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Autore: _ A r i a    21/07/2015    3 recensioni
[Fic basata sulla canzone "Overjoyed" dei Bastille]
Mi sono richiuso a riccio, tenendo tutto in me stesso e non permettendo a nessuno di avervi accesso.
Mi lascio trascinare sempre più giù nel pozzo umido, buio e profondo, ormai incapace di riuscire a risalire fino alla via d’uscita, per trovare di nuovo la luce.
In fondo mi piace. Sprofondare, intendo.
Mi fa sentire più morto che vivo. Quasi una sensazione di sollievo da tutto il dolore che mi circonda da sempre.
Genere: Angst, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jude/Yuuto, Sorpresa
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Oh I feel overjoyed

When you listen to my words

I see them sinking in

Oh I see them crawling underneath your skin

 

Una figura sola.

Semplice, addirittura quasi anonima.

È questa la prima impressione di quell’unica persona, che arranca lenta lungo i marciapiedi umidi di questa città, mentre la pioggia continua a cadere copiosa, bagnando qualsiasi cosa le capiti a tiro.

Ecco, quella persona sono io.

Io, con tutte le mie imperfezioni.

Io, con le mie mani infilate nelle enormi tasche della mia felpa nera, troppo grande per me di qualche taglia.

Mi tiro su il cappuccio, mi sistemo per bene la zip della felpa, tirandola verso l’alto fino alla fine.

Chissà cosa pensa la gente di me. Sempre che mi veda, ovvio.

Chissà che impressione si fanno di me, queste persone che mi sembrano perfette, perlomeno in confronto a me.

Loro, con quei sorrisi raggianti, gli occhi scintillanti di mille emozioni, mentre conversano con amici e famigliari, comodamente seduti in un accogliente caffè del centro città, con tutte quelle luci armoniose, magari con una tazza di caffè fumante davanti.

E poi ci sono io.

Che cammino mestamente lungo questa città, al freddo sotto un temporale, completamente solo al mondo, mentre canzoni tristi si susseguono una dietro l’altra nel mio lettore MP3 e vengono sparate a tutto volume nelle mie orecchie tramite gli auricolari.

Eppure un sorriso è dipinto sul mio volto.

Perché penso a te.

Già, a te, con il quale ho parlato neanche una mezz’ora fa.

Mi succede una cosa strana, di recente. Ogni volta che parlo con te, non riesco a fare a meno di sorridere.

Io, quello che ormai aveva perfino cominciato a pensare di non riuscire più a provare emozione alcuna, sorrido.

Riesci a crederci?

Sembra impossibile anche a me. Se poi penso che sei tu a rendermi  tanto felice, la situazione non riesce a non sembrarmi ancor più paradossale.

La verità è che sei l’unico che sembra ascoltarmi davvero.

A volte avrei solo bisogno di qualcuno che mi ascolti.

 E tu sei lì.

Allora so che posso dirti qualsiasi cosa, confidarmi davvero con te, aprirmi come non ho mai fatto con nessuno in vita mia, confidarti tutti i miei segreti, ogni singola paura o concezione che mi angoscia.

Tu mi capirai.

Oh, mi sembra così meraviglioso.

Quando sono con te, non ho timore alcuno di raccontarti qualsiasi cosa mi passi per la testa in quel momento, comprese le mie continue angosce.

E tu sei lì, ascolti paziente pure la più piccola delle sillabe che esce dalle mie labbra, sento che percepisci nelle mie frasi il mio terrore, così lo lasci affondare dentro di te, gli permetti di diventare, in un certo senso, parte di te.

È quanto di più spettacolare potessi immaginare.

 

 Words are all we have

We’ll be talking

We’ll be talking

These words are all we have

We’ll be talking

 

Ripenso a quanto è accaduto poco fa, alle parole che ci siamo scambiati.

Mi hai visto un po’ giù di corda. Come sempre, ultimamente.

Così, quando gli altri erano ormai andati via ed io, come al solito, mi ero attardato –di recente sto diventando decisamente più lento del solito, lo so- mi hai preso da parte, con la scusa di parlarmi.

Tutto nella norma.

Ricordo che un tempo avrei cortesemente rifiutato la tua offerta, andandomene senza aggiungere altro qualora avessi cercato d’insistere.

Ora non ci provo nemmeno più.

Ho scoperto che, in fondo, nutro un bisogno quasi viscerale di parlare con qualcuno, di avere la certezza che sì, qualora avessi bisogno di qualcosa, tu ci saresti sempre, per me.

