Angolo Autrice. Buongiorno! Eccoci di nuovo al
nostro
appuntamento. :D Non potete capire quanto sia contenta nel vedere che
la storia
vi stia appassionando – ma d’altra parte chi
può resistere alla cuteness di un
Sesshoumaru cucciolo? Io
di certo non posso. ù_ù Ordunque! Ringrazio
tantissimo _sesshomary, Niky24,
selva oscura e Bruna_e_Julia per
aver recensito lo scorso capitolo, e tutti gli
altri che leggono e seguono la storia nelle retrovie. Grazie, grazie e
grazie!
*_* Tranquilli, ho finito di ciarlare – vi lascio al capitolo.
Buona
lettura! Sempre la vostra,
Niglia.
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{4}
Father
L’accampamento di
Inu No Taisho brulicava di vita
– i falò illuminavano la notte, i soldati si
scambiavano storie e risate
intorno ad essi mentre lucidavano le proprie armi, i cavalli brucavano
pigramente
ai bordi della radura.
Quando Sesshoumaru
sbucò dal bosco portando in
groppa una piccola umana addormentata, tuttavia, ogni rumore
cessò. Ignorando
gli sguardi curiosi e perplessi dei soldati, ed emettendo un ringhio
basso e
minaccioso che intimava a chiunque dei presenti di non avvicinarsi alla
sua
preda, il giovane principe delle Terre dell’Ovest
attraversò l’intero campo a
testa alta e con passo determinato, raggiungendo la tenda del suo
signore e
padre senza degnare di uno sguardo gli altri youkai presenti.
Anche dopo che vi fu
sparito all’interno, i
soldati rimasero in silenzio – nessuno osava proferire
parola. Solo i più
audaci si scambiavano occhiate e mormorii e azzardavano ipotesi su
quanto stava
accadendo – era la prima volta che il piccolo lord rientrava
da una caccia
senza alcun tipo di selvaggina – e i più curiosi
tesero l’orecchio per sentire
che cosa stava accadendo dentro la tenda del Generale.
Il grande Inu No Taisho era
impegnato a rileggere
il trattato di pace recentemente redatto insieme al Lord delle Terre
dell’Est,
motivo per cui avevano pianificato quel viaggio in un primo luogo.
Aveva deciso
di distrarsi immergendosi nella politica per non pensare alla fitta di
delusione che gli aveva provocato il ritardo del suo erede –
sarebbe dovuto
essere di rientro al campo qualche secondo dopo il calar del sole, e
ora invece
era già notte inoltrata. Non era eccessivamente preoccupato
per lui: sapeva che
Sesshoumaru godeva di un potere notevole per un cucciolo di appena
centosette
anni, e che se aveva ignorato il limite che gli aveva imposto per la
sua caccia
doveva avere i suoi buoni motivi. Il Generale sperò per lui
che gli fornisse
una buona spiegazione, perché altrimenti avrebbe dovuto
punirlo, e non era
nella predisposizione d’animo adatta per farlo.
Stava giusto pensando a che
genere di accoglienza
avrebbe dovuto riservargli quando il suo erede arrivò
finalmente
nell’accampamento – il suo youki ribelle pulsava
minaccioso, e Inu No Taisho
aggrottò la fronte con aria incuriosita.
Che cosa era accaduto per
far sì che il suo
solitamente impassibile Sesshoumaru reagisse in quel modo?
La risposta gli si
presentò non appena il giovane
youkai varcò la soglia della sua tenda, trasportando sulla
schiena un piccolo
fagotto umano.
Una volta di fronte a suo
padre, Sesshoumaru
accennò un inchino. «Mio signore»,
esordì. «Ti presento la mia preda.»
Era pressoché
impossibile che il Lord dell’Ovest
rimanesse senza parole, eppure suo figlio riuscì nella
difficile impresa.
Cercando di mantenere un’espressione neutra, suo padre si
sgranchì la voce. «Allora…
Hai intenzione di mangiarla?»
Sul volto del cucciolo
apparve un’espressione così
profondamente indignata che il Generale dovette soffocare una risata
per il
bene dell’orgoglio di suo figlio.
«Certo che no,
padre», rispose quest’ultimo in modo piuttosto
rigido.
«Dunque, cosa
vuoi farne di questa deliziosa
preda?»
«È
mia», sussurrò Sesshoumaru, volgendo appena lo
sguardo verso la bambina che dormiva indisturbata sulla sua schiena.
«La voglio
tenere. Posso, padre?»
Non era esattamente la
spiegazione che aveva
pensato di ottenere, ma il Lord era troppo divertito per farci caso.
Inu No Taisho
osservò a lungo il suo erede,
soppesandolo come a volersi assicurare
dell’integrità del suo desiderio e
chiedendosi se ciò avrebbe potuto rivelarsi deleterio per il
suo addestramento;
infine dovette aver raggiunto la conclusione che tenere
quell’umana avrebbe
potuto giovare alla formazione del cucciolo, e piegò il capo
in segno di
approvazione.
«Molto bene. Ma
che non sia d’intralcio ai tuoi
studi.»
Come se un peso fosse stato
sollevato dalle sue
spalle, il giovane Sesshoumaru annuì solennemente.
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