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Autore: DAlessiana    19/07/2015    2 recensioni
“Cosa ti porta a Washington?” chiese, una volta incamminatosi con lei “Il BAU. Vorrei entrare nella squadra e, per miracolo, ho ottenuto un colloquio con l'agente Aaron Hotchner, che è a capo dell'unità. Devo sostenere il colloquio e se andrà bene e le mie preghiere verranno esaudite, lavorerò con la migliore squadra mai vista in campo!”
PRIMO CAPITOLO MODIFICATO!
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aaron Hotchner, Jennifer JJ Jareau, Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Aurora fissava la foto della ragazza di sedici anni sul tabellone. Era così somigliante a lei, che se avessero avuto la stessa età sarebbero state considerate due gemelle.
“Quindi la A incisa sulla mano della vittima sta per il mio nome?” chiese ai pochi agenti rimasti, tra i quali JJ, che sorrise amaramente, annuendo.
“Non capisco. Se io sono il suo bersaglio, perché non rapirmi subito?” domandò ancora, scostando lo sguardo dalle foto.
“Perché sei un agente di polizia e sai difenderti bene, lui ha un piano ben preciso in modo che tu non possa fare resistenza.” rispose Rossi, notando che Hotch non aveva alzato lo sguardo dal telefono sul tavolo, fingendo di guardare i fascicoli, sicuramente in attesa di qualche chiamata o un messaggio da Morgan.
“In pratica vuole distruggermi prima mentalmente...” costatò Aurora, sapere che uno psicopatico è ossessionato da te e che puoi aver scaturito questo meccanismo con un solo sguardo, non è esattamente la notizia più bella della giornata.
“Vorremo farti un intervista cognitiva, in modo da scavare nel tuo passato, se per te va bene” disse JJ, sperando vivamente che Aurora accettasse, perché in quel momento era l'unica possibilità che avevano.
“Tutto pur di prenderlo” annuì la ragazza e seguì JJ in una stanza più tranquilla dove poter effettuare l'intervista.
Rossi le seguì con lo sguardo per poi sedersi accanto ad Hotch, stavolta doveva capire veramente che cosa gli stesse succedendo.
“Ti ho mai detto che non sei un bravo attore, Aaron?” chiese per rompere il ghiaccio “So che c'è qualcosa che ti preoccupa e vorrei sapere cosa, così posso aiutarti” aggiunse. Hotch incrociò il suo sguardo e fece un respiro profondo.
“Sto pensando di chiedere il trasferimento” disse e per Rossi fu come ricevere un proiettile in pieno petto.
“Che cosa? E perché mai dovresti chiederlo?” domandò senza nascondere lo shock per la notizia.
“Potrei dirti che è per Jack, in modo da stargli più vicino perché sta crescendo, ma mentirei ad entrambi. In verità non credo più di essere in grado di guidare questa squadra, forse dovrei farmi semplicemente da parte...” rispose Hotch e Dave, per la seconda volta negli anni in cui aveva lavorato fianco a fianco, vide la vulnerabilità negli occhi del collega, nonché amico.
“Perché? Solo perché hai avuto uno scontro con Morgan o forse perché Reid è rimasto ferito? Sapevi che non sarebbe stato facile essere a capo di una squadra, ma tutti noi nutriamo un profondo rispetto nei tuoi confronti e crediamo in te come capo. Se questa squadra è considerata la migliore dell'unità è anche grazie a te, Aaron. Se tu te ne vai, questo team non farà altro che disperdersi fino a sparire del tutto.” replicò l'italiano, guardando negli occhi l'altro.
“Pensiamo prima a risolvere questo caso poi parlerò anche con gli altri.” disse seriamente Hotch, tornando ad esaminare le foto dei cadaveri, nel frattempo Rossi aveva inviato un messaggio a Derek.
***
Quando entrò nella stanza di Reid, Morgan lo trovò, come sempre, immerso nella lettura di un libro e notò che era quasi alla fine. Capì che non l'aveva sentito arrivare, poiché troppo preso dal libro e quando leggeva Spencer era come se fosse in un mondo tutto suo.
“Che cosa bisogna fare per staccarti un po' dai libri, ragazzino?” chiese retoricamente Derek, facendo sobbalzare Spencer.
