo un originale, quindi chiedo scusa se ci sono fanfiction simili o uguali a questa. Non l'ho fatto apposta.
Se mi lasciate un commentino, per dirmi come vi sembra o darmi consigli/critiche sullo stile, io ne sono solo felice.^^
Alla prossima
  †Vampire†



  
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