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Autore: janeharveyberrick    20/07/2015    4 recensioni
Eccomi di nuovo qua! Oggi vi propongo una breve one-shot narrata dal punto di vista di Claude Bastille. Come ha fatto Bastille a conoscere Grey e come sono diventati amici? Un grazie ancora a Jane Harvey-Berrick per il suo lavoro. Spero che vi piaccia. Buona lettura
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christian Grey
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Una giornata con Bastille


“Claude! Porta qui il tuo dannato culo! Hai intenzione di procurarti una fottuta segreteria telefonica? Perché sono stanca di farti da assistente personale, per giunta sottopagata!”

Michelle mi stava gridando contro, non era una novità. Perché le sorelle maggiori devono essere sempre così dispotiche? No, mi correggo: tutte le donne, in generale, lo sono.

“Sul serio, Claude. Devi organizzarti se vuoi consolidare la tua attività. Sono stanca di prendere i tuoi messaggi. Dirigo una palestra, mica un'agenzia per incontri!”

Era vero, i miei servizi di personal trainer sono richiesti, perlopiù, dalle donne. Lo ammetto, riscuoto parecchi successi e molte ragazze mi lasciano il numero di cellulare. Ma non sono così stupido da mischiare gli affari con il piacere, anche se alcune delle mie clienti sono talmente focose che potrebbero fondere il vetro.

Io non do mai il mio numero di telefono; questa è una delle ragioni per cui mia è sorella è costretta a prendere così tanti messaggi destinati a me. Ovviamente la mia famiglia - che include Michelle, suo marito Stu e nostra madre pensionata in Arizona - ha il mio numero. Oltre a pochi, importanti clienti.

Michelle e Stu gestiscono una palestra e un fitness center nel centro di Seattle, nella zona del Denny Triangle. Hanno cinque personal trainer, ma da quando sono arrivato in città il numero uno sono io. Non mi sorprende, diciotto mesi fa facevo parte della squadra olimpica di kick boxing alle Olimpiadi di Pechino 2008. No, non ho ottenuto nessuna medaglia, ma sono arrivato quinto, il che va dannatamente bene. Già, mi sarebbe piaciuto tornare a casa con una medaglia, e anche molto. Ma la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri progetti – perlomeno mamma diceva sempre così. Superato il dispiacere, non resta altro che andare avanti, è questo il motto di Claude Bastille.

Per un paio di anni ho vissuto a Los Angeles. È stato interessante lavorare con attori costretti a prendere peso per interpretare qualche ruolo. Ma sono nato e cresciuto a Seattle e mi mancava la pioggia. So che è da pazzi, ma ne avevo abbastanza di questo stile di vita da vagabondo, con la valigia sempre in mano per seguire gli spostamenti tra le varie location delle produzioni cinematografiche. È un mondo affascinante, ma a lungo andare stanca.

Ero tornato a Seattle da tre mesi ed ero riuscito a crearmi una buona clientela. Lavoravo bene con Michelle e Stu: portavo sempre più nuovi clienti alla palestra e loro mi raccomandavano ai soci più prestigiosi, persone che potevano permettersi di pagare le mie tariffe. Avevo deliberatamente scelto di applicare delle tariffe più alte per scoraggiare i dilettanti; non avevo voglia di perdere tempo con persone che non prendevano sul serio il mio impegno. Ma questa strategia mi si stava ritorcendo contro: avere tariffe alte significava lavorare solo con uomini di una certa età – stronzi grassoni che trascorrevano tutto il loro tempo dietro a una scrivania e che pensavano di tenere lontana la vecchiaia allenandosi una volta a settimana.

Iniziavo a credere di avere commesso un errore a tornare qui: mi annoiavo e avevo bisogno di una nuova sfida. Già, lo so: bisogna stare attenti a ciò che si desidera, perché potrebbe avverarsi.

Michelle era seduta alla scrivania, con gli occhi puntati sulle sue scartoffie. Questa era una delle ragioni per cui non avevo alcun interesse a gestire una mia palestra. Non avevo voglia di ritrovarmi impantanato in corsi di primo soccorso, certificazioni di salute e sicurezza, libretti di lavoro, valutazioni sul personale...be’, non faceva proprio per me.

