Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: Always_Always    20/07/2015    12 recensioni
Quando Jeremiah Arkham ha aperto i cancelli per la prima volta, non sapeva certo a cosa stesse andando in contro. Era stato più un salto nel buio, il suo: il sogno di realizzare qualcosa di grande. Col pugno di ferro non si era fermato e non aveva mai ceduto alla paura, conscio che quelle che aveva davanti fossero solo persone. Persone che - seppur piene di problemi, di violenza latente e con una concezione di giusto e sbagliato altamente precaria - potevano essere gestite con il giusto personale e la giusta determinazione.
Ma con quest'ultima annata sta per cambiare tutto, perché qualcosa non quadra.
È la classe dell'ultimo corridoio che non quadra, con i suoi studenti. Come se concentrasse in sé qualcosa di sbagliato che fa tremare le pareti di tutto l'Arkham High School.

...
AU ambientato tra i banchi di scuola che cercherà di raccontare dei personaggi quando ancora non sono quelli che conosciamo. Di quello che succede in quel lasso di tempo tra il prima e il dopo.
...
{BrucexSelina, BrucexTalia, HarveyxRachel, JokerxHarley}
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Due Facce, Harley Quinn, Joker, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo n°4
Jack e Sally
 
 
 
Io come Jack fantasma re ti odio perché mi chiami 'celebrità'
Mi faccio in tre soltanto per te, ti accoltello e poi ti chiedo quanto bene si sta
Necessità per me che adoro farmi male dalla tenera età
Ma una cosa la farò per te lo so 
Ti regalerò il mio dolore come eredità perché…
 
Facciamo passeggiate al parco in riva dei ruscelli
Poi attorcigliamo i corpi sopra un letto di coltelli
Tra queste luci amore mio ricuci i tuoi brandelli
Perché ho il cuore a pezzi se tu perdi i pezzi come Sally
 
(Nitro, Jack e Sally)
 
 
 
 
Gotham City questa mattina è piovosa e particolarmente scura, coperta da nere nuvolacce che impediscono di vedere oltre qualche casa appena fuori l'Arkham High School. Il vento è impetuoso, trasporta la pioggia fitta e la sbatte con violenza sulle vetrate dell'aula, crepitando ogni tanto al rombo dei tuoni.
Pamela odia il maltempo con tutta se stessa. Se fosse per lei, ci sarebbero sempre il sole splendente e qualche pioggerella occasionale, giusto per permettere alle piantine del suo giardino di crescere belle e rigogliose.
Invece ora saranno sicuramente rovinate. Povere care.
Ha preso tutte le precauzioni del caso, questa mattina, non appena ha sporto il naso fuori casa e ha sondato le condizioni metereologiche, ma non può fare a meno di preoccuparsi come una matta al disastro che potrebbe trovare al suo ritorno.
I fiori. Se c'è qualcosa nella vita di Pamela che semplicemente è, nella concezione platonica del termine, questo è il caso: dal primo fuscello al più robusto dei suoi alberi, lei li adora tutti. Se ne cura come se da un momento all'altro potessero spalancare gli occhietti e cominciare a parlare – ha letto molti articoli sulla concreta possibilità che il regno floreale possa percepire le vibrazioni delle corte vocali, ed è per questo che si premura di regalar loro delle parole dolci, delle coccole speciali.
Harleen spesso ci scherza sopra, dicendole che è come se fosse già una madre. Non ha tutti i torti, anche se Pamela non gliel'ha mai confessato. Prova un legame strano con il suo giardino: è il suo tesoro e i fiori tanti piccoli figli.
Io vedo in loro qualcosa che gli altri non vedono.
Sua nonna, con le mani nodose e i capelli color delle nuvole, così forte e fiera da rappresentare la sua roccia, glielo ripeteva sempre: la sua attenzione per le piccole cose l'avrebbe portata lontano.
"Hai gli occhi speciali, bambina mia. Tu scovi cose che nessuno nota, con quelli. Le cose più belle."
Ed era stato sempre per le insistenze implacabili sue e di sua nonna che suo padre aveva acconsentito – nel giorno che ricorda come il più bello di tutta la sua vita – a portarla con lui al laboratorio di botanica.
Ci va ancora oggi. Aiuta suo padre con le piante e gli esperimenti e la trova un'attività particolarmente stimolante.
 
"Isley?"
 
