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Autore: The Writer Of The Stars    20/07/2015    1 recensioni
"Io sono nata su Vegeta Sei e su Vegeta Sei c’erano la dittatura di Freezer, la guerra e la morte.
Sono passati diciotto anni ormai dal giorno in cui Freezer ha preso in mano le sorti di Vegeta Sei e ad oggi credo che se siamo ancora sopravvissuti sia solo per una incredibile concessione divina. "
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“Sì, sarò la voce del popolo.” Goku mi lanciò uno sguardo veloce, prima di tornare a fissare un punto vuoto davanti a sé. Lo osservai per numerosi attimi in silenzio, percependo l’ansia salire dentro di me nell’attesa del suo giudizio. D’un tratto vidi le sue labbra piegarsi in un sorrisino leggero e quasi divertito.
“Sai, ti ci vedo come capo rivoltosa.” Esclamò sorridendo tra sé e a quelle parole percepii il mio cuore alleggerirsi di tonnellate di chili.
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AU| Vegeta/Bulma
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Freezer, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando quel tipo, Vegeta, si era auto incaricato di addestrare il nostro esercito per la rivolta contro Freezer, lo ammetto, ci ero rimasta un po’ male, credendo che fosse solo uno sbruffone megalomane e arrogante, probabilmente incapace di tenere un arco in mano.
Quanto mi sbagliavo.


Il giorno successivo ci presentammo come accordato nella foresta vicino al fiume, pronti per gli allenamenti. Eravamo circa una decina di persone, tutti abitanti del villaggio che Goku era riuscito a convincere ad unirsi alla rivolta, gente che non aveva mai combattuto prima d’allora, ed io con loro. Nonostante ciò, era comunque un buon inizio, e ci saremmo sicuramente impegnati al massimo per raggiungere una potenza accettabile e una forza in grado di battersi con quella di Freezer.

Quando arrivammo in riva al fiume, trovammo Vegeta già presente. Se ne stava seduto sulla riva del fiume con le braccia conserte e lo sguardo incupito, perso nelle sue elucubrazioni.

“Ah, vedo che alla fine vi siete decisi a venire!” esclamò poi d’un tratto, non appena ci vide arrivare. Io alzai il mento con fare altezzoso, rimanendo in silenzio e permettendogli di studiarci al meglio. Vegeta ci squadrò per una ventina di secondi fino a quando, sdegnato, mi rivolse uno sguardo colmo di disgusto.

“E questo sarebbe il vostro esercito?! Un branco di idioti come voi crede davvero di potersi battere contro Freezer?!” esclamò con un tono tra lo sprezzante e il derisorio. A quelle parole serrai i pugni con rabbia, lanciandogli un’ occhiata colma di risentimento.

“Adesso basta, Vegeta! Non hai il diritto di insultarci in questo modo, chiaro?! Avevi detto che ci avresti allenato per diventare più forti? Bene, cominciamo gli allenamenti allora!” risposi arrabbiata, fissandolo con occhi colmi d’ira e d’orgoglio. Sul volto di Vegeta si dipinse un ghigno sinistro, per nulla incoraggiante.

“Tsk! Seguitemi.”  Esclamò infine, voltandosi di spalle e prendendo a camminare in mezzo alla foresta. Ci condusse per una via intricata e piena di arbusti secolari, fino a quando non giungemmo ad una radura accerchiata e protetta da tutti gli alberi presenti. Per tutto il tragitto nessuno aveva fiatato o aperto bocca, curiosi e allo stesso tempo intimoriti dai modi rudi e diretti di Vegeta.


“Branco di mezze classi” cominciò Vegeta, voltandosi lentamente verso di noi, involontariamente posizionati in riga, come un vero esercito militare.

“Avete detto di voler sconfiggere Freezer. Che sciocchi!” esclamò ridacchiando maligno, facendo sì che lo sguardo di tutti noi si incupisse.

“Freezer è l’essere più potente su questo pianeta, è impossibile anche solo tenergli testa.” Continuò sprezzante.