Così, come al solito, mi sono accomodato sulla comoda e confortevole poltrona di pelle scura, quell’odore così rassicurante.

Forse, ormai, vi è impresso perfino il mio, di odore, dopo tutto il tempo che ci ho passato seduto sopra, arrivati a questo punto.

«Kidou, cosa c’è che non va?»

Sorrido, faccio finta di niente. So essere il miglior bugiardo della storia, se lo desidero.

«Niente, cosa dovrebbe esserci che non va?»

Sospiri. Oh, mi conosci fin troppo bene.

«Non sei più lo stesso, da un periodo a questa parte. Hai sempre la testa da un’altra parte, sei sempre altrove … i tuoi voti sono drasticamente precipitati verso il basso, in campo, durante gli allenamenti, non riesci a tenere il filo nemmeno degli schemi di gioco più semplici»

Mi sento una delusione. Ho sempre cercato di essere perfetto, invece adesso mi sembra di non riuscire a fare nient’altro che sbagli su sbagli.

Sono così sbagliato …

«Mi … mi sta crollando il mondo addosso». Tremo, così afferro la seduta della poltrona sotto di me, stringendola così forte da farmi imbiancare le nocche delle mani. Non piango, quello no, le lacrime sarebbero troppo per me, perfino in questo momento.

Ti alzi, solo per sederti sulla sedia di fianco alla mia. E fai qualcosa che mai e poi mai mi sarei aspettato in vita mia.

Mi stringi.

Un abbraccio tenero, così inconsueto tra noi, che mai e poi mai mi sarei aspettato. E tremo ancora di più, perché mi sento al sicuro, una cosa che non provavo da così tanto tempo. Non ricordavo fosse tanto piacevole.

«Io sono qui, Yuuto»

Non volevo sentirmi dire altro.

 

And I hear you calling in the death of night

And I hear you calling in the death of night

 

La cosa che è ancora più assurda è che ho cominciato a sognarti, di notte.

Io sono qui, Yuuto.

Questa singola frase, te la sento ripetere ogni singola notte, da quando me l’hai detta, ormai circa un mese fa.

Comincio a credere di essere diventato dipendente da ogni tua singola parola.

Non capisci che è esattamente questo ciò che vorrei sentirti dire? Ciò che vorrei che accadesse?

Che tu fossi qui, alla fin fine.

Certo, quando mi sveglio urlando, la notte, in preda al panico, so che tu non ci sarai, che non ti troverò al mio fianco.

Però poi penso alla rassicurante prospettiva che domani ti vedrò ancora, che forse mi fermerai un’ennesima volta, questo pomeriggio, per parlarmi, anche semplicemente per informarti su come sto.

E non ti nascondo che questo mi tranquillizza non poco.

Così mi passo la mano sulla fronte, ancora una volta, anche stavolta, trovandola prevedibilmente imperlata di sudore.

Mi sdraio di nuovo tra le coperte, anche se ormai non vedo più il mio letto come un modo da cui trarre beneficio e riposo, bensì unicamente uno strumento di tortura.

Mi appello al cielo, non so bene cosa ci sia là sopra ma sono convinto dell’esistenza di un qualcosa.

Chiedo di avere sonni sereni, almeno stavolta.

Vorrei non essere tormentato dai miei consueti incubi, per una volta. Mi basterebbe riuscire a preservare la mia sanità mentale anche mentre non sono cosciente, almeno per le poche ore che rimangono prima dell’alba.

 

You lean towards despair

Any given opportunity you’re there

But what is there to gain?

When you’re always falling off the fence that way

 

Eppure, ogni giorno che passa, mi sento scivolare sempre più verso il fondo di questo pozzo scuro, nel quale mi sembra di precipitare, ormai da fin troppo tempo.

Mio padre è morto. Di nuovo.

Il mio genitore affidatario.

Colpo al cuore, dicono. L’età, si sa, fa brutti scherzi.

Non abbiamo mai avuto un rapporto chissà quanto speciale, eppure non riesco a non starci male.

Era comunque una persona che mi accolto in casa sua, un ragazzino piccolo, orfano, a cui la vita aveva già fatto tanto male, seppur ancora in così tenera età.

Mi ha dato una casa, un tetto sotto cui vivere. Ad ogni modo, qualcosa che m’infondesse un senso di protezione.

È sempre stata una persona vulnerabile, non gliene faccio di certo una colpa, soprattutto ora che non c’è più nessuno da incolpare.

Però ora mi sento di nuovo solo.

