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Autore: ChiaraColfer    19/07/2015    1 recensioni
La sua mente è piena di figure astratte.
Figure con braccia e gambe magre, figure sproporzionate, figure bavose o figure che si dissolvono in prossimità della testa.
Figure che non ci sono nella mente delle altre ragazze come lei, e queste sono i pensieri.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la storia di Lily, una ragazza che non si arrabbia mai. Una di quelle che si fa in quattro per aiutare gli altri e non riesce ad arrabbiarsi anche quando dovrebbe, una di quelle che rimane in silenzio e i suoi pensieri si generano solo nella sua testa invece che ad alta voce.
Essa vive una vita monotona costituita da normali ritmi giornalieri.
E' una persona che osserva molto, che si perde nelle azioni dei suoi simili e cerca di comprendere tutto il buono che c'è nell'essere umano. Spesso non riesce a trovarlo il buono, spesso è oppresso dalla cattiveria.

La sua mente è piena di figure astratte. Figure con braccia e gambe magre, figure sproporzionate, figure bavose o figure che si dissolvono in prossimità della testa.
Figure che non ci sono nella mente delle altre ragazze come lei, e queste sono i pensieri.
I suoi pensieri assomigliano a dei mostri, forse è per questo che nessuno riesce a comprenderla.
Se chiude gli occhi può quasi immaginare che tutto quello che la circonda sia ciò che c'è dentro la sua testa, che i suoi amici, i suoi familiari e tutto il resto siano le stesse creature che ha dentro la mente.


                                                                                        ***

Una porta di ebano si avvicinava sempre di più verso di me, dovevo aprirla. Sentivo di dover abbassare la maniglia. E così feci. Ciò che mi ritrovai davanti non fu che l'aula della prima ora del lunedì, la stessa identica aula spoglia, con gli stessi banchi graffiati e pieni di scritte. Perplessa mi misi a sedere e aspettai l'arrivo dei miei compagni.
Poco dopo una lunga fila di creature tutte diverse tra loro si trascinò lentamente verso i banchi. Alcune erano grasse, altre magre, altre colorate, altre in bianco e nero, altre avevano gli occhi accesi da un piccolo fuoco, altre invece avevano dei buchi neri.
Guardai il corteo sfilare verso i banchi a bocca aperta, mi chiesi se gli dava fastidio il mio aspetto.

Più le osservavo e più capivo di conoscerle, quella era la mia classe. Alcuni di quelli erano i miei amici ed erano delle strane creature. Non sapevo come tutto quello era possibile ma era proprio lì davanti ai miei occhi. L'ultima creatura era una specie di tartaruga tutta ripiegata su se stessa con delle piccole braccia lunghe rivolte verso il basso e dava l'idea di un gomitolo sfilacciato, era di colore nero con dei grandi occhi spenti. Non c'era nessun fuoco dentro quegli occhi, non c'era passione, non c'era amore, erano semplicemente neri.
Mi persi ad osservare gli altri, accanto a me c'era una creatura con dei “capelli” infuocati che vibravano leggermente e scoppiettavano. Questa volta mi accorsi che i suoi occhi erano accesi da un leggero fuoco, sembravano scintillare di rabbia verso il mondo.

Il mio sguardo cadde rapidamente verso gli altri. Una piccola e magra creatura sedeva nell'angolo infondo, era così magra che avevo il timore che con un soffio di vento volasse via. Dove mi trovavo? Che luogo era quello?
Quando la creatura che doveva essere il professore iniziò a parlare capii che mi trovavo dentro la mia mente.
Ma questo come era possibile? E perché tutti sembravano non accorgersi della mia presenza?
Non sono mai stata una persona che ama stare al centro dell'attenzione ma lì sembrava che facessi proprio parte del muro o che fossi una specie di soprammobile.

“La nostra esistenza è precaria, è basata su un filo che noi non dobbiamo assolutamente rompere. Da adulto vi consiglio di addolcirvi e di non essere cattivi verso il prossimo.” annunciò il professore con voce rauca e profonda.
Le creature ascoltarono visibilmente interessate, alcune tremarono appena, altre si limitarono ad annuire.