“Ehi. Non ti avevo sentito arrivare...” rispose, a sua volta, il giovane. Chiuse il libro e lo ripose sul tavolino, si sistemò meglio sul letto. “Che ci fai qui? Non dovresti essere alla ricerca del secondo SI insieme agli altri?” aggiunse, credeva che non avrebbe rivisto nessuno della sua squadra fino a domani.
“Anche tu dovresti essere lì domani” replicò Morgan, ancora incredulo dal fatto che il capo lo avesse sollevato dal caso.
“Ho capito. Hotch vi ha detto che mi ha sollevato dal caso e tu non sei d'accordo con la sua decisione, così sei andato a fare due passi per schierarti le idee” disse Reid, pur sapendo quanto Morgan odiasse che qualcuno gli facesse il profilo.

“Perché tu sei d'accordo?” ribatté l'uomo di colore, facendo sorride Spencer alla sua affermazione. “Certo che no! Ma io non sono un maschio alfa e non mi sognerei mai di affrontare Hotch!” esclamò Reid. “So che non sei d'accordo con la decisione di Hotch, ma noi ci siamo sempre fidati di lui, perché non farlo anche adesso?” aggiunse Spencer, vedendo l'espressione spaesata sul volto di Derek.
“Quindi non vuoi sapere gli sviluppi del caso?” domandò l'agente ed il dottore alzò di scatto lo sguardo verso l'altro.
“Non voglio metterti nei casini, Morgan” disse, dopo averci pensato su ed in quel momento il cellulare di Derek squillò.
“Devo andare. Ci vediamo domani, ragazzino” disse Morgan, dopo aver letto il messaggio con aria preoccupata.
Spencer ebbe solo il tempo di salutarlo con la mano prima che l'agente sparisse dalla sua stanza. Il ragazzo, rimasto da solo, prese il cellulare che era riposto sul tavolo e compose il numero dell'unica persona capace di trovare anche il più piccolo segreto sul conto di qualcuno.
“Qui è Penelope Garcia, il vostro oracolo personale! Voi mi dite cosa desiderate ed io eseguo, chi mi cerca?” salutò con il suo fare eccentrico l'informatica.
“Garcia, sono Reid. Dovresti fare una ricerca per me” disse, dopo aver riso per la presentazione dell'amica, Spencer e cercò di marcare il più possibile per me.
“Mio piccolo federale spavaldo! Dimmi tutto!” esclamò l'altra, alludendo al fatto che Reid si fosse buttato per salvare Aurora, pronto a morire.
***
JJ si era seduta sulla sedia che era riposta al lato opposto del divanetto in pelle, dove c'era Aurora. “Prima di tutto, voglio che tu sappia che qui sei al sicuro e qualsiasi cosa brutta che ti ritornerà in mente, sappi che ora è solo un ricordo lontano. Sei pronta?” disse la federale, cercando di risultare il più delicata possibile, Aurora annuì.
“Bene. Adesso chiudi gli occhi, che cosa ti viene in mente quando pensi alla tua infanzia?” chiese JJ, notò le mani protese di Aurora e le strinse tra le sue.
“Sono in auto con mamma, papà e Roberto. Stiamo andando a cena fuori ed io sono contenta, perché raramente ceniamo fuori, ma oggi è un giorno speciale” iniziò la poliziotta, dopo aver preso un profondo respiro.
“Bene, ora dimmi perché è un giorno speciale? E' forse il compleanno di qualcuno?” domandò la bionda.
“No, papà ha vinto una causa che sembrava persa in partenza e ne sta parlando con la mamma. Io, però, guardo Roberto che è accanto a me, ha il volto imbronciato, sarebbe dovuto andare ad una festa, ma è stato punito per un insufficienza.” continuò e Jennifer capì che era ora di andare avanti e di portarla alla sua adolescenza.
“Ora andiamo avanti veloce. Raccontami del primo incontro con Stephen, puoi farlo?” chiese, stava andando con calma, perché era sicura che se avesse detto ad Aurora di parlarle direttamente di dieci anni fa l'unica cosa che avrebbe ricordato sarebbe stata la morte dei genitori.
