Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Najara    19/07/2015    4 recensioni
Un anno dopo gli avvenimenti che tutti conosciamo ad Arendelle arriva la primavera e con essa le prime navi, ma non tutte portano cose buone. La regina di Arendelle e la principessa Anna si troveranno a dover affrontare nuovi pericoli e temibili nemici ma per Elsa potrebbe essere in arrivo molto di più... ovviamente non mancheranno il tenerone e spensierato Olaf e il timido e burbero Kristoff.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie di essere qui a leggere questo nuovo capitolo. Spero vi piacerà.

Buona lettura!

 

 

Settimo capitolo: Esmeralda

 

Esmeralda era una piccola ma meravigliosa cittadina. Il suo porto era più grande di quello di Arendelle e numerose navi vi erano attraccate.

“La nave degli ivoriani non passa certo inosservata. L’hanno vista in molti passare ieri sera. Si è fermata solo per una mezzora ed è rimasta al largo, quindi non dobbiamo metterci troppo se non vogliamo perdere il tempo guadagnato.” Era la prima volta che il capitano era di nuovo nella cabina ora donata a Elsa. Sembrava a disagio e non la guardava. Kristoff sembrava esplodere dal bisogno di fare qualcosa mentre lei si sentiva vuota e fredda.

“Abbiamo bisogno della rotta.”

“Vado io!” Si propose subito Kristoff..

“Sai dov’è la biblioteca?”

“Immagino sia quel cupolone con le lettere intagliate nel vetro” Disse Kristoff indicando l’evidente edificio, visibile da ogni parte del porto. Il capitano non disse nulla mentre Elsa annuì.

“Allora vai Kristoff

“Voi non venite?” Chiese lui perplesso.

“No, sono troppo riconoscibile, molti dignitari di Esmeralda mi conoscono, se per sfortuna ne incontrassi uno poi saremmo nei guai. La segretezza rimane troppo importante.”

“Per questo ho vietato a tutti di scendere dalla nave.” Aggiunse il capitano, cercando di riprendersi dalla stoccata di prima.

“Va bene, allora andrò da solo. Sarò di ritorno in un attimo”

“Verrò io con voi” Disse invece il capitano, “Tranquillo, ci separeremo appena toccata terra e sarò a bordo prima di voi.”

“E per quale ragione scendete a terra?”

“Non sono affari vostri” Rispose il capitano.

“State perdendo tempo, tempo che non abbiamo” Intervenne con gelida freddezza Elsa. Kristoff la guardò sbalordito, mai Elsa gli aveva parlato in questo modo. In capitano invece abbozzò un inchino e uscì dalla stanza.

“Elsa… va tutto bene?” Chiese allora Kristoff. La ragazza si voltò, sentendo nel tono della voce una reale preoccupazione.

“Sì… mi preoccupo per Anna”

“Certo, è normale… anche io. Va bene, vado e torno. Li prenderemo.” Aggiunse e poi scomparì anche lui.

Elsa si accasciò sulla sedia mentre le lacrime iniziavano a scendergli lungo il viso. Non voleva essere un mostro. Eppure era ancora così che la vedevano… che il capitano la vedeva.

 

Moluf, quella era Esmeralda?” Chiese Anna non appena il secondo del capitano aprì la botola.

“Sì principessa Anna, presto usciremo dai fiordi”

“Posso farti una richiesta?”

“Certo, ma questo non significa che io la esaudirò”

“Potrei fare una passeggiata sul ponte?” L’uomo sembrò stupito e Anna capì che stava per rifiutare così aggiunse: “Non so più da quanti giorni non esco da qua e l’aria aperta mi manca… non chiedo molto, solo una passeggiata… anche solo di pochi minuti…” L’uomo sembrò rifletterci poi alla fine annuì.

“Verrò a prendervi questa notte, solo pochi minuti”. Anna attese che l’uomo se ne andasse poi strinse i pugni in segno di vittoria.

“Ci siamo Olaf!”

“Vuoi gettarti in mare e fuggire?” Chiese lui tutto eccitato.

“No, sarebbe da pazzi e mi ripescherebbero subito e poi te l’ho già detto, tu vieni con me. No, voglio solo fare un giro e guardarmi attorno, devo sapere esattamente dove siamo. Perché anche se a volte non sono stata attenta durante le lezioni in quelle di geografia lo sono stata. Esmeralda è l’ultima città dei fiordi, poi si entra nell’oceano.”

“E allora? E’ solo un lago più grande…” Anna sorrise.

“Esatto e con correnti e venti molto più forti. In particolare quando le acqua dei fiordi si scontrano con quelle dell’oceano. Bisogna fare attenzione e le onde sono forti e si infrangono con gran fragore sulle paratie. Allora, Olaf, tu ed io apriremo la botola ed usciremo. Senza che nessuno se ne accorga”

“Ma…” Il pupazzo di neve la guardava confuso.

