「
Oh I feel overjoyed
When
you listen to my words
I
see them sinking in
Oh
I see them crawling underneath your skin 」
Una
figura sola.
Semplice,
addirittura quasi anonima.
È
questa
la
prima impressione di quell’unica persona, che arranca lenta
lungo i marciapiedi
umidi di questa città, mentre la pioggia continua a cadere
copiosa, bagnando
qualsiasi cosa le capiti a tiro.
Ecco,
quella
persona sono io.
Io,
con tutte le
mie imperfezioni.
Io,
con le mie
mani infilate nelle enormi tasche della mia felpa nera, troppo grande
per me di
qualche taglia.
Mi
tiro su il
cappuccio, mi sistemo per bene la zip della felpa, tirandola verso
l’alto fino
alla fine.
Chissà
cosa
pensa la gente di me. Sempre che mi veda, ovvio.
Chissà
che
impressione si fanno di me, queste persone che mi sembrano perfette,
perlomeno
in confronto a me.
Loro,
con quei
sorrisi raggianti, gli occhi scintillanti di mille emozioni, mentre
conversano
con amici e famigliari, comodamente seduti in un accogliente
caffè del centro
città, con tutte quelle luci armoniose, magari con una tazza
di caffè fumante
davanti.
E
poi ci sono
io.
Che
cammino
mestamente lungo questa città, al freddo sotto un temporale,
completamente solo
al mondo, mentre canzoni tristi si susseguono una dietro
l’altra nel mio
lettore MP3 e vengono sparate a tutto volume nelle mie orecchie tramite
gli
auricolari.
Eppure
un
sorriso è dipinto sul mio volto.
Perché
penso a te.
Già,
a
te, con
il quale ho parlato neanche una mezz’ora fa.
Mi
succede una
cosa strana, di recente. Ogni volta che parlo con te, non riesco a fare
a meno
di sorridere.
Io,
quello che
ormai aveva perfino cominciato a pensare di non riuscire più
a provare emozione
alcuna, sorrido.
Riesci
a
crederci?
Sembra
impossibile anche a me. Se poi penso che sei tu a rendermi tanto felice, la
situazione non riesce a non
sembrarmi ancor più paradossale.
La
verità
è che
sei l’unico che sembra ascoltarmi davvero.
A
volte avrei
solo bisogno di qualcuno che mi ascolti.
E
tu sei lì.
Allora
so che
posso dirti qualsiasi cosa, confidarmi davvero con te, aprirmi come non
ho mai
fatto con nessuno in vita mia, confidarti tutti i miei segreti, ogni
singola
paura o concezione che mi angoscia.
Tu
mi capirai.
Oh,
mi sembra
così meraviglioso.
Quando
sono con
te, non ho timore alcuno di raccontarti qualsiasi cosa mi passi per la
testa in
quel momento, comprese le mie continue angosce.
E
tu sei
lì,
ascolti paziente pure la più piccola delle sillabe che esce
dalle mie labbra,
sento che percepisci nelle mie frasi il mio terrore, così lo
lasci affondare dentro
di te, gli permetti di diventare, in un certo senso, parte
di te.
È
quanto
di più
spettacolare potessi immaginare.
「Words
are all we have
We’ll
be talking
We’ll
be talking
These
words are all we have
We’ll be
talking 」
Ripenso
a quanto
è accaduto poco fa, alle parole che ci siamo scambiati.
Mi
hai visto un
po’ giù di corda. Come sempre, ultimamente.
Così,
quando gli
altri erano ormai andati via ed io, come al solito, mi ero attardato
–di recente
sto diventando decisamente più lento del solito, lo so- mi
hai preso da parte,
con la scusa di parlarmi.
Tutto
nella
norma.
Ricordo
che un
tempo avrei cortesemente rifiutato la tua offerta, andandomene senza
aggiungere
altro qualora avessi cercato d’insistere.
Ora
non ci provo
nemmeno più.
Ho
scoperto che,
in fondo, nutro un bisogno quasi viscerale di parlare con qualcuno, di
avere la
certezza che sì, qualora avessi bisogno di qualcosa, tu ci saresti
sempre, per me.
Così,
come al
solito, mi sono accomodato sulla comoda e confortevole poltrona di pelle
scura,
quell’odore così rassicurante.
Forse,
ormai, vi
è impresso perfino il mio, di odore, dopo tutto il tempo che
ci ho passato
seduto sopra, arrivati a questo punto.
«Kidou,
cosa c’è che non va?»
Sorrido,
faccio
finta di niente. So essere il miglior bugiardo della storia, se lo
desidero.
«Niente,
cosa dovrebbe esserci che non
va?»
Sospiri.