Mia sorella alzò lo sguardo porgendomi un foglio.

“Un potenziale nuovo cliente.”

“Chi è?”

“Non lo so.”

“Che significa che non lo sai? Ti sei semplicemente limitata a trascrivere il numero e a dire che avrei richiamato?”

La derisi fissandola insistentemente. Mia sorella non si era dimostrata esuberante come al solito.

“Vuoi che venga lì e ti distrugga le palle?”

Le sorrisi a trentadue denti.

Lei sbuffò indignata e rispose fra i denti.

“Non lo so nel senso che si è presentato qui l'autista del cliente, ma potrebbe essere stata anche la sua guardia del corpo. Ha semplicemente detto che il suo capo vorrebbe prendere lezioni di kick boxing. Ha espressamente chiesto di te, conosceva il tuo nome, Claude. Comunque sia questo tizio, Taylor, desidera essere richiamato per fissare un appuntamento. Ora è abbastanza chiaro? Oh, e per la cronaca, anche questo Taylor era in ottima forma; un fascio compatto di muscoli.”

La guardai storto.

“Aveva una pistola?”

“Sì. Quindi deve trattarsi di una persona dannatamente importante. Potrebbe essere un ottimo cliente, non fartelo sfuggire di mano.”

Sospirai, sapevo che aveva ragione. Ma non avevo proprio voglia di far finta di allenare un altro fratello bianco obeso che credeva di essere un duro solo perché aveva assunto un personal trainer afroamericano ed ex olimpionico.

Decisi che l'avrei incontrato una volta per farmi un'idea.

Afferrai il telefono di Michelle, lei mi schiaffeggiò la mano.

“Perché non usi il tuo cellulare? Le bollette le pago io, mica tu!”

“Perché non voglio che il tipo della sicurezza abbia il mio numero di telefono.”

“Mmh.”

Immaginai che ‘Mmh’ significasse ‘okay, puoi usare il mio dannato telefono ma fa' presto’. Continuai a sorriderle mentre lei mi guardava rabbiosa e composi il numero che mi era stato dato.

La chiamata venne subito presa.

“Taylor.”

“Sono Claude Bastille. Mi è stato detto che il suo capo vuole prendere lezioni di kick boxing.”

“Sì. È disponibile per una sessione di allenamento questa sera?”

Non me l'aspettavo. Al diavolo, avrei anche potuto essere disponibile, visto che non avevo nessuna donna con cui scopare. Non avevo niente da perdere, così risposi

“Certo. Dopo le 18.00 mi va bene qualsiasi ora.”

“Alle 19.00. Le lascio l'indirizzo.”

“Ehi, aspetti un attimo. Non prendo appuntamenti a domicilio. Se il suo capo desidera allenarsi, dovrà raggiungere lo Yasalta Fitness Center, in Olive Way. Prenoterò una sala di allenamento privata.”

“No, non è accettabile. Da noi c'è una palestra completamente equipaggiata. Il mio capo sarebbe perfino disposto a pagarle il doppio della sua tariffa standard.”

Odio profondamente gli stronzi che pensano di risolvere i problemi sventolando un po' di grana. Be’, con me non funziona. Questo genere di presupposti mi fa intestardire ancora di più. Devo avercelo scritto nel DNA, colpa di nostra madre.

“Niente da fare, amico. Non sono interessato se il suo capo non è disposto a venire qui.”

Ci fu una breve pausa, durante la quale sentii una conversazione in sottofondo. Poi Taylor tornò al telefono.

“Il mio capo verrà da lei a patto che prima del suo arrivo venga eseguita una perquisizione di sicurezza.”

Chi diavolo sarà mai il suo misterioso capo, il fottuto Presidente? Michelle non sarebbe stata contenta all'idea di avere degli uomini armati in giro per la palestra. Forse Taylor capì la mia reticenza perché aggiunse,

“Saremo discreti.”

“Meglio che sia così, altrimenti mia sorella vi farà il culo grosso come quello di una balena.”

Ebbi la sensazione che l'uomo stesse sorridendo dall'altra parte del telefono. Oh certo, avendo già incontrato Michelle, sapeva che non stavo scherzando.

