Anime & Manga > Akatsuki no Yona
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Autore: Nico_Tina    20/07/2015    3 recensioni
L'idea di questa fanfiction a due capitoli mi è stata letteralmente regalata dal cielo dato che ho fatto un sogno "particolare" da cui ho preso spunto :) Ho cercato di immaginare i pensieri di Yona quando si rende conto di ciò che prova per Hak. Leggete e fatemi sapere cosa ne pensate, spero vi piaccia. ;)
AGGIORNAMENTO:
contiene anche il primo capitolo scritto dal punto di vista di Hak.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Son Hak, Yona
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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*Prima di iniziare a leggere dovete sapere che questo è "Stronger" il primo capitolo di "The girl standing in the light of night", scritto dal punto di vista di Hak. Buona lettura!*


Come ogni notte, da quando sono scappato con Yona dal castello Hiryuu, passo ore a guardare la principessa mentre si allena, nascosto, senza fare il minimo rumore. E’ in piedi al centro di un cerchio di alberi, sta usando l’arco, ed ogni notte si allena, con la speranza di diventare più brava. All’inizio era difficile per me accettare il pensiero che volesse imparare ad usare un’arma, re Il era fortemente contrario a qualsiasi tipo di oggetto che potesse essere dannoso se usato contro qualcuno. Pensare che sua figlia, la principessa, volesse imparare a difendersi, o per come la penso io a mettersi in pericolo, mi faceva sentire come se avessi tradito il sovrano. Lui mi ha affidato la vita di sua figlia, il mio compito è sempre stato quello di proteggerla ad ogni costo, anche se quel costo dovesse essere la mia vita. Lui si fidava di me come di nessun altro ed è mio dovere, anche adesso, mettere la vita di Yona davanti alla mia.
Tutto è cambiato, però, da quando siamo scomparsi dal castello. Ho visto la principessa sprofondare in un buio sempre più profondo e il solo pensiero di non poterla aiutare in alcun modo ad affrontare il dolore della sua perdita mi faceva sentire inutile, debole. Ho sempre pensato che dovessi proteggere Yona con la mia forza, con il mio corpo, e lei sarebbe stata sempre al sicuro da attacchi esterni verso di lei. Non avevo mai pensato alla possibilità che la minaccia potesse sorgere dall’interno, da sé stessa. Il mio primo istinto è sempre stato quello di metterla al sicuro, anche quando in cuor mio, lasciarla mi sembrava l’unico modo per salvarla.
Pian piano è riuscita a risalire a galla da quello che per lei era stato il grande vuoto del dolore che io potevo solo minimamente immaginare. Scappare dal luogo in cui era cresciuta, sapere di aver perso il suo unico genitore a causa dell’uomo che amava deve essere stato insopportabile per lei.
Poi l’ho vista prendere controllo di sé stessa, l’ho vista diventare coraggiosa, ho visto nei suoi occhi qualcosa che prima non aveva ed era la forza che stava nascendo in lei. Ciò che aveva sempre avuto con facilità da quel momento in poi era diventato solo un debole ricordo, ma lei si è adattata a ciò che da soli potevamo procurarci, ha accettato di viaggiare in incognito verso qualcosa di sconosciuto anche a lei stessa. In quel momento mi sono reso conto di quanto fosse cambiata rispetto alla delicata e viziata principessa Yona. In quel momento mi sono reso conto che quella era solo Yona, una ragazza determinata e coraggiosa che voleva fare di tutto per migliorare sé stessa e a me quella nuova parte di lei piaceva, forse di più rispetto a quella che già conoscevo. Le ho permesso di imparare ad usare l’arco perché ho voluto dare una possibilità a quella nuova Yona di potersi sentire utile nella sua battaglia, e non solo un oggetto prezioso da farsi proteggere da me.
Lei continua a tirare frecce, decisa, precisa, concentrata. A volte resto affascinato dalla sua espressione mentre tira, quasi come se nulla potesse farle distogliere lo sguardo dal suo obiettivo. Le prime volte era insicura, tremolante, ma c’era una cosa che mi sorprendeva: la determinazione, la voglia di fare sempre di meglio. Adesso è stabile, precisa, sicura di ciò che può fare da sola.
Il tempo passa e le frecce continuano a conficcarsi nel legno, una dietro l’altra. Appena la faretra si svuota, Yona va a raccogliere quelle già scoccate e ricomincia il ciclo senza sosta.
Ad un certo punto vedo la sua espressione cambiare, tende l’arco in un modo diverso e la freccia che scocca si va a conficcare nel terreno. Lei abbassa gli occhi e mi sembra di rivederla vuota, come tanto tempo fa. Qualcosa dentro di me si agita, ma quando la vedo scoccare con un solo gesto secco la freccia, veloce, convinta, mi rendo conto che la sua espressione è cambiata. Adesso sembra ardere di rabbia, con i denti stretti guarda davanti a sé. Mi alzo senza fare rumore e mi avvicino a lei che è di spalle. Lei inserisce un’altra freccia nell’arco e io volontariamente strofino i piedi sull’erba, producendo un lieve fruscio. Yona si gira di scatto verso di me, mi punta l’arco addosso, alzo le mani e lei si rende conto che sono io e subito lo abbassa, con gli occhi dispiaciuti e quell’espressione di sincere scuse che ogni volta mi provoca calore al cuore.
