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Autore: OwlHooots    18/07/2015    3 recensioni
Erano stati gli occhi nocciola di un ragazzo sconosciuto a catturare l’attenzione di Gerard.
[traduzione] [student! Frank & Gerard]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ehm, ciao ragazzi!
Io ho visto l’alba traducendo questa roba, sono quasi 12 ore che non faccio altro che tradurre (perché poi? Avrei potuto benissimo continuare l’altra, quella che state aspettando). …Mentre aspettate Tales of Nighttime, potete leggere questa OS immensa!
Se volete leggerla in lingua originale, cliccate il sito web di questo profilo e la prima storia – quella più in fondo – è questa.
È la prima storia pubblicata da OwlHooots, è stato più facile tradurla e Frank, secondo me, è davvero idiota: dopo aver ascoltato la voce di Gerard per quella che sembra una buona mezz’ora non la riconosce quando si mettono a flirtare °-°
La trama è abbastanza semplice, però vi consiglio la lettura – che poi perché mi sto mettendo a recensire questa storia? È il vostro compito… io dovrei dormire…

Piccola nota, ho tradotto “hazel” come “nocciola”, ma può indicare anche degli occhi che cambiano da marrone a verde.

Avvertimento: Frank è abbastanza stupido, ma nel mio ruolo di traduttrice non ho potuto fare niente per cambiare questa cosa.

Grazie per l’attenzione, divertitevi.

 

 

 

The Boy With The Hazel Eyes

 

“Tra poco continueremo la lezione,” disse una professoressa alla propria classe del secondo anno “ma ora il presidente del corpo studentesco verrà a fare un annuncio.”

Due ragazzi seduti nei banchi più lontani, verso il fondo, si lamentarono rumorosamente nello stesso momento. La classe ridacchiò silenziosamente.

“Frank, John,” la prof si rivolse con fermezza ai due studenti “c’è qualche problema?”

“Affatto” John scosse le spalle, appoggiando i propri gomiti sul banco.

“Esatto, non continueremo la lezione per, tipo, cinque ore prima che il signor Presidente finisca di parlare.” Aggiunse Frank alla frase di John.

La classe rise esprimendo il proprio accordo. Il presidente del corpo studentesco era conosciuto per parlare molto più del necessario. Gli studenti avevano una relazione di odio e amore con lui – amavano il fatto che ostacolasse la maggior parte delle loro lezioni, ma odiavano doverlo stare ad ascoltare davvero.

“Be’, voi due potete passare le prossime cinque ore davanti” disse la professoressa, indicando i due banchi vuoti in prima fila. “Su. Prendete le vostre cose. Adesso.”

Frank e John fecero ciò che era stato detto loro, brontolando e lamentandosi per tutto il tragitto dal fondo della classe alla parte opposta. C’era un posto proprio al margine della prima fila ed uno dietro di esso. John e Frank si spintonarono tra di loro lungo il cammino, nel tentativo di non finire nel posto in prima fila. Vinse John, mettendo facilmente Frank da parte. Frank sbuffò e cadde pesantemente al proprio posto.

Proprio mentre si stavano sistemando, il presidente del corpo studentesco camminò dentro la classe e sorrise allegramente alla professoressa.

“Ah, tempismo perfetto” lo accolse l’insegnante. “Fai pure il tuo annuncio, Gerard. La classe è tutta tua.”

“Grazie” Gerard fece un cenno alla professoressa, e poi prese posto di fronte alla classe, sorridendo alle facce poco entusiaste che aveva davanti. I suoi capelli neri cadevano appena sopra gli occhi – non erano abbastanza lunghi per coprirgli gli occhi nocciola – e contrastavano contro la sua pelle brillante. Sistemò il davanti della giacca di pelle che stava indossando, e sorrise agli alunni. A parte qualche ragazza che guardava Gerard con fare sognante, la classe non sembrava interessata.

Gerard iniziò velocemente un lungo discorso sulla “coesione studentesca” e sul non essere “suddivisi in base alle classi o ai compiti sociali”, al quale sbadigliarono tutti. Frank si intrattenne con la pelle intorno alle proprie unghie – erano molto più interessanti di qualunque cosa Gerard avesse da dire.

Frank sentì un forte colpo al centro della schiena e trasalì sul posto, sobbalzando all’improvviso. Si girò per vedere John con un sorriso malvagio in faccia, per avergli piantato un piede nella schiena. Frank mimò: “Fottiti” con le labbra e si rigirò verso la lavagna, prendendosi un momento per guardare davvero quel presidente loquace.

Frank non riusciva a capire come a qualcuno potesse piacere parlare tanto animatamente a persone che erano chiaramente non interessate, a meno che, concluse Frank, non amasse altro che l’attenzione. Probabilmente era questo. Sembrava che a Gerard piacesse il suono della propria voce più di qualsiasi altra cosa.

Mentre Frank faceva cattive osservazioni mentali su Gerard, gli occhi di questo si spostarono verso la sua direzione. Era quel tipo di occhiata generale della classe che chi parlava in pubblico aveva il dovere di fare, tranne per il fatto che i suoi occhi non tornarono velocemente a scrutare il resto della classe. Si incastrarono a quelli di Frank e rimasero lì.

“E, uh…. il, um, il ballo…” Gerard borbottò e balbettò, buttando completamente all’aria il proprio ritmo e compostezza naturale.

“Sembra che la bocca del signor Presidente si sia finalmente asciugata, huh?” Sibilò John nell’orecchio di Frank.

Frank si portò una mano alle labbra per coprire il proprio sorriso, con gli occhi puntati proprio in quelli di Gerard.

Mentre Gerard si incespicava nelle proprie parole ci fu un silenzio imbarazzante. Era normale vedere uno studente diventare nervoso quando arrivava il momento di recitare un discorso ad un mare di facce ed occhi essenzialmente annoiati. Per Gerard, comunque, di solito non era un problema. Avrebbe potuto parlare a delle persone concludendo dopo ore senza rovinare troppo la propria sicurezza. I discorsi – quelli dolorosamente lunghi – erano la sua specialità.

Frank non era sicuro che qualcun’altro avesse notato come gli occhi di Gerard fossero bloccati nei suoi; aveva troppa paura per guardarsi intorno e controllare, quindi sostenne coraggiosamente lo sguardo del presidente, ed aggiunse persino un sopracciglio inarcato. Frank non conosceva personalmente il presidente e non se ne era mai preoccupato, neanche. Per quello che ne sapeva Frank, lui era lo stereotipo di un secchione – presidente del corpo studentesco, capitano della squadra di lacrosse, una media troppo alta per essere considerata normale – con una grande testa piena di arroganza.

Gerard sbatté le palpebre un po’ di volte verso Frank fino a quando questo non roteò gli occhi e guardò da un’altra parte. Il presidente recuperò il filo, si schiarì la gola e ritornò al solito fiume di parole.

“Ci sarà un ballo in maschera aperto a tutti gli studenti. Abbiamo notato che ci sono molti eventi e balli, ma di solito sono divisi a seconda dell’anno. Non abbiamo mai avuto un ballo per tutti gli studenti. Normalmente sarebbe difficile fare una cosa del genere a causa del costo della attuazione di un evento che riguarda così tanti studenti, ma dopo un’accurata organizzazione e una raccolta fondi, siamo finalmente riusciti a realizzarlo. Stiamo girando personalmente per informare tutti così chiunque potrà partecipare. Sarà fantastico.”

“Sembra divertente” la professoressa si illuminò, applaudendo dolcemente. “È tutto, Gerard?”

“Sì” Gerard annuì, volgendo la propria attenzione verso l’insegnante e poi di nuovo alla classe. “Spero di vedervi tutti lì.”

La classe applaudì educatamente; non suonava per niente entusiasta. Prima di uscire Gerard sorrise un’ultima volta, e i suoi occhi si soffermarono un po’ su Frank. Ancora una volta, notò Frank, ma non gli interessava abbastanza per chiedersene il motivo.

 

**

 

Gerard non aveva mai perso il controllo in quel modo. Quando andò via da quella classe, si fece scorrere le mani tra i capelli, aggrappandocisi alla fine, e prese dei respiri profondi. Era sempre calmo e preciso quando si trattava di fare discorsi. Niente era mai stato capace di distrarlo durante un discorso. Questa volta, comunque, qualcosa l’aveva distratto. Quell’alunno in prima fila, che Gerard neanche conosceva. Quando aveva notato i grandi e tondi occhi nocciola di quello studente, tutto ciò che aveva voluto era stato fissarli.

C’era qualcosa in loro che smuoveva qualcosa in Gerard, praticamente forzava i suoi occhi in quella direzione solo perché così lui potesse guardarli più attentamente. In mancanza di una parola più adatta, erano belli, e lo ammaliavano. Non sapeva niente sullo studente che aveva fatto l’impossibile facendo venire a Gerard la voglia di smettere di parlare, ma lo voleva. Aveva bisogno di sapere più cose che poteva sul ragazzo dagli occhi nocciola.

 

**

 

Durante la noiosa lezione in corso, Frank non poté fare altro che chiedersi perché il signor Presidente fosse stato a fissarlo in quel modo. Fortunatamente, nessun altro l’aveva notato, altrimenti l’avrebbe saputo perché John aveva la tendenza di parlare liberamente di qualunque cosa gli venisse in mente. L’unica cosa su cui John fu insistente quando lasciarono l’aula fu su quanto male gli facessero le chiappe dopo essere stato seduto così vicino alla prima fila – secondo lui, quelle sedie erano più dure.

“Che ne pensi di questa storia della festa in maschera?” Chiese John a Frank mentre erano vicini ai loro armadietti a sprecare un po’ di tempo prima della lezione successive.

“Sarebbe il tuo modo di chiedermi di essere il tuo accompagnatore?” Frank fece un sorrisetto. “È così poco romantico, John. Non sono colpito.”

