Anime & Manga > Lupin III
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Autore: monsieur Bordeaux    20/07/2015    1 recensioni
Sembra incredibile, ma Lupin è stato catturato e adesso è bloccato dietro le sbarre! Ma non è stato acciuffato dalla polizia, ma bensì da Balalaika, la nota mafiosa a capo del cartello russo di Roanapur. Ma che ci faceva da quelle parti il noto ladro, in quel paese affacciato sul mare della Thailandia e corrotto fino al midollo? Bhe, forse era lì per uno dei suoi incredibili furti... forse...
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Rarità


Quando tutte le casse furono caricate sul gommone, l'uomo e la donna vi salirono a bordo e in un lampo si diedero alla fuga in mare aperto. Alla disperata, Revy provò a colpirli dalla lunga distanza, ma ormai i due fuggiaschi erano troppo lontani per essere ripresi.
«Merda! Ci sono scappati!!!» gridò in preda alla rabbia. Era così infuriata che pronunciò una serie di insulti a dir poco irripetibili.
Ma le sorprese non erano finite, perché pochi secondi dopo un secondo gommone, che era partito dalla parte opposta della nave di mister Sung, passò di fianco a Revy a gran velocità. A bordo c'era una sola persona, per la precisione un uomo magro e dalla giacca rossa assai vistosa, che senza alcun timore gettò un'occhiata sulla Black Lagoon. Sembrava quasi divertito nel constatare che il furto era riuscito alla perfezione e ciò fece innervosire ancora di più la mercenaria. Fu un miracolo se non si accanì su Rock, quando quest'ultimo la raggiunse sulla barca.
«Tutto bene?» domandò preoccupato. Rimase impietrito quando Revy si voltò verso di lui: in quel momento sembrava posseduta da uno spirito maligno.
«Lo vuoi proprio sapere?»
Lo fissò con uno sguardo così infuriato che sembrava pronta a perdere il controllo da un momento all'altro. Ma il giapponese aveva visto qualcosa di molto importante e, nonostante la velata minaccia, proseguì col dialogo.
«Revy, c'è una cosa che devi sapere: ho visto in faccia l'uomo che è scappato sul secondo gommone e credo di aver riconosciuto, purtroppo...» affermò malinconico.
«Come sarebbe a dire "purtroppo"?» esclamò la mercenaria.
«Se non mi sono sbagliato, quel tizio è il famigerato Lupin III.»
«E chi è?» domandò Revy dubbiosa.
«Eh? Vuoi dirmi che non lo hai mai sentito nominare?»
«No! Perché è così famoso?»
«E' un ladro che per anni è stato inseguito da tutta la polizia giapponese. Credo che adesso sia scappato all'estero, o almeno così ho sentito dire.»
«E tu Rock, come diavolo fai a conoscerlo così bene?»
«Una volta è stato avvistato nei pressi dell'ufficio dove lavoravo: per giorni non si è parlato d'altro!»
Ad un certo punto mister Sung, sentendo il dialogo tra i due, intervenne per avere delle conferme sull'avvistamento di Lupin in zona. Parlò a denti stretti, la mano destra era ancora dolorante a causa dello sparo.
«Tutto mi sarei potuto aspettare... tranne che questo! E' stato peggio di un monsone!»
Detto ciò, il contrabbandiere si ritirò, insieme alle sue guardie del corpo, per raggiungere l'infermeria presente sulla nave. Nel frattempo Revy e Rock andarono nella cabina della Black Lagoon, per controllare le condizioni dei loro compagni.
Una volta aperta la porta, i due trovarono Dutch svenuto vicino al timone, mentre Benny si trovava qualche metro più indietro, vicino alle scale che portavano alla stiva inferiore. Ci misero un po' a riprendersi, ma dopo qualche richiamo entrambi riaprirono gli occhi.
«Ah, Mi gira la testa...» lamentò Benny, aggrappandosi al corrimano.
«Cos'è successo qui?» domandò Revy, mentre Dutch si rimetteva in piedi.