“Guarda” Indicò allora lei e scostò di un poco la paglia che le faceva da giaciglio. Sotto vi era un coltello.

“Dove lo hai preso?” Chiese Olaf gli occhi sgranati.

“Quando sono andata a cena del capitano. Ho fatto un po’ di casino, mi sono infuriata e ho urlato, ricordi? Ebbene, nella confusione ho rubato un coltello.”

“Wow” Disse solo meravigliato il pupazzo di neve.

“Però fino ad ora non avevo speranza di usarlo” Non disse che lo aveva preso con l’idea disperata di usarlo per togliersi la vita. “Ma quando tutti saranno impegnati nelle manovre noi usciremo da lì” Anna indicò il piccolo oblò della loro cella. Era stato inchiodato e filtrava solo un po’ di luce, ma con il coltello avrebbe allentato i chiodi e staccato le assi.

“Ma quando saremo usciti da lì, cosa faremo?”

“Ecco… qui il mio piano si ferma, e anche per questo devo fare un giro sul ponte, mi guarderò attorno e troverò una soluzione, vedrai.” Anna sentiva che presto sarebbe stata libera. Vedere Esmeralda l’aveva riempita di sollievo. Era come se riconoscere quella città che aveva solo studiato le avesse ridato il coraggio. Non era persa. E lì c’erano tante persone che conosceva e che l’avrebbero aiutata e protetta. Doveva solo arrivarci.

 

Un leggero bussare le fece distogliere l’attenzione dal libro che stava leggendo.

“Avanti” Disse solo Elsa mentre si alzava. Se era Kristoff aveva fatto davvero in fretta. “Capitano”

Disse solo quando capì di chi si trattava. La donna fece un passo avanti.

“Io…” Si interruppe poi raddrizzò le spalle con maggiore sicurezza. “Ho preso questo per voi.” Detto questo le porte un vaso pieno di terra.

Elsa lo guardò perplessa, poi guardò il capitano che arrossì.

“Lo so che non sembra gran che così… ma è un seme di speranzia, è una pianta molto rara che dona dei fiori dai colori caldi e profumati.” Elsa la guardò e malgrado quello che era successo non poté fare a meno di rimanere piacevolmente colpita.

“In genere mi si regala dei fiori già sbocciati” Disse però, anche se il suo tono non era più freddo. Il capitano sembrò capirlo perché sorrise.

“Lo immaginavo. Eppure non c’è cosa più bella che far crescere qualcosa, dandogli l’amore e le cure di cui ha bisogno”. La donna fece un passo avanti e tese la sua mano. Elsa la guardò stringendo le braccia contro se stessa in un gesto di paura che non l’aveva ancora abbandonata. “Datemi la vostra mano” Mormorò allora il capitano. Elsa la guardò negli occhi. Occhi nocciola caldi e dolci. Tese la mano e sentì le dita della donna serrarsi attorno alle sue. Poi il capitano si inchinò e sorprendendola si portò la mano alle labbra e vi depose un delicato bacio. Elsa rabbrividì a quel contatto inaspettato. Ma furono dei brividi piacevoli.

“Capitano!” L’urlo del marinaio la sorprese ma il capitano non lasciò bruscamente la sua mano, al contrario la strinse un po’ più forte per un secondo e poi la lasciò delicatamente.

“Sì?” Chiese poi voltandosi. Il marinaio entrò nella stanza sul viso l’agitazione.

“L’hanno preso!”

“Chi?”

“Hanno preso il ragazzo della regina” Disse solo il marinaio, alludendo chiaramente a Kristoff.

Kristoff? Chi l’ha preso? Quando?” Chiese agitata Elsa.

“Il capitano mi aveva chiesto di seguirlo discretamente, ha corso fino alla biblioteca, è entrato ed è uscito una decina di minuti dopo, poi mentre correva di nuovo al porto l’hanno aggredito in cinque, non ha potuto fare niente.”

“E tu cosa hai fatto?” Chiese il capitano ma il marinaio non si scompose.

“Erano troppi anche per due così ho aspettato che lo immobilizzassero e poi li ho seguiti fino ad una bettola, poi sono tornato qua di corsa.”

“Ottimo lavoro, temevo che avessero lasciato qualcuno…” Il capitano posò la mano sulla spada, poi guardò Elsa “Cosa facciamo?”

“Andiamo a salvarlo!” Disse lei stupita dalla domanda con una risposta così ovvia.

“Salvarlo significa perdere altro tempo, dovremo aspettare il buio, invece potremmo avere la rotta nel giro di una mezz’ora.” Elsa la guardò scioccata.