“Ti piacerebbe eh” Lo derise John, tirandosi via dal proprio armadietto per poterlo aprire. “Alle ragazze piace un casino questa merda, quindi se lo chiedessi ad una di loro impazzirebbe. Un’occasione perfetta per una sveltina.”

“Be’ allora fottiti, non sarò il terzo incomodo.” Frank sospirò, guardandosi i piedi.

“Non sei un terzo incomodo, coglione, verrai anche tu” Insistette John.

“Non senza qualcuno.”

“Ancora nessun affascinante cavaliere alla tua porta, Cenerentola?”

“L’uomo di Cenerentola era un principe, non un cavaliere” Lo corresse Frank.

“E questo significa no.”

“Se non l’avessi notato,” borbottò Frank “qui i ragazzi gay sono più femminili di qualsiasi ragazza io conosca, e non mi interessa quella roba. Sono gay perché voglio un ragazzo, non una ragazza col cazzo.”

“Fa rima” John rise, sbattendo la porta dell’armadietto per chiuderlo. “Scrivici una canzone.”

Frank gli mostrò il dito medio e si incamminarono verso l’aula successiva. Anche se Frank non era per niente entusiasta dell’ultimo ballo organizzato dalla scuola, era sempre scoraggiante sapere di essere senza qualcuno un’altra volta. Aveva sempre pensato che dichiararsi gay sarebbe stata la parte più difficile dello stesso essere gay, ma sembrò succedere senza intoppi. Il vero problema ora era trovare qualcuno che chiunque sapeva fosse gay. Ogni volta che John ne parlava, comunque, Frank ci rideva sopra, ignorando il pensiero nascosto nel fondo della propria mente che gli urlava che almeno John aveva un sacco di opzioni tra cui scegliere.

 

**

 

Senza dubbio, la parte migliore dell’essere presidente del corpo studentesco era che Gerard conosceva persone che conoscevano persone che lui non conosceva. Ogni volta che doveva indagare su qualcuno della scuola, non era difficile fare domande in giro e trovare chi fosse.

A pranzo, Gerard arrivò furtivamente al tavolo in cui si sedeva di solito; tutti gli studenti che facevano parte del comitato studentesco erano a quel tavolo.

“Come sta la mia vicepresidentessa preferita?” Gerard sfoggiò ciò che riteneva essere un sorriso gentile verso una ragazza dai corti capelli ondulati e neri. Indossava un paio di occhiali, che le stavano scivolando giù dal naso mentre leggeva attentamente ad alta voce il libro che aveva di fronte.

“Cosa vuoi, Gerard?” mormorò senza alzare lo sguardo dal libro.

“Oh, andiamo, Kat, mi ritengo offeso” Gerard si finse scioccato, con una mano drammaticalmente sul petto e tutto il resto.

Kat alzò lo sguardo dal suo libro e si aggiustò gli occhiali. Fissò Gerard con uno sguardo che praticamente diceva “sputa il rospo o il mio libro finirà in uno dei tuoi organi.” Ed era così spaventoso che avrebbe fatto confessare a Gerard i propri segreti più profondi ed oscuri se ne avesse avuti.

“Okay, okay,” disse velocemente “c’è questo ragazzo e non ho idea di chi sia.”

Kat roteò gli occhi ma tuttavia sorrise. Perlomeno era contenta di poter approvare o bocciare le persone prima che Gerard le avvicinasse. Le rendeva più facile prendersi cura di lui, quindi non si lamentò di essere la sua ficcanaso personale.

“Classe, insegnate, e ora in cui l’hai visto” Ordinò Kat, segnando la pagina a cui era arrivata e mettendo via il libro. Tirò fuori il telefono dalla propria tasca.

“Seconda ora, secondo anno, e penso che fosse la signora Flynn, o qualcosa del genere” la informò Gerard.

Kat annuì mentre Gerard parlava, digitando velocemente cose al telefono, andando dagli orari di una classe all’atra, a cui aveva accesso essendo la vice presidentessa di Gerard, e la responsabile delle questioni studentesche.

“Okay, conosci metà di questi ragazzi.” Disse Kat, scrutando diligentemente lo schermo del telefono.

“Allora inviami i nomi di quelli che non conosco e controllerò nell’annuario quando sarò a casa.” Disse Gerard.

“Okay, fatto” Kat annuì e appena lo disse, Gerard sentì il proprio telefono vibrargli in tasca.

“Sei fottutamente fantastica, lo sai?” Gerard era contentissimo.

“Sì, sì” Kat scosse le spalle. “Però fammi sapere chi è quando lo scopri così lo posso controllare.”

“Lo farò, mamma” Gerard sorrise in modo ironico.

“Morirei se tu fossi mio figlio” Kat scosse la testa, ritirando il libro fuori dallo zaino. “Troppo stronzo.”

Gerard le sorrise e rimase in silenzio, permettendole di reimmergersi nella lettura del libro. Le altre persone del tavolo parlavano tra di loro e Gerard provò a partecipare alle conversazioni; la sua mente era molto lontana, comunque. Ogni tanto, i suoi occhi si guardavano intorno nella mensa, nella speranza di catturare in qualche modo lo sguardo del ragazzo dagli occhi nocciola. Il pranzo finì, e non l’aveva visto. La scuola finì e non l’aveva visto. Il tempo di tornare a casa e aveva già riempito il quaderno di schizzi degli occhi che quel giorno l’avevano conquistato con uno sguardo. Sembrava che fossero stati scolpiti nella sua mente. La loro forma perfetta, la grandezza che permetteva a Gerard di vederne chiaramente il colore, e le sopracciglia perfette, inarcate al modo giusto.

Gerard non vedeva l’ora di arrivare a casa e aggiungere il colore ai tanti schizzi che aveva accumulato, e cosa più importante, dare un nome agli occhi che non gli uscivano dai pensieri.

 

**

 

Per giorni, Frank dovette forzare il sorriso mentre tutti intorno a lui erano eccitati durante i preparativi per il ballo in maschera. Non importava quante volte le persone li avessero definiti “stupidi” o “noiosi”, erano sempre felici quando i balli arrivavano, e questo sarebbe stato il più grande.

“Ancora nessun bell’accompagnatore per te, Frankie?” Disse John mentre un mercoledì mattina entravano a scuola. Il ballo sarebbe stato venerdì sera. In pratica Frank aveva perso la speranza.

Nah, sarò troppo impegnato ad essere figo per tutti.” Disse semplicemente Frank.

“Oh, sei troppo fottutamente premuroso” Rise John.

“Ci provo” Frank alzò le spalle. “Hai già trovato qualcuno?”

“Sì, questa ragazza che ci gira sempre intorno eccetera.” Disse John come se non fosse un gran affare. “Si chiama Sady. È sempre qui ma non le ho mai parlato. Sembra interessante, comunque. Voglio dire, ha accettato di venire con me, quindi deve esserlo.”

“O matta” Suggerì Frank. “Sicuramente più matta che interessante.”

“Geloso” Sogghignò John scherzosamente. Frank dovette obbligarsi a ridere. Si sentiva così stupido per essere davvero geloso. “Comunque, amico, vado in classe.”

“Va bene, ci vediamo dopo” Frank fece un cenno con la testa, e le loro strade si divisero.

Mentre John si precipitava in classe, Frank prima si fermò al proprio armadietto per poter alleggerirsi lo zaino del casino di libri che aveva. Quando si avvicinò all’armadietto, notò un pezzo di carta sbucare da una delle aperture. Si fermò davanti all’armadietto e si guardò intorno, provando a capire chi l’avesse messo. Erano rimasti solo pochi studenti nell’ingresso, che camminavano velocemente nelle loro classi.

Frank fissò il pezzetto di carta per qualche altro secondo prima di finalmente arrendersi e tirarlo fuori. Risultò essere una busta con le parole: “Al ragazzo con gli occhi nocciola” scritte sul davanti. Frank si guardò intorno di nuovo, come se la persona dietro la busta stesse appoggiata casualmente al muro a guardarlo.

Fece cadere lo zaino sul pavimento ed aprì la busta. Dentro, c’erano due cose. Una era il bellissimo disegno di due occhi, fatto con pastelli ad olio. Frank dovette fissarlo per qualche secondo per capire che quelli erano i suoi occhi. Erano disegnati così bene da togliergli il fiato. Fece scorrere delicatamente le dita sui ruvidi pastelli ad olio. Per un minuto, si dimenticò che ci fosse un’altra cosa da guardare perché era come ipnotizzato dal disegno. Alla fine tolse mani ed occhi dal disegno per guardare di nuovo nella busta e tirò fuori il secondo oggetto. Era un foglio con la scritta:

“Frank Iero,
Ho notato i tuoi occhi non molto tempo fa e non sono riuscito a smettere di pensare a loro. Sono tutto ciò a cui io sia riuscito a pensare e disegnare. Potrà sembrare sdolcinato, ma sono belli. Ho una proposta per te. Credo di essere così innamorato dei tuoi occhi da poterli riconoscere anche se fossero l’unica parte visibile del tuo viso. Quindi, vai al ballo in maschera questo venerdì, indossa qualunque maschera tu voglia purché i tuoi occhi siano chiaramente visibili, e se riuscirò ad identificarti, dovrai essere il mio accompagnatore. Abbiamo un accordo? Scrivi la tua risposta su un foglietto e attaccalo dove vuoi sul tuo armadietto. Spero di avere il piacere di vedere i tuoi occhi da vicino.”

Il tempo di finire di leggere la piccola lettera che Frank aveva già un gran sorriso in faccia. Tutto ciò che riguardava il pensiero era così dolce. Il fatto che chiunque fosse questa persona non conoscesse altro che gli occhi di Frank, e il fatto di essere tanto sicura di sé da pensare di poter identificarli al ballo in maschera: chiunque fosse stata la persona misteriosa, era già riuscita a far arrossire Frank. E Frank non arrossiva quasi mai.

