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Autore: Eriok    21/07/2015    2 recensioni
Il continuo di "Cacciatori e Vittime".
Cosa è successo dopo la morte di Elisa? Chi è questa donna dai capelli color rosso fuoco? Perché è così importante...?
I Cacciatori sono veramente tutti estinti...?
La guerra per la sopravvivenza non è ancora giunta al termine, e altre minacce spingono gli Eroi degli Dei a ritornare a camminare sulla Terra.
"L'Apocalisse....sta arrivando.
E io... sono il suo araldo.".
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cacciatori E Vittime'
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Cacciatori e Vittime.

La Profezia

Capitolo 4.

 

«Avete capito tutto?» Elisa guarda nel buio della stanza, la candela era morta.

Ma gli occhi di pantera erano come sfere di luce nell’oscurità. Andrea poteva quasi sentire il respiro caldo e lento sulle sue spalle. E i suoi occhi erano così ardenti da trapassarle il cuore.

«Sì.» dissero in sincrono, e uscirono al rosso del tramonto.

 

Il vicolo era stretto, e lurido, pieno di stracci abbandonati e sabbia filtrata dal deserto che contornava la città. Gli edifici, costruiti con mattoni cotti al sole e calce rozzamente messi insieme erano la componente comune nelle vie più malfamate della periferia.

Uscirono Joshua e Elisa, mentre Andrea e Cassandra rimasero nascoste nella botola travestita da ingresso cantina.

«Farò io l’esca.» disse il ragazzo, inspirando profondamente. Il cuore batteva a mille, era la prima volta che si schierava apertamente. Preferiva di più i modi meno diretti.

Elisa si tirò su il cappuccio, nascondendosi in un mantello nero. Gli occhi gialli, e le orecchie tirate. Lo guardava malissimo. Sentiva la sua puzza di paura intasarle il naso.

«Ti avviso, ragazzino.» e gli occhi caddero sulle sue mani tremanti e sul fisico gracile e sottile, i capelli biondi scompigliati e gli occhi neri come la pece tremanti di paura. Dalla tensione non aveva sentito la spada uscire dal fodero, e se ne accorse solo quando era a un millimetro dalla pelle del suo collo. Il suo corpo si fermò per un secondo, non respirando nemmeno. Era così vicina da farle una paura tale da paralizzarlo. I suoi occhi gialli gli trapassarono l’anima. «Sbaglia, e ti ammazzo.».

E sparì dalla sua vista in pochi istanti, scivolando come un’ombra nel calar del sole.

Il rumore di un usignolo fu il segnale, e Joshua iniziò a correre.

 

«Fermati!» le due guardie correvano per le vie, ma il ragazzo era come acqua sul letto di un fiume in piena, niente sulla sua strada lo fermava. Ceste, carrelli sulla strada, pensili e sacchi erano come piccoli ostacoli, mentre le due guardie arrancavano con il loro rumore di ferraglia e cigolii continui. Per Elisa fu facile come bere un bicchiere d’acqua capire quando sarebbero passati per di lì. Aspettava tesa sul filo di bucato, le mani farsi nere e uncinate. Un rumore di scricchiolii di ossa rotte si propagò nel silenzio delle strade, un sottofondo, nascosto dalle urla delle guardie.

Come un fulmine vide il ragazzino correre e scivolare nel buco di cantina, e sparire nel vicolo cieco.

«Dove è andato?!» i due si fermarono davanti al muro rozzo. Un fischio li fece girare verso l’alto, e Elisa cadde su di loro come l’angelo della morte.

 

«Alt! Fermi!» le guardie ricoperte di metallo e cuoio di fronte all’entrata del palazzo fermarono il piccolo corteo formato da Elisa, in catene, e da Cassandra, legata, costrette a muoversi da due guardie che le trascinavano.

«Abbiamo preso le fuggitive.» una delle guardie spinse con poco garbo Elisa, facendola cadere goffamente sulle ginocchia. Le catene stringevano con forza le sue braccia e le gambe impedendole i movimenti. Gli occhi gialli e il mormorio di un ruggito bloccato da un guinzaglio rozzamente costruito facevano intuire il pericolo che trasmetteva. Poteva comunicare solo attraverso gli occhi, e lo faceva in maniera molto convincente, visto il desistere dei due uomini alla porta ad avvicinarsi.

