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Autore: Mysterious Gwen    18/07/2015    0 recensioni
“Qualcosa deve averti distratto. Non avresti mai permesso a quei cani rognosi di morderti”
“Klaus ho anche io l’udito da vampiro. Non volevo origliare quello che hai detto a Elijah ma non ho potuto farci nulla”. Nik abbassò la testa, probabilmente imbarazzato, probabilmente ferito dal fatto che già sapeva come sarebbe andata a finire.
“Così adesso lo sai”. Sospirò. Vedere quel suo lato, sensibile, dolce, umano, mi stava facendo riflettere.[...]
"Non smetti mai di stupirmi”.
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Elijah o Klaus?
Vampiri o lupi?
Ma perché darsi fretta per rispondere se hai l'eternità di una vita davanti?
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Marcel, Nuovo personaggio, Rebekah Mikaelson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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3

 

Erano tre giorni che Klaus non mi rivolgeva parola.Tre giorni che mi evitava, che lo vedevo soltanto durante i pranzi e le cene. Tre giorni che non incontravo il suo sguardo o che non ridevo con lui. Tre giorni, 72 ore, 4320 minuti, 259200 secondi. Eppure a me sembrava una vita. Una vita durante la quale le uniche cose entusiasmati che avevo fatto erano state cacciare lupi, dissanguare i loro corpi, bruciare i loro cadaveri. Cacciare, dissanguare, bruciare, cacciare, dissanguare, bruciare, cacciare, dissanguare, bruciare. Un po’ come la propria canzone preferita in replay. Dopo un po’ la monotonia si fa sentire, il vuoto e la noia ti assalgono e le conseguenze iniziano a mostrarsi. 

Improvvisamente quei tre giorni vennero spazzati via come foglie secche al vento. Klaus fece irruzione in camera mia proprio mentre provavo un nuovo incantesimo per generare nuove vite dal nulla. Volevo cominciare con dei semplici fiori, e quel vaso pieno di terra nuda e secca sul davanzale della mia finestra pareva l’ideale come inizio. Buttò giù la porta proprio come l’ultima volta che lo avevo visto. Le sue urla avrebbero disturbato anche un sordo.

“Claire! Ti è forse andato in pappa il cervello?”. Mi urlava contro con gli occhi iniettati di sangue e le vene sotto di essi gonfie, forse dalla fame, forse dall’ira. Non posso nasconderlo, mi spaventava. 

“Klaus, che cos..”. Avevo la voce tremolante e gli occhi probabilmente sgranati.

“L’abbiamo sempre fatto, è vero, ma questa volta hai proprio superato il limite! Uccidere tutti quei lupi è pericoloso, Claire! Pensi che a loro vada bene così? Decidono di perdere un quarto dei loro compagni e lo accettano? Cercheranno vendetta, e un’altra guerra è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno!” 

Non potei evitarlo, la mia testa ragionò da sola, magia e rabbia presero il sopravvento ed improvvisamente Klaus si trovò sbattuto contro un muro con un taglio alla testa.

“Con che faccia tosta vieni da me dopo avermi evitato per giorni e mi fai la predica? Un’altra guerra è quella che TU non vuoi, non tutti noi. Non sei tu che hai perso genitori e amici nell’ultimo scontro, non sei tu che hai bisogno tu stesso di vendetta, non sei tu che hai conti in sospeso con quei cani pulciosi! Elijah sa di questa predica? E Rebekah? Marcel? Kol?”. Silenzio. Lui taceva, mantenendo fisso il contatto visivo. Sentivo di avere il potere in quel momento ed avendo ragione io, lo esercitai. 

Così continuai imperterrita. “No, ovvio che non lo sanno. E sai perché? Perché TU sai meglio di me che non sarebbero d’accordo con te. Potrai anche essere il padrone di casa, potrai essere il più forte e influente nelle decisioni in famiglia, ma io non sono la tua famiglia, quello che faccio io deve riguardarti solo fino a un certo punto!”.