Non è la voce del professor Day[1]. Si stacca dalla finestra.
 
"Jonathan Crane?" esclama sorpresa. Non le aveva mai rivolto la parola prima d'ora: "Hai bisogno di qualcosa?"
 
Crane è uno di quei ragazzi che ama la sua intimità. È arrivato all'Arkham High School al terzo anno e nessuno sa tutt'ora per quale motivo abbia deciso di cambiare scuola, visto che ha una media impeccabile e un'intelligenza da invidiare. E, come è solito accadere in posti gremiti di gente ignorante, fin dal principio ha cominciato a circolare ogni tipo di storiella sul 'nuovo arrivato' e sui 'motivi che l'avevano spinto a traferirsi'. Alcuni banali, altri particolarmente fantasiosi e terribili; ma da che Pamela si ricorda, anche quando era sulla bocca di tutto l'Arkham High School, Crane ha sempre cercato di mantenere intatta la sua privacy e questo l'ha reso un po' più simpatico ai suoi occhi. Anche se le dicerie sul suo conto a proposito dello spaccio di droga lo rendono un personaggio strano, di cui diffidare. Non che lei creda a certe storie, ovvio. È più… l'istinto.
 
"Vorrei solo sapere…" comincia lui. Ha degli incredibili occhi limpidi che le ricordano il cielo terso di una giornata d'Agosto. "Dov'è… Harleen? È da qualche giorno che non si vede."
 
Oh, Crane caro… non ti è ancora passata, eh?
 
Dopotutto, doveva aspettarselo. La sua biondina attira l'attenzione e quando concede un'occasione non è facile da dimenticare. Jonathan Crane non ha fatto eccezione nella sua triste avventura: un tacito interesse per Harleen, ricambiato e scomparso in un battito di ciglia, come se non fosse mai esistito. È il modus operandi di Harleen: avvicinarsi a ragazzi dal passato misterioso, placare la sete da perfetta crocerossina e poi scordarsene[2].
 
"A casa," risponde Pam e quasi le dispiace per la delusione che nota nello sguardo di Crane. "Harleen non sta molto bene."
 
In realtà, è tutta la settimana che si comporta in modo strano.
Forse dovrebbe andare a casa sua e controllare di persona le sue condizioni, perché non l'ha convinta quando le ha detto che "doveva aver preso freddo e non se la sentiva di uscire dal letto", affatto.
Harleen non ha mai saltato un giorno di scuola. Mai. Ciò significa che dev'essere successo qualcosa di particolare per farle cambiare idea.
Qualcosa che non vuole rivelarle.
Pamela dovrebbe offendersi per la scarsa fiducia che Harleen nutre nei suoi confronti; ha dato sempre per scontato che tra loro non dovessero esserci segreti, accecata dalla convinzione che essere migliori amiche implicasse la lealtà incondizionata. Ecco perché dovrebbe arrabbiarsi, ne avrebbe il diritto.
 
Ma la verità è che Pamela Isley è soltanto preoccupata, tormentata da un brutto presentimento che non la fa dormire la notte. Lo stesso che ha avuto quando è morta la moglie del professor Fries[3], solo che questa volta è più acuto, più doloroso e le fa temere il peggio.
Perché la nonna, nella sua lungimiranza, non è mai stata del tutto sincera: Pamela non nota soltanto le cose belle, con i suoi occhi.
Intravede anche quelle brutte.
 
 
 
∞∞∞


 
Vicki Vale si sta dimostrando una brava insegnante, Rachel deve ammetterlo. E non è stato facile arrivare a questa conclusione, perché se c'è una materia sulla quale è più che puntigliosa e perfezionista, quella è storia dell'arte. Adora l'arte. Da grande le piacerebbe fare il curatore d'arte e girare il mondo. Louvre, Musei Vaticani, Galleria degli Uffizi, posti meravigliosi con tesori straordinari che vorrebbe poter vedere quando e come le pare.
Finisce di scrivere sul quaderno e ripone finalmente la penna nell'astuccio, massaggiando la mano. Dovrebbe smetterla di prendere così tanti appunti: le verrà la tendinite.
 
"Ora, per quanto riguarda il compito su un autore post-impressionista a scelta…" la professoressa Vale è anche una donna capace, perché è appena arrivata e già sa farsi rispettare dalla classe. Non è una cosa facile, visti gli elementi presenti. "Mi piacerebbe che faceste questo lavoro in coppie."
 