Oh, mi
conosci fin troppo bene.
«Non sei
più lo stesso, da un periodo a
questa parte. Hai sempre la testa da un’altra parte, sei
sempre altrove … i
tuoi voti sono drasticamente precipitati verso il basso, in campo,
durante gli
allenamenti, non riesci a tenere il filo nemmeno degli schemi di gioco
più
semplici»
Mi
sento una
delusione. Ho sempre cercato di essere perfetto, invece adesso mi
sembra di non
riuscire a fare nient’altro che sbagli su sbagli.
Sono
così
sbagliato …
«Mi
… mi sta crollando il mondo addosso».
Tremo,
così afferro la
seduta della poltrona sotto di me, stringendola così forte
da farmi imbiancare
le nocche delle mani. Non piango, quello no, le lacrime sarebbero
troppo per
me, perfino in questo momento.
Ti
alzi, solo
per sederti sulla sedia di fianco alla mia. E fai qualcosa che mai e
poi mai mi
sarei aspettato in vita mia.
Mi
stringi.
Un
abbraccio
tenero, così inconsueto tra noi, che mai e poi mai mi sarei
aspettato. E tremo
ancora di più, perché mi sento al sicuro, una
cosa che non provavo da così
tanto tempo. Non ricordavo fosse tanto piacevole.
«Io sono
qui, Yuuto»
Non
volevo
sentirmi dire altro.
「And
I hear you calling in the death of night
And
I hear you calling in the death of night 」
La
cosa che
è
ancora più assurda è che ho cominciato a
sognarti, di notte.
Io sono qui, Yuuto.
Questa
singola
frase, te la sento ripetere ogni singola notte, da quando me
l’hai detta, ormai
circa un mese fa.
Comincio
a
credere di essere diventato dipendente da ogni tua singola parola.
Non
capisci che
è esattamente questo ciò che vorrei sentirti
dire? Ciò che vorrei che
accadesse?
Che
tu fossi
qui, alla fin fine.
Certo,
quando mi
sveglio urlando, la notte, in preda al panico, so che tu non ci sarai,
che non
ti troverò al mio fianco.
Però
poi
penso
alla rassicurante prospettiva che domani ti vedrò ancora,
che forse mi fermerai
un’ennesima volta, questo pomeriggio, per parlarmi, anche
semplicemente per
informarti su come sto.
E
non ti
nascondo che questo mi tranquillizza non poco.
Così
mi
passo la
mano sulla fronte, ancora una volta, anche stavolta, trovandola
prevedibilmente
imperlata di sudore.
Mi
sdraio di
nuovo tra le coperte, anche se ormai non vedo più il mio
letto come un modo da
cui trarre beneficio e riposo, bensì unicamente uno
strumento di tortura.
Mi
appello al
cielo, non so bene cosa ci sia là sopra ma sono convinto
dell’esistenza di un qualcosa.
Chiedo
di avere
sonni sereni, almeno stavolta.
Vorrei
non
essere tormentato dai miei consueti incubi, per una volta. Mi
basterebbe
riuscire a preservare la mia sanità mentale anche mentre non
sono cosciente,
almeno per le poche ore che rimangono prima dell’alba.
「You
lean towards despair
Any
given opportunity you’re there
But
what is there to gain?
When
you’re always falling off the fence that way 」
Eppure,
ogni
giorno che passa, mi sento scivolare sempre più verso il
fondo di questo pozzo
scuro, nel quale mi sembra di precipitare, ormai da fin troppo tempo.
Mio
padre
è
morto. Di nuovo.
Il
mio genitore
affidatario.
Colpo
al cuore,
dicono. L’età, si sa, fa brutti scherzi.
Non
abbiamo mai
avuto un rapporto chissà quanto speciale, eppure non riesco a non
starci male.
Era
comunque una
persona che mi accolto in casa sua, un ragazzino piccolo, orfano, a cui
la vita
aveva già fatto tanto male, seppur ancora in così
tenera età.
Mi
ha dato una
casa, un tetto sotto cui vivere. Ad ogni modo, qualcosa che
m’infondesse un
senso di protezione.
È
sempre
stata
una persona vulnerabile, non gliene faccio di certo una colpa,
soprattutto ora
che non c’è più nessuno da incolpare.
Però
ora
mi
sento di nuovo solo.
Forse,
sono
sempre stato solo. Unicamente io, contro il resto del mondo.
Mi
sono richiuso
a riccio, tenendo tutto in me stesso e non permettendo a nessuno di
avervi
accesso.
Mi
lascio
trascinare sempre più giù nel pozzo umido, buio e
profondo, ormai incapace di
riuscire a risalire fino alla via d’uscita, per trovare di
nuovo la luce.