Era già inginocchiato sullo zaino, in cerca di qualcosa su cui scrivere la propria risposta, quando notò qualcos’altro scritto sul retro del foglio. Diceva: “PS In caso te lo stessi chiedendo, sono un ragazzo.”

“Ancora meglio” Frank rise da solo, scuotendo la testa. Trovò un post-it da qualche parte in fondo al suo zaino disordinato, tirò fuori una penna, e scrisse un gigante “Sì!”

Frank attaccò il post-it all’armadietto, fece scivolare attentamente la lettera e il disegno nella busta, e corse in classe senza svuotare il proprio pesante zaino. Arrivò tardi alla lezione, ed affrontò il rimprovero dell’insegnante con un sorriso in faccia.

 

**

 

Frank si sentiva come una ragazzina. Per il resto della settimana, fu di umore completamente diverso da quello della prima metà della settimana. Piuttosto che guardare gelosamente i propri amici prepararsi per il ballo, si unì a loro. Le decorazioni e i manifesti colorati disseminati per la scuola erano stati un triste promemoria di come Frank non avesse nessuno. Adesso, erano un conto alla rovescia che anticipava il giorno in cui avrebbe incontrato il suo accompagnatore misterioso.

La ragazza con cui sarebbe andato John, Sady, aiutò Frank a scegliere una maschera, puntando su qualcosa che mettesse bene in mostra i suoi occhi, proprio come aveva chiesto il misterioso accompagnatore.

“Sei raggiante, piccolo stronzo.” Gli disse John con tono calmo un giorno mentre perquisivano il centro commerciale in cerca di una maschera. Sady e qualche altra persona stavano camminando davanti a loro.

“Cosa–” Aveva iniziato Frank, ma John fu veloce ad interromperlo.

“Sei tutto eccitato e cazzate varie per questo appuntamento” Disse John. “Non ti ho mai visto così felice per qualcosa.”

“Be’, non è un vero e proprio appuntamento.” Frank alzò le spalle.

“Sono felice per te, amico” John diede una gomitata a Frank.

“E io sarei gay?” Frank alzò le sopracciglia, sorridendo con le labbra serrate.

“Fottiti” John rise, colpendo la testa di Frank. “Non posso dirti niente di carino senza essere preso per il culo.”

“Sto scherzando” Disse Frank, massaggiandosi la nuca dove John lo aveva colpito. “Sono felice. E grazie. Spero solo che vada bene.”

“Sarà meglio,” John scosse le spalle “o assalirò quel tizio.”

Aww, sei così carino quando sei protettivo.” Lo provocò Frank, gettandogli un braccio intorno alle spalle in una sorta di mezzo-abbraccio.

John roteò gli occhi e seguirono il gruppo con cui erano in un negozio di accessori, in cui si vedevano delle maschere appese in esposizione.

 

**

 

Il giorno era arrivato. L’eccitazione che si era sviluppata in Frank venne trasformata in un ammasso di farfalle nel suo stomaco, minacciando di indurlo a vomitare in qualsiasi momento.

Frank era sicuro di aver battuto qualche sorta di record per la quantità di volte in cui guardò lo specchio prima di andarsene. Tutte le preoccupazioni arrivarono in piccoli attacchi ogni volta che si dava un’occhiata, fino a quando la sua mente non si riempì di altro che negatività.

Davvero, chi era quel ragazzo? Tutto ciò che conosceva e amava di Frank erano gli occhi. Non sapeva nient’altro su di lui. E se alla fine Frank non gli fosse piaciuto? E se Frank l’avesse poi deluso? E se quel ragazzo avesse deluso Frank? Quando John e Sady furono alla sua porta, Frank stava pensando a cosa l’avesse spinto a farlo.

“Frank! John e la sua amica sono qui!” Lo chiamò sua mamma dal salotto.

“È stupido” Sospirò Frank al proprio riflesso.

Indossava un paio di jeans neri attillati, abbastanza scuri da essere scambiati per un paio di pantaloni molto attillati. Li aveva abbinati ad una semplice maglietta con il collo a v ed una giacchetta nera. Aveva detto a Sady di voler puntare su un look alla “Ci ho provato, ma non troppo, ma sono figo comunque” e quello era ciò che lei aveva messo insieme per lui.

Frank tenne la maschera in mano e guardò il pezzo di carta attaccato all’angolo dello specchio. Il disegno dei suoi occhi. Avrebbe incontrato l’artista quella notte, o così sperava, se quello fosse davvero riuscito a trovare Frank mentre indossava la maschera.

“Fottiti, misterioso stronzo” Mormorò Frank, mostrando il medio al disegno e lasciando finalmente la propria camera.

“Ragazzi,” disse Frank entrando in salotto “non credo di doverlo fare.”

“Cazzo no, amico, non gli darai buca!” Rispose subito John. Era vicino alla porta con un braccio intorno a Sady. Stavano indossando entrambi le maschere e lui aveva camicia e cravatta della stessa sfumatura di blu del vestito di Sady.

“Non essere nervoso, Frankie” Lo confortò sua mamma, controllandogli e sistemandogli i capelli. “Andrà bene.”

“E se dovesse fare schifo?” Si lamentò Frank come un bambino.

“Allora ti divertirai con noi, duh” Lo sbeffeggiò John.

“Andiamo, Frank, eri così entusiasta di questa cosa.” Provò ad aiutarlo Sady. “E stai da Dio.”

“Ha ragione, tesoro” La mamma di Frank sorrise, con le mani appoggiate sulle sue spalle in modo confortevole.

“Okay, okay, bene” Sospirò Frank.

Sua madre sorrise e gli prese la maschera di mano. Gliela mise addosso e sistemò i capelli sulla corda elastica che la tenevano ferma. La maschera era nera come la maggior parte del suo abbigliamento, ed aveva una forma dalla fantasia ondulata. I buchi per gli occhi erano grandi, lasciando gli occhi e le sopracciglia di Frank in bella vista.

Sua madre gli aggiustò i capelli un altro po’ di volte, prima di abbracciarlo un’ultima volta e dirgli qualche parola di incoraggiamento, e poi uscirono.

La sala in cui si sarebbe tenuta la festa era immensa. La maggior parte degli eventi scolastici erano tenuti nella palestra della scuola, ma avevano affittato una struttura completamente diversa per ospitare tutti gli studenti. Il cuore di Frank perse qualche battito quando vide quante persone ci fossero. Come diavolo avrebbe fatto quel ragazzo a trovarlo?

John e Sady provarono a distrarre Frank, trascinandolo al tavolo ricoperto di dolci, e poi sulla pista da ballo dove ondeggiò stupidamente intorno a loro fino a quando non misero su un lento, e dovette andarsene perché era solo.

Frank era seduto ad un tavolo, intrattenendosi con il merletto drappeggiato sopra la tovaglia, ed infilava le dita tra i buchi. Per tutta la durata della gran quantità di lenti, Frank aveva mantenuto lo sguardo verso il basso fino a quando non sentì qualcuno picchiettargli sulla spalla. La sua testa scattò con entusiasmo, ma la sua espressione cadde quando vide che era solo Sady.

“Oh, cavolo, non essere così felice di vedermi” Lo prese in giro.

“Scusa,” sospirò, tornando a guardare per terra “è che–”

“Lo so” sorrise, sedendosi di fianco a lui, “Sto scherzando. So che credevi fossi lui.”

Frank stette in silenzio.

“Ehi” disse, spintonandogli la spalla. La guardò in modo interrogativo. “Cosa diceva la lettera che ti ha dato?”

“Che avrebbe provato a trovarmi,” mormorò Frank “e se ci fosse riuscito, allora sarebbe stato il mio accompagnatore.”

“E come fa a trovarti?” Chiese.

“Lo sai già” Si lamentò Frank.

“Rinfrescami la memoria.” Alzò le spalle.

“Con i miei occhi.” Disse Frank “Avrebbe saputo che si trattava di me solo dai miei occhi, persino se avessi indossato una maschera. È fottutamente stupido, lo so.”

“No, in realtà, è romantico e lo sai” disse “Ma non gli stai rendendo facile il lavoro.”

“Cosa vuoi dire?” Chiese Frank, sedendosi un po’ più dritto. Proprio allora, John arrivò da loro con due bicchieri di punch in mano. Ne diede uno a Sady e lei lo prese continuando a guardare Frank. John si appoggiò alla sedia di lei mentre parlò.

“Voglio dire,” iniziò “che questo ragazzo sta guardando negli occhi di ogni ragazzo che vede, ma sei stato qui tutto triste a guardare per terra per tipo mezz’ora. Come fa a vederti gli occhi?”

“Oh” Disse Frank. “Oh.”

“Già” John rise. “È un genio, vero? Le è venuto in mente mentre stavamo ballando.”

“Ha senso” Frank sorrise, ritrovando improvvisamente un po’ della speranza che ci fosse ancora una possibilità.

“Quindi alzati, fai un giro, mantieni gli occhi completamente visibili, e dai al ragazzo la possibilità di trovarti.” Disse Sady, lasciando il bicchiere sul tavolo ed alzandosi. Prese le mani di Frank e lo tirò su, giù dalla sedia.

“Grazie” Frank le sorrise grato e le premise di tirarlo sulla pista da ballo. John li seguì stando loro molto vicino.

“Te l’avevo detto che questa ragazza mi piaceva” Sussurrò John da dietro Frank. Frank girò la testa ed annuì. L’approvava al cento per cento.

Frank riuscì a divertirsi senza i pensieri assillanti su dove potesse essere il misterioso accompagnatore. Ballarono qualche canzone, John e Sady lo fecero sentire a suo agio e non un terzo incomodo.

Appena un’ora prima del coprifuoco, Frank e Sady stavano chiacchierando vicino ad un tavolo, in attesa che John tornasse dal bagno. Sady gli stava spiegando quali colori gli avrebbero messo in risalto gli occhi, e lui la stava ascoltando attentamente senza vergogna in modo da poter poi indossare solo quei colori per il resto della propria vita una volta incontrato il misterioso accompagnatore.