No! Stavi andando così bene, Vale…
Non è la prima insegnante che propone lavori di gruppo, ma Rachel li ha sempre detestati. Nessuno si è mai proposto di unirsi a lei e deve sempre pensarci da sola. Ci ha fatto l'abitudine, alla fine, ma non può nascondere a se stessa quanto le faccia male non avere mai nessuno su cui contare.
 
"Ehi…"
 
Qualcuno le puntella la spalla con le dita e quando lei risponde al richiamo, Harvey le sorride a trentadue denti. Rachel deve ancora abituarsi al fatto che Harvey Dent le dedichi tutte queste attenzioni e migliorare le sue reazioni in proposito, come per esempio quella imbarazzata che sta assumendo proprio ora e che le colora la faccia di un improponibile rosso peperone.
 
"Ciao," farfuglia. Con lui farfuglia sempre. Maledizione.
Se Harvey se n'è accorto, non lo dà a vedere: "Sai già con chi fare la ricerca?"
 
Certo, da sola. Perché, vuoi prendermi in giro anche tu? Devi metterti in fila, allora.
 
"Che t'importa?"
Harvey piega la testa di lato come un uccellino curioso: "Beh, se non hai altri programmi… potremmo farla insieme."
 
Lei sta pensando a quanto sia strana tutta quella situazione che in realtà non ha ascoltato una parola di quello che le ha detto.
 
"Fare che cosa?"
"La ricerca."
"La ricerca?"
"… la ricerca, sì."
 
Per poco Rachel non ha un mancamento. La ricerca. Con Harvey Dent. Quella di storia dell'arte. Con Harvey Dent.
Harvey interrompe i suoi pensieri: "Se te l'ha già chiesto qualcun altro non ti preoccupare…"
 
Qualcun altro? Ma è pazzo?
 
"Perché lo chiedi a me?" brava Rachel, non gettarti subito tra le sue braccia solo perché ti considera.
 
Harvey scuote la testa e lei nota che i capelli biondi si spettinano. Le piacciono a quel modo: "Perché sei una delle poche ragazze intelligenti di questa classe e perché in arte sei una forza."
"Le altre erano impegnate?"
 
Questa volta lui ride forte, evidentemente non ha capito la serietà della sua domanda: "Rachel Dawes, sei la ragazza più diffidente che io abbia mai conosciuto. Non m'importa se le altre sono impegnate. Voglio fare la ricerca con te."
 
Sorride, di nuovo. E di nuovo quella sensazione di volteggiare sulle nuvole le afferra lo stomaco e le fa battere forte il petto.
"Voglio fare la ricerca con te"
È sincero? È solo l'ennesimo scherzo di Talia? È tutta una sua immaginazione?
 
"D'accordo".
 
Non le importa. Accidenti, domani potrebbe svegliarsi e capire di aver sbagliato tutto, ma ora come ora potrebbe anche bruciare il mondo e lei sarebbe comunque al settimo cielo.
 
 
 
∞∞∞


 
Non appena la campanella comincia a suonare, Selina è già fuori dall'aula e sta camminando per il corridoio, i pensieri proiettati alla brillante vetrina di gioielli che accompagna la sua passeggiata fino a casa. Si è ripromessa che un giorno riuscirà ad uscire da quel negozio con il collier di diamanti che ha adocchiato il giorno prima, così luccicante da farle sfavillare gli occhi.
Dall'uscita principale o da quella sul retro…
L'immagine abbagliante di quei gioielli si disintegra contro il volto appuntito di Talia Al Ghul. Sta camminando verso di lei e ha un ghigno stampato sul volto che fa capire a Selina che deve averle detto qualcosa, ma l'immagine di quei diamanti le ha offuscato la mente.
Poco male, non c'è da temere: Talia Al Ghul non ha mai nulla d'intelligente da dire.
 
Fa comunque finta di aver capito e prepara il contrattacco: "Non hai i soldi del paparino da sperperare, Al Ghul?"
Talia è velenosa quando replica: "Io almeno ce l'ho un paparino, Kyle."
 
Selina incassa il colpo con la maestria di chi è abituato ad aggrapparsi all'orgoglio.
Nasconde la rabbia dietro un sogghigno sarcastico e pensa alla mossa successiva.
Che sia violenta e brutale per questa dannata stronza.
 
