21/07/2015
2 recensioni*YOU KNOW I'M NO GOOD*
For Now I'm Winter
Rose era seduta con il viso appoggiato alla finestra, guardava la tempesta infuriare protetta dal vetro.
Ormai aveva la sensazione di vedere la sua vita procedere inesorabile da dietro il vetro di una finestra.
Guardava le gocce scivolare in basso, dove le attirava la forza di gravità. Era stanca, avrebbe voluto essere una di quelle gocce. Scivolare in basso, senza la possibilità di risalire.
Si sentiva imprigionata in una dimensione che riproduceva la sensazione di stare sott'acqua, schiacciata dagli abissi, senz'aria e senza voce.
Le cadde lo sguardo sullo specchio e si scoprì a fissare la sua immagine riflessa. Il viso era scarno e pallido, macchiato dalle piccole efelidi chiare che caratterizzavano lei e il fratellino Hugo. Gli occhi blu erano spenti e cerchiati di rosso, così vuoti da poter appartenere a un corpo senz'anima. I capelli rossi le scendevano morbidi e lucenti fino alla vita, aggrovigliati per la poca cura che ne aveva. Le labbra rosee e carnose erano macchiate dal sangue sgorgato a causa dei morsi. Era magra , sotto peso. Non si sforzava nemmeno più di ricordare l'ultima volta che aveva ingerito cibo solido.
Si alzò in piedi e si costrinse ad avvicinarsi allo specchio. Indossava una maglia nera, di suo padre probabilmente, che le arrivava a metà coscia, sembrava appesa ad una gruccia se non fosse stato per il seno che la tirava leggermente davanti. I calzini blu, originariamente lunghi fino al ginocchio, erano scesi ammassandosi sulle caviglie sottili.
Continuava a fissare lo specchio, cercando qualche somiglianza con la Rose allegra e paffutella che era salita sull'Hogwarts Express anni prima. Nulla... Ma quella Rose non sarebbe mai stata così stupida da innamorarsi di un Malfoy.
Non lo vedeva da giorni, non era mai uscita dalla stanza dopo quella notte.
Quella maledetta notte.
Poteva ancora sentire il calore dei suoi baci sul collo, sulle labbra, il suo sguardo pieno di lussuria, quegli occhi di ghiaccio che per la prima volta dopo sei anni aveva visto sciogliersi. Rose lo amava, da impazzire... Ma lui, quella notte, stava solo giocando? Aveva bevuto, questo si, ma con tutte quelle che avrebbe potute sedurre, aveva scelto lei. Eppure chissà, in vino veritas. Era stata lei a dirgli di dimenticare tutto, che sarebbe stato più semplice, ma erano stati così stupidi, così impazienti di aversi da non pensare. Quel test. L'aveva rifatto almeno quattro volte. Positivo, positivo, positivo, positivo. Cosa poteva fare? Non era nemmeno in grado di prendersi cura di se stessa e la sua condizione attuale ne era la prova. Non lo aveva detto a nessuno, ma lo avrebbe fatto presto. Non riusciva a portare il peso di quel fardello da sola. Prese carta e penna, zia Ginny era la sua unica possibilità.
Ormai aveva la sensazione di vedere la sua vita procedere inesorabile da dietro il vetro di una finestra.
Guardava le gocce scivolare in basso, dove le attirava la forza di gravità. Era stanca, avrebbe voluto essere una di quelle gocce. Scivolare in basso, senza la possibilità di risalire.
Si sentiva imprigionata in una dimensione che riproduceva la sensazione di stare sott'acqua, schiacciata dagli abissi, senz'aria e senza voce.
Le cadde lo sguardo sullo specchio e si scoprì a fissare la sua immagine riflessa. Il viso era scarno e pallido, macchiato dalle piccole efelidi chiare che caratterizzavano lei e il fratellino Hugo. Gli occhi blu erano spenti e cerchiati di rosso, così vuoti da poter appartenere a un corpo senz'anima. I capelli rossi le scendevano morbidi e lucenti fino alla vita, aggrovigliati per la poca cura che ne aveva. Le labbra rosee e carnose erano macchiate dal sangue sgorgato a causa dei morsi. Era magra , sotto peso. Non si sforzava nemmeno più di ricordare l'ultima volta che aveva ingerito cibo solido.
Si alzò in piedi e si costrinse ad avvicinarsi allo specchio. Indossava una maglia nera, di suo padre probabilmente, che le arrivava a metà coscia, sembrava appesa ad una gruccia se non fosse stato per il seno che la tirava leggermente davanti. I calzini blu, originariamente lunghi fino al ginocchio, erano scesi ammassandosi sulle caviglie sottili.
Continuava a fissare lo specchio, cercando qualche somiglianza con la Rose allegra e paffutella che era salita sull'Hogwarts Express anni prima. Nulla... Ma quella Rose non sarebbe mai stata così stupida da innamorarsi di un Malfoy.
Non lo vedeva da giorni, non era mai uscita dalla stanza dopo quella notte.
Quella maledetta notte.
Poteva ancora sentire il calore dei suoi baci sul collo, sulle labbra, il suo sguardo pieno di lussuria, quegli occhi di ghiaccio che per la prima volta dopo sei anni aveva visto sciogliersi. Rose lo amava, da impazzire... Ma lui, quella notte, stava solo giocando? Aveva bevuto, questo si, ma con tutte quelle che avrebbe potute sedurre, aveva scelto lei. Eppure chissà, in vino veritas. Era stata lei a dirgli di dimenticare tutto, che sarebbe stato più semplice, ma erano stati così stupidi, così impazienti di aversi da non pensare. Quel test. L'aveva rifatto almeno quattro volte. Positivo, positivo, positivo, positivo. Cosa poteva fare? Non era nemmeno in grado di prendersi cura di se stessa e la sua condizione attuale ne era la prova. Non lo aveva detto a nessuno, ma lo avrebbe fatto presto. Non riusciva a portare il peso di quel fardello da sola. Prese carta e penna, zia Ginny era la sua unica possibilità.