«Passate, il capo è nel salone principale!» e aprì una delle ante dell’enorme portone in giada, con un rumore roco.

Il salone si presentò con un’ampia stanza ricoperta di piastrelle in bianco perla, e due lunghe scalinate ai fianchi, che portavano ad un portone. L’uomo che vi stava in cima era lo stesso del patibolo, notò Elisa, scrutando l’ambiente.

C’erano solo due guardie, ai fianchi. Le catene tintinnavano e ne sentiva il peso, la donna pantera, e le odiava.

«Finalmente!» l’uomo biondo scese le scale, arrivando di fronte alle due prigioniere.

«Riconosco l’Infetta. Ma questa donna...?» fece, guardando una delle due guardie, entrambe con l’elmo calato. Uno di loro tirò i capelli della riccia, facendole aprire gli occhi, tenuti chiusi fino a quel momento.

«O Dea... Cassandra?!» l’uomo rimase sorpreso per qualche attimo «Vedo che le leggende sulla tua bellezza erano fondate...» si avvicinò, e le sfiorò una guancia. Si passò la lingua sulle labbra. Elisa sussultò sul posto, guardandolo con astio, tirando le catene. Il ringhio suffuso uscì dalla museruola.

Conosceva quello sguardo.

«Oh, calma micetta... con te farò i conti più tardi.» disse, non staccando gli occhi di dosso a Cassandra, continuando a sfiorarle il volto, scendendo seguendo il corso dei suoi capelli.

«Assar... viscido come sempre.» la voce della riccia uscì quasi tra i denti, e il nome venne quasi sputato.

L’uomo sogghignò.

«E tu gentile come sempre...» si girò, guardando le guardie alle sue spalle. «Lasciateci soli.» ordinò, e queste sparirono dietro una porta dietro le scale. Lui fece rotare il bastone, puntando la pietra azzurra alla sua estremità contro il petto della riccia. Brillò, per un secondo, per poi tornare al suo pallido colore. Elisa vide quella reazione strana, e non staccò lo sguardo infuriato all’uomo. Le due guardie che tenevano le prigioniere erano rimaste, e tenevano strette gli estremi delle catene con cui le avevano legate.

Si dimenò, tentando di liberarsi.

«Vorrei ucciderti con le mie mani, ora.» disse, lo sguardo frenetico. La lingua passò di nuovo sulle labbra. «Ma penso che forse potrei divertirmi con una come te...prima di darti il colpo di grazia.» Cassandra sussultò, e gli occhi si strinsero in uno sguardo disgustato. Elisa si dimenò più forte spingendosi verso l’uomo che, per rispondere a quel gesto, con un impulso del bastone la stese al pavimento.

«Tu, bestia immonda, faresti meglio a tacere.» Elisa alzò gli occhi, gialli e pieni di rabbia «Presto arriverà anche il tuo turno...» la sua mano scivolò sulle labbra di Cassandra, costringendola ad aprirla, facendoci passare il pollice. «Ma solo dopo la tua amica...» avvicinò il volto, obbligandola a torcere il collo verso l’alto.

E lì, Elisa perse il controllo.

Un rumore di ruggito furioso, con un sottofondo di ossa spezzate, proruppe nella stanza. Le catene si ruppero, e i resti si sparsero nella stanza. Una zampata arrivò dritta all’uomo che riuscì ad evitarlo all’ultimo.

La sua forma era bestiale ed enorme, alta più di due uomini, il respiro affannato e la pelliccia nera ricopriva il suo corpo, con qualche venatura bianca che correva sul corpo. Gli artigli erano lunghi e lucenti, così come le zanne del muso che aveva completamente sconvolto il volto della donna pantera.

Ora, era più bestia che essere umano. Ed era arrabbiata. Eppure, in quella forma, riusciva ancora a parlare.