“Nessun problema. Ci vediamo alle 19.00.”

Taylor riagganciò. Fu in quel momento che realizzai che ancora non conoscevo l'identità del mio cliente. Michelle sollevò un sopracciglio e fece l'occhiolino.

 

Stavo facendo degli esercizi di riscaldamento nella sala di allenamento privata che avevo prenotato per quella sera, quando Michelle entrò furiosa.

“Claude! Che diavolo succede? Mr Taylor è arrivato e dice che hai acconsentito a far perquisire la mia palestra.”

Oh, diavolo, avevo dimenticato di dirglielo!

“Scusa, sorellina. Mi è sfuggito di mente. Ha detto che si tratterà di una perlustrazione molto discreta.”

Michelle aveva ragione su Taylor, era un uomo robusto e muscoloso. Avrebbe eseguito lui stesso la perquisizione. Il taglio a spazzola tradiva il suo passato da militare. Io sono più un tipo da rasta.

Mi alzai in piedi e ci stringemmo la mano in segno di tregua. Dannazione, indossava un abito d'alta sartoria. Avrei dovuto chiedergli da chi si riforniva per il suo guardaroba.

Michelle borbottò qualcosa tra i denti che mi fece capire che non aveva colto la mia ultima rassicurazione, poi accompagnò quel Taylor a controllare l'edificio. Mentre ero in attesa del via libera, mi diressi nell'area fitness.

C'erano delle donne, fasciate da costosi capi d'abbigliamento sportivi, che stavano ridacchiando come oche. Sono quelle donne che si possono trovare in ogni fitness center di ogni città, quelle che si iscrivono in palestra solo per saltare addosso a qualche flaccido ma ricco esemplare di maschio di mezza età. Io le chiamo le “conigliette da palestra”. Mi voltai per vedere l'oggetto di tale interesse. Un ragazzo alto, che non avevo mai visto, stava correndo su una delle macchine. Capii il perché della loro ammirazione: il bastardo era di bell'aspetto, aveva un corpo slanciato ma solido e indossava solo una canottiera e dei pantaloncini da corsa. Di certo era un nuovo cliente: se l'avessi già incontrato, mi sarei ricordato di lui, visto che aveva una chioma ramata che non passava di certo inosservata.

Non sembrava essere particolarmente infastidito da quelle donne che lo fissavano apertamente, ma non cercava nemmeno di incoraggiarle. Stava ascoltando il suo iPod ed era concentrato sulla corsa. Aveva un passo lungo e sciolto che mi portò a pensare che il ragazzo andasse a correre regolarmente.

Mi guardai intorno per capire chi potesse essere il capo di Taylor. Nessuno dei presenti si adattava all'idea che mi ero fatto, iniziai a sentirmi irritato. Odio i ritardatari.

Il ragazzo sul tapis roulant guardò prima l'orologio, poi me. Rallentò l'andatura, spense la macchina e assunse un passo rilassato.

No, al diavolo. Speravo non avesse intenzione di provarci con me. Probabilmente, era uno di quei ragazzi che frequentano le palestre solo per rimorchiare altri uomini, con la scusa di un allenamento. Ero certo che non avesse degnato quelle donne nemmeno di uno sguardo, e ce n'erano un paio piuttosto gnocche.

Ragazzi, come mi sbagliavo!

“Buonasera, Mr Bastille. Mi chiamo Christian Grey. Taylor, il mio autista, mi ha fissato un appuntamento con lei.”

Mi porse la mano.

Ero senza parole. Lui era il mio appuntamento? Non doveva avere più di 25 o 26 anni. E perché mai aveva una guardia del corpo? E poi, all'improvviso, ricollegai il suo nome. Christian Grey. Quel Christian Grey, quello ricco come Bill Gates. Merda! È giovane. Più giovane di me! Bastardo!

Grey mi fissò impassibile mentre strinsi la sua mano, giurerei che fosse divertito. Probabilmente era abituato a suscitare una reazione del genere nelle persone.

Capii il perché di tutta questa sicurezza. Il ragazzo era un miliardario. E non aveva nemmeno ereditato i suoi soldi, era riuscito semplicemente a costruirsi da sé il suo impero. Evidentemente aveva un paio di coglioni grossi quanto dei meloni.