“Uh, scusami,” qualcuno interruppe la domanda di Frank in cui chiedeva se tingersi i capelli sarebbe stata o meno una buona idea, e sia Frank che Sady si girarono per guardare quella persona “Frank?”

La bocca di Frank si asciugò e si chiese quando tutte le ossa presenti nel proprio corpo si fossero trasformate in gelatina perché era quasi certo di non riuscire a rimanere dritto.

Il ragazzo era più alto di Frank solo di qualche pollice – il che non era una sorpresa considerando quanto fosse basso Frank – ed indossava una semplice maschera nera che gli incorniciava gli occhi e la maggior parte del naso. Aveva capelli neri tenuti indietro dal gel, che toccavano a malapena il colletto della sua camicia nera infilata a metà nei suoi jeans neri attillati. Quell’insieme nero era spezzato dallo sprazzo rosso causato dalla cravatta che indossava.

“T-tu sei–” Iniziò a chiedere Frank, quando il ragazzo guardò improvvisamente nei suoi occhi e sorrise, perché lo sapeva. E Frank sapeva che lui sapeva.

“Sì” il ragazzo sorrise. “Sì, sono io.”

Sady guardava in modo eccitato prima Frank e poi il suo misterioso accompagnatore, provando a contenersi dal mettersi ad urlare per la felicità.

“Buona fortuna” Sussurrò a Frank prima di lasciarli soli con disinvoltura.

“Wow” Frank sospirò, senza parole. “Mi hai trovato davvero.”

“Già” Il ragazzo ridacchiò nervosamente. “Cazzo, ero così nervoso.”

“Tu?” Frank rise. “Io ho quasi lasciato perdere.”

“Ehi, tu non avevi molto da fare” il ragazzo iniziò ad esporre i fatti “Tutto ciò che dovevi fare era venire ed aspettare che ti trovassi. La pressione era tutta su di me.”

“Sì, ma…” Frank si fermò, senza essere pronto a sembrare un idiota e raccontare al ragazzo misterioso quanto fosse stato agitato nel provare ad impressionarlo per poi finire con l’essere una delusione. “Be’, ce l’hai fatta.”

“Quindi” il ragazzo fece uno stupido sorrisetto che significava palesemente che stesse cercando di evitare di sorridere. Frank se ne stava già innamorando. “Significa che sarai il mio accompagnatore?”

“È un accordo,” Frank scosse le spalle “quindi sì. Ad essere onesti, lo sono da quando ho trovato quella lettera.”

“Ti è piaciuta?” Chiese il ragazzo. “Il disegno?”

“Cazzo sì” Frank annuì. “Era fantastico. Davvero l’hai disegnato da solo? Andando solo a memoria?”

“Sì” il ragazzo alzò le spalle, arrossendo leggermente. “Non riuscivo, uh, non riuscivo proprio a togliermi i tuoi occhi dalla testa. Quindi non è stato difficile da ricordare.”

“Oh,” Frank si morse il labbro, questa volta era lui a contenere il sorriso che gli avrebbe diviso in due la faccia. “Quindi riuscirò almeno a sapere il tuo nome?”

“Lasciamolo per la fine della serata.” Il ragazzo sorrise. “Mi piace questa storia dei misteri”

“Okay, immagino di potermene fare una ragione,” Frank annuì “anche perché finalmente sei qui.”

Frank ed il suo accompagnatore misterioso erano ad un’imbarazzante distanza l’uno dall’altro, sembrando estranei, che sarebbe ciò che erano. Dal modo in cui stavano lontani non sembrava un appuntamento, ma Frank non sapeva come annullarla, quindi ondeggiò imbarazzato sul posto.

Il suo accompagnatore, comunque, sembrò cogliere il messaggio perché fece un passo avvicinandoglisi molto. Frank trattenne il respiro mentre il ragazzo misterioso si allungò per prendere la sua mano.

“Un lento” disse, indicando la pista da ballo con la testa. “Vuoi ballare?”

“Sì” Esalò Frank, buttando fuori tutto il fiato che stava trattenendo, e ricambiando la stretta che l’altro aveva della sua mano. Guidò Frank fino alla pista ed appoggiò subito le mani sui suoi fianchi. Frank unì le mani dietro al collo del suo uomo misterioso e non poté far altro che arrossire al modo in cui gli stava sorridendo. Fece cadere lo sguardo sulle proprie scarpe, imbarazzato.

“Ehi,” disse dolcemente il suo accompagnatore “è tutta la notte che muoio per riuscire a guardare per bene i tuoi occhi. Adesso non puoi nasconderli.”

Questo rese Frank anche più imbarazzato e legò con un filo invisibile i suoi occhi alle scarpe. Sapere che il suo accompagnatore avrebbe prestato così tanta attenzione ai suoi occhi rese molto più difficile guardarlo.

“Andiamo” Lo incoraggiò di nuovo.

“Sono un fottuto idiota” Si lamentò Frank, permettendo alla propria fronte di cadere sulla spalla del ragazzo mentre ondeggiavano dolcemente alla musica sconosciuta.

“Non ti avevo preso per uno timido” Il suo accompagnatore rise piano. Frank poté sentire le sue guance appoggiarsi a lato della propria testa. Quello poteva sopportarlo; il contatto visivo, no.

“Di solito non lo sono” Disse Frank. “Non so neanche perché ora lo sono.”

“Be’, sono uno sconosciuto che è tipo ossessionato dai tuoi occhi ed ora all’improvviso sono il tuo accompagnatore” Spiegò a Frank. “Ha senso.”

“Sì, ma è da un po’ che aspetto questa sera e adesso non posso neanche guardarti senza diventare nervoso” Sospirò Frank.

“Ti rendo nervoso” Disse il suo accompagnatore. Frank riusciva a sentire il sorriso dal modo in cui parlava.

“Stupido, lo so” Frank sospirò di nuovo. Si stava rendendo ridicolo, lo sapeva eccome. Il suo accompagnatore se ne sarebbe andato perché Frank non riusciva a mettersi in pace con se stesso abbastanza per mantenere una conversazione come si deve.

“Non lo è” lo contestò lui. “Okay, rompiamo il ghiaccio. Qual è la tua band preferita?”

“È difficile” Disse Frank, sorridendo interiormente al fatto che avesse detto “band” e non “cantante” perché questo aumentava le possibilità che stesse parlando del tipo di musica che piaceva a Frank. “Ne ho un sacco.”

“Dinne una a caso, allora.”

Um” Frank pensò per un momento. “The Descendents, immagino. Li stavo ascoltando a casa.”

“Oh, cavolo” il suo accompagnatore sospirò “Ero fottutamente certo che avresti avuto dei buoni gusti musicali.”

Frank non poté far altro che alzare la testa a quella frase ed il sorrisetto che il suo accompagnatore aveva in faccia diventò un vero sorriso quando diede un’occhiata agli occhi di Frank. Ora che gli aveva catturato lo sguardo, Frank non riusciva a distoglierlo.

“Anche a te piacciono?” Chiese Frank, con gli occhi spalancati dall’eccitazione.

“Li amo” Sorrise. I suoi occhi non lasciarono mai quelli di Frank. “Album preferito?”

“Oh, di sicuro ‘Milo Goes to College’.” Rispose subito Frank.

“Cazzo, anche il mio!” Esclamò felicemente il suo accompagnatore.

“Stai zitto” Frank inclinò la testa all’indietro. “È ovvio che lo dici solo per fare colpo su di me!”

“Non è vero” Ridacchiò. Ridacchiò, cazzo. Frank non riuscì a spiegarsi perché lo trovò tanto tenero, anche se ci provò.

“Okay, okay, dici la tua canzone preferita al tre?” Suggerì Frank.

“D’accordo.” Il suo accompagnatore annuì. “Uno, due, tre.”

Entrambi dissero: “I’m Not a Loser” nello stesso esatto momento e scoppiarono anche a ridere nello stesso esatto momento.

“Okay, questo è troppo fantastico” Frank sospirò quando ebbero finito di ridere. Solo minuti fa, era così in imbarazzo da non riuscire a guardarlo negli occhi. Con solo qualche parola, comunque, era riuscito a mettere Frank a proprio agio come se si conoscessero da anni.

“Tu sei fantastico.” Convenne il suo accompagnatore.

“Oh, andiamo” Si lamentò Frank, abbassando di nuovo lo sguardo. “Stavo per smetterla di essere in imbarazzo, non puoi dire stronzate del genere.”

“Non posso farci niente” Scosse le spalle. “Ma okay, proverò a non metterti più in imbarazzo. Però smettila di guardare in basso.”

Frank fece proprio quello e guardò dritto negli occhi del proprio accompagnatore. Erano di una sfumatura nocciola molto simile a quella di Frank, ma erano diversi per forma e grandezza.

“Okay, visto che sei fantastico,” il ragazzo continuò la conversazione “devono piacerti i Queen.”

“Cazzo sì” Frank annuì. “A chi non piacciono?”

“Canzone preferita?”

Frank annuì di nuovo.

“Okay. Uno, due, tre.”

Le loro risposte non furono in sincrono come lo erano state la prima volta. Frank disse: “Bicycle Race” e l’altro disse: “Bohemian Rhapsody.”

“Oh, andiamo” Lo schernì Frank. ‘“Bohemian Rhapsody’?? È troppo prevedibile!”

“Oh, per favore, ‘Bicycle Race’ è bella, ma chi diavolo non sceglie ‘Bohemian Rhapsody’ come propria canzone preferita dei Queen?”

“Esattamente” Frank roteò gli occhi. “È troppo dannatamente prevedibile. È, tipo, anche se non sei un fan dei Queen, sceglieresti quella canzone perché tutti la conoscono.”

“La conoscono tutti perché è bellissima,” Contestò il suo accompagnatore. “quindi sceglierla ha solo senso.”