“Un tempo però i Sayan ci riuscivano.” Esclamai di getto, mordendomi poi la lingua. A non tutti piaceva sentir nominare i Sayan, e in più non conoscevo Vegeta e non sapevo se ciò lo avrebbe infastidito o meno.

A quelle parole il ragazzo dinanzi a me si incupì. Osservai per diversi attimi le sue labbra sottili serrarsi di scatto e le sue mani, grandi e robuste, tremarono per brevissimi  istanti. Avrei voluto riuscire a guardarlo negli occhi per scoprire che cosa gli fosse accaduto, ma lui si voltò immediatamente di scatto, tornando a volgermi le spalle.

“Come hai detto che ti chiami tu?” fece duro.

“Non l’ho detto. Comunque mi chiamo Bulma.” Risposi, cercando di mantenere un tono di voce freddo e distaccato.

“Stammi bene a sentire, ragazzina. Non so se lo hai notato, ma qui tu sei l’unica che non dovrebbe trovarsi in questo posto.” Cominciò con tono freddo e diretto. Aggrottai lo sguardo, non capendo dove volesse arrivare.

“Che significa?”

“Significa che sei una donna e una donna non combatte!” sbottò irato, voltandosi verso di noi e avvicinandosi a me con fare minaccioso. Deglutii rumorosamente, senza però lasciarmi intimidire dai suoi modi.

“Tu sei convinto che io non possa combattere! La sai una cosa? Io dentro di me ho anche la forza un Sayan, e sai che ti dico?! Ti dimostrerò che anche io posso combattere come un uomo. Non basta avere un mucchio di muscoli per vincere una guerra.” Esclamai decisa a pochi centimetri dal viso di Vegeta. Il ragazzo spalancò leggermente gli occhi di fronte a tanta audacia e alla mia rivelazione. In pochi secondi tornò  però ai suoi modi bruschi e mi fissò ad una distanza ormai minima.

“Tu non diventerai mai un uomo, ragazzina. Mettitelo bene in testa.” Sibilò a denti stretti a due centimetri dal mio volto, soffiando sulla mia pelle.

“E tagliati questi capelli! Intralciano il combattimento.” Esclamò infine, afferrando una ciocca dei miei lunghi capelli azzurri e tirandola con forza, facendomi male fisicamente e nell’orgoglio. Si allontanò poi di scatto, gridando con voce imponente:

“Si comincia!”                           
 
 

“Per diventare dei veri guerrieri, la prima cosa da fare è sviluppare la muscolatura. Questa” disse Vegeta, indicando un albero alto molti metri dinanzi ai nostri occhi.

“Sarà la vostra palestra personale.” Concluse, incrociando le braccia al petto.

“Tu!” esclamò d’un tratto, indicando Goku.

“I – io?” chiese confuso il mio migliore amico con sguardo perso.

“Sì tu, vieni qui!” rispose lo strano individuo, richiamando a sé Goku.

“Sali fino in cima e prendi la freccia conficcata su quel ramo.” Ordinò autoritario, indicando un punto preciso tra le fronde dove sporgeva una freccia di legno scuro.

“Oh beh, nessun problema.” Rispose Goku confuso, sorridendo imbarazzato e accingendosi a compiere la scalata.

“Aspetta” lo interruppe subito Vegeta.

“Con questi.” Concluse, porgendogli due pezzi di stoffa da le cui estremità  pendevano due pesanti pezzi di ottone. Goku li afferrò incurante, per poi rendersi conto dell’effettivo peso di quegli affari, quando si ritrovò a terra, incapace di tenerli in mano, figuriamoci arrampicarsi sulla quercia secolare. Ognuno di noi lanciò uno sguardo preoccupato all’albero, deglutendo spaventati mentre Vegeta, già demoralizzato, si strofinò il volto esasperato.

