Naufragi
Su un'alba rosacea e salmodiante decido
d'annegare in un sogno.
Non i miei sogni di quelli infranti,
morbosi e asfissianti,
rampicanti,
vitreo e verdognolo pallore di una speranza che uccida,
suicida;
ma i sogni di là da venire,
boccioli di mandorlo e pesco
che fiocchino
su per le mie labbra;
perlopiù son sogni di baci:
naufragi.
D'occhiate a limite della realtà
e visioni
sulla soglia della cecità;
di vita che mi ingolfa le vene
e va bene,
ché in fondo è questa, l'essenza del piacere:
lo raccogli per quanto ne possa cadere.
Ineffabile e ciclopico,
quasi mostruoso,
rimane in forma di indistinto pensiero
nelle tombe delle menti degli uomini
nelle profondità cosmiche del mare...
ed è dolce, dolce...
- fosse anche sol per oggi -
...naufragare, naufragare.
Note
Seguito e antitesi, in qualche modo, di "Due maschere"(Solitudine). Distaccato dall'estemporaneissima (e valida in generale) "Decadenza"; lo preciso perchè i miei testi si collegano tutti in qualche modo fra loro, per la maggior parte ricalcano miei stati d'animo e finora - a prescindere da siparietti inseriti consapevolmente in altri contesti, vedi sempre "Decadenza"- non ho mai scritto per puro artificio retorico o ispirazione di un'immagine.
Testo diverso dal solito, molto (forse troppo) lungo, spero comunque pregnante; direi che non sono riuscita a fermarmi, e che nella sopraccitata "cronologia"/saga dei miei pensieri qui mancasse il momento positivo, il momento in cui la concezione del piacere non è asfissiante ma fresca, liberatoria. Quest'alba è stato questo, e spero davvero che duri. Spero vivamente in questa felicità che non sembra, ma c'è, fosse anche solo per oggi.