"Oh, ma è risaputo," il suo sorriso si allarga, "i lividi sono evidenti. Dovresti coprirli con più trucco, lo sai?"
 
Questa volta è Talia a incassare il colpo. Apparentemente non si nota la differenza, ma Selina può sentire la rabbia di Talia montare e diventare incandescente. Ha lo stesso sapore della sua.
Fai di tutto per nasconderlo, ma nemmeno la tua vita è perfetta, mia cara Al Ghul. E l'unica che se ne rende conto è la tua peggior nemica. 
Deve rodere davvero molto.
 
"Dovresti ricordarti qual è il tuo posto, Kyle," Talia vomita sul suo nome tutto il suo disprezzo, ma questo non è che musica per le orecchie di Selina.
"E tu dovresti scendere dal tuo cazzo di piedistallo."
 
Ha sentito abbastanza. Supera Talia senza più degnarla di uno sguardo e quando riesce finalmente ad arrivare al giardino dell'Arkham High School, estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne imbocca una. Il fumo si dissolve verso l'alto e porta via la collera in una lenta scia grigiastra, che si aggiunge allo smog abituale di Gotham City.
È solo in questo momento che Selina si accorge della pioggia. Scroscia con insistenza, si intrufola tra i vestiti e nei calzini con un fastidio pungente. Lei realizza di non avere l'ombrello e di essere costretta a correre per evitare di arrivare a casa zuppa, rinunciando quindi alla sua sosta abituale alla vetrina della gioielleria. Questo pensiero le fa tornare un pochino della rabbia soppressa.
Selina odia la pioggia. Selina odia bagnarsi. Selina odia moltissime cose.
Ma cambiare i suoi piani in particolare.
 
 
 
∞∞∞


 
Ha spulciato con precisione maniacale tutti i giornali che vendeva l'edicola. Tutti quanti. Ha combattuto contro il brutto tempo e contro la stanchezza che si sente addosso, oltre a mille altri pensieri che le intasano la mente e non la lasciano ragionare lucidamente, per costringersi a uscire di casa econtrollare. Per tutto il giorno non ha fatto che cercare su internet notizie di cronaca nera dell'ultima settimana.
Ora è sera e Harleen sta ancora cercando.
Invece niente. Neanche una maledettissima traccia.
L'omicidio dell'uomo nel vicolo non è accennato da nessuna parte, come se non fosse mai avvenuto. E sarebbe tutto perfettamente splendido se davvero non fosse stato altro che un terribile scherzo della sua mente stanca. Ma lei sa che non è così. Sa che è stato Mr J.
Joker…
 
Si è presa la giornata libera anche oggi. Ha detto a Pamela di non sentirsi bene. Non è del tutto vero, ma i segnacci violacei che ha sul collo sono ancora troppo evidenti; avrebbero destato troppi sospetti e ora lei vuole soltanto mettere ordine nei propri pensieri - anche se non è facile.
Quanto era… meraviglioso.
Suo malgrado, non fa che ripensare al loro ultimo incontro e a tutti i sentimenti contrastanti che ha generato; si è sentita come mai in vita sua.
Viva. Sull'orlo di una scoperta straordinaria.
Quello che ha visto negli occhi di Mr J nel momento in cui stringeva le dita attorno alla sua gola si è insinuato tra i suoi pensieri e continua a tormentarla anche ora. Sono sensazioni travolgenti cui non riesce ad attribuire un nome. E la scoperta strepitosa, la scoperta spaventosa, è che non ne è dispiaciuta - affatto. Vorrebbe solo avere l'occasione di stargli così vicino ancora una volta. Per sentirsi leggera. Libera.
Scuote la testa: dovrebbe smetterla con queste idee malsane che non giovano affatto ai suoi nervi già pericolosamente provati. Quel ragazzo ha cercato di ucciderla. Questo è il punto focale che dovrebbe tenere ben chiaro nella mente.
Eppure…
 
Un tuono spaventoso squarcia il cielo notturno e lei alza lo sguardo dallo schermo luminoso del computer. La tazza di camomilla è ancora accanto alla sua mano, ma non fuma più. Probabilmente è gelata.
Peccato. La camomilla era l'ideale per calmare i nervi.
 