Ciao zia... Come stai? Come sta zio Harry? Devo parlarti di una cosa importante, ma vorrei che il contenuto di questa lettera rimanesse privato. Credo di aver fatto la cosa più stupida della mia vita. Sono incinta. Aspetto un bambino. Come posso prendermi cura di una creatura piccola e indifesa quando non riesco a prendermi cura nemmeno di me stessa? Non ce la faccio più. Ma non voglio che questo bimbo paghi per i miei errori. Che colpa me ha? Ti prego, non dirlo a mamma, a papà o a Harry. Lo dirò io di persona a ognuno di loro... A presto. Rosie
Si trascinó fuori dalla stanza, intenzionata a raggiungere la guferia prima che le mancasse il coraggio di inviare quella lettera. Aveva freddo, chissà se anche il suo bambino aveva freddo...
Raggiunse la guferai e si accorse di non essere sola. Era di spalle e c'era poca luce, ma avrebbe riconosciuto quella sagoma ovunque. Si giró di scatto e la trapassò con lo sguardo:
-Hai freddo?
Si sarebbe aspettata qualunque cosa, ma non quello. Annuí cercando di non arrossire. Scorpius si sfiló il cardigan della divisa e glielo passò. Le stava grande, ma non importava, profumava di lui e quello bastava:
-Grazie...
Lui la guardó:
-Avresti potuto mettere un reggiseno, niente che non abbia già visto, chiaramente.
Non riuscì a trattenere un ghigno. Lei abbassó semplicemente lo sguardo per non dover incontrare quello di Scorpius, lo stesso sguardo che aveva abbattuto tutte le sue difese quella notte...
ANGOLINO AUTRICE:
Salve popolo di EFP.
Ecco a voi il primo capitolino di questa fanfction. Il pairing principale è ovviamente Rose/Scorpius (come avrete giá capito) Questo capitolo è una specie di prologo, per farvi capire un po' la situazione. Scrivo da un iPad scassato da un angolino remoto della Sardegna (yeah, sono al mare) quindi ho dei problemi ci a utilizzare l'editor di EFP e non posso scaricarmene altri, quindi i capitoli sono brevi e l'impaginazione non molto buona. Mi spiace davvero un sacco, ma sto facendo davvero del mio meglio. Ringrazio per le due recensioni che mi sono arrivate prima che revisionassi il mio capitolino. Ho troncato così il capitolo per lasciarvi un po' di suspance, nel prossimo ci sarà una conversazione fra Rose e Scorpius. Mi scuso per eventuali errori, ma non riesco a rileggere tutto tranquillamente e sto impazzendo ( ho perso il capitolo tipo quattro volte) Se qualcuno ha voglia di farmi felice e fare la sua buona azione del giorno mi lasci una recensione, ma ringrazio anche solo chi segue, chi ha messo la mia ff fra le preferite e chi semplicemente passa a leggere. Un grandissimo bacio a tutti, spero che abbiate il coraggio di seguirmi nei prossimi capitoli...
Camilla
Raggiunse la guferai e si accorse di non essere sola. Era di spalle e c'era poca luce, ma avrebbe riconosciuto quella sagoma ovunque. Si giró di scatto e la trapassò con lo sguardo:
-Hai freddo?
Si sarebbe aspettata qualunque cosa, ma non quello. Annuí cercando di non arrossire. Scorpius si sfiló il cardigan della divisa e glielo passò. Le stava grande, ma non importava, profumava di lui e quello bastava:
-Grazie...
Lui la guardó:
-Avresti potuto mettere un reggiseno, niente che non abbia già visto, chiaramente.
Non riuscì a trattenere un ghigno. Lei abbassó semplicemente lo sguardo per non dover incontrare quello di Scorpius, lo stesso sguardo che aveva abbattuto tutte le sue difese quella notte...
ANGOLINO AUTRICE:
Salve popolo di EFP.
Ecco a voi il primo capitolino di questa fanfction. Il pairing principale è ovviamente Rose/Scorpius (come avrete giá capito) Questo capitolo è una specie di prologo, per farvi capire un po' la situazione. Scrivo da un iPad scassato da un angolino remoto della Sardegna (yeah, sono al mare) quindi ho dei problemi ci a utilizzare l'editor di EFP e non posso scaricarmene altri, quindi i capitoli sono brevi e l'impaginazione non molto buona. Mi spiace davvero un sacco, ma sto facendo davvero del mio meglio. Ringrazio per le due recensioni che mi sono arrivate prima che revisionassi il mio capitolino. Ho troncato così il capitolo per lasciarvi un po' di suspance, nel prossimo ci sarà una conversazione fra Rose e Scorpius. Mi scuso per eventuali errori, ma non riesco a rileggere tutto tranquillamente e sto impazzendo ( ho perso il capitolo tipo quattro volte) Se qualcuno ha voglia di farmi felice e fare la sua buona azione del giorno mi lasci una recensione, ma ringrazio anche solo chi segue, chi ha messo la mia ff fra le preferite e chi semplicemente passa a leggere. Un grandissimo bacio a tutti, spero che abbiate il coraggio di seguirmi nei prossimi capitoli...
Camilla