“Eravamo ad una festa, a casa di una mia amica e c'erano anche degli amici di suo fratello. Appena lo vedo mi attrae subito, ma non vado da lui perché mi vergogno. Lo cerco con lo sguardo e dopo un po' i nostri occhi si incontrano, lui mi sorride ed io mi toccò il viso, perché lo sento caldo ed ho paura di essere arrossita. Le mie amiche mi costringono a parlargli e sono convinte che anche lui sia attratto da me, allora mi alzo, ma lui scompare dalla stanza ed io mi sento una stupida. Mi volto verso le mie amiche, ma me lo ritrovo davanti mentre ride perché ha notato la mia faccia spaventava. Si presenta ed io faccio lo stesso, ci sediamo uno accanto all'altra e passiamo la serata insieme.” rispose, a sua volta, Aurora e JJ non poté fare a meno di notare che il corpo si era rilassato, il volto non era più teso come quando aveva parlato dei genitori. Aveva amato davvero Stephen.
“Ora dimmi, c'è stata qualche occasione in cui ti sei sentita a disagio mentre eri con Stephen, come se qualcuno avesse gli occhi puntati su di te?” domandò l'agente, con tono di voce calmo e dolce. Aurora sembrò pensarci su per alcuni minuti e JJ stava quasi per perdere le speranze, quando la giovane sembrò illuminarsi come una lampadina.
“Quando Stephen mi ha presentato al padre ed al fratello. William non mi staccava gli occhi di dosso ed è anche venuto al funerale dei miei genitori. E' stato accanto a me tutto il tempo e mi ha fissato per tutto il tempo, ora che ci ripenso era un po' inquientante.” esclamò l'agente Bianchi e comprese perché il suo istinto, quando William era venuto in centrale, le diceva di non fidarsi di lui. “Il legame tra fratelli è uno dei legami più forti che esista e corrisponde con l'impeto di rabbia sull'ultima vittima.” notò, a malincuore, Jennifer e dopo aver sciolto la stretta delle mani, le donne uscirono dalla stanza.
***
Derek, pur avendo del lavoro da fare, insistette per poter accompagnare Reid dall'ospedale all'hotel dove tutti i membri della squadra alloggiavano.
“Non dovevi accompagnarmi per forza” disse il genio, per l'ennesima volta, mentre apriva la porta della sua camera.
“Smettila, ragazzino! Non mi è costato niente” replicò Morgan, che aveva insistito anche per portargli la borsa, che ora aveva riposto sul letto.
“Hai risolto poi con Hotch?” chiese il giovane federale, mentre cercava un modo per scoprire gli sviluppi del caso in corso, non poteva di certo ignorare che, come aveva detto Garcia, la ragazzina uccisa fosse identica ad Aurora.
“Be', nessuno di noi due è tornato sul discorso. Lo conosci, se ha qualcosa di personale da chiarire con qualcuno di certo non lo fa durante un indagine” rispose Derek e si voltò per andare via, ma Spencer lo bloccò.
“So che il nuovo SI punta ad Aurora. Garcia mi ha detto della somiglianza con l'ultima vittima...” disse e l'uomo di colore alzò gli occhi al cielo. “Non è colpa sua, non sa che Hotch mi ha estromesso dal caso” aggiunse rapidamente Reid.
“Spencer, ti prego, non fare idiozie” disse, sospirando pesantemente, l'altro, l'ultima cosa che voleva era che il suo amico rischiasse di nuovo la vita.
“Tranquillo, ero solo curioso. Tutto qui” esclamò il ragazzo, in modo da tranquillizzare il collega. Morgan sembrò convincersi delle sue parole ed annuì, per poi uscire dalla camera, sperando che Reid non sapesse che avevano già individuato il nome dell'SI e che stavano pensando ad un piano per catturarlo.
Quando Morgan fu abbastanza lontano dalla camera di Reid, quest'ultimo prese il telefono e compose il numero dell'informatica.
“Garcia, allora cosa hai scoperto su William Wilson?” domandò senza nemmeno salutarla, il tempo scorreva e non poteva permettere a quell'essere di arrivare ad Aurora.



-Salve a tutti! :)
Ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine di questa storia, credo che non durerà più di due capitoli...
Come vedete, neanche Hotch può fermare il bisogno di proteggere Aurora da parte di Spencer!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che mi seguono!  <3
Alla prossima! :33 

  
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