“Ne abbiamo di strada da fare …”

 
Quella sera tornai a casa verso le dieci. Mio padre mi chiese preoccupato che fine avessi fatto e io inventai una scusa, dicendogli che ero andata a casa di Goku e di Chichi per aiutarli con i preparativi per le nozze e nonostante il mio volto stremato e i lividi abilmente nascosti dai vestiti, lui mi credette.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Sebbene fossi esausta per quella prima, disastrosa giornata di allenamento, non riuscivo ad addormentarmi. La luce della luna si rifletteva all’interno della mia stanza, illuminando di una argentata luce bluastra l’armadio e le pareti spoglie. Ripensai a Vegeta, ai suoi occhi scuri e penetranti, ai suoi modi bruschi ma al contempo affascinanti, in qualche maniera. Per un attimo i miei occhi guizzarono su una ciocca di capelli azzurri sparpagliata sul cuscino e con delicatezza la afferrai tra le mie dita, squadrandola pensierosa e riflettendo sulle parole di Vegeta.
Nessuno credeva che ce l’avrei potuta fare, erano convinti che una donna come me sarebbe stata solo d’intralcio per la rivoluzione. Nonostante nelle mie vene scorresse sangue Sayan, non ero ancora in grado di usare la mia forza. Non sapevo volare, non avevo forza fisica e non ero in grado nemmeno di generare una piccola sfera d’energia, o impugnare un misero arco. Forse Vegeta aveva ragione a considerarmi un’inutile donna, forse il mio delirante sogno di rivalsa era un’enorme idiozia o forse …

Ma che stavo dicendo?!  Io ero Bulma Brief, come mi venivano in mente certe idee? Io non ero mai stata insicura, io ero forte e sapevo di esserlo. Lanciai un ultimo sguardo alla ciocca azzurra, prima di alzarmi di scatto in piedi e avvicinarmi allo specchio appeso in camera mia. Per diversi attimi rimasi immobile a contemplare la mia figura alla flebile luce della luna, osservai i miei tratti delicati ricoperti di pelle diafana, scrutai nei miei occhi azzurri e colmi di mille sfumature limpide, dolci ma al tempo stesso determinati, sfiorai con delicatezza una la chioma azzurra e i lunghi capelli che arrivavano all’altezza del seno, morbidi e ondulati. Dal ripiano lì vicino presi un coltello dalla lama affilata, impugnandolo tremante per poi destabilizzarmi dopo pochi attimi. Afferrai una ciocca di capelli avvicinandovi il coltello e con un gesto deciso la tagliai. Osservai i lunghi capelli precipitare verso il basso per poi adagiarsi in terra, come la neve candida che presto sarebbe giunta a straziare il nostro inverno.

Quella notte i miei capelli caddero in terra senza far rumore, precipitando piano nell’oblio di vendetta e rivoluzione che stava per iniziare sul nostro pianeta.
 

La mattina successiva al campo d’addestramento mi fissarono tutti. Quando arrivai alcuni di loro cominciarono a parlottare tra di loro, indicandomi di tanto in tanto, convinti che non mi fossi accorta di loro. Altri invece preferirono dirmi in faccia ciò che pensavano.

“Bulma, cosa hai fatto ai …”

“Capelli dici? Li ho tagliati, Goku. Che c’è, non ti piacciono?” chiesi con tranquillità, procedendo a testa alta per il campo. Goku balbettò colto di sorpresa, osservando i miei capelli, sempre lunghissimi e  invidiati da tutte le ragazze, ora arrivare all’altezza delle spalle, naturalmente mossi e un po’ scompigliati, senza mancanza della mia tipica frangetta.

“No no, anzi, mi piacciono! Ti danno un’ aria più … selvaggia!” esclamò studiandomi meglio per poi sorridere impacciato.

“Grazie, anche se l’importante è che non mi diano fastidio per combattere.” Risposi seria, prima di procedere al luogo di incontro. In quell’istante vidi Vegeta arrivare da un sentiero buio della foresta e non appena alzò lo sguardo, si scontrò subito con il mio, freddo e composto. Rimase per diversi attimi impietrito ad osservarmi, senza spiccicare parola.

“I – i tuoi capelli …” balbettò solamente sorpreso, come se non avesse mai creduto che avrei potuto fare una cosa simile.