«Non osare toccarla.» proruppe con voce gutturale e profonda. Si mise davanti alla riccia, prona sulle ginocchia per l’improvviso scoppio di Elisa.

«Guardie!» urlò l’uomo, ma appena le due guardie uscirono dalla porticina, due frecce si conficcarono nel loro cranio. Una delle due guardie si era tolto l’elmo e sfoderato un arco. Era Joshua.

«Ora sei solo.» disse lui, incoccando un’altra freccia con mano lesta, puntandola al sacerdote. I suoi occhi azzurro ghiaccio frizzavano di fastidio, e ira.

Un altro elmo cadde a terra, e rivelò una dolce cascata di capelli rossi, e una lama tratta.

«Fregato.» disse Andrea sogghignando.

Elisa mosse un passo verso di lui, e il pavimento vibrò per il suo peso.

«Ora... sei mio.».

E si scagliò verso il sacerdote che, per rispondere all’attacco imminente, evocò una barriera cristallina intorno al suo corpo. La zampata della donna pantera si fermò a pochi centimetri dal volto dell’uomo, che sogghignava divertito.

«Se pensi di vincere con la forza bruta, ti sbagli.» fece ruotare il bastone, colpendola con un’onda d’urto. Si accasciò a terra, perdendo volume nella trasformazione. «Serve molto di più per sconfiggere il potere della Dea.» e il cristallo vibrò di luce scura. Elisa ne sentì il potere attraverso l’aria, ed entrarle nelle viscere.

Era forte. Era potente.

«Non è la Dea che ti comanda. E lo sappiamo!» urlò Cassandra, liberata dalla rossa. Gli occhi bianchi, ciechi alla vista ma non al potere degli Dei, riconobbe benissimo l’entità del Dio del Sole, antagonista della Dea della Luna.

«Era ora che “aprissi gli occhi”, Cassandra!» e fece una risata da ghiacciare i presenti. Allora ne era cosciente fin dall’inizio.

«Lascia il bastone!» urlò la rossa, scagliandosi armata di spada contro Assar che, con un semplice movimento della mano, la scagliò contro il muro.

«Zitta, peccatrice.» il suo sguardo serio e profondo attraversò la stanza, guardandola con odio tale da trapelare oltre la sua anima e la sua barriera, colorandola di nero. «Tu sei quella che ha permesso al Dio di tornare, ma porti ancora il Marchio su di te.» Andrea, sofferente, sentì quelle parole pesarle come un macigno.

“Come?!” pensò, “...io?”.

«Non osare dire di più, bastardo!» urlò Elisa, balzando contro l’uomo, sfruttando la velocità e la potenza dei colpi. La barriera si infranse, permettendo alla donna pantera di colpire finalmente Assar, ferendolo a un braccio, prima di essere di nuovo scagliata via da un’onda d’urto.

L’uomo biondo, ansimante, iniziò a muoversi verso le scale, ma una freccia passò davanti al suo volto, bloccandolo nel movimento.

«Non scapperai.» gli occhi di Joshua brillavano. Le mani ferme, pronte a scoccare.

“Nessuno tocca la Sacerdotessa in quella maniera in mia presenza.”.

Il portone dietro di loro si aprì, sorprendendo gli astanti. Una marea di guardie entrò nella stanza, attaccando gli intrusi che, pronti a tutto, iniziarono a rispondere al fuoco.

Joshua scagliava frecce letali senza battere ciglio, come se fosse nato per quello, mantenendo le distanze con Cassandra che, ancora senza poteri e senza la Vista, non poteva fare niente.

«Andrea, proteggi tua madre!» urlò Elisa, scagliando via due guardie con un solo braccio. Gli occhi su Assar che, nel mentre della confusione, cercava di fuggire salendo le scale.

Andrea, scagliando colpi a destra e a manca con la spada, riusciva a tenere un freno all’avanzata dei soldati che, però, avanzavano con la forza dei numeri.

La donna pantera, con un balzo arrivò in cima alle scale, fermando la fuga del sacerdote, e con la mano afferrò il bastone.