«Qualcuno deve aver lanciato un gas soporifero o qualcosa del genere qui dentro» accennò il mercenario di colore. «Avete visto chi è stato?»
«Sì!» esclamò la ragazza, ancora arrabbiata. «Due tizi sono saliti sulla barca e ci hanno fregato la merce da sotto il naso! Ma se li riprendo...»
«E il fumo sulla nave di mister Sung? Mi ricordo che era scattato l'allarme, poco prima di svenire.»
«Era tutto un trucco» spiegò Rock. «In realtà il fumo che proveniva dalla sala motori era prodotto da un particolare meccanismo, che hanno ritrovato qualche minuto dopo. Ci hanno raggirato per bene...»
«Vorrei tanto sapere chi ha fatto tutto ciò» affermò Dutch, mostrando una certa irritazione sul volto.
«Non so quanto sia affidabile, ma Rock dice di aver riconosciuto uno dei tizi che è scappato dalla nave di mister Sung» affermò Revy. «Il bastardo ci ha affiancato, prima di sparire all'orizzonte.»
«E chi sarebbe?»
«Non ne sono sicuro al cento per cento, ma dovrebbe trattarsi di Lupin» disse l'interessato. Davanti a quella risposta, Dutch si irrigidì all'istante, come chi aveva appena sentito una pessima notizia.
«Rock, se quello che hai detto è vero, allora la situazione è più grave di quanto potevo immaginare!»
«Perché?» esclamò Revy, mostrando i suoi dubbi a riguardo. «Questo Lupin è veramente così pericoloso?»
«Dipende dai punti di vista» precisò Dutch. «Lui è solo un ladro, ma è talmente famoso in tutto il mondo che ormai sono anni che l'Interpol gli sta alle calcagna. E ciò potrebbe creare non pochi problemi.»
«In che senso?»
«Segui il mio ragionamento, Revy: se si spargesse la voce che Lupin si trova a Roanapur, nel giro di poche ore potremmo trovarci non so quanti agenti proprio a casa nostra! Non credo che Balalaika farebbe i salti di gioia, vedendoli!»
«Già, è vero! La sorellona non ama sorprese di quel tipo» commentò Revy.
Velocemente il capo della Black Lagoon si mise in contatto con Balalaika, per informarla su ciò che era accaduto quel pomeriggio. Nel frattempo la barca si mise in moto e ripartì per tornare al più presto il porto di Roanapur.

Dopo una fuga durata diversi minuti, i due gommoni scappati dalla nave di mister Sung si ritrovarono su una piccola isola sabbiosa, distante solo qualche chilometro da Roanapur. Lì ad attenderlo c'era il suo socio in affari Jigen, riconoscibile dal suo abito completamente nero, e accanto a lui una splendida donna dai lunghi capelli castani e dalle forme abbondanti. Si chiamava Fujiko e appena vide il ladro dalla giacca rossa non sembrò molto felice di vederlo. Il suo malumore fu palese quando si avvicinò a Lupin, che per qualche secondo rimase immobile sulla spiaggia.
«Che c'è, chéri?» domando, vedendo la donna così agitata. In risposta Fujiko gli tirò un tremendo schiaffo in faccia, che a momenti fece perdere l'equilibrio al noto ladro.
«Sei un bugiardo!» gli gridò. Si sentiva così offesa che per disprezzo gli diede le spalle, senza mostrare il suo volto pieno di rancore. Alla vista di quella scena, che ormai aveva visto fin troppe volte, Jigen sbuffò e si mise a scuotere la testa.
«Cos'è successo stavolta?»
«Il tuo caro amico mi aveva promesso di regalarmi un costoso gioiello... e invece guarda cosa ci ritroviamo tra le mani!» rispose Fujiko, indicando le casse da poco rubate. Al loro interno erano visibili una gran quantità di fucili d'assalto e di altre armi con cadenza di fuoco automatico, che dovevano finanziare il mercato illegale di mister Sung. Erano tutte di ottima fattura, come appena uscite dalla fabbrica.