“Non sono d’accordo” Frank premette le labbra una contro l’altra, scuotendo la testa ostinatamente.

“E io non sono d’accordo” Disse il suo accompagnatore con lo stesso tono. “Quindi accordiamoci nel non essere d’accordo perché è davvero difficile non dirti quanto sei fottutamente carino quando sei ostinato, e non metterti in imbarazzo.”

“Oh mio Dio” Frank rise, ancora a testa alta, ma concentrandosi sulla cravatta rossa che aveva di fronte. “Sei proprio uno stronzo.”

“Cosa? È vero.”

“Sì, Sì” Frank roteò gli occhi, rafforzando la presa sul collo del proprio accompagnatore.

“Visto? Come adesso” gli disse, abbassando la testa per incontrare lo sguardo di Frank. “Quando rotei gli occhi. È ovvio che io provi qualcosa per i tuoi occhi, quindi non posso far altro che amarlo.”

“Mi metterò una benda sugli occhi per tutta la notte se non la smetti.” Disse Frank, provando il più duramente possibile a mantenere un’espressione seria.

“Va beeene” Il ragazzo sospirò.

Frank stava per parlare quando la musica cambiò in qualcosa di più veloce, ma né Frank né il suo accompagnatore avevano voglia di ballarla, quindi ebbero una sorta di comune accordo silenzioso di andare via dalla pista. Mentre si facevano strada dalla folla danzante, Frank sorprese John e Sady a fissarli curiosamente.

“Vuoi andare fuori?” Chiese il suo accompagnatore a voce alta sovrastando la musica. “C’è troppo casino per parlare.”

Frank annuì senza dire parola e permise al ragazzo di guidarlo fuori dalla sala, con le loro mani unite. C’era un piccolo atrio proprio fuori alla stanza dov’era tenuto il ballo. Era decorato da eleganti lampadari appesi al soffitto. C’erano divani e poltrone sparpagliati lì intorno e l’accompagnatore di Frank lo guidò verso un divano davanti al camino.

Frank stava per sedersi sul divano quando il ragazzo lo tirò per la mano ancora più vicino al camino e si sedette sul pavimento.

“Il pavimento?” Frank alzò un sopracciglio. “C’è un divano che sembra perfettamente comodo proprio qui.”

“Lo so” il suo accompagnatore scosse le spalle, guardandolo. “Voglio essere di fronte a te mentre parliamo, comunque. E vederti chiaramente.”

Frank sorrise e non gli fece domande. Odiava ammetterlo, ma quel ragazzo lo stava facendo diventare un romantico senza speranza. Si sedette a gambe incrociate di fronte al proprio accompagnatore, che era seduto nella stessa posizione.

“Okay, quindi parlare di musica non è sicuro perché non saremo d’accordo e ci uccideremo a vicenda” Convenne “Quindi, parlami di te.”

Frank rise timidamente, fissando per un po’ il fuoco, prima di tornare a guardare il proprio accompagnatore. “Non so cosa ci sia da dire” scosse le spalle.

“Qualsiasi cosa” Lo esortò lui. “È solo che voglio conoscerti.”

Frank sorrise e guardò in basso. “Non stai neanche provando a mettermi in imbarazzo, ti viene fottutamente naturale e basta, vero?”

“Scusa” Il suo ragazzo sorrise impacciatamente.

“Be’, vediamo” Iniziò Frank, punzecchiando le cuciture dei propri jeans. “Ho sedici anni. Sai che musica mi piace. Mi piacciono i film horror e tutto ciò riguardante gli zombie. E leggere. Leggo molto. Uh, i miei genitori sono divorziati, ma sono ancora amici, quindi va tutto bene e non è tipo ‘oh ehi sono traumatizzato.’ Il mio migliore amico è John perché è l’unica persona ad essere sempre stata vera da quando la conosco. Oh, e odio le persone false. Quindi, sì. Sembra un fottuto ‘cose su di me’ sdolcinato su un blog o una cosa del genere.”

“Be’, mi piacciono le cose sdolcinate” Il suo accompagnatore scosse le spalle, il suo sorriso non aveva esitato un momento mentre Frank aveva parlato. “Qual è il tuo film horror preferito?”

“L’esorcista” Frank sorrise “solo perché è stato fottutamente ridicolo ed esilarante.”

Il suo accompagnatore rise, annuendo esprimendo il proprio accordo. “Più fanno schifo, meglio è.”

“Esatto!” Esclamò Frank. “Le persone proprio non lo capiscono.”

“Lo so. È, tipo, ci vuole davvero del talento per fare un film horror che ti dovrebbe spaventare che ti fa ridere. Voglio dire, probabilmente l’intenzione non era quella, ma ehi, per quello cinque stelle comunque.”

“Sì, cavolo, l’hai capito perfettamente!” Disse convinto Frank. Come aveva fatto ad essere così fortunato da avere un misterioso accompagnatore che condivideva le sue stesse opinioni?

“È destino” Scherzò il suo accompagnatore, e comunque riuscì a far arrossire Frank. Fortunatamente, continuò la conversazione. “Cosa rende non vero chiunque tranne John?”

“Odio parlare troppo di me” Frank sospirò. L’altro lo studiò con uno sguardo ed un sorriso e Frank sapeva di non avere altra scelta. “Sei fottutamente cocciuto, quindi non c’è bisogno di aggiungerlo al tuo ‘cose su di me’ quando mi parlerai di te.”

“Lo terrò a mente” Rise.

Frank prese un profondo respiro prima di parlare. “Okay, be’, ho solo visto che un casino di persone cambiano. E, voglio dire, cambiare è normale, lo so. Ma, tipo, per cambiare intendo che le ho viste essere false. Si comportano in un certo modo con certe persone, o tipo, hanno due fottute facce e non sai quale sia la parte reale, o persino se ce n’è una. Sono tipo una persona ingenua, quindi non noto merdate del genere. Ho iniziato a notarlo solo quando mi sono dichiarato gay a tutti. L’ho solo detto in giro perché non volevo che fosse una gran cosa. Ma, ho iniziato a notare che le persone intorno a me cambiavano. Non ho avuto a che fare con, tipo, bullismo o altro, loro sono cambiati e basta. Potevo dire che qualche mio amico si sentisse a disagio vicino a me, come se non volesse neanche toccarmi. Ho persino scoperto che qualcuno di loro parlava male di me alle mie spalle. Ho perso letteralmente ogni singolo amico che avevo prima di fare coming out, tranne John.

“La cosa peggiore è che hanno finto. Se fossero venuti da me dicendo di non voler più essere miei amici perché sono gay, avrei avuto rispetto per loro o qualcosa. Ma, loro non hanno fatto altro che fingere rendendo tutto peggiore. John non è cambiato per un cazzo. Ed era amico di tutte le persone di cui ero amico io, ma ha smesso di parlare con loro. Non volevo che lo facesse, perché era un mio problema, sai? Ma l’ha fatto.”

“Sembra un amico fantastico” Disse il suo accompagnatore, con un sorriso sincero in faccia.

“Lo è” Frank annuì. “Oh, cavolo, sto parlando di un altro ragazzo ad un appuntamento. Non c’è, tipo, una regola sugli appuntamento o altro?”

Gerard rise e scosse la testa. “È il tuo ex?”

“Oh Dio, no! È etero. Anche troppo.”

“Allora, no, non hai infranto nessuna regola.”

“Okay, bene.” Frank annuì. “Ora è il tuo turno.”

“Se pensavi di essere poco interessante, allora ti addormenterai su di me.”

“Stai zitto” Frank roteò gli occhi. “Anch’io voglio conoscerti, lo sai. Quindi racconta. Qualsiasi cosa.”

“Okay, hm, be’ ho compiuto diciotto anni un paio di settimane fa. Mi piace disegnare – oh, be’, lo sapevi. Mi piace molto disegnare fumetti, comunque. Non faccio quasi mai cose realistiche, come ho fatto con i tuoi occhi. Ma dovevo farli il meglio possibile. Non riesco neanche a ricordare l’ultima volta in cui ho disegnato qualcosa del genere. Ma, sì, di solito faccio solo fumetti. Ho un casino di idee, non so neanche da dove iniziare, quindi disegno sempre cose a caso. Ai miei vanno bene un sacco di cose, tipo il fatto che io sia gay, ma quando si parla di fumetti mi trattano malissimo. Non mi hanno neanche fatto iscrivere alla scuola d’arte, quindi ho dovuto farlo segretamente. Mi hanno preso e loro ancora non lo sanno.”

“Quindi ci andrai e basta senza dirglielo?” Chiese Frank.

“È il piano.” Annuì.

“Perché non gli piace? Voglio dire, sei fottutamente bravo.”

“Le solite stronzate da genitori, vogliono che mi concentri su qualcosa di ‘pratico’ e ‘realistico’.”

“Ma sei bravo…” Disse semplicemente Frank.

“Grazie” Finalmente il suo accompagnatore ebbe il compito di essere in imbarazzo, al posto di Frank. “Spero solo che funzioni, perché farebbe schifo se avessi fatto tutto questo per niente, capisci?”

“Ehi, basta che vada bene a te” Disse Frank. “Non hai bisogno di ‘farcela’ o che so io, fin quando ti rende felice.”

“È proprio quello che mio fratello mi dice sempre. Mi aiuta a nascondere le cose e in pratica fa sembrare che io stia per andare alla NYU.”

“Oh, hai un fratello?”

“Sì, non ha ancora iniziato il liceo, comunque. Il prossimo anno sarà un primino.”

“Be’, mi piace perché ti sta aiutando.” Convenne Frank. “Quindi posso aiutarlo ad affrontare le robe da primini visto che tu non ci sarai.”

“Okay, ti piace la buona musica, i film terribili, sei cocciuto, completamente incoraggiante, e adesso sei sensibile e premuroso e proteggerai il mio fratellino per me? Penso che ora sia tu quello che sta cercando di fare colpo.”