In
fondo mi
piace. Sprofondare, intendo.
Mi
fa sentire
più morto che vivo. Quasi una sensazione di sollievo da
tutto il dolore che mi
circonda da sempre.
Una
volta te
l’ho detto e francamente a mia memoria non ricordo un momento
in cui t’ho visto
tanto preoccupato come quello.
«V
– vorresti solo morire? Ti prego,
Kidou, non dire mai più una cosa del genere»
Ero
lì,
appoggiato alla parete del corridoio, a pochi passi dalla porta
d’uscita. Avrei
solo dovuto allungarmi appena ed avrei raggiunto la maniglia, mi sarebbe bastato tirarla. La porta si sarebbe aperta ed io sarei
potuto
uscire di lì.
Però
non
l’ho
fatto.
Sono
rimasto
lì,
incollato a quella parete, incapace di muovere un singolo passo, come
se
andarmene da te fosse ormai impossibile.
Ti
sei
avvicinato impercettibilmente a me ed hai messo le tue mani nelle mie,
con un
gesto così semplice, eppure così profondo.
Non
l’hai
visto,
eppure, dietro le lenti dei miei occhialini, i miei occhi si sono spalancati a
dismisura.
Non
mi sarei mai
e poi immaginato un gesto del genere, da parte tua.
Mi
hai posto una
mano dietro la testa, costringendomi a rialzare lo sguardo
–che tenevo basso,
vergognandomi di ciò che avevo detto, puntato con estremo
interesse sulla punta
delle mie scarpe- ed a puntarlo sul tuo volto, notando un sorriso
gentile per
la prima volta modificare la tua espressione, sempre così
dura ed impassibile,
in qualcosa di più umano.
«Guardami,
ragazzo mio. Sei la persona
migliore che abbia mai conosciuto, come puoi anche solo lontanamente
pensare
una cosa del genere? La tua vita è importante, di certo non
ti è stata concessa
per buttarla al vento».
Non
ne hai idea,
eppure quel giorno mi dicesti una cosa così intensa che
riuscì a scaldarmi il
cuore, dopo così tanto tempo.
Ormai,
lo
credevo morto, senza alcuna capacità di provare sentimenti.
Eppure,
grazie a
te, avevo scoperto di essere ancora in grado, di poter ancora sentire
qualcosa.
「Words
are all we have
We’ll
be talking
We’ll
be talking
These
words are all we have
We’ll be
talking」
Parole,
soltanto
parole.
Non
credevo potesse
bastare così poco per rendermi felice, ancora una volta.
Così,
di
tanto
in tanto, ripenso ai discorsi che facciamo, alle frasi che ci
scambiamo,
ogni giorno, studiando e constatando mano a mano il mio stato di salute
psico-fisico, col passare del tempo.
Non
sono poi
molti i miglioramenti, tuttavia anche solo parlare con te mi fa
riempire il
cuore di una gioia immensa.
Magari
un giorno
te lo dirò.
Stanno
cercando
una nuova sistemazione per me. Nel frattempo, in attesa che la
giustizia
affidataria faccia il suo corso, hanno chiesto al fratello di mio padre
–adottivo, s’intende- di tenermi con sé
per qualche giorno.
È
triste,
la
prospettiva che a breve non avrò nemmeno più
questo cognome.
Come
se questo
periodo della mia vita non sia mai esistito, oppure come se sia stato
cancellato da un’improvvisa folata di vento, troppo forte per
cercare di
arginarne i danni.
Chissà
se
mi
permetteranno di parlare ancora con te, Kageyama.
Il
mio …
Comandante? Ormai non riesco nemmeno più a vederti
così.
Non
so
neanch’io,
come ti vedo. A volte credo di non sapere proprio più
niente, oramai.
Potremmo
parlare
di questo, domani. Di cosa sarà di me, di te …
…
di noi.
Chissà
cosa ne
pensi, qual è la tua opinione al riguardo. Se cercherai di
trovare una
soluzione, qualora se ne presentasse il bisogno.
Oh,
sono proprio
diventato assuefatto dalle tue parole, eh?
「And
I hear you calling in the death of night
Oh
I hear you calling in the death of night
And
I hear you calling in the death of night
Oh
I hear you calling in the death of night 」
E
così,
ogni
notte, mi sembra di averti al mio fianco, mentre la mia mente
imperversa nel
mare in burrasca dei miei mille pensieri, mi ritrovo a valutare quanto
sarebbe
bello averti al mio fianco.
Mi
stringeresti
forte contro il tuo petto, mentre mi agito affannosamente, in
balìa delle
terrificanti proiezioni oniriche del mio inconscio.
Sì,
mi
proteggeresti dai miei incubi, ne sono certo.