«Ma Fujiko, stammi a sentire! Ti posso spiegare tutto!» affermò Lupin, cercando di far ragionare la donna. Ma fu tutto inutile, perché quest'ultima salì a bordo di uno dei gommoni e a tutta velocità lasciò i due uomini sull'isola. Vedendo Fujiko andarsene in quella maniera, il ladro diventò così triste che rimase immobile per diversi secondi, con la mano allungata in avanti mentre ripeteva, con voce depressa, il nome di quella donna. Non potendo sopportare più quella specie di piccola tragicommedia, che si ripeteva ormai da chissà quanto tempo, Jigen decise di rimettere in sesto il suo socio con un vigoroso strattone.
«Stammi a sentire, Lupin: vuoi continuare col tuo piano o no?» Dopo aver sentito quella domanda, il ladro dalla giacca rossa riprese il controllo di se stesso.
«Ma certo, Jigen!»
«Anche dopo quello che abbiamo combinato su quella nave? Adesso avremo addosso tutta la mafia russa presente a Roanapur!»
«Lo so benissimo! Era tutto previsto dal mio piano!»
«Quindi hai ancora in mente di rubare quel gioiello? Per me è una follia!»
«Non preoccuparti Jigen! Se anche Goemon farà la sua parte, tutto andrà per il meglio! Fidati!»
Il pistolero non sembrava molto convinto, nonostante le continue rassicurazioni di Lupin. Stavolta si trovavano in una posizione assai scomoda.
«Per me sei troppo ottimista... ti sei informato su chi abbiamo come avversari?»
«Come sempre! Il boss del cartello russo è una certa Balalaika, ex-militare dell'esercito sovietico che ha combattuto in Afghanistan. Al suo comando ci sono ancora molti suoi sottoposti, oltre che a molti mafiosi...»
«Saprai anche che il loro boss è una donna spietata, che non si fa molti scrupoli davanti al nemico. Non ci conviene scherzare con quella gente, Lupin.»
«Lo so! Ma adesso che ho attirato la sua attenzione, vediamo quale sarà la sua prossima mossa... forza Jigen, andiamo!»
«E dove?»
«A Roanapur! Ricordati che siamo solo a metà del mio piano!»
«Di male in peggio!» commentò il pistolero, sistemandosi il suo capello nero, da cui non si separava mai. «Avrei dovuto rifiutare di venire qui... ma a questo punto non posso più tornare indietro, vero?»
«Ben detto, Jigen!»
Una volta scaricate le casse dal gommone, abbandonandole in mezzo alla boscaglia, i due uomini partirono in direzione di Roanapur. Avrebbero viaggiato il più vicino possibile alla costa, in modo da rimanere nascosti per un po' di tempo.
Durante l'attraversata in mare aperto, Jigen ripensò all'oggetto che era diventato il nuovo obiettivo di Lupin. Tormentato dai dubbi, il pistolero domandò al suo amico se valeva veramente la pena di rischiare così tanto per una perla. Come gli spiegò Lupin, per l'ennesima volta, quel gioiello che voleva rubare non era un oggetto qualsiasi, tutt'altro! Non solo era appartenuta agli ultimi re del Siam, ma era anche una delle perle più grandi mai ritrovate sul fondo del mare, aveva all'incirca il diametro di una pallina da ping-pong. Inoltre aveva una colorazione rosea, che la rendeva un gioiello quasi unico nel suo genere. L'unica nota stonata nel racconto di Lupin era la strana maledizione che accompagnava il suo obiettivo: sebbene la perla sia stata rubata più volte nel corso della storia, nessuno era mai riuscito a portarla fuori dalla Thailandia. Ma ciò per Lupin rappresentava solo un'ulteriore sfida, riuscire in un'impresa là dove altri avevano fallito.
Un po' rassicurato dalla sicurezza del suo socio, Jigen gli lasciò i comandi del gommone e con molta calma si accese una sigaretta. Aveva bisogno di prepararsi psicologicamente al grande pericolo che i due uomini stavano per affrontare.


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