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Autore: Gin97    21/07/2015    0 recensioni
Questa è una Lily/Scorpius che mi è venuta fuori per caso, davvero. Mentre la scrivevo pensavo a loro, anche se non li nomino mai nella storia.
Dal testo: "I respiri affannati e veloci, la sabbia sotto i loro corpi bagnati, un tramonto mozzafiato, le loro mani che si cercavano e il cui intreccio non era che la perfezione, il suono del mare e delle sue onde che ormai deboli si infrangevano sulla riva, e l’adrenalina a mille."
Spero davvero che vi piaccia, perché a me è piaciuto molto scriverla.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Incanto

I respiri affannati e veloci, la sabbia sotto i loro corpi bagnati, un tramonto mozzafiato, le loro mani che si cercavano e il cui intreccio non era che la perfezione, il suono del mare e delle sue onde che ormai deboli si infrangevano sulla riva, e l’adrenalina a mille. Avrebbe impresso quel momento, quelle sensazioni, nella sua mente in modo permanente e definitivo. Non voleva che tutto ciò, anche se ancora non sapeva cos’era ciò, finisse in quelle sezioni della sua memoria che soleva definire “ballerine”: tutto ciò che, più per puro caso che per altro, lei vi infilava finiva dimenticato, istanti della sua vita che lei sapeva di aver vissuto solo grazie a racconti altrui. Alcune cose avevano un che di comprensibile, altre le aveva vissute con lo scopo di dimenticarle, ma quello, qualunque cosa fosse, non voleva dimenticarlo. Quella leggerezza, quella vitalità, quell’energia: sentiva ogni cosa, ogni cellula del suo corpo viva e che viveva solamente per legarsi con quelle del corpo affianco al suo. E non aveva dubbi: quello era meglio di qualsiasi cosa avesse mai fatto o provato. Meglio delle montagne russe che da bambina la eccitavano da morire, meglio della soddisfazione di aver avuto la meglio sui suoi due fratelli che spesso avevano approfittato della loro superiorità a suo svantaggio, della gratificazione che aveva a lavoro quando nuovamente portava a termine un progetto con successo, della sigaretta a fine giornata fumata sul davanzale della finestra per sentire la brezza londinese scalfirle il viso, e della musica alta in discoteca che per qualche ora godeva il privilegio di distrarla da pensieri e preoccupazioni.

Poi pensò al corpo sdraiato affianco al suo, alla persona che contro ogni sua volontà viveva quei magici istanti insieme a lei e che allo stesso tempo era la causa di quella magia, e al contatto delle loro mani, l’unica parte con cui comunicavano in quel momento: era più emozionante di ogni bacio che aveva mai ricevuto fino a quel momento, più confortante degli abbracci più caldi. Distesi sulla sabbia, stavano in silenzio, perché nel profondo sapeva che anche il minimo rumore, il più flebile dei sussurri avrebbe potuto rovinare la bellezza di quel momento e risvegliare il suo noioso autocontrollo. Forse non doveva, forse non doveva proprio, era la frase che sempre si ripeteva quando finivano così; ma mai con nessuno si era sentita così vera, mai nessuno le aveva fatto pompare più veloce il sangue nelle vene (che fosse arrabbiata, felice o elettrizzata non contava), mai per nessuno aveva sentito quell’attrazione. Era alchimia la loro, una forza inspiegabile e incontrastabile che li costringeva a seguire i movimenti dell’altro arrivando, spesso, allo scontro. Uno scontro che generava scintille. Difficilissimo era stato opporsi a questa forza. C’era chi diceva che era destino, riferendosi ai loro nomi, che, legati dalla mitologia, combaciavano alla perfezione.        Invece loro, che a lungo avevano combattuto, a lungo avevano cercato di ignorare o peggio, dimenticare erano arrivati alla conclusione che non erano altro che due magneti impazziti nello spazio, il cui incontro era stato tortuoso e tormentato: spesso avevano cercato di approcciarsi all’altro dal lato sbagliato, quello troppo simile e combattivo, celando in modo molto abile la parte giusta, quella che per una serie di cause era finalmente venuta a contatto con la sua gemella. Anche lui condivideva le sue sensazioni, lo sapeva. Entrambi non avevano la dichiarazione facile, preferendo i gesti a parole confusionarie, che davano più illusioni che altro se dette in modo gratuito. I gesti erano sinceri, era impossibile falli sembrare altro dalla loro natura.

Quando i loro respiri ebbero raggiunto una velocità normale e l’unico suono rimasto era quello delle onde, lui, accarezzandola, spezzò quel silenzio. Ma non fu un’interruzione brusca, fuori luogo: anzi le parole sembrarono confondersi con il mare, la sabbia, il cielo e diventare un tutt’uno con il paesaggio, tanto che, più che uscire dalla sua bocca, le pareva che le risuonassero dal cuore, in armonia perfetta con quanto li circondava.

-È così che voglio ricordarti: ansante e rossa per la corsa, con il sorriso sulle labbra, gli occhi divertiti e soprattutto la soddisfazione di essere riuscita a prendermi. In fin dei conti, è quello che hai fatto con il mio cuore-

Niente era più perfetto di un bacio in quel momento, altre parole avrebbero solo rovinato quell’incanto e sarebbero risultate superflue a quanto lui aveva detto. E così lo baciò. Il loro primo bacio fu un’esplosione spaziale, l’incontro dei due magneti aveva prodotto più scintille di qualsiasi loro scontro: le sentirono scoppiare nelle loro menti, nei loro corpi, nei loro cuori, scottanti ed elettrizzanti li animarono come un fuoco vivo. Un fuoco o un amore pieno di parole non dette, ma promesse che sarebbero state mantenute. Un fuoco o un amore che non sarebbe mai finito. 
  
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