Al
mio risveglio
saresti lì, accanto a me, pronto a rassicurarmi, a salvarmi
da ogni mia
puramente irrazionale paura, dettata dal terrore.
Sono qui. Va tutto
bene.
Riesco
quasi a
sentirla, la tua voce. Dopotutto, non sarebbe di certo la prima volta
che mi
accade.
Ad
essere
onesti, non passa notte in cui non ti sogni.
A
volte mi
sussurri all’orecchio quell’Io
sono qui,
Kidou, altre la tua voce carica d’angoscia mi
ricorda Sei la persona migliore che abbia mai
conosciuto.
Ormai,
comincio
a credere che tu sia diventato il mio unico motivo per continuare ad
andare
avanti.
「And
I hear you calling in the death of night
Oh
I hear you calling in the death of night
And
I hear you calling in the death of night
Oh
I hear you calling in the death of night 」
Giorno
dopo
giorno, sei sempre accanto a me.
Eppure
non
è
questa la mia fonte di sollievo maggiore.
No,
è
durante le
notti, in cui ho paura che i miei incubi mi trascinino verso
l’oscurità più
infinita, che ti sento veramente accanto a me, nonostante, in effetti,
tu non
sia concretamente lì con me.
Le
tue parole,
però, risuonano dentro di me come un grido di salvezza, nel
bel mezzo della
desolazione del deserto.
Proprio
quando
sento di stare per adagiarmi sul fondo, di essere ormai arrivato alla
fine,
penso a te, a quel sorriso che mi hai rivolto, a quel La
tua vita è importante, di certo non ti è stata
concessa per buttarla
al vento e di colpo trovo le energie necessarie per scampare
ancora una
volta, ancora per una notte a quel baratro senza fine, arrampicandomi
di nuovo
verso la superficie.
Io
non lo so se
sai quale effetto hai su di me, Kageyama Reiji, però io ci
tenevo a dirti
grazie per tutte quelle piccole, grandi cose che hai fatto e che
continui a
fare per me, ogni giorno che passa.
「Oh
I feel overjoyed
When
you listen to my words」
Perciò
grazie,
grazie ed ancora grazie, Comandante.
Non
so dove
sarei ora, senza di lei.
Mi
ha conferito
la forza necessaria per andare avanti, giorno dopo giorno, in un
esistenza che mi
sembrava sempre più buia man a mano che vi procedevo.
Ora so di nuovo che
una luce c’è.
Io posso essere
felice e non sa quanto lo
sono, quanto mi scoppia il cuore, quando parlo con lei.
Buonsalve!
Questa
storia
è
orribile, come al solito d’altronde. Lo so, lo so.
Però
la
scrittura è sempre stata un po’ la mia valvola di
sfogo, pertanto questa volta
l’ho utilizzata per raccontare, a modo mio, un periodo
preciso della mia vita.
Ci
sono stati
dei momenti in cui mi sono sentita un fallimento totale, in cui credevo
che il
mondo avrebbe continuato a girare senza problemi (anzi, forse pure
meglio)
senza di me.
Per
fortuna ne
sono uscita ed ora, lentamente, sto imparando ad amare di nuovo la vita.
Ho
ancora dei
momenti di sconforto, certo, durante i quali l’unica cosa che
vorrei fare
sarebbe lasciarmi andare, sprofondare nel baratro per non riemergervi
mai più.
Grazie
al cielo,
accanto a me ho delle persone fantastiche che mi danno la forza di
andare
avanti. Inoltre ho, come dicevo, la scrittura, il metodo attraverso il
quale mi
libero di tutte le mie mille ansie.
So
bene che
questa storia è altamente deprimente ma era mio intento
trasmettere proprio il
dolore e la sofferenza della depressione, che ho deciso di incarnare
attraverso
la figura di Kidou.
Kageyama,
invece, è il Kageyama in versione buona, quello che mi piace
tanto.
Ho
provato ad
immaginare una situazione totalmente diversa da quella
dell’anime che tutti noi
conosciamo:Raimon, Teikoku, Football Frontier e via discorrendo.
Ho
preferito
invece optare per una Modern!AU, dove i personaggi vivono in un
contesto quanto
più simile al nostro.
In
un mondo dove
decine, forse addirittura centinaia di nuovi casi di persone si
rivelano
affette da depressione ogni giorno, ho cercato di descrivere uno
spaccato di
vita quotidiana in tali situazione, essendoci come dicevo passata per
esperienza personale.
Spero
che il mio
lavoro possa essere apprezzato e che possa essere di stimolo e
d’incoraggiamento per chiunque si trovi ad affrontare una
fase difficile della
propria vita.
A
presto (spero)
Aria_black