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Autore: Melitot Proud Eye    18/07/2015    2 recensioni
Thor resta vicino a Loki, ritto sulla terrazza con uno dei loro figli in braccio, e sorride. Gli cinge la vita; si scambiano un'occhiata, poi insieme guardano l'orizzonte.
{Presso fuochi di campo e troni di re incoronati - parte XVIII della serie}
[future!fic post-Avengers/TDW] [Thorki-Thunderfrost]
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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- Questa storia fa parte della serie 'Presso fuochi di campo e troni di re incoronati'
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Nota: scusate per l'attesa! Non riesco a credere di aver pubblicato il primo capitolo a fine maggio O_o fermate il mondo voglio scendere
Rivoglio Frigga nei film... sigh.
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Privilegi del ruolo




La stanza dei principi occupa l'ala più riparata del Válaskjálf ed è adiacente a quella dei sovrani. Nel pomeriggio, i raggi del sole calante entrano dalle finestre e irrorano ogni superficie di luce ambrata, tra suoni di balocchi incantati e cattura-sogni.
La pace viene spezzata da miagolii furiosi. Loki si avvicina con circospezione alla culla, si china e barcolla indietro, tappandosi il naso.
Frigga trattiene un sogghigno. Fare la nonna, pensa, è forse meglio che fare la madre: puoi sederti comoda, coccolare il pupo e guardare i figli che impazziscono dietro al resto.
«Su, avanti» incoraggia. «Che aspetti?»
«Per i Nove» fa Loki, soffocato. «Che fetore allucinante. E non sono svenuti?»
«In realtà credo sia solo Torleik.»
«Chissà quando saranno tutti e due.»
«Tesoro, ti consiglio di perdere poco tempo. Non starà calmo ancora a lungo, se non lo cambi. Fidati.»
E' già un bambino adorabile per non aver strillato. Loki la guarda e sulla sua faccia c'è la schizzinosità accumulata in tutta una vita. «Io? C'è Eir per queste cose. O Fulla. O Gnà. Io ho moltissimi impegni–»
«Loki, un bravo genitore ha sempre tempo per i suoi figli. Io vi ho sempre cambiati e lavati con le mie mani... rafforza il legame. E trovare bambinaie degne di fiducia non è facile.»
Sul viso di Loki passa un'ombra. Frigga ne sente l'eco e la accoglie dentro di sé; a distanza di secoli, il suo cuore torna a riempirsi di ira e paura al pensiero che qualcuno possa avere accesso ai bambini e lo voglia per far loro del male.
«E' così che sono diventata veramente madre» continua, disperdendo la tensione.
«Ma tu sei la dea del matrimonio e della maternità» dice lui, lamentoso, scrutando i pannolini puliti come se gli avessero fatto un affronto personale. Ma è la protesta dello sconfitto: sa che ha ragione. E, più di ogni altra cosa, vuole che i suoi bambini non debbano mai sentirti trascurati.
«Oh, su su.»
«Se proprio devo...»
Frigga batte le mani con brio. «Bene! Allora forza. Ti darò una mano, per stavolta.»
I cambi dei primi giorni li ha fatti lei, al caldo artificiale di una stanza su Jötunheim, mentre Loki si riprendeva dal parto. Non le è pesato; alla nascita di Thor avrebbe voluto avere sua madre ad aiutarla. (Ma ora basta pensare al passato.)
Loki sospira. Allunga le braccia, solleva Torleik dalla culla e, trattenendo il fiato, lo posa sul fasciatoio.
«È orribile» commenta, considerando il mobile. «Chi l'ha voluto così? Dobbiamo sostituirlo il prima possibile.»
Poi sveste suo figlio ed è come se avesse inghiottito un limone.
«Eugh. I marmocchi Jötnar non puzzano così.»
«Mi permetto di dissentire» ride Frigga, sentendosi vendicata. «I tuoi cortigiani devono averteli portati appena borotalcati perché tu, figlio mio, te l'assicuro, eri tale e quale a Thor.»
Loki scuote la testa, rifiutando di crederci.
Mentre iniziano a volare incantesimi di isolamento, purificazione e profumazione dell'aria, Frigga gli passa delle salviette.
«Ora lo sollevi delicatamente per i piedi, gli togli il pannolino sporco e gli pulisci il sederino. Oh, non fare quella faccia» commenta, indulgente. «Ti ci abituerai.»
«È proprio questo che temo» commenta Loki. «Devo approfondire la magia delle levatrici e della casa. È imperativo.»
«Sarebbe barare.»
«Cara madre, io sono il re dei bari.» Ci pensa su. «Oltre che di Jötunheim.»
«Ah.»
Loki si copre la mano di seidr e chiude il pannolino sporco, tenendolo a distanza di sicurezza. Lo fa cadere nel cestino della spazzatura con un'espressione di profondo disgusto.
«Per quanti anni, quest'umiliazione? E da solo. Thor preferirà tornare umano piuttosto che collaborare.»
«Oh, non ne sarei così sicura.»
La guarda, tra il curioso e l'incerto. «Odino...?»
Frigga storce la bocca. «Non era tipo. Ma un paio di volte l'ho ricattato» rivela, e il ricordo della sua giovinezza intraprendente le strappa un sogghigno. «Un vero spettacolo.»
Loki lo rispecchia con una certa naturalezza. «Immagino sia un segreto.»
«Oh, sì.»
Condividono una risata maliziosa, chini su Raði. E oh, Frigga non avrebbe mai immaginato quella complicità così intima ed equa col suo piccolo ombroso, ed è uno dei doni più belli che le abbiano fatto le Norne.
Tocca i piedi di Torleik e il bambino emette una risatina deliziosa. Curioso, Loki abbassa la mano e gli solletica la pancia, tamburellandovi sopra le dita. Torleik strilla, pieno della gioia semplice dei bambini; il mezzo sorriso di Loki diventa luminoso.
In disparte, Frigga osserva, cuore gonfio e occhi lucidi. Andrà tutto bene, pensa. I suoi ragazzi sono tornati a casa.