“Già.” Dissi solamente, prima di unirmi al resto del gruppo.
 


I giorni successivi furono un Inferno continuo. Gli allenamenti erano estenuanti e durissimi ed inoltre non riuscivo ancora a raggiungere alcun risultato concreto. Certo, avevo imparato a volare, ma considerando che me lo aveva insegnato Goku una sera dopo gli allenamenti, non si poteva certo considerare chissà quale traguardo. Inoltre, il fatto che fossi una ragazza e non avessi mai combattuto in vita mia, contribuiva a far sì che il mio corpo si stancasse con più facilità rispetto a quello degli altri ed inoltre la mia corporatura naturalmente fragile faceva sì che per me fosse quasi impossibile riuscire a sostenere quei ritmi di allenamento. Nonostante ciò andavo avanti decisa, non volendo abbandonare quella che per me era divenuta una missione di vitale importanza.

Un pomeriggio però, Vegeta ci portò ad esercitarci sulle pendici di una montagna e ci fece arrampicare fino in cima con dei pesanti carichi sulle spalle. Esausta dai giorni precedenti e percependo le mie ossa cedere, caddi irrimediabilmente a terra stremata, sotto lo sguardo severo ed arrabbiato di Vegeta che doveva aver preso una decisione.

Quella sera, mentre mi stavo preparando per tornare a casa, Vegeta si avvicinò a me, prendendomi da parte per un momento.

“Senti, ragazzina.” Cominciò con tono duro.

“Domani non presentarti all’addestramento.” Disse diretto e severo, incrociando le braccia al petto. Sgranai gli occhi sconcertata, non capendo il perché di tali parole.

“Cosa? Ma io …”

“Stammi a sentire, mocciosa; tu non hai idea della potenza di Freezer. L’esercito che mi hai procurato non riuscirebbe mai a sconfiggerlo, ma almeno sta facendo progressi e potrebbe migliorare ancora, se solo tu non rallentassi i ritmi di lavoro e non ci intralciassi con le tue cadute e i tuoi continui svenimenti. Non potresti mai affrontare Freezer, mettitelo bene in testa.”  Esclamò con durezza. Lo osservai immobile, senza dire una sola parola e ingoiando un groppo di saliva troppo grande per la mia epiglottide da debole ragazzina.

“Vattene, non servi più. L’uomo che cerco io non sei tu.” Concluse sprezzante, prima di allontanarsi per la sua strada. Strinsi i pugni con forza, ricacciando indietro le lacrime di rabbia che il mio orgoglio ferito aveva generato. Stavo per andarmene e scappare di lì furiosa quando, per puro caso, l’occhio mi cadde sulla grande quercia a pochi passi da me, dove da giorni la freccia era conficcata su di un ramo, poiché nessuno era riuscito a raggiungerla. In terra scorsi anche i pesi che Vegeta aveva dato a Goku il primo giorno e piena di rabbia mia avvicinai ad essi, afferrandoli e osservandoli per diversi attimi. Non potevo combattere con loro? Bene, avrei avuto almeno la mia piccola vittoria personale. Dovevo farlo per me.
Con sguardo deciso osservai l’albero dinanzi a me, per poi gettarmi su di esso e aggrapparmi alla corteccia spessa. I pesi sulle mie braccia mi portarono subito verso
terra, ma nonostante ciò la mente matematica ereditata da mio padre mi permise di calcolare e trovare in pochi secondi la posizione migliore per riuscire ad arrampicarmi per quella altezza impossibile.

Una volta mio padre mi disse che la forza di un guerriero sta in tre cose fondamentali; essere veloci come il vento, non avere timore ed essere potenti e decisi come una vulcano attivo. Fu in quel momento, mentre cercavo disperatamente di arrampicarmi su per la corteccia, che mi ricordai di quelle parole udite ma sempre dimenticate.

Facendomi forza, spinsi più che potevo con le gambe, avanzando di qualche centimetro verso l’alto.

“E sarai … veloce come è veloce il vento …” sussurrai tra me per farmi coraggio.