Era ora di essere professionali.

“Bene, Mr Grey. Mi è parso di capire che vuole apprendere il kick boxing.”

“Be’ sì, vorrei continuare a studiarlo.”

“Capisco. A che livello è arrivato?”

“Ho fatto un paio di combattimenti nella categoria amatoriale. Mi allenavo con Matt Peters.”

Questa cosa mi sorprese. Il ragazzo iniziava a essere interessante. Se era in grado di combattere ai livelli di Peters, allenarlo avrebbe rappresentato un bel cambiamento per me. E non vedevo l'ora di prendere a calci quel suo culo spavaldo.

“Iniziamo allora, Mr Grey. Ho prenotato una sala di allenamento privata.”

Gettai un'occhiata allo stuolo di donne in adorante contemplazione.

“Bene,” rispose Grey senza degnarle di uno sguardo.

Andai a mettermi la tuta e rimasi a osservare il mio cliente dalla vetrata della sala di allenamento. Taylor si era posizionato fuori dalla stanza. Grey stava facendo dei piegamenti per riscaldarsi. Ero impressionato, quel ragazzo era estremamente agile.

Grey mi fissò in trepidante attesa quando entrai nella sala e si alzò in piedi con un unico fluido movimento.

“Okay, faremo venti minuti di esercizi di riscaldamento; venti minuti di allenamento, di modo che io possa valutare il suo livello; quindici minuti di combattimento e cinque minuti di rilassamento muscolare.”

Non attesi la sua conferma. Questa era la mia lezione, qui comandavo io. Pensavo che cercasse di controbattere, ma Grey si limitò semplicemente ad annuire in attesa delle mie istruzioni. Anche questa cosa mi sorprese. Avevo lavorato con diversi uomini di potere, dalle stelle del cinema ai senatori, ed erano tutti accomunati dal fatto di voler comandare anche in questa situazione, per poi irritarsi quando capivano che ero io a dettare legge. Ma con Grey era diverso.

Mi resi conto di aver avuto ragione riguardo alla sua forma fisica: oserei direi che era bravo quasi quanto alcuni miei compagni della squadra olimpica. Grey non ebbe problemi con il riscaldamento, ma quando iniziammo l'allenamento vidi che era un po' fuori esercizio. Le sue mosse erano lente e secche. Era bravo, ma non quanto me. E volevo sapere come avrebbe reagito quando avrebbe scoperto che io ero più bravo di lui. Io, il guerriero supremo. Alcuni uomini non l'accettano.

Grey avanzò con un colpo rapido. Lo bloccai facilmente e l'atterrai con la gamba sinistra, colpendolo su un fianco.

Cadde a terra, ma rotolò su se stesso e si rialzò immediatamente, aveva il fiato corto. Si strofinò il fianco con una mano.

“Cazzo! Avrei dovuto prevedere questa mossa! Sono troppo lento!”

Era arrabbiato, ma con se stesso. Bene, posso far migliorare questo ragazzo. Gli sorrisi.

“Non male. Quando è stata l'ultima volta che ha affrontato un vero combattimento?”

“Un paio di anni fa. Taylor preferisce la box.”

Si strinse nelle spalle.

Continuammo a combattere per altri dieci minuti, poi ci buttammo sugli esercizi di rilassamento.

“Bene, Mr Grey, come è andato l'allenamento?”

Mi sorrise. “Bene, finché non sono stato buttato col culo per aria!”

“Ottimo, be’…se desidera rifarlo, possiamo fissare un appuntamento settimanale.”

Grey si accigliò.

“Non vorrei offendere sua sorella Mr Bastille, ma preferirei allenarmi a casa mia...dove c'è più privacy.”

Sospirai. “Come ho già detto a Taylor, non prendo appuntamenti a domicilio.”

“Apprezzo la sua sincerità, ma vorrei che riconsiderasse la mia offerta. Dispongo di una palestra privata nel seminterrato dell'edificio in cui abito. Inoltre mi piacerebbe allenarmi quotidianamente, non settimanalmente.”