Suo padre non tornerà per cena. Non l'ha ancora avvertita, ma ormai Harleen si è fatta il callo con queste situazioni. Da quando sua madre è morta, è cambiato tutto. Ne hanno sofferto entrambi, ma suo padre non è più stato lo stesso quando il cancro l'ha portata via. Harleen l'ha superato, alla fine. Con difficoltà, ma l'ha fatto. Invece suo padre ancora piange quando è convinto che nessuno lo senta: era così innamorato di lei, lo è tutt'ora. E questo la porta a pensare quanto sia deleterio l'amore, niente di più di un processo chimico fatto di ormoni e dopamina.
Eppure così brutale da spezzare a quel modo una persona…
 
Un altro tuono. Questa volta è così fragoroso che Harleen sobbalza e picchia involontariamente contro la tazza. La camomilla gelata si versa completamente sulle sue gambe nude e per un soffio evita i pantaloncini di tuta che ha indosso.
Maledizione! Ecco cosa succede quando sei con la testa fra le nuvole, Harl!
Si alza e cammina a piedi nudi fino alla cucina, osservando la chiazza scura scivolare fino alle caviglie. Apre un cassetto, individua lo straccio più pulito e comincia ad asciugarsi con poca energia.
Sempre. Con la testa. Fra le n…
 
Suona il campanello. Una volta soltanto.
Harleen distoglie l'attenzione dal disastro e alza lo sguardo. La coda di cavallo sobbalza un istante, ma lei non ci fa caso.
 
"Chi è?"
 
Nessuna risposta.
 
"Papà, sei tu?"
 
Il campanello suona di nuovo, questa volta dura più a lungo, come se dall'altra parte ci fosse l'impazienza di entrare.
Se è Pamela giuro che l'ammazzo.
Mentre i lampi illuminano la sera a intermittenza e il campanello suona un'altra volta, Harleen raggiunge la porta con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
 
"Un attimo, non c'è bisogno di—"
 
La sua protesta si smorza all'improvviso quando Harleen apre. È lui, Mr J. È in piedi di fronte a lei, ingobbito e bagnato fradicio. I capelli tinti gocciolano copiosamente e l'acqua precipita nella pozza creatasi sulla veranda. Il volto è in ombra, coperto dall'oscurità della notte, ma lei può scommetterci che è truccato di bianco, con gli occhi cerchiati di nero e il sorriso scarlatto.
Esattamente come ti ho visto quella sera di qualche settimana fa.
È così che Harleen lo ricorda nella mente, anche se a scuola non c'è mai stato alcun trucco.
È così che Harleen lo guarda e si convince di vederlo, vederlo davvero, come se il cerone e il rossetto fossero parte integrante della sua essenza.
Ma la domanda è: cosa ci fai qui?
 
Mr J fa scivolare la lingua sulle cicatrici in quello che sembra un tic inconscio e in quel momento Harleen si concede un'attenta analisi di quelle ferite. Non le trova più orribili o tremende come la prima volta. Al contrario, è affascinata da quei tagli profondi che cristallizzano il volto di Mr J in un eterno sorriso. Sono il suo fardello – ora Harleen lo percepisce chiaramente - e trasudano un dolore profondo che le infonde nel petto lo smanioso desiderio di toccare. Ripercorrere quelle piaghe con le dita, risalire al contrario il tormento di Mr J per raggiungere l'origine.
Qual è la storia di queste cicatrici?
 
"Tu…" mormora Harleen con il cervello in completo blackout e solo allora lui sembra accorgersi della sua presenza. Si riscuote e alza lo sguardo. Sono occhi penetranti, profondi e bellissimi e Harleen prova di nuovo quella sensazione di qualcosa. E non riesce a muoversi.
 
Con le movenze attente di un predatore, lui la stringe per il braccio e la trascina fuori, nell'oscurità che inghiotte le loro figure. Si prende del tempo per bloccarla contro la colonna e arpionarla con entrambe le mani. Harleen sente la pioggia fredda e pungente bagnarle il maglione, le gambe, il volto e l'adrenalina scalpitare nel suo cuore e smorzarle il respiro, ma tutto quello che riesce a fare è restare imbambolata in quella posizione. Non riesce, non vuole staccare lo sguardo dal suo volto. Perché anche se sono al buio e lei non riesce a vederlo, può sentire ancora i suoi occhi su di sé. E questo basta ad annullare ogni sua volontà di reagire.
Cosa… cosa c'è lì dentro, Mr J? Mostramelo. Ti prego.
Un lampo esaudisce le sue preghiere. Inonda il cielo con una velocissima scarica bianca che però è sufficiente. Vede quello sguardo, quegli occhi straordinari e si sente completa. Come se avesse trovato quello che stava cercando. Come se non le importasse di nient'altro al di fuori di lui.
 