“Stai zitto” Rise Frank. “Pensavo avessimo finito con l’imbarazzo.”

“Smettila di essere fottutamente perfetto, allora!” Contestò il ragazzo.

“Non sono perfetto” Lo derise Frank.

“Quanto sarebbe poco credibile se ti dicessi che per me sei perfetto?”

La faccia di Frank molto probabilmente dovette essere più calda del sole in quel momento. Ogni complimento che il suo accompagnatore gli faceva lo faceva arrossire, ma di solito erano detti con sorriso sarcastico o ironico, in attesa che Frank arrossisse. Questa volta, l’aveva detto troppo timidamente e sinceramente, dovendosi obbligare a continuare a guardare Frank negli occhi. Frank non riuscì neanche a distogliere lo sguardo. O dire qualcosa, in effetti.

“Senti, Frank, Lo so che non abbiamo passato molto tempo insieme e ci conosciamo a malapena, ma io sto davvero… mi sto innamorando di te. Tu, come persona, e non solo i tuoi occhi. Non sapevo come sarebbe andata questa serata, ma non ho mai sentito questo… questo… legame con qualcuno tanto velocemente. Sei diverso. Questo è diverso. Cazzo, mi sentirei davvero stupido se fossi l’unico a sentirlo.”

Frank scosse la testa. Non riusciva a proferire parola. Vide il nervosismo coprire la faccia del ragazzo, comunque, quindi diede velocemente voce ai propri pensieri.

“Non sei il solo” Sputò fuori. “Cazzo, mi sento nello stesso modo. Avevo così tanta paura che questa sera avrebbe fatto schifo, ad essere sincero, che tu non saresti stato come mi ero immaginato, o cos’altro. Ma tu sei… tu ed io… è solo che noi – non lo so – funzioniamo.”

“Dio, sei così carino quando sei nervoso” Si lasciò sfuggire l’altro.

“Oh mio Dio!” Esclamò Frank, agitando le mani, e arrossendo ancora. “Stai zitto e basta!”

Il suo accompagnatore rise come un idiota, fino a quando la risata non si dissolse lentamente, e la sua espressione diventò improvvisamente seria. “Costringimi” disse.

Frank stava per aprire bocca e dire qualcosa di stupido come “come?” o “darti un pugno in faccia fa parte di questa storia dell’appuntamento?” quando gli scattò in mente cosa intendesse realmente il suo accompagnatore.

“Oh” Esalò Frank.

Il ragazzo annuì semplicemente ed aspettò al proprio posto, senza muoversi. Stava permettendo a Frank di prendere la decisione.

“Okay” Frank annuì, deglutendo nervosamente. “Okay” ripeté, si mise in ginocchio e si avvicinò al ragazzo, che era ancora seduto a gambe incrociate completamente immobile. Era così calmo e composto, mentre Frank era un gran casino.

Ora Frank era in ginocchio, proprio di fronte al proprio accompagnatore. Le sue ginocchia toccavano le gambe dell’altro, e le loro facce erano separate solo da qualche centimetro. Frank lasciò che le proprie mani si appoggiassero pigramente sulle spalle del ragazzo prima di avvicinarsi definitivamente.

Il primo tocco delle loro labbra fu solo un veloce bacino di Frank e poi ebbe bisogno di altro, quindi baciò di nuovo quelle labbra. Una, due, tre volte prima che le labbra che stava baciando lo stessero baciando in risposta e dovette ricordarsi di respirare altrimenti sarebbe soffocato. Quindi rilasciò un lungo e profondo respiro dal naso che il suo accompagnatore sentì su tutta la faccia. Ridacchiò alla sensazione, e Frank si tirò indietro nervosamente, perché di solito ridere durante un bacio non era un buon segno, ma il ragazzo non gli diede il tempo di essere agitato perché aveva una mano nel davanti della sua maglietta e tirò nuovamente Frank nel bacio.

I bacetti diventarono lunghi baci. I lunghi baci diventarono scambi a bocca aperta che lasciarono entrambi a ansimare e gemere uno nella bocca dell’altro. Frank non riusciva a controllarsi. Continuò a spingersi in avanti, e in avanti, fino a quando non spinse il suo accompagnatore e questo riuscì a malapena a salvarsi con una mano. Tolse le gambe da sotto di lui e le allungò in modo che fossero ai due lati delle ginocchia di Frank.

Frank tirò via le proprie labbra per un breve momento, respirando pesantemente, e si mise a fissare il ragazzo mascherato che gli stava davanti.

“Cazzo” Sospirò Frank.

“Già” Il ragazzo misterioso annuì e poi ricominciarono. I loro denti si scontravano goffamente ogni volta che provavano a sistemare le loro teste durante un bacio, e i loro nasi si urtavano ad ogni movimento che facevano, ma il bacio – i baci – si dimostrarono essere quello che loro avevano pensato sarebbe stato. Sentirono la scintilla nell’ardore nei loro stomaci. Sentirono il loro legame diventare fisico.

“Uh, okay, non so quale sia il modo giusto per interrompere un bacio, MA FRANK DOBBIAMO ANDARE!”

Frank si costrinse ad allontanarsi dalle labbra del ragazzo, e quando si separarono ci fu un suono umidiccio che fece sorridere entrambi. Frank alzò lo sguardo e trovò John in piedi vicino a Sady, che aveva un gran sorriso in faccia.

“La mamma è qui” John alzò le spalle. “Dobbiamo andare.”

Frank fissò il proprio accompagnatore e poi di nuovo John. “Okay, dammi solo un minuto.”

“Va bene, ma non metterci troppo o se la prenderà con me” Lo avvertì John. Iniziò ad allontanarsi e Sady si trattenne indietro, fissando Frank e il ragazzo con un sorriso palesemente esaltato in faccia. John roteò gli occhi, tornò indietro, e la tirò via.

“Di già?” Sbuffò l’accompagnatore di Frank. “Seriamente?”

“Lo so” Si lamentò Frank, alzandosi in modo che il proprio culo si appoggiasse ai talloni. “Coprifuoco. Se mi avessi trovato prima, avremmo avuto più tempo.”

“Ti ho visto proprio mentre entravi” gli disse “stavo aspettando vicino alla porta, a guardare tutti quelli che entravano, e ti ho trovato e sapevo che eri tu, ma poi mi sono fottutamente agitato ed è stato fottutamente difficile trovarti di nuovo in mezzo a tutta questa gente.”

“Be’, mi hai trovato” Disse Frank “Ed abbiamo bisogno di rivederci presto, ma credo che avrò bisogno di conoscere tutta la tua faccia perché accada.”

“Giusto” Il suo accompagnatore rise. “Okay. Prima tu visto che so già chi sei.”

“Okay, è giusto” Disse Frank. Si tolse la maschera, l’elastico gli arruffò i capelli dietro quando venne via.

Il suo misterioso accompagnatore, che entro poco non sarebbe stato un mistero, sorrise e fece scorrere le proprie dita sotto la nuca di Frank, per sistemargli i capelli.

“È il tuo turno” Frank fece un cenno, lasciò la maschera sul pavimento e si allungò per toglierla al ragazzo. La maschera era tenuta da un nastro quindi Frank dovette tirarlo delicatamente per slacciarlo. Prese un profondo respiro e chiuse gli occhi mentre lasciò cadere la maschera. Quando aprì gli occhi, sicuramente non si aspettava di trovarsi la faccia di Gerard Way di fronte.

“Aspetta, cosa?” Frank sbatté le palpebre, guardando in basso la maschera sullo stomaco di Gerard come se fosse una sorta di sbaglio. “Cazzo, no.”

Le sopracciglia di Gerard si avvicinarono per la confusione; non era per niente la reazione che si era aspettato da Frank. Frank guardò gli occhi di Gerard da più vicino; quelli erano gli occhi del suo accompagnatore misterioso, ne era sicuro.

“Tu?” Disse Frank, con in faccia un ritratto di confusione e disgusto che Gerard riusciva a leggere molto chiaramente e lanciava dolorose pugnalate dritte al suo cuore. “Il fottuto… Signor Presidente? Davvero?”

Gerard aprì un paio di volte la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse. Non sapeva cosa dire. Non sapeva come valutare la reazione di Frank.

“È uno scherzo?” Chiese Frank. “Tu e i tuoi amici state cercando di giocarmi un brutto tiro? Tutto quello che ti ho detto lunedì diventerà la barzelletta della scuola?”

“Che cazzo? Perché dovrei fare una cosa del genere?” Gerard scosse la testa. “Non è uno scherzo, Frank, pensavo che–”

“Cavolo, il mio discorso sulle persone false dev’essere davvero fottutamente ironico adesso.” Sbeffeggiò Frank. “Avrei dovuto saperlo.”

“Sapere cosa?? Perché ti stai comportando così?”

“Smettila e basta” Mormorò Frank, alzandosi dal proprio posto tra le gambe del fottuto presidente. “Il gioco è finito. Puoi anche andartene ed iniziare a ridere, Non devi aspettare.”

Gerard continuò ad aprire la bocca per dire qualcosa ma l’unica cosa che riuscì a fare fu produrre suoni strozzati, come se le parole gli si fossero incastrate in gola. Era scioccato. Il dolce ed amabile Frank con cui era stato tutta la notte non era il ragazzo che stava parlando con lui in quel momento. Quel Frank era crudele, senza cuore, e critico. Il crudele, senza cuore, e critico Frank andò via da lui senza un’altra parola, e a Gerard non rimase che guardare la sua schiena.

 

**

 

“Quindi, com’è stato–” Iniziò a chiedere felicemente Sady quando Frank si sedette sul sedile posteriore della macchina della mamma di John.

“Non voglio parlarne” La interruppe Frank. Guardò fuori dalla finestra senza osare guardare nessuno. Il resto del viaggio verso tutte le loro case fu silenzioso ed inquieto. Frank era animato dalla rabbia e se avesse detto qualcosa sulla serata, sarebbero state probabilmente parole per convincere la mamma di John a proibirgli di vedere Frank.