Rimasi a bocca aperta per la sorpresa. Credevo che questo Grey non avrebbe avuto tempo di allenarsi ogni giorno, impegnato com'era a gestire il suo impero miliardario.

“Eccetto i weekend,” aggiunse. “Sono...occupato nei weekend.”

Lo immaginavo. Probabilmente aveva una ragazza – o un ragazzo – con cui trascorrere i fine settimana. Ero abbastanza bravo a capire le persone, ma non ero ancora riuscito a mettere a fuoco questo Grey.

Presi la mia decisione. In verità mi sarebbe piaciuto continuare a combattere e ad allenarmi con lui. Sarebbe stata una nuova sfida. La maggior pare dei miei clienti si limitava ad allenarsi semplicemente per migliorare la propria forma fisica ed era entusiasta all'idea di farlo con un ex campione olimpico. Ma Grey voleva di più. Ed io ero sul mercato per quel di più.

“Okay, verrò a dare un'occhiata alla palestra. Se è idonea, suppongo che potremmo lavorare lì.”

Mi tese la mano.

“Grazie, Mr Bastille.”

 

Naturalmente la palestra era il top della gamma. Non c'era nulla di cui potessi lamentarmi.

Il giorno dopo iniziammo il nostro allenamento quotidiano. Grey non aveva mai saltato un incontro, eccetto le poche volte che era via per lavoro. Mi domandavo come riuscisse a incastrare tutto, oltre a gestire un'azienda così importante – evidentemente l'organizzazione e la disciplina erano tutto per lui. Più dettagli scoprivo sulla sua vita e più il ragazzo mi sembrava interessante. Avevo l'impressione che Grey non avesse bisogno di molto sonno: probabilmente, meno di quattro ore. Dannazione, io amavo dormire.

Di solito Taylor era in palestra quando arrivavo per le nostre sessioni. A volte l'ho pure visto allenarsi. Non parlava molto, ma era completamente leale nei confronti di Grey. Mi stava bene, non ero lì per chiacchierare.

Un giorno Grey arrivò urlando al BlackBerry contro qualcuno.

“Di che cazzo stai parlando? È una stronzata! Ho detto no: dì loro di rimboccarsi le maniche, altrimenti ci penso io a farlo. Poi licenzia quegli stronzi.”

Gettò il cellulare sul pavimento con una smorfia di disgusto. Non l'avevo mai visto perdere la pazienza prima d'ora. Si era sempre dimostrato un ragazzo calmo e controllato, realizzai allora che Grey mi aveva mostrato solo una parte di sé; sotto la superficie, c'era molto altro.

Quella sera combattemmo pesantemente, Grey riuscì quasi ad atterrarmi ma glielo impedii. Aveva uno sguardo negli occhi che non gli avevo mai visto prima d'ora, sembrava fuori di sé. Di certo, tutto questo faceva parte del segreto del suo successo, suppongo. Ma non riuscì a picchiarmi e capii quanto fosse frustrante per lui.

“Cazzo!” urlò.

Gli sorrisi. Per un attimo pensai che stesse per perdere la pazienza, in quel caso avrei dovuto menarlo sul serio. Ma Grey mi fece un sorrisetto.

“Domani devo giocare a golf, cazzo,” disse. “Che fottuta perdita di tempo.”

Era la prima volta, in tre mesi, che lo sentivo parlare di qualcosa di personale.

“Non ti piace giocare a golf? Allora perché lo fai?”

Si strinse nelle spalle. “Sui campi da golf si fanno un mucchio di affari.”

Questo era vero.

Avevo trascorso un sacco di tempo al Rainer Golf & Country Club, un campo da 18 buche nella parte ovest di Seattle.

“Dovremmo giocare insieme qualche volte, Grey,” risposi cordialmente.

Grey sollevò un sopracciglio. “Tu giochi a golf? Ti piace il golf?”

Risi per via della sua espressione. “Certo. Dovresti vedere il mio punteggio. Potrei aiutarti a migliorare il tuo gioco.”

“Vaffanculo!” sbottò. “In palestra mi riempi sempre di botte, ora vuoi farmi il culo anche sui campi da golf? Scommetto che Giuseppe DeNatale non gioca a golf,” mormorò tra i denti.