Forse, sono sempre stato solo. Unicamente io, contro il resto del mondo.

Mi sono richiuso a riccio, tenendo tutto in me stesso e non permettendo a nessuno di avervi accesso.

Mi lascio trascinare sempre più giù nel pozzo umido, buio e profondo, ormai incapace di riuscire a risalire fino alla via d’uscita, per trovare di nuovo la luce.

In fondo mi piace. Sprofondare, intendo.

Mi fa sentire più morto che vivo. Quasi una sensazione di sollievo da tutto il dolore che mi circonda da sempre.

Una volta te l’ho detto e francamente a mia memoria non ricordo un momento in cui t’ho visto tanto preoccupato come quello.

«V – vorresti solo morire? Ti prego, Kidou, non dire mai più una cosa del genere»

Ero lì, appoggiato alla parete del corridoio, a pochi passi dalla porta d’uscita. Avrei solo dovuto allungarmi appena ed avrei raggiunto la maniglia, mi sarebbe bastato tirarla. La porta si sarebbe aperta ed io sarei potuto uscire di lì.

Però non l’ho fatto.

Sono rimasto lì, incollato a quella parete, incapace di muovere un singolo passo, come se andarmene da te fosse ormai impossibile.

Ti sei avvicinato impercettibilmente a me ed hai messo le tue mani nelle mie, con un gesto così semplice, eppure così profondo.

Non l’hai visto, eppure, dietro le lenti dei miei occhialini, i miei occhi si sono spalancati a dismisura.

Non mi sarei mai e poi immaginato un gesto del genere, da parte tua.

Mi hai posto una mano dietro la testa, costringendomi a rialzare lo sguardo –che tenevo basso, vergognandomi di ciò che avevo detto, puntato con estremo interesse sulla punta delle mie scarpe- ed a puntarlo sul tuo volto, notando un sorriso gentile per la prima volta modificare la tua espressione, sempre così dura ed impassibile, in qualcosa di più umano.

«Guardami, ragazzo mio. Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto, come puoi anche solo lontanamente pensare una cosa del genere? La tua vita è importante, di certo non ti è stata concessa per buttarla al vento».

Non ne hai idea, eppure quel giorno mi dicesti una cosa così intensa che riuscì a scaldarmi il cuore, dopo così tanto tempo.

Ormai, lo credevo morto, senza alcuna capacità di provare sentimenti.

Eppure, grazie a te, avevo scoperto di essere ancora in grado, di poter ancora sentire qualcosa.

 

Words are all we have

We’ll be talking

We’ll be talking

These words are all we have

We’ll be talking

 

Parole, soltanto parole.

Non credevo potesse bastare così poco per rendermi felice, ancora una volta.

Così, di tanto in tanto, ripenso ai discorsi che facciamo, alle frasi che ci scambiamo, ogni giorno, studiando e constatando mano a mano il mio stato di salute psico-fisico, col passare del tempo.

Non sono poi molti i miglioramenti, tuttavia anche solo parlare con te mi fa riempire il cuore di una gioia immensa.

Magari un giorno te lo dirò.

Stanno cercando una nuova sistemazione per me. Nel frattempo, in attesa che la giustizia affidataria faccia il suo corso, hanno chiesto al fratello di mio padre –adottivo, s’intende- di tenermi con sé per qualche giorno.

È triste, la prospettiva che a breve non avrò nemmeno più questo cognome.

Come se questo periodo della mia vita non sia mai esistito, oppure come se sia stato cancellato da un’improvvisa folata di vento, troppo forte per cercare di arginarne i danni.

Chissà se mi permetteranno di parlare ancora con te, Kageyama.

Il mio … Comandante? Ormai non riesco nemmeno più a vederti così.

Non so neanch’io, come ti vedo. A volte credo di non sapere proprio più niente, oramai.

Potremmo parlare di questo, domani. Di cosa sarà di me, di te …

… di noi.

Chissà cosa ne pensi, qual è la tua opinione al riguardo. Se cercherai di trovare una soluzione, qualora se ne presentasse il bisogno.

Oh, sono proprio diventato assuefatto dalle tue parole, eh?

 

And I hear you calling in the death of night

Oh I hear you calling in the death of night

And I hear you calling in the death of night

Oh I hear you calling in the death of night

 

E così, ogni notte, mi sembra di averti al mio fianco, mentre la mia mente imperversa nel mare in burrasca dei miei mille pensieri, mi ritrovo a valutare quanto sarebbe bello averti al mio fianco.