"Harle-quin…" la sua voce è un sussurro suadente che la fa rabbrividire.
 
Mr J… quanto… sei…
 
"Non dovresti andare in giro conciata in quel modo, sai? Potresti ammalarti. E non sarebbe carino."
 
… straordinario…?
 
"Perché sei qui?" gli domanda e non le importa che lui abbia scoperto dove abiti senza che lei gliel'abbia mai detto. Anzi, lo trova bello. Romantico, in qualche modo. E ora vuole soltanto averlo vicino. Sentire il suo respiro sulle labbra e bearsi di quel contatto un po' rigido che domani sicuramente le costerà qualche livido. Ma non ne è irritata, al contrario: le piacerà ripercorrere il suo tocco su di lei.
 
Mr J la sta guardando. No. La sta leggendo con quegli occhi smeraldo incorniciati dalla pioggia che scivola lungo le guance e porta via il trucco. Anche lei ormai è fradicia e ancora una volta trova il tutto tremendamente romantico. Sta per chiedergli di entrare in casa quando lui con uno scatto improvviso si avventa sulle sue labbra.
A quel punto, tutto smette di avere senso.
 
Qualcosa si rompe nella testa di Harleen e lei sente di avere tutto quello che avrebbe mai potuto desiderare. Il bacio di Mr J è violento, famelico, per niente delicato e questo non fa che elettrizzarla di più. Per questo ricambia il bacio e tralascia il resto; si gode le sue labbra e la sua lingua, il suo sapore. Le braccia sono ancora bloccate dalle mani di Mr J e il massimo che può permettersi è far leva sulle punte dei piedi nudi per tentare di avvicinarsi a lui.
Mr J profuma di pioggia. No, non di pioggia, di temporale.
E lei ha sempre amato il temporale.
Se continui così, Mr J, morirò qui. E sarà tutta colpa tua.
 
Come se le avesse letto nel pensiero, Mr J si stacca da lei con uno scatto, come se avesse appena ripreso coscienza di sé, ma continua a tenerla intrappolata contro la colonna. Harleen si rende conto di aver chiuso gli occhi e non vuole riaprirli. È ancora tutto così surreale. Così perfetto. Non vuole rischiare di rovinare l'atmosfera, di staccarsi e di dover rispondere alle mille domande che sicuramente si farà quando tutto sarà finito. Vuole restare congelata in questi istanti per sempre. E sempre sempre sempre. Però c'è una cosa che deve sapere. Una cosa di cui ha bisogno per far sì che ogni cosa sia davvero perfetta.
 
"Qual è… il tuo nome?"
 
Quando Mr J la lascia andare con un altro scatto violento, è come se le strappassero il cuore dal petto. Apre gli occhi con estrema lentezza, quasi potesse convincerlo a tornare dalle sue labbra e non allontanarsi più. Ma quando finalmente riprende a vedere, riconosce il luccichio minaccioso del coltello di Mr J schizzare a due centimetri dal suo viso e conficcarsi rabbioso nella colonna di legno. Smette di respirare.
 
"Sei una che parla troppo, Harley. Te l'ho già detto."
 
È arrabbiato, può capirlo dai suoi occhi e dalla sua voce. Si sente tremendamente in colpa per aver spezzato la magia. Ma la curiosità è troppa.
Scusami, tesoro. Perdonami.
 
"Voglio solo sapere il tuo nome, Mr J…"
"Mr J?"
 
Scoppia a ridere. Non è la risata che gli ha sentito fare in classe, ma quella stridente del vicolo. Quella del diavolo.
Ed è magnifica.
 
"Vuoi sapere una cosa divertente, bambolina?"
 
Il coltello le carezza la guancia. Lo adora, tanto che vorrebbe continuasse in eterno. Le si avvicina di nuovo, una lentezza calcolata che la fa rabbrividire e il sorriso scarlatto ora è più allungato, le cicatrici risplendono come se Mr J stesse per rivelare la sua battuta più riuscita.
 
"Neanche me lo ricordo, il mio nome."
 