Poi mi calmai, e con le lacrime agli occhi recuperai un tono di voce normale. “Ne avevamo già parlato. Io ti ringrazio per avermi accolto dopo che avevo perso tutto, amici, famiglia, un posto in cui vivere. Conoscervi è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, ma tu non sei la mia famiglia e io non sono la tua, controlla pure i tuoi fratelli come se fossero marionette, ma non farlo con me. Continuerò a uccidere quei cani rognosi, non ne avrò mai abbastanza, e tu, Niklaus Mikaelson, non dovrai neanche pensare di fermarmi. È la mia famiglia che ho perso, la mia vita. Non una semplice partita a poker”.

 

Correva l’anno 1864, e mentre in Italia il re Vittorio Emanuele II stava per compiere l’unificazione del regno, gli Stati Uniti d’America erano impegnati in una dura guerra civile.    

Nella città di Washington, a poche miglia dalla Casa Bianca, in un quartiere parecchio isolato, una casa, anch’essa bianca. Quel palazzo, quella piccola reggia, apparteneva a una delle famiglie più in vista dell’epoca, quella dei Sullivan. Un grande e maestoso cortile circondato da siepi e porticati in marmo rendeva il complesso più accogliente. 

Era il 2 luglio, una calda giornata estiva, ma nonostante l’afa e l’umidità, in quella camera al primo piano, una giovane ragazza di 16 anni appena era intenta a sistemare i fiocchi e i nastri dell’ampia gonna del suo vestito, mentre osservava allo specchio la raffinatezza della seta con qui questo era stato fatto.  

Toc toc 

“Signorina Claire, è permesso?”

“Oh vieni Rosa, non preoccuparti, sono vestita e quasi pronta”. Un lieve e naturale sorriso illuminò il viso della ragazza. Era bella, bella da togliere il fiato. I lunghi capelli bruni intrecciati le cadevano sulla spalla sinistra e gli occhi verdi erano messi in risalto dalla polvere dorata che ricopriva le palpebre. 

“Siete splendida signorina Sullivan, vostra madre sarà fiera di questa vostra scelta e il marchese Foster non esiterà un attimo a prendervi in sposa”.

Sospirò. “Lo spero tanto”.

 

La festa era ormai cominciata e benché l’occasione non fosse speciale, tutte le persone più in vista degli Stati Uniti d’America avevano raggiunto casa Sullivan. Tutto sembrava procedere alla perfezione, il padre di Claire sosteneva importanti conversazioni con il signor Foster, padre del ragazzo che un giorno avrebbe preso in sposa Claire. Ad un certo punto un grido ruppe l’armonia creata dalle voci degli invitati e dalla musica dell’orchestra,. Non c’era stato tempo di capire cosa stesse succedendo che un uomo con gli occhi gialli, gli artigli da mostro e i denti aguzzi spuntò dalle spalle del piccolo Foster, per poi staccargli la testa e divorare il resto del corpo. L'espressione spaventata della gente era indescrivibile, il terrore era dipinto sul viso dei genitori di Claire, che accorsero il più velocemente possibile per difenderla dal prossimo attacco. Se non fosse stato per loro la prossima vittima sarebbe stata lei.

Li vide morire, fare a pezzi, sparire sotto i suoi stessi occhi. Ma non ebbe neanche il tempo per realizzare quello che stava accadendo; al centro della stanza uno di quegli esseri soprannaturali, quel licantropo, e un uomo stavano lottando.

Quell'uomo, forte, coraggioso, bello, aveva la meglio. Staccò a morsi testa dell'avversario, che rotolò a terra come un mancato goal in una partita di calcio. 

Lupi mannari, vampiri, esistevano solo nelle favole, nelle leggende. Eppure ora erano lì davanti, e tutto sembrava così soprannaturale.

Il vampiro scattò verso Claire, paralizzata e impotente, nonostante i suoi segreti poteri, ma la raggiunse prima qualcos'altro da dietro e....track.

Ora erano morti tutti, anche lei. 

Ma era morta con sangue di vampiro in circolo ed era pronta a svegliarsi presto per una nuova, lunga, eterna vita.

 

 

 

  
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