“Potremmo esplodere da un momento all'altro, e questo non deve accadere. Dobbiamo semplicemente calmarci e rilassarci.”
Il discorso mi arrivò alle orecchie come una nenia, lenta e angosciosa.

“Abbiamo perso uno di noi la scorsa settimana, e questo non deve succedere nuovamente. Alcuni di noi si stanno disintegrando.”
Gli occhi grandi e rotondi del professore caddero su quella creatura magrissima infondo all'aula.
Un suono lontano fece alzare in piedi tutte le creature presenti che si misero in fila indiana e iniziarono il lentissimo corteo verso l'uscita, li seguii.
Decisi di vedere dove andavano e usciti da quella porta mi ritrovai in uno spazio più grande con altre centinaia di creature. Mi accorsi che c'erano tante porte da cui uscivano gruppi di creature diverse. Mi colpì un gruppo, che era composto da esseri a forma di bolla. Come se fossero tante bolle di sapone attaccate insieme da formare un corpo. Poi ce ne erano altre tutte acquose, altre minuscole e alcune giganti.
Erano spartite in gruppi e capii che mi trovavo nel covo della rabbia, era il più numeroso di tutti ed evidentemente stava per esplodere.

Tutti gli altri gruppi si compattavano con quello della rabbia per dargli forza, per sostenerlo e cercare di placare la catastrofe che stava per succedere. C'era una grande frenesia per quei lunghi corridoi, tutti davano il proprio aiuto alla rabbia.
Poi ad un tratto un vento lieve si alzò e il più magro della rabbia volò via, causando il panico generale. Altri gruppi entrarono in azione. Quello dei sensi di colpa, quello della delusione e quello della pazienza.
Quell'attimo causò il panico più totale, i gruppi presi in considerazione iniziarono a correre velocemente lungo un corridoio.
Un corridoio infinito che si faceva sempre più ripido, sempre più scuro. Il vento era ancora più forte e stava spazzando via gran parte delle creature che emettevano un urlo strozzato.
Ciò che udii dopo mi fece ancora più paura del forte vento che stava spingendo tutti noi infondo al corridoio. Era un'onda, era lo stesso inconfondibile rumore di un mare in tempesta. E sembrava un'onda veramente grande.

Mi voltai lentamente, come fecero le creature vicino a me, e ciò che mi trovai davanti mi fece sussultare sul posto.
Era una barriera enorme di parole.
Un onda di parole si stava per abbattere su di noi, era giunta la mia fine me lo sentivo.
Quando quei secondi interminabili giunsero al termine mi ritrovai sommersa da una valanga di lettere, parole, frasi.
C'era un silenzio inquietante, mi guardai intorno e notai che delle creature ne erano rimaste giusto due o tre. Quel mare di parole si era mangiato tutto, lasciando in vita solo alcuni esseri.
Pensando di essermela scampata mi avvicinai alle altre creature, che traballando si misero in piedi. Notai che erano molto più piccole, molto più magre. Sembrava quasi che si stessero disintegrando. Un bagliore caldo e rassicurante mi illuminò dall'alto, era ad intermittenza sembrava una di quelle lampade dove dentro ci rimangono le falene. E io, proprio come una falena, volevo arrivare a quel bagliore. Volevo toccare quella luce, ed essere illuminata, volevo vedere la fine di quel tunnel.

                                                                                       ***
Lily aveva chiuso gli occhi un attimo prima di scoppiare, non ce la faceva più. Le parole le erano uscite dalla bocca senza che lei potesse più fermarle, come un mare in tempesta.
E doveva ammettere che era liberatorio. Tutta la rabbia repressa era svanita, nascosta negli angoli più remoti della sua mente. Oramai non rimaneva altro che un mare calmo pieno di vittime che si stavano sciogliendo
al sole.


Angolo Autrice

Salve a tutti, questa è la mia prima storia originale. Ho sempre scritto e pubblicato fanfiction, ma ultimamente mi sto più dedicando alla scrittura di racconti. Fatemi sapere che cosa ne pensate con una recensione!
Grazie per aver letto, a presto! :)
ChiaraColfer.
  
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