“Un uomo vero senza timore …” continuai, salendo sempre più su e sentendo i muscoli piangere per lo sforzo.

“Potente come un vulcano attivo …” ripetei a me stessa, osservando la freccia farsi sempre più vicina e stringendo i denti con decisione.
 
 

“Guardate, ma com’è possibile?!”


“No non ci credo, non può essere davvero lei!”

“Ma guarda, non la vedi lassù?!”

Quella mattina, quando Vegeta giunse al campo, fu accolto da un chiacchiericcio indistinto e da un’agitazione inspiegabile. Incuriosito si avvicinò ad alcuni degli uomini intenti a parlottare fra loro increduli, notando che stessero indicando la quercia posta al centro dell’accampamento. Stava per rivolgere anche lui lo sguardo verso l’alto quando, all’improvviso, vide cadere dal cielo una freccia che si conficcò nel terreno a pochi centimetri da sé. Sbalordito alzò gli occhi verso la chioma dell’albero, spalancando la bocca nel vedermi seduta penzoloni sul ramo più alto dell’arbusto, dove fino a poco prima vi era conficcata la freccia irraggiungibile. Non appena incontrò il mio sguardo, incrociai le braccia al petto, rivolgendogli un’occhiata superiore come a volergli dire “te l’avevo detto.” E anche se mi trovavo troppo in alto per poterlo affermare con certezza, in quel momento fui sicura di averlo visto sorridere lievemente soddisfatto.
 

“Attenta! A destra!” mi voltai di scatto, bloccando il colpo che stavo per ricevere alle spalle da Crilin, uno degli uomini che si erano uniti alla rivolta. Con una mossa secca lo misi al tappeto, guardandomi intorno con fare attento, scoprendo tutti i miei compagni stesi in terra stremati; li avevo battuti tutti.

Dal giorno in cui ero riuscita a raggiungere la freccia sull’albero, Vegeta aveva deciso di tenermi nell’esercito e in poco tempo ero migliorata in una maniera impressionante. Avevo imparato come generare sfere di energia, come sostenere un combattimento libero e come maneggiare una spada, anche se mi ero resa conto che ciò che davvero riuscivo ad utilizzare con naturalezza erano l’arco e le frecce.

Vegeta mi lanciò un’occhiata soddisfatta, assumendo la posizione da combattimento.

“Attaccami.” Disse solamente e io, senza farmelo ripetere due volte, mi fiondai di scatto su di lui, colpendolo in pieno con un calcio che stranamente non riuscì a evitare. Cercai di colpirlo in viso, ma lui mi bloccò prontamente, cercando di atterrarmi, quando invece riuscii a sfuggire alla sua presa per librarmi in aria e colpirlo con un leggero ki blast. Vegeta cadde a terra senza essersi fatto naturalmente nulla, ma ero comunque enormemente soddisfatta di essere riuscita a dargli filo da torcere. Subito gli andai addosso, mettendomi sopra di lui, per bloccare ogni suo possibile attacco, come lui stesso mi aveva insegnato.

“Atterrato.” Sussurrai a pochi centimetri dal suo viso, tenendolo incollato al terreno. Lui sorrise leggermente, senza staccare i suoi occhi dai miei e in quel momento, preferii fingere che quel brivido di piacere lungo la schiena me lo fossi solo immaginato.

 
“E sarai veloce come è veloce il vento
Un uomo vero senza timore
Potente come un vulcano attivo
Quell’uomo sarai che adesso non sei tu …”
 
 

Nota autrice:
salve gente! Come promesso, ecco il nuovo capitolo di questa long. Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare ma sono stata due settimane in Inghilterra e sono tornata proprio ieri, perciò mi sono messa al lavoro appena ho potuto. ;) Spero che il capitolo vi piaccia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! Ah, comunque per questo capitolo mi sono ispirata alla canzone “Farò di te un uomo” tratto dal film Mulan. Se volete vi consiglio di ascoltarla come sottofondo, ci sta davvero bene.
Alla prossima!
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