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Autore: Laylath    19/07/2015    3 recensioni
(Legato alla serie Un anno per crescere, quindi è consigliabile aver letto l'opera principale e gli spin off).
Raccolta di one shot sui vari protagonisti di Un anno per crescere: prima, seconda e anche terza generazione che avete avuto modo di vedere solo nell'epilogo.
Saranno di vario tipo, ma fondamentalmente restano sul genere slice of life.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un anno per crescere'
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Protagonisti: Vato Falman, Roy Mustang (con comparsata di Jean Havoc e Vincent Falman)


Pomeriggio da leoni

 
Quel piccolo angolo di mondo, 1897
 

Far parte di un gruppo, antropologicamente parlando, comportava anche partecipare a strani e misteriosi rituali tesi a consolidare i rapporti tra i membri dello stesso sesso. Per le femmine questo in genere si traduceva con riunioni segrete nella camera di una di loro, o chiacchiere e risatine scambiate nell’angolo del cortile della scuola… cose tutto sommato innocue.
Sembrava invece che per i maschi le cose fossero differenti e che questi rituali, diverse volte, sforassero in quella che si poteva definire illegalità. Alla fine niente di seriamente pericoloso per la società, sia ben chiaro, diciamo che si tendeva ad andare… oltre il seminato.
E se il leader indiscusso del gruppo era Roy Mustang questo accadeva spesso.
E così Vato si trovò a fissare con disagio il suo amico che, dal pesante cappotto, tirava fuori una bottiglia di vetro dal denso contenuto color arancione.
“Signori, ecco a voi il whiskey di Central City – dichiarò con orgoglio il moro, tenendo alta la bottiglia come se fosse una reliquia da mostrare ai fedeli – ne è arrivata ieri una cassa a mia zia e questa bottiglia l’ho sgraffignata per nostro uso e consumo.”
Il giovane Falman si girò a fissare le reazioni dell'altra persona presente e notò con disappunto che solo lui appariva leggermente a disagio, mentre Jean era parecchio entusiasta e fissava la bottiglia con aspettativa.
Invidiava profondamente sia Heymans che Kain che non erano stati inclusi data l’amara esperienza del primo con il padre ubriaco, e la giovane età del secondo.
“Roy, ascolta – provò a dire, cercando di evitare quella che si profilava come una tragedia dalle proporzioni epiche – non siamo abituati a simili bevande. E il whiskey ha una gradazione davvero alta… ci farà male.”
“Sciocchezze! – sogghignò l’altro – Basta non berlo a stomaco vuoto. Jean hai portato i biscotti?”
“Certamente! – il biondo tirò fuori un pacchetto di carta e lo aprì nel mezzo del prato dove si trovavano, un posto abbastanza lontano dal paese giusto per evitare dei fastidi – Ne abbiamo quanti ne vogliamo!”
“Visto? nessun problema! Allora, miei prodi, le regole sono chiare… non una parola di questa riunione uscirà dalle nostre bocche, nemmeno con le rispettive fidanzate, intesi?”
“Intesi!”
“Il gioco è questo: io do il primo sorso e dico una parola che inizia per la lettera A, poi passo a Vato che beve e dice una parola con la lettera B… e così a continuare.”
“Eh? – Vato si irrigidì – che razza di gioco sarebbe?”
“Il gioco di vedere chi è il primo che ci va sotto e non riesce a dire la parola – sogghignò Roy – e per penitenza deve bere due sorsi!”
“Ah, di certo non sarò io! – dichiarò con spavalderia Jean – Papà regge alla grande gli alcolici, sono sicuro che anche per me e così!”
“Ragazzi, quello che stiamo facendo non è proprio una cosa…”
“Obiezione respinta, Vato Falman – lo bloccò Roy bevendo il primo sorso e facendo una smorfia per il sapore intenso – lettera A: alfabeto… tocca a te!”
Vato fissò quella bottiglia con sospetto. Una parte di lui desiderava alzarsi in piedi ed andare via da quella stupida prova senza senso in cui era stato coinvolto; tuttavia gli sguardi di Jean e Roy lo tenevano inchiodato al suolo, scatenando il suo senso d’orgoglio… e riuscendo a superare il buonsenso che gli diceva che se suo padre l’avesse scoperto sarebbero stati guai grossi.
“Oh, dammi! – sbottò infine, prendendo la bottiglia e trangugiando una sorsata. Il liquido gli bruciò la lingua e scese come fuoco in gola, facendolo lacrimare. Dovette far appello a tutto il suo autocontrollo per non tossire – lettera B… bancone!”
E passò la bottiglia a Jean.
 
La mattina dopo un rintronatissimo Roy Mustang venne letteralmente buttato giù dal letto dal capitano Falman il quale, con voce piatta, gli ordinò di lavarsi, vestirsi e raggiungerlo a casa sua entro e non oltre dieci minuti a partire da quel momento.
Guai in vista – sbuffò, mentre cercava di venire a patti con i postumi della bevuta del pomeriggio prima – di sicuro Vato ha svuotato il sacco.
Non si ricordava bene di come fosse andata a finire: aveva controllato e la bottiglia era ancora al sicuro dentro il cassetto. Certo che c’erano andati pesante: più di metà contenuto era stato bevuto in quella grandiosa gara che, ad essere sinceri, non ricordava chi avesse vinto.
Tuttavia questo dettaglio non ebbe più importanza: non fece nemmeno in tempo a bussare alla porta che il capitano Falman gli aprì e, presolo per la manica, lo spinse dentro casa.
“In camera di quel genio del male del tuo amico, forza! – gli intimò con un’altra spinta – Io arrivo subito: questa volta vi sistemo per le feste!”
Piano con la voce! – supplicò Roy, dirigendosi verso il luogo della sentenza – rimbomba tutto!
“Allora, genio del male – salutò con rassegnazione, andandosi a sedere accanto a Vato che, onestamente, aveva un aspetto peggiore del suo – come mai hai spifferato tutto…?”
“Roy…”
“Sì?”
“Ieri sera, come sono rientrato a casa… credo di…”
“Di…? Hai vomitato? Guarda che è normale, eh… effettivamente solo Jean sembrava messo bene.”
“No – la faccia del giovane era incredula – credo di… aver mandato…
“Oh, Vato, riprenditi – lo scosse leggermente – che cosa puoi aver fatto di tanto grave?”
“Credo di aver mandato mio padre a quel paese… affanculo, se la memoria non mi inganna. Forse… forse è stato da lì che ha intuito qualcosa…”
Roy rimase interdetto: l’idea di Vato Falman che mandava affanculo il capitano Falman era qualcosa che andava oltre il surreale, il comico e l’eroico. Lui stesso non avrebbe mai osato fare una cosa simile.
Cazzo, quel whiskey è davvero micidiale!
“Vato Falman… tu sei appena diventato il mio eroe!” sogghignò, stringendogli la mano.
“Un eroe tragico però…” sbiancò Vato, mentre i passi del capitano Falman si facevano più vicini.
“Moriremo in gloria, consolati…” dichiarò il moro con voce da martire.
Ma, nonostante tutto quello che accadde nella successiva mezz’ora, quella mattina non morirono.
 
 
  
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