Certo che era il Presidente Gerard Way. Il ragazzo conosciuto per essere circondato da ragazze stava cercando di prendersi gioco di lui facendogli credere di essere gay. Aveva messo su uno spettacolo fantastico. Frank vi era stato trascinato e si era davvero convinto che lui e l’uomo misterioso avrebbero potuto essere qualcosa per molto più di quell’unica notte.

 

**

 

Frank non si dimenticò di quella notte, comunque. Non importava quanto duramente provava a superarlo e basta, non riusciva a liberarsi della delusione che lo tormentava ogni secondo di veglia. La serata era stata fantastica e si era innamorato di Gerard, ma era stato tutto finto. Non si era innamorato di Gerard, comunque, si era innamorato del personaggio che stava recitando. A Frank non importava proprio niente di Gerard Way; ciò che faceva male era il fatto che sperasse che Gerard fosse davvero chi Frank aveva pensato essere.

Frank trascorse l’intero fine settimana rimuginando in camera. Evitò tutti, senza curarsi delle volte in cui John e Sady provarono a contattarlo. Sapeva che avrebbe dovuto affrontare la propria stupidità lunedì quando le persone avrebbero saputo quanto facilmente era impazzito per il signor Presidente, quindi aveva preferito mantenere il dolore per quel momento.

Quando lunedì arrivò, si prese il proprio tempo per andare a scuola, desiderando di poter fermare il tempo e non permettere più al giorno di continuare. La prima ora passò normalmente, con la solita ramanzina dell’insegnante sull’essere in ritardo, e nessuna presa in giro dagli altri studenti. Frank ne fu sorpreso. Si chiese se la notizia stesse ancora viaggiando e non avesse ancora raggiunto quelli del secondo anno.

Durante la pausa tra la prima e la seconda ora, John si imbatté in lui e lo trattenne per una spalla.

“Amico, cosa cazzo” Disse semplicemente John e Frank credette che gli fosse arrivata la notizia.

“Guarda, John, possiamo dimenticarci di questa cazzata e basta?” Frank sospirò, scuotendo via la presa di John. Continuò a camminare e John lo seguì automaticamente. “Lo so che è stato fottutamente stupido, ma solo… Non voglio insulti per quello. So già che stanno arrivando.”

“Uh, sì è stato stupido” Disse John. “Un secondo stavi limonando con il tuo uomo misterioso, e poi siete tutti incazzati, e poi ti nascondi da tutti per l’intero weekend. Che cazzo è successo?”

Frank si fermò, a qualche passo dalla porta della loro aula. John si fermò con lui, ed incrociò le braccia, aspettando che Frank si spiegasse.

“Aspetta, non sai chi era?” Chiese Frank.

“Aveva una maschera” Disse semplicemente e con calma John, come se stesse dicendo una cosa ovvia ad un bambino idiota. “Come facevo a sapere chi era?”

“Vuoi dire che non l’hai sentito dagli altri?”

“Altri? Tipo chi?”

“È stato… è stato uno scherzo.”

“Cosa? Cosa cazzo? Quel ragazzo ti stava facendo uno scherzo??”

Frank poté dire che John si stava arrabbiando senza neanche conoscere esattamente cos’era successo. Non poteva ancora spiegare niente, comunque. Era ancora imbarazzante e se nessuno lo sapeva, preferiva mantenere le cose così.

“Te lo spiegherò più tardi, va bene?” Disse Frank apaticamente. “La lezione sta per iniziare.”

Frank corse in classe come se gliene importasse davvero qualcosa del ritardo. John non aveva altra scelta che seguirlo e sperare di riuscire a fargli sputare il rospo più tardi. Non ci riuscì, comunque, e a metà della seconda ora si stufò di provargli a cavare qualcosa di bocca, quindi lasciò perdere. Frank sapeva di star irritando John con il proprio silenzio ed isolamento. Lo sapeva. E sapeva che se fosse stato al posto di John, sarebbe stato arrabbiato allo stesso modo. Non era al suo posto, comunque; sperava di esserlo.

Per il resto della giornata, John gli parlò a malapena. Frank se lo meritava quindi non aveva obiezioni. Perfino Sady, quando Frank la vedeva, gli rivolgeva un silenzioso sorriso e nient’altro. Non ne fu sorpreso. Era stato uno stronzo quindi se lo aspettava. Ciò che lo sorprese fu che nessuno lo sapesse. Si preparava a ricevere qualche commento stupido perfino ogni volta che qualcuno lo guardava. Non ne arrivò nessuno.

Frank perlustrò la mensa alla ricerca di Gerard quando arrivò l’ora del pranzo. Non voleva ammetterlo neanche a se stesso, ma ci mise molto più tempo del solito per prendere il proprio cibo. Quando finalmente trovò Gerard, sentì ribollire la stessa rabbia di venerdì. Gerard era seduto scomposto ad un tavolo, a braccia conserte. E c’era una ragazza – ovviamente – seduta di fianco a lui con un braccio introno alle sue spalle.

Frank non poté far altro che fissarlo per qualche secondo. Poteva vedere le labbra della ragazza muoversi, dire qualcosa a Gerard, la cui faccia priva di emozioni si ruppe in un piccolo sorriso per qualsiasi cosa la ragazza avesse detto.

“Muoviti, stronzo” disse qualcuno da dietro Frank, svegliandolo dai propri vaneggiamenti. Digrignò i denti ed uscì dalla mensa verso un tavolo all’aperto dove di solito si sedeva con John ed il loro gruppo di amici. Mangiò il proprio pranzo silenziosamente. Nessuno osò parlare con lui.

Frank non era geloso. Non era per niente geloso. Continuò a ripeterlo a se stesso per renderlo vero. La ragione per la quale era geloso era che Gerard stava dimostrando esattamente ciò che Frank sapeva essere la verità e servì come promemoria della propria stupidità.

Frank non fu geloso neanche quando trovò Gerard con la stessa ragazza alla fine del pranzo, in piedi nel corridoio fuori dalla mensa. Lei era praticamente appesa a lui, aveva le mani intrecciate dietro il suo collo, e lo stava fissando. Frank andò velocemente via senza guardare per non farsi notare da Gerard. Non voleva essere disperatamente al posto di quella ragazza.

E sicuramente Frank non era geloso ogni singolo giorno a pranzo quando Gerard era in posizioni simili con altre ragazze. Non fece vedere a Frank altro che un rosso furente ogni singola volta che vedeva la faccia di una ragazza diversa attaccata a Gerard. La sua non-gelosia si era ammucchiata in un ammasso di rabbia nella sua testa che lo lasciò in un umore inacidito. Se qualcuno provava a parlare con lui, finiva con lui che se la prendeva con quel qualcuno.

“Okay, amico, ne ho fin troppo di questa merda” Lo affrontò John giovedì. Era la fine del giorno ed erano dagli armadietti. “Che cazzo ti sta succedendo, huh? Da quando non mi dici che cazzo succede e invece ti comporti come un perfetto stronzo?”

“Solo perché non ho niente da dire non significa che io sia uno stronzo.” Borbottò Frank, trasportando dei libri dall’armadietto dentro lo zaino.

“Sei stato uno stronzo” Controbatté John. “Non puoi fottutamente negarlo.”

“Forse è solo che non ho la fottuta voglia di parlare, John!” Urlò Frank, sbattendo forte la porta dell’armadietto.

Gli occhi di John si spalancarono per lo stupore e lui inclinò la testa all’indietro. “Seriamente?” Alzò un sopracciglio alla crisi di Frank. “Bene, cazzo, come vuoi. Fai quel cazzo che ti pare, Iero.”

Frank roteò gli occhi, il che fece solo arrabbiare di più John e lui se ne andò infuriato, senza dirgli un’altra parola. Frank sapeva di starsi comportando come uno stronzo. Però era troppo arrabbiato e non ne poteva parlare perché era arrabbiato con se stesso per essere tanto idiota.

Calciò l’armadietto sotto il proprio, sollevò lo zaino dal pavimento, e se ne andò dalla scuola, ignorando il male al piede causato dall’impatto con l’armadietto.

L’universo aveva intenzione di alimentare la rabbia di Frank il più possibile, ne era sicuro, perché nel momento in cui mise piede fuori dalle porte della scuola, non vide niente di meno che Gerard nel parcheggio, che abbracciava già un’altra ragazza. La ragazza liberò Gerard dall’abbraccio, salutò, ed andò via. Gerard esitò e si appoggiò alla portiere della macchina, guardando la ragazza andare via.

Frank esplose.

Corse nel parcheggio. Fortunatamente, non c’erano altri studenti intorno a loro. Il momento in cui gli occhi di Gerard si posarono su Frank, Frank iniziò ad urlare.

“Seriamente?! Almeno proverai a inscenare qualcosa?? O hai solo intenzione di continuare intenzionalmente a dimostrare che tutto ciò che ho detto era vero?? Sei proprio un bastardo falso e bugiardo! E fai schifo anche in quello!”

Frank lasciò cadere lo zaino quando fu solo a qualche passo da Gerard, che si era sollevato dalla propria macchina e stava fissando Frank ad occhi spalancati. La sua schiena riprese familiarità con la portiere quando Frank ce lo spinse contro. Gerard lo fissò e basta. Era ancora solo Frank l’unico a poterlo lasciare completamente senza parole.

“In realtà, in quello non fai schifo” Frank sospirò, la sua voce si ammorbidì. Era ancora imbevuta di ostilità, comunque. “In quello sei stato fottutamente bravo venerdì. Me l’hai fatta davvero. Avevo creduto che tu fossi questo ragazzo fantastico, e… ma quale cazzo è il punto? Non l’hai neanche raccontato a qualcuno! Eri annoiato e basta e volevi, tipo, un gioco buffo a cui giocare da solo? Cosa? Cos’era?”