Mi stringeresti forte contro il tuo petto, mentre mi agito affannosamente, in balìa delle terrificanti proiezioni oniriche del mio inconscio.

Sì, mi proteggeresti dai miei incubi, ne sono certo.

Al mio risveglio saresti lì, accanto a me, pronto a rassicurarmi, a salvarmi da ogni mia puramente irrazionale paura, dettata dal terrore.

Sono qui. Va tutto bene.

Riesco quasi a sentirla, la tua voce. Dopotutto, non sarebbe di certo la prima volta che mi accade.

Ad essere onesti, non passa notte in cui non ti sogni.

A volte mi sussurri all’orecchio quell’Io sono qui, Kidou, altre la tua voce carica d’angoscia mi ricorda Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto.

Ormai, comincio a credere che tu sia diventato il mio unico motivo per continuare ad andare avanti.

 

And I hear you calling in the death of night

Oh I hear you calling in the death of night

And I hear you calling in the death of night

Oh I hear you calling in the death of night

 

Giorno dopo giorno, sei sempre accanto a me.

Eppure non è questa la mia fonte di sollievo maggiore.

No, è durante le notti, in cui ho paura che i miei incubi mi trascinino verso l’oscurità più infinita, che ti sento veramente accanto a me, nonostante, in effetti, tu non sia concretamente lì con me.

Le tue parole, però, risuonano dentro di me come un grido di salvezza, nel bel mezzo della desolazione del deserto.

Proprio quando sento di stare per adagiarmi sul fondo, di essere ormai arrivato alla fine, penso a te, a quel sorriso che mi hai rivolto, a quel La tua vita è importante, di certo non ti è stata concessa per buttarla al vento e di colpo trovo le energie necessarie per scampare ancora una volta, ancora per una notte a quel baratro senza fine, arrampicandomi di nuovo verso la superficie.

Io non lo so se sai quale effetto hai su di me, Kageyama Reiji, però io ci tenevo a dirti grazie per tutte quelle piccole, grandi cose che hai fatto e che continui a fare per me, ogni giorno che passa.        

 

Oh I feel overjoyed

When you listen to my words

 

Perciò grazie, grazie ed ancora grazie, Comandante.

Non so dove sarei ora, senza di lei.

Mi ha conferito la forza necessaria per andare avanti, giorno dopo giorno, in un esistenza che mi sembrava sempre più buia man a mano che vi procedevo.

Ora so di nuovo che una luce c’è.

Io posso essere felice e non sa quanto lo sono, quanto mi scoppia il cuore, quando parlo con lei.


* Angolo delle conclusioni (?) *

Buonsalve!

Questa storia è orribile, come al solito d’altronde. Lo so, lo so.

Però la scrittura è sempre stata un po’ la mia valvola di sfogo, pertanto questa volta l’ho utilizzata per raccontare, a modo mio, un periodo preciso della mia vita.

Ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentita un fallimento totale, in cui credevo che il mondo avrebbe continuato a girare senza problemi (anzi, forse pure meglio) senza di me.

Per fortuna ne sono uscita ed ora, lentamente, sto imparando ad amare di nuovo la vita.

Ho ancora dei momenti di sconforto, certo, durante i quali l’unica cosa che vorrei fare sarebbe lasciarmi andare, sprofondare nel baratro per non riemergervi mai più.

Grazie al cielo, accanto a me ho delle persone fantastiche che mi danno la forza di andare avanti. Inoltre ho, come dicevo, la scrittura, il metodo attraverso il quale mi libero di tutte le mie mille ansie.

So bene che questa storia è altamente deprimente ma era mio intento trasmettere proprio il dolore e la sofferenza della depressione, che ho deciso di incarnare attraverso la figura di Kidou.

Kageyama, invece, è il Kageyama in versione buona, quello che mi piace tanto.

Ho provato ad immaginare una situazione totalmente diversa da quella dell’anime che tutti noi conosciamo:Raimon, Teikoku, Football Frontier e via discorrendo.

Ho preferito invece optare per una Modern!AU, dove i personaggi vivono in un contesto quanto più simile al nostro.

In un mondo dove decine, forse addirittura centinaia di nuovi casi di persone si rivelano affette da depressione ogni giorno, ho cercato di descrivere uno spaccato di vita quotidiana in tali situazione, essendoci come dicevo passata per esperienza personale.

Spero che il mio lavoro possa essere apprezzato e che possa essere di stimolo e d’incoraggiamento per chiunque si trovi ad affrontare una fase difficile della propria vita.

A presto (spero)

Aria_black

   
 
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