“Non possiamo abbandonarlo”

“Vostra sorella o lui”

“Non è una scelta possibile e non è nemmeno questa la scelta, forse perderemo un giorno, è vero, ma lo salveremo e dopo andremo a prendere mia sorella e recupereremo il tempo perduto grazie alla velocità della vostra nave”

“Tenete così tanto a quell’uomo dunque? Bene.” Si voltò a guardare il marinaio “Scegli dieci uomini fidati” L’uomo annuì e uscì correndo. Il capitano si voltò verso di lei.

“Cosa state facendo?” Elsa era intenta a raccogliere la treccia in uno chignon che avrebbe poi nascosto sotto al cappello.

“Vengo con voi”

“Non se ne parla” Elsa alzò lo sguardo con aria di sfida a quelle parole.

“E come pensate di fermarmi?” Chiese.

“Non potete! Possono riconoscervi e poi non potrò garantire la vostra sicurezza”

“Non sono una bambina, saprò cavarmela”

“Non avete il vostro potere a proteggervi”

“Questo lo so!” Elsa strinse i pugni “Ne sono dolorosamente consapevole in ogni instante che passo lontano da Anna, perché se avessi il mio potere niente e nessuno potrebbe portarmela via!” Il capitano fece un passo indietro, colpita dalla forza e dalla disperazione contenute nella sua voce e nelle sue parole.

“Va bene allora… andiamo a salvare quel biondino” Sorrise ad Elsa che non poté fare a meno di ridere a quella descrizione del grande e forte Kristoff.

“Anche io ho i capelli biondi capitano” Le ricordò Elsa mentre uscivano dalla stanza.

“Oh lo so…” Mormorò il capitano e Elsa sorrise raggiungendo il ponte della nave.

Poco dopo erano nelle strade di Esmeralda, il marinaio faceva loro strada mentre Elsa si teneva in mezzo al gruppo il più nascosta possibile.

Non ci misero molto ad arrivare all’edificio in cui avevano nascosto Kristoff e il capitano divise gli uomini che si appostarono per aspettare. Avrebbero tentato qualcosa solo quando la notte fosse calata.

Elsa era insieme al capitano sul terrazzo di una casupola che permetteva una buona visione sulla bettola.

“Com’è essere regina?” le chiese il capitano. Elsa rifletté sulla domanda, era difficile dare una risposta a chi non sapesse cosa volesse dire.

“E’ impegnativo… devi essere sempre all’altezza, fare sempre la cosa giusta e pensare sempre al tuo popolo prima che a te stessa…” Sospirò, “Ho gravemente fallito durante i miei primi giorni di regno…”

“Perché pensate sempre a quello?” Elsa si voltò sorpresa dal tono veemente della voce del capitano.

“Siete stata un’ottima regina per tutto il vostro anno di regno. Il popolo vi ama e vi rispetta. E non per il vostro potere, ma per il vostro cuore. Allora perché ritornate sempre a quei giorni? Insomma, perché tutti vi hanno perdonato ma voi non siete capace di perdonare voi stessa?”

“Io… non è così semplice! Ho gelato il regno, ho quasi ucciso mia sorella! Ho agito per puro egoismo”

“Non è vero, vi siete sempre trattenuta e nascosta per paura di fare del male alle persone accanto a voi. Avete scelto la solitudine per non ferire nessuno”

“Come fate a sapere queste cose?” Elsa la guardò stupefatta e vide la donna impallidire.

“L’ho intuito, ecco tutto. Mi avete raccontato la vostra storia ed ho imparato a conoscervi in questi giorni.” Elsa la valutò ancora un momento poi scosse la testa.

“Non importa se ho solo cercato di fare quello che credevo essere il bene, nella realtà dei fatti io mi ero davvero trasformata nel mostro che temevano i miei genitori.”

“Elsa, Anna vi ama non perché è una ragazza eccezionale” Allo sguardo arrabbiato il capitano alzò le mani “Va bene, è eccezionale. Quello che voglio dire è che basta conoscervi un po’ per amarvi.” Nel vedere Elsa sgranare gli occhi continuò balbettando “Per esempio basta guardare il vostro popolo”.

“Capitano…” Elsa vide come arrossiva e all’improvviso ricordò le sue labbra sulla mano.

“Vado a vedere se nessuno dorme” Disse il capitano rapida sfuggendo dal momento imbarazzante, se ne andò lasciandola sola. Elsa la guardò dall’alto muoversi tra i vicoli con noncuranza ma passando in rassegna gli uomini della ciurma.

La loro conversazione risuonava ancora nella sua testa. Era possibile che il capitano provasse qualcosa per lei? No. Elsa scosse la testa. Era un’idea ridicola.

Lanciò un’occhiata alla bettola e rimase senza fiato, Kristoff era trattenuto da quattro uomini che lo stavano guidando verso uno dei vicoli. Senza riflettere scese le scale e raggiunse la strada poi si mise a correre in quella direzione.

 

  
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