Sorrisi, non avevo molti clienti che accettavano di essere sconfitti senza mettere il broncio. Non vedevo l'ora di dare a Grey qualche lezione di golf.

Il ragazzo fissò un appuntamento al Ritz dei campi da golf dello stato di Washington: un tracciato con 71 layout e un panorama mozzafiato che dava sulla Catena delle Cascate. Non ero del tutto sorpreso: questo era un campo di primo livello che qualche volta veniva utilizzato anche nelle competizioni professionistiche. Essere un membro di questo club costa migliaia di dollari e non ci si può iscrivere a meno che il nonno del nonno di tuo nonno non sia stato a sua volta un membro. Erano tutti molto gentili ed educati ma ebbi l'impressione di non rappresentare il loro cliente ideale, essendo un fratello nero con i rasta. Mi stavo divertendo a vedere quegli stronzi inchinarsi ai miei piedi solo per il fatto di essere accompagnato da Grey. Ero divertito ma anche incazzato. Mi domandavo se Grey avesse deliberatamente scelto questo posto. Questa sarebbe stata la sua idea di scherzo?!

Grey non era a male neanche golf, non ne ero sorpreso: il drive era buono e il putting all'altezza delle aspettative. Ma a differenza del kick boxing, Grey non era preso da questo sport. Con mia somma sorpresa mi presentò alcuni personaggi famosi che incontrammo durante la nostra partita. Non disse nemmeno che ero il suo personal trainer; si limitò a presentarmi come Mr Claude Bastille, un bel gesto, a mio parere.

Naturalmente, lo battei anche sul campo da golf, ma la sconfitta non sembrava disturbarlo quanto un allenamento di kick boxing andato male.

Tutto questo è successo diversi anni fa. Grazie alle sue conoscenze, continuo tuttora a ricevere più offerte di lavoro di quante ne riesco a gestire e oggi mi ritrovo costretto a rimandare un allenamento con Grey. Siccome sono nei paraggi, ho deciso di andare alla GEH per fissare un nuovo appuntamento con la deliziosa Andrea Parker. La ragazza si comporta come se fosse la Regina di Ghiaccio, ma penso di piacerle. Sto considerando l'idea di mischiare il piacere con un po' di affari. Con mia enorme sorpresa, Andrea mi dice che Grey è libero e che avrei potuto fargli un saluto.

“Ehi, Grey! Come va, amico?”

“Bene, grazie, Claude. Andrea mi ha detto che intendi posticipare il nostro allenamento a domani.”

“Già, è così, ma solo per questa volta. Non sei l'unico che sta diventando famoso, amico!”

Grey scuote la testa nascondendo un sorriso. Poi geme.

“Maledetti giornalisti. Fra poco ho un appuntamento con una reporter del giornale universitario. Perché diavolo ho accettato di parlarle?”

“Perché ti stai ammorbidendo, amico. Continuo a batterti in palestra e sui campi da golf.”

Mi getta uno sguardo carico di irritazione, ma so che è divertito. Suppongo che non ci siano molte persone in grado di tenergli testa.

Ci stringiamo la mano ed esco dal suo ufficio, con l'intenzione di sfidare la fortuna con la Regina di Ghiaccio.

“Questa settimana si gioca a golf, Grey?” chiedo dalla soglia.

“Fottiti, Bastille.”

Lo sento mormorare tra i denti, non posso fare a meno di sorridere.

Sfortunatamente la deliziosa Miss Parker non è da sola. Olivia ha l'aria di una che ha bevuto troppi caffè. Nella sala di attesa è seduta una bella ragazza con i capelli castani. Dannazione, ha gli occhi più azzurri che io abbia mai visto! Peccato che si vesta come una studentessa. Suppongo sia la giornalista di cui parlava Grey. La ragazza sembra nervosa. Povera bambina: Grey se la mangerà per colazione.

“Buon pomeriggio, signore,” le saluto sorridendo.

Cerco di attirare l'attenzione di Andrea, la quale però sta osservando la ragazza.

“Mr Grey è pronto a riceverla, Miss Steele,” dice.

La ragazza balza in piedi come se fosse stata percorsa da una scarica elettrica. Oh, be’, parlerò con Miss Parker la prossima settimana.


   
 
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