-Scusami, non volevo- dice quasi sottovoce. Io la guardo, in questo momento riesco a percepire qualcosa intorno a lei, un alone di “potere”, come se davanti a me non ci fosse solo una semplice ragazza, ma qualcosa di più. E’ stata proprio lei a pregarmi di continuare a chiamarla principessa, e forse questa fedeltà che provo nei suoi confronti a volte diventa qualcosa di più.
Mi rendo conto di fissarla troppo e dopo un po’ mi accorgo che lei se n’è accorta. Indico l’albero dietro di lei, o meglio, la freccia nella x intagliata. –Stai migliorando molto- le dico. Sono quasi sorpreso dalla sua precisione.
-Ci provo..solo che sono stanca- mi dice mentre io mi avvicino all’albero e libero la freccia dal legno.
-Stai diventando forte- le porgo la freccia e lei  mi guarda con i suoi grandi occhi luminosi che ancora ardono di rabbia. Vorrei dirle quanto lei sia diventata coraggiosa e forte, vorrei dirle che re Il sarebbe orgoglioso di vederla in questo nuovo modo, e vorrei dirle che mi affascina il modo in cui è cambiata. Sto quasi per farlo, ma qualcosa mi blocca, come sempre. Mi allontano velocemente da lei, consapevole che ogni attimo al suo fianco, da soli, per me sono come elettrici. Troppe volte ho dovuto negare i miei sentimenti per lei, troppe volte ho dovuto fermarmi con forza quando l’unica cosa che volevo era stringerla tra le mie braccia e non lasciarla più.
-Non volevo disturbarti, continua- dico appoggiandomi ad un albero.
Lei si gira e ricomincia il suo allenamento. Chissà se suo cugino Soo Won la riconoscerebbe adesso, vedendola combattere, pronta a mettersi in pericolo.
Ancora non mi capacito del gesto di Soo Won, quel ragazzo debole che non era in grado nemmeno di uccidere un cervo durante la caccia, colui che sembrava somigliare così tanto a re Il.
Quel debole ragazzo, il mio amico fin dall’infanzia, ha ucciso il re e privato Yona del suo affettuoso e pacifico padre, e io non glielo perdonerò mai.
Dopo un po’ Yona si gira, con un’espressione soddisfatta. Io prendo da terra il suo mantello che mi ero portato dietro qualche ora prima. Mi avvicino a lei, con i suoi occhi puntati su di me e le appoggio la stoffa leggera sulle spalle. Ogni volta che la sfioro devo sforzarmi di lasciarla andare, come se il mio corpo fosse attirato dal suo, come un magnete.
-Ero venuto per portartelo, ma ti ho visto così concentrata che non ho voluto disturbarti- le dico, consapevole di mentirle. Qualcosa dentro di me vuole mantenere il segreto delle notti passate a farle da guardia, come un cane da caccia pronto ad agire in caso di necessità, ma qualcos’altro, qualcosa di più profondo ammette che è solo un’abitudine che ho solo per sentirmi più vicina a lei.
A questa distanza riesco a vedere che al lato della bocca ha una linea di sangue, un graffio prodotto dal contatto con il retro delle frecce, probabilmente.
Mi avvicino ancora di più a lei, quasi senza pensarci, appoggio la mia mano sul suo viso e strofino il pollice sulla piccola ferita, prolungandomi e accarezzandole anche le labbra. Dentro di me si accende qualcosa, un fuoco che non riesco a spegnere, una fiamma viva che cerco di tenere a bada da troppo tempo, pronta a dare fuoco a tutto ciò che la circonda.
Yona mi guarda e io non posso fare a meno di ricambiare lo sguardo, perdendomi nel colore dei suoi occhi che sembrano risplendere di una scintilla di fuoco perenne.
-Ti sei graffiata con il retro della freccia- le dico mostrandole il pollice.
Per un attimo tutto ciò che avevo imbrigliato dentro di me sembra scappare al mio controllo, un’energia dentro di me mi spinge e fare ciò che ho sempre voluto, dirle che provo qualcosa per lei, da sempre, ma che non volevo,  né potevo accettare. La stessa energia che mi fa sentire avvolto in una bolla che condivido solo con lei, scioccamente mi incita a pensare quale possa essere la sua reazione se lo sapesse. Voglio dirle che per me è sempre stata il mio unico punto debole, ciò che ho sempre voluto proteggere non perché qualcuno me lo ordinava, ma perché non riuscivo a sopportare l’idea di doverla condividere con qualcun altro, voglio dirle che per me è bellissima, ma non solo nel suo aspetto, ma nella sua forza e nel suo fascino.
–Yona.. tu.. sei..- cerco di dire, ma anche se voglio con tutto me stesso, una parte di me mi ferma, imbrigliando di nuovo tutti quei pensieri che si erano scatenati in me solo guardandola negli occhi e standole così vicino. Questa piccola intimità che mi illudo di avere si rispecchia nella mia debolezza chiamandola per nome, anche non lo faccio mai. L’unica cosa che posso fare stasera è gustarmi il piacere di sentire dopo tanto tempo il suo nome sulle mie labbra.
Le metto le mani sul viso, velocemente, come se volessi scappare da lei, lontano da ciò che realmente vorrei fare, mi giro e posso per un attimo tirare un sospiro silenzioso, il fiato che stavo mantenendo in quell’unico momento in cui ho pensato di farlo davvero.
–Quando il sole sorgerà ci conviene partire, andremo in un bel posto, preparati a vedere qualcosa di davvero speciale. Vai a riposare se non vuoi svegliarti con quelle belle ombre scure che hai adesso sotto agli occhi. Buonanotte.- le dico cercando di togliermi da dosso la sensazione del suo corpo attaccato al mio. Con passo svelto mi allontano, ma è inevitabile per me non immaginare ancora una volta la sensazione delle sue labbra sulle mie.
 
   
 
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