Non se l'aspettava. Questo davvero non se l'aspettava. Riprende un poco della sua lucidità soltanto per assimilare al meglio ciò che le ha detto. Potrebbe essere vero, certo, ma potrebbe anche essere una bugia. E lei non sa più cosa pensare.
 
Mr J si allontana di nuovo con un altro scatto. Harleen ha notato che molti suoi movimenti sono rapidi e nervosi, dettati dall'iperattività. Lui le volta le spalle e scuote la testa, ma lei sente il disperato bisogno di avvicinarsi a lui, di poggiargli una mano sulla spalla, di voltare il suo viso e baciarlo di nuovo. Però lui non è della stessa opinione. Quando Harleen lo sfiora, Mr J se la scrolla di dosso con rabbia, un'isteria che non gli si addice per niente, che lo rende spaventoso.
 
"Non sei in diritto di prenderti queste libertà, Harley Quinn!" sta urlando. "Non osare mai più! Mai. Più! O ti ammazzo."
"Mi dispiace, Mr J, io—"
 
La spinge un'altra volta contro la colonna, ma questa volta fa solo male. E il coltello puntato alla gola non è per niente piacevole.
 
"Sai, Harley…" minaccioso, pericoloso, terrificante. C'è qualcosa di diverso nel suo sguardo. "Se fossi una ragazza furba, scapperesti lontano da me. E invece sei pronta a farti uccidere. Perciò ci sono due soluzioni: o sei stupida, o sei pazza."
 
Fa male. Non soltanto la mano che strattona i suoi capelli e il coltello che punge la gola. Fa male al petto, al cuore. Harleen si sforza di non piangere, ma sente che fra pochi istanti cederà.
 
"Sai, Harleen? Dovresti starmi alla larga."
 
In quell'istante lei strabuzza gli occhi, perché è la prima volta che la chiama con il suo nome completo. Quello vero. E stona incredibilmente. Ma non è soltanto questo a lasciarla attonita, quanto quello che riesce a scorgere nel suo tono di voce. Oltre la rabbia, oltre la violenza, c'è qualcos'altro che suona incredibilmente serio. Qualcosa che assomiglia ad apprensione.
Mr J… temi per me?
Si scioglie. Questa volta davvero. E capisce che non le importa se la ucciderà, o la picchierà, o la tratterà come uno straccio a causa dei suoi sbalzi d'umore. Lei gli starà vicino. Per sempre.
 
Vorrebbe rispondergli, dirgli che non riuscirà a liberarsi di lei così facilmente, che non ce la farà mai, ma lui si volta verso la strada e scompare nella notte, la pioggia cade sulla sua figura e lo fa sembrare ancora più bello.
Rimane lì a guardarlo, sotto al temporale, fradicia come una spugna e quando non riesce più a distinguere la sua figura resta a fissare il punto in cui è sparito, la testa piena di pensieri affollati ma il cuore stranamente leggero, come se avesse finalmente trovato il suo posto.
Accanto al tuo o stritolato dalle tue mani, è lo stesso.
 
 
 
Quindi dai
Fammi ancora male che ti voglio demolire poi lo so che metti amore in ciò che fai
Mi fai camminare sulle spine ma sorridi perché infine sai che mi ritroverai
E disegnerai con lamette affilate il mio corpo morto ormai
Così quando mi accarezzerai potrai leggere quello che ho dentro come col braille
 
Stanotte niente passeggiare in riva dei ruscelli
Ti guardo col sangue negli occhi e in mano due coltelli
Spengo le luci così non ricuci più i brandelli
E anche se mi disprezzi io ti faccio a pezzi, un bacio Sally
 
(Nitro, Jack e Sally)
 
 



Angolo dell'autrice:
Ecco l'aggiornamento. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, perchè per scriverlo ci ho messo praticamente tutta me stessa ;D
Prima dei ringraziamenti, volevo spiegare le note che ho inserito qua e là:

[1]: Il professor Day, detto anche Julian Gregory Day, detto anche l'Uomo Calendario. Per chi non lo conoscesse, è uno dei criminali di Gotham. Non so voi, ma in Arkham City mi è piaciuto da matti questo personaggio - anche se di fatto non combinava nulla per tutto il gioco. Mi piaceva che parlasse sempre di date diverse a seconda del periodo dell'anno in cui veniva giocato il gioco (lo sapevate?) e mi inquietava parecchio. Inquietava nel senso che l'ho trovato fantastico. Quindi l'ho inserito nella mia storia - fa l'insegnante di storia. Per forza di cose. Con tutte le date che conosce a memoria!