Frank stava tenendo Gerard contro la macchina, con i pugni stretti intorno al tessuto della maglia di Gerard.

“Io… Tu…” Gerard non riusciva a mettere insieme pensieri, figuriamoci parole, perché era confuso. Non aveva la più pallida idea di cosa Frank gli stesse dicendo. “Di che diavolo stai parlando, Frank?”

“Stai ancora provando a recitare, Gerard?” Lo derise Frank. “Davvero? Per un secondo, smettila di essere un fottuto falso!”

“Non sono un fottuto falso!” Gli rispose Gerard scattante, finalmente. La tristezza che l’aveva abbattuto a causa del sapore amaro del rifiuto in quel momento si trasformò in rabbia a causa delle continue accuse di Frank. Spinse le spalle di Frank, riuscendo a liberarsi della sua presa. “Tu lo sei!”

“Io?!” Frank rise aspramente. “Sarei quello falso? Come diavolo faccio ad essere falso? Tu sei lo stronzo con una ragazza diversa intorno ogni cazzo di giorno e poi provi seriamente a farmi pensare che venerdì fosse stato importante.”

“Oh mio Dio, davvero?” Gerard socchiuse gli occhi. “Sei così fottutamente stupido.”

“Sì, lo sono,” convenne Frank “per aver creduto a tutte le stronzate che mi hai detto.”

“No, lo sei per aver pensato a tutto questo. Tutte quelle ragazze con cui mi hai visto? Sono amiche. E hanno fatto quello che fanno gli amici quando le persone a cui tengono stanno fottutamente male. Ed io sono stato fottutamente ferito da te quindi mi hanno dovuto confortare!”

“Oh, giusto, amiche” Frank roteò gli occhi. “È proprio così.”

“Sono gay, idiota.” Gerard digrignò i denti. “Ogni mio singolo amico lo sa, cazzo.”

“Come vuoi” Frank sospirò, piegandosi per prendere lo zaino. “Ormai non me ne frega più un cazzo.”

Gerard gemette ad alta voce e balzò verso Frank. Girò entrambi in modo che la schiena di Frank fosse contro la macchina di Gerard, il suo zaino gli volò dalla mano e cadde per terra. Gerard tenne Frank contro la macchina risolutamente e Frank si divincolò dalla sua presa.

“Dammi un cazzo di secondo” Borbottò Gerard, usando una mano per frugarsi in tasca. Frank smise davvero di divincolarsi solo per vedere cosa stesse combinando. Gerard tirò fuori il proprio cellulare, compose un numero, e mise il vivavoce. Squillò un po’ di volte prima poi partì la segreteria.

“Dannazione” Gerard sospirò, componendo un altro numero. Questa volta, squillò un paio di volte ed una ragazza rispose.

“Ti ho visto solo un’ora fa, Gerard. “Cosa vuoi?”

Kat, qual è il mio orientamento sessuale?” Parlò Gerard al telefono, con gli occhi puntati in quelli di Frank. Frank alzò un sopracciglio verso di lui.

“Uh, questa non sarebbe una domanda per te ed il tuo pene, Gee?” Chiese Kat.

“Rispondimi e basta, Kat” Gerard sospirò impaziente.

“Sei così strano.” Kat mormorò quasi incoerentemente nel telefono. “Sei gay. Ti piace il cazzo. E non ho idea del perché lo stia confermando a te.”

“Ed il fatto che io sia gay è un segreto?” Chiese Gerard, senza commentare ai suoi commenti extra.

Nop” rispose, facendo sentire la ‘p’ nella risposta. “Insomma, non vai in giro con un bell’arcobaleno gay che ti esce dal culo, ma sicuramente non lo nascondi.”

“Grazie” Rispose Gerard, guardando Frank con uno sguardo che praticamente urlava ‘Te l’avevo fottutamente detto.’

“Stai bene, Gee?” Chiese Kat.

“Sì, sto bene” Disse Gerard. “Ti spiegherò dopo.”

“No, ormai non provo neanche più a capirti” Disse Kat. “Volevo dire stai bene per la faccenda di Frank? Non sono riuscita a parlarti molto oggi. Sembravi ancora un po’ spento.”

Frank fu sorpreso di sentire quella ragazza parlare di lui anche se lui non aveva idea di chi fosse. Gerard aveva davvero detto la verità? Non ci sarebbe stato modo per lui di sapere che Frank gli avrebbe parlato, quindi non avrebbe avuto modo di pianificare la chiamata.

“Già” Gerard sospirò, guardando intensamente Frank un’ultima volta prima di guardare il telefono. “Ti parlo dopo, okay?”

“Va bene. Puoi sempre parlarmi quando ne hai bisogno. Ciao, Gee.”

Gerard attaccò e rimise il telefono in tasca. Lasciò Frank e si mise a braccia conserte. “Quindi ancora non mi credi? O dovrei chiamare tutti quelli che ho tra i contatti? Risponderanno tutti allo stesso modo. E la maggior parte chiederà di te perché tutto quello che ho fatto è stato deprimermi in giro su come la serata di venerdì fosse stata un disastro e neanche sapevo perché. Ma adesso lo so. È perché sei uno stronzo ipocrita.”

“Non sono ipocrita” Frank scosse la testa. Era l’unica cosa che riusciva a contestare.

“Sì lo sei” Affermò Gerard. “Hai fatto questo gran discorso su come le persone fossero cambiate per averti giudicato, e poi è stata la cosa che hai fatto con me. Hai conosciuto il vero me quella sera, ma poi hai deciso di credere a tutte quelle stupide idee su di me che hai in testa, invece di credere alla persona con cui stavi fottutamente parlando.”

“È che–”

“Non provare neanche a difenderti, Frank, che cazzo” Lo interruppe Gerard. “Sei stato un ipocrita, sei stato falso, sei stato ogni fottuta cosa che hai detto di odiare.”

“Mi dispiace” Si arrese Frank. Discutere non aveva più senso. Gerard aveva ragione. Frank era stato un ipocrita ed aveva giudicato Gerard allo stesso modo in cui la maggior parte delle persone aveva giudicato lui. E soprattutto, aveva rovinato l’inizio di qualcosa che avrebbe potuto essere una grande relazione.

Gerard si era aspettato di sentire Frank continuare a discutere, ma fu sorpreso della lieve scusa che lasciò la sua bocca. La sua faccia esprimeva un pentimento sincero, le sopracciglia erano rovesciate, gli occhi rivolti verso il basso, il labbro inferiore intrappolato tra i denti. Gerard dovette davvero ricordarsi di essere arrabbiato con lui neanche un secondo prima.

“Fa fottutamente schifo quanto velocemente ti voglia perdonare.” Gerard scosse la testa.

Frank lo guardò, con la faccia ancora addolorata. “Fallo” Si lasciò sfuggire Frank, rimangiandoselo subito dopo. “Voglio dire… Spero che lo farai. Se… se venerdì sera è stato tutto vero voglio riprovarci. Lo capirei se non mi perdonassi, comunque, ma… spero solo che lo farai.”

“Hai mai sentito di me che tratto male altri ragazzi?” Chiese Gerard, facendosi scorrere una mano tra i capelli. “Voglio dire, okay, la storia delle ragazze posso capirla, ma ho la reputazione di quello che sfotte la gente in quel modo?”

“No” Ammise Frank esitando. “Però sembrava l’unica cosa ad avere senso.”

“Il fatto che mi piacessi non aveva senso?”

“Non se non eri gay.”

“Ora ci credi che lo sono?”

Frank annuì.

“Avresti dovuto dire di no” Gerard sorrise.

“No?” Frank piegò la testa “Perché?”

“Così avrei potuto dimostrartelo…”

“Oh.”

Gerard annuì. “Oh.”

Gerard incollò Frank alla macchina usando tutto il proprio corpo. Le sue mani e braccia erano le uniche cose a non toccare Frank, usate invece per tenersi contro la macchina. Le mani di Frank erano strette intorno ai fianchi fi Gerard, tenendolo vicino. Gerard appoggiò la fronte contro quella di Frank, con le labbra ad una vicina distanza tentatrice.

“Questo significa che possiamo ricominciare?” Chiese Gerard.

“Sì” Frank sorrise. “Assolutamente. Dio, ultimamente sono stato stronzo con tutti a causa tua.”

“No, sei stato stronzo perché lo sei di natura.”

Frank rise e fece scivolare le mani sulla pancia di Gerard, sul suo petto, ed intorno al suo collo. “Almeno avrò una bella storia da raccontare quando mi spiegherò con loro.” Il sorriso si dissolse dalla sua faccia. “Mi dispiace aver rovinato la serata.”

“È stata una bella serata comunque” Disse Gerard dolcemente. “La fine ha fatto schifo, ma il resto è stato comunque bellissimo.”

“Allora dimentichiamo la fine?” Suggerì Frank, le sue dita scivolarono sotto il colletto della camicia di Gerard.

“Sì” Gerard annuì. “Mi piaceva il punto in cui eravamo prima della fine di merda, anche. Quindi potremmo iniziare da lì.”

Così continuarono il bacio che era stato interrotto quel venerdì sera. C’era ancora quella scintilla familiare e travolgente nel modo in cui le loro bocche e lingue si incontravano. Era abbastanza forte e luminosa da cancellare tutta la rabbia accumulata nella settimana ormai finita. Era abbastanza per vincolare la promessa per un nuovo e migliore inizio per loro due.

 

 

 

E così, la storia è finita.

Io aspetto speranzosa le vostre recensioni, ora devo davvero andare a letto, però.
Buon giorno a tutti!

P.S.
Ho ricontrollato tutto, ciò significa che se ci sono ancora degli errori vi autorizzo a lanciarmi oggetti appuntiti.

P.P.S.
Ho ricontrollato ancora, a distanza di un anno, e ho trovato errori. Fortunatamente nessuno dei vostri oggetti appuntiti mi ha raggiunta.

   
 
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