Sentì vibrare dentro di sé ciò che gli rimaneva del potere della Dea, e venir risucchiato via in pochi istanti. Il sacerdote era ancora troppo potente per lei. Si sentì svuotata di tutto, la forza venir meno. Si accasciò su se stessa, perdendo la forma di pantera, tornando umana, cadendo sulle ginocchia. La mano ancora sul bastone, tremante, stringendolo con ciò che le rimaneva in corpo.

Non doveva fallire, non poteva.

«Sei troppo debole, Elisa. Salvatrice del mondo.» disse lui, assorbendo il potere di cui il bastone brillava, nero profondo. «Devi fare molto di più, se vuoi sopravvivere a questo mondo.» il volto vicino, gli occhi azzurri con venature nere che la fissavano. Elisa non vedeva più oltre la sua figura. Il bastone le stava rubando troppo.

 

Non doveva finire così.

Non può finire così.

 

«Elisa!» la voce di Cassandra le arrivò da lontano, e sentì una mano delicata poggiarle sulla spalla. «Non mollare!» sentì, ma ormai non riusciva più a reggere il gioco di poteri dentro di lei. La mano stava scivolando sul metallo liscio del bastone.

Sentì un calore fermare la sua corsa verso la sconfitta. Un calore familiare, lontano nel tempo.

Gli occhi si alzarono e vide le dita di Cassandra, lunghe e affusolate, stringere le sue, con forza ed energia.

«Non puoi mollare!» la sua voce... era più vicina adesso.

Sentì una forza nuova nascerle dentro, e spingere per uscire. Strinse con forza il bastone, e con un colpo potente lo strappò dalle mani avide del sacerdote.

«Ridammelo!» urlò, allungando la mano verso Elisa, esausta. Un pugno in volto fermò la sua azione, facendolo cadere a terra, inerme.

«Taci!» disse Cassandra, stringendosi la mano chiusa a pugno. Era la prima volta che colpiva qualcuno fisicamente, lo spirito più sollevato.

E prese il bastone dalle mani di Elisa.

Ci fu come un momento in cui il tempo sembrò fermarsi, tutti fermi a guardare lei. La luce bianca che spazzava via il nero, l’aridità dell’aria e il dolore.

Oltre il silenzio e un suono di campana risuonare da lontano.

 

Don, suono di campana.

Ricorda la Profezia.

 

 

“Oltre le vele del tempo e delle ali dell’Apocalisse,

Ella si ergerà come nuova portatrice di parole

Domatrice della Luce della Dea.

Padrona del Nero nel Buio.”

 

Finalmente poteva vedere. Gli occhi, la luce. Tutto.

Cassandra aveva di nuovo la Vista. Il volere della Dea le sfiorava di nuovo il cuore. E stavolta...era caldo.

«Cassandra...» una voce da lontano che la chiama. Le ricorda il presente.

E vi ritorna con forza nuova.

«Finalmente ci sei.» Elisa sogghigna, mentre si rialza. Nuova forza nel suo corpo. Sentiva quel filo, prima sottile, diventare più forte. Come una corda indissolubile oltre il velo della polvere, stringere le loro essenze in una. Erano di nuovo loro.

Elisa e Cassandra.

L’Eroe e il Sacrificio.

«Possiamo iniziare la festa.» ribadì sogghignando Cassandra, il bastone che brilla di luce nuova, cambiando le vesti povere della sacerdotessa, nata a nuova vita. Gli occhi che vedono oltre la luce del giorno.

Elisa, tramutata in bestia, divenne nera come la morte, pronta al combattimento, mentre altre guardie riempivano la sala. Gli occhi spezzati di giallo, e il ruggito di sottofondo, mentre gli artigli neri spezzavano le piastrelle bianche sotto la sua forza. Un’ombra di bianco pelo che colora leggermente il braccio sinistro.

 

 

Sarò il tuo anticristo, se lo desideri, e il tuo diavolo personale, se mi vorrai.

Ma non chiedermi di vestirmi di bianco e di ricoprire le mie ali di piume.

L'unico angelo che diventerò...

...sarà quello della morte.

   
 
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