[2]: Jonathan Crane e il suo interesse per Harleen. Anche qui, non è farina del mio sacco. La mia citazione è presa palesemente dalla web serie "TheJokerBlog" - stupendamente meravigliosa, se avete voglia, guardatela! - nella quale si cita appunto l'interesse di Crane per la dottoressa Quinzel - che però non è mai arrivato a nulla di fatto.

[3]: So che nella storia originale Nora Fries è viva, ma semplicemente congelata in attesa che Mr Freeze riesca a trovare una cura per la sua malattia. Ma qui...beh, qui non ce l'ha fatta.

Davvero, spero vivamente che non ci sia nessun personaggio OOC. Io mi sono impegnata per rendere il tutto verosimile, ma mi rendo conto che qualcosa potrebbe essere esagerata o non all'altezza. Vi prego davvero di farmi sapere se c'è qualcosa che non va. Qualsiasi cosa.
Le critiche sono sempre ben accette, al pari dei complimenti!

Grazie infinite a tutti quelli che hanno recensito i capitoli precedenti, grazie anche a chi ha inserito la mia storia tra le seguite / preferite / ricordate e grazie anche a chi continua a leggere la mia storia in silenzio.
Un bacio a tutti!

Al prossimo aggiornamento!

Always_Always

P.S: Visto che - finalmente - ho imparato a inserire le immagini, voglio lasciarvi con questa fanart ripescata su internet. Sono i nuovo Harley Quinn e Joker del film Suicide Squad. So che ci sono moltissime critiche, moltissimi pareri discordanti eccetera, ma io ho adorato il trailer. Dalla musica ai dialoghi alle scene. E i personaggi, a parer mio sono strepitosi, dal primo all'ultimo. 
Harley è meravigliosa. Già dalla prima scena in cui compare l'ho adorata come non mai. È lei, squisitamente lei. Bella, matta e letale.
Anche gli altri personaggi li ho trovati azzeccati (Will Smith non mi delude mai) e per quanto riguarda "il pezzo grosso", quello che ha fatto parlare - e continua a far parlare - voglio dire anche io la mia - anche se a qualcuno non interesserà, probabilmente.
La prima volta che ho sentito che la parte del Joker sarebbe toccata a Jared Leto, non ho storto il naso e sono partita ottimista: fisicamente, Leto si presta benissimo per il magro e appuntito Joker - non come i suoi predecessori che erano troppo robusti / muscolosi / quello che volete, nonostante abbiano fatto comunque un lavoro egregio. 
Dal punto di vista meramente fisico, quindi, Leto partiva già con questo piccolo vantaggio - che non è poi tanto piccolo, visto e considerato che ormai tutti vogliamo vedere il Joker dei fumetti su pellicola.
Poi ho visto il trailer e il mio ottimismo è aumentato ancor di più. Le sue movenze, la sua mimica facciale, la sua voce....è il Joker. È. IL. JOKER. Mi sono messa a fangirlare come una cretina nella sua scena. Dura pochi secondi, ma già si riesce ad afferrare tutta la sua essenza malsana e inquietante. I tatuaggi - che io pur non disdegnavo, visto che è un modo come un altro per interpretare la follia del Joker (senza dimenticarsi che nella serie "All star:Batman e Robin", Joker ha un enorme drago tatuato su tutta la schiena) - qui passano davvero in secondo piano. Guardando la sua scena, era come se i tatuaggi sottolienassero la follia del Joker, non stonavano per niente e anzi, sembravano amalgamarsi molto bene con la presentazione del personaggio. 
Se nel film Leto sarà bravo come lo è stato nel trailer, sarà uno splendido lavoro. Al pari delle altre due magistrali interpretazioni di Nicholson e Ledger.
L'unica cosa che non mi convince fino in fondo è la risata che ho sentito nel trailer. Ma i rumors dicono che ci saranno più di una risata all'interno del film, quindi spero davvero che riusciremo ad avere una risata sguaiata che faccia onore a Mark Hamill.

E niente, fine dello sproloquio. Ovviamente è la mia opinione personale. Magari nelle recensioni fatemi sapere cosa ne pensate voi! Se siete d'accordo o se invece siete completamente contrari!
Lascio l'immagine! 
Un bacio a tutti!

Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: Always_Always