Nel complesso, è una delle esperienze più disgustose della vita di Loki (parole sue). Ma quand'è conclusa gli brillano gli occhi.
Finché Raði non comincia a strillare.
«Che succede?» indaga Thor, ficcando la testa dentro la porta.
Loki apre le braccia e gli rivolge un sorriso di miele. «Mio carissimo. Capiti al momento giusto.»
Thor è noto per aver affrontato Chitauri e pentapalmi a mani nude; l'amore per la sfida gli scorre nel sangue. Dopo un attimo di perplessità, compreso ciò che gli si chiede, si tira su le maniche, considera gli strumenti a disposizione e si butta allo sbaraglio. Frigga inarca le sopracciglia. Loki sogghigna, certo che fuggirà a gambe levate.
E invece no. Il tempo di arrivare al fasciatoio e stupido padre e figlio sono entusiasti. Nelle mani di Thor, come sempre, sembra tutto più facile. Per colmo di misura, cambia Raði con un buonumore e uno sprezzo dello schifo davvero irritanti, perdendo un sacco di tempo a giocare. Butta pannolini dappertutto, gli cade il borotalco per terra. E il neonato, lasciato troppo a lungo scoperto, gli quasi fa pipì addosso – centrando la tunica nuova di Loki.
«Thor. Grazie tante.»
Frigga ride, incrociando le braccia. «Avete ancora molto da imparare.»

Quando Thor esce portandosi via i figli, impaziente di mostrarli a tutti quelli che lo incroceranno, Frigga coglie lo sguardo esasperato di Loki e si lascia andare all'ennesima risata.
«Tesoro, hai voluto far figli con Thor...»
Loki le lancia un'occhiata a palpebre strette. «Ricordo di aver ricevuto incoraggiamenti e rassicurazioni da ogni dove, madre cara.»
Il sorriso di Frigga non riesce a passare per incredulo. «Perché guardi me, figlio mio?»

   
 
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