Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Pietraombra    18/07/2015    5 recensioni
Emma, una normale sedicenne con un sogno nel cassetto: essere qualcuno nel mondo.
E per far sì che questo avvenga, sceglie una via piuttosto difficile, cantare.
Mika, pop-star di fama internazionale, riuscirà a far avverare i più profondi e nascosti desideri della ragazza? E se, durante la permanenza nel loft di XFactor, qualcosa tra loro cambiasse irrimediabilmente?
Le loro vite saranno ancora le stesse?
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CIAO! Questa è la mia prima ff su Mika e la mia prima long in assoluto, quindi siate generosi e lasciatemi critiche, suggerimenti e consigli! :D
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Morgan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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MIKA PARK

 

 

 

 

Era passata una notte e ancora non ero riuscita a chiudere occhio: non potevo credere che avessero eliminato Emilie, non potevo credere di aver perso la mia amica dopo averla ritrovata.

Così mi ero rannicchiata nell'angolino che mi aveva mostrato Ilaria qualche sera prima e avevo ascoltato tutte le canzoni che avevo nell'iPod, da Mika a Katy Perry, per cercare di tirarmi su il morale. Cosa che ovviamente non era successa. Ma a proposito di Mika, tra pochi attimi il suo testone riccioluto sarebbe dovuto spuntare dalla porta d'ingresso al loft e né io né Mario eravamo pronti a riceverlo come avremmo dovuto. Mario infatti non stava granché bene: era pallido come un cencio, tanto che durante il Live aveva dovuto farsi incipriare il naso e le guance diverse volte, e le sue occhiaie sembravano più profonde del Gran Canioon. Ero sicura non fosse una cosa grave, ma per il momento faceva meglio a restarsene a letto.

Mika non avrebbe trovato un bello spettacolo al suo arrivo!

Mi andai a sedere sul divano del salotto e lanciai l'iPod acceso sulla poltrona di fronte a me: senza le cuffiette attaccate nella stanza aleggiava soffuso il ritornello di My Interpretation. Iniziai a canticchiare sottovoce la musichetta, che ormai conoscevo a memoria, e, pensando al mio cantante preferito, mi lasciai cullare dalle braccia di Morfeo.

-WOHAAAAA!!- Il mio cuore. Il mio cuore; credo si sia fermato.

Aprii gli occhi di scatto e mi ritrovai Mika a cavalcioni sopra di me con l'aria di uno che ha appena fatto lo scherzo del secolo.

-Mika... CHE ACCIDENTI FAI?!- urlai picchiandolo con il cuscino che avevo sotto la testa fino a un momento prima. Lui in tutta risposta si mise a ridere come un bambino e si sedette accanto a me. E con lui anche Alessandro, il nostro producer. Io li guardai scandalizzata: l'atteggiamento di Mika poteva passare, alla fin fine si comportava quasi sempre da bambinone immaturo quando era con noi, ma cosa era successo all'altro?!

-Only joking!- esclamò il ricciolino mostrandomi i palmi delle mani quando finalmente smise di ridere. -Ma perchè tu stavi dormendo?- Nell'aria stava ora risuonando Rain. Pausa imbarazzante.

-Le mie canzoni sono per fare la nanna?- chiese sorridendo.

-Ma scherzi?! No, è solo che ho ascoltato ogni pezzo che ho nell'iPod almeno per tre volte, in tutta la notte non ho chiuso occhio neanche un attimo e poco fa evidentemente... sono crollata!- esclamai leggermente imbarazzata. Non volevo pensasse che le sue canzoni non mi piacessero, anche se ormai doveva aver capito che lui per me era praticamente un dio.

-Anyway, dove è Mario? Dobbiamo fare le assegnazioni per la settimana!- disse cambiando discorso piuttosto in fretta.

-Penso sia ancora a dormire... E' malato!- mi affrettai ad aggiungere, vedendo il suo sguardo stranito. Probabilmente si stava chiedendo perchè tutti i cantanti della sua squadra stessero ronfando beatamente. -Qualcuno dovrebbe andare a svegliarlo!- esclamò Alessandro che fino a quel momento non aveva aperto bocca. Poi, capendo che né io né il riccio ci saremmo alzati da quel comodo divano, con un sbuffo abbandonò la sua postazione e si avviò verso le scale che portavano alle stanze da letto al piano di sopra. Io buttai la testa all'indietro e chiusi gli occhi: Emilie mi mancava già un sacco. Pensare all'eliminazione della sera scorsa mi fece capire che da quel momento in avanti saremmo entrati nella gara vera e propria: erano rimasti solo i migliori, e alcuno se ne stavano già andando.

-Perché tu non hai dormito Emma?- mi domandò il mio giudice evidentemente preoccupato.

Riaprii gli occhi e lo guardai: si capiva veramente così tanto che c'era qualcosa che non andava?

-Emilie... sono triste per lei... mi manca molto... poi mi mancano anche Mary e Analize... mi sento molto sola adesso...- risposi tristemente. Ero patetica: mi stavano offrendo la possibilità di realizzare il mio più grande sogno e io li ricambiavo così? Non era la prima volta che mi sentivo stupida da quando avevo varcato per la prima volta la soglia del loft: se volevo veramente rimanere e vincere, dovevo proprio cambiare.

Mika mi sorrise, come se mi capisse: pensandoci bene, quando aveva tempo lui di stare con la sua famiglia tra concerti, album, XFactor e le prime registrazioni di The Voice France?

-Mentre venivo al loft, ho visto che c'è il Luna Park qui vicino... Magari se tu e Mario volete distrarvi possiamo andare lì pomeriggio!- disse lui con gli occhi che brillavano.

-Alle giostre? Sarebbe fantastico! E' proprio quello che mi ci vuole! E forse anche Mario...-

-Penso che Mario rimarrà al loft sotto le coperte...- il ragazzo sardo stava scendendo le scale aggrappandosi al corrimano. Non aveva per niente una bella cera. Mi affrettai a raggiungerlo e lo aiutai a sedersi sul divano. Ok, forse non ce n'era bisogno, ma non si sa mai.

-Mario! Cosa tu hai?- esclamò il riccio in Mikaliano, vedendolo.

-Probabilmente è a causa della pressione di ieri... pomeriggio viene il medico a visitarmi e vediamo cosa dice...- disse il ragazzo giù di morale.

-Noi speravamo di andare al Luna Park dopo pranzo... forse dovremmo stare qui a farti compagnia!-

-No, per carità! Non voglio rovinare i vostri programmi! Voi andate pure, divertitevi anche per me!- esclamò Mario sorridendomi. Io lo abbracciai: forse non ero completamente sola.

-Direi di passare alle assegnazioni allora, ma prima rivediamo le esibizioni di ieri!- esclamò Mika, e così ricominciammo un'altra dura settimana di lavoro.

 

Ero felice: dopo aver mangiato una minima porzione di lasagne preparate da Madh, che tra l'altro erano veramente squisite, andai al piano di sopra per cambiarmi. Avrei proprio voluto soffermarmi ancora un pochino al tavolo e magari fare il bis, ma non potevo permettermi di ingrassare o, peggio ancora, ritardare all'appuntamento con Mika. Aprii l'armadio e constatai che non avevo niente da mettere che fosse all'altezza di una pop-star internazionale del suo calibro.

-Ottimo!- esclamai ironicamente tra me e me. -E adesso che faccio?-. L'unica cosa carina che avevo era un vestitino Chanel che avevo “preso in prestito senza chiedere” dall'armadio di Mary, ma non potevo indossare una gonna per andare sulle giostre! Mi si sarebbero viste tutte le mutande!

A meno che...

Buttai all'aria tutte le cose che avevo ordinatamente stipato sul ripiano a me adibito, cercando le calze nere e un paio di culotte dello stesso colore. Sistemai il tutto sul letto e, compiacendomi del risultato ottenuto, mi avviai saltellando verso il piccolo bagno delle ragazze che avevamo sullo stesso piano. Un po' di ombretto marrone scuro per l'ombreggiatura, l'eyeliner che ingrandisce l'occhio, una punta di correttore sulle occhiaie, il mascara che allunga le ciglia e il trucco è completo! Corsi verso la camera da letto e, dopo essermi infilata in fretta i vestiti, mi guardai nell'alto specchio appeso al muro per vedere se almeno una volta nella mia vita avevo azzeccato un abbinamento: vestito violetto e All Stars alte in tinta, calze semitrasparenti e culotte nere, una collanina d'argento e orecchini di bigiotteria che non mi avrebbero dato fastidio sulle giostre. Ero pronta all'appuntamento sognato da una vita.

Afferrai la mia unica borsetta nera e riempii il portafoglio di tutti i soldi che riuscii a trovare: avrei dovuto portare più contante, ma non sapevo che avrei avuto permessi speciali per uscire dal loft durante la mia permanenza.

Saltellai giù per le scale e mi sedetti educatamente sul divano del salotto per aspettare Mika che, come al solito, era in leggero ritardo. Cinque minuti. Dieci minuti. Un quarto d'ora.

Avevo paura che non sarebbe arrivato: di sicuro aveva trovato qualcosa di più importante da fare che accompagnare una sedicenne alle giostre. O forse no?

-Permesso... Non so perchè diciamo così, ma lo ho imparato!- disse Mika entrando dalla porta del loft tutto imbacuccato nel suo cappotto nero.

-Ciao Mika!- esclamai saltando su dal divano. Se era veramente così freddo, forse non avrei dovuto uscire con la gonna!

-Emma! Tu... sei fantastica!- mi disse lui, quasi sussurrando. Risposi con un educato e imbarazzato “Grazie”, ma dentro di me saltavo dalla gioia. -Ma non avrai problemi a salire sulle giot... giostre con un vestito?- chiese dubbioso.

Si, ma non ho altro da mettere per uscire con uno della tua altezza, e non mi riferisco solo ai centimetri!

-Nooo! Non ti preoccupare, starò bene! Andiamo?- mentii infilandomi il cappotto. Non avrei sicuramente potuto dirgli quello che in realtà pensavo. Giusto?!

-Ho chiesto alle telecamere di non seguirci, così abbiamo totale privacy e possiamo fare tutto quello che vogliamo!- esclamò lui mentre scendevamo le scale. Mi limitai ad annuire: era pazzesco pensare che stavo uscendo insieme a Michael Holbrook Penniman Junior per le vie di Milano, quando solo un mese prima ascoltavo le sue canzoni sognando di vederlo di sfuggita alla fine di un suo concerto.

-Come ti senti allora?- mi chiese lui d'improvviso, forse per rompere l'imbarazzante silenzio che si era formato tra noi.

-In che senso?- Non capivo: come mi sentivo riguardo a cosa?

-Sei la più piccola, come ti sembra la cosa?- mi domandò guardandomi di sottecchi. Non capivo a che punto volesse arrivare.

-Be', non sono proprio la più piccola! Anche Ilaria ha sedici anni e poi sono comunque tutti molto simpatici e dolci con me...-

-Ma Ilaria è più grande di te, her bithday is... in aprile e tu fai gli anni in ottobre!- esclamò. Non aveva tutti i torti, ma d'altronde erano solo pochi mesi di differenza! Eravamo pur sempre coetanee!

Non ebbi neanche tempo di rispondere, che un gran frastuono di voci e urla mi perforò i timpani.

-Siamo arrivati! Che bello! Cosa facciamo noi adesso?- a Mika brillavano gli occhi mentre guardava tutte quelle lucernarie che addobbavano le giostre e le bancarelle tutt'intorno a noi.

-Be', siccome siamo alle giostre... che ne dici di farne qualcuna?- chiesi ironicamente con un sorriso furbetto sulle labbra. -Ma... aspetta un attimo! Tu non hai paura che qualcuno ti riconosca? Anche se dubito che le persone ci presteranno attenzione, la tua altezza non passa di certo inosservata!-

-Non c'è problema: mi piacciono le persone a cui piaccio!- esclamò lui sorridendo da sotto il cappello.

-Ok...- dissi dubbiosa. -Che cosa vuoi fare per prima cosa?- gli chiesi. Volevo proprio vedere cosa avrebbe scelto!

-Mmh... Quella!- indicò una giostra tutta colorata simile a un grande piatto con le barriere ai lati.

Che bello, amavo quella giostra! Purtroppo il giro era appena partito e io e Mika non eravamo riusciti a comprare il biglietto in tempo per salire in quel momento. Guardai assorta il Tagadà e pensai che se non c'era nessuno che cercava di rimanere in piedi mentre la giostra girava follemente, non c'era divertimento!

-Due biglietti per favore!- esclamai arrivando davanti alla biglietteria e tirando fuori il portafoglio dalla borsetta. Mika però fu più svelto di me e, strappandomi i soldi dalle mani, mise una banconota da cinquanta sul banchetto del giostraio. Le possibilità erano due: o non sapeva quanto costavano le giostre in Italia, o non sapeva usare l'euro. Probabilmente tutte e due. Risi al dolce tentativo di offrirmi il giro e, restituendo la banconota al ragazzo, ripresi controllo sul mio portafoglio, pagando cinque euro al ragazzo biondo. Lui mi diede due biglietti giallo fluorescente e io ne porsi uno a Mika.

-Un biglietto per questa giostra costa due euro, non cinquanta!- esclamai una volta in fila per entrare. Il ragazzo si scusò e mi disse che voleva solo fare il gentile, ma che non aveva ancora capito bene come funziona l'euro. Si, l'avevo notato. Seguì un momento in cui nessuno dei due parlò: entrambi stavamo fissando la giostra in folle movimento su se stessa.

-Cosa devo fare io?- mi chiese Mika. Evidentemente non ci era mai salito.

-Devi sederti su una di quelle panchine- indicai i sedili rossi disposti sul perimetro del grande piatto -E tenerti più forte che puoi alle sbarre metalliche dietro di te-

Lui annuì non troppo convinto. Finalmente riuscimmo a salire sulla giostra e a sederci abbastanza comodamente. Mentre nel giro precedente i sedili erano pieni di persone, ora ci ritrovavamo in pochissimi: io, Mika e altri quattro ragazzini che sembravano delle cozze, da tanto erano attaccati ai maniglioni dietro le loro teste.

-Ora ascolta- mi rivolsi al ragazzo accanto a me: non avrei mai voluto che mi seguisse o che si facesse male in qualsiasi maniera. -Qualunque cosa succeda, qualunque cosa io faccia, tu devi continuare a rimanere seduto fino a quando la giostra non sarà ferma, ok?- Il riccio fece segno di sì con la testa e, neanche a farlo apposta, la giostra partì. Era stato strano parlare con quella voce autoritaria ad una persona che aveva quindici anni esatti più di me. Riportai l'attenzione al presente: alla nostra differenza d'età avrei potuto pensare anche dentro il loft. Volevo godermi appieno quelle ore di libertà. Dovevo solo aspettare due giri e poi avrei potuto iniziare a divertirmi seriamente.

Mi voltai a guardare la faccia di Mika divertita: sembrava un bambino che ha appena scoperto cos'è il tiramisù!

Uno.

Dovevo stare pronta ad alzarmi. -Ricorda quello che ti ho detto prima!- urlai cercando di farmi sentire sopra Best Song Ever degli OneDirection dal moro.

Due.

Ora la cosa iniziava a farsi eccitante!

Mi alzai velocemente in piedi mentre la giostra raggiungeva una velocità stabile e mi posizionai al centro del piatto con il busto rivolto all'albero di fronte a me e gli occhi su un punto fisso. Il trucco era continuare a camminare sul posto e non perdere il contatto visivo con il laser rosso davanti a me.

Sentii un gridolino sommesso insieme a un “What the hell are you doing?!” ma non me ne preoccupai più di tanto. Camminai sul posto ancora per un po' mentre la giostra aumentava di poco la velocità e finalmente trovai l'equilibrio giusto. Ora sarebbero iniziate le pazzie. Il piatto si stava inclinando leggermente in avanti, così presi la rincorsa (per quanto lo spazio me lo permetteva) e saltai, raccorciando le gambe. Come faceva spesso Mika ai suoi concerti, in pratica! Morivo dalla curiosità di vedere la sua faccia, ma non osavo staccare gli occhi dal laser per paura di cadere. Così continuai a divertirmi fino alla fine del giro: salto, giro, cammino, rincorsa. Salto, giro, cammino, rincorsa. La giostra ritrovò la posizione originaria e man mano smise di girare. Quando si fermò del tutto feci segno al riccio che adesso poteva anche staccarsi dalla barriera metallica e che dovevamo scendere dal piatto. Ma lui fece una cosa inaspettata: si alzò e, venendomi incontro al centro della giostra, mi abbracciò forte. -Ho avuto tanta paura che tu ti facevi male...- mi sussurrò all'orecchio. Mi venne da sorridere: alle volte era così ingenuo. Come avrei potuto farmi male? Quella giostra la facevo da quando ero una nanetta! Certo, lui non lo sapeva...

-Ora che facciamo?- gli chiesi mentre scendevamo dalle scalette metalliche e ritornavamo in strada.

Lui dapprima mi guardò come per dire “Non ti è bastata questa?”, ma poi indicò una giostra gialla e viola che stava sparando Chandelier di Sia a tutto volume. Ci sarebbe stato da divertirsi: come l'avrebbe presa Mika quando gli avrei detto che quella giostra andava a testa in giù?

C'era molto stranamente pochissima coda, così, dopo aver acquistato i biglietti e oltrepassato un cancelletto, riuscimmo subito a trovare posto senza aspettare di vederla in movimento. La giostra consisteva in un lungo braccio metallico alla cui terminazione erano attaccati quattro seggiolini da quattro posti l'uno: erano certo molto scomodi, ma non si poteva pretendere tutto dalla vita!

-Stai bene? Sei pronto?- Chiesi a Mika, pensando di vederlo spaventato o preoccupato. Invece la sua faccia era vispa e allegra, come se sapesse cosa la giostra stava per fare. O come se pensasse che non potesse essere peggio del Tagadà.

-Io sono tranquillo! Sei tu tranquilla?- mi chiese: mi divertivo un sacco a sentirlo formulare le domande sul modello grammaticale inglese!

-Certo!- gli risposi quasi in tono di sfida. -Se hai paura, chiudi gli occhi!-

Lui annuì, ma la sua espressione diceva che non l'avrebbe fatto. Il braccio meccanico a cui eravamo attaccati iniziò ad ondeggiare, sempre più veloce, sempre più in alto, fino a quando non ci ritrovammo praticamente paralleli al suolo, sospesi a venti metri d'altezza. Il familiare vuoto allo stomaco stava iniziando a farsi sentire quando successe qualcosa che mi fece saltare il cuore in gola: dopo aver sentito per un attimo il tremolio del seggiolino sotto il sedere (le giostre venivano montate in strada in meno di tre giorni, non erano poi così sicure!), Mika mi afferrò la mano e la strinse forse, intrecciano le sue dita alle mie.

Per un attimo pensai veramente che ricambiasse i sentimenti che forse provavo per lui. Ma che stupida! Lui era gay, come avrebbe potuto innamorarsi di me? Era semplicemente impossibile. Arrivai così alla conclusione che avesse semplicemente paura. Purtroppo.

Arrivammo a testa in giù e percepii la mano di Mika stringersi di più alla mia e vagamente sentirlo dire qualcosa come “Holy shit!”. Certo, se non mi avesse preso la mano e si fosse tenuto saldo al maniglione che aveva sulle spalle sarebbe tutto stato migliore, ma egoisticamente non ebbi il coraggio di dirglielo. Probabilmente non avrei mai più stretto la sua mano così forte in tutta la mia vita, dovevo assolutamente approfittarne.

Anche quel giro finì e le nostre dita si staccarono: un freddo polare mi avvolse il palmo, un vuoto che neanche i guanti che avevo in borsa sarebbero riusciti a colmare.

-Allora- riuscii a dire solo dopo qualche istante mentre scendevamo dalla piattaforma in ferro. -Ti è piaciuto?-

Mika mi guardò serissimo: probabilmente no.

-Ma... tu... come tu fai a divertirti?- mi chiese esterrefatto. Al che scoppiai a ridere: per me era sempre stato naturale andare in posti dove ti facevano ribaltare le budella e schiacciare lo stomaco.

-I miei genitori mi portavano sulle giostre molto spesso, quando ero piccola. Poi... be', ecco... se ne sono andati e così Mary, la mia migliore amica, mi ha ospitato a casa sua, con i suoi. Lei non era molto spericolata e io ci ho messo tanto di quel tempo a farla salire su giostre come questa... Con te è stato tutto molto più semplice!- esclamai sorridendo, ripensando a quando Mary aveva insistito ad accompagnarmi sul The King, la giostra che avevamo appena fatto, e poi eravamo dovute subito tornare a casa, dove lei aveva vomitato il mondo.

-Io non sapevo che cosa faceva!- esclamò lui contrariato.

-Che facciamo ora?- chiesi in tutta risposta. Dopo un attimo di smarrimento, lui indicò Area 51 e io lo fissai esterrefatta.

-Mika, se il The King ti ha fatto paura... quella è l'ultima giostra che puoi fare- esclamai. Lui sembrò rattristarsi ma, dopo aver visto come funzionava, decise che se ne sarebbe fatto una ragione.

Poi qualcosa attirò la sua attenzione: percorsi la linea del suo sguardo e capii. Una giostra tutta colorata, con un tendone da circo e tanti disegni strani aveva fatto breccia nel suo cuore. Pensandoci meglio, assomigliava un sacco alla scenografia che aveva fatto allestire per il suo megaconcerto a Parc Des Princes a Parigi.

-Andiamo su quella! Please!- esclamò proprio come un bambino che fa i capricci. Io non ne sarei uscita indenne: fare un giro sull'Amore Express con il proprio cantante preferito, nonché affascinante giudice di XFactor e probabile nuova cotta ma pur sempre gay non sarebbe stato il massimo.

-Non è che possiamo fare... che so, quella là? Oppure questa...- cercai di dissuaderlo indicandogli altre attrazioni, ma fu tutto inutile. Mi prese per il braccio e mi tirò fino a quando non fummo dietro all'enorme coda di gente che quella giostra raccoglieva sempre. Dovevo tranquillizzarmi, non sarebbe successo niente. Cosa sarebbe potuto accadere? Niente, assolutamente niente. Niente. Niente. Niente.

Mika era appoggiato alla balaustra che separava la grande marmaglia di gente che aspettava di comprare il biglietto dalla giostra con lo sguardo completamente perso.

-Cosa bisogna fare?- mi domandò all'improvviso, come se non ci avesse pensato prima e non volesse ritrovarsi in una situazione simile a quella vissuta sul The King.

-Niente di cui preoccuparsi: dobbiamo stare seduti nel vagoncino e aspettare che il giro termini. Fine- spiegai esaudiente. Lui rivolse di nuovo gli occhi alla giostra, che nel frattempo era stata ricoperta dal tendone da circo che avevamo visto prima da lontano.

-E ora?- mi chiese sorpreso, come se in quel tendone si potesse nascondere un mostro pronto a mangiare tutte le persone che di cognome facevano Penniman in un sol boccone.

-Be', ci sarà un motivo perché lo chiamano “Amore Express”...- sperai che capisse, ma non fu così. -Tirano giù il tendone cosicché le persone possano baciarsi indisturbate!- esclamai ridendo, cercando di cammuffare quello che poteva essere visto come imbarazzo.

-Oh... so... I have to kiss you?- mi domandò lui insicuro. Certo Mika, devi baciarmi così io posso perdermi nei miei innumerevoli filmini mentali, poi darmi la più grande delusione della mia vita dicendo che sei ancora innamorato del tuo ex e uccidermi. Già, proprio così.

-Oh no! Se non vuoi farlo, non devi per forza!- mentii. -Voglio dire, ci sono stata tante volte con dei miei amici maschi e ci siamo baciati solo per scherzare, ma con te è tutta un'altra cosa!- aggiunsi poi. Non era una completa bugia, era solo un innocente tentativo di persuasione.

-Ok...- disse solo lui, ritornando a fissare la giostra con quei suoi occhioni marroni che sembravano verdi. E che in realtà non erano né l'uno né l'altro, ma non importava.

-Due biglietti da un giro, grazie- dissi al ragazzo seduto dentro alla cabina, mentre cercavo di tirare fuori i soldi dal portafoglio con una mano e tenere la borsetta con l'altra. In tutto questo Mika stava fissando estasiato i colori e le luci dei dintorni. Come? Cosa dici? Se mi serve aiuto? Noo, tranquillo, faccio da sola.

-Ecco a voi, buon divertimento- disse il ragazzo con voce indifferente dall'altra parte della balaustra. Presi i biglietti giallo fluo e mi accostai a Mika, che intanto si era avvicinato all'entrata della giostra e aspettava di salirci. Le carrozze strepitanti si fermarono e la gente scese ridendo e barcollando; Mika mi afferrò per un braccio e corse verso i posti numero 18 come un forsennato, mentre io cercavo di stargli dietro, il braccio ancora incastrato tra le sue dita.

-Chi prima?- mi chiese riferendosi ai posti da prendere.

-Vado prima io, ok?- dissi sorridendo.

Ci accomodammo nell'abitacolo della giostra e, mentre le ultime persone prendevano posto nei carrellini, assunsi la tipica posa da “se punto bene i piedi non ti uccido”: consisteva tutto nel sapere come aggrapparsi ai lati delle sbarre di ferro per cercare di non schiacciare il compagno che stava sul bordo esterno a causa della forza centrifuga.

-Scusa se ti vengo addosso- gli urlai mentre la giostra partiva.

Che peccato che fossimo arrivati tardi: non eravamo riusciti a sentire l'inizio di Good Girls dei 5 Second of Summer. Amavo quei ragazzi. Ma purtroppo la canzone stava finendo.

La giostra iniziò a girare vorticosamente su se stessa e sentii la pressione dell'aria spingermi sempre più verso Mika, che intanto stava ridendo a crepapelle per qualche motivo a me sconosciuto.

-Più forte, più forte, più forteee!- urlò il giostraio dalla sua cabina, facendo accelerare la giostra e cambiando canzone. Le mie mani cedettero e io scivolai definitivamente sopra Mika. Cosa che, tra parentesi, non mi dispiaceva affatto. -Scusa- dissi invece. Lui a quanto pareva neanche se ne era accorto: avrei scommesso un libro di Harry Potter che si stesse divertendo un mondo.

Ma... ehi! Quella canzone la conoscevo! Dove l'avevo già sentita? Sembrava proprio...

-AAAAAAAAH!- urlai come una forsennata, agitando le mani sopra la testa e cantando a squarciagola.

 

Took a ride, to the end of the line

where no one never goes

ended up, on a broken train

with noboy I know

but the pain, and the long is the same

when the dying,

now I'm lost, and I'm screaming for help

 

Relax, take it easy,

for there is nothing that we can do

Relax, take it easy

blame it on me or blame it on you

 

Era pazzesco, non me lo sarei mai aspettata! Guardai Mika e vidi che anche lui stava cantando: doveva aver riconosciuto la sua canzone. Beh, in effetti sarebbe stato strano se non si fosse ricordato di averla scritta. Era il momento più bello della mia vita! E non era ancora finito! Mi controllai le mani: avevo cinque dita su ciascuna, quindi significava che non stavo sognando.

-Si aaaaaumeeeentaaa!- gridò di nuovo il tizio al microfono. La giostra allora iniziò a girare all'impazzata e le mie mani, che ero riuscita a risistemare in posizione “se stringo forte il manigline non ti spiaccico”, mi abbandonarono definitivamente.

-Merda!- esclamai scivolando di nuovo su Mika, questa volta con tutto il mio peso.

-Are you ok?- domandò il riccio, smettendo di cantare.

-Non riesco a riprendere il maniglione!- esclamai io in risposta. Se non fossi riuscita subito a riprendere la presa, probabilmente mi sarei fatta male.

E allora successe la terza cosa inaspetttata della giornata: il ragazzo sollevò il suo braccio destro dalla sbarra di ferro che mi stava uccidendo le costole e lo passò dietro alla mia schiena, fino a riafferrare l'acciaio freddo davanti a me. Aveva creato una specie di imbragatura! Non ci avrei mai pensato. E poi era stato così dolce e carino e... Emma, smettila con questi filmini mentali da fangirl.

-Better?- mi domandò poi gentilmente.

-Yeah, thanks- risposi americaneggiando.

Relax, take it easy

for there is nothing that we can do

Relax, take it easy

balme it on me or blame it on you

 

It's as if I'm scared, it's as if I'm terrified,

it's as if I'm scared, it's as if I'm play with fire

Scared, it's as if I'm terrified,

are you scared, are we play with fire

 

Relax

 

La canzone stava finendo. Che tristezza.

-Pronti a sbaciucchiarvi ragazzi?!- urlò quel tizio che già iniziavo ad odiare. Insomma, smettila di gridare, mi urti!

Il tendone iniziò a chiudesi e Mika si voltò verso di me con una faccia indecifrabile. Sembrava quasi... spaventato?

-Che succede?- chiesi preoccupata.

-No-nothing-

-Mika, so che hai qualcosa!-

-Io... non so cosa fare...- disse abbassando lo sguardo.

-In che senso?- mi stavo perdendo. Cosa doveva fare che non sapeva se doveva fare?

-I have to kiss you, but I'm gay!- esclamò frustrato.

-Ma non c'è bisogno che tu lo faccia!- risi per mascherare la delusione. Del resto una piccola parte della mia mente sperava ancora che lui si innamorasse di me.

-Ma qui vicino si baciano tutti!-

-Non devi farlo per forza se non ti va!-

-I... I want to kiss you- il mio cuore sprofondò chissà dove, oltre le ossa, le scarpe, la terra. -Ma tu non devi pensare male!-

-Sure!- cercai di essere il più possibile convincente, mostrando i palmi delle mani.

-Ok... so... Are you ready?- cercò di ironizzare lui, ma la tensione tra noi si poteva comunque tagliare con un coltello. Annuii. Lui mi prese il viso tra le mani e io pensai di morire: era quello che volevo da una vita, e ora stava accadendo. Dovevo solo tenere il pensiero dell'omosessualità fuori dalla mia mente. Già.

Ci guardammo negli occhi per un lungo e imbarazzante momento, poi lui decise di annulare la distanza tra noi poggiando le sue labbra sulle mie, così, senza preavviso.

Successe tutto in un attimo, non ebbi neanche il tempo di capire cosa stava succedendo, che mi ritrovai appoggiata a lui, stringendo le mie mani dietro al suo collo, le sue dita tra i capelli.

La miglior sensazione del mondo, e non stavo scherzando.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Eh si................................... dopo 37 capitoli ce l'hanno finalmente fatta!

Per Mika sigificherà qualcosa? O sarà solo un comune bacio a stampo? Ed Emma riuscirà a sopravvivere all'infarto che le sta per venire?

Questo ed altro negli ultimi quattro decisivi capitoli di “Teenage Dreams in a Teenage Circus”!

("Relax" su una giostra è un fatto realmente accaduto)

[Chi sta sclerando perché vorrebbe essere Emma mi lasci una recensione :3]

Piet ;-)

 

 

PS: qui sotto ci sono i link delle giostre in movimento che i nostri amici (magari) hanno sperimentato! Enjoy :-*

 

https://www.youtube.com/watch?v=Furv5ixt0d8

TAGADA

 

https://www.youtube.com/watch?v=scG5GE9yEF0

THE KING

 

https://www.youtube.com/watch?v=2xJP3LabIyw

